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3.1. DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERVENTO E DELLO STATO DI FATTO

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Capitolo 3

DESCRIZIONE DEL COMPLESSO ESISTENTE

3.1. DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERVENTO E DELLO STATO DI FATTO

La zona destinata alla proposta di riqualificazione occupa un intero isolato ed è delimitata da quattro vie: via Giovanni da Empoli, via Curtatone e Montanara, via Tripoli e via Ricasoli; su quest’ultima era presente il prospetto principale dell’industria. L’area si trova ad una quota sul livello del mare compresa tra 27 e 28 metri.

L’isolato è riportato al foglio di mappa 17 dai mappali 351 e 352 al nuovo catasto terreni del comune di Empoli; al nuovo catasto edilizio urbano è contraddistinto al foglio di mappa 17 dalle particelle 351,352 e 651.

L’area appartiene a privati e precisamente ad un’azienda che nel corso degli anni ha cambiato ragione sociale e sede; al momento risponde al nome di COOPERATIVA EDIFICATRICE RICASOLI SOC. COOP A.R.L., con sede a Prato.

Fig. 3.1.1: immagine tratta da Google Maps che rappresenta l’area di progetto come si

presentava all’inizio del 2014.

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Il lotto ha forma pressoché trapezoidale è collocato in una zona prevalentemente residenziale, nei pressi della stazione ferroviaria, dell’istituto superiore per geometri e del liceo artistico. Intorno sono presenti attività commerciali di varia natura, di piccolo e medio commercio e a poca distanza si trova il centro storico, quindi risulta servito molto bene dal punto di vista delle strutture e dell’accessibilità.

Per tutti questi motivi è da sempre una zona di passaggio e questo sottolinea quanto divenga importante non lasciare un’area così importante nello stato di abbandono e degrado in cui verte attualmente. Oltre al transito pedonale riveste uno spessore non trascurabile il traffico automobilistico che interessa in maniera importante via Giovanni da Empoli in tre fasce orarie (07:45-08:45, 12:15-13:50, 18:30-19:30) durante le quali vi è l’ingresso e l’uscita degli studenti dagli edifici scolastici vicini e l’immissione del traffico dalla Strada Statale 67 Tosco- Romagnola all’interno della città. Su via Curtatone e Montanara si articola il flusso dei veicoli diretti verso il centro e le fasce orarie critiche risultano essere le stesse già menzionate, mentre su via Tripoli e su via Ricasoli il traffico risulta molto limitato.

La fine della fabbrica urbana e il conseguente esodo delle attività produttive verso le più adeguate zone industriali, ha generato un grande vuoto in un punto strategico della città:

come già esposto la fabbrica dismessa si trova poco distante dal centro storico e dalla stazione, motivo che incrementa la necessità di un intervento.

La Vitrum è uno di quei complessi produttivi che si innestarono nel tessuto abitativo tentando di celare la reale funzione e cercando di mimetizzarsi, attraverso l’adozione di specifici schemi di facciata e l’imitazione dello stile. Effettivamente ad un occhio poco attento il fabbricato non ricorda immediatamente un edificio industriale, ma più probabilmente una fatiscente struttura residenziale e in effetti alcune unità erano adibite ad alloggi per gli operai.

Tale “camuffamento” ha interessato anche altri complessi industriali del territorio empolese

La fascia esterna dell’edificio, che comprende un intero isolato, come è possibile notare dalla sussistente vetreria Del Vivo, in cui è ormai cessata la lavorazione, si estende a perimetrare il fabbricato tramite una parete levigata, articolata in qualche punto per l’ingresso che si apre direttamente nel piazzale interno, attraverso un cancello, ed interrotta da un’autentica palazzina, con il prospetto piuttosto lineare e semplificato, molto probabilmente adibita ad uffici amministrativi.1

La precarietà statica dovuta all’usura del tempo rende impensabili eventuali condizioni d’uso del complesso, abbandonato da oltre trent’anni a causa della cessazione dell’attività e condannato ad un lento ed inesorabile degrado. Lo stato di abbandono e la precarietà delle strutture presenti è evidenziato nel Piano di Caratterizzazione, che sarà trattato più

1 A. Scappini, op. cit., p. 58, nota 13.

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specificamente nel prossimo paragrafo, in cui si ritiene la necessaria ed opportuna messa in sicurezza dell’area, consistente in pulizia, asportazione delle possibili sorgenti di contaminazione e completa demolizione delle strutture esistenti.

Nel corso degli anni sono state eseguite diverse operazioni di demolizione che hanno interessato differenti porzioni del complesso, condotte in più fasi temporali e che quindi ne hanno causato la progressiva scomparsa; anche in questo momento si stanno verificando tali interventi, in un’unica fase definitiva che, avviata all’inizio del mese di ottobre 2014, dovrebbe condurre alla completa demolizione dei resti della fabbrica.

Al momento delle operazioni di analisi delI’ex complesso industriale, condotte per la redazione del presente lavoro di tesi a partire dal mese di ottobre 2013, esso risultava composto da vari immobili:

• il fabbricato principale a pianta rettangolare, posto al centro del lotto e utilizzato un tempo per ospitare le attrezzature usate nel processo produttivo, dove avveniva la produzione vera e propria e trovava sede il forno; di esso, al momento dell’analisi, rimanevano le pareti perimetrali e parti della copertura, composta da lamiere metalliche sfalsate, molte delle quali crollate a terra. Le murature perimetrali, caratterizzate dalla presenza di finestre a bifora e da grandi aperture ad arco, apparivano fortemente segnate dal tempo e interessate da importanti lesioni. Rispetto alle altre strutture che costituivano il complesso, questa era sicuramente la più compromessa dal punto di vista strutturale (fig. 3.1.2 e 3.1.3);

• la struttura su due livelli posta lungo via Ricasoli, che rappresentava il prospetto principale della fabbrica e che ospitava l’ingresso alla corte ed i locali adibiti ad ufficio. L’accesso a questi ultimi era possibile attraverso il portone posto centralmente. Le pareti mostravano marcati segni di degrado materico, come il distacco dell’intonaco, l’efflorescenza, macchie e patine biologiche, mentre molte finestre risultano prive delle persiane che, se presenti, si trovavano visibilmente danneggiate, soprattutto a causa degli agenti atmosferici e dell’umidità (fig. 3.1.4);

• le stesse caratteristiche di degrado segnavano le strutture poste su via Giovanni da

Empoli (fig. 3.1.5) e via Curtatone e Montanara. Dal confronto con una foto del 2005

(fig. 3.1.6) è possibile notare come, per gli edifici posti lungo la seconda via citata, sia

stato importante il fenomeno del distaccamento dell’intonaco; tra le modifiche che

hanno interessato queste strutture nel corso degli anni è possibile osservare dal

confronto la completa rimozione delle gronde, per evitare crolli di tali elementi, la

caduta della porzione sommitale della ciminiera e la demolizione di una porzione di

fabbricato in prossimità di quest’ultima. La presenza di vegetazione era un problema

già nel 2005, che si ripresenterà nel corso degli anni, comportando continue opere di

potatura;

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Fig. 3.1.2: foto scattata dall’angolo tra via Curtatone e Montanara e via Giovanni da Empoli che mostra il fabbricato principale posto al centro dell’area dismessa.

Fig. 3.1.3: foto scattata da via Tripoli che mostra il fabbricato principale posto al centro

dell’area dismessa.

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Fig. 3.1.4: foto scattata dall’angolo tra via Ricasoli e via Curtatone e Montanara, verso via Ricasoli, che mostra il prospetto principale dell’ex fabbrica.

Fig. 3.1.5: foto scattata dall’angolo tra via Giovanni da Empoli e via Curtatone e Montanara,

verso via Giovanni da Empoli.

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Fig. 3.1.6: confronto tra una foto scattata nell’ottobre 2013 (a sinistra) ed una del 2005 (a destra, tratta da G. Borgioli,

Progetto di complesso residenziale nell’area ex-Vitrum ad Empoli

, Tesi di laurea, Università di Firenze, Facoltà di Ingegneria, Corso di Laurea in Scienze dell’Ingegneria Edile, aa. 2004-2005.), lungo via Curtatone e Montanara.

