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SUL
PROCESSO DEL
MASSIMOCOMUN
DIVISORETRA DUE FUNZIONI INTERE
DIUNA VARIABILE NOTA
pii
N.
X U
111IDigitizedby
Itndiconto dellaR.AccademiadelleScienze FisicheeÀIaiematiche diNapoli Funicolo 4.°—Agosto 1802.
Sumi+rUdelFibreno1 *<c^
Quasituttigliscrittori dialgebrade'tempinostrineltrattare dell’eli- minazionetradue equazionisirivolgonoalmetododelmassimocomun divisore,ilquale hainfatti de’pregiteorici,chelorichiamano natural- mentenellateoriadellaeliminazione;
ma
lacosa vabene altrimenti nellapratica.Noi quinonstaremo a ricordaregl’inconvenientiche ac- compagnanoquestometodo,vaidirelaintroduzionede’ fattoriestranei, che fandue mali ad un tempo, complicandoicalcoli,edirisultamene finali.Quindièchegliscrittoridiqueilibri,nonesclusialcunide’più recenti,sisforzanodimostrarecomedebba ovviarsi atalidifetti;ma
leson queste intenzionieccellenti,cuinon rispondeilsuccesso;dap- poiché,messi dabandagliesempii all'uopo apparecchiati,le difficoltà restanointere.Edinfatti sipuò giudicare apriori della insufficienzadei mezzi, chesisogliono prescrivere,riflettendo allaloroassolutainutilità perleequazioniletterali.
Maquestiscrittorihannoormai l'obbligodiconoscere cheidifetti dicuisitratta,sono da piùtemposcomparsi per operadiuomini supe- riori,edinparticolaredelSylvester e del Brioschi;acheci sialecito diaggiungereuna partediperfezionamento, piccolacomesiasi,da noi recata atalsoggetto.(V.lanostrateoria de’determinanti). Cosioranon soloèmessainpiena lucelanatura olacomposizionediqueifattori estranei
ma
siformano esiscrivonoall’istanteisuccessivi residui,
—
d—
indipendentementegliunidagli altri,sgombri datutto ciòche adessi non appartiene.
Dobbiamoaggiugneretuttaviachetra gli algebristiFrancoeur è,per quanto pare,ilsoloche abbia veduto nel suo vero aspettoilnododella quistione,mentre èilsolo,ilqualeesplicitamente dichiara(alg.sup.
n."535) che«se siapplica a due funzioniintere diuna variabileilpro-
licedimento delmassimocomundivisore,esioperiinguisada ottenere
tiresiduiinterinon solorispetto alla variabile,
ma
ancherispetto aicoef-•fidenti,ogniresto,a cominciare dal secondo,è divisibilepelfattore
«elioconvieneintrodurre nellaprecedente divisionead oggettodievi*
«tarerisultamentifrazionarli».
Sonogiàmoltianni che noi cercavamo a dimostrareleformole pro- postedalSylvestcrperesprimereinfunzionedelle radici diun’equazione isuccessiviresidui,chesiottengono applicandoleilteoremadiSturm, enontardammoariconoscereche queste formoleaveanounintimolega-
me
conlaproposizione quisopraenunciata delFrancoeur;ma vedemmo neltempostessocheilragionamentocolquale èstabilitadalGeometra francese eraassolutamenteinsufficiente.Noi quindicistudiammoinnanzi tuttoad assicurarediuna maniera rigorosa questa proposizione,laquale eragiàpersestessa importante;manon ebbimoperciò adurarfatica,men- trepotemmoassaiprestoriconoscereeli'essa era una conseguenzamolto semplicedinotissime proprietàdellesuccessive derivate delle funzioniin- tere.Ora ò perloappuntoladimostrazionediretta diquesta proposiziono che presentiamoinquesta nota, perche servacomedicompimentoalla teoricadelmassimocomundivisore.Enostro obbligo intantodiosservarechelastessaproposizione serve puredifondamentoagliestesi lavoridel Sylvestersulmedesimosog- getto, pubblicatifindal1853nelleTransazioni Filosofiche;epare senza dubbio chelainsufficienzadelladimostrazione del Francoeur abbia pure indottoilgeometra inglese a cercarne da sua parte una dimostrazio- ne,che dàinfatti nell’art.3°della 1“partedellasuamemoria;maquan- tunqueegli limitiilragionamento a due funzioni,idicuigradidifferi- sconodiuna unità,dobbiamoingenuamente confessaredinon avercene saputorendereuncontoesalto.Epare che1*autoreistesso partecipia questaincertezza,dappoiché,oltre alladimostrazione, ha poi credutodi soggiungeròunaverifica, laqualenonsolosirapportaalcasoin cuii gradidelledue funzioni differisconodiuno,
ma
silimila acomprovareclicilsolo principalecoflìcientc ileisecondo residuo èdivisibile pel fat- toreintrodottonellaprima divisione nello intentodievitarfraiioni,
dovendopoiammettersi che avvenga altrettanto pertuttiglialtricoef- ficienti.
