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PROGETTO DI ZONA

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Academic year: 2022

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PROGETTO DI ZONA 2017-2020

Zona Pleiadi - AGESCI

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2 PREMESSE

1. Compiti della Zona (dallo Statuto Agesci, art.19)

Compito primario della Zona è promuovere la formazione e la crescita delle Comunità Capi; a tal fine, in particolare, la Zona stimola ed offre strumenti alle Comunità Capi per realizzare il Progetto educativo, per confrontare e verificare la loro azione educativa, per realizzare l’aggiornamento e la formazione degli adulti in servizio educativo.

Sono inoltre compiti della Zona:

a. Valorizzare e rilanciare esperienze realizzate nei Gruppi;

b. Promuovere la costituzione di nuovi Gruppi, predisponendo un apposito progetto di sviluppo;

c. Curare, per il proprio livello, i rapporti con gli organismi civili e ecclesiali, con le altre associazioni educative, con la stampa e altri mezzi di comunicazione;

d. Promuovere, qualora previsti dal programma, attività e incontri tra Unità, ferma restando la responsabilità educativa delle singole Comunità Capi;

e. Contribuire alla formazione ricorrente dei Capi realizzando incontri per l’approfondimento di aspetti metodologici e attività per il tirocinio e la formazione degli adulti in servizio educativo.

2. Il territorio

La Zona Pleiadi è composta da 13 gruppi che operano su altrettante realtà parrocchiali all'interno di un territorio molto vasto ed eterogeneo che abbraccia due municipalità di Roma (XIV e XV municipio) e alcuni comuni limitrofi dell'hinterland romano tra la via Cassia e la Flaminia, per un numero di abitanti superiore ai 300.000, cioè ad una medio-grande città italiana. Il territorio della Capitale corrisponde circa ai quartieri Balduina-Trionfale- Collina Fleming-Flaminio-Ponte Milvio fino alle zone extraurbane di Morlupo, Sacrofano, Cesano, La Storta e Poggio Mirteto.

Anche dal punto di vista ecclesiastico il territorio su cui sono presenti i nostri gruppi si presenta in modo poco uniforme; siamo infatti presenti in ben cinque diocesi, sia di Roma (nei settori Nord e Ovest), sia nelle diocesi suburbicarie di Porto Santa Rufina, di Civita Castellana e di Sabina-Poggio Mirteto.

GRUPPO PARROCCHIA DIOCESI MUNICIPIO

Roma 2 SS.Cuori di Gesù e Maria Porto S.Rufina XV

Roma 6 S.Luigi di Monfort Roma Ovest XIV

Roma 7 S.Sebastiano Porto S.Rufina XV

Roma 20 S.Andrea Apostolo Roma Nord XV

Roma 22 S.ta Paola Romana Roma Ovest XIV

Roma 24 S.ta Chiara Roma Nord XV

Roma 25 S. Gaetano Roma Nord XV

Roma 26 Preziosissimo Sangue Roma Nord XV

Roma 29 S.Fulgenzio Roma Ovest XIV

Roma 30 Gran Madre di Dio Roma Nord XV

Flaminia 1 S.Gaetano Civita Castellana Morlupo

Sacrofano 1 S.Biagio Civita Castellana Sacrofano

Poggio Mirteto 1 Santa Maria Assunta Sabina-Poggio Mirteto Poggio Mirteto Si tratta dunque di un territorio molto ampio e variegato sia dal punto di vista istituzionale (civile ed ecclesiastico), sia da un punto di vista sociale, in cui abbiamo un corpo centrale

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composto da 8 gruppi presenti in un'area cittadina molto ravvicinata (Rm6, Rm20, Rm 22, Rm24, Rm 25, Rm26, Rm29, Rm 30), due Gruppi che operano in realtà periferiche fuori raccordo (Rm2 a La Storta e Rm7 a Cesano) e tre gruppi che operano in comuni limitrofi all’interno della città metropolitana di Roma (Flaminia 1 a Morlupo, Sacrofano 1 e Poggio Mirteto 1).

Il gruppo Poggio Mirteto 1, in accordo con i Responsabili di Zona, ha avviato l’iter di cambiamento di appartenenza di Zona, passando dalla Zona Pleiadi alla Zona SVA per motivazioni di affinità di tessuto sociale e obiettivi educativi relativi ai ragazzi; perciò dall’anno 2017-2018 non afferirà più alla nostra Zona.