• infine, lungo via Tripoli, dove erano presenti i locai destinati allo stoccaggio delle materie prime utilizzate per la produzione del vetro era presente un lungo muro di cinta. Tale parete, che in precedenza nascondeva in maniera efficace ciò che si trovava all’interno dei piazzali, è stato interessato dalla demolizione della parte superiore, fino al livello delle aperture tamponate, come mostrato dal confronto in fig.

3.1.6. Al momento del sopralluogo fotografico raggiungeva un’altezza di circa 2 metri, appariva completamente stonacato e mostrava il capannone centrale quasi nella sua interezza.

Fig. 3.1.6: confronto tra una foto scattata nell’ottobre 2013 (a sinistra) ed una del 2005 (a destra, tratta da G. Borgioli,

op. cit.

), lungo via Tripoli.

Al fine di riportare la conformazione dell’ex sito industriale è stato sviluppato un rilievo

indicativo dello stato di fatto a quei tempi, che illustrasse in maniera schematica come si

presentava il complesso. Le informazioni sulla distribuzione interna e sui prospetti sono state

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ricavate dallo schema dello stato di fatto riportato nel progetto del piano attuativo proposto nel 2012 dall’architetto Fabio Alderotti, che tratteremo più specificatamente nei paragrafi successivi.

Fig. 3.1.7: schema dello stato di fatto del complesso ex Vitrum nel 2013.

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Per quanto riguarda il sopralluogo dei locali interni esso non è stato direttamente effettuato a causa di diversi fattori che pregiudicavano l’area in esame, primo fra tutti la pericolosità dovuta all’instabilità delle strutture ed alle condizioni igieniche rischiose; oltretutto le difficoltà dovute alla proprietà di tipo privato ed alla necessaria richiesta di specifici permessi per l’accesso hanno condotto alla rinuncia verso tale tipo di indagine.

Fortunatamente è stata gentilmente fornita dall’Archivio Storico di Empoli una documentazione fotografica condotta nel 2008, che testimonia le condizioni in cui si trovavano gli ambienti e che è stata ritenuta sufficiente agli obiettivi espositivi perseguiti da questo lavoro.

Le immagini riportate di seguito mostrano alcuni scatti realizzati all’interno dell’ex sito produttivo: vengono rappresentati l’ingresso, il capannone come visibile dai piazzali prospicienti e lo stato dei locali interni a seguito dell’abbandono.

Fig. 3.1.8: foto dell’ingresso all’ex area industriale posto su via Ricasoli, fornita dall’Archivio

Storico di Empoli.

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Fig. 3.1.9: due fotografie del capannone centrale scattate dai piazzali, fornite dall’Archivio Storico di Empoli.

Fig. 3.1.10: la foto, fornita dall’Archivio Storico di Empoli, mostra una lapide con il nome

dell’azienda, trovata nel corso del sopralluogo fotografico del 2008.

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Fig. 3.1.11: la foto, fornita dall’Archivio Storico di Empoli, mostra come si presentava la copertura in lamiera metallica del capannone centrale.

Fig. 3.1.12: le foto, fornite dall’Archivio Storico di Empoli, mostrano oggetti prodotti

dall’azienda e abbandonati all’interno dell’ex fabbrica in seguito alla chiusura e la situazione

di grave fatiscenza in cui si presentava una stanza all’interno del complesso.

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3.2. MATERIALI PERICOLOSI, BONIFICA E PERIZIE

L’intervento di riqualificazione dell’area è subordinato alla bonifica e al ripristino ambientale del suolo e delle aree inquinate a causa della presenza di materiali e scarti provenienti dalle varie fasi lavorative svolte all’interno dell’ex vetreria. Questo aspetto è senza dubbio quello che ha principalmente impedito un intervento di riqualificazione rapido, ritardandone e posticipandone progetti e soluzioni a causa dell’ingente costo che un’operazione di questo tipo avrebbe per la società proprietaria dell’area, comprendente demolizione, movimentazione, asportazione e smaltimento.

Già nel “Piano Regionale di Bonifica delle Aree Inquinate della Regione Toscana” del luglio 1992 la zona rientrava nella categoria di intervento con realizzazione “a medio termine”;

oggi è possibile notare lo stesso grado di valutazione dall’allegato numero 3 (Anagrafe dei siti da bonificare a Medio termine) del “Piano Regionale di gestione dei rifiuti - Bonifica delle aree inquinate” della regione Toscana.

Nel corso degli anni sono state condotte operazioni dilazionate in più fasi temporali, volte alla rimozione delle varie sostanze pericolose presenti al di là delle pareti che delimitano l’area dismessa.

Tra le materie più nocive ammassate nei piazzali della ex fabbrica vi erano le lastre di cemento-amianto, danneggiate e usurate dal tempo, che coprivano in parte gli edifici o si trovano cadute al suolo tra le macerie; come noto il deterioramento di tali materiali genera la formazione di residui che contribuirebbero a contaminare terreno e acque sotterranee e le fibre, trasportate dal vento, potrebbero essere la causa di patologie polmonari molto gravi.

Molto pericolosi in termini di inquinamento del terreno erano anche gli oli combustibili accumulati in cisterne e serbatoi interrati che, a causa dell’usura, avrebbero potuto disperdere il proprio contenuto, le materie prime utilizzate nel ciclo di produzione, i residui della combustione e rifiuti di vario genere che rendevano indispensabile un risanamento che riportasse l’area alle condizioni di salubrità.

Nel 2002 fu redatto un Piano di Caratterizzazione ambientale (Prot. Uff. N. AM/985 - Prot. Gen. 035489, del 17 settembre 2002) relativo all’area del complesso industriale ex Vitrum dalla Società Biokimica Prodotti S.r.l., proprietaria al tempo dell’impianto in questione.

Successivamente il Comune di Empoli, a seguito del parere fornito dall’ARPAT, richiese chiarimenti alla suddetta società, che aveva variato la sua ragione sociale in “Green Tuscany S.p.a.” (in seguito subirà una ulteriore e definitiva modifica della denominazione in

“COOPERATIVA EDIFICATRICE RICASOLI SOC. COOP A.R.L.”), conducendo alla stesura di un

nuovo piano nel 2006 ad integrazione e sostituzione del precedente. Allegato al Piano di

Caratterizzazione vi era inoltre il Piano di Messa in Sicurezza e Demolizione dell’Area, del quale

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non riportiamo sintesi, trattandosi di un documento con indicazioni specifiche che esulano dal fine illustrativo dello stato dei luoghi perseguito.

Verranno riportate di seguito le informazioni ricavate dal Piano di Caratterizzazione Ambientale del 2006, a cura dell’Ing. Paolo Daddi, del Dott. Massimo Pellegrini (geologo) e della Dott.ssa Veronica Cantelli (chimico).

Materie prime e ausiliarie

In base alle informazioni inerenti al ciclo produttivo, ai reparti di produzione e stoccaggio, le materie prime utilizzate dall’azienda rientrano tra quelle classiche dell’industria vetraria:

• Sabbia silicea - agente vetrificante - 25.900 ton./anno;

• Rottame di vetro - agente vetrificante - 14.700 ton./anno;

• Soda Solvay (carbonato di sodio) - fondente - 4.900 ton./anno;

• Marmo (carbonato di calcio) - 1.150 ton./anno;

• Dolomite (carbonato di doppio calcio e magnesio) - 2.900 ton./anno;

• Solfato di calcio - 385 ton./anno;

• Cromite: c0lorante;

• Affinati (quali ossidi di arsenico e nitrati).

Oltre alle materie prime necessarie per la produzione del vetro, nel complesso erano stoccati combustibili e lubrificanti necessari al funzionamento dei vari macchinari:

• Olio combustibile denso (per riscaldamento forno fusorio e canale di adduzione), contenuto in due cisterne; al momento del sopralluogo una delle due cisterne in calcestruzzo risultava piena fino alla botola di materiale oleoso;

• Metano (per il riscaldamento della parte dell’impianto finalizzata al condizionamento della pasta vetrosa prima dell’inizio della lavorazione); l’alimentazione esterna al momento del sopralluogo risultava interrotta;

• Oli lubrificanti (per lubrificare le macchine formatrici)

Tra queste materie prime e ausiliarie i rischi maggiori deriverebbero dall’anidride arseniosa e la cromite, l’olio combustibile e il rottame di vetro; in quest’ultimo caso il rischio potrebbe essere la probabile presenza di piombo, non utilizzato nei processi della Vitrum, ma potenzialmente presente negli scarti provenienti da altre aziende.

