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Piangere è da esseri umani

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Academic year: 2022

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Piangere è da esseri umani

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C’erano una volta due bambini, sorella e fratello, con un bellissimo giardino.

Avevano alberi dove arrampicarsi, cespugli dietro i quali nascondersi, un soffice prato su cui fare le capriole

e tanti, tantissimi fiori.

Ogni mattina la bambina li innaffiava uno a uno

e ci faceva quattro chiacchiere per passare il tempo.

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Il bambino invece si dedicava a una cosa sola:

diventare grande.

Provava ad appendersi a un ramo e stare a testa

in giù. Ma invece di diventare più grande diventava solo più lungo. Oppure mangiava tutti i frutti

del giardino. Ma gli veniva solo il mal di pancia.

Una volta provò addirittura a mettere i piedi nella terra e a farseli innaffiare come fossero radici.

Pensava e ripensava a come diventare grande.

Fino a quando ebbe un’idea: aveva sentito dire dai grandi che i bambini piangono spesso e gli adulti mai.

Così si impose di non piangere più.

Neanchenelle situazioni estreme, come quando a cena

c’erano i broccoli.

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Una mattina successe qualcosa di molto strano.

A Rosa erano caduti quasi tutti i petali.

“Non guardarmi, sono brutta” disse Rosa singhiozzando.

La bimba allora tastò con la manina il terreno. Stranamente era secco.

Lo annaffiò ma… si seccò di nuovo, come per magia!

Corse in lacrime dal fratellino, per chiedere aiuto.

Ma il bimbo, invece di dispiacersi per lei e aiutarla, le disse: “Vedi sorellina, tu piangi perché

sei una bambina piccola. Mentre io che sono grande e forte, mica mi metto a frignare se dei fiori appassiscono.”

Le stranezze, anzi le secchezze, continuarono sempre di più.

I fiori perdevano i petali e i loro bellissimi colori, i cespugli erano sempre più secchi e spenti,

le foglie degli alberi cadevano dai rami.

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Un giorno il bambino sentì una vocina chiamarlo.

“Hey tu!” Si girò a destra, a sinistra, ma non c’era nessuno.

“Sono qua, per terra!”

Il bambino allora si chinò e trovò qualcosa che sembrava un sassolino.

“Che cosa sei?” chiese il bambino che era già pronto a lanciarlo.

“Non mi lanciare, non sono un sasso, sono un seme!”

“Un seme di cosa?”

“Non lo so neanche io… il vento mi ha portato qui.”

“Be’ buon per te, io ho altro da fare”

“Aspetta, non mi lasciare.

È tutto secco. Non potrò mai crescere qua!”

“Se vuoi diventare grande, fai come me!”

rispose il bimbo. “Smetti di piangere”

“Senza lacrime si diventa aridi, non lo sai?

Proprio come un giardino senz’acqua”

“Cosa vuol dire essere aridi?”

“Vuol dire che ti importa solo di te e degli altri niente.

Da un giardino arido nulla può crescere.

Proprio come da un bimbo arido come te non crescerà mai un adulto.”

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Il bimbo gli fece una pernacchia e scappò via.

Le parole del semino però gli rimasero in testa: possibile che fosse ancora piccolo? Per scoprirlo allora provò a fare delle cose da

grande. Provò ad addormentarsi con la luce spenta.

Ma aveva ancora paura. Provò a bere il caffè. Ma solo l’odore gli faceva schifo. Provò ad allacciarsi le scarpe da solo.

Ma non riusciva neanche a fare un nodo.

Era ancora piccolo.

Disperato corse in giardino

dal semino.

“Semino avevi ragione tu!

Non sono diventato grande!”

Ma il semino purtroppo non rispondeva più.

Senza un goccio d’acqua si era seccato anche lui.

Il bambino allora capì di essere solo un bambino.

E in più ora era anche un bambino senza giardino.

Non poteva fare le capriole, fare nascondino, nascondersi dietro i cespugli.

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Era così triste che…una piccola lacrimuccia gli uscì da un angolino dell’occhio. Poi un’altra. E un’altra ancora. Le lacrime cadevano una dopo l’altra sul terreno.

A un certo punto dal semino uscirono delle radici, poi un filo verde che cresceva cresceva e cresceva. Il bambino continuava a piangere, e neanche si accorgeva del prodigio che stava accadendo.

Il filino verde diventò in un attimo un tronco e il tronco un albero gigantesco, da cui spuntarono mille rami e foglie verdissime.

E poi sbocciarono tanti fiori, tutti insieme! Anche la bambina corse in giardino e si mise a piangere dalla felicità.

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Quando i due fratellini aprirono gli occhi si ritrovarono in un giardino ancora più bello di prima, con un enorme e coloratissimo albero e tutti i loro amici fiori.

“Semino ma come hai fatto a diventare così grande?!”

“Non sono diventato grande. Sono cresciuto.”

Il semino sapeva che crescere è molto meglio di diventare grandi.

Perché diventare grande vuol dire solo non essere più piccoli.

Mentre crescere significa capire chi siamo veramente.

E non c’è niente che faccia crescere più delle lacrime.

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I due bimbi abbracciarono l’albero, fecero le capriole e passarono tutto il giorno a chiacchierare con i fiori e il loro nuovo amico.

Da quel giorno si presero cura insieme del giardino e il bimbo imparò a piangere. Perché non voleva più diventare grande.

Voleva crescere.

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