La grande eterogeneità della Zona porta ad una grossa difficoltà a relazionarsi in termini unitari sia nei confronti delle istituzioni e degli enti parco (nel nostro territorio ci sono i parchi regionali di Veio, di Bracciano e Martignano, della Valle del Treja e le aree protette del Pineto e dell'Insugherata), sia nei confronti delle associazioni e delle occasioni di servizio presenti sul territorio, sia nel rapporto e nell'interazione tra i gruppi in progetti condivisi o in piani di sviluppo e scambio di capi e R/S in servizio.

Purtroppo dobbiamo annotare il dato storico della quasi totale assenza di gruppi scout Agesci nelle zone più critiche dal punto di vista sociale e delle aggregazioni giovanili, soprattutto nelle aree periferiche esterne al GRA.

3. Un po’ di numeri e considerazioni, che descrivono la nostra realtà attuale La situazione numerica dei gruppi è sufficientemente buona e stabile, anche se si rileva una progressiva diminuzione nel corso degli ultimi anni. Non abbiamo aperture di gruppi da molti anni, né ce ne sono in proiezione prossima. In ogni caso tutti i gruppi hanno almeno 1 unità per branca.

Questi sono i dati del censimento 2017, nel quale riportiamo il gruppo di Poggio Mirteto, come già detto precedentemente in fase di migrazione in un'altra Zona.

ZONA PLEIADI

GRUPPO L/C E/G R/S Capi

ROMA 2 33 33 17 24

ROMA 20 34 22 32 12

ROMA 22 44 24 12 10

ROMA 24 52 40 25 19

ROMA 25 62 40 19 18

ROMA 26 34 36 10 15

ROMA 29 29 21 12 14

ROMA 30 56 27 9 14

ROMA 6 31 24 21 11

ROMA 7 34 25 14 11

FLAMINIA 1 26 37 12 9

SACROFANO 1 30 28 0 13

POGGIO MIRTETO 1 26 28 16 11

COM. ZONA PLEIADI / / / 6

TOTALE GENERALE 491 385 199 187

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Dal punto di vista dei ragazzi è interessante notare che:

 gli L/C sono di gran lunga la componente più numerosa nei gruppi (più della media regionale e nazionale), fenomeno soprattutto dei gruppi romani della Zona

 gli E/G sono di poco superiori alla media regionale

 gli R/S sono in numero molto superiore alla media regionale

I gruppi quindi hanno una grossa richiesta di iscrizioni, a cui fanno fatica a rispondere per mancanza di capi, uno dei nodi problematici della Zona.

Infatti dall'analisi numerica risulta che il numero dei capi presenti nei gruppi è decisamente inferiore alla media regionale.

Abbiamo un alto turn-over di capi, un'età media piuttosto bassa e pochi capi con un'età superiore ai 40 anni, quindi con vasta esperienza.

Non abbiamo praticamente ragazzi lavoratori, essendo per lo più studenti e quindi legati ad una condizione precaria in termini di stabilità di vita: stante le difficoltà lavorative, dovendo privilegiare scelte personali, molti giovani - sia a livello r/s che a livello di nuovi capi- vanno spesso, in modo temporaneo o definitivo, fuori dal proprio contesto territoriale, per necessità ma anche, fortunatamente, per voglia e possibilità. Questo problema, unito ad una difficoltà di sviluppare scelte vocazionali sul servizio, ci sembra che rappresenti un altro dei nodi problematici della Zona in questo periodo.

Inoltre è stata notata una certa tendenza a “sedersi sugli allori” da parte delle Co.Ca.

numerose o in generale nei momenti di stabilità dei gruppi, che vivono quindi le tematiche della sostenibilità dei gruppi e dei capi sempre in modalità “emergenziale” al momento dell’apertura, considerando sempre gli extra-associativi solo come ultima scelta dettata appunto dell’emergenza.

È infatti molto raro che i gruppi scout attivino dei percorsi di ricerca continua di capi soprattutto tra gli extra-associativi che non sia esclusivamente finalizzata ad un immediato ingresso in unità o in Co.Ca., ma che segua gradualmente l’avvicinamento alla realtà scout proprio per arrivare a gestire un equilibrio adeguato e avere quando serve la possibilità di gestire situazioni di allontanamento o scelte di vita in altri territori da parte dei capi in servizio.

Altro elemento considerato problematico è risultata la figura dell’A.E., in particolare come presenza attiva e continua all’interno della Co.Ca. soprattutto in logica di formazione con un mandato forte anche a livello diocesano, in quanto il gruppo scout agisce nel territorio ma soprattutto è risorsa per la parrocchia di appartenenza.