Era ritenuto inoltre possibile la presenza di altri contaminanti metallici, quali Cadmio,

Cromo, Nichel, Rame, Piombo e Zinco, oltre al già citato Arsenico, che potrebbero svilupparsi

in seguito alle demolizioni o che potrebbero trovarsi come residui nella ciminiera e nei canali

di fumo.

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Demolizioni

Una volta che verranno rimosse materie prime, combustibili, lubrificanti e rifiuti, il Piano di Caratterizzazione prevede la demolizione di tutte le strutture perimetrali, della ciminiera e del fabbricato centrale; in seguito è prevista la ricerca e la rimozione dei canali di fumo e delle cisterne interrate. La scelta della demolizione totale è l’unica strada perseguibile a causa dello stato fatiscente di tutti gli edifici, come dichiarato anche dall’Ing. Nicola Mainardi in una analisi statica delle strutture redatta a seguito di sopralluoghi (21 settembre 2005 e 20 giugno 2007), citata dallo stesso Piano di Caratterizzazione. In tale perizia venivano riportate considerazioni sulla situazione statica delle varie parti (fig. 3.2.1) dell’ex complesso industriale.

• Pareti perimetrali esterne: avevano altezza massima di 5.00 metri, erano composte da muratura in blocchi d inerti di fiume con leganti povero di mediocre qualità e listatura a ricorsi di mattoni pieni. Presentavano uno stato di degrado abbastanza avanzato, causato dalla pessima qualità del legante e dall’azione del tempo che aveva portato all’erosione dello strato superficiale dei blocchi portanti; ciò conduceva a situazioni di crisi locale per distacco di porzioni considerevoli di intonaco e del livello corticale della muratura.

• Fabbricato E1: era il corpo principale del complesso, a pianta rettangolare di dimensioni pari a 21,85 x 39,00 metri. Aveva pareti verticali di muratura di mattoni mattoni pieni e copertura con struttura portante in acciaio composta da capriate metalliche ed arcarecci in acciaio al di sopra dei quali si trovava un manto leggero di onduline tipo plexiglas; i ripieni intermedi non erano presenti sin da allora. Nel 2005, le strutture portanti murarie si presentavano in buone condizioni di conservazione, non mostrando segni di incipiente dissesto strutturale o rischi di crollo per instabilità;

altrettanto integra appariva la struttura portante della copertura, al contrario dei pannelli in plexiglas del manto, divelti e a rischio crollo. La situazione statica della struttura portante appariva quindi relativamente soddisfacente, ma la snellezza elevata delle pareti suggerivano di evitare scavi o interventi che avrebbero provocato vibrazioni e/o urti nei pressi del fabbricato, se non in seguito a puntellamenti ed adeguate indagini specifiche. Lungo le pareti perimetrali erano presenti elementi scollegati (tamponamenti in mattoni forati, pannelli di finestrature, vetri) in situazioni di equilibrio precario che avrebbero potuto staccarsi e precipitare al suolo sotto l’azione di eventi atmosferici importanti.

• Fabbricati E2/E3: erano gli edifici posti sui lati corti dell’isolato, prospicienti a via G.

da Empoli e via Ricasoli, con due piani fuori terra, pianta rettangolare e con una

profondità di circa 11,65 metri. La struttura portante verticale era costituita da pareti

in muratura di mattoni pieni, prevalentemente a due teste, mentre quella orizzontale

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da una orditura lignea a duplice orditura con travi principali, travicelli, scempiato di mezzane e sovrastante caldana di materiale povero quale sottofondo della pavimentazione. La struttura portante in muratura non rivelava segni di dissesto o lesioni significative che avrebbero condotto ad un crollo esteso per crisi strutturale, ma nel corso degli anni si sono verificati cedimenti di porzioni di intonaco e delle cornici di finestre e coperture che avrebbero potuto mettere a rischio l’incolumità dei passanti, fortunatamente senza conseguenze per questi ultimi. I solai del primo piano risultavano agibili, integri e privi di deformazioni importanti, al contrario della struttura dei solai di soffitto, che a seguito delle infiltrazioni di acqua avevavno subito fenomeni di imputridimento, minandone la resistenza e conducendo a rischio di crollo improvviso anche per carichi limitati. La copertura lignea risultava pressoché completamente crollata.

• Tettoie T1-T2-T3-T4-T5-T6: avevano diverse dimensioni ed altezza, con coperture di struttura metallica, più o meno complessa, appoggiate su colonne in acciaio e su strutture murarie; il manto era sempre composto da pannelli ondulati tipo plexiglas.

Quasi tutte le strutture si presentavano in pessime condizioni, molte avevano subito collassi o mostravano situazioni di forte instabilità.

• Tettoia T7: al momento del sopralluogo del 2005 era un corpo di fabbrica caratterizzato da struttura portante di muratura di mattoni e acciaio. La struttura si trovava in una situazione di forte instabilità e di equilibrio precario, soprattutto nella zona anteriore dove le colonne in muratura erano appoggiate su una trave metallica con evidente stato deformato. La situazione mostrava palese stato di crollo, che avrebbe potuto coinvolgere l’intera struttura muraria circostante. Ad oggi tale tettoia è completamente collassata.

• Ciminiera: elemento di forma troncoconica con altezza prossima ai 20 metri, a sezione

circolare anulare, con struttura portante in muratura di mattoni pieni; le condizioni

statiche erano precarie, soprattutto nella porzione sommitale, dove si notavano

sintomi di allentamento e principi di espulsione degli elementi in laterizio. In

corrispondenza dell’apertura alla base, destinata all’ingresso dei fumi, erano visibili

ampie lesioni pseudo-verticali, che riducevano la stabilità dell’opera. Essa risulta va

fisicamente collegata alle fondazioni del corpo dell’edificio principale mediante canali

di collegamento, motivo per cui era consigliabile procedere alla demolizione della

stessa precedentemente al fabbricato centrale, al fine di evitare che la demolizione di

quest’ultimo comportasse, attraverso fenomeni di vibrazione trasferiti dai condotti di

fumo, il crollo della ciminiera. La demolizione della ciminiera avrebbe pouto essere

limitata alla porzione posta al di sopra della passerella metallica, la quale si trovava a

circa 11 metri di altezza, in modo da eliminare la porzione più degradata e ridurre

l’altezza e la correlata probabilità di crollo per ribaltamento.

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Fig. 3.2.1: mappa delle varie strutture ed edifici che componevano il complesso industriale al momento della perizia statica del 2006.

L’ubicazione del sito, in contesto fortemente urbanizzato, richiederà particolari

accorgimenti nella fase di demolizione, con l’obiettivo di minimizzare i potenziali impatti

ambientali sull’ambiente esterno; sarà indispensabile prevedere l’utilizzo di tecniche che

consentano di evitare, o quanto meno ridurre, la ricaduta di polveri nella fase di abbattimento

delle strutture esistenti.

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Geomorfologia e acque sotterranee

Per quanto riguarda il quadro stratigrafico locale la zona è caratterizzata da depositi alluvionali prevalentemente limosi e/o limosi argillosi e subordinatamente sabbiosi. Attraverso due prove penetrometriche statiche effettuate in aree limitrofe a quella del nostro caso di studio, grazie alla realizzazione di un pozzo di ispezione nel piazzale della ex fabbrica e facendo riferimento ai dati stratigrafici di un pozzo profondo 37 metri, ubicato in via XI Febbraio (200-250 metri di distanza dalla Vitrum), è stata confermata la presenza di una successione di depositi alluvionali prevalentemente fini, con relativa prevalenza di terreni limosi e/o limoso argillosi con livelli sabbiosi e/o limoso sabbiosi che tendono a divenire prevalenti sotto i 7 metri di profondità. Vediamo nelle tabelle riportate di seguito i dati ottenuti dalle varie prove.

