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CRONACA DELLA TERRA DI PRUSSIA L’Ordine Teutonico dalla fondazione al 1326

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PIETRO DI DUSBURG

CRONACA DELLA TERRA DI PRUSSIA

L’Ordine Teutonico dalla fondazione al 1326

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LETTERA DEDICATORIA

A Werner di Orseln, uomo venerabile e fratello devoto in Cristo, maestro dell’Ospedale di Santa Maria dei Teutoni1 in Gerusalemme, Pietro di Dusburg, sacerdote del medesimo ordine sacro, conferma la dovuta obbedienza e porge il suo saluto. Gli antichi e santi Padri coscienziosamente, con tanta accorta prudenza e con tanta prudente accortezza – a lode e gloria di Lui, raffigurando sia il presente sia il futuro –, si dedicarono a far conoscere a tutti le mirabili opere che, direttamente o attraverso i suoi ministri, si degnò di compiere nostro Signore Gesù Cristo; essi si conformarono alle parole di Tobia, per cui è onorevole rivelare le opere del Signore2. Ho seguito le loro orme affinché, insieme al servo stolto e inutile, il quale nascose il talento che gli era stato affidato dal Signore3, io non venga gettato nelle tenebre di fuori4 e ho descritto le guerre vittoriose che sono

state fatte da voi e dai fratelli del nostro Ordine che ci hanno preceduti e le ho raccolte in questo libro, che rimetto al vostro assennato giudizio5: siccome nessuno basta a se stesso6, vi prego di esaminarlo, cosicché, qualora vi si trovino dati che vanno rettificati, li si correggano. E una volta emendato, lo si pubblichi, in modo che resti come testimonianza ai posteri di tali insigni eventi. Scritto e terminato nell’anno 1326 dell’Incarnazione del Signore.

PROLOGO

Portenti e miracoli ha fatto sotto i miei occhi Dio l’Altissimo. E mi è piaciuto manifestarli, perché grandi sono i suoi miracoli e i suoi portenti7 (Daniele 3). Queste sono le parole di Nabucodònosor, re di Babilonia, dopo che Daniele e i suoi compagni, legati, furono gettati nella fiamma – che

1 Letteralmente “dell’Ospedale di Santa Maria della Casa dei Teutoni”. In traduzione ricorrerà sempre la forma abbreviata. Agli inizi la comunità fu designata anche con altri titoli, quali hospitalis Alamannorum o hospitaus des

Alemanz: tutti sottolineano il fatto che si tratta di una istituzione destinata ai crociati di lingua – non di nazionalità –

germanica, minoritari rispetto a coloro si esprimevano in idiomi romanzi. Parlare di sentimento nazionale alla fine del XII sec. risulta prematuro, infatti i fratres erano di provenienza varia; anzi, considerati gli stretti legami che presto s’instaureranno con Federico II e la Sicilia, ha ben ragione S. Gouguenheim, all’inizio della sua monografia, a definire l’Ordine tanto germanico quanto mediterraneo (Les Chevaliers Teutoniques, Tallandier, Paris 2007, pp. 22-23). V. anche H. Houben, Internationale Perspektiven der Erforschung des Deutschen Ordens, in F. J. Felten – A. Kehnel – S. Weinfurter (hrsg.), Institution und Charisma. Festschrift für G. Melville, Böhlau, Köln – Weimar – Wien 2009, pp. 159-170.

2 Tb 12, 7. 3 Mt 25, 25. 4 Mt 25, 30.

5 Su queste dichiarazioni programmatiche dell’autore v. M. Clauss, Kriegsniederlagen im Mittelalter. Darstellung – Deutung – Bewältigung, Schöning, Paderborn 2010, pp. 35-36.

6 Polythecon, ed. A. P. Orbán (CCCM 93), Brepols, Turnhout 1990, p. 79 (II, 42, 560).

7 Dn 3, 99-100. “Dusburg si considera al posto di Nabucodonosor: la sua scrittura corrisponde alla lode di Dio. Facendo sì che la sua opera prenda le mosse dalle parole della Bibbia, precisa che anch’essa è fondata sulla Sacra Scrittura, così come le azioni dei Fratelli hanno come base la fede” (G. Vollmann-Profe, Exemplarische Fallstudien, in E. Feistner – M. Neecke – G. Vollmann-Profe, Krieg im Visier. Bibelepik und Chronistik in Deutschen Orden als Modell

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ardeva 49 cubiti al di sopra della fornace – per colui al quale sacrificavano i loro corpi, pur di non servire né adorare alcun altro dio, eccettuato il Dio8 in cui credevano. Nabucodònosor fece bruciare i suoi servitori, nonché Daniele e i compagni di costui, ma il fuoco non li danneggiò affatto, né diede loro la minima molestia9. Allora il re disse: Portenti e miracoli10 ecc. Fa sue siffatte parole l’autore di questo libro, il quale per la sacra congregazione dei fratelli dell’Ospedale di Santa Maria dei Teutoni in Gerusalemme potrebbe dire: Portenti e miracoli ha fatto sotto i miei occhi Dio

l’Altissimo ecc., dopo che ha visto e udito, nel mondo, così tanti prodigi e fatti assolutamente

miracolosi, insoliti e straordinari che Dio l’Altissimo si è misericordiosamente degnato di compiere in terra di Prussia per mezzo dei suddetti fratelli, i quali, per difendere la fede, non esitarono a sacrificare fino alla morte i loro corpi. Ma poiché sta scritto: vedano le vostre buone opere e

glorifichino il Padre vostro che è nei cieli11, a lode e gloria del nome di Cristo, raffigurando sia il presente sia il futuro, piacque all’autore annunziare i prodigi di Dio perché sono grandi, e i suoi miracoli perché sono possenti. Grandi portenti: negli Atti degli Apostoli si dice che Stefano, pieno

di grazia e di fortezza faceva grandi portenti12. Non v’è alcun dubbio che anche i fratelli dell’Ordine Teutonico siano stati pieni di grazia e di fortezza perché, pur essendo in pochi, sottomisero una gente così potente, selvaggia e oltremodo numerosa come quella dei Prussiani, che molti principi – nonostante i ripetuti tentativi – non erano riusciti minimamente a soggiogare. Non va trascurato anche questo grande prodigio: i fratelli brillavano13 in guerra, al punto che nel giro di undici anni dal loro ingresso in Prussia assoggettarono energicamente a sé e alla fede cristiana i popoli che abitavano il Kulmerland e la Lubovia14 e tutte le genti che vivevano in Pomesania15, Pogesania16, Varmia17, Natangia18 e Bartia19, edificandovi parecchie roccheforti, città e castelli; il loro numero e i loro nomi saranno menzionati più avanti.

Ecco che grande segno apparve nel cielo della chiesa militante! O buon Gesù, fa’ il segno della croce sui tuoi servi devoti, attraverso i quali ti sei degnato di compiere grandi portenti, affinché i pagani siano turbati e temano gli abitanti dei confini a cagione dei tuoi prodigi20.

Piacque anche all’autore di questo libro annunziare i prodigi di Dio, perché sono possenti21. Il

Signore è misericordioso e pieno di compassione, Egli fa sì che le sue meraviglie siano ricordate22 grazie ai suddetti fratelli, acciocché di essi si possa dire quel che fu scritto sul popolo d’Israele quando uscì dall’Egitto: celebrino il Signore per la sua benignità e le sue meraviglie in favore dei

figli degli uomini, perché ha saziato l’anima assetata e ha ricolmato di beni l’anima affamata23. Per comprendere perché l’anima, cioè la vita dei fratelli, un tempo assetata e affamata, sia adesso

8 Dn 3, 47. 9 Dn 3, 50. 10 Dn 3, 99. 11 Mt 5, 16.

12 At 6, 8. Su signa magna, mirabilia [...] forcia e simili espressioni v. M. Neecke, Literarische Strategien narrativer Identitätsbildung. Eine Untersuchung der frühen Chroniken des Deutschen Ordens, Peter Lang, Frankfurt am Main

2008, p. 29.

13 1 Mac 2, 47; 16, 2.

14 Entrambe le terre erano abitate più dai Polacchi che dai Prussiani.

15 Ted. Pomesanien, lit. Pamedė, pol. Podlesie. Il nome significa ‘lungo la foresta’.

16 Ted. Pogesanien, lit. Pagudė, pol. Pogezania. Il nome significa probabilmente ‘presso la boscaglia’.

17 Ted. Ermland, lit. Varmė, pol. Warmia. Il nome potrebbe significare ‘rosso’ (dal pruss. wormyan) oppure ‘zanzara’ (dal lit. varmas, correlato al lat. vermis e al ted. Wurm).

18 Ted. Natangen, lit. Natangai, pruss. Notangia. Etimo del nome non chiaro (idronimo?).

19 Ted. Bartha/Barten, pol. Barcja. Origine del nome non ancora risolta. Il linguista V. Mažiulis ricostruisce *Bartā “Bartia; terra dei Barti” da un idronimo omonimo connesso al nome del fiume Bartuva (lett. Bārta), che scorre in Lituania. Altri, come A. Vanagas, la fanno risalire a un verbo baltico (ricostruito) *bar-, intensivo di *ber- < ie. *bher, tutte forme cui si attribuisce il significato di “ribollire, sollevarsi (dell’acqua)”.