4. Qualche riflessione sulla Zona

Durante le fasi di verifica del precedente Progetto di Zona e di analisi della situazione sul nuovo, sono emerse alcune problematiche relative al modo in cui vengono proposte e gestite le attività in Zona:

 Necessità differenti tra capi esperti e capi giovani

 Poca conoscenza tra Capi e poca partecipazione alla Zona

 necessità di migliorare la qualità (e le modalità di presentazione) delle tematiche affrontate in Zona: non è sufficiente affidarle ai gruppi, ma sono necessarie persone esperte e competenti

 necessità di momenti formativi per gli IABZ

 necessità di tutelare il tirocinante in CoCa e in Zona

 lavorare stabilmente sul ruolo del capogruppo come primo formatore dei capi

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5 5. L'orizzonte associativo

L’attuale Progetto di Zona si colloca in una fase di profondo cambiamento delle realtà associative (Riforma Leonardo e ulteriori aggiornamenti del Consiglio Generale 2016), in cui le Comunità Capi e la Zona assumono un ruolo ancora più centrale in Agesci. Siamo in una fase di transizione verso il nuovo e la Zona è chiamata a sperimentare nuove modalità e sperimentarsi in modo nuovo, attraverso un maggiore valorizzazione del suo ruolo a supporto delle attività educative delle Comunità Capi e con maggiori responsabilità nella formazione dei capi. Si tratta quindi di assumersi nuovi compiti e di prepararsi in tal senso.

La formazione dei capi chiamati a servire in Zona diventa quindi una priorità di cui dobbiamo crescere in consapevolezza e che dobbiamo progettare e sviluppare.

6. Il nuovo Progetto

Il Progetto di Zona è lo strumento principale per la realizzazione dei compiti della Zona, che ha come fine ultimo quello di migliorare l’intenzionalità e la concretezza della nostra azione educativa.

Il presente Progetto di Zona è nato dall’elaborazione delle piste di lavoro emerse nel Convegno Capi di Zona che si è svolto il 13 novembre 2016, che sono state poi rielaborate e redatte dal Consiglio di Zona.

Molte sono le problematiche e le richieste che sono emerse, alcune legate più direttamente al lavoro in Zona, altre più legate alle scelte motivazionali che portano alla scelta di servire nell'Agesci, altre ancora al modo in cui le Comunità Capi e i singoli capi vivono, lavorano e interagiscono.

Il progetto si pone dunque nell'ottica di un cammino di consolidamento e sostenibilità:

 dei gruppi e delle Comunità Capi,

 dei singoli capi e delle loro motivazioni e ritorni del servizio,

 dell'azione educativa che viene svolta e proposta nelle branche

 dei rapporti con il territorio, sia negli aspetti istituzionali che di volontariato La specificità di questo progetto non sta dunque nella creazione o realizzazione di qualcosa di nuovo su una dimensione esterna ai gruppi, ma di migliorare l'esistente in un rapporto biunivoco tra la Zona e i gruppi, in cui entrambi sono chiamati a fare la propria parte per la realizzazione degli obiettivi definiti, ciascuno nel proprio ambito, ma in un rapporto sincero e leale di collaborazione fattiva.

Abbiamo scelto di mantenere 3 ambiti di intervento per distinguere meglio i diversi elementi su cui impegnarci come Zona, ma siamo consapevoli che vari obiettivi sono tra loro intrecciati e interdipendenti.

Abbiamo quindi scelto di orientare il nostro cammino in queste direzioni:

1. Contribuire a una formazione di qualità perché è necessario essere competenti per essere utili

2. Lavorare sulla vocazione al servizio

3. Rendere più efficace e la nostra azione nei territori

Per questo progetto prevediamo quindi la presenza di 7 membri eletti nel Comitato di Zona: 1 Incaricato per ogni Branca, 1 Incaricato alla Formazione Capi (Responsabile per gli eventi di Formazione per Capo Gruppo, Extra Associativi e Tirocinanti), 1 Incaricato al Coordinamento Metodologico (Responsabile dei momenti di Formazione interbranca della Zona) e 1 Incaricato allo Sviluppo e al Territorio e 1 incaricato all’organizzazione.

