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Academic year: 2021

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(1)

PREMESSA

Le dermatopatie in veterinaria rappresentano una manifestazione di comune riscontro nella pratica clinica, sia come segno

secondario di malattie sistemiche, sia come processo patologico primario.

MALASSEZIA:

I lieviti del genere Malassezia fanno parte dell'ordine

Malasseziales, famiglia Cryptococcaceae, classe Ustilagomycetes , phylum Basidiomycota.

Ad oggi sono conosciute 12 specie lipido-dipendenti (Malassezia dermatis, Malassezia equi, Malassezia furfur, Malassezia globosa, Malassezia japonica, Malassezia nana, Malassezia obtusa,

Malassezia restricta, Malassezia slooffiae, M. yamatoensis, M.

caprae, Malassezia sympodialis) e una sola specie, Malassezia pachydermatis, che non ha la necessità di aggiunte lipidiche al terreno di crescita (2).

La Malassezia e’ un lievito commensale che si

trova,fisiologicamente in numero ridotto, sulla superficie e sullo spessore dello strato corneo della cute di molti mammiferi, nel condotto uditivo esterno, nella zona periorale e nei sacchi anali.

A causa però di alterazioni del normale microclima cutaneo, intolleranze alimentari, endocrinopatie , abbassamento del sistema immunitario, vengono a crearsi le condizioni ottimali per un aumento della crescita che a sua volta infiamma i tessuti e

determina dermatiti ed otiti maleodoranti. Questa è una condizione comune nel cane, rara nel gatto.(1)

Il trattamento convenzionale, prevede l’utilizzo dei comuni antifungini topici e sistemici come il Ketoconazolo o Fluconazolo per almeno due settimane, ma sono molto frequenti le recidive e i fenomeni di resistenza fungina.

Lo scopo di questo lavoro è , pertanto, quello di valutare l’efficacia degli oli essenziali sia in vivo che in vitro nei confronti dei lieviti del genere Malassezia ,per offrire al medico veterinario una valida alternativa o un supporto alla terapia convenzionale.

(2)

Inoltre vista l'importanza della interazione tra M. pachydermatis e lo stato del microambiente in cui si trova, in questo studio si è dato notevole rilievo al tentativo di riportare questo rapporto all'equilibrio tramite l'utilizzo di oli essenziali con proprietà lenitive ed antiinfiammatorie, in modo da diminuire i fattori che stimolano la proliferazione del lievito e la sua patogenicità.

(3)

INTRODUZIONE

La pelle è l’unico organo che può essere visto, palpato ed odorato, tuttavia è necessario che la visita clinica sia più completa possibile perché, nonostante siano numerose le cause di affezioni dermatologiche,la pelle possiede un numero relativamente ridotto di reazioni. Per questo motivo molte dermatosi hanno manifestazioni cliniche simili.(11)

Per quanto concerne la dermatite da Malassezia o malasseziasi , è tra le principali dermatopatie riscontrate nel cane.

L’agente patogeno è un lievito, la Malassezia pachydermatis.

La sua presenza nella cute dei cani è fisiologica, in quanto saprofita, ma prende il sopravvento in condizioni di immunodepressione o alterazione della normale composizione degli strati dermici.

Questo spiega il prevalere della Malassezia nei soggetti con dermatite atopica.

Dermatite atopica:

Il termine “Atopia” deriva dal greco “atopos”, che significa

“strana” ,ed è stato usato per la prima volta nella medicina moderna da Coca e Cook nel 1923.

L’atopia colpisce il 3-15% della popolazione canina ed è caratterizzata dalla eccessiva produzione di Immunoglobuline E specifiche (reagine) nei confronti di allergeni volatili ambientali (polveri,acari,derivati epiteliali,muffe) e dei pollini(11)

La patogenesi della dermatite atopica nel cane è molto complicata,non è del tutto chiarita e i rilievi delle sperimentazioni sono a volte contradditori. Sicuramente ha una forte rilevanza la predisposizione genetica: i soggetti nati da genitori atopici hanno

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il 75% di possibilità di manifestare i sintomi della malattia in età adulta. Inoltre alcuni studi hanno confermato che un’alterazione della composizione del film idrolipidico con la presenza di una quantità eccessiva di acido linolenico provoca minor coesione tra corneociti, di conseguenza la perdita dell’integrità dello strato corneo permette la penetrazione della Malassezia.

