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Appendice II
Bernarz, di moi Fouquet qu’on tient a sage (RS 37a)
Manoscritti Da 210v (anon.) e H 46r
Edizione Guida 1992
Genere Canzone di crociata
Metrica 3 coblas unissonans di 8 versi
2 tornadas di 4 versi
a10’ b10’ a10’ b10’ c10 c10 b10’ b10’
Data 1201-1202 o 1220-1221
Questa canzone di crociata, indirizzata a Falquet de Romans e a un marchese di Monferrato, è mossa non solo da tonalità e ricordi personali, ma anche da punte di critica: se da una parte il troviero si rivolge al trovatore Falquet per ricordargli il tempo passato insieme e gli suggerisce che questo tempo sta per finire, dall’altra si ricordano le imprese cavalleresche dell’avo del marchese alemarico cui è indirizzata la composizione, Corrado di Monferrato.
Come riconosce Dikjstra,1034 gli argomenti utilizzati dall’autore non sono quelli della
propaganda ufficiale, ma piuttosto dei consigli amichevoli ispirati dalla situazione personale dei due destinatari e così si rivolge a Falquet:
que nos avons gran part de nostre eage perché gran parte della nostra vita abbiamo entre nos deus usé en lecherie; tutti e due consumato nel diporto; et avons ja dou siegle tant apris e abbiamo già imparato tanto del mondo que bien savons que chascun jor vaut pis; da sapere perfettamente che esso vale ogni giorno meno; por quoi feroit bon esmender sa vie, perciò egli farebbe bene a emendare la sua vita, car a la fin est for de juglerie. dato che volge al termine la sua attività di giullare.
(vv. 3-8)
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L’argomento, qui basato sull’esperienza condivisa dall’autore con il destinatario, non si ritrova nei versi rivolti al marchese di Monferrato, dove Hugues cerca di «piquer d’honneur en évoquant les faits d’armes de son ancêtre Conrad»:1035
Bernarz, encor me feras un message Bernardo, porterai ancora un messaggio da parte mia au bon marchis cui aim sanz trincherie, al buon marchese che amo schiettamente, que je li pri qu’il aut en cest voiage, poiché lo prego di intraprendere questo pellegrinaggio, que Monferraz le doit d’ancesserie, essendone i Monferrato tenuti per inveterata usanza; que autre foiz fust perduz li païs, già in altra occasione la Terrasanta sarebbe stata persa ne fust Conraz, qui tant en ot de pris se non ci fosse stato Corrado, che ne riportò tanto onore qu’il n’iert ja mais nul tens que l’on ne die che non ci sarà mai tempo in cui non si dirà que part lui fu recovree Surie. che la Siria fu riconquistata per merito suo.
(vv. 17-24)
Mentre secondo Bédier, Gouiran e Guida il bon marchis del v. 18 è Guglielmo VI di Monferrato,1036
secondo Paris e Larghi esso è da identificare con Bonifacio I.1037
Naturalmente, queste doppie identificazioni hanno portato a due differenti possibili datazioni: gli studiosi che vedono nel marchese di Monferrato Guglielmo VI, collocano la stesura del componimento al 1220-1221, mentre quelli che vi vedono Bonifacio I, datano l’opera al 1201-1202. Mentre Bédier e Guida datano il componimento tra il 1220 e il 1221, ossia dopo l’incoronazione a Roma di Federico II (22 novembre 1220) citato come imperatore al v. 26 (emperere Freris), e prima della sconfitta di Damietta (7 settembre 1221), in quanto non vi è contenuta nessuna allusione1038 e Paris la colloca intorno al
1201-1202,1039 Larghi pensa a una doppia redazione del componimento, la prima nel 1201, scritta
forse nella Francia del Nord e inviata a Bonifacio I per esortarlo ad andare in crociata e la seconda scritta in Italia, forse proprio alla corte di Monferrato, dopo il 1220-1221.1040
1035 Dijkstra 1995, p. 66.
1036 Bédier-Aubry 1909, pp. 156-161, Guida 1992, pp. 91 e 326 e Gouiran 1994, p. 341. 1037 Paris 1889, p. 558 e Larghi 2006, p. 234.
1038 Bédier-Aubry 1909, pp. 156-161 e Guida 1992, p. 91. 1039 Paris 1889, p. 558.
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