Risultati stratigrafia ottenuti dalle due prove penetrometriche Risultati stratigrafia ottenuti dalle due prove penetrometriche Risultati stratigrafia ottenuti dalle due prove penetrometriche

Da A Descrizione

P.c. -3,20 m Terreno di riporto e di alterazione superficiale prevalentemente argilloso- sabbioso e limoso-sabbiosi

-3,20 m -7,00 m Limi e limi argilloso-sabbiosi -7,00 m -8,80 m Limi sabbiosi e sabbie limose

Tab. 3.2.2: risultati stratigrafici ottenuti in dalle due prove penetrometriche

Risultati stratigrafia ottenuti dal pozzo presente nello stabilimento Risultati stratigrafia ottenuti dal pozzo presente nello stabilimento Risultati stratigrafia ottenuti dal pozzo presente nello stabilimento

Da A Descrizione

P.c. -10,00 m Limo e limo argilloso con livelletti sabbiosi e sabbie limose -10,00 m -15,00 m Sabbie e sabbie limose

-15,00 m -19,00 m Argilla limosa e limi argillosi grigi -19,00 m -30,00 m Ghiaia

Tab. 3.2.3: risultati stratigrafici ottenuti dal pozzo presente nello stabilimento

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Risultati stratigrafia ottenuti dal pozzo in via XI Febbraio Risultati stratigrafia ottenuti dal pozzo in via XI Febbraio Risultati stratigrafia ottenuti dal pozzo in via XI Febbraio

Da A Descrizione

P.c. -1,00 m Terreno di riporto -1,00 m -6,00 m Argilla sabbiosa gialla -6,00 m -12,00 m Argilla limosa limo sabbioso -12,00 m -25,00 m Lim0

-25,00 m -27,00 m Ghiaia limoso-argillosa -27,00 m -32,00 m Ghiaia e sabbia -32,00 m -34,00 m Argilla -34,00 m -35,00 m Ghiaia -35,00 m -36,50 m Argilla

Tab. 3.2.4: risultati stratigrafici ottenuti dal pozzo presente in via XI febbraio.

A causa della distanza tra i due pozzi si nota una differenza nelle stratigrafie, ma entrambe evidenziano una prevalenza di sedimenti a bassa permeabilità nei primi 20-25 metri dal piano campagna, in cui tuttavia, almeno localmente, è presente tra i -10 e i -15 metri di profondità un livello sabbioso a tratti limoso. Depositi più grossolani da ghiaiosi a sabbiosi, talora anche caratterizzati da una matrice argillosa, si ritrovano a partire dalle suddette profondità.

Relativamente alle acque sotterranee il Piano di Caratterizzazione prevedeva 12

sondaggi realizzati all’interno dell’area di studio, tramite piezometri, al fine di verificarne la

presenza effettiva e per valutarne la qualità. A causa della rete di raccolta delle acque reflue

urbane, presente intorno al sito, si riteneva indispensabile realizzare i sondaggi nell’area

compresa tra la fognatura e il perimetro esterno della Vitrum, per tenere conto di influenze

eventuali derivanti dalle stesse reti fognarie. Si ipotizzava che le falde profonde non fossero

contaminate poiché le attività produttive della Vitrum erano effettuate su superficie

impermeabilizzata; inoltre erano protette da strati di argilla a bassa permeabilità.

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3.3. LE VICENDE RIPORTATE DAI MEDIA

A causa delle condizioni ai limiti della decenza che caratterizzano il complesso della Vitrum, da molti anni i mezzi di informazione locali, si stanno occupando dell’argomento, denunciando lo stato in cui verte la struttura e aggiornando i cittadini sugli interventi proposti dall’amministrazione comunale per risolvere il problema.

Riporteremo di seguito un elenco con i contenuti degli articoli pubblicati dai quotidiani e dai siti on-line e spesso riportati nei social network dal 2008 ad oggi, per comprendere al meglio quali siano i principali disagi legati all’ex area industriale ed evidenziare perché sia indispensabile un rapido intervento di riqualificazione. Ciò permetterà inoltre di fornire un resoconto delle modifiche che hanno caratterizzato il sito dismesso degli ultimi 6 anni, fino alla situazione attuale; si ricorda, come accennato nel primo paragrafo del presente capitolo, che l’area in esame è oggetto attualmente di modifiche che si stanno compiendo proprio durante la stesura della presente tesi, le quali verranno descritte di seguito al fine di fornire un quadro più aggiornato possibile.

• 19 luglio 2008: viene trattato l’argomento del piano di recupero proposto dalla società proprietaria nel 2004 e approvato dal consiglio comunale nel 2005, evidenziando che in quel periodo la data di inizio dei lavori risultasse indeterminata poiché al comune non erano giunte richieste di autorizzazione a procedere; si segnala l’inizio delle opere di bonifica avviate cinque giorni prima e che sarebbero dovute terminare nel mese di agosto, effettuate da enti quali l’Arpat, l’Asl 11 e il Circondario. Vengono documentate la presenza di una folta vegetazione, che si era insediata nel corso degli anni in tutta l’area, e la pessima situazione igienica dovuta all’invasione dei locali da parte di ratti e piccioni. Altro aspetto denunciato è la caduta di frammenti di intonaco, vetro e mattoni che mettevano a rischio l’incolumità di coloro che transitavano lungo i marciapiedi perimetrali della fabbrica per raggiungere i poli scolastici vicini e la stazione, senza tralasciare il malcontento di coloro che abitavano di fronte al complesso

2

.

2 Cfr. Ex Vitrum, è iniziata la bonifica dell'enorme complesso considerato “sito inquinato”, «gonews.it», 19 luglio 2008.

(19)

Fig. 3.3.1: parte dell’articolo del 19 luglio 2008 ed alcune foto ad esso correlate (GONEWS).

• 10 gennaio 2010: viene reso noto che la scadenza del piano regolatore in data 26 gennaio, avrebbe reso vani i progetti di recupero avanzati negli anni precedenti, per riqualificare i vecchi scheletri dell’epopea del vetro, tra cui anche la Vitrum, sottolineando le problematiche dell’inquinamento dovuto alla presenza dei veleni usati nelle lavorazioni e smaltiti direttamente nel terreno. Ad impedire l’avvio dei lavori, non sarebbe stato soltanto l’iter burocratico, bensì ripensamenti da parte dei proprietari dell’area

3

.

• 27 gennaio 2010: martedì 26 gennaio 2010 decadeva la previsione urbanistica del piano regolatore del comune di Empoli, con validità decennale; entro tale data erano stati spronati sia i proprietari del sito della Vitrum, sia quelli della Montepagani affinché firmassero le convenzioni con il municipio, evitando di rimettere in discussione i progetti e le idee avanzate. Purtroppo ciò non avvenne ed oltretutto il nuovo piano regolatore avrebbe dovuto seguire le direttive del Piano di Indirizzo Territoriale che era stato approvato e modificato negli anni precedenti. Ciò significava che il progetto presentato in passato per la Vitrum avrebbe potuto discordare con le future indicazioni degli strumenti urbanistici e quindi risultare inattuabile

4

.

3 Cfr. L. Aterini, Empoli. Una città di progetti sfumati, «il Tirreno-Empoli», 10 gennaio 2010.

4 Cfr. Vitrum e Montepagani, il tempo è scaduto. Con il nuovo piano regolatore si dovrà ricominciare da zero?,

«gonews.it», 27 gennaio 2010.

(20)

Fig. 3.3.2: parte dell’articolo del 27 gennaio 2010 (GONEWS).

• 17 aprile 2010: l’articolo attesta che il progetto di recupero proposto e non realizzato aveva attirato l’attenzione dei cittadini e viene trattato il tema di una proposta di progetto di riqualificazione elaborata dagli studenti dell'IIS "Ferraris Brunelleschi" e dell’incontro per la presentazione all’allora sindaco Luciana Cappelli del 23 aprile

5

.

Fig. 3.3.3: parte dell’articolo del 17 aprile 2010 (GONEWS).

5 Cfr. Come recuperare la ex Vitrum. Il progetto del 'Ferraris Brunelleschi', proposta un'idea, «gonews.it», 10 aprile 2010.

(21)

• 23 aprile 2010: in occasione dell’incontro con studenti e docenti della scuola superiore “Ferraris-Brunelleschi” di Empoli, nella sede dell’istituto per geometri di via Giovanni da Empoli, il sindaco Luciana Cappelli aveva approfittato per invitare i proprietari a riattivarsi al fine di realizzare il progetto proposto anni prima al consiglio comunale. Ha ricordato quanto l’area dismessa fosse un luogo strategico per Empoli e come la sua centralità fosse riconosciuta da tutti, riconoscendo tuttavia le difficoltà che stavano segnando il settore edilizio in quel periodo

6

.

Fig. 3.3.4: parte dell’articolo del 23 aprile 2010 e alcune foto ad esso correlate (GONEWS).

