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Riorganizzazione e innovazione per il lavoro pubblico

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Academic year: 2021

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Focus Centro Italia

Lunedì 16 dicembre 2013Eventi

stretto” rapidamente, e oggi in Italia vi sono 5,8 dipendenti pubblici ogni 100 abitanti, un numero inferiore rispetto alla Spagna (6,5), al Regno Unito (9,2) e alla Francia (9,4). Un altro numero, per capire: dal 2001 al 2011 la stretta sulla Pa ha provocato la perdita di 368 mila dipendenti, con una contrazione dell’11,5%. Senza alcuna diminuzione della spe-sa pubblica.

Tra le proposte di Cisl Fp in-nanzitutto guardare al pubbli-co impiego pubbli-con le logiche di un nuovo modo di organizzare lavoro e servizi: comprimere e ottimizzare è un conto, ma il servizio ai cittadini va garanti-to, e anche di qualità. Bloccare il turnover e ricorrere al preca-riato non sono soluzioni. La Cisl Fp chiede un cambio di rotta, che punti sull’efficien-za della Pa come volano per il benessere dell’intero Paese, ma anche sui giovani e sulle donne per cambiare davvero il modo di produrre e gestire i servizi pubblici. Con cinque punti forti: un riordino degli assetti istituzionali (da quelli centrali a quelli locali) che ta-gli le poltrone e faccia crescere le reti territoriali dei servizi,

CISL FP

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325 mila iscritti. Un sindacato per ridare ai lavoratori una posizione centrale puntando su efficienza e miglioramento dei servizi

Riorganizzazione e innovazione per il lavoro pubblico

che razionalizzi le strutture e crei sviluppo per le comunità locali, che tagli consulenze e appalti e valorizzi l’impiego pubblico. Innovazione or-ganizzativa: con meno enti, meno dirigenti, zero spesa improduttiva e più investi-mento nelle professionalità al servizio del Paese. E poi piani industriali di ente, da costruire insieme ai lavora-tori, per garantire migliora-mento dei servizi, continuità amministrativa, vera traspa-renza, collegamenti efficaci tra strategia, pianificazione e

gestione operativa, sosteni-bilità economico-finanziaria, progressivo allineamento agli standard di eccellenza. Per la Cisl FP serve insomma pro-muovere una vera cultura della misurazione e dei fab-bisogni standard, dove “mi-surare” non è “controllare”, ma valutare “come si spende” e definire assetti organizza-tivi diretti all’ottimizzazio-ne delle risorse finanziarie, strumentali e umane. E in-fine, un contratto che punti sulle professionalità: per far crescere la performance bi-sogna far crescere le persone. Quindi formazione, revisione dei profili professionali, cer-tificazione delle competenze, riconoscimento economico e professionale. Perché solo da qui può passare il percorso per una Pa che sappia corre-re, come corrono i bisogni dei cittadini, delle imprese e delle comunità.

Per la federazione Cisl bisogna ridurre gli sprechi e investire nelle professionalità

C’

era una volta il settore dell’impiego pubblico. Costituiva una ricchezza per il buon andamento dello Stato e per la vita dei cittadini. Questa realtà si è fatta sempre più ap-pannata, da quando nel 2008 si è palesata la crisi economi-ca, e da quando - per control-lare la spesa pubblica - non si è trovata altra soluzione che spingere sui tagli al personale che opera negli uffici pubblici, centrali e locali.

Di fronte a questo panorama, la Cisl Fp che rappresenta a li-vello nazionale 325.000 iscrit-ti, che lavorano nella pubblica amministrazione e nei pub-blici servizi, ha preso una po-sizione netta, nella logica del “difendere la contrattazione contrattando”: ridare ai lavo-ratori una posizione centrale e ragionare in modo nuovo, introducendo concetti quali la produttività, il miglioramento qualitativo dei servizi, l’effi-cienza, l’efficacia. Il percorso intrapreso ha subito arresti e nuovi slanci, per giungere a un punto focale: secondo la Cisl Fp le retribuzioni dei la-voratori pubblici possono cre-scere anche senza aumentare tasse e spese, ma attraverso

una contrattazione nazionale e integrativa fondata sulla ri-organizzazione e sul miglio-ramento delle performance organizzative degli stessi enti. Peccato che, a fronte di una posizione netta e votata al cambiamento del sindacato, la politica non abbia dimostrato lo stesso dinamismo, e non ab-bia ancora saputo modificare la voragine della spesa pub-blica (801 miliardi nel 2012).

La Cisl indica una soluzione concreta: agire per “asciugare la spesa” concentrandosi sui 295 miliardi che si nascon-dono nelle pieghe dei bilanci delle amministrazioni, e che per il 30% sono rappresentati dall’acquisto di beni e servizi. La politica italiana ha per ora agito in modo diverso e qua-si punitivo nei confronti del pubblico impiego. Risultato? Nel nostro Paese tutto si è

“ri-Spesa pubblica e costo del lavoro pubblico

(in mld di euro) Altra spesa

685,5

26

15

74,5

Dipendenti pubblici Dirigenti pubblici Dipendenti contratto diritto pubblico

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