Aspettando Aspettando il v il v accino accino
Mariolina De Angelis*
M
aico -mein questo pe- riodo il dibat- tito sui vacci- ni è stato così acceso. Tutti siamo spaventati dalla pan- demia Covid-19 ma, molti anche dal vaccino unica ar- ma disponibile al momento capace di debellare questa pandemia che sta distrug- gendo i nostri sogni e la no- stra vita. Per capire meglio quali sono le innovazioni in campo scientifico che han- no portato in un tempo bre- vissimo a mettere a punto un vaccino contro un virus
fino a pochi mesi fa scono- sciuto, è necessario fare un po' di storia. Fu Edward Jenner nel 1796 il pioniere nella prevenzione delle ma- lattie infettive. Un epoca di grandi epidemie conse- guenti ad una vita in cui l'i- giene personale era un op- tional anche per mancanza di acqua nei centri abitati e la povertà dilagante. In questo contesto Jenner uti- lizzo' tutte le sue conoscen- ze e competenze per riusci- re a risolvere una proble- matica sociale di propor- zioni immense. All'epoca, i contadini, durante la mun- gitura delle mucche, con- traevano il vaiolo bovino.
Jenner noto' che, chi riu- sciva a superare la malattia
non si ammalava successi- vamente della variante umana del vaiolo. Decise al- lora di sperimentare la sua teoria iniettando materiale biologico prelevato da una pustola di vaiolo bovino contratto da una giovane donna in un ragazzo sano.
Proprio come Jenner aveva ipotizzato il ragazzo non si ammalo'. Nacque da questa intuizione la tecnica della prevenzione vaccinale. Ci volle molto tempo prima che la teoria di Jenner fosse accettata dalla comunita' scientifica. Dopo una resi- stenza iniziale la vaccina- zione si diffuse a macchia d'olio tanto che, lo stesso Napoleone nel1805 impose prima alle sue truppe e poi
a tutta la popolazione fran- cese la vaccinazione contro il vaiolo.
Oggetto di polemica da sempre il Vaccino, sia per il materiale inoculato sia per la visione "conservatrice"
della medicina lontana da innovazioni capaci di far perdere il "controllo" ad un gruppo di medici detentori della scienza esatta che cu- ravano con "soluzioni"
pronte farmacologicamen- te note nella loro composi- zione. Nella storia della me- dicina le controversie circa l'utilizzo dei vaccini si sono susseguite nel corso dei de- cenni. Vasto il parterre di scienziati che hanno con- tribuito a realizzare prepa- rati che hanno cambiato ra-
dicalmente il mondo della medicina. Lo spartiacque tra passato e presente ècer- tamente da attribuire ad Albert Sabin che mise a punto il vaccino antipolio, che è riuscito a salvare la vita a milioni di bambini preservandoli dalla morte e/o da invalidita' perma- nenti. Sabin, concesse le sue ricerche al pubblico senza trarne alcun benefi- cio economico. La sua era una missione con lo scopo unico di salvare la vita di tutti i bambini del mondo.
Grazie a grandi uomini co- me Pasteur, Sabin e Salk la ricerca è riuscita ad andare avanti ed assicurare a noi tutti un futuro.
*Farmacista
INSERTO A CURA DI MARIOLINA DE ANGELIS
Mariolina D
siamo spav demia Cov anche dal v ma dispon capace di pandemia gendo i no stra vita. P quali sono campo scie no portato vissimo a un vaccino
INSERTOACURADIMARIOLINADEANGELISINSERTO A CURA DI MARIOLINA DE ANGELIS
u LA PATOLOGIA. Mancano screening pensati per gli uomini
Il carcinoma
della mammella
Grazia Di Grezia*
N
on esistono programmi di screening dedicati per la popolazione ma- schile, alla luce della bassa inci- denza della malattia (circa l’1%rispetto a tutti i casi di carcino- ma della mammella); le diagnosi risultano piuttosto tardive anche per la scarsa attenzione all’organo che risulta essere “non fun- zionale” nell’uomo.
Tuttavia, le masse pal- pabili nell’uomo posso- no essere di natura be- nigna, quali ad esem- pio la ginecomastia, che può interessare una o entrambe le mammelle. Nonostante la benignità del reperto, in caso di unilateralità, la massa si presenta dura e immobile, per cui di difficile diagnosi differenziale con una lesione neoplastica.
Per questo è necessario procedere ad inda- gini diagnostiche dedicate; in particolare, l’esame mammografico è in grado di ipotiz- zare con buona probabilità la natura benigna o maligna della lesione grazie all’analisi di al- cune caratteristiche proprie della lesione, quali la sede (retroareolare o meno), l’asim - metria della opacità, la densità della stessa, i margini, la presenza di calcificazioni, di re- trazione del capezzolo, ispessimento della cu- te e presenza di linfoadenopatia associata.
Esistono alcune differenze nell’analisi del- le lesioni nella mammella maschile, rispetto a quella femminile.
Se l’asimmetria di una lesione rappresenta sempre un campanello d’allarme per lesioni maligne, la presenza di lesioni a margini net- ti fanno propendere per una lesione mali- gna, mentre la presenza di margini irregola- ri in alcuni casi può essere indicativa di gine-
comastia.
La presenza di calcificazioni, a prescindere dalla semeiotica e dalla distribuzione sono sempre indicative di un so- spetto, così come la pre- senza di linfonodi in ascella, mentre le secre- zioni ematiche dal capez- zolo e l’ispessimento cu- taneo non sono rilevanti ai fini della diagnosi diffe- renziale [Huang, EJR 2020].
Nonostante le significati- ve differenze di analisi delle le- sioni tra mammella femminile e maschile, non va trascurata l’anamne - si del paziente e in particolare quella farma- cologica, la visita clinica nonché l’associazio - ne dell’esame mammografico a quello eco- grafico.
Ogni reperto dubbio è sempre meritevole di un prelievo microistologico diretto sotto guida ecografica o mammografica al fine di ottenere una diagnosi precisa e istituire un percorso terapeutico o di follow-up del pa- ziente.