• 8 dicembre 2011: dopo quasi venti mesi si torna a parlare della Vitrum; si era ripresentato infatti il problema inerente alla caduta di calcinacci e per motivi di sicurezza le autorità avevano transennato parte del marciapiede all’angolo tra via Giovanni da Empoli e via Tripoli, in attesa di accertamenti sulla stabilità dell’edificio

7

.

Fig. 3.3.5: parte dell’articolo dell’8 dicembre 2011 ed alcune foto ad esso correlate (GONEWS).

• 23 gennaio 2012: dopo più di un mese dal transennamento iniziarono le operazioni per la messa in sicurezza dell’area da parte di alcuni operai a lavoro su una gru per rimuovere alcune tegole pericolanti. Si auspicava ancora che in futuro tutta l’ex area

6 Cfr. Ex Vitrum, il sindaco invita la proprietà a riattivarsi sui progetti già approvati, «gonews.it», 23 aprile 2010.

7 Cfr. Cadono mattoni e calcinacci dall’esterno della ex Vitrum. Transennata l’area, «gonews.it», 8 dicembre 2011.

(22)

industriale nel bel mezzo della città venisse riqualificata, facendo dimenticare il rudere ormai da anni “tratto caratteristico“ della zona della stazione

8

.

Fig. 3.3.6: parte dell’articolo del 23 gennaio 2012 e una foto ad esso correlata (GONEWS).

• 31 maggio 2012: viene documentato l’indecoroso gesto commesso da alcuni ignoti che hanno gettato rifiuti all’interno dell’ex area industriale, rendendola una vera e propria discarica abusiva in pieno centro a Empoli. Tale malcostume sarebbe correlato all’entrata in vigore della raccolta della spazzatura porta a porta, con il pagamento per svuotare il contenitore dei rifiuti indifferenziati: per evitare questo qualcuno ha approfittato della presenza di uno dei massimi esempi di archeologia industriale in città per accumularvi numerosi sacchetti, gettandoli all’interno attraverso un cancello chiuso con un lucchetto, ma capace di lasciare comunque ampi spazi in alto e al di sotto, sufficienti per lanciare un sacchetto al di là e quindi abbandonarlo

9

.

Fig. 3.3.7: parte dell’articolo del 31 maggio 2012 e alcune foto ad esso correlate (GONEWS).

8 Cfr. Ex Vitrum, si lavora per togliere le tegole pericolanti, «gonews.it», 31 gennaio 2012.

9 Cfr. Immondizia abbandonata alla ex Vitrum, una discarica abusiva in pieno centro, «gonews.it», 31 maggio 2012.

(23)

• 10 gennaio 2013: ancora problemi strutturali costringono il comune e la polizia municipale ad intervenire con un nuovo transennamento, in seguito alla segnalazione dei cittadini che hanno notato la presenza di travi pericolanti. Grazie all’utilizzo di un cestello con braccio meccanico alcuni addetti del comune hanno provveduto alla rimozione degli elementi instabili. L’articolo denuncia inoltre la copiosa presenza di piccioni, insediati dei locali abbandonati, che fanno del complesso una vera e propria antigienica piccionaia

10

.

Fig. 3.3.8: parte dell’articolo del 10 gennaio 2013 e alcune foto ad esso correlate (GONEWS).

• 22 gennaio 2013: la ex Vitrum di Empoli e altri complessi industriali dismessi empolesi sembrerebbero sulla buona strada per il recupero, poiché dal secondo regolamento urbanistico del Comune, adottato nella seduta del consiglio di sabato 19 gennaio e che dovrebbe essere approvato in estate, emergono importanti novità su questi e altri argomenti di pubblico interesse. Nel mese di luglio è stato presentato un nuovo piano di recupero al Comune, con aggiornamenti sul progetto allegato al precedente: esso prevede la realizzazione di un edificio a corte, dove il piano terra è destinato al settore commerciale e i livelli superiori ad appartamenti e uffici. Inoltre è prevista l’esecuzione di un parcheggio interrato destinato sia ai residenti sia al pubblico accesso: le idee sono quindi le medesime del piano del 2004, ma vengono rielaborate da un punto di vista estetico. L’assessore all’Urbanistica Franco Mori ha dichiarato che al momento l’amministrazione pubblica sta operando affinché possa

10 Cfr. Nuovo cedimento alla ex Vitrum, ci sono travi pericolanti. Transennato tutto il lato di via Ricasoli,

«gonews.it», 10 gennaio 2013.

(24)

attuarsi la prima indispensabile fase, ossia la bonifica, che dovrebbe essere avviata entro tre mesi

11

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• 21 maggio 2013: l’articolo fa riferimento alla variante al secondo regolamento urbanistico che dovrebbe essere approvata nel mese di luglio, dando il via libera a 37 opere pubbliche, tra le quali la riqualificazione dell’ara industriale dell’ex Vitrum. Si descrive il nuovo piano proposto dalla cooperativa edilizia Ricasoli di Prato, proprietaria dell’immobile, sottolineando la maggior sostenibilità economica rispetto a quello approvato nel 2006, ma non viene specificato quali siano i tempi di realizzazione, dato che tutto è dipendente dai tempi tecnici per l’approvazione, la predisposizione e l’attuazione del progetto. Si prevede che i lavori possano avere inizio non prima di giugno 2014

12

.

Fig. 3.3.9: parte dell’articolo del 31 maggio 2013 (IL TIRRENO-EMPOLI).

11 Cfr. Forse è la volta buona per Vitrum e Montevivo: annunciata la bonifica entro mesi. Le novità del secondo regolamento urbanistico, «gonews.it», 22 gennaio 2013.

12 Cfr. A. Lanza, Risorge l’area ex Vitrum 60 abitazioni e negozi, «il Tirreno-Empoli», 31 maggio 2013.

(25)

• 7 luglio 2013: l’articolo mette al corrente che dall’indomani avranno inizio le operazioni di bonifica ambientale dell’area, delle quali si occuperà la società Fabersand di Montemurlo. La stessa effettuerà la demolizione delle parti pericolose e la vuotatura e rimozione delle cisterne di stoccaggio dell'olio combustibile utilizzato per i forni della vetreria

13

.

• 27 gennaio 2014: un nuovo crollo di mattoni sul lato di via Bettino Ricasoli mette a repentaglio l’incolumità dei passanti; ennesimo necessario transennamento e messa in sicurezza

14

.

• 5 aprile 2014: ennesimo crollo di porzioni della struttura; stavolta un travicello è caduto in via Giovanni da Empoli, in prossimità dell’incrocio con via Curtatone e Montanara, costringendo le autorità a chiudere il transito veicolare sulla carreggiata più prossima al marciapiede e rendendo necessarie adeguate operazioni di messa in sicurezza

15

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• 10 aprile 2014: l’articolo informa che la sera prima è avvenuta l’adozione da parte del consiglio comunale di Empoli del piano attuativo per la riqualificazione dell’area e descrive il nuovo progetto presentato dalla proprietà a cura dell’architetto Fabio Alderotti: 5.000 metri destinati a residenza a cui si aggiungono 1300 di direzione e commerciale. Il piano di recupero comprende anche la bonifica, già iniziata con la rimozione degli elementi in amianto

16

.

• 8 maggio 2014: fra tutti gli articoli relativi ai cedimenti dell’ex complesso industriale questo è sicuramente quello che colpisce di più, poiché a crollare stavolta non è stato qualche calcinaccio o parte di cornicione, bensì circa un quarto del capannone centrale, lato via Tripoli, e della copertura. Ciò ha provocato un enorme boato nella notte tra il 7 e l’8 maggio, intorno alle 22:45, che ha scosso l’intero centro storico.

Molta la paura da parte dei residenti e la polvere innalzata, ma fortunatamente nessun ferito o danno alle auto parcheggiate intorno, dato che il fenomeno ha interessato una parte del complesso distante dalle strade. Presente sul posto, oltre ai vigili del fuoco ed ai carabinieri per i sopralluoghi, l’assessore all’urbanistica Franco

13 Cfr. Ex Vitrum, finalmente inizia la bonifica, «gonews.it», 22 gennaio 2013.

14 Cfr. Crollo alla ex Vitrum, polizia municipale e vigili del fuoco transennano di nuovo il marciapiedi di via Ricasoli.

Ora una relazione all’ufficio tecnico, «gonews.it», 27 gennaio 2014.