20 Sal 64, 9. 21 Dn 3, 99-100. 22 Sal 110, 4. 23 Sal 106, 8-9.

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appagata dei beni temporali, è indispensabile riportare qualche notizia sull’indigenza del passato e sull’abbondanza attuale, affinché – messe l’una di fronte all’altra – risaltino ancor più chiaramente. All’inizio i fratelli, per sconfiggere con maggiore facilità i nemici della fede, con tutto il cuore24 aspiravano a cavalli vigorosi, armi efficaci, solidi castelli, ma nessuno glieli dava25. Non si curavano di alcun ornamento esteriore26 del corpo e neppure del cibo, se non di quello strettamente richiesto dalle esigenze fisiche. Imitavano la vita e l’insegnamento del nostro Salvatore, il quale dice: chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua27; ed effettivamente i fratelli negavano se stessi, in quanto che, pur essendo di origini elevate, potenti per le loro ricchezze28, liberi per indole, come si addiceva a nobili quali erano, tuttavia tenevano in ben scarsa considerazione la rinomanza del loro sangue, dedicandosi con modestia a compiti umili, umilissimi, che mal si confacevano – secondo il prestigio del secolo29 – al loro grado sociale. Scegliendo la vera povertà, rinunciarono alla propria volontà e si gettarono in diversi, infiniti disagi, pericoli, crucci e affanni in nome di Cristo. Prendevano anche la loro croce e seguivano Cristo, sempre pronti – ogni giorno, ogni ora – a subire l’offesa e il supplizio della morte per difendere la fede. Portare una bella30 veste, per cui si può essere tacciati di alterigia, era per loro una vergogna. Alcuni usavano il cilicio, altri si mettevano addosso una corazza al posto della camicia, in modo che ognuno potesse dire con il profeta: io quando (gli infedeli) erano molesti, portavo l’abito

penitenziale31. E così i sacchi di lino, in cui si metteva la farina da trasportare oltremare, diventavano vesti di lino che essi erano soliti indossare. Il cibo e le bevande poi erano particolarmente scarsi. Venivano dati secondo il peso e la misura, affinché potessero veramente affermare con il profeta: Tu ci nutri con pane di lacrime e ci fai bere secondo le lacrime e la

misura32. Si compì in essi quanto il Signore dice attraverso Isaia: il Signore ti darà cibo scarso e

acqua limitata33. Ai loro servitori, che si adeguavano alla continenza dei fratelli e che non avevano forze per svolgere i consueti e dovuti incarichi, abbastanza di frequente erano costretti a dar da mangiare la carne, dalla quale essi, contemporaneamente, si astenevano con animo lieto e volto ilare34. Le bevande e le pietanze dei fratelli e del loro seguito erano di così scarsa sostanza che il

loro colore e sapore poteva essere percepito dai sensi umani35 come una mistura di cereali e legumi. Queste e altre difficoltà ben più pesanti, che sarebbe lungo descrivere, sopportarono pazientemente nelle loro dimore e nelle loro capanne. Ma solo colui che niente ignora36 conosce quanti pericoli e quante tribolazioni abbiano affrontato negli eserciti, sia in guerra sia quand’erano in partenza per le campagne militari contro i pagani. In essi si compì quel che dice l’apostolo sui santi martiri, allorché si rivolge agli Ebrei: alcuni furono torturati, altri subirono scherni e flagelli, catene e

prigionia; furono lapidati, tagliati in due, insultati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti

24 L’espressione si ritrova in varî autori, tra cui Beda (In cantica cantorum libri VI, ed. D. Hurst (CC 119B), Brepols, Turnhout 1983, p. 274) e Goffredo di Admont (De benedictione Iacob patriarchae, Migne PL 174, cap. II, col. 1136). 25 Guglielmo di Tiro, Chronicon, edd. R. B. C. Huygens - H. E. Mayer (CCCM 63A), Brepols, Turnhout 1986, p. 934 (XX, 17).

26 exteriorem nel ms. E, excellentiorem nel ms. A. In un marginale del ms. A leggiamo: “fratrum ordinis domus Theuthonicae dura et praeter modum frugalis vita in initio”.

27 Mt 16, 24.

28 Girolamo, Epistulae, ed. I. Hilberg (CSEL 55), Österreichische Akademie der Wissenschaften, Wien 1910-1918, p. 306 (epistula 108; ed. digit. www.archive.org/details/corpusscriptorum55stuoft).

29 Sulpicio Severo, Vita sancti Martini Turonensis, ed. J. Fontaine (Sources Chrétiennes 133), Cerf, Paris 1967, pp. 248-316 (II, 1); Gregorio di Tours, Historia Francorum, Migne PL 71, coll. 192, 216, 297; ed. digit. www.documentacatholicaomnia.eu.

30 venustam nei mss. BCE, vetustam nel ms. A. 31 Sal 34, 13.

32 Sal 79, 6. 33 Is 30, 20.

34 Locuzione rintracciabile nelle lettere e nei privilegi papali (p.es. di Alessandro III ed Eugenio III).

35 Espressione che Dusburg poteva aver tratto da numerosi autori quali Girolamo, Sedulio Scoto, Rabano Mauro e altri. 36 Espressione ricorrente in varî documenti ufficiali quali, ad esempio, le lettere di Innocenzo III.

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di pelli di pecora e capra, bisognosi, maltrattati – di loro il mondo non era degno – vaganti per i deserti, sui monti, tra le spelonche e le caverne della terra37.

Qui si evidenziano i fatti ai quali un tempo dovettero far fronte i fratelli e la loro anima era affamata e assetata. Se vuoi sapere come sia stata abbondantemente saziata con edifici, cavalli, armi, vesti, cibo, bevande e grande incremento nel numero dei fratelli e nelle altre cose utili per vivere, apri i tuoi occhi e guarda38: tutto ti sta davanti. Celebrino il Signore anche per la sua benignità e per le sue

meraviglie in favore dei figli degli uomini, perché ha infranto le porte di bronzo e ha spezzato le sbarre di ferro39. Ecco i forti prodigi con i quali i fratelli hanno sterminato tutte le genti che vivevano in Prussia, la cui immensa moltitudine sarà sottolineata più avanti: le porte di bronzo delle loro città e delle loro piazzeforti sono state abbattute, le loro sbarre di ferro sono state spezzate; e così Dio li ha presi sulla via dell’iniquità e per le loro ingiustizie sono stati umiliati40. Celebrino il Signore anche per la sua benignità e per le sue meraviglie in favore dei figli degli uomini, affinché offrano a lui il sacrificio di lode41. Rammenta come i fratelli, al pari di Giuda Maccabeo, abbiano purificato i luoghi santi della terra di Prussia, che prima i pagani avevano insozzato con la loro idolatria. Qui adesso ogni giorno si fa sacrificio di lode e gloria a Dio. Accogli dunque, o buon Gesù, codesto sacrificio offerto per tutto il tuo popolo, custodisci la tua porzione e santificala42.

E, così come si deve, i fratelli nominano sacerdoti e accrescono di giorno in giorno il culto di Dio. Prodigi straordinariamente grandi e forti ha compiuto Dio l’Altissimo grazie ai fratelli in terra di Prussia43. Come essi saranno proclamati, lo vedremo qui di seguito. Ma poiché negli ultimi tempi verranno giorni difficili e gli uomini diventeranno egoisti44 e in cerca dei propri interessi, non di Gesù Cristo45, sarà l’iniquità a dilagare e l’amore di molti si raffredderà46. Perciò, benevolentissimo Gesù, concedi loro lo spirito di un giudizio più assennato47, affinché non rattristino lo spirito con il quale sono stati segnati48, rinnova i segni e compi altri prodigi49, salvali con i tuoi portenti, glorifica il tuo nome e siano invece confusi i nemici con tutta la loro potenza, sia infranta la loro forza e sappiano che tu sei il Dio unico e glorioso su tutta la terra50.

DISPOSIZIONE DI QUESTO LIBRO

37 Eb 11, 35-38.

38 Bar 2, 17; Dn 9, 18. L’opposizione “prima/adesso” è uno dei motivi conduttori del Prologo, “prima i Prussiani vivevano nella loro orgogliosa magnificenza, adesso la loro alterigia è stata distrutta. Prima i Fratelli soffrivano per la mancanza del necessario, ma erano accesi dell’amore di Dio” (G. Vollmann-Profe, cit., p. 125), mentre adesso il pericolo può essere la rilassatezza, l’infiacchirsi dell’ardore religioso.

39 Sal 106, 15-16. 40 Sal 106, 17. 41 Sal 106, 21-22.

42 2 Mac 1, 26. Il concetto di ‘sacrificio’ si lega anche ad un significato istituzionale: esso è il centro di un simbolico mondo della politica, in cui si concretizza il senso della Regola sulla quale l’Ordine è stato fondato (cfr. M. Dygo, Zur

Herrschaftssprache des deutschen Ordens in Preußen im 13. Jahrhundert, in R. Czaja – J. Sarnowsky (hrsg.), Die

Ritterorden als Träger der Herrschaft: Territorien, Grundbesitz und Kirche, (Colloquia Torunensia Historica XIV), Wydawnictwo Uniwersytetu Mikołaja Kopernica, Toruń 2007, p. 111).

43 Sulla concordia tra i voleri di Dio e quelli degli uomini, in questo caso i fratres, che Dusburg forse evidenzia perché influenzato dalla lettura di Giovanni Duns Scoto, v. S. Kwiatkowski, Scotistische Einflüsse, cit., p. 141.

44 2 Tm 3, 1-2. 45 Fil 2, 21. 46 Mt 24, 12.