L’Atopia è stata sempre trattata clinicamente con steroidi, antistaminici e agenti immunosoppressivi. Ma molti studi hanno riportato che l’uso prolungato o addirittura l’abuso di questi farmaci può causare vari effetti collaterali, recentemente ci si è concentrati maggiormente su terapie complementari basate sulla medicina alternativa e non convenzionale.(9)

MALASSEZIA

Immagine 1 : aspetto microscopico delle colonie di Malassezia.

Le cellule sono di forma sferica o cilindrica, misurano da 2 a 7 micrometri di lunghezza.

(5)

La riproduzione è asessuata per gemmazione unipolare a base larga, determinando la formazione di un colletto cicatriziale molto prominente sulla cellula madre che conferisce alla lievito il tipico aspetto ad arachide.

Immagine 2:aspetto macroscopico della Malassezia.

Le colonie coltivate sul terreno Dixon , mantenute in termostato alla temperatura di 30°C e osservate dopo una settimana dalla semina appaiono opache, pallide, spesse, color crema, con superficie a cupola liscia ; la tessitura è friabile e difficile da emulsionare vista la tendenza delle cellule a formare agglomerati compatti.

(6)

M. pachydermatis riesce a crescere anche sul terreno Mycobiotic senza la supplementazione lipidica: in questo caso le colonie appaiono più piccole.

Il muso, la parte ventrale del collo, il dorso delle zampe, la parte ventrale dell’addome e le parti posteriori e piatto delle cosce, regione perineale sono le sedi principali delle lesioni pruriginose da Malassezia.

Tali lesioni sono tipicamente eritematose, squamose ed alopeciche;

in fase cronica si ha iperpigmentazone, lichenizzazione e seborrea maleodorante. Nei cani atopici è segnalata una paronchia (infiammazione periungueale) da Malassezia.

Il prurito rappresenta uno dei segni più rilevanti e presenti con maggior frequenza, accompagnato da eritema, seborrea, aree cutanee untuose , odore sgradevole rancido e lichenificazione nelle forme croniche.

L’esordio della dermatite di solito si verifica in estate o in mesi molto umidi, e persiste nella stagione invernale.(13).

I reperti istologici più significativi sono i seguenti: iperplasia epidermica rilevante e di tipo irregolare, con formazione di spesse croste epidermiche assai sviluppate in profondità, ipercheratosi con croste paracheratosiche e siero cellulari contenenti batteri e miceti, spongiosi, exocitosi diffusa di linfociti nell’epidermide e nell’infundibolo follicolare, micro pustole eosinofile e neutrofile, dermatite superficiale da periva sale a interstiziale (linfociti, istiociti, plasmacellule, addensamenti di neutrofili, alcuni eosinofili).

Il reperto di maggior valore diagnostico è la presenza di miceti negli osti follicolari ipercheratosici. Il reperto di una rilevante exocitosi di linfociti T insieme ad un addensamento superficiale di Mastzellen indicano una reazione di ipersensibilità.

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Masuda et all.(2001) hanno dimostrato che Malassezia non aderisce direttamente alle cellule corneificate, ma resta in prossimità di queste, dove sono presenti molte sostanze lipidiche.

Questo suggerisce che la patogenicità del lievito è mediata dalla presenza di lipidi. (7)

Nel cane West Highland White terrier vi è una predisposizione genetica all’infezione da Malassezia, verosimilmente per un deficit di risposta dei linfociti T e per un difetto genetico della cheratinizzazione epidermica (sindrome displastica epidermica), che condiziona l’insorgenza di una grave dermatite seborroica.

Anche altre razze sono geneticamente predisposte : Basset hound, American Cocker spaniel, Shih Tzu, English setter, Dachshund.

Gli animali con sindrome cronica sono ricoperti di materiale untuoso, quasi del tutto alopecici, con lesioni lichenoidi e iperpigmentati.

Dopo un certo miglioramento con trattamenti corticosteroidei le lesioni recidivano. Il quadro istologico è dominato da una displasia dell’epidermide (iperplasia con creste epidermiche a base arrotondata, “gemme”, e cheratinociti disposti irregolarmente) e da una dermatite perivasale correlata all’infezione micotica.

