• Non ci sono risultati.

LA CRITICA A SOCRATE NEL PENSIERO DI FRIEDRICH NIETZSCHE. di Antonio Binni. Grafica, impaginazione, editing a cura di Franco Ardito

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "LA CRITICA A SOCRATE NEL PENSIERO DI FRIEDRICH NIETZSCHE. di Antonio Binni. Grafica, impaginazione, editing a cura di Franco Ardito"

Copied!
8
0
0

Testo completo

(1)

Attualità, storia e cultura esoterica Febbraio 2021

1

LA CRITICA A SOCRATE NEL PENSIERO DI FRIEDRICH NIETZSCHE di Antonio Binni

Grafica, impaginazione, editing a cura di Franco Ardito

(2)

La critica a Socrate nel pensiero

di Friedrich Nietzsche

A

ntonio

B

inni

Gran Maestro Emerito

2

(3)

Gran Maestro Emerito

A sinistra:

F. Nietzsche ritratto da Edvard Munch.

Sopra: Francobollo commemorativo per il 110° anniversario della morte di Friedrich Nietzsche.

E’

3

stato un caso esemplare di frainten- dimento di giudizio, forse il maggiore conosciuto.

Considerato, dapprima, come un originale pensato- re: di poi, di volta in vol- ta, come un visionario di genio o un semplice mora- lista, è stato, da ultimo, fi- nalmente riconosciuto per quello che era veramente:

un autentico filosofo. Un filosofo rigoroso, profondo, acuto, penetrante, sorretto da una cultura solida e da una logica ferrea.

Da giovane gli è stata incredibilmente respinta la candidatura per la cattedra di filosofia alla Università di Basilea perché ricono- sciuto come del tutto digiu- no della materia. Eppure fu certamente il filosofo più influente del Novecen- to, con un suo posto nella storia del pensiero occiden- tale, accanto a Descartes, Leibniz, e Kant.

Ma non è mai stato un filosofo di professione!

Divenne filosofo attra- verso un avventuroso esercizio del pensiero e della scrittura compiuto nella più profonda not- turna e meridiana solitudi- ne. Il che gli permise di non sottostare ai canoni tradi- zionali propri della filosofia accademica. Con la conse-

guenza che il suo pensiero ha finito per influenzare la letteratura mondiale e, in particolare, quella di lingua tedesca. Si pensi a Thomas Mann e al suo capolavoro La montagna incantata (1924) e all’austriaco Robert Musil con il suo romanzo fiume L’uomo senza qualità (1930).

Per non dimenticare anco- ra l’importanza della sua riflessione critica sull’opera musicale di Wagner, amico nemico per tutta la sua vita.

Nietzsche era professore di filologia classica. Né si può

dire che abbia

ap-

preso la filosofia da qual- cuno. Non si può dunque non gridare al miracolo, anche se dal gusto molto amaro, visto che un pen- siero, così vasto e acuto come quello del Nostro, si è affermato quando que- sti era ormai sprofondato nella notte della follia.

All’evidenza, non può esse- re questa la sede per trac- ciare una epitome, anche soltanto succinta, di una dottrina tanto complessa e variegata quale è stata, per certo, quella del Nostro fi- losofo con l’approdo - noto

quanto inevitabile - al nichi-

(4)

Gran Maestro Emerito

4

lismo, visto che, affermata la morte di Dio e dei valori tradizionali della civiltà occidentale, non poteva re- stare che il nulla. Quel nulla che è poi divenuta la cifra della moderna filosofia. A conferma e riprova della incisiva influenza e fortuna che il Nostro autore ancora oggi ha sulla materia.

Da qui la conseguente necessità di una scelta che circoscriva e delimiti l’ana- lisi: scelta che palesemente non può essere dettata unicamente da un crite- rio soggettivo. Riflettere su un punto o un altro di un fiume in piena di una riflessione incandescente non può infatti che essere, in principalità, dettato da una motivazione oggettiva.