* Radiologo PhD
u L’EMERGENZA. Tanti gli interrogativi sulla legittimità di questa scelta sul piano etico
Il vaccino antiCovid per i più piccoli
Biagio Campana*
L
o scenario at- tuale vede un vi- rus altamente contagioso, il SARS Covid 2, che circola li- beramente nella no- stra comunità, infet- tando più o meno allo stesso modo bambini ed adul- ti. Fortunatamente però, la maggior parte dei bambini che contraggono l’infezione hanno solamente la febbre e si riprendono senza partico- lari incidenti verificandosi solo raramente complicazio- ni devastanti che portano a ricoveri ospedalieri. Gli adul- ti purtroppo se la passano meno bene dei bambini so- prattutto se anziani e affetti da alcune patologie come il diabete o le patologie car- dio-respirato - rie. Stando a questi dati è proponibile una campa- gna vaccinale estesa alla po- polazione pe- diatrica? Va fatta una pre- messa. Circa 9 milioni sui quasi 60 di resi- denti nel nostro paese hanno un’età inferiore a 16 anni e con i vaccini attuali non pos- sono essere sottoposti a vacci- nazione anti covi, infatti, al momento è prevista la vacci- nazione solamente per gli over 16 anni. Un quarto della popolazione degli Stati Uniti ha meno di 18 anni - e la per- centuale è significativamen- te più alta in molti altri paesi come quelli africani. Vista la situazione, il raggiungimen- to di un'immunità di gregge efficace richiederà indispen- sabilmente la vaccinazione pediatrica. È probabile che la vaccinazione dei bambini ab- bia benefici sia diretti (pro- teggendo i bambini da rari casi pediatrici gravi di Covid- 19 e condizioni post infettive come la sindrome infiamma- toria multi sistemica MIS-C) sia indiretti (proteggendo gli altri riducendo la diffusione).Premesso ciò, va ricordato che allo stato attuale, molti italiani, ma la situazione è un po' questa ovunque, esprimo- no sfiducia o quantomeno dubbi, spesso anche legittimi e basati su una richiesta di sa- na informazione, riguardo alla sicurezza dei vaccini Co- vid-19. Questo atteggiamen- to non sorprende in un am- biente in cui indossare la ma- scherina è spesso anche una questione politica e voci forti, provenienti anche da am- bienti medici, esprimono dubbi sulla gravità - o addirit- tura sull'esistenza - del SARS-CoV-2. Come potrebbe essere valutata dall’opinione pubblica un eventuale propo- sta di sottoporre a vaccinazio- ne anche i bambini? La storia insegna sempre e non va mai
dimenticato quanto già suc- cesso. Già la vaccinazione morbillo-parotite e rosolia (MMR) obbligatoria nel no- stro paese, determinò non po- che polemiche allorquando nel 1998 un articolo, ora scre- ditato e ritrattato, pubblicato su un autorevole rivista scientifica (Lancet) suggeri- va un collegamento tra vacci- no MMR e autismo. L’articolo è diventato, indipendente- mente dal fatto che non sia mai stato dimostrato alcun
collegamento con i disturbi dello sviluppo neurologico, il cavallo di battaglia, il man- tra, di molti movimenti no vax che continuano a far di- sinformazione e a far girare in ogni occasione l’articolo in questione. Purtroppo molti recenti focolai epidemici di morbillo nel mondo hanno coinvolto bambini lasciati non vaccinati dai genitori ca- duti nella rete della propa- ganda no vax con il risultato di avere un aumento della
mortalità per morbillo dopo decenni di progressi. Inoltre la trasmissione del morbillo in corso nelle regioni con si- stemi di immunizzazione fra- gili può seminare epidemie altrove, anche in paesi alta- mente progrediti, con sacche di sotto vaccinazione nono- stante gli alti tassi di vaccina- zione complessivi.
La storia del vaccino contro il morbillo, ci ha comunque in- segnato molto e ci ricorda che abbiamo l'obbligo di fornire un
accesso equo e informazioni chiare; che gli sforzi coordina- ti e sostenuti a livello naziona- le sono essenziali; e che il dub- bio, la sfiducia e la disinforma- zione possono minare vaccini sicuri ed efficaci e iniziative di salute pubblica meritevoli. La pianificazione per l'implemen- tazione della vaccinazione SARS-CoV-2 richiede non solo l'elaborazione di dettagli su di- stribuzione, priorità e catena del freddo, ma anche strategie per raggiungere le persone che sono diffidenti, esitanti, dubbiose o francamente con- trarie. Proteggere i bambini dall'infezione da SARS-CoV-2 è sia un obbligo etico che una necessità pratica. Abbiamo bi- sogno di dati provenienti da studi pediatrici per rassicura- re i genitori
sulla sicu- rezza e la bontà di que- sto approc- cio. Dobbia- mo prepa- rarci per campagne di disinforma - zione che sfruttano le paure dei ge-
nitori e basate sulla disinfor- mazione celata spesso da mes- saggi pseudo rassicuranti con foto, immagini che spesso pos- sono colpire più delle
parole. Il vaccino non è mai in- dirizzato a soggetti affetti da patologie ma a persone sane ed è questa la ragione che deve essere quanto più sicuro pos- sibile. Gli studi debbono essere rigidissimi meglio se sottopo- sti ad enti di sorveglianza che prevedono la presenza di tec- nici ma anche di comuni citta- dini. Il rischio zero non esiste- rà mai ma il vaccino potrebbe essere un giusto compromes- so, e ciò riguarda i bambini quanto gli adulti, per assicu- rare un futuro ed un ritorno alla normalità a tutti quelli che amiamo.
*Specialista in Malattie dell’a p- parato Respiratorio
Dai benefici
diretti a quelli indiretti
La dose è sempre indirizzata
a persone sane
SPORT, FIRMATO PROTOCOLLO TRA 'SPORT E SALUTE', IMS E CIP
Eccellenza medica al servizio degli atleti paralimpici
L’eccellenza medica al servizio degli atleti paralimpici, delle associazioni e di tutti gli sportivi con disabilità: agevolazioni e van- taggi per oltre 3mila prestazioni speciali- stiche. E’ questo il contenuto della conven- zione, firmata da Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute Spa, società di Stato che promuove lo sport di base, Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralim- pico e Fabio Barchiesi, direttore dell’Istitu - to di medicina dello sport.
Una partnership che offrirà agli atleti e ai tesserati con le Federazioni sportive pa- ralimpiche (Fsp) e Discipline sportive pa- ralimpiche (Dsp) tariffe agevolate sulle
consulenze specialistiche medico-sanita- rie dell’Istituto di Medicina dello sport, po- lo di eccellenza sanitaria di Sport e Salute SpA. L’obiettivo della sinergia è tutelare il benessere e la prevenzione per gli sportivi di base con disabilità ma anche la salute de- gli atleti paralimpici in vista delle Olimpia- di di Tokyo 2020 e di qualsiasi altro even- to.
Un accordo per favorire la diffusione della cultura della salute, applicata allo sport a tutti i livelli sociali, incrementare la parità di accesso alle visite mediche e in- coraggiare lo svolgimento dello sport in sicurezza. Un modo per garantire, ancor
di più, il diritto allo sport, perseguendo una finalità di solidarietà sociale nel setto- re dell’assistenza socio-sanitaria. "Attra- verso questa la convenzione con Sport e Salute SpA vogliamo offrire a tutti gli atle- ti paralimpici, senza distinzioni, un im- portante percorso a tutela della salute e nuove opportunità per vivere lo sport in si- curezza ha commentato il presidente del CIP Luca Pancalli -. Siamo orgogliosi di poter avere al nostro fianco l'Istituto di me- dicina dello sport, un’eccellenza nazionale in ambito medico-scientifico. È anche que- sto un modo per costruire i successi del fu- turo e per promuovere un corretto stile di vita”.