Vi è anche una forma “secca” dell’infezione, caratterizzata da scaglie giallastre e cerose, localizzata più spesso all’ingresso dell’orecchio e negli spazi interdigitali. Le caratteristiche principali, invece, dell’otite da Malassezia sono un forte prurito e un abbondante essudato ceruminoso maleodorante.

La diagnosi di dermatite da Malassezia può essere fatta agevolmente su preparazioni citologiche: secondo Mauldin et al. Il sospetto è fondato quando si identificano più di due microrganismi per campo microscopico a forte ingrandimento (400X).

(8)

La dermatite da Malassezia occorre infrequentemente nel gatto con lesioni al mento (acne ostinata), delle labbra (chelite eritematoso-crostosa con edema e alopecia), con dermatite generalizzata eritematosa, con distacco di squame laminari e otite esterna.

Una dermatite cronica da Malassezia è descritta anche nei cavalli.

TERAPIA CONVENZIONALE

La terapia sistemica convenzionale prevede l’utilizzo di : Chetoconazolo

E’ un fungistatico inibitore della sintesi dell’ergosterolo, ha una buona biodisponibilità, ma si lega molto stabilmente a proteine plasmatiche rendendo difficoltosa la sua penetrazione nel SNC, occhio ed osso. Deve essere somministrato alla dose di 10-20 mg/kg/12h PO con il pasto perché il pH acido ne facilita l’assorbimento. E’ metabolizzato interamente a livello epatico pertanto è sconsigliato il suo utilizzo in corso d’epatopatie. Ha come effetto collaterale l’inibizione della sintesi degli enzimi epatici e non dipendenti dal P-450 e può prolungare la permanenza in circolo di altri farmaci. Infine è teratogeno ed ha la capacità di inibire la sintesi degli ormoni steroidei e del cortisolo.

La somministrazione prolungata provoca facilmente effetti collaterali quali anoressia, vomito e diarrea ed aumento delle attività degli enzimi epatici.

Fluconazolo

E’ un fungistatico che possiede un’ottima capacità di diffusione in tutti i tessuti, ha una lunga emivita e viene eliminato per via renale immodificato. Per questo motivo deve essere usato con giudizio nei soggetti con insufficienza renale diminuendone la dose.

(9)

La dose da somministrare è 2,5-5 mg/kg/24h PO con il pasto. Gli effetti collaterali più frequenti sono il vomito e la diarrea.

Griseofulvina

Ha azione fungistatica, da somministrare alla dose di 25-50 mg/kg/12h PO Questo farmaco negli animali d’affezione ha una breve emivita e deve sempre essere somministrato in due dosi giornaliere (negli animali è metabolizzata 6 volte più velocemente che nell’uomo) con un pasto ricco in grassi. Il farmaco è metabolizzato a livello epatico e non può essere somministrato in soggetti con epatopatie al di sotto delle 6 settimane di vita. Gli effetti collaterali più frequenti sono il vomito, il prurito, epatopatie con ittero, anemia, leucopenia, trombocitopenia; inoltre è un’induttore degli enzimi microsomiali (P-450) può rendere più veloce eliminazione di alcuni farmaci (digitale, antiepilettici). Non può essere somministrato in gravidanza perché teratogeno.

Sostanze Antimicotiche convenzionali per uso topico, spesso utilizzati come shampoo:

Enilconazolo:

Derivato imidazolico che inibisce la sintesi dell’ergosterolo,un componente della parete fungina. È disponibile in Europa sotto forma di lozione,da utilizzare diluita sul mantello. La principale indicazione è la dermatite da Malassezia.

· Zolfo

Il suo effetto antimicotico e antibatterico è dovuto alla formazione di acido solfidrico e pentanoico.

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· Derivati imidazolici

Miconazolo e clotrimazolo. Agiscono selettivamente sugli steroli della membrana, in particolare, sull’ergosterolo, sulla sintesi delle purine, inibendole. Inibiscono il citocromo p-450 dei mammiferi e possono interferire con il metabolismo di farmaci.

.Itraconazolo

Derivato triazolico che presenta un’attività superiore e uno spettro più ampio rispetto al ketoconazolo. Agisce anch’esso inibendo il citocromo P450. Questa molecola è lipofila e cheratinofila,infatti persiste settimane dopo la sospensione della somministrazione.