Da qui la prefe-

renza all’argomento pre- scelto perché trattasi di un tema, oltre che di evidente importanza, di intrigante originalità, soprattutto perché mette in discussio- ne un pensiero ancora oggi dominante. A venticinque secoli dopo Socrate, noi continuiamo infatti a pen- sare ancora socraticamen- te, nonostante la critica, serrata e distruttiva, che di quel pensiero ha fatto Nietzsche, invero con un’a- cutezza e una

lucidità che non pos- sono

non lasciare sbalorditi.

Socrate ha insegnato che la vita non è degna di essere vissuta senza quella ricerca che conduce alla conoscen- za. Socrate comanda così di sapere, conoscere, classifi- care, descrivere. Solo così la vita si redime dalla sua ani- malità per divenire autenti- camente umana. Nell’ottica socratica solo la conoscen- za ha allora valore, non la vita in sé! L’esistenza, in tutta la sua complessità, a

questa stregua vie- ne così sacrificata

sull’altare della conoscenza.

Veduta che ancor oggi domina il nostro modo di pensare per- ché è alla cono- scenza-scienza che si guarda dai moderni come unico punto di riferimento autenti- camente sicuro.

Fare della conoscen- za la funzione guida della vita significa però - obietta il No- stro - allontanarsi dal- la vita, non partecipar- vi, visto che si conosce

solo

(5)

Gran Maestro Emerito

5

ciò di cui non si partecipa.

La razionalità, osserva ancora, non appartiene alla vita, è al di fuori della vita, alla stessa è pertan- to estranea. La domina dall’alto, per finire poi per giudicarla, quando invece la vita non accetta di esse- re giudicata.

La vita che agli albori abbiamo incominciato a vivere socraticamente - che è poi quello che noi ancora stiamo facendo - secondo Nietzsche risulta plasmata sul modello del dio Apollo, che è luce, misura, ordine, ragione, che, in quanto tale, osserva appunto la vita a distanza con un at- teggiamento interrogativo, non partecipativo, essen- zialmente valutativo.

Ma, afferma ancora il Nostro, l’esistenza conosce pure un cuore di tenebra, costituito da molteplici forze che si intersecano e violentemente si intrec- ciano. È il fondamento irrazionale dell’esistenza, forze barbariche che si chiamano passioni, tormenti, eccessi.

Sotto i colori sgar- gianti di Apollo si nasconde Dioni- so, il dio del delirio, dell’ebbrezza. Il dio che invita a superare il limite.

Il dio della contraddizione lacerante e della dissonan- za, abisso profondissimo,

fondo della esistenza stessa, che è crudeltà e ferocia.

Apollo e Dioniso - il gior- no e la notte - sono allora i due principi che, di per sé avversi, furono conciliati dai Greci nella forma della tragedia: dolore del conflit- to sfociato nella pace dello spazio-tempo. A differenza di noi moderni, abituati invece a tenere ingenua- mente separati i due profili esistenziali: la ragione, con la sua creazione intel- lettuale, da un canto, e la ubria- chezza, dall’altro.

Secondo il No- stro filosofo è poi colpa di Socrate l’a- vere spez- zato il fragile equilibrio fra i due prin-

cipi opposti. Socrate, supe- rando Omero ed Eschilo, ha infatti costituito il punto di inversione fra i Greci e i moderni. Da qui, secondo il Nostro autore, la neces- sità di un ritorno all’antico in vista della creazione di un uomo “nuovo” e di una

“nuova” società. Nuova, perché riempita da uno o più sensi, non dati, ma

creati dalla volontà

di

(6)

Gran Maestro Emerito

Sopra: Sergio Michilini, Nietzsche ritratto sul Tagliamento.

6

L’Übermensch, non è infatti, come pure abitualmente si tra- duce, un super-uomo, ma un uomo altro. Il prefisso über indica, infatti, il superamen- to, l’oltrepassamento, l’andare oltre, uno sfondamento in avanti che sfocia appunto in un altro da sé.

Questo “uomo nuo- vo” - proprio come il massone! - esterior- mente non si distin- gue dai suoi simili.

Interiormente è in- vece profondamente diverso, perché, con un lavorio impietoso di analisi verso sé stesso, sa realizzare un perfetto equili- brio fra la ragione apollinea e la forza barbarica dionisiaca.