Per il presidente di Sport e Salute SpA Cozzoli “l'impegno verso gli atleti paralim- pici è prioritario. Inizia una collaborazione fruttuosa sui temi della disabilità che sono al centro dell’impegno della Società per la pro
u PAP TEST. Ha reso questa malattia trattabile
Cancro cervicale:
screening, gestione e prevenzione
Per la diagnosi precoce è importante avere una buona conoscenza delle anomalie cito istologiche
Mario Polichetti*
L
o screening del can- cro del collo dell’utero attraver- so l’effettuazione del Pap- Test ha reso questa malat- tia trattabile.Si stima che, negli USA, nell’anno 2016 siano state affette da cancro cervicale 12,990 donne e di queste, 4,100 sarebbero morte.
I dati della letteratura rivelano che cir- ca il 50% delle donne cui è stata fatta dia- gnosi di cancro del collo uterino, non si erano sottoposte a nessun test di scree- ning ed il 10% non si era sottoposta a screening negli ultimi 5 anni.
Per la diagnosi precoce di tale patolo- gia è importante avere una buona cono- scenza delle anomalie cito istologiche e
conoscere in maniera approfondita, il ruolo del HPV nello sviluppo della di- splasia e del cancro.
Nel 1941 il Dottor Papanicolau intro- dusse il test citologico utilizzando una classificazione morfologica delle cellule cervicali prelevate con una spatola dal collo dell’utero nel corso della visita gine- cologica e tale modello è stato in uso fino al 1988 quando è stato sostituito dalla classificazione di Bethesda nota come”
Bethesda System”.
Tutto questo per rendere quanto più possibile uniforme e confrontabile a li- vello mondiale la terminologia riguar- dante tale patologia.
Non è possibile parlare di Pap-test ano- malo senza considerare il ruolo del Papil- loma Virus (HPV) ad alto rischio perché quando si rinviene nel prelievo cervico- vaginale tale virus in ¼ -1/3 dei casi si ri-
trovano cellule alterate.
L’ HPV , virus a DNA, fu identificato nel 1980 e da subito si capì che potesse es- sere l’agente causale del cancro del collo uterino e non solo.
Sono stati approssimativamente iden- tificati 200 genotipi di HPV e tra questi ci sono tipi particolarmente aggressivi co- me il 16 ed il 18 collegati a lesioni di alto grado che possono evolvere verso il can- cro cervicale.
Il 90% delle verruche genitali sono cau- sate dai genotipi a basso rischio ed infe- zioni asintomatiche.
Fortunatamente il 90% delle infezioni guarisce in pochi anni ma quando c’è persistenza per 1 o 2 anni dopo l’infezio - ne iniziale vi è un elevato rischio di insor- genza di neoplasia intracervicale.
Per far si che si sviluppi un carcinoma cervicale è necessario che ci sia una infe- zione persistente con virus ad alto ri- schio oncogeno.
Il processo che porta allo sviluppo di una neoplasia invasiva richiede tempo ed una evoluzione biologica attraverso sta- di di precancerosi, quindi ci si rende con- to di quanto sia importante la diagnosi precoce di tali quadri.
La identificazione del Papilloma Virus come agente causale del cancro cervicale ha spinto la ricerca medica ad interessar- si alla produzione di vaccini specifici per neutralizzarne gli effetti devastanti.
La vaccinazione rappresentano l’unica terapia preventiva efficace da sommini- strare alle giovani donne ed anche agli
uomini e chiaramente vanno sommini- strati prima dell’inizio della attività ses- suale. Attualmente, il vaccino più mo- derno è il nonavalente, vale a dire quello efficace contro nove ceppi virali ad alto rischio per il cancro.
Anche lo screening ha subito delle so- stanziali modifiche, includendo oltre che la valutazione delle cellule del collo dell’utero, anche la presenza nei campio- ni analizzati dei vari tipi di HPV che con- sentono di prevedere il rischio e di sele- zionare addirittura le pazienti che non presentano nessun rischio e per le quali la sorveglianza può essere meno intensa comportando anche una notevole ridu- zione della spesa sanitaria.
Le pazienti che, invece, vengono iden- tificate a rischio, entrano in un program- ma di sorveglianza più intensiva che pre- vede approfondimenti ulteriori con l’esa - me colposcopico e, in caso di sospetti ul- teriori, prelievi bioptici multipli per ave- re una diagnosi più precisa e sicura in merito alla eventuale precancerosi o ad- dirittura franca cancerosi.
Per concludere, lo screening e la possi- bilità di diagnosi precoce e di terapie mi- ninvasive per eliminare le lesioni pre- cancerose insieme alla disponibilità dei vaccini specifici, hanno ridotto drastica- mente la morbilità e la mortalità per que- sta patologia che in passato rappresenta- va un vero e proprio flagello per le don- ne.*Direttore Vicario Gravidanza a Rischio Azienda Universitaria Salerno
u D E R M AT O L O G I A . Quelle lesioni della pelle caratterizzate da un aspetto squamoso di colore bianco-argenteo
Curare l’artrite psoriasica:
terapie efficaci
Mario e Alessandro Ciarimboli*
L
a psoriasi è una malattia dermatologica che pro- voca lesioni della pelle caratterizzate da aspetto squa- moso di colore bianco-argen- teo, frequentemente con pruri- to. Colpisce il 2,5% cento della popolazione. Si localizza preva- lentemente alle ginoc- chia, ai gomiti, al cuoio capelluto, alla schiena, alle mani (palmo) ed ai piedi (pianta). Questa patologia è certamente di pertinenza dello spe- cialista dermatologo.Tuttavia frequentemen- te (nel 20% dei casi) essa si associa ad una forma di infiammazione delle articolazioni che viene identificata come artrite psoriasica. In tal caso lo specialista di pertinen- za è il Reumatologo.
L’artrite psoriasica va considerata una malattia siste- mica che come tale abbisogna di più professionalità che lavo- rino in “Team interdisciplina- re” (Reumatologo, Dermatolo- go, Fisiatra, Fisioterapista). Il più delle volte l’artrite psoriasi- ca colpisce i Pazienti affetti da localizzazione della psoriasi al- le unghie (la cosiddetta psoria- si ungueale) che nel 70% dei ca- si presentano manifestazioni artritiche. È possibile comun- que che l’artrite psoriasica si presenti in persone che non hanno manifestazioni cutanee ma che hanno una storia fami- liare di psoriasi. Infatti si calco- la che i familiari di Persone af- fette da psoriasi hanno una probabilità di ammalarsi di ar- trite quaranta volte più alta ri- spetto al resto della popolazio- ne. L’artrite in linea di massi- ma precede la comparsa delle manifestazioni cutanee della psoriasi ma in alcuni casi (10%
circa) può seguirle o verificarsi contemporaneamente ad esse.
Le cause della artrite psoriasi- ca non sono ben conosciute: ol- tre alla assodata predisposizio- ne ereditaria si pensa ad una origine batterica favorita da fattori scatenanti (stress). Al fattore causale peraltro non ben conosciuto fa seguito un processo infiammatorio di tipo immunitario che causa sia i danni della cute che i danni del- le articolazioni. I sintomi più frequenti sono il dolore artico- lare e l’infiammazione (gonfio- re) delle articolazioni colpite.