· Clorexidina

E’ un biguanide sintetico con un ampio spettro antibatterico e antifungino. Agisce sulla membrana plasmatica batterica, precipita il contenuto cellulare e inibisce l’ATP. Non è inibito da materiale organico. Non irrita ma è sconsigliato l’uso su ferite a concentrazioni superiori a 0,5% perché può inibire la formazione di tessuto di granulazione. La clorexidina è efficace contro la piodermite in soluzioni e shampoo alla concentrazione di 0.5-2%.

E’ necessario una concentrazione superiore ad 1% per la dermatite da Malassezia.

· Solfuro di selenio

È efficace contro la Malassezia alla concentrazione di 1%.

· Diclorofene

Anch’esso è un bifenolo che, una volta penetrato nelle cellule, sembra deprimere i sistemi enzimatici dell’ossidazione cellulare.

Ha un effetto antibatterico, antifungino, antivirale e cheratolitico.

Non è inattivato da sapone o laurilsolfato di sodio. (1)

(11)

Nell’ultimo decennio, in dermatologia veterinaria, la terapia ha spesso compreso l’utilizzo degli immunomodulatori, dopo Autorizzazione Ministeriale per i casi di dermatiti atopiche(5).

Gli immunomodulatori utilizzati sono le ciclosporine.

Questi agiscono principalmente sulle cellule responsabili della reazione infiammatoria,linfociti T helper, ostacolano il reclutamento e attivazione dei granulociti eosinofili in seno al sito allergico e ostacolano la loro sopravvivenza nella cute. Inibiscono numerose citochine ma non i linfociti T suppressor.

La tossicità nel cane di questi composti si esplica a livello digestivo,con vomito,feci molli o diarrea. Richiederebbero dunque la contemporanea somministrazione di antiemetici.(5)

Un interessante studio del 2011 effettuato in Italia nell’Università degli Studi di Bari, ha valutato le MIC dei farmaci utilizzati nella terapia convenzionale per la Malassezia pachydermatis.

I principi attivi presi in considerazione sono: Chetoconazolo, Miconazolo, Itraconazolo, Fluconazolo, Posaconazolo e Voriconazolo.

Son stati testati con la tecnica delle diluizioni scalari sui ceppi di due gruppi di soggetti: 32 cani con lesioni cutanee e 30 cani senza alcuna alterazione cutanea.

I risultati hanno messo in rilievo una minor suscettibilità al Chetoconazolo, Fluconazolo e ad altri azoli per fenomeni di resistenza crociata nel gruppo di cani con lesioni cutanee.

È noto, infatti, che la composizione chimica della parete cellulare del lievito, è strettamente legata alla composizione chimica della pelle dell’ospite, e può giocare un ruolo fondamentale nell’influenzare il fenotipo patogeni o commensali di Malassezia(14).

(12)

Di conseguenza, la diversa suscettibilità tra ceppi di gruppo A e B potrebbe essere legata al fatto che la pelle dell’ospite può direttamente o indirettamente influenzare il profilo antimicotico di M. pachydermatis (15).

In conclusione, i risultati di questo studio indicano che i ceppi di M. pachydermatis analizzati nel presente documento sono suscettibili all’ Itraconazolo, Chetoconazolo, Posaconazolo.

Tuttavia, i cani con lesioni cutanee mostrano una bassa suscettibilità agli antimicotici convenzionali e danno fenomeni di resistenza crociata nei confronti degli azolici.

Di conseguenza, la terapia antifungina richiede un’attenta valutazione nella scelta dei farmaci da somministrare in terapia, in particolare in caso di mancata risposta al trattamento antimicotico o infezioni ricorrenti; sarebbe inoltre giustificabile lo sviluppo di un metodo standardizzato per i test di sensibilità antimicotico (16).

OLI ESSENZIALI

Tutte le piante aromatiche possiedono, in grado più o meno elevato, proprietà antimicrobiche, e la moderna ricerca va confermando le virtù terapeutiche decantate per secoli nel mondo antico .

Bisogna precisare però che non tutte le essenze utilizzate nell’antichità sono oggi disponibili: lo Styrax officinalis o Storace per esempio, citato da Galeno, era molto utilizzato come antisettico delle vie urinarie. Oggi viene estratto da una pianta succedanea, Liquidambar orientalis.

