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CONCLUSIONI Dopo aver fornito nel primo capitolo una visione d’insieme relativa al rischio di credito, insito nell’attività bancaria, andando ad esaminare le componenti che lo determinano, si sono

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Academic year: 2021

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CONCLUSIONI

Dopo aver fornito nel primo capitolo una visione d’insieme relativa al rischio di credito, insito nell’attività bancaria, andando ad esaminare le componenti che lo determinano, si sono passate in rassegna le principali tappe del processo di sviluppo della disciplina prudenziale che ha portato alla definizione della normativa odierna di Basilea III, in fase di ulteriore miglioramento da parte dei regulator e che potrebbe condurre alla formulazione di un nuovo “pacchetto” regolamentare, noto come Basilea IV.

La spinta nel miglioramento per il calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito si è avuta con Basilea II, che ha previsto per gli intermediari la possibilità di utilizzo di metodologie Internal Risk Based e ha introdotto il concetto di rating consentendo la specificazione di coefficienti patrimoniali per le diverse esposizioni.

Dal contesto prudenziale si è poi passati al contesto contabile cercando di comprendere meglio le implicazioni, relative a questa categoria di rischio, da un’altra prospettiva ed evidenziando l’importanza delle loan loss provisions, create contabilmente, anche per fini regolamentari: ciò è dovuto al fatto che la disciplina prudenziale demanda a quella contabile il compito di attivare politiche di accantonamento per la copertura della componente attesa di perdita. Le relazioni che si creano tra le due discipline fa in modo che le autorità di vigilanza prestino particolare attenzione alle logiche dei modelli contabili utilizzati, spesso, anche al fine di giungere ad una sottostima del livello di provision per ottenere un incremento del livello di capitale regolamentare.

Sotto tale aspetto, si è evidenziato come la logica sottostante il modello di impairment dello IAS 39 non fosse del tutto conciliabile con il modello previsto da Basilea.

La caratteristica principale che ha contraddistinto il metodo incurred loss dello IAS 39, cioè l’impossibilità di riconoscere le perdite derivanti da eventi futuri, anche se la loro probabilità di manifestazione era elevata, ha rappresentato al contempo il principale punto di debolezza di quest’approccio, determinando un “fisiologico” ritardo nella rilevazione delle perdite che, peraltro, hanno potenzialmente contribuito ad aumentare gli effetti prociclici, già riconosciuti, della disciplina prudenziale.

Sulla base delle critiche sollevate da vari soggetti nel contesto internazionale dopo la crisi, lo IASB ha avviato un processo di sostituzione dello IAS 39, completatosi nel 2014 e che ha previsto l’entrata in vigore del nuovo principio IFRS 9 il 1° Gennaio.

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Sono state riportate le fasi principali che hanno portato alla definizione della versione definitiva del principio comprendendo come muova nella direzione suggerita da Basilea. Al riguardo si è sottolineato l’intento di riallineare le logiche contabili con quelle regolamentari comprendendo i potenziali impatti e gli effetti che l’introduzione dell’IFRS 9 avrà sugli intermediari, facendo emergere il fatto che la sua applicazione si scontrerà inevitabilmente con tutta una serie di limitazioni e problematiche e le aziende bancarie si troveranno a fronteggiare nuovi ostacoli pur trovandosi, in molti casi, già in una condizione precaria, in una fase di implementazione di nuovi processi e/o di ristrutturazione aziendale. La valutazione prospettica in merito al possibile deterioramento di un credito che, alla data di riferimento, è un credito performing, risulta essere una complicanza a causa del suo effetto finale, ma anche, dal punto di vista tecnico, poiché il risk manager si trova a dover operare in una situazione che è contraddistinta da un certo grado di aleatorietà. Vi è senza alcun dubbio la possibilità di giungere a una valutazione più accurata ma, o per l’impossibilità di reperire alcune informazioni o per l’indisponibilità di tali informazioni, dovuta al fatto che queste sono inerenti a fatti non ancora verificatisi, resta presente un grado di vera e propria imprevedibilità.

Per l’esercizio 2017, precedente all’effettiva adozione dell’IFRS 9, cosi come è emerso dalle analisi svolte dalle Autorità, molte banche sembrano ancora essere distanti dal dare giusto rilievo alla portata delle modifiche che interverranno e, di conseguenza, non si sono ancora adeguatamente mosse. Va poi evidenziato che le banche di medio-piccole dimensioni, oltre a essere quelle a dover compiere, proporzionalmente, sforzi maggiori per poter approdare a delle procedure compliant, sono anche le più coinvolte attualmente in operazioni straordinarie. L’IFRS9 nel complesso permetterebbe, tuttavia, di mitigare gli effetti pro-ciclici causati dall’incurred loss approach e di ridurre le incertezze sull’inadeguatezza patrimoniale degli istituti finanziari emerse durante il periodo di crisi. Il riconoscimento delle 12 month ECL permette, infatti, di effettuare un aggiustamento del tasso di rendimento limitando la contabilizzazione di profitti sovrastimati e l’adozione da parte del management di politiche di dividendi o di remunerazione squilibrate. Il riconoscimento tempestivo delle perdite all’interno del capitale di vigilanza contribuisce, inoltre, a mitigare una crescita spropositata dell’attività creditizia della banca legata ad una fase del ciclo economico espansivo. Numerosi sono gli sforzi da parte degli standard setter contabili e delle autorità di vigilanza per garantire una migliore convergenza del modello di impairment, previsto dall’IFRS 9, con le regole prudenziali rappresentando un fattore strategico per garantire una migliore stabilità finanziaria.

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