Le articolazioni più frequente- mente interessate sono quelle delle mani, dei piedi, ginoc- chia, caviglie e colonna verte- brale. Tipiche sono alcune ma- nifestazioni come le cosiddette
“dita a salsicciotto” (si gonfia in maniera uniforme un dito del piede o della mano), la “fascite plantare” (dolore alla pianta del piede) o l’infiammazione del tendine di Achille. Altri segni
caratteristico sono la rigidità mattutina e la riduzione dell’arco di movimento delle ar- ticolazioni.
Il Medico può fare diagnosi di artrite psoriasica in base alla anamnesi (incidenza familiare di psoriasi) ed ai segni clinici (gonfiore e dolore articolare, di- ta a salsicciotto, mal di schiena,
rigidità al risveglio del mattino ecc.) confortati da radiografia delle articolazioni interessate.
Non caratteristiche sono le inda- gini di laboratorio che sono aspecifiche (VES, PCR, ecc.) e possono essere alterati anche in altre malattie di tipo reumatolo- gico. Utili sono ecografia e RMN
per determinare la presenza di fenomeni infiammatori (presen- za di versamento intra articola- re o peri tendineo).
La cura ha come obiettivi la prevenzione di danni articolari, il controllo del dolore e il recupe- ro della funzionalità articolare.
La terapia farmacologica preve- de l’uso di anti infiammatori (Aspirina e derivati, Indo- metacina, Chetoprofene Oxicam, Coxib, Cortisonici ecc.) e “farmaci antireuma- tici modificanti la malattia”
(DMARD) come immuno- modulanti. A questi posso- no essere affiancati o pos- sono sostituirli i farmaci BIOLOGICI o meglio Bio- tecnologici che vanno a col- pire in maniera mirata i bersagli responsabili del processo infiammatorio.
In caso di coinvolgimen- to di articolazioni degli arti in associazione ad interes- samento di tendini e dattili- te si usano DMARD e farmaci biologici. Generalmente si passa alla somministrazione di biolo- gici, (di prescrizione ospedalie- ra) in associazione agli DMARD o da soli dopo che l’uso degli DMARD stessi si è rivelato inef- ficace o poco efficace. Al contra- rio, in caso di prevalente o esclu-
siva presenza di dattilite con tendinite, vengono utilizzati di- rettamente i biologici dopo i FANS, se questi sono inefficaci.
Per il mantenimento e migliora- mento della funzionalità artico- lare va attuato un programma di rieducazione motoria even- tualmente abbinato a terapia fi- sica per sedare il dolore (Hiag Laser, Ultrasuoni, Tecarterapia ecc.).
I farmaci DMARD e i Biologici sono prescritti dallo specialista.
I DMARDS più frequentemente utilizzati sono il Metotrexate, l’Idrossiclorochina, l’Azatiopri - na, la Sulfasalazina, la Ciclospo-
rina ed i Sali d’oro. I nuovi far- maci Biologici, come detto, ven- gono utilizzati in alternativa o in associazione al Metotrexate.
Quelli attualmente in uso sono l’Infiximab, anticorpo monoclo- nale chimerico, l’Etanercept, proteina di fusione e l’Adalimu - mab, molecola simile alle immu- noglobuline umane. Come si ve- de, facendo capo ad un Team in- terdisciplinare di Specialisti, vi è ampia possibilità di intervento terapeutico con risultati sicura- mente positivi ed in ogni caso ta- li da evitare il progredire della malattia.
*Fisiatri
Contro l’ipertensione assumere la pillola all’ora esatta
"Oggi sappiamo che la terapia riesce ad essere più efficace se quella pasticca vie- ne presa ad un’ora precisa. Ogni sostan- za, come ormai ci insegna la cronofar- macologia (la scienza che studia la resa dei farmaci anche in base all’ora di som- ministrazione) ha il suo momento. Il mo- mento in cui l’organismo reagisce al me- glio. Uno degli ultimi studi si è concen- trato sulla terapia dell’ipertensione", pa- tologia che colpisce il 30% della popola- zione. Lo scrive, sul quotidiano 'Il Mes- saggerò, Antonio G. Rebuzzi, docente di Cardiologia dell’Università Cattolica- Policlinico Gemelli Roma.
Lo studio, l’HygiaChronotherapy Trial pubblicato recentemente sull'Eu- ropean Heart Journal da un gruppo di ricer- catori dell’Università di Vigo, in Spagna, spie- ga Rebuzzi, indica che esistono importanti differenze nella risposta ai farmaci se questi si assumono in ore diverse della giornata. "Gli autori hanno seguito circa 20.000 pazienti ipertesi ed in terapia antipertensiva con i far- maci più comunemente usati in questa patolo- gia (sartani, ace-inibitori o calcio antagonisti) sia presi da soli che in combinazione tra loro".
I pazienti, che sono stati seguiti per 6 anni, so- no stati divisi in due gruppi: in uno il farmaco veniva assunto al mattino, nell’altro alla sera.
"I risultati - continua il cardiologo - sono sta- ti sicuramente sorprendenti: i pazienti che
prendevano la terapia prima di coricarsi han- no registrato un numero di accidenti cardio- vascolari decisamente inferiore a quello di chi prendeva i farmaci la mattina. A sei anni di di- stanza si è avuta, infatti, nei primi una ridu- zione del 45% nella totalità degli eventi (cioè mortalità, infarto miocardico, rivascolarizza- zione coronarica, scompenso cardiaco e ictus) rispetto a quelli individuati in chi prendeva le medicine la mattina. Valutando le singole pa- tologie, si è registrata una riduzione del 66%
per la mortalità, del 44% per l’infarto, del 42%
per lo scompenso cardiaco e del 49% per l’ic - tus. Il tutto indipendentemente dal sesso dei pazienti, dalle abitudini di vita o dai farmaci
prescritti".
La terapia notturna, spiega Rebuz- zi, "ha inoltre fatto registrare, nei pa- zienti che la seguivano, una migliore funzionalità renale, più bassi valori di colesterolo cattivo e più alti livelli di co- lesterolo buono. Solo lo 0.3% dei parte- cipanti ha avuto un abbassamento im- portante della pressione durante la notte".
I valori di pressione, ricorda ancora il cardiologo, "sono soggetti ad oscilla- zioni durante le ore del giorno. Più alti a prima mattina più bassi nelle ore se- rali, in particolare durante la notte. Il tutto in relazione a fisiologiche varia- zioni, durante il giorno, di una serie di ormoni che regolano la pressione stessa ( il ritmo circadiano)".