47 Tommaso di Chobham, Summa de arte praedicandi, ed. F. Morenzoni (CCCM 82), Brepols, Turnhout 1988, p. 79 (rr. 776-777).

48 Ef 4, 30. 49 Sir 36, 6. 50 Dn 3, 45-46.

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Questo libro è disposto nel seguente modo: in primo luogo descriverò quando, per opera di chi e come ebbe inizio l’Ordine Teutonico; in un secondo tempo dirò quando e come i fratelli entrarono in terra di Prussia; come terzo argomento tratterò dei conflitti e degli altri avvenimenti che accaddero in quella terra: pochi li ho visti di persona, altri li ho uditi da coloro che li videro e vi presero parte, i rimanenti li ho appresi attraverso resoconti veridici; come quarta cosa annoterò ai margini i nomi dei sommi pontefici e dei sovrani che regnarono da quando tale Ordine fu istituito, nonché altri fatti degni di nota che capitarono ai loro tempi.

Ma poiché non mi ritengo interamente capace di portare a termine questo compito, soprattutto per il fatto che eventi di tal genere sono già stati quasi dimenticati da coloro che ancora adesso sono in vita e soprattutto perché senza Dio non posso far niente51, ti prego dunque, o buon Gesù, poiché in te sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza52 e riveli non solo i segreti del futuro53 ma anche quelli del presente e del passato, illumina la mia mente con la grazia del tuo spirito, dammi lingua e sapienza54 per concludere in breve quest’opera, affinché tutti quelli che odono i tuoi grandi e forti prodigi sperino in te, ti adorino, ti glorifichino e ti lodino. Tu – dal quale, per il quale e nel quale tutto esiste55 – degnati di accordarmi ciò, tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen56.

PREFAZIONE ALL’ISTITUZIONE DELL’ORDINE TEUTONICO

La Sapienza ha costruito la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne57 (Proverbi 9). Queste

furono le parole di Salomone, che chiama il Figlio di Dio sapienza del Padre, secondo quanto afferma l’apostolo: ma a quelli che sono chiamati, sia Giudei che Greci, noi predichiamo Cristo,

potenza e sapienza di Dio58; e il salmo: tutto hai fatto con sapienza59, cioè con il Figlio, che assunse la natura umana e attraverso la propria morte costruì a suo onore e gloria la casa della chiesa militante e intagliò sette colonne, ovvero i sette sacramenti60 dai quali è sostenuta; possono anche essere le parole di santa madre chiesa, che chiama 'sapienza' papa Celestino III, perché in terra egli è il vicario del Figlio di Dio, secondo quanto è scritto nell’Ecclesiastico: la dotta sapienza risponde

al suo nome61. In lui converge la chiesa universale per udire e intendere la sapienza del suo insegnamento, come la regina di Saba per udire e intendere la sapienza di Salomone62. Papa Celestino III per i credenti nella santa fede edificò – ovvero istituì e approvò per utilità sua e della santa chiesa – una casa, quella del sacro Ordine dell’Ospedale di Santa Maria dei Teutoni in Gerusalemme, e intagliò sette colonne, cioè i sette fratelli commendatori, vale a dire i commendatori o precettori territoriali63 di Livonia, Prussia, Germania, Austria, Puglia, Romania e 51 Gv 15, 5. 52 Col 2, 3. 53 Dn 2, 29. 54 Lc 21, 15. 55 1 Cor 8, 6.

56 Girolamo, Tractatus LIX in psalmos, in S. Hieronymi Presbyteri opera, ed. G. Morin (CC 78), Brepols, Turnhout 1958, p. 222.

57 Pr 9, 1. È questo – scrive G. Vollmann-Profe (Krieg im Visier, cit., p. 128) – un passo assai significativo, poiché anche l’Ospedale di Santa Maria della Casa dei Teutoni è stato fondato per volere divino e la sua istituzione è giustificata dai due obiettivi costitutivi: la vita monastica e la lotta, anche armata, contro i nemici della fede, che vedrà i

mirabilia gesta Dei per fratres. 58 1 Cor 1, 24.

59 Sal 103, 24.

60 Bonaventura, Sermones dominicales ad fidem codicum nunc denuo editi, ed. J. G. Bougerol (Bibliotheca franciscana scholastica Medii Aevi), Collegio S. Bonaventura, Quaracchi-Firenze 1977 (Sermo XXXVI, 5), ed. digit. www. franciscan-archive.org.

61 Sir 6, 23. 62 1 Re 10, 1-13.

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Armenia: i fratelli dell’Ordine sono sostenuti da costoro, così come una casa, materialmente, si appoggia ai pilastri, cosicché il Gran Maestro e il capitolo sono le fondamenta di questa casa, i commendatori provinciali ossia i precettori sono le colonne, mentre gli altri fratelli costituiscono la parte superiore dell’edificio. Parimenti il pontefice somiglia a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia64 e può dire: io ho reso saldi i suoi pilastri65. Ma poiché sta scritto: È lo spirito

che vivifica, la carne non giova a nulla66, si devono quindi innalzare in questa casa altre sette

colonne spirituali, di cui tre – obbedienza, povertà e castità – governano la disciplina dell’Ordine67, mentre le altre quattro – contrizione, confessione, soddisfazione e carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati68 – raddrizzano ogni negligenza della santa osservanza in chi trascura l’ardore per la rettitudine. Queste sono le colonne spirituali intagliate dalla mano della sapienza in questa santa casa dell’Ordine, che il papa ha edificato in modo tale che se cade la pioggia dell’avarizia, se tracimano i fiumi della lussuria e i venti della superbia soffiano e le si rovesciano addosso, essa non viene abbattuta; ha le basi su una solida roccia69, quella roccia che è il Cristo.

1. COMINCIA LA PRIMA PARTE. ORIGINE DELL’ORDINE TEUTONICO

[1190] Nel nome del Signore, amen. Nell’anno 1190 dell’Incarnazione, quando la città di Acri era assediata dai Cristiani e venne poi sottratta dalle mani degli infedeli con l’aiuto divino, c’erano nell’esercito cristiano alcuni uomini pii originari di Brema e Lubecca70, i quali – da persone

64 Mt 7, 24.

65 Sal 74, 4. 66 Gv 6, 64.

67 Die Statuten des Deutschen Ordens nach den ältesten Handschriften, hrsg. M. Perlbach, Niemeyer, Halle 1890 (Nachdruck Olms, Hildesheim 1975), p. 29 (Regel 1).

68 1 Pt 4, 8.

69 Mt 7, 25. Su questo passo v. anche J. Trupinda, Die Chronik von Peter von Dusburg als Quelle für die Interpretation der architektonischen Ausschmückung des sog. Kapitelsaals und der Schlosskapelle im Nordflügel des Hochschlosses in Marienburg, in J. Wenta – S. Hartmann – G. Vollmann-Profe (hrsg.), Mittelalterliche Kultur, cit., p. 522-524.

70 Cfr. M. Perlbach, Beiträge zur Kritik der ältesten Deutschordensstatuten, in Historische Aufsätze dem Andenken an Georg Waitz gewidmet, Hahn, Hannover 1886, pp. 338-360. Guglielmo di Tiro, nella Historia rerum gestarum in partibus transmarinis (Migne PL 201, coll. 711-713), aveva attribuito a mercanti amalfitani la fondazione degli

Ospitalieri: c’è una certa somiglianza tra le due storie. È forse un escamotage della Narratio (De primordiis ordinis

Theutonici narratio, hrsg. U. Arnold, in SRP, Band VI, Minerva, Frankfurt am Main 1968, pp. 24-29), ripreso da

Dusburg per rimarcare la continuità con un precedente xenodochium tedesco e sottrarre l’Ordine all’ingombrante controllo dei Giovanniti (sebbene vi fosse anche il rischio contrario)? In ogni caso il racconto è verosimile. Che esistesse un primo sanatorio lo si potrebbe ricavare dalla donazione (anno 1190) da parte di Guido di Lusignano, re di Gerusalemme, di una casa in Acri a un “hospitali Alamannorum” e a un certo Sibrando (un borghese di Brema o Lubecca?) “qui hoc hospitale incepit et edificavit” (Tabulae Ordinis Theutonici, hrsg. E. Strehlke, Weidmann, Berlin 1869, repr. Kessinger Publishing 2009, nr. 25, p. 22. V. il commento di K. Militzer in Von Akkon zur Marienburg, Elwert, Marburg 1999, pp. 12-13). Di tale istituto caritatevole non sappiamo quasi niente, anche se D. Buschinger e M. Olivier scrivono che “le notazioni più esplicite al proposito, quelle del pellegrino Giovanni di Würzburg, che soggiornò in città [Gerusalemme, non Acri] verso il 1165, sono state corroborate dai risultati degli scavi israeliani del 1967, che hanno portato alla luce la chiesa di Santa Maria dei Teutoni e i suoi annessi ospedalieri. [...] Niente indica che qualcuno che gravitava attorno all’ospedale di Acri negli anni 1189-1198 fosse stato in precedenza legato all’ospedale di Gerusalemme”: tuttavia, nonostante la magra documentazione, “la continuità tra le due istituzioni è ormai appurata” (D. Buschinger – M. Olivier, Les Chevaliers Teutoniques, Ellipse, Paris 2007, p. 27; Giovanni di Würzburg, Descriptio

Terrae Sanctae, in T. Tobler, Descriptiones Terrae Sanctae ex saeculo VIII, IX, XII et XV, J. C. Hinrichs’sche

Buchhandlung, Leipzig 1874, pp. 108-192). V. anche J. Wenngatz, Zur Geschichte des deutschen Ordens, cit., pp. 13-14). Cfr. anche Introduzione.