Ciòpremesso indicando conAccon
B
due funzioniintere, lepiù ge- nerali digradim
edn,siaA
=
ax"+a,xm~‘+a
txm-‘+. ..+«_,
i"-1
+
...+
.Sesiapplicaaquestedue funzioniilprocessodelmassimocomun divisore,leoperazionipossono essere regolateinguisacheiquozienti edirestisianointerinon solorispettoadx,maancherispettoatutte le altre lettere.Supposto
m>
n,saràAilprimo dividendo,B
ildivisore, cdilquoziente saràuna funzione interadigradom —
n,laqualeadun- que conterràm —
n-f-1termini,nascentidaaltrettante divisioni parziali, incuiildivisoreèsempreilprimo terminediB,cioèbx'.Quindi,af- finchéilquozienteriescainterorispettoatutte lo lettere,basterà molti- plicareildividendoAperlapotenzadigrado» — n+1
delcoefficiente del primo termine del divisore B, vale a dire perè”-**’;cdalloraanche ilresto sarà interorispetto a tutte lo lettere,che figurano nelledue fun- zioni.Siccomequesto restoè, ingenerale,una funzionodigradon
—
1, è chiaro che, a cominciare dalla seconda divisioneilgrado del dividendo sorpasseràdiuna unitàilgrado deldivisore;eperciò,volendo chei quozientiedirestisianosempreinteriariguardoditutte lelettere, bisogneràmoltiplicareogni dividendopelquadrato dotcoefficientedel primo termino del corrispondentedivisore.Poichéigradide’ resti,a cominciardalprimo,decrescono nell’or- dine naturale da
n—
1finoazero,risultacheilnumerodiquestiresti, e perciò ancheilnumerodellodivisioni, equellode'quozicntiè,inge- liralo,uguale adn.Postociò,supponendoistituitotraIodate funzioniilprocesso del massimo comunedivisore,eregolateleoperazionine)modogiàdetto affindiaverequozientie restiinteririspetto allavariabilecdalleco- stanti,andremoadimostrare,che:
Ogniresto,a cominciare dal secondo,èesattamentedivisibilepelfattore introdotto nellaprecedentedivisioneadoggetto di evitar frazioni.