"Appare ovvio che anche la terapia antiper- tensiva, per essere il più efficace possibile, de- ve essere modulata sulle variazioni circadiane degli ormoni e quindi della pressione. Vi sono alcuni problemi che si dovranno considerare in studi futuri sull'argomento. Il primo è che spesso i pazienti hanno più di una patologia;
come vanno integrate le terapie per le altre malattie con gli anti ipertensivi? Ed inoltre:
essendo i diuretici una delle terapie maggior- mente in uso per l'ipertensione, possono i pa- zienti prenderli la sera senza poi passare tutta la notte in bagno?", conclude Rebuzzi.
u LA MALATTIA. una patologia in crescita costante e ancora troppo esposta a cure “fai da te”
Stomaco, acidità
e reflusso
Francesca Finelli*
L
a malattia da reflusso ga- stroesofageo, sigla MRGE (in ingle- se GERD, Gastro- Esophageal Reflux Disease o GORD, Ga- stro-Oesophageal Re- flux disease), è una malattia di inte- resse gastroenterologico, causata da complicanze patologiche del reflus- so gastroesofageo (RGE). Si parla di"malattia" (MRGE) quando il reflus- so causa sintomi (pirosi, rigurgito) o quando, con la gastroscopia, si evi- denziano lesioni infiammatorie a ca- rico dell'esofago (esofagite) o ulcere.
La malattia da reflusso gastroesofa- geo è una patologia in crescita co- stante e ancora troppo esposta a cure
“fai da te”, per la quale manca una consapevolezza diffusa degli effetti anche gravi sull’intero organismo.
Sono 15 milioni gli italiani che sof- frono di reflusso gastroesofageo, con conseguenze significative sulla qualità della loro vita. Tuttavia, i più non hanno una diagnosi precisa, ri- corrono ai farmaci anti reflusso sen- za il controllo del medico e non si sot- topongono agli esami che possono tenere sotto controllo l’evoluzione della malattia. Tra le cause riscon- trate si annoverano in particolare le cattive abitudini alimentari, stili di vita non salutari e l'assunzione di pa- sti troppo abbondanti; infine sono predisponenti tutte quelle condizio- ni che determinano un aumento del-
la pressione gastrica, come l'obesità e la gravidanza. A confermarlo è una ricerca dell'Osservatorio Nutrizio- nale Grana Padano svolta su un cam- pione di 7000 soggetti di età superio- re ai 25 anni che ha riportato, come in seguito all'assunzione di sostanze diverse, come cibi grassi, nicotina, caffeina, agrumi, alcolici ed anche alcuni tipi di farmaci si evidenziava una notevole diminuzione del tono del cardias (lo sfintere esofageo infe- riore - SEI/LES), cioè la valvola che separa l'esofago dallo stomaco. L’Os - servatorio Nutrizionale ha indivi- duato alimenti e bevande considerati
“aggressivi” (come cioccolato, carni grasse, caffè, bevande gassate e tè) e cibi “protettivi”, come la maggior parte della frutta ad esclusione degli agrumi (inseriti tra gli alimenti ag- gressivi), verdura e legumi (cavoli, carote eccetera), olio extravergine d’oliva e pane integrale. Sono state calcolate mediamente le porzioni in- trodotte settimanalmente da sogget- ti di entrambi i sessi, distinguendo tra fumatori e non fumatori. Dalla ri- cerca è emerso che gli uomini intro- ducono un numero di porzioni setti- manali di “cibi aggressivi” maggiori delle donne. Mediamente le porzioni settimanali aggressive sono 33,6 (31,5 per le femmine e 37 per i ma- schi), mentre è emerso che la quanti- tà di porzioni “protettive” introdotte rimane basso, mediamente 23,3, (24,2 per le femmine e 21,9 per i ma- schi). Inoltre è emerso che, gli italia- ni assumono poca frutta e verdura, sempre meno alimenti integrali e le-
gumi, mentre aumenta il consumo di bevande zuccherate gassate in particolare da parte dei più giovani, il cui stile di vita prevede spesso abi- tudini non salutari come il fumo e l’utilizzo di alcolici. La ricerca ha il- lustrato quindi la stretta correlazio- ne che esiste tra alimentazione e re- flusso gastroesofageo. Anche se l’ef - fetto dei diversi alimenti cambia da persona a persona, in base a numero- si fattori e anche alla sensibi- lità personale, è possibi- le stilare alcune rego- le generali che è be- ne conoscere. Ci sono infatti cibi e bevande che, a causa di un alto tasso di acidità (oppure grazie al- la capacità di rilas- sare il cardias, la val- vola che impedisce all’acido di risalire
nell’esofago) sono in grado di inne- scare o esacerbare i sintomi della ga- strite e del reflusso più di altri. In al- tri casi può essere il contenuto in grassi a rendere il cibo poco adatto ai pazienti con problemi di stomaco;
anche alimenti nutrizionalmente preziosi, come noci e pistacchi, sono purtroppo ricchi di grassi che, per quanto di elevato valore biologico, possono rallentare i tempi di svuota- mento gastrico e aumentare il ri- schio di sviluppare sintomi fastidio- si. Diversi studi confermano che li- mitare il consumo degli alimenti più problematici è in grado di diminuire
la frequenza e l’intensità degli attac- chi; è infine bene ricordare che i fat- tori legati al bruciore di stomaco so- no numerosi e comprendono anche:
consumo di alcol, ernia iatale, fumo, alcuni medicinali, ma chi soffre di questo problema in genere concorda sul fatto che il cibo ne rappresenti la causa principale. Seguire dei com- portamenti più sani può aiutare a ge- stire meglio anche la sintomatologia come: Mangiare lenta- mente: la prima dige- stione avviene nel- la bocca, infatti, una buona tri- turazione del cibo facilità l’attività ga- strica. Man- giare frettolo- samente favori- sce il reflusso in quanto gli alimenti ingurgitati frettolosa- mente hanno un più lungo tempo di permanenza nello stomaco. Preve- dere 4/5 pasti giornalieri: questo per- mette di evitare il fenomeno di mal digestione che spesso accade quando si fanno una o due grandi abbuffate giornaliere. Maggiore è il numero di cibi a rischio nella propria dieta, maggiore sarà la probabilità di bru- ciore di stomaco e sintomi correlati.
Si consiglia di evitare di coricarsi su- bito dopo i pasti, soprattutto quando pesanti o abbondanti (sarebbe neces- sario attendere almeno 3 ore) e di consumare un pasto leggero alla se- ra. Evitare cibi e bevande gelate o bol-
lenti. Bere acqua con regolarità: la saliva e i liquidi proteggono le muco- se esofagee dai succhi gastrici. Smet- tere di fumare: il fumo favorisce il re- flusso, aumenta l’acidità gastrica e rende più suscettibili le pareti dello stomaco agli attacchi dell’acido.
Un'adeguata educazione alimentare e uno stile di vita sano è fondamenta- le, volta anche a ridurre il peso cor- poreo, soprattutto la circonferenza addominale. L'eccessiva presenza di grasso a livello addominale compor- ta una pressione intraddominale più elevata del normale. La presenza di una pressione intraddominale più alta del normale tende a influire sul- la struttura e il funzionamento dello stomaco, in particolare del cardias;
quest'ultimo, infatti, s'indebolisce dal punto di vista muscolare, dive- nendo meno efficace nel contenere i succhi gastrici nello stomaco, i qua- li, a questo punto, riescono con mag- giore facilità a risalire in esofago.