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compassionevoli71 – osservando con occhi misericordiosi72 le diverse e intollerabili carenze, nonché i disagi dei malati e degli invalidi dell’esercito stesso, in una tenda ricavata da una vela di una nave che in tedesco si chiama ‘kogge’73 fondarono un ospedale, dove iniziarono a raccogliere gli infermi; li accudivano con pietà e umiltà grazie ai beni procurati dalla benevolenza di Dio, li trattavano con premura e dedizione74, perché nella figura dell’infermo e del povero riconoscevano Cristo, il quale a coloro che staranno alla sua destra nel giorno del giudizio dirà: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete accolto, ero nudo e mi avete rivestito, ero infermo e mi avete visitato” ecc.; e quando chiederanno: “Quando ti abbiamo visto così sofferente?”, risponderà: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”75. Vedete, Cristo chiama suoi fratelli gli infermi, i malati, i disprezzati: e a ragione, perché egli è carne nostra, fratello nostro. Ma siccome l’apostolo dice: Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere76, da queste parole appare chiaro che non è importante chi pianta o chi annaffia, ma chi fa crescere, cioè Dio. Gli uomini tuttavia, impegnandosi, devono curare con uno zelo e una diligenza ancor più assidua le piante, che quando sono giovani producono ricchi frutti e ne promettono di ancor più copiosi per il tempo opportuno77.

Il patriarca di Gerusalemme78, il famoso re Enrico di Gerusalemme79, gli arcivescovi di Nazareth, Tiro e Cesarea80 e i vescovi di Betlemme e Acri81, il maestro dell’Ospedale di san Giovanni82, il

71 Sir 44, 10; Is 57, 1. Interessante, relativamente alla fundatio, la voce dedicata all’Ordine Teutonico, che cita più di una volta Pietro di Dusburg, in G. Pivati, Nuovo dizionario scientifico e curioso sacro-profano, vol. IX, Milocco, Venezia 1750, pp. 772-773.

72 Tommaso di Chobham, Sermones, ed. F. Morenzoni (CCCM 82A), Brepols, Turnhout 1993, p. 50 (Sermo IV). 73 La cocca era una nave da trasporto abbastanza larga, con prora e poppa piuttosto tondeggianti e con una chiglia alquanto pronunciata che ne aumentava le prestazioni. Di solito costruita in legno di quercia, aveva un solo albero e un’unica vela quadra (cfr. E. Christiansen, Le crociate del Nord. Il Baltico e la frontiera cattolica (1100-1525), trad. it., Il Mulino, Bologna 20082, p. 116; R. Bartlett, The Making of Europe, Penguin, London 19942, pp. 192-193 e soprattutto D. Meier, Seafarers, Merchants and Pirates in the Middle Ages, trad. ingl., The Boydell Press, Woodbridge 20092, pp. 32-38). Scrive con un po’ di enfasi W. Urban: “La fondazione dell’Ordine Teutonico fu un atto di disperazione [...], disperazione perché l’esercito crociato era stato più che decimato dalle malattie nell’assedio di Acri nel 1190. I soldati dell’Europa del nord non erano abituati a quel caldo, quell’acqua, quel cibo: le loro condizioni sanitarie era assolutamente inadeguate” (W. Urban, The Prussian Crusade, Lithuanian Research and Studies Center, Chicago 20002, p. 28). Aggiunge J. Wenngatz: “Le cattive condizioni igieniche nell’accampamento dell’esercito cristiano dinanzi alla città di Acri, la cronica penuria di approvvigionamenti alimentari e la fame che ne derivava, specialmente negli anni 1190/91 indebolirono non solo il morale delle truppe cristiane ma provocarono anche numerose vittime” (Zur

Geschichte des deutschen Ordens, cit., p. 31). Né va dimenticata una furiosa epidemia che imperversò a partire

dall’autunno 1190.

74 Dusburg riprende la De primordiis ordinis Theutonici narratio, cit., p. 24 (dal ms. R: codex ms. lat. Biblioth. reginae Suecie 163, Biblioteca Vaticana, fol. 11v-15r, della metà del XIV sec), in cui si legge: “Tempore, quo Accon obsessa est ab exercitu christiano et auxilio divino de infidelium manibus liberata, quidam viri de civitatibus Brema et Lubecke zelum Dei habentes in misericordie operibus exercendis, hospitale quoddam ex velo navis, que cocka vocatur, in exercitu felici omine condiderunt retro in cimiterio sancti Nicolai [...] diversosque infirmos colligentes singulis humanitatis officia plena inpendebant animi puritate”.

75 Mt 25, 24-40. 76 1 Cor 3, 6.

77 Quasi letterale dal Privilegio di papa Onorio III del 15 dicembre 1220 (Tabulae Ordinis Theutonici, cit., nr. 306, p. 276).

78 Aimaro Monaco dei Corbizzi, fiorentino, vescovo di Cesarea e poi patriarca di Gerusalemme dal 1194 al 1202, autore del poema De expugnata Accone liber tetrastichus seu Rithmus de expeditione Ierosolimitana (ed. P. Riant, Perrin, Lyon 1866). Su di lui v. C. Grasso, Un prelato fiorentino all’assedio di Acri: Monaco e il «Rithmus de expeditione

Ierosolimitana», in S. Agnoletti - L. Mantelli (a cura di), I fiorentini alle crociate, Ed. della Meridiana, Firenze 2007,

pp. 64-82, nonché il commento di V. Follini alla Storia fiorentina di Ricordano Malispini, Ricci, Firenze 1816, pp. 315-316, n. 5. Qui di seguito Dusburg si attiene nuovamente alla De primordiis ordinis Theutonici narratio, cit., pp. 27-29. 79 Enrico II di Blois, conte di Champagne, re di Gerusalemme dal 1192 alla morte (1197), ebbe come successore in Terrasanta Amalrico II di Lusignano († 1205).

80 Risp. Roberto II, arcivescovo di Nazareth (1189/1191-1220), Giosia, vescovo di Tiro (1186-1202), e forse Pietro I di Cesarea, ma la cronologia degli arcivescovi di questa città, relativamente al periodo in questione, è incerta.

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Maestro dell’Ordine del Tempio83, molti fratelli di entrambi gli ordini, numerosi nobili di Terrasanta (vale a dire Radolfo signore di Tiberiade, suo fratello Ugo84, Rainaldo di Sidone e Aimaro di Cesarea, Giovanni di Ibelin85 e molti altri del regno di Gerusalemme) e di Germania (l’arcivescovo Corrado di Magonza86, Corrado vescovo di Würzburg87 e cancelliere dell’Impero Romano, i vescovi Volchero di Passau88, Gardolfo di Halberstadt89, il vescovo di Zeitz90, nonché Federico di Svevia91, Enrico conte palatino del Reno e duca di Braunschweig92, Federico duca

d’Austria93, Enrico duca di Brabante94 – che era allora a capo dell’esercito –, Ermanno conte 81 Risp. Pietro, vescovo di Betlemme (ca. 1192-1205), e Teobaldo, vescovo di Acri (1191-1204?).

82 Goffredo di Donjon, Gran Maestro dei Giovanniti (1193-1202).

83 Gilberto Erail (o Eral), Gran Maestro dei Templari (1194-1200), aveva servito in precedenza in Provenza e in Catalogna, dove rimase perlomeno fino al 1197. Il 5 marzo 1198 era presente al concilio di Acri in cui i Teutonici divengono un Ordine monastico-militare autonomo (cfr. M. Barber, The New Knighthood. A History of the Order of the

Temple, Cambridge University Press, Cambridge 1994, pp. 122-125; v. la voce su Erail di P. V. Claverie in N. Bériou –

Ph. Josserand (edd.), Prier et combattre. Dictionnaire européen des ordres militaires au Moyen Âge, Fayard, Paris 2009, pp. 391-392).

84 Radolfo, principe di Galilea (1197-1200), e suo fratello Ugo II, che lo aveva preceduto nella carica (1187-1197). 85 Risp. Rainaldo, signore di Sidone e Cesarea (1171-1200); Aimaro di Lairon, maresciallo di Cipro e signore di Cesarea, che morirà a Damietta nel 1219; Giovanni, signore di Ibelin e Beirut (1177-1236). Cfr. S. Melani, Ospitalieri,

monaci e guerrieri, Dip. lingua e cultura italiana, Turku 2002, pp. 75 segg. Sulla famiglia degli Ibelin v. N. E. Morton, The Teutonic Knights in the Holy Land, 1190-1291, The Boydell Press, Woodbridge 2009, pp. 72 segg.

86 Corrado di Wittelsbach (1130 ca.-1200), figlio del conte Ottone IV e fratello di Ottone I di Baviera, arcivescovo di Magonza nel 1161, nominato arcicancelliere dell’Impero da Federico I Barbarossa (e poi rimosso dalla carica nel 1165), fu anche cardinale legato del papa in Baviera (1168) e arcivescovo di Salisburgo (1177), prima di rientrare a Magonza. V. il cap. Kardinal Konrad von Wittelsbach, Erzbischof von Mainz und von Salzburg, in W. Goez, Lebensbilder aus

dem Mittelalter. Die Zeit der Ottonen, Salier und Staufer, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 20103, pp. 312-330.