15 Cfr. Cade un travicello della ex Vitrum in via Giovanni da Empoli. Pericolo sventato, «gonews.it», 5 aprile 2014.

16 Cfr. Ex Vitrum, ecco il nuovo progetto della proprietà. Ok dal Consiglio comunale. Appartamenti e uffici dopo la bonifica. Il voto dei partiti, «gonews.it», 10 aprile 2014.

(26)

Mori, che ha sottolineato quanto importante fosse agire al più presto con il piano attuativo proposto dalla Società cooperativa Edificatrice Ricasoli Srl di Prato, adottato dal comune tre settimane prima ed a quel momento sottoposto alla fase delle osservazioni fino al 10 giugno

17

.

Fig. 3.3.10: uno stralcio della prima pagina del “Tirreno” edizione Empoli del 9 maggio 2014.

• 23 luglio 2014: al termine dell’iter consiliare per il progetto di recupero della ex Vitrum il Comune allestisce lungo via dei Frati, vicolo caratteristico in pieno centro cittadino, una esposizione delle tavole relative al progetto presentato dalla proprietà della ex Vitrum, al fine di informare la collettività in merito alle modifiche che a breve dovrebbero interessare l’area della ex Vitrum

18

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17 Cfr. A. Marmugi, Ex Vitrum, ingresso libero per ladri e sbandati, «il Tirreno-Empoli», 9 maggio 2014.

18 Cfr. Il progetto di recupero della ex Vitrum finisce in una mostra nel vicolo dei Frati, «gonews.it», 23 luglio 2014.

(27)

Fig. 3.3.11: foto correlate all’articolo del 23 luglio 2014 (GONEWS).

• 3 ottobre 2014: l’articolo documenta l’inizio dei lavori di demolizione dei fabbricati che costituiscono il sito industriale dismesso. La priorità dell’operazione di abbattimento riguarda il fabbricato centrale, dopo il disastroso crollo del mese di maggio che ne ha interessato buona parte

19

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• 6 ottobre 2014: durante la mattina del 6 ottobre viene abbattuta dalle ruspe l’ultima porzione del capannone centrale che da oltre un secolo dominava tacitamente sul quartiere della stazione con le sue imponenti arcate.

Fig. 3.3.12: immagini che documentano le operazioni di demolizione del capannone centrale dell’area ex Vitrum (la Nazione.it).

19 Cfr. Cala il sipario sulla ex Vitrum. Ruspe all’opera, scatta la demolizione, «gonews.it», 23 luglio 2014.

(28)

3.4. PROPOSTE E PIANI ATTUATIVI PER L’AREA EX VITRUM

Vengono riportati di seguito progetti e piani che hanno interessato l’area dismessa a partire dal 2004, già menzionati in diversi articoli del paragrafo precedente.

In data 15 marzo 2004, dopo venti anni dalla cessazione dell’attività, fu avanzata una prima proposta da parte di Marco Alderotti, legale rappresentante della “Green Tuscany s.p.a.”, proprietaria dell’immobile, per il recupero dell’area. A quel tempo il vigente Regolamento Urbanistico includeva tale superficie tra gli ambiti soggetti obbligatoriamente a Piano di Recupero; fu quindi presentato un P.U.A., Piano Urbanistico Attuativo, redatto dall’arch. Fabio Alderotti e dall’ing. Roberto Innocenti, contenente tutti gli elaborati necessari. Con la deliberazione numero 11 del 13 febbraio 2006, tale piano venne adottato, poiché conforme alle previsioni del vigente Regolamento Urbanistico e rispondente ai pareri di conformità dei vari enti.

Nella relazione tecnico-illustrativa veniva chiarito che i principi ispiratori del progetto fossero il rispetto del tessuto urbano, con l’edificazione lungo il perimetro dell’isolato e il controllo e la misura compositiva dei fronti stradali, lasciando maggior libertà organizzativa agli spazi interni. Si prevedeva la realizzazione di un complesso residenziale-commerciale- direzionale con spazio pubblico pedonale all‘interno dell’area, con tutte le reti di servizi necessarie, impianto di illuminazione e arredo urbano, un parcheggio fuori terra e uno sotterraneo su due livelli; tutto ciò era subordinato all’attuazione di opportune opere di bonifica, dato che il Piano Regionale di Bonifica delle Aree Inquinate della Regione Toscana del luglio 1992, definiva la zona della Vitrum come “area industriale dismessa con piano a medio termine”. Era inoltre prevista la demolizione degli edifici esistenti, contaminati e strutturalmente segnati a causa delle mancate opere di manutenzione nei due decenni di abbandono.

Veniva riproposto il concetto di edilizia chiusa in modo da ricucire l’isolato al tessuto strutturale urbano nel quale era inserito e ridefinire gli spazi cittadini esistenti; il tema dell’edificio a corte era inoltre espresso nel Regolamento Urbanistico. Gli edifici circostanti erano completamente chiusi e dotati di corti più o meno grandi, mentre il nuovo si apriva alla collettività attraverso uno spazio a verde pubblico, di forma quadrangolare irregolare, accessibile da ogni lato e attrezzato con un pergolato e con alberature d’alto fusto, elementi che avrebbero indotto i passanti alla sosta.

Riguardo alla composizione volumetrica e alla partizione degli elementi di facciata fu deciso di «inserire elementi modificatori lungo il perimetro, creare corpi di fabbrica e partizioni differenti, che dialogassero costantemente con gli isolati e gli edifici attigui»

20

; fu adottato un

20 Studio architettura Alderotti, P.U.A. Recupero Area Ex Vitrum - Relazione tecnico-illustrativa del progetto, novembre 2005, p. 9.

(29)

linguaggio architettonico unitario, ma con delle variazioni sui sei corpi di fabbrica, tutti di tre piani fuori terra, che componevano l’isolato e che erano separati da passaggi coperti a tutta altezza. Questi grandi tagli che consentivano l’accesso all’isolato erano trattati indipendentemente sia dal punto di vista proporzionale che materico: quelli su via Giovanni da Empoli e su via Tripoli avevano dimensioni contenute e copertura a doppia falda inclinata sostenuta da travi e travetti a maglia regolare.

I tagli su via Ricasoli e via Giovanni da Empoli erano posti in asse e consentivano di attraversare completamente con lo sguardo l’isolato e mostrarne la composizione interna.

Fig. 3.4.1: il progetto del P.U.A. 2004 proposto dall’arch. F. Alderotti.

All’accesso su via Curtatone e Montanara era affidato il ruolo di ingresso principale,

adottando maggiori dimensioni e dotandolo di alti pilastri metallici a sostegno della copertura

a cielo libero, formata da travi e travetti metallici o in cemento armato, che copriva uno spazio

di forma irregolare. Le cortine murarie che si affacciavano su tale passaggio avevano elementi

in aggetto ad andamento curvilineo.

(30)

Fig. 3.4.2: accesso su via Curtatone e Montanara (P.U.A. 2004).

I prospetti erano caratterizzati da un’articolazione compositiva ottenuta tramite finestrature di varie dimensioni, con schemi e partiture differenti, e sui fronti interni erano previsti balconi e logge. Su via Ricasoli, dove era previsto il parcheggio fuori terra, gli accessi erano ampi e coperti da una struttura a travetti paralleli che formavano una sorta di brise- soleil.

Le scelte compositive non privilegiavano alcun prospetto, mentre negli edifici d’angolo erano state adottate soluzioni particolari, ipotizzando un rivestimento lapideo su quelli prospicienti via Giovanni da Empoli, come riferimento relativo alla ridefinizione dell’isolato ottocentesco e avanzando proposte più aperte su quelli verso via Ricasoli, che individuavano gli spazi collettivi.

Data la presenza di attività commerciali lungo via Curtatone e Montanara e via Giovanni

da Empoli, fu previsto di localizzare ai piani terra dei corpi prospicienti tali strade le attività

commerciali, realizzando un porticato esterno continuo sulla prima via che si sarebbe

raccordato a quello interno ipotizzato sulla seconda; i livelli superiori erano destinati ad uso

residenziale e direzionale e annessi alle unità del secondo piano vi erano dei sottotetti

accessibili dall’alloggio stesso e illuminati grazie alla presenza di finestre in falda e terrazzi a

tasca.

(31)

Fig. 3.4.3: via Curtatone e Montanara, angolo via Giovanni da Empoli.

Esclusivamente a destinazione residenziale sarebbero stati i corpi di fabbrica previsti lungo via Tripoli, con l’obiettivo di ricucire l’isolato al contesto circostante, anche dal punto di vista funzionale ed economico; essi avrebbero avuto dei giardini privati annessi, affacciati sulla corte centrale.