Alla luce di ciò, è facilmente in- tuibile l'importanza che può avere, in un contesto di reflusso gastroe- sofageo e obesità, un cambiamento dell'alimentazione, la quale dovrà mirare, prima, al raggiungimento e, poi, al mantenimento del peso forma (quindi dimagrimento e con- solidamento del nuovo peso corpo- reo). Quindi la dieta è un punto car- dine sia nella fase terapeutica che nella prevenzione. Alla luce di quanto emerge, in un piano dieteti- co specifico non possono mancare:
Gli alimenti magri e ricchi di pro- teine (come carne bianca, uova, la maggior parte del pesce, i frutti di mare ecc.), perché, diversamente dai cibi grassi, sono più facili da di- gerire, comportano meno produ- zione di succhi gastrici e aumenta- no il tono muscolare del cardias. La verdura fresca, per il ridotto conte- nuto di grassi e zuccheri la cui di- gestione richiede una considerevo- le produzione di succhi gastrici. I cereali integrali a basso contenuto di grassi. L'ingente quantità di fi- bre dei cereali integrali assorbe i succhi gastrici dello stomaco, ren- dendo meno probabile il fenomeno del reflusso gastroesofageo. La frutta povera di acido citrico, come per esempio i meloni, le pere, le me- le, le banane e i frutti di bosco, per- ché mantengono entro valori accet- tabili il tasso di acidità dello stoma- co. Inoltre se cotti o preparati in modo inadeguato, anche i cibi indi- cati a chi soffre di reflusso gastroe- sofageo possono risultare dannosi e dar luogo alla risalita in esofago del contenuto acido dello stomaco.
Pertanto, in presenza di reflusso gastroesofageo, sono importanti non solo i tipi di alimenti consuma- ti, ma anche i metodi di cottura e preparazione, i quali devono essere salutari. Rappresentano una scelta vincente ad esempio la cottura al cartoccio per il pesce o le carni ma- gre; oppure la cottura al vapore per le verdure.
Biologa Nutrizionista – Perfezionata nei disturbi del Comportamento Ali- mentare – Nutrizionista presso U.O.
Pediatria A.O.S.G.Moscati- Consu- lente HACCP, Igiene e Sicurezza Ali- mentare Maria Luisa D’Amore*
F
rutta e verdura dovrebbero rappresentare sempre un elemento importante per le nostre diete, in quanto fonti di nu- trienti indispensabili per il mante- nimento di un buono stato di salu- te. Al giorno d’oggi però, in un mondo sempre più rivolto alla produzione in termini industriali e all’agricoltu - ra intensiva, è importante saper rivolgere le pro- prie scelte nutrizionali verso i prodotti di stagio- ne, quelli cioè tipici di un determinato periodo dell’anno.In particolare, gennaio è il mese che più di tutti mette a dura prova le nostre difese immu- nitarie: i grandi freddi e le piogge intense sono da sempre legati in modo indissolubile alla comparsa delle influenze stagionali, caratte- rizzate per la maggior parte dei casi da raffred- dori e mal di gola. Ma, anche in questo caso, la natura è pronta a darci una mano, con alimenti sani e facilmente reperibili.
Partiamo dalla frutta: a differenza delle tem- perature rigide, la frutta di gennaio si presen- ta con le tonalità calde degli agrumi, come il rosso e l’arancio, oltre che per il verde e il giallo di mele, pere e kiwi.
Gli agrumi sono un vero e proprio concen- trato di vitamina C, coinvolta in numerosi pro-
cessi fisiologici come il funzionamento di enzi- mi endogeni e la risposta immunitaria; gli stessi inoltre sono ricchi di acido citrico, con azione principalmente antiossidante.
Preferire la frutta di colore rosso e arancio, ricarica anche di vitami-
na A, B1, B2 e B3.
Sulla tavola di gen- naio non possono man- care i kiwi: rinfrescanti e diuretici, oltre ad essere ricchi di vitamina C si as- sociano a grandi proprie- tà lassative, grazie alla presenza di fibre; utili an- che per contrastare i di- sturbi a carattere circola- torio.
Per molte piante l’in - verno rappresenta il pe- riodo del riposo vegetati-
vo, in preparazione a stagioni di gran lunga più miti e favorevoli; ma, fortunatamente, le verdure anti-freddo sono pronte a riempire i reparti orto-frutticoli dei nostri supermercati.
Via libera, dunque, a broccoli, cavolfiori, verze e rape, ricchi di fibre, minerali (impor- tante il magnesio, benefico per il sistema ner- voso e per la coagulazione del sangue), vitami- ne e sostanza antiossidanti: si consumano pre- valentemente cotti, ma anche crudi sono di fa-
cile impiego come antipasti o contorni.
Il finocchio è un valido alleato per chiunque voglia associare il gusto ad un bassissimo indi- ce calorico; ha infatti un elevato potere sazian- te
e digestivo, oltre ad essere utilizzato contro la formazio- ne di gas addomi- nali. È inoltre un potente antinfiam- matorio ad azione depurativa, so- prattutto verso fe- gato e sangue.
Può essere consu- mato sia crudo che cotto.
Anche il radic- chio rosso rap- presenta uno dei veri protagonisti del mese:
utile per combattere la stipsi e le difficoltà dige- stive si associa soprattutto ad una funzione de- purativa; contiene inoltre triptofano, un am- minoacido essenziale che favorisce il sonno.
Insomma, in qualsiasi mese ci si trovi la re- gola d’oro non cambia: noi siamo ciò che man- giamo.
Sta a noi cercare di farlo nel modo giusto.
* Biologa-Nutrizionista
Frutta e verdura, validi
alleati contro i malanni
Atonio Limongelli*
L
’ambiente do- mestico non sempre è si- curo per i bambini:numerosi sono gli accidenti che posso- no capitare nelle ca- se di tutte le famiglie e nel lockdown da covid essi sono aumentati.
Cos’è un incidente domestico?
Secondo la definizione data dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT):
l’infortunio di tipo domestico è un incidente che presenta deter- minate caratteristiche
• compromissione temporanea o definitiva delle condizioni di sa- lute a causa di ferite, fratture, con- tusioni, lussazioni, ustioni o altre lesioni
• accidentalità dell’evento, che deve essersi verificato indipen- dentemente dalla volontà umana;
• l’evento deve essersi verificato in una abitazione, sia all’interno di essa sia in un eventuale balcone, giardino, garage, cantina, soffit- ta, pianerottolo o scala, indipen- dentemente dal fatto che l’abita - zione sia della famiglia stessa o di altri parenti, amici o vicini.
Questi infortuni non sono facil- mente stimabili da un punto di vi- sta statistico, ma risultano rile- vanti a livello sanitario ed econo- mico. Gli incidenti domestici sono la prima causa di morte per inci- dentalità: se ne calcolano circa 4 milioni all'anno (quelli sul lavoro sono poco più di 1 milione e quelli stradali sono pari circa a 300 mi- la). Per ogni incidente stradale ci sono 18 infortuni domestici ed il picco di questi ultimi lo si ha tra i 14 -25 anni quindi salgono sin dal- la prima infanzia fino ai 20 anni.