—
6—
Dimstr. Siano
Q
,,edlì,,ilquozienteedilresto della divisionedi b"~“"A perfi;sia inoltre cilcoefficientedellapiùaltapotenzadixin fi,;c sianoinfine£>,edfi,ilquoziente edilrestodelladivisionedi c'B perfi,.Cosi, se pongasi•=«n
—
n+
1,perlanatura della divisionesiavrannoledue identità
b'A=Q,B
+«,,c'B=Q.R,+R,, dallequali,eliminandofi,,emesso percompendio
sihal'altra
y=c'
+
<?,<?,,R,=yB—b‘Q'A
.Facendovi
b—o
,siha per immediata riduzione(I)
R,
=
yB;masicomprendeche questa formola è ancorasuscettibile di altreridu- zioni,poichéingeneralelequantitàfi,,y,ficontengo»tutte lacostan- te b.Però, quali che siano questeriduzioni,èevidenteclicilgradodi fi, èsempre minoredelgrado del prodottoylì-,dappoichélaipotesi di
b=o
nonfache privareilpolinomiofidelsoloprimo terminebx"\ eperciòil prodotto è perlomenodigradon—
1,mentreilgradodifi,nonpuòessere superiore adn—
2.Segue da ciò che, peri=o,ledue quantitàfi,edyB debbono identicamente annullarsi;mainriguardoalprodottoyBèda osservareche, non potendo annullarsiilfattore fi,èilfattorey quello chesiannulla. Riguardo poi adfi,,siccome questa quantitàsiannulla nellaipotesi dib=o,ciòdimostraeh’essa èdivisibileper é;marestaa trovareilgradodimoltiplicitàdiquestofattore.Ataleoggettonoiconsidereremolesuccessivederivatedall’egua- glianza(I)rispettoa b\ ed innanzi tutto osserveremo, 1°:cheladeri- valadi fiéai";2°;che dallaprima derivatatinoa quelladell’ordine c
—
1,inclusivo,itermini provvedentidalprodotto b’Q,A
sonotutti af-—
7_
fettidalfattore 6;mentre da quella dcH'ordinceinpoivisarisempre untermine indipendente dab.Quindi, se nelle successive derivate del- la (1),preserispettoab,sifacciab—o,leprimei
—
1derivate del se- condomembrodebbono ridursiai soliterminiprovvedenti dal prodot- totjli;eperciò nella deltaipotesi sihannoleseguentic—
1identità: (*)K.—lf
B+
yi' ,R
t—
y*’B+
2j'x',B'zzy1"B
+
3y"x',Orasiò dimostrato poc'anziclicper
b=o
sihay—o\ dunquelaprima identitàsiriduceadfi',=y'B-,maquindi perlanecessaria diversitàdi gradide’duemembrisiconchiuderàcomeprima che debba essere adun tempoR,=o
edy'=o.Ma,cosiessendo,laseconda identità diviene R\—y‘'B,e porgo perlastessaragionefi,=o
cdy"—o.Similmente siotterrebbe dallaterzafT,=oedy"'=o. Maora senza più è paleso chel’ipotesidib=o
,
mentroannullailsecondoresiduo/l a,annulla contemporaneamentelesue successive derivaterispettoab,finoa quella dell’ordines
—
1;enerisultache questo residuoè divisibileper b\ os- siaperà”""*",eh’ èilfaltorointrodottonellaprecedente divisione ad oggettodievitarfrazioni.Ora ò chiaro cheilteorema restacon ciòcom- piutamente dimostrato,mentrel’ultimaconchiusione è applicabiler qualunquealtradivisiono,osservandoche ogni resto,a cominciar da terzo,saràdivisibilepelquadrato delcoefficientedellapiùaltapotenza del restoprecedente.
Segueda questotoorema cheilprocessodelmassimocomundivisore tralodue funzioui
A
efi sipuòcondurre innanzi sottodue condizioni:1°,cheirestisianointeririspetto atuttelelettere:
2”,che ogni resto, primadiprendersi per divisore,siaspogliatodal fattore,dalquale èaffettoinvirtùdelteorema.
Noi, col Sylvester,distingueremoiresidui ottenutiintalguisa con l'epitetodi semplificati,mentre possono chiamarsi residui completiquelli
C)Inqu-sleformale(li«picisodoiodici didrruaiioiie.