Gli appartamenti avevano metrature variabili dai 50 ai 100 mq, ma era specificato che essi avrebbero potuto subire modifiche in base alle richieste di mercato, ipotizzando possibili aggregazioni di più di essi per ottenere alloggi di maggiori dimensioni.

I rivestimenti erano in materiale lapideo naturale, come santafiora e travertino, o trattato in fabbrica, come il gres porcellanato: alcuni edifici erano totalmente rivestititi, mentre per altri tale decoro era parziale, interessando basamento, gronda e cornici delle finestre. Era previsto inoltre l’utilizzo di intonaco e cotto, materiali legati alla cultura toscana, ma anche di acciaio, alluminio e vetro per donare un carattere di modernità al complesso.

Alle unità residenziali si accedeva dalla piazza interna, mentre ai fondi commerciali erano destinati ingressi sia sulla corte che sui portici esterni. L’accesso al parcheggio interrato era previsto su via Curtatone e Montanara e l’uscita su via Tripoli; era destinato sia all’utilizzo di tipo privato, per i residenti ed i clienti degli esercizi commerciali, che avrebbero potuto usufruire anche di cantine e depositi, sia di tipo pubblico, per incrementare il numero di stalli nei pressi di centro storico e stazione. Ascensori e corpi scala privati andavano dal secondo piano interrato a tutte le unità immobiliari, mentre il parcheggio pubblico era servito da scale indipendenti posizionate in corrispondenza dell’area verde della corte.

Analizzeremo di seguito nello specifico gli edifici progettati lungo le quattro vie dall’arch. Alderotti, per comprendere le scelte da lui adottate.

• Via Curtatone e Montanara: blocco in linea con composizione regolare e porticato

esterno su strada, scandito da pilastri e finestre dal ritmo costante; il prospetto sulla

corte è più articolato, i corpi scala sono evidenziati in facciata da due elementi

verticali a tutta altezza che interrompono la serie di balconi. In angolo con via Ricasoli

ci sono vetrine a piano terra e una loggia al secondo piano.

(32)

• Via Giovanni da Empoli: due edifici in linea simmetrici, collegati da un passaggio centrale, con dimensione delle finestre e rivestimento materico differente rispetto ai fabbricati d’angolo. Grandi vetrine a piano terra e doppie aperture ai piani superiori. I prospetti interni hanno linguaggio diverso rispetto a quelli esterni, ospitano un porticato continuo che collega il passaggio su via Tripoli con quello su via Curtatone e Montanara. Balconi collegati verticalmente da montanti danno vita ad un vero e proprio motivo di facciata per i livelli superiori. I blocchi angolari sono completamente rivestiti con materiale lapideo; in quello di via Curtatone e Montanara le finestre sono in asse con le vetrine del piano terra, mentre in via Tripoli vi è un porticato che gira nella corte interna e le aperture dei piani superiori sono disposte in modo asimmetrico, rispondendo alle esigenze dei locali.

Fig. 3.4.4: via Giovanni da Empoli, angolo via Curtatone e Montanara.

• Via Tripoli: unico edificio con completa funzione residenziale, ha il piano terra rialzato

rispetto alla quota di riferimento della corte e del marciapiede per proteggere gli

alloggi dalla strada. Gli appartamenti a piano terra hanno un giardino interno

all’isolato. Il fronte sulla strada ha finestre e logge che evidenziano la funzione

abitativa, mentre quello sulla corte è caratterizzato da tagli verticali in corrispondenza

degli ingressi condominiali a da una serie di balconi.

(33)

Fig. 3.4.5: via Tripoli, angolo via Giovanni da Empoli.

• Via Ricasoli: due corpi di fabbrica, rivestiti completamente e con copertura in rame, hanno identiche dimensioni, distribuzione degli spazi interni e composizione della facciata. Al piano terra si trovano vetrine commerciali ed ai piani superiori lunghi tagli verticali di diverse dimensioni ospitano le finestre. Corpi scala grigliati individuano gli ingressi sui prospetti interni.

Fig. 3.4.6: via Ricasoli, angolo via Curtatone e Montanara.

Passiamo adesso alla sistemazione esterna mirata alla creazione di uno spazio urbano

che divenisse un luogo di connessione e integrazione dell’intera comunità. Fu avanzata

l’ipotesi di un’area verde, posizionata centralmente all’interno della corte, con sviluppo lungo

l’asse che collegava via Giovanni da Empoli e via Ricasoli, dotata di un percorso di

attraversamento in ghiaietto e un pergolato sotto al quale erano disposte panchine per la

sosta. Si trovava a quota inferiore rispetto a quella della corte e una serie di gradini le correva

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intorno; corpi scala permettevano di raggiungerla dal parcheggio e ascensori consentivano tale azione ai disabili. Il resto della corte era pavimentato con elementi in cotto (sestino e sestino ribassato) e ricorsi in pietra (santafiora, travertino, pietra serena) o gres porcellanato. Il disegno della pavimentazione evidenzia i passaggi tra interno e esterno e segna i tracciati di percorrenza principali, cercando di donare identità alla piazza e spingendo i fruitori all’integrazione e alla sosta, anche attraverso una determinata disposizione degli elementi luminosi. Tale aspetto risultava importante, oltre che per individuare gli spazi collettivi, per evidenziare gli elementi architettonici, per garantire un adeguato confort visivo e idonee condizioni di luce ai fini della sicurezza nelle ore notturne, anche se in tale ore era previsto di impedire l’accesso alla corte interna tramite la chiusura di cancelli posti nelle zone d’ingresso.

Fig. 3.4.7: vista generale del progetto del 2004.

Per la pavimentazione del parcheggio si prevedeva l’utilizzo di masselli autobloccanti in

calcestruzzo vibrocompresso e per la segnaletica si sarebbero adottati gli stessi elementi, ma

di differente colorazione per favorire il drenaggio, mentre per i marciapiedi si ipotizzava

l’utilizzo di porfido o altra pietra dura.

(35)

Nel 2010 fu presentato un lavoro prodotto dagli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Ferraris-Brunelleschi”, che comprende la scuola per geometri posta in via Giovanni da Empoli, proprio di fronte all’area dismessa. La proposta era stata avanzata dalla Dott.ssa Petronio del dipartimento dell’Asl 11 Empoli, al fine di produrre un progetto di intervento urbanistico che valorizzasse gli aspetti di sostenibilità e pubblica utilità; per fornire le linee guida ai ragazzi fu promosso un incontro con urbanisti delle università di Pisa e Firenze. Il progetto, avanzato dalla 5

D, guidata dalla Prof.ssa Corsinovi e dalla Prof.ssa Bonaccio, si sviluppò a partire da un’esigenza che riguardava gli studenti dell’intero istituto: la mancanza di una palestra scolastica dove svolgere le lezioni di educazione fisica, situazione che costringeva i giovani a raggiungere con un bus gli impianti presenti presso il Palazzetto dello Sport di Empoli. Inoltre si decise di dotare l’impianto sportivo scolastico di locali destinati ad attività che coinvolgessero tutti i cittadini, tra i quali sale multimediali, luoghi di ritrovo e una biblioteca. Vennero effettuate dagli studenti interviste ai passanti, nella quali si chideva quale fosse la loro opinione sullo stato di abbandono del lotto e comprendere il livello di gradimento della loro proposta.

Fra gli obiettivi perseguiti vi era anche il collegamento sostenibile del nuovo edificio con il resto della città tramite una pista ciclabile; oltretutto veniva presa in considerazione la possibilità dell’area di godere della vicina presenza della stazione dei treni e degli autobus, che avrebbe permesso ad utenti che abitavano in comuni limitrofi di raggiungere la zona attraverso mezzi pubblici.

Fig. 3.4.8: il progetto proposto dagli studenti dell’IIS Ferraris-Brunelleschi.