Secondo l’Organizzazione Mon- diale della Sanità (OMS) non ri- sparmiano alcuna fascia d’età e so- no la prima causa di morte per i bambini. Rappresentano un pro- blema di grande interesse per la sanità pubblica per tutti gli eventi che inevitabilmente sono ad essi legati: disabilità, sofferenza. Le conseguenze per la salute, infatti, sono determinate da traumi di di- versa gravità che possono com- portare anche invalidità e, in molti casi, anche la morte.
Anche sotto il profilo economico le conseguenze che essi provocano gravano sul Sistema Sanitario Na- zionale sia in termini di assistenza immediata sia a lungo termine per eventuali programmi riabilitati- vi.
Ma vediamo quali sono i luoghi pericolosi in casa.
Stando a quanto riferisce il Cen- tro studi investimenti sociali (Cen- sis), nel Primo rapporto annuale sul valore della sicurezza in Italia, la classifica dei luoghi domestici più pericolosi è la seguente:
cucina 65%
soggiorno 11%
balconi /giardini 9%
camera da letto 8%
bagno 7%
il luogo in cui gli italiani si sen- tono meno sicuri è la cucina, in cui, a ragione, si pensa che avven- gano maggiori incidenti; • il sog- giorno e le altre camere, denuncia- te dai dati strutturali come luoghi molto a rischio, non sono affatto riconosciuti come tali; • mentre sono decisamente sopravalutati i rischi che si producono in bagno.
Quello che determina queste percentuali sono: il tempo trascor- so in questi luoghi ma soprattutto il comportamento degli abitanti familiari.
Difatti gli infortuni domestici dipendono da almeno tre fattori:
• dalla qualità del sistema abita- tivo; • dalle caratteristiche dei pro- dotti che entrano in casa; • dai comportamenti individuali.
Ma come si possono prevenire gli incidenti domestici in età pe- diatrica? Occorre seguire dei con- sigli comportamentali appropria- ti e modificare l’ambiente domesti- co ove possibile.
Principali comportamenti e di- sposizioni da suggerire ai genito- ri: 0 - 12 mesi
Non mettere alcun cuscino in-
gombrante nel lettino e non la- sciarvi giocattoli, potrebbero pro- vocare soffocamenti. Posizionare il bambino sempre a pancia in su.
Fare attenzione alla temperatura dei liquidi: l’acqua per il bagnetto o il latte del biberon troppo caldi possono provocare ustioni. Non lasciare mai da solo il bambino du- rante il bagnetto, non è in grado si sollevare la testa dall’acqua a cau- sa della pesantezza del cranio e della muscolatura non ancora adeguata.
Allacciare sempre le apposite cinture quando il bambino è sedu- to nel passeggino o nel seggiolo- ne, non lasciare mai il bambino in- custodito.
Proteggere le prese elettriche con dispositivi adeguati in modo che non possano essere raggiunte dai bambini.
Montare cancelletti o protezioni per bloccare l’accesso alle scale so- no presidi importanti per preveni- re cadute accidentali. Nell'area giochi mettete sempre una coper- ta per terra o un tappetino compo- nibile ( tipo a puzzle morbidi ) ma anche un box ampio può essere
utile.
Coprire tutti gli spigoli con ap- positi paraspigoli di gomma.
1 - 2 anni
Traumi ed assunzione acciden- tale di sostanze nocive sono preva- lenti nell'età inferiore a 4 anni, ov- vero quando il bambino comincia a muoversi in modo autonomo ed impara a conoscere gli oggetti che lo circondano “assaggiandoli”, cioè mettendoli in bocca. Non la- sciare accendini o fiammiferi a portata di bambino, così come og- getti appuntiti o taglienti. Non la- sciare piccoli oggetti, quali ad esempio monete, biglie, orecchini, ma anche cibi, come arachidi, noc- ciole ecc., a portata di bambino : possono essere ingeriti con facili- tà provocando soffocamento (par- ticolare attenzione alle piccole bat- terie rotonde che possono causare danni tossici all’organismo). Con- servare fuori dalla portata dei bambini sostanze pericolose come detersivi, farmaci, cosmetici, ver- nici e solventi, ecc.(possibilmente sotto chiave). Non far giocare da soli i bambini con i palloncini di lattice, se ingeriti potrebbero sof-
focarli Non scambiare mai i conte- nitori, travasando le sostanze in bottiglie non appropriate (acqua minerale, bevande, ecc.)
Non lasciare mai il bambino solo su un letto o un fasciatoio senza protezioni laterali . Dotare il letti- no di sponde alte almeno 80 cm. e con sbarre distanziate di non più di 8 cm.
Posizionare delle barriere in modo che il piccolo non riesca a toccare le fonti di calore (caminet- to, stufa, ecc..), al fine di evitare possibili scottature. Non lasciare mai solo il bambino in prossimità di balconi, finestre o terrazze so- prattutto se con soglie basse o con vasi, sedie o altri oggetti utilizza- bili per come gradini per arrampi- carsi
Rendere inaccessibili le piante presenti in casa, molte di queste sono velenose e se ingerite posso- no provocare pericolose intossica- zioni.
2 - 4 anni
Per far giocare il bambino in si- curezza controllare sempre l’età a cui sono dedicati i singoli giocat- toli, comprare sempre giocattoli con marchio CE che danno mag- giori garanzie.
Non lasciare incustoditi reci- pienti che contengono liquidi cal- di o in ebollizione, porli su superfi- ci non a portata di mano dei picco- li, utilizzare i fornelli più inacces- sibili, posti verso la parete. Nel ca- so ci siano degli animali domestici occorre porre attenzione al modo in cui si interagisce con loro e va- lutare i segni di impazienza di tali animali. Come pure fare attenzio- ne che il bambino non tocchi ani- mali che non conosce e senza il consenso del proprietario, giocan- do potrebbe importunarli deter- minando un’aggressione di tipo difensivo.
Non sistemare vasi, sedie o mo- bili sotto i davanzali su cui i bambi- ni potrebbero salire e controllare sempre l’accesso esterno ai balco- ni con la chiusura degli infissi.
All'aperto controllare costante- mente i bambini se giocano vicino a pozzi, laghetti, piscine ma anche un semplice canotto pieno di ac- qua può essere pericoloso se il bambino è lasciato solo!
Infine un consiglio utile per evi- tare il soffocamento dei bambini con oggetti o cibo : su “ YouTube “ ci sono dei video-tutorial che mo- strano le manovre antisoffoca- mento da corpo estraneo nei bam- bini , sono manovre facilmente eseguibili e che tutti dovrebbero apprendere ( dai genitori ai nonni o dalle babysitter ).