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—
8-
chesiotterrebbero eseguendoleoperazioni del piassimocomundiviso- re,senzasopprimere, nè introdurrealcunfattore.Orabensicomprende dieiresiduiutiliintutto leteorichedianalisi,alloqualisuoleappli- carsiilprocesso delmassimocomundivisore,sonoiresidui semplifi- cati,ovedeognunodiquale importanza 6un metodoche permettessedi ottenerli diuna maniera semplice e spedita. Questometodointanto è già conosciuto;esso èfondato sulla teoricade’determinanti(v.ilnostro trattato diqueste funzioni), e costituisce indubitatamenteunprogresso dell'analisialgebrica. Qui tuttavoltadobbiamoosservarelaimpossibilità assolutadiraggiungerecosilfattirisultamcnti perlevieordinarie della divisione; eciòsolobasterebbe a provare cheideterminantisontutto altro che usate cognizioni, circondatedinuovi nomi.
Porremotermineaquesto articolodimostrando una proprietàde’sem- plificatiresiduidimolto interesseperleapplicazioni.Ponendomente alianotazioneadottataperlefunzioni
A
eB
,critenutocheicoeffi- cientia ebdelle loro piùaltepotenze sianoafTcttidall’indicezero,sarà lecito diriguardarlecomefunzioniomogeneeinrapportoagliesponenti della variabile ed agl’indici delle costanti;e sottoquesto aspetto saràm
ilgradodiomogeneitàdiA,ednquellodiB.Quindi ancheomoge- nei saranno!restidelle divisioni;ma
èimportantedideterminare con precisioneilgradodiomogeneitàdiciascunodi essi.Siano r(,r t,
r
3 ,...,réiprimi*semplificatiresidui;e,,et,e,,..., c,icoefficientidc’loroprimi termini,eqx,qt,q% ,...,
qticorrispon- denti quozienti.Cosilo sdivisionidaranno luogoalleseguentisequa- zioniidenticheedomogenee;
,B +r, ,
«>.=«*e, +«!*•«.
+ C.
r.•cperòigradidiomogeneitàde’loroultimitèrminisarannouguali a quellide’loroprimimembri.Inconseguenza,sesidinotano con g,
,
g_igradidiomogeneità de'resti r,,r,,..., r,,esianog[, g\,
—
9—
g,quellide’loro primicOefflcienti c|(c_, et, guentij relazioni
9,=m
9.=»+
2g.2?'.
+
9j=9t +29'.+
9»=9.+
29',+ 11 +
29;.+9, =9,.,.+2jL.
siavrannolese-
tequali addizionatemembroamembroporgono
J—.+J,=«*
+
n+2£-,•D' altraparte,siccome e gt,gradidiomogeneitàde’ resti edr,
sono rispettivamente ugualia’gradidiomogeneità dc’loro primi termini e
a",
siha9_i=9U.
+»—* +
!. 9.=9.+
*>—»
cquindi addizionando
9-.+9,=2»—
2*+
t+9'_.+9;• Così,paragonando questa relazione conlaprecedentesiottiene9,=
(m— *—
1)+2»+£_,.Questaforinola,facendovi successivamente
s=l
,2,3, s,ed osser- vando che g0=
0,conduceallerelazioni= «—
l)+2.l jj=;«n—n—l)-f2 .2+
9',»—
1)+2.3+
9', 9,=[m— n—
li+
2.4+
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»—
l)+2. «+j_,,Di gitizedby
— io-
lequali addizionatedanno
ossia
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l)+
»(*+t),g;=i(m
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«)iesiccome
—
*,cosirisulta infine g,=<(m—
n—
l+j)+
rt.Conquestaformolaadunquesipad valutareilgrado di omogeneitàdi unresiduo qualunque r
tinrapportoagliesponentidellavariabile,ed agl'indici dellecostanti.Sesitratta doli’ultimo residuor,, si Ita
esiha pure
j„=m»
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;Mainquesto casol’eguaglianzade’valori digeg\erabene da preve- dersi,poiché l’ultimo residuo èunafunzionedigrado sero, cioèuna costante;cquindi
gncg\significanounastessacosa. Per tantogliul- timirisultamentidimostranocheilgradodiomogeneitàdell’ultimo semplificatoresiduor.èugualealprodottode'gradi delle date funzioni