87 Corrado I di Querfurt, proposto di Magdeburgo e Aquisgrana, vescovo di Würzburg dal 1197 al 1202 – anno in cui fu ucciso dal suo ministerialis Bodo di Rabensburg – era figlio del burgravio di Magdeburgo Burcardo II e di Matilde di Gleichen ed aveva studiato a Parigi con Lotario di Segni, il futuro Innocenzo III. Partecipò all’assedio di Thoron, nel Libano, durante la cosiddetta ‘crociata tedesca’ (v. C. Naumann, Der Kreuzzug Kaiser Heinrichs VI., Peter Lang, Frankfurt a. M. – Berlin 1994) intrapresa da Enrico VI, del quale fu rappresentante a Napoli e in Sicilia (una lettera di Corrado sulla condizione della Apulia, con ampie descrizioni delle caratteristiche geografiche, si ritrova nella Chronica

Slavorum di Arnoldo di Lubecca, hrsg. J. M. Lappenberg, MGH, SS, XXI, Hannover 1869, Unver. Nachdr.

Hiersemann, Stuttgart 1988, pp. 192-196). Su Corrado v. G. Bach, Konrad von Querfurt, Kanzler Heinrichs VI. Bischof

von Hildesheim und Würzburg, Bernward, Hildesheim 1988. Sulla sua morte v. B. Arnold, German Knighthood, 1050-1300, OUP, Oxford 1985, p. 227.

88 Volchero o Volgero (Wolfger) di Ellenbrechtskirchen o Erla (1140 ca.-1218), intraprese la carriera ecclesiastica dopo la morte della moglie, divenendo proposto a Münster, a Zell am See e poi canonico della cattedrale di Passau e successivamente vescovo di questa città (1191-1204), nonché Patriarca di Aquileia dal 1204 alla morte. Protettore di letterati, fu in rapporto con l’ignoto autore dei Nibelunghi, che lo volle omaggiare citandolo come vescovo ‘Pilgrim’ di Passau nell’avventura XXVI del poema (I Nibelunghi, ed. L. Mancinelli, Einaudi, Torino 19723, p. 224). Anche il famoso Minnesänger Walther von der Vogelweide fu attivo alla sua corte. Cfr. E. Boshof – F. P. Knapp, Wolfger von

Erla: Bischof von Passau (1191-1204) und Patriarch von Aquileja (1204-1218) als Kirchenfürst und Literaturmäzen,

Winter, Heidelberg 1994, nonché il cap. Wolfger, Bischof von Passau, Patriarch von Aquileia, in W. Goez,

Lebensbilder aus dem Mittelalter, cit., pp. 389-407.

89 Gardolfo di Harbke, vescovo di Halberstadt dal 1193 al 1201.

90 Si tratta di Bertoldo II, dal 1171 al 1185 canonico della cattedrale di Naumburg, il quale, dopo la morte del prelato Udone II di Veldenz, nel 1186 venne ordinato vescovo di Naumburg-Zeitz dall’arcivescovo Wichmann di Seeburg. Morì nel 1206.

91 Federico V, duca di Svevia, figlio del Barbarossa, fratello di Enrico VI di Hohenstaufen, morì il 20 gennaio 1991 durante l’assedio di San Giovanni d’Acri.

92 Enrico di Braunschweig, detto ‘il Vecchio’, figlio di Enrico il Leone e di Matilde d’Inghilterra, fu conte palatino del Reno (Reni nel ms. B, regni nel ms. A), con il nome di Enrico V, dal 1195 al 1213. Nel 1191 accompagnò Enrico VI in Italia, prendendo parte all’assedio di Napoli. Il suo matrimonio nel 1194 con Agnese del Palatinato, appartenente alla dinastia sveva, segnò la temporanea riconciliazione tra i Guelfi e gli Hohenstaufen. Prese parte alla ‘crociata tedesca’. Morì nel 1227 e fu sepolto nel duomo di Braunschweig.

93 Federico I di Babenberg, detto ‘il Cattolico’, era figlio di Leopoldo V di Babenberg, duca d’Austria e di Stiria. Morì nel 1198 al ritorno dalla Terrasanta, dove si era recato alla guida di un contingente armato.

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palatino di Sassonia e langravio di Turingia95, il margravio Alberto di Brandeburgo96, il maresciallo dell’impero Enrico di Kalden97, il margravio Corrado di Landsberg98, il margravio Teodorico di Meissen99), conti, magnati e moltissimi personaggi in vista di quell’esercito100 notarono con occhio benevolo che la nuova piantagione101 dell’Ospedale produceva a tempo debito frutti copiosi, nobili

94 Enrico I ‘il Coraggioso’, duca di Brabante e di Lotaringia, era figlio di Goffredo III di Lovanio e di Margherita di Limburgo. Fu uno dei capi della III crociata. Dopo l’assassinio di Filippo di Svevia, Enrico si propose come successore: nella lotta che seguì, fu sconfitto insieme a Ottone IV e agli inglesi nella grande battaglia di Bouvines (27 luglio 1214), in cui trionfarono le truppe francesi guidate da Filippo Augusto: la corona inglese perse i propri possedimenti in Francia e l’imperatore fu costretto ad abdicare. Enrico di Brabante morì nel 1235 a Colonia e fu sepolto a Lovanio, “ubi et Magthildis, uxor sua, et Maria imperatrix, filia eorundem, tumulate sunt” precisa la Chronica de origine ducum

Brabantiae (hrsg. J. Heller, MGH, SS, XXV, Hannover 1880, Unver. Nachdr. Hiersemann, Stuttgart 1974), che alle pp.

409-410 riporta la vita di Enrico I.

95 Ermanno I fu langravio di Turingia dal 1190 alla morte, avvenuta a Gotha nel 1217. Dopo la morte del fratello maggiore Ludovico III di Turingia durante la III crociata, ottenne la contea palatina di Sassonia. Nell’aspra lotta tra Filippo di Svevia e Ottone IV per la successione ad Enrico VI, Ermanno cambiò ripetutamente fazione: solo nel 1211 parteggiò decisamente per il nipote del Barbarossa, Federico II di Hohenstaufen. La sua corte fu frequentata da letterati e poeti quali Wolfram von Eschenbach, l’autore del Parzival, e Walther von der Vogelweide.

96 Alberto II fu margravio di Brandeburgo dal 1205 – allorché subentrò al fratello maggiore Ottone II – fino alla morte (25 febbraio 1220). Apparteneva alla dinastia degli Ascanidi ed era nipote di Alberto l’Orso, fondatore della Marca di Brandeburgo nel 1157. Prese parte alla III crociata. Nella lotta per il trono tra Staufer e Guelfi, Alberto appoggiò Filippo di Svevia, ma dopo che questi venne assassinato nel 1208, passò alla parte avversa. Fu aspro rivale dell’arcivescovo Alberto I di Magdeburgo.

97 Enrico di Kalden († 1214 ca.) fu un ministeriale a servizio di varî sovrani tedeschi (Enrico VI, Filippo, Ottone IV e Federico II). Con Enrico VI partecipò alla campagna per la conquista della Sicilia (1189-1190), che per Enrico di Kalden, impegnato in Abruzzo e in Puglia, si rivelò estremamente gravosa ma che alla fine, dopo il sacco e la conquista di Catania (1194), risultò pure vittoriosa. Come maresciallo dell’Impero, fu uno dei capi della III crociata. Vendicò la morte di Filippo di Svevia uccidendo e decapitando il colpevole, Ottone di Wittelsbach, a Oberndorf, presso Ratisbona. 98 Corrado II, margravio di Landsberg, apparteneva a una famiglia di misteriales della casata sassone dei Wettin, che nel sec. XI aveva ottenuto la Marca Orientale in un territorio precedentemente abitato dagli Slavi. Era figlio del margravio Dedo e di Matilde di Heinsberg. Prese parte alla ‘crociata tedesca’. Nel 1190 ereditò la Lusazia dal padre e nel 1207 Groitzsch e Sommerschenburg (in Sassonia) dal fratello Teodorico. Aveva sposato Elisabetta di Polonia, una figlia del duca Mieszko III. Corrado II morì il 6 maggio 1210 e venne sepolto nel monastero benedettino sassone di Zschillen (oggi Wechselburg). Altre notizie su Landsberg infra.

99 Teodorico fu margravio di Meissen dal 1198 fino alla morte, avvenuta nel 1221. Era figlio di Ottone II di Meissen e di Edvige di Ballenstedt. Lottò a lungo contro il fratello Alberto per la successione al padre. Nel 1195 partì per la Terrasanta. Dopo la morte di Alberto e di Enrico VI, Ottone riuscì finalmente a ottenere la ricca regione di Meissen. Fu sostenitore di Filippo di Svevia contro Ottone IV e rimase sempre dalla parte degli Staufer. Nel 1217 conquistò la città di Lipsia. Aveva sposato Jutta, figlia del langravio Ermanno di Turingia (v. supra). La morte di Teodorico è avvolta nel mistero, poiché molti sostennero che fu vittima di un avvelenamento.

100 Nel Burchardi et Cuonradi Uspergensium chronicon (hrsg. O. Abel – L. Weiland, MGH, SS, XXIII, Hannover 1874, Unver. Nachdr. Hiersemann, Stuttgart 1986, p. 364) si legge: “Alamanni vero ad obsidionem Teroni castelli accesserunt ibique mensibus aliquot commorati, audita morte imperatoris Heinrici recesserunt. Quorum principes fuerunt isti: Cuonradus Maguntinus archiepiscopus, Cuonradus cancellarius imperatoris, Heinricus dux Saxoniae, Liupoldus dux Astriae, dux Brabantiae, Hermannus lantgravius de Turingia, frater Lodovici, quem supra memoravimus, Pataviensis episcopus, Ratisponensis episcopus, Cicencis episcopus, Halberstatensis episcopus, marchio Cuonradus, Albertus comes, Heinricus Caladinus marscalcus et plures alii”.