(13)

Altri oli essenziali sono ,poi, di difficile reperibilità commerciale, dovuto all’elevato costo di produzione che può facilmente portare ad una loro adulterazione.(5)

L’olio essenziale è un estratto naturale di piante o alberi aromatici, ottenuto per lo più attraverso la loro distillazione in corrente di vapore acqueo : si tratta dell’essenza distillata, la cui concentrazione in principi chimici estremamente elevata, rappresenta la forma terapeutica dell’estratto. (4)

La quantità di olio essenziale (OE) contenuta nei vegetali è di solito molto ridotta (anche inferiore allo 0.01%), ma in certi casi può raggiungere anche il 15% e oltre. Sono secreti dalle cellule ghiandolari(peli, canali) delle piante superiori o liberati per disfacimento delle cellule. Si trovano nelle radici, nei fusti, ma specialmente nei fiori, frutti e foglie.

Per gli oli essenziali destinati all’utilizzo terapeutico (aromaterapia) la farmacopea ammette due soli procedimenti estrattivi:

• La distillazione in corrente di vapore e la successiva separazione per decantazione

• L’estrazione mediante spremitura (12)

L’estrazione per spremitura permette di ottenere un olio dalle caratteristiche molto vicine a quelle del prodotto naturale perché non interviene alcun trattamento chimico o termico; può essere effettuata manualmente (torchi a mano) o con macchinari “cold pressing”.

Il risultato è un emulsione acqua-olio essenziale, impura, per la presenza di sostanze di natura proteica e mucillaginosa dalla quale per centrifugazione si ottiene l’olio essenziale.

(14)

Questa tecnica è applicabile esclusivamente a matrici vegetali che contengano l’essenza nelle cellule superficiali ed in grandi quantità, come nell’epicarpo degli agrumi, ricco di tasche lisigene.

La distillazione è, invece ,un processo di purificazione basato sulla trasformazione di un liquido in vapore e successiva condensazione del vapore; i composti volatili che si liberano nel processo vengono poi separati tramite corrente di vapore.

La macchina per effettuare questo processo è composta da : un generatore di vapore, un refrigerante (serpentina) e un recipiente per la raccolta del distillato.

Il vapore a contatto con la pianta si satura delle sostanze volatili oleose , attraversa la serpentina e condensa nel recipiente di raccolta. Il materiale ottenuto consiste in una miscela acqua-olio essenziale con separazione delle due fasi ben definita; a questo punto viene effettuata la decantazione per separare l’olio essenziale.(12)

Generalmente i produttori interrompono la distillazione quando hanno ricavato gran parte dell’olio essenziale,ma non la portano a termine in quanto l’estrazione del 90% di olio essenziale richiede un’ora, per estrarre l’altro 10% occorrono 4 ore, di conseguenza non è economicamente vantaggioso nonostante l’ultimo 10% sia formato da principi diversi, meno solubili, importanti per ottenere un olio completo.

Il rapporto tra composizione del singolo olio ed attività terapeutica è strettamente connesso alla prevalenza o meno dei singoli costituenti chimici.

• Fenoli: azione tipicamente antimicrobica che si esplica principalmente a livello di membrana cellulare . Rappresentano, in percentuali diverse, i costituenti principali di: Origanum hirtum ; Thymus vulgaris ; Eugenia cariophyllata ; Satureja montana.

(15)

• Alcoli: attività antimicrobica e antifungina che si manifesta nella parete cellulare e a livello di proteine del protoplasma.

Predominante nella Malaleuca alternifolia,famosa per le sue proprietà antimicrobiche.

Limone, Anice stellato, Timo : a-terpineolo Timo,Origano : Terpinen-4-olo

Limone : Linalolo Rosmarino:Borneolo

• Aldeidi: attività antimicrobica e antifungina.

Limone : citrale.

- Chetoni:componente chimica a potenziale neurotossicità,possiede attività coleretica e colagogo, debolmente antimicrobica. Ne son ricche la Lavandula spica e Lavandula stoechas.

- Monoterpeni:ad attività antimicrobica praticamente nulla ma importante attività clinica complementare come decongestionanti, antitussigeni, mucolitica, antalgiche e antispasmodiche.

La definizione data nel 1996 dall’ Aromatherapy Trade Council è la seguente: “ Un OE è un composto aromatico e volatile usualmente estratto da una unica specie botanica tramite distillazione o spremitura, cui niente dovrebbe essere aggiunto”.

Si definisce indicando la specie e il genere del vegetale da cui deriva seguito dalla sigla “O.E.” .