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6 1. ESSERE COMPETENTI PER ESSERE UTILI Analisi del contesto

Siamo convinti che la Zona possa e debba giocare un ruolo decisivo nel supportare una formazione di qualità dei nostri capi, offrendo occasioni di approfondimento e confronto in considerazione delle diverse esperienze dei singoli capi e delle esigenze comuni. Spesso, infatti, le riunioni di Zona finiscono per focalizzarsi su aspetti organizzativi (in particolare degli eventi) e di trasmissione di informazioni dalla regione a scapito dei momenti di formazione. È stata inoltre riscontrata la necessità di supportare i capi gruppo nello svolgimento del proprio servizio e per favorire la formazione permanente nelle Comunità Capi, alla luce di alcuni elementi critici emersi nella gestione della vita delle nostre Comunità Capi (ascolto, confronto, condivisione, progettualità).

Obiettivi Linee di Intervento

 Garantire momenti di formazione di qualità: in grado di favorire la comprensione e il confronto sull'efficacia della nostra metodologia e dell'intenzionalità educativa che ne è il fulcro e non solo di presentare gli strumenti metodologici

 Far partecipare gli Incaricati alla Branche a momenti di formazione messi a disposizione dalla Regione;

 Mappare la rete dei formatori regionali presenti nella nostra Zona, in modo che vengano coinvolti dagli IABZ e dal Comitato per le riunioni;

 Coinvolgere il più possibile per le riunioni di Branca (o nella fase di preparazione delle stesse) formatori associativi e persone esterne all'associazione, al fine di elevare la qualità degli interventi e favorire metodologie di approfondimento e confronto partecipate ed esperienziali;

 Focalizzare i momenti di formazione anche su obiettivi educativi e non esclusivamente su strumenti specifici della metodologia;

 Ascoltare e fornire risposte alle diverse esigenze formative dei capi più giovani e di quelli con maggiore esperienza

 Prevedere in ogni branca l'organizzazione di momenti di formazione differenti sulla base delle esperienze maturate dai capi (da svolgersi anche congiuntamente nel corso della stessa riunione);

 Organizzare laboratori su tematiche specifiche a partecipazione volontaria: per migliorare le

competenze tecniche e

metodologiche dei capi;

 Organizzare specifici momenti di formazione per i tirocinanti della Zona, oltre al CFT;

 Supportare i capi gruppo nei seguenti specifici ambiti: animare la vita di Comunità Capi; percorsi di

 Organizzare annualmente almeno un incontro di Consiglio di Zona dedicato alla formazione del Capo

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7 formazione all'interno delle Comunità Capi; pianificazione dei percorsi di tirocinio

Gruppo, su tematiche quali:

l'animazione dei gruppi di adulti, la gestione dei conflitti, la lettura delle esigenze, la mediazione e il coinvolgimento;

 Affrontare all'interno delle riunioni di Consiglio la progettazione dei percorsi di tirocinio per i nuovi capi (favorendo anche il coinvolgimento dello staff del CFT)

Può essere utile ricordare alcune buone pratiche o raccomandazioni suggerite dai Capi riguardo alle riunioni di Branca:

 al di là della dell’esigenza di tutelare sia i capi più giovani che quelli con maggiore esperienza, cercare di mantenere un livello alto nella qualità degli interventi formativi;

 evitare che i tirocinanti organizzino momenti di formazione;

 semplificare dove possibile la preparazione dell’evento annuale della Branca per dedicare più tempo ai momenti di formazione;

 non moltiplicare gli eventi, rischiando di avere una partecipazione bassa, ma piuttosto migliorare le riunioni mensili perché siano realmente formative e utili per i Capi.

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2. ESSERE EDUCATORE IN AGESCI, UNA QUESTIONE DI VOCAZIONE Analisi del contesto

In questo momento storico della nostra associazione, abbiamo riscontrato una fragilità nella vocazione del ruolo di educatore scout. A tale fragilità contribuiscono la costante instabilità e precarietà che caratterizzano la nostra società e la difficoltà di noi capi di trasmettere una visione positiva e costruttiva del mondo. I capi che si affacciano al servizio in Comunità Capi spesso devono coniugare la necessità di spostarsi per motivi di lavoro e di studio, il che non permette di garantire stabilità nel servizio in gruppo e influisce sull'entusiasmo e nell'investimento nel servizio. Abbiamo riscontrato anche la necessità di lavorare meglio nelle nostre branche R/S perché i ragazzi di vent'anni oggi riescano a non farsi “schiacciare” dal mondo in cui si immergono una volta presa la Partenza e per supportarli nel perseguire e consolidare con forza le proprie scelte.