Altro dato da tenere a portata di mano in casa è il numero del Cen- tro antiveleni a cui rivolgersi in caso di ingestione di farmaci o al- tre sostanze (deodoranti, profumi ecc.) .Per la nostra regione sono attivi i numeri telefonici dell’Ospe - dale Cardarelli di Napoli disponi- bili h24 : 081 7472870 e 081 5453333.Pediatra di Famiglia
*Segretario Provinciale FIMP Avellino (Federazione Italiana Medici Pediatri)
Dall’età a cui sono dedicati i giocattoli ai recipienti con liquidi, lasciati incustoditi
u SICUREZZA. E’ la cucina il luogo più pericoloso
Bambini
e infortuni
domestici
u S O C I E TA’. Non farsi sopraffare dai condizionamenti imposti dalla società
Distrarsi
dalla pandemia
Necessaria una terapia idonea per allontanarsi dai problemi creati dal momento di emergenza
Gianpaolo Palumbo*
S
i è sempresaputo chedistrarsi fa male, in tutti i sen- si, soprattutto se si svolge un lavo- ro delicato che ha bisogno, per esse- re portato a termine, della massima concentrazione. La distrazione è un messaggio che la nostra mente ci invia per farci… rallentare nel cor- rere/percorrere la vita di tutti i giorni.In era pre-Covid le distrazioni belle o brutte che fossero arriva- vano da tutte le parti. Soprat- tutto quelle brutte iniziavano dal rumore di sottofondo di sta- zioni di treni, di metropolitane, e finivano con le musiche assor- danti di alcuni aereoporti low- cost e mille altri esempi. Veni- vano all’attenzione di tutti im- pulsi e stimoli che facevano di- ventare irrequieti, impulsivi, irritabili, tanto che alla fine obiettivi anche alla nostra por- tata non venivano raggiunti fa- cilmente.
Il “male” della distrazione de- riva dal fatto che ci modifica la percezione di ciò che ci circon- da. In un mondo che continua- mente ci “allena” a distrarsi con le continue ed incessanti notifi- che di WhatsApp, le condivisio- ni su Facebook o su Istagram con innumerevoli “gruppi” e
“sottogruppi” di amici ci porta a combinare solo guai, grandi o piccoli che siano.
Ad “allietare” la nostra gior- nata ci sono anche gli SMS o i vi- deo-sms, ovviamente sui telefo- nini semplici ma soprattutto sui tecnologici smartphone, sui tablets, sugli orologi. Arrivano continuamente stimoli ed allar- mi dal genere più disparato che finiscono per annullare la per- cezione del reale. Le interruzio- ni continue comportano sensa- zioni diverse della realtà. A vol- te crediamo di aver visto un qualcosa che potrebbe addirit- tura far parte del nostro imma- ginario, quindi diverso da quel- lo che pensavamo aver visto. A tal riguardo è apparso più di un anno fa su di una importante ri- vista di psicologia umana speri- mentale, edita dalla Università dello Stato dell’Ohio negli Stati Uniti d’America, un saggio che dimostra la correlazione tra di- strazioni e distorsioni del reale.
La responsabile della ricerca improntata sulle percezioni e la performance è ancora oggi la Prof.ssa Julie Golomb, la quale racconta che la sua intenzione era quella di scoprire cosa suc- cede quando si presta la massi- ma attenzione ad una cosa men- tre qualcun altro interferisce.
L’interazione con la realtà è stata provata, tra le varie speri- mentazioni pratiche, su 26 per- sone che hanno tentato di con- centrarsi su di un quadrato co-
lorato apparso su di uno scher- mo di un computer, ma che so- no state distratte da una fonte luminosa estranea sistemata vi- cina allo schermo. E’ bastato un semplice “distrattore“ lumino - so per far commettere ventisei errori di riconoscimento del quadrato che si stavo guardan- do intensamente. In pratica in questo test hanno sbagliato tut- ti i partecipanti.
Questa lunga premessa si- gnifica che distrarsi fa male, ma l’attuale pandemia quasi impone una terapia idonea ad allontanarsi dai problemi che ha creato, crea e creerà il coro- navirus sul nostro pianeta.
Questa terapia non è costituita da compresse o da flebo, ma dal-
la perdita di coscienza delle
“brutture e storture” legate al virus.
Nel corso di una giornata ti- po, ognuno cerca di ritagliarsi alcuni scorci di tempo che rap- presentano una vera e propria
“fuga per l’esistenza”; degli spazi destinati ad una pausa ri- lassante, al resoconto intorno al proprio quotidiano e, perché no, al giudizio di sé. E’ il mo- mento in cui, spinti da quella sana “curiositas” che oggi sem- bra essere svanita, la distrazio- ne porta con sé la necessità di divertimento.
A pensarci bene esiste anche un fil-rouge semantico tra i due termini perché entrambi condi- vidono il significato di separa-
zione: divertimento implica vol- gere altrove l’attenzione, ovvero l’allontanarsi da... che riecheg- gia il separarsi della distrazione (distrahère= separare). Conti- nuamente siamo protesi oltre questa separazione, senza però mai superarle perché vogliamo capire sempre da che cosa vo- gliamo separarci o verso cosa volgere l’attenzione. Parlando di queste dinamiche esistenziali è imprescindibile non citare anco- ra una volta il concetto di “diver - tissement” con cui Blaise Pascal nei “Pensieri” descrive con mira- bile acume la precaria condizio- ne umana: “Io comprendo che si renda felice un uomo col disto- glierlo dallo spettacolo delle sue domestiche miserie, occupando
tutta la sua mente con lo studio di ballar bene”.
Seguendo il pensiero del fisico e filosofo francese, l’uomo nei confronti di una qualunque mi- seria avrebbe sempre la possibili- tà di sviare verso un quid che possa alleggerire il peso dell’esi - stenza. Sarebbe considerabile di- strazione anche il lavoro, un amico, un incontro, un dialogo che, purtroppo, la pandemia ci nega.
La pandemia ci ha annullato la qualità della vita. Quattrocento anni prima di Cristo Epicuro (“Lettera a Menealo”) affermava:
“una salda conoscenza dei biso- gni inclina a ricondurre ogni as- senso o diniego al benessere del corpo ed alla piena serenità dell’anima”.
Ed il problema oggi sono effet- tivamente i bisogni che ci legano e ci fanno dipendere da una real- tà divenuta brutale, facendo tra- sformare il mondo in una eccel- lenza di egoismi.
Balzando da Pascal alla più at- tuale teoria di Chomsky, il filoso- fo e saggista Statunitense, sem- bra ad un certo punto connetter- si ai tempi ed alla cultura della nostra epoca quando si riferisce agli egoismi esercitati dai mass media per ottenere consenso. Es- si manipolano la volontà, “di - straggono” la coscienza in modo costante e repentino, affinché non resti il tempo per pensare.
Non far pensare significa toglie- re l’attenzione da eventi ingom- branti per riversarla su altre co- se che a confronto risultano es- sere assolutamente insignifi- canti.
Per stare con i piedi ben punta- ti per terra bisogna non farsi so- praffare da tutti i condiziona- menti, da tutte le paure che la pandemia comporta. Bisogna riandare alla forza d’animo dei saggi che, secondo Francois de la Rochefoucauld: “non è altro che l’arte di tener chiuso nel cuo- re il proprio turbamento”.
*Medico Federazione medici sportivi italiani