A coadiuvare tale progetto furono le proposte e i contributi dell’Istituto Tecnico

Industriale di Empoli: per quanto riguardava la riduzione dei consumi furono previste cisterne

per la raccolta di acque meteoriche e grigie, che sarebbero state soggette ad un processo di

trattamento grazie ad un impianto progettato dagli studenti della 5

A “chimici”, dietro al

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coordinamento della Prof.ssa Quirici, al fine di renderle utilizzabili per usi non potabili dell’edificio. L’abbattimento dei consumi energetici era invece garantito da una proposta che impiegava corpi illuminanti ibridi, alimentati ad energia solare ed eolica, per l’illuminazione di edificio, pista ciclabile e spazi collettivi all’aperto: il progetto era della 5

A “elettrotecnici”, guidata dal Prof. Simoni e prevedeva l’utilizzo di lampioni progettati da note aziende del settore. La presentazione della proposta di progetto avvenne in uno spazio adibito presso il centro commerciale COOP “Centro*Empoli”.

Nel gennaio 2012 viene presentato un nuovo piano attuativo ad opera della Ditta COOPERATIVA EDIFICATRICE RICASOLI SOC. COOP A.R.L., ossia la proprietaria dell’area che nel corso degli anni aveva variato ragione sociale; il progetto è stato realizzato nuovamente dall’arch. Fabio Alderotti che, ha apportato modifiche estetiche agli edifici e allo spazio centrale, pur mantenendo buona parte dei concetti alla base della proposta precedente. Anche in questo caso si opta per l’isolato a blocco con corte centrale, tipico del tessuto urbano di Empoli, che si apre verso l’ambiente circostante per generare maggiore permeabilità e in cui le volumetrie subiscono sfalsamenti al fine di ricreare i fronti tipici degli edifici circostanti.

Fig. 3.4.9: vista generale del progetto del piano attuativo del 2012 dell’arch. Alderotti

(37)

Fig. 3.4.10: planimetria generale (a sinistra) e pianta del piano tipo (a destra) del progetto previsto dal piano attuativo del 2012, a cura dell’arch. Alderotti.

Rispetto al precedente piano di recupero in questo è previsto, oltre al parcheggio in superficie su via Ricasoli riproposto di 1230 mq, uno sotterraneo di un solo piano, mentre nel 2004 i livelli interrati erano due. Adesso il parcheggio a raso e la parte interrata corrispondente è stata destinata all’uso pubblico, mentre il resto del parcheggio sotterraneo viene riservato ai residenti: ciò per evitare commistioni fra parte pubblica e privata e per facilitare la gestione e la futura manutenzione. Il progetto propone due differenti schemi per l’organizzazione degli stalli al fine di individuare la soluzione più idonea in relazione all’effettivo utilizzo di spazi pubblici e privati (fig. 3.4.11).

Si ricerca inoltre un nuovo equilibrio tra spazi pubblici e privati, arretrando il filo del fabbricato rispetto a quello dell’isolato e ampliando quindi la superficie pubblica perimetrale all’edificio, a discapito delle zone di carattere privato della corte interna. Tale scelta ha lo scopo di distinguere nettamente i vari flussi relativi agli utenti in visita all’isolato da quelli generati dai residenti. Si generano in questo modo quattro piazze tematiche con lo scopo di rispondere alle varie esigenze della comunità:

• la “piazza del commercio” (su via Curtatone e Montanara) è dedicata allo shopping,

sottolineando il valore commerciale acquisito nel tempo dall’asse urbano che la ospita

(fig. 3.4.12);

(38)

Fig. 3.4.11: le due soluzioni per i parcheggi e la suddivisione delle funzioni (verde chiaro=pertinenza residenziale, rosa=commerciale stanziale, grigio=commerciale di relazione, verde scuro=pubblico).

Fig. 3.4.12: vista dell’angolo tra via Curtatone e Montanara e via Giovanni da Empoli.

• la “piazza del parcheggio” (su via Ricasoli) ospita un parcheggio a raso e le rampe di

accesso a quello sotterraneo, risulta adatta all’istallazione di aiuole e panchine, grazie

anche alla previsione di alberature utili a garantire ombreggiamento e potrebbero

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trovarvi sede servizi con funzioni pubbliche che necessitano di brevi soste, quali banche, uffici postali e farmacie (fig. 3.4.13);

Fig. 3.4.13: vista sulla “piazza del parcheggio” in via Ricasoli.

Fig. 3.4.14: vista dell’angolo tra via Ricasoli e via Tripoli.

• la “piazza sensoriale” (su via Tripoli) è composta da aiuole e aree a verde composte

da essenze che stimolino il senso della vista, con colori variabili nel corso delle varie

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stagioni, il senso dell’olfatto, attraverso il loro profumo, e il tatto, tramite superfici con finiture diverse;

Fig. 3.4.15: vista dell’angolo tra via Tripoli e via Giovanni da Empoli.

• la “piazza urbana” (su via Giovanni da Empoli) ha lo scopo di valorizzare la struttura commerciale già presente in zona e definire al contempo uno spazio urbano di aggregazione e socializzazione, munito di sedute collettive e/o piattaforme per la collocazione permanente o temporanea di opere d’arte.

Questi spazi pubblici attrezzati posti intorno all’edificio nascono anche per sopperire alla carenza di aree verdi nell’UTOE 1, rivestendo il ruolo di filtro tra le residenze private e la strada carrabile.

Lungo i fronti dell’isolato trovano spazio aperture che comportano permeabilità visiva tra la corte interna e lo spazio urbano esterno.

Il nuovo progetto prevede 60/70 alloggi di diversa tipologia e dimensione, in cui potranno insediarsi 166 utenti, unità commerciali e direzionali per una superficie totale di 1300 mq e spazi urbani destinati all’incontro e all’aggregazione, secondo la logica di recupero e riconnessione dello spazio dismesso al tessuto urbano circostante, che oltre alla riqualificazione architettonica, punta a quella economica e sociale.

Un equilibrato rapporto tra pieni e vuoti è ciò che caratterizza l’architettura degli edifici affacciati verso l’esterno, con corpi di fabbrica progettati con integrità complessiva dal livello zero fino a filo copertura; al piano terra trovano posto i porticati, mentre nei superiori vi sono logge di varie dimensioni e coperture mansardate. I fronti rivolti verso la corte interna hanno un carattere maggiormente domestico e risultano composte essenzialmente da linee verticali;

risultano dotate di infissi esterni con imposte pieghevoli che garantiscono la schermatura dall’irraggiamento solare e dall’introspezione, segnando al contempo in modo significativo l’immagine delle facciate. Gli appartamenti possono beneficiare di un afflusso abbondante di luce naturale, situazione resa possibile differenziando l’altezza degli edifici contigui.

Nel progetto del 2004 la corte interna accoglieva sia funzioni di tipo privato per i

residenti che attività pubbliche per i fruitori di passaggio; tale coesistenza viene ritenuta

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conflittuale nella nuova proposta e perciò si opta per una loro divisione, rendendo lo spazio centrale ad esclusivo uso privato e delegando, come già illustrato, apposite aree sul perimetro esterno all’isolato all’utilizzo della comunità. La piazza centrale assume quindi il ruolo storico di spazio destinato al contenimento di orti e giardini, uno spazio all’aperto attrezzato per il gioco dei ragazzi e per uso esclusivo dei residenti, che possono usufruirne in maniera più sicura rispetto alla precedente ipotesi.

Fig. 3.4.16: vista dei fronti degli edifici dalla corte interna.

Nella documentazione tecnica allegata alla proposta viene inoltre precisato che la progettazione è basata sul contenimento di risorse energetiche e idriche e mira all’utilizzo di materiali eco-sostenibili.

Nella relazione illustrativa del Piano Urbanistico Attuativo del 2012 vengono giustificate le modifiche ad esso apportate rispetto al piano approvato precedentemente in relazione alla riduzione del numero di piani del parcheggio sotterraneo e all’arretramento dei fronti rispetto al filo del marciapiede.

La scelta di realizzare un solo piano interrato destinato a parcheggio deriva dalla

misurazione del livello piezometrico dell’area rispetto al piano campagna, fissato, in seguito

alle misurazioni, intorno a valori di 9,20 mt rispetto al piano campagna, ma che, a causa di

escursioni notevoli a base stagionale, può raggiungere valori di 4,50 mt. Ciò impedisce di

effettuare uno scavo della profondità di 7,00 mt dalla quota ±0,00 del marciapiede, necessario

per la costruzione dei due livelli interrati, senza interessare in maniera considerevole

l’acquifero e senza provocare impatti sulla falda, sia durante le opere di cantierizzazione e

realizzazione che durante l’esistenza stessa dell’opera. Per evitare quindi tali problematiche è

stato ipotizzato un solo piano di parcheggio, anche in base al fatto che nel corso degli anni

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