101 Sal 143, 12. Espressioni come novella plantatio, plantare per indicare la diffusione del verbo divino si ritrovano, in ambito nord-orientale, anche in altri autori, quali Elmoldo di Bosau, Chronica Slavorum, hrsg. H. Stoob, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 2002 (praef.; I, 3.55.92) o Enrico di Lettonia, Chronicon Livoniae, ed. P. Bugiani, Books & Company, Livorno 2005 (I, 6; XXXIII, 4; XXIV, 2.4-5; XXIX, 2.8). Cfr. B. Bombi, Novella Plantatio Fidei. Missione e crociata nel Nord Europa tra la fine del XII e i primi decenni del XIII secolo, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma 2007; L. Kaljundi, Young Church in God’s New Vineyard. The Motifs of Growth and

Fertility in Henry’s Chronicle of Livonia, in «Ennen & nyt», 4 (2004), ed. digit. www.ennenjanyt.net/; ead., Waiting for the Barbarians: Reconstruction of Otherness in the Saxon Missionary and Crusading Chronicles, 11th-13th Centuries

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e belli, e sperarono senza dubbio alcuno che il Signore l’avrebbe fatta crescere e in futuro ne avrebbe dilatato i rami, facendola fruttificare in abbondanza102.

I suddetti principi stabilirono che Federico, duca di Svevia, inviasse una solenne legazione a suo fratello, Enrico VI, signore serenissimo, re dei Romani e futuro imperatore, per ottenere dal papa l’istituzione e la fondazione ufficiale dell’Ospedale. Il papa, ascoltati i messaggeri e propenso a esaudire le loro devote preghiere, istituì e fondò nel nome del Signore nel suddetto ospedale l’Ordine dei Fratelli dell’Ospedale di Gerusalemme, in favore dei poveri e degli infermi, e l’Ordine dei Cavalieri del Tempio, destinato a sostenere i chierici, i cavalieri e gli altri fratelli; permise ai confratelli dell’Ospedale di indossare un mantello bianco con una croce nera103; concesse inoltre tutte le franchigie, i privilegi e le indulgenze che i venerandi suddetti ordini degli Ospitalieri e dei Templari avevano ottenuto dalla sede apostolica, affinché se ne servissero liberamente. Era infatti giusto che coloro che avevano il pio proponimento di compiere le stesse virtuose imprese fossero uguali anche nel vedersi riconosciuti i benefici della Santa Sede104. In tal modo venne istituito, approvato e dotato di numerosi privilegi il venerabile Ordine dei Fratelli dell’Ospedale di Santa Maria dei Teutoni in Gerusalemme. Questa è la vigna eletta del Signore Sabaoth105, che tu, Gesù Cristo106, hai istituito e le fosti da guida nel suo cammino. Hai affondato le sue radici ed essa ha

riempito la terra; dopo l’hai trapiantata altrove e hai espulso i pagani dalle terre di Prussia e di Livonia, l’hai innestata lì e adesso stende i suoi tralci fino al mare e ai fiumi107.

Questo venerabile Ordine cavalleresco non solo è stato approvato in terra dagli uomini, ma anche prefigurato ripetutamente come simbolo del cielo e della terra. Tra le antiche storie leggiamo che il grande patriarca Abramo aveva combattuto con i suoi 318 servi per la liberazione di suo fratello, timorato di Dio; dopo che ebbe svincolato gli innocenti dalla prigionia e riportato la vittoria sui re, Melchisedek, re e sacerdote, offrì al patriarca stesso doni di pane e vino con la benedizione di Dio l’Altissimo, grazie alla cui protezione erano caduti in mano sua i nemici108. Da allora iniziarono le battaglie dei fedeli contro stuoli di pagani; da allora lo Spirito Santo, che nella chiesa occupa il posto supremo, rivelò con quanta benignità protegga quei combattenti, benedetti e tutelati dalla chiesa, e come li sostenga con speciale benevolenza, confermando con indulgenze e privilegi i possedimenti consacrati e donati ai soldati del Crocifisso. Questo Ordine, prefigurato come simbolo del cielo e della terra, sembra essere l’unico e il più eminente che si dolga dell’obbrobrio della croce del Cristo e che si consacri alla riconquista della Terrasanta, oppressa dai pagani e riservata invece

102 Tabulae Ordinis Theutonici, cit., ibidem. La conduzione dell’ospedale passò temporaneamente a due uomini del seguito di Federico, duca di Svevia: il cappellano Corrado e il camerarius (v. nota II, 11) Burcardo. Corrado – primo superiore dei fratres – scelse la denominazione “Ospedale di Gerusalemme” nella speranza di rientrare nella città santa (“ea spe et fiducia, ut terra sancta christiano cultui restituta in civitate sancta Jerualem domus fieret ordinis principalis, mater, caput pariter et magistra”). Ma anche queste notizie – così come la successiva legazione a Enrico VI – le ricaviamo da un testo come la Narratio, la cui affidabilità non è garantita: ad esempio U. Arnold dubita dell’esistenza di tali Corrado e Burcardo e intravede piuttosto il tentativo di legare fin dagli inizi l’Ordine Teutonico agli Staufer (Entstehung und Frühzeit des Deutschen Ordens, cit., p. 85). I riferimenti a Gerusalemme – pure in seguito – intenderanno evidenziare i trascorsi in Terrasanta, se non altro per nobilitare l’Ordine: l’Ospedale “fu un tempo a Gerusalemme e adesso si trova a san Giovanni d’Acri” sottolineerà ancora nel 1211 un diploma del re d’Ungheria Andrea II (S. Gouguenheim, Les Chevaliers Teutoniques, cit., pp. 25-28; 31). V. anche M.-L. Favreau-Lilie, L’Ordine

Teutonico in Terrasanta (1198-1291), in H. Houben (a cura di), L’Ordine Teutonico nel Mediterraneo, Congedo,

Galatina 2004, pp. 55-72.

103 Il bianco simboleggiava la purezza, il nero la penitenza e l’umiltà. Sorse una querelle non da poco con i Templari per la questione del mantello, che era un segno distintivo rilevante; la questione sarà risolta definitivamente solo da papa Onorio III nel 1221: “indulgemus, ut nullius contradictione obstante libere utamini mantellis et aliis vestibus secundum statutum ordinis vestri” (Tabulae Ordinis Theutonici, cit., nr. 308, pp. 280-281).

104 Qui Dusburg fa però riferimento alle concessioni di Onorio III del 9 gennaio 1221 (v. Introduzione).

105 Sal 92, 13. Cfr., tra gli altri, San Bernardo, Lettere. Parte seconda (211-548), a cura di F. Gastaldelli – E. Paratore, Scriptorium Claravallense, Milano 1987, p. 106, ep. 240; Arnoldo di Lubecca, Chronica Slavorum, cit., p. 147 (III, 5). 106 Christe nei mss. CE.

107 Sal 79, 10-12. 108 Gen 14, 14-20.

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ai cristiani. Giovanni vide infatti la chiesa militante discendere dal cielo da quella trionfante sotto forma di nuova Gerusalemme109; in essa militano per Dio, con le altre schiere, le potestà delle virtù celesti e debellano ogni potenza avversa. Questa visione ci ammonisce che per certo nella chiesa militante si debbono trovare soldati che abbiano fatto voto di cacciare la tirannide degli infedeli, ostile alla chiesa, poiché l’Altissimo ha fissato i confini dei popoli fedeli secondo il numero e il compito degli angeli di Dio. Di ciò v’è testimonianza anche in terra110. Infatti ai tempi di Mosè,

Giosuè e degli altri giudici di Israele, i soldati del Signore111, con nuove guerre volute da Dio, annientarono completamente la stirpe di Enachim e gli altri malvagi abitanti della Terrasanta, coeredi della perfidia dei giganti, che l’avevano invasa come leoni: li eliminarono, salvo quelli che – pur sotto il peso della schiavitù – il decreto divino risparmiò per l’istruzione del popolo. Con il passare del tempo si moltiplicarono pure le profezie di questo Ordine. David infatti, secondo il volere di Dio112, fu innalzato a re dei fedeli e, come profeta che annunciava il futuro, proclamò i più chiari presagi di tale Ordine e volle che le schiere dei Cretei e dei Peletei113 diventassero membri del suo seguito; essi avrebbero avuto il compito, secondo il significato del loro nome, di essere in permanenza sue guardie del corpo, per sterminare chi lo minacciava di morte. Con “Cretei” si intendono “gli sterminatori” e con Peletei quelli che “salvano miracolosamente”114. Siccome David

era un profeta e uno strumento fedele dello Spirito Santo, intravedeva sia il presente che il futuro nella Scrittura della verità e insegnava, attraverso la distinzione del suo seguito, che nei tempi ultimi Cristo, il capo della chiesa, avrebbe avuto delle guardie che115, rendendo più preziose le loro anime, dopo aver cinto al fianco le spade sante116, sarebbero state – loro, gli uomini più valorosi d’Israele117 – attorno alla lettiga di Salomone, onde allontanare dalle terre dei cristiani i timori notturni118 della tenebrosa incredulità. Mi viene in mente anche l’encomiabile coraggio e la lotta per il Signore dei Maccabei, i quali nutrendosi del vile cibo del deserto per non essere partecipi dell’altrui contaminazione119, pieni di zelo per la legge e la fede, sorretti dall’aiuto di Dio, annientarono Antioco Epifane, radice dell’iniquità, che aveva tentato di attrarre ai riti pagani e al lupanare120 il popolo di Israele, onde purificare di nuovo il luogo santo, recuperare la cittadella di