Obiettivi Linee di Intervento

 Riscoprire la centralità dell'educare

al bello e alla propositività  Realizzare percorsi di preghiera e riflessione nelle branche sulla bellezza e sulla costruzione del Regno dei Cieli

 Valorizzare l’importanza dell’intenzionalità educativa nella formazione di uomini e donne della Partenza

 Organizzare un evento sulla formazione degli uomini e donne della Partenza

 Realizzare specifici focus sull'educazione al servizio nelle tre branche e sulle specificità pedagogiche delle varie fasce d’età

 Supportare i capi nel perseguire la propria vocazione con serenità e coraggio

 Organizzare un evento sulla vocazione

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3. IL TERRITORIO, UN TESSUTO DA VALORIZZARE E IN CUI ESSERE PROTAGONISTI Analisi del contesto

La nostra Zona si trova ad affrontare una fase recessiva, visto che negli ultimi anni ha riscontrato la chiusura di gruppi e unità. Siamo convinti che lo scoutismo rivesta un ruolo centrale per le comunità.

Svolgiamo il nostro servizio in un territorio particolarmente esteso e con realtà sociali variegate, aspetti che non facilitano la collaborazione tra gruppi e capi. Siamo convinti che la Zona possa fare di più per favorire la sostenibilità dei gruppi e favorire la collaborazione tra realtà limitrofe. Siamo convinti che il territorio rappresenti un tessuto di relazioni da curare e da valorizzare, perché contribuiscono all'efficacia della nostra azione educativa. In questo tessuto abbiamo identificato alcuni attori di primaria importanza, quali le parrocchie e le autorità locali, e uno strumento fondamentale, il servizio, quale preziosa opportunità di educazione e azione sul territorio:

 nelle parrocchie della nostra Zona è necessario lavorare per rendere consapevoli i parroci e le comunità pastorali dell'impegno e dell'efficacia della nostra azione educativa, supportando gli Assistenti nella formazione all’incarico loro affidato e al nostro modus operandi come scout;

 nei confronti delle autorità locali non siamo ancora in grado di costruire delle relazioni solide e proficue con i rappresentati dei municipi e con gli enti parco;

 benché sia stato fatto un lavoro per mappare tutte le opportunità di servizio, non siamo ancora in grado di sfruttarne le potenzialità e abbiamo riscontrato l'esigenza di trovare maggiori occasioni di servizio per i ragazzi minorenni.

Obiettivi Linee di Intervento

 Favorire la collaborazione tra gruppi scout e parrocchie, supportando gli AE nella loro formazione

 Organizzare momenti di formazione e confronto per parroci e AE

 Favorire il coinvolgimento dei vescovi delle diocesi in cui la nostra Zona opera;

 Rafforzare la nostra capacità di fare rete con le autorità locali al fine di aumentare l'efficacia del nostro agire nel tessuto locale

 Promuovere il dialogo e la collaborazione delle Comunità Capi con i Municipi e altri attori territoriali (nella lettura delle esigenze dei ragazzi e nelle risposte che possono essere fornite attraverso la nostra azione)

 Realizzare una collaborazione con gli enti parco anche attraverso proposte di adozione di sentieri e parchi

 Organizzare un open day con alcune delle associazioni attive sul nostro territorio, per promuovere la conoscenza di queste realtà tra i nostri ragazzi

 Supportare i gruppi nella progettualità e sostenibilità di lungo termine

 Il Consiglio di Zona si impegna a favorire il lavoro sinergico tra gruppi:

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◦ supportando costantemente la lettura delle esigenze progettuali dei gruppi;

◦ condividendo i PEG e lavorando su obiettivi comuni;

◦ discutendo di specifici progetti di sostenibilità e permanenza dei gruppi, facilitando la collaborazione tra gruppi limitrofi;

 Organizzare interventi del Comitato di Zona nelle Comunità Capi

 Promuovere e coordinare la

collaborazione tra i capi dei gruppi  Adottare uno o più strumenti/piattaforme digitali per favorire la condivisione di informazioni ed esperienze nella Zona (per es. posti per campi e uscite, contatti utili, gruppi d’acquisto, ecc.)

 Proseguire il lavoro di mappatura dei servizi e realizzare un sistema di valutazione che consenta ai ragazzi di lasciare un commento sul servizio svolto che possa essere condiviso con gli altri ragazzi

Dai gruppi emergono inoltre alcune raccomandazioni e suggerimenti:

- il privilegiare l’organizzazione degli eventi di branca all’interno del territorio della Zona;

- l’incoraggiare le esperienze di servizio nei gruppi differenti da quelli di appartenenza (sia degli R/S sia dei capi).

Riferimenti

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