Sono diverse le parti della pianta in cui si sintetizzano e si immagazzinano, si trovano per esempio negli agrumi nell’

epicarpo, nella rosa nei fiori, nella cannella nella corteccia, nel rosmarino nelle foglie, nell’ aglio nel bulbo.

Le più importanti famiglie botaniche cui afferiscono piante da cui si ricavano gli OE sono le Lamiatae o Labiatae, le Apiaceae o

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Umbelliferae, le Asteraceae, le Lauraceae, le Myrtaceae, le Rutaceae. Sono in genere poco solubili in acqua e molto solubili in alcool, etere, cloroformio, acido acetico e nei grassi. La loro composizione è variabile anche nell’ ambito della stessa specie botanica, si parla quindi di CHEMIOTIPI in riferimento alla prevalenza di una data molecola tra i costituenti.

I fattori che infuenzano la variabilità degli OE sono di tipo genetico (ibridazioni), pedoclimatici (natura del terreno, esposizione al sole, piovosità, temperatura ecc), momento balsamico, fattori agro- colturali, e alcuni fattori post-raccolta quali procedure di estrazione e conservazione. I tipi di estrazione sono diversi, e lo spirito è quello di alterare il meno possibile i composti presenti nella pianta.

Tali metodi possono essere meccanici, fisici, chimici. Spesso avvengono frodi commerciali quali adulterazioni (aggiunta di sostanze estranee), che comprendono anche vendita di prodotti diluiti come puri, e sofisticazioni ( vendere un OE al posto di un altro). Secondo altri autori l’ OE può derivare anche da estrazione chimica tramite solventi.

OLI ESSENZIALI IN DERMATOLOGIA

Gli OE in dermatologia possono essere prescritti sia su base eziologica(batteri,miceti) che sintomatica ( prurito, infiammazione, ecc), sia come riequilibranti della cute: gli oli essenziali potrebbero infatti stimolare sia il sistema immunitario sia i cheratinociti al miglioramento delle difese locali, dello strato corneo e del materiale lipidico intercellulare.

Si può quindi consigliare il loro uso, in maniera alternativa o complementare alla terapia convenzionale, per affezioni quali il pioderma localizzato o diffuso, la dermatite seborroica, le micosi, l’acne, le dermatiti furfuracee con cute secca o seborroica.(19) Il medico che ritiene opportuno prescrivere gli OE, deve compiere una importante valutazione preventiva su ciò che si trova in

(17)

commercio e sulla qualità dei prodotti reperibili in quanto il materiale grezzo ed il procedimento produttivo sono i fattori chiave che determinano la composizione interna di un estratto.

La tecnica prescrittiva degli oli essenziali può seguire due diverse vie: una di tipo riduzionista in cui si prescrive un determinato o.e.

in base ai componenti presenti correlati alle evidenze cliniche in letteratura e allo stato clinico del paziente, ed una più complessa ed olistica in cui si tengono presenti tutte le attività degli oli, anche quelle che derivano dalle tradizioni ed usi popolari, comprese le azioni sul piano psicologico ed emozionale. La prescrizione quindi nel secondo caso tiene presente le caratteristiche del paziente nella sua totalità psico-fisica. Riteniamo che le due vie si possano integrare con successo.

Per la prescrizione antibatterica e antifungina sarebbe auspicabile allestire degli aromatogrammi, in quanto può variare la sensibilità di diversi ceppi micotici o batterici agli O E. (19)

Sono numerose le pubblicazioni che dimostrano l’efficacia terapeutica degli OE come antifungini, la più recente risale al 7 Agosto 2012.

Questo studio ha valutato l’efficacia dell’ applicazione combinata di chitosano (CHI) e olio essenziale di Origanum vulgare (OV) nell’inibizione del fungo Rhizopus stolonifer e Aspergillus niger sull’ uva (Vitis labrusca L.) e la sua influenza sulle caratteristiche fisiche, fisico-chimiche e sensoriali dei frutti durante la conservazione. L’applicazione di differenti concentrazioni di CHI e OV (concentrazione minima inibente - MIC, ½ MIC e ¼ MIC) ha inibito la crescita del micelio dei funghi di controllo.

