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S Cessazione dell’abitudine tabagica e riduzione della PCR

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26 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXV numero 6 - settembre 2018

A ggiornAmenti

S

mettere di fumare ha un ef- fetto favorevole nel ridurre i valori di proteina-C reattiva (PCR): è l’evidenza emersa da uno grande studio prospettico italiano condotto su oltre 3.000 fumatori.

Tale vantaggio non è però eviden- te a breve termine, ma dopo di- versi anni dalla cessazione del fu- mo.

Il lavoro è stato condotto da alcuni specialisti della Fondazione IRCCS dell’Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano, in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmaco- logiche Mario Negri IRCCS (IRFMN) di Milano.

“La PCR è un marcatore impor- tante dell’infiammazione acuta o cronica, che si associa a un alto rischio di mortalità per malattie croniche polmonari, cardiovasco- lari e per molti tumori. Questo studio dimostra che smettere di fumare è utile anche dopo i 50 anni, ma che è possibile abbattere il rischio in chi ha una PCR elevata agendo sugli altri fattori che pos- sono ridurla, come alcuni farmaci antiinfiammatori, una dieta più sa- na, e una regolare attività fisica.

Su questa base lanceremo quest’an- no un nuovo studio che combinerà la diagnosi precoce del tumore pol-

monare con la riduzione del ri- schio infiammatorio nei forti fu- matori” - spiega Ugo Pastorino, Direttore della SC di Chirurgia To- racica di INT.

þ Lo studio

Utilizzando i dati di due studi sullo screening per il tumore del polmo- ne condotti in Italia da INT tra il 2000 e il 2010 su 3.050 forti fu- matori (tra cui 777 ex-fumatori), è stato osservato che la prevalenza di un alto livello infiammatorio (PCR ≥2 mg/L) era ridotta del 20% negli ex tabagisti rispetto ai fumatori attuali. Dopo quattro an- ni dall’ultima sigaretta, i livelli di PCR diminuivano significativa- mente con l’aumentare degli anni di astinenza, con una riduzione di circa il 50% dopo otto anni dalla cessazione rispetto a chi conti- nuava a fumare.

Un’ulteriore analisi longitudinale basata su 975 fumatori attuali, con una seconda misurazione del- la PCR dopo un tempo medio di 3.4 anni, ha confermato che non vi era una riduzione significativa nei valori di PCR almeno fino a quattro anni dalla cessazione del fumo.

Mentre era già stato riportato che i fumatori hanno livelli più alti di PCR rispetto ai non fumatori, il ruolo della cessazione del fumo sulla PCR era ancora in discussio- ne. Infatti, gli studi precedenti non avevano incluso un numero suffi- cientemente ampio di individui e non avevano condotto una valuta- zione prospettica sufficientemen- te lunga per poter valutare i cam- biamenti a lungo termine nei valo- ri di PCR dopo aver smesso di fu- mare.

“In questo studio abbiamo dimo- strato che la cessazione del fumo ha un effetto favorevole, sebbene a lungo termine, nel ridurre i valori della PCR” - dichiara Silvano Gallus del Laboratorio di Epidemiologia degli Stili di Vita dell’IRFMN. “Dal momento che ci vogliono diversi anni perché la PCR si riduca, lo studio ribadisce l’importanza di smettere di fumare il più presto possibile”.

Cessazione dell’abitudine

tabagica e riduzione della PCR

n P

nEuMologia

Gallus S, Lugo A, Suatoni P, Taverna F, Bertocchi E, Boffi R, Marchiano A, Morelli D, Pastorino U. Effect of tobacco smoking cessation on C-reactive protein levels in a cohort of low-dose computed tomography screening participants. Sci Rep 2018; 8: 12908.

Bibliografia Bibliografia

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