Una visione, dunque, nuova, perché non più socratica, e di un uomo “nuovo” e di un mondo “nuovo”, intravisto dal Nostro, a conferma della sua natura di autentico filosofo. Filosofo autentico è infatti chi sa in- terpretare i segni del tempo presente e prefigurarne, nel contempo, il futuro, contribuendo - per dirla con Epicuro - “a guarire le malattie dell’anima” dei con- temporanei.

potenza (Wille zur Macht) dell’uomo nuovo. Dove la

volontà di poten- za altro non è che potenza di metamorfosi, sguardo

sul futuro essenzialmente incompiuto. Uomo nuovo, perché è un uomo che ha abbandonato la condizione umana per accedere ad una umanità superiore.

(7)

Gran Maestro Emerito

7

Conviene ribadirlo.

Non siamo in presenza di scritti di ricerca, né di stu- di disinteressati. All’oppo- sto, si tratta di scritti che si propongono di intervenire sulla situazione presente e di lasciare un segno indele- bile nelle coscienze dei let- tori. Un autentico insegna- mento se, com’è pacifico, educare significa proprio far cambiare direzione al modo di pensare.

Questa è la “nuova strada”

per una umanità “nuova”, non più socratica, capace di superare lo stato

attuale nel quale il Nostro scrive.

Anche se poi, in questa società non più socratica, non si ha più bisogno di verità trascendenti né di Dio, prodotti di una fondamentale doman- da di sicurezza propria del socratismo. Fotografia puntuale del nostro oggi, mentre l’anticristianesimo del Nostro è propriamente il frutto della mai tradita esperienza del luteranesi- mo da parte del filosofo, figlio e nipote di pastori.

È pacifico che Nietzsche non abbia mai avuto con- tatti con la massoneria.

È probabile che ne abbia perfino ignorato l’esisten- za. Ciò malgrado, è signi- ficativo il fatto che il suo

“altro uomo” assomigli

Luce, un mondo nuovo, senza però mai trascurare nulla, sia esso giorno, sia esso notte. La stella po- lare del massone coin- cide infatti col motto di Terenzio: “Nulla di ciò che è umano mi è estraneo”.

Così, senza staccare mai i piedi dalle strade polverose della esistenza quotidiana fatta di luce e tenebre, questi intrapren- de l’ascesa verso l’Alto, mirando al senso ultimo dell’essere e dell’esistere.

terribilmente alla figura dell’iniziato massone!

Anche quest’ul- timo è infatti chiamato a incon- trare la

(8)

via San Nicola de’ Cesarini, 3 - 00186 Roma

8

Riferimenti

Documenti correlati

Evidente, in questo senso, il confronto dei curatori con gli studi più avanzati della Nietzscheforschung, e in particolare con il lavoro di Werner Stegmaier (cfr. in

Colombo era convinto di aver raggiunto le INDIE : solo più tardi , in seguito alle esplorazioni di AMERIGO VESPUCCI , si comprese di aver raggiunto un nuovo continente , che

Colombo era convinto di aver raggiunto le Indie : solo più tardi , in seguito alle esplorazioni di AMERIGO VESPUCCI , si comprese di aver raggiunto un nuovo continente , che

تناك يتلاو ،ةديدج ةراق ىلإ لصو دق هنأ موهفملا نم ناك ،يشتوبسيف وغيريمأ تافاشكتسا ماع يف ىلولا

Tuttavia, mentre in un primo momento, soprattutto nel mondo classico, la morale, essendo espressione di un’aristocrazia cavalleresca, risulta improntata ai valori vitali della

Questo spiega perché dalla religione dell’amore sia potuta scaturire una casta sacerdotale spesso oppressiva e crudele, che lungo i secoli non ha esitato a bagnarsi

è in grado di prestare la propria collaborazione per l’individuazione, la messa a punto, la gestione e il monitoraggio di programmi e progetti di sviluppo

Ad ogni incontro un ricco buffet a offerta libera a partire dalle ore 20. Le proiezioni inizieranno alle ore