Sion121 e restituire122 la pace alla regione. Questo sacro Ordine – intendo quello dell’Ospedale di Santa Maria dei Teutoni in Gerusalemme – imitando con valore tali battaglie grazie ai suoi membri più insigni meritò che gli fossero conferiti diversi compiti, diversamente ricoperti con grande dignità, conformi al volere di Dio. Sono cavalieri e combattenti della chiesa, pieni di zelo per la legge, che con la decisa autorevolezza dell’azione hanno abbattuto i nemici. Compiono anche opere di pietà, accogliendo stranieri, pellegrini e poveri. Inoltre tra di loro ci sono quelli che, con viscerale compassione e con fervida dedizione hanno assistito negli ospedali i malati e gli infermi. Tra i membri dell’Ordine un posto rispettabile e utilissimo spetta ai chierici: sono come scintille che brillano123 tra i confratelli laici in tempo di pace e li esortano all’osservanza della regola, celebrando

109 Ap 3, 12. 110 Sott. ‘santa’. 111 Gdc 5, 8.

112 At 13, 22. Questa parte si basa sul Prologo degli Statuti dell’Ordine. 113 2 Re 15, 18.

114 Dusburg probabilmente aveva letto nei De nominibus Hebraicis di Girolamo il significato di ‘Cretei’ e ‘Peletei’ oppure nei Commentaria in Ezechielem dello stesso Girolamo o di Rabano Mauro (risp. Migne PL 23, coll. 811, 815, 819; PL 25, col. 238; PL 110, col. 763).

115 qui nei mss. CE, qui non nel ms. A. 116 Sal 44, 4.

117 fortissimi Israelitae viri nel ms. C; fortissimum Israhel veri nel ms. A. 118 Ct 3, 7-8.

119 2 Mac 5, 27. 120 2 Mac 4, 10; 4, 12. 121 1 Mac 4, 36-37.

122 redderent nei mss. BCE, redderant nel ms. A. 123 Sap 3, 7.

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i servizi divini e amministrando i sacramenti, ma ai fratelli che dovranno correre alle armi mostreranno il succo d’uva124 e di more ovvero la memoria del Signore crocifisso, accrescendo il valore di costoro in battaglia. E così operando instancabilmente da una parte tra i cavalieri più gagliardi, dall’altra tra gli infermi e i malati, sorvegliando negli uni le coscienze e preparando gli altri alla morte, svolgono con dolcezza di spirito le loro mansioni. I varî sommi pontefici, guardando con benevolenza quest’Ordine religioso, che sempre più si ampliava a giovamento della santa chiesa, lo hanno onorato e consolidato con numerosi privilegi, immunità e franchigie125.

2. FRATELLO ENRICO WALPOT, PRIMO MAESTRO DELL’OSPEDALE DI SANTA MARIA DEI TEUTONI

Fratello Enrico detto Walpot126, il primo maestro dell’Ospedale di Santa Maria dei Teutoni, governò l’Ordine per molti anni; morì il 24 ottobre e venne sepolto ad Acri127. I cittadini di Brema e di Lubecca che, come detto, erano stati i fondatori dell’Ordine, volendo rientrare in patria una volta adempiuto il voto del pellegrinaggio, consigliati dal già menzionato Federico, duca di Svevia, e dai nobili tedeschi che avevano preso parte all’assedio di Acri, avevano offerto a Enrico l’ospedale, con tutte le varie dotazioni e dipendenze, che erano commisurate alle necessità di allora. Lì, con i suoi confratelli, Enrico prestava umilmente servizio agli infermi e somministrava loro il necessario. Ma dopo la presa128 della città di Acri, fratello Enrico comprò all’interno delle mura, dinanzi alla porta di san Nicola, un giardino dove poi costruì una chiesa, un ospedale e diversi edifici e con i suoi confratelli servì Dio e gli infermi. In questa chiesa fu sepolto il duca Federico di Svevia129, morto durante la crociata, perché mentre era in vita aveva espresso il desiderio di essere inumato in chiesa.

3. FRATELLO OTTONE, IL SECONDO MAESTRO

Fratello Ottone, il secondo maestro, governò l’Ordine per molti anni; morì il 2 giugno [1209?] e fu sepolto ad Acri130.

4. FRATELLO ERMANNO, IL TERZO MAESTRO

124 uve nei mss. BC, ed è la lezione più logica: altrimenti, seguendo il ms. A, che legge sanguinem vitae, ci aspetteremmo mortis e non mori e risulterebbe errata la citazione da 1 Mac 6, 34. Nell’ed. Töppen sanguinem vivere et

mori.

125 Cfr. Die Statuten des Deutschen Ordens, cit., pp. 23-26.

126 Sui cosiddetti ‘by-names’ ossia quelli – sia baltici che germanici – introdotti in latino da formule quali dictus e simili, nonché sul loro trattamento da parte del cronista v. D. Stifter, Old Prussian kellewe∫ze ‘Driver of a cart’, in «Historische Sprachforschungen», 121 (2008 [2010]), pp. 280-295.

127 Enrico Walpot, cavaliere appartenente a una famiglia originaria del basso Reno, in realtà fu a capo dei Teutonici soltanto dal 1198 al 1200: morì probabilmente il 5 novembre 1200, non il 24 ottobre. Walpot, intenzionato a militarizzare l’Ospedale, di cui prima era stato precettore, nel marzo 1098 aveva ricevuto da Gilberto Erail un esemplare della Regola del Tempio. Si era poi recato con il vescovo Volgero di Passau (v. supra) da Innocenzo III al fine di ottenere l’autorizzazione pontificia. Le approssimazioni, relativamente a questo periodo, sono inevitabili, perché – come scrive M. Tumler – “la storia dell’Ordine Teutonico insino al 1210 rimane così oscura che fino al momento in cui non diventa un ordine militare, non si può neppure stabilire con sicurezza l’appellativo del capo, che dopo invece diventa

magister, in ted. Hochmeister” (Der Deutsche Orden im Werden, Wachsen und Wirken bis 1400, Panorama, Wien 1955,

p. 29).

128 captionem nei mss. BCE, captivitatem nel ms. A.

129 Federico, arrivato ad Acri l’8 ottobre 1190, vi morì – come detto – il 20 gennaio 1991, durante la pestilenza (v. nota cap. I, 1).

130 Ottone (di Kerpen) rimase in carica nove anni (1200-1209). Di lui si conosce solo il nome: l’appellativo “di Kerpen”, con il quale è citato in tutti gli elenchi degli Hochmeister, è un’invenzione quattrocentesca. Quanto alla data di morte, si considera probabile il 7 febbraio 1209.

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Fratello Ermanno131, chiamato Bart, il terzo maestro, governò l’Ordine per molti anni, morì il 20 marzo [1209] e fu sepolto ad Acri.

5. FRATELLO ERMANNO DI SALZA, IL QUARTO MAESTRO

Fratello Ermanno di Salza [1209-1239], il quarto maestro, governò l’Ordine per tantissimi anni, morì il 24 luglio e fu sepolto a Barletta132. Dotato di facilità di parola, era cortese, saggio, prudente, previdente e illustre in tutte le sue azioni. Dopo essere stato eletto, si rese conto che l’Ordine era debole; in presenza di alcuni confratelli affermò che avrebbe dato volentieri un occhio perché l’Ordine, nel periodo del suo mandato, diventasse così forte da avere dieci fratelli cavalieri – non di più – sotto le armi133. Ma che hai fatto, o buon Gesù, tu che sempre sostieni le giuste aspirazioni e, clemente, non manchi di riconoscere ogni pio desiderio? Restarono forse insaziate le aspettative134 di Ermanno? Certo che no! Anzi hai più che ampiamente soddisfatto la brama del suo cuore135. Infatti nel periodo in cui egli lo guidò, l’Ordine si rafforzò al punto che poco dopo la sua morte si contavano già duemila confratelli, tutti appartenenti all’aristocrazia tedesca. Anche il famoso langravio di Turingia, Corrado, prese l’abito dell’Ordine con un cospicuo seguito di nobili136. Al

tempo di fratello Ermanno furono conferiti i più significativi privilegi papali e imperiali all’Ordine137, che ricevette considerevoli donazioni anche in Puglia, Romania, Armenia, Germania, Ungheria – il territorio del Burzenland138, a essere precisi – in Livonia e in Prussia. Grazie a lui l’Ordine raggiunse altezze tali come mai si era udito al mondo; nessun ordine religioso, secolare o spirituale, ha mai compiuto progressi simili sulla terra grazie a un solo uomo. E ciò non deve sorprendere. Dio gli concesse la grazia di essere amato da tutti e di lui si può davvero dire che fu caro a Dio e agli uomini139. Aveva l’appoggio incondizionato del papa, dell’imperatore, come pure di altri principi, guadagnandosi la loro benevolenza sì da ottenere tutto ciò che chiedeva per il prestigio e l’utilità del suo Ordine. Dopo che venne duramente domata la rivolta dei Veneziani, che

131 Chiamato anche Enrico. Egli governò in realtà pochissimo, verosimilmente dal febbraio al giugno del 1209. Né Bart né Ottone si recarono mai in Europa e si dedicarono a installare saldamente l’Ordine in Terrasanta. I fratres di stanza in Palestina provenivano per la maggior parte dalla Franconia, dall’Assia e dalla Renania; in Prussia, come vedremo, prevarranno invece quelli di origine turingia.

132 Nel luglio del 1238 “aput Veronam etiam magistrum domus Teutonicorum, infirmum redeuntem de partibus Ultramontanibus, recipit imperator” e in agosto “magister domus Alamannorum Salernum se confert pro sanitate recuperanda” (Riccardo di san Germano, Chronica, hrsg. G. H. Pertz, MGH, SS, XIX, Hahn, Hannover 1866, Unver. Nachdr. Hiersemann, Stuttgart 1989, p. 376). Le condizioni di Ermanno invece si aggravarono e il 20 marzo 1239 spirò a Salerno e venne poi sepolto a Barletta.

133 Riecheggia Guglielmo di Tiro, il quale, riferendosi ai Templari, scrive che “cumque iam annis novis in eo fuissent proposito, non nisi novem erant” (Chronicon, cit., p. 554).

134 Sal 77, 30. 135 Sal 20, 3.

136 Su Corrado di Turingia, primo principe territoriale a entrare nell’Ordine Teutonico (fino ad allora i fratres provenivano dal ceto ministeriale), di cui fu Gran Maestro negli anni 1239-1240, succedendo a Ermanno di Salza e precedendo Gherardo di Malberg (1240-1244), v. nota II, 11. Su Gherardo di Malberg v. N. E. Morton, cit., pp. 99-100; S. Gouguenheim, Les Chevaliers Teutoniques, cit., pp. 501-504; W. Urban, The Prussian Crusade, cit., p. 216, n. 3). 137 Su questo passo v. J. Wenta, Bemerkungen über die Funktion eines mittelalterlichen historiographischen Textes: die Chronik des Peter von Dusburg, in T. Kölzer u. a. (hrsg.), De litteris, manuscriptis, inscriptionibus...Festschrift zum 65. Geburtstag von Walter Koch, Böhlau, Wien – Köln – Weimar 2007, pp. 679-680.

138 Regione fra Transilvania e Valacchia (oggi Romania), definita “terram desertam et inhabitatam Borza nomine ultra Silvas versus Cumanos sitam” (Tabulae Ordinis Theutonici, cit., nr. 158, p. 156: ma al riguardo v. D. Buschinger – M. Olivier, cit., p. 93). Andrea II, per proteggere il suo regno dai Cumani, nel 1211 aveva fatto delle donazioni all’Ordine Teutonico, che proprio nel Burzenland (rom. Ţara Bîrsei, ung. Barcaság) cercò di formare uno stato sovrano: Onorio III staccò la Terra Borsa (o Burza) dall’arcivescovado di Transilvania per porla sotto la diretta tutela di Roma, lasciando pero i fratres come domini terrae. Il re d’Ungheria (v. Introduzione) non accettò questi sviluppi, mise fine con la forza all’esperimento ed espulse i Teutonici (1225). V. la recente ricerca di H. Zimmermann, Der Deutsche Orden in

Siebenbürgen: Eine diplomatische Untersuchung, Böhlau, Köln 2011.

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si erano ribellati all’impero, un grande frammento della santa croce140 fu offerto come omaggio spirituale all’imperatore Federico II, che il sovrano concesse poi al suddetto maestro; questi l’inviò in Prussia, nella città di Elbing141, dove fino ad oggi tale frammento viene conservato e venerato dai fedeli cristiani per i numerosi miracoli che il Signore ha operato per suo tramite. Una volta, allorché sorse un contrasto segreto tra Onorio III e Federico II, accadde che entrambi rimisero la questione nelle mani di fratello Ermanno142. Quando egli ne fu informato, si rifiutò di intervenire, asserendo

che era veramente sconveniente per lui accollarsi una disputa fra coloro che dominavano il mondo: lui era un uomo umile e non possedeva alcun titolo particolare. La conseguenza fu che sia il pontefice sia l’imperatore tennero in considerazione ancora maggiore fratello Ermanno; a lui e ai suoi futuri successori, in qualità di maestri dell’Ordine Teutonico, attribuirono la dignità di principe143. Come simbolo di questo titolo, il papa gli offrì un anello mentre il sovrano gli consentì di esporre le insegne imperiali sul suo vessillo. Più di una volta Ermanno compose amichevolmente i dissidi fra di loro144.

Fine della prima parte di questo libro

140 Il 12 ottobre 1233 Gregorio IX concede dieci giorni di indulgenza a coloro che onoreranno “crucem de ligno domini gloriosam, quam dil. fil. fratres hosp. s. Marie Teuton. habent in Pruscie partibus” (Preussisches Urkundenbuch – d’ora in poi PrUB – 1.1.103, pp. 76-77 ed. R. Philippi, Hartungsche Verlagsdruckerei, Königsberg 1882). Il riferimento a Venezia non è chiaro. Nella città lagunare, che con lo stupor mundi non ebbe rapporti particolarmente ostili, si considerava in maniera assai negativa l’alleanza tra Ezzelino da Romano e l’Impero, ma senza interventi concreti. Forse a Dusburg era nota l’impiccagione – voluta da Federico II – di Pietro Tiepolo (figlio del doge Jacopo) che aveva guidato le milizie anti-imperiali milanesi a Cortenuova (1237).

141 Pol. Elbląg, non lontano dalla foce del fiume omonimo e della Nogat, un ramo della Vistola che, differentemente dal corso principale, si getta nel Frisches Haff e non nella Baia di Danzica: da quest’ultima città, Elbing dista poco più di 50 chilometri.

142 V. il cap. Hermann de Salza et Frédéric II, in L. Dailliez, Les Chevaliers Teutoniques, Perrin, Paris 1979, pp. 47-62. 143 È attraverso la Bolla d’Oro di Rimini che Ermanno ottiene il riconoscimento (v. Introduzione). Tale atto fu ritenuto così esaustivo (e conveniente) che nel 1245 Enrico di Hohenlohe chiederà alla cancelleria imperiale di applicarlo pure alla Curlandia e alla Semigallia.

144 Ermanno di Salza (Hermann von Salza) guidò i Teutonici dal 1209 al 1239. Era nato verso il 1180 in una famiglia della zona di Gotha e Langensalza in Turingia, appartenente al ceto dei ministeriales (ovvero cavalieri-servi di origine contadina, che a poco a poco avevano acquisito indipendenza e libertà: quindi non solo Dienstmänner ma anche

Dienstherren che occupavano il primo rango tra i pubblici ufficiali dell’Impero; nel XIV sec. si stabilizzò

definitivamente il loro status aristocratico di Ritterschaft ovvero di classe cavalleresca). Ermanno ottenne i primi territori per l’Ordine dal re Leone I di Armenia, che incontrò nel 1212 (Leone definì i fratres “successori dei Maccabei”). In seguito Ermanno si distinse nella quinta crociata (v. N. E. Morton, cit., pp. 32 segg.), durante la quale combatté a Damietta insieme ai suoi confratelli, che si mostrarono valorosi al punto da essere chiamati più volte, da allora in poi, “nuovi Maccabei” anche da Onorio III (v. M. Fischer, The Books of Maccabees and the Teutonic Order, in «Crusades», 4 (2005), pp. 59–71). Grazie ai seimila marchi d’argento ricevuti in dono nel 1220 da Leopoldo VI, duca d’Austria, Ermanno di Salza entrò in possesso delle terre di Ottone di Hennenberg e di sua moglie, Beatrice di Courtenay, eredi di Joscelin III, ultimo conte di Edessa. Fece di Montfort (oggi al-Qurain) il suo quartier generale. Al termine della suddetta crociata, Ermanno ottenne altre donazioni in Grecia, Italia e Francia, prima di ricevere il Burzenland. Fu abile diplomatico allorché Gregorio IX scomunicò Federico II per aver tardato a prendere la croce per la Terrasanta: nel 1230 li riconciliò con il trattato di San Germano; parimenti fece da intermediario tra Federico e i comuni lombardi. Nel trentennio di Ermanno l’Ordine Teutonico si sviluppò a tal punto che egli può esserne considerato il secondo fondatore. Cfr. M. Tumler, cit., pp. 33-42. Una sferzante sintesi della biografia di Ermanno di Salza (uomo politico sì, monaco per niente...) si legge in K. Górski, L’Ordine teutonico. Alle origini dello stato prussiano, Einaudi, Torino 1971, p. 41. Sui rapporti tra gli Staufer e i Teutonici v. U. Arnold, Die Staufer und der Deutsche Orden, in L. Bisgaard et alii (edd.), Medieval Spirituality in Scandinavia and Europe, Odense University Press, Odense 2001, pp. 145-155. Sulle basi in Italia dell’Ordine, comprese quelle altoatesine, v. M. Tumler, cit., pp. 69-90, nonché gli studi di K. Toomaspoeg citati in bibliografia e nella Introduzione. Chiosa N. E. Morton: “A Ermanno si deve la notevole espansione dell’Ordine Teutonico sotto il profilo della forza materiale, della potenza militare e del prestigio internazionale. La sua vita è la prova che un maestro abile e determinato era un elemento cruciale per il successo di un ordine militare” (cit., p. 83). Straniante infine per noi europei la definizione di W. Urban: “Ermanno di Salza [...] fu un

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