L’applicazione di CHI e OV a concentrazioni sub-inibenti (CHI mezzo MIC + OV quarto MIC; CHI mezzo MIC + OV mezzo MIC) inibisce la germinazione delle spore e ha causato cambiamenti

(18)

morfologici a spore fungine e miceli, oltre ad inibire la crescita dei ceppi in uve infettate artificialmente .

Questi risultati dimostrano il potenziale della combinazione di CHI e OV anche a livelli sub-inibitori per il controllo delle concentrazioni post-raccolta dei funghi patogeni nella frutta, in particolare, Rhizopus stolonifer e Aspergillus niger stolonifer nelle uve.(8)

Un esempio dell’utilizzo degli OE in dermatologia può essere fornito dalla Camomilla Germanica, conosciuta storicamente come rimedio dei disturbi della pelle.

In un recente studio, Marzo 2010, è stata indotta sperimentalmente su 40 topi BALB (ceppi puri allevati in omozigosi )la dermatite atopica.

Successivamente, è stato applicato giornalmente l’OE di Camomilla Germanica(GC) al 3% sulla dorso per 4 settimane.

Olio di jojoba o soluzione salina è stato invece utilizzato per i topi di controllo.

Sono stati effettuati prelievi prima della somministrazione,a 2 e 4 settimane dopo l’inizio della applicazione dell’OE di Camomilla.

L’applicazione dell’OE per quattro settimane ha comportato la riduzione nel siero di IgG1 e IgE rispetto alle sole due settimane di applicazione. Il gruppo trattato con GC applicazione ha mostrato inoltre un livello significativamente inferiore di istamina rispetto al gruppo di controllo dopo solo 2 settimane.

Questo studio ha dimostrato il potenziale immunomodulante dell’olio essenziale di CG per alleviare la dermatite atopica attraverso l’inibizione di cellule Th2. (10)

L’utilizzo e l’efficacia degli oli essenziali come terapia delle dermatopatie nel cane, è avvalorata da numerosi studi dai quali si

(19)

evince che, per la mancanza di effetti avversi e ottimi risultati terapeutici, gli oli essenziali rappresentano una valida alternativa per la cura della dermatiti nel cane.(6)

Si riportano di seguito composizione e caratteristiche degli oli essenziali utilizzati nel presente studio.

-Citrus Aurantium, Neroli:

Nome comune: Arancio amaro Famiglia:Rutaceae

Parte utilizzata: foglie, i fiori, la scorza del frutto(pericarpo)

L’Arancio amaro è un albero sempreverde che raggiunge i 10 metri di altezza. Originario dell’Estremo Oriente, presenta tronco e rami lisci e grigiastri, fiori bianchi e profumati, foglie ovali e lucide color verde scuro e frutti piccoli, scuri e dal sapore acido- amaro. L’olio essenziale di neroli è un olio vegetale prodotto per distillazione dei fiori di arancio amaro. Il suo profumo somiglia a quello del bergamotto. È usato in profumeria, liquoreria, pasticceria, talvolta farmacia.

Proprietà terapeutiche : antidepressivo, astringente, battericida, calmante, neurotonico (equilibrante), blando sedativo e ipnotico, antisettico, antinfiammatorio(24), ,antispasmodiche(23) , coleretico e colagogo, fungicida, digestivo, eudermico, stimolante del sistema immunitario e circolatorio.(24, 37, 38, 39, 40)

L’olio essenziale di Arancio amaro ha manifestato sperimentalmente proprietà germicide nei confronti dei seguenti microrganismi (21)

(20)

TAB. N°1

Attività germicide del Neroli

TAB.N°2

Composizione chimica olio essenziale Neroli

Specie

chimica Tipologia Composti

Idrocarburi

Monoterpeni

limonene α-pinene terpinolene canfene mircene

Sesquiterpeni

copaeni α-farnesene α-umulene β-cariofillene

Alcoli Monoterpenoli

citronellolo nerolo geraniolo linalolo α-terpinenolo

Esteri

neril acetato linalil acetato geranil acetato citronellil acetato

Cumarine

ostolo bergaptene Tipologia di

microrganismi Efficacia

Batteri

Bacillus subtilis

Media Pseudomonas

aeruginosa Staphylococcus

mutans Elevata Staphylococcus

aureus Media

E. coli

Funghi

Saccharomyces cerevisiae

Media Penicillum

chrysogenum

(21)

Specie

chimica Tipologia Composti

Cumarine

auraptenolo

7-geranossicumarina 7-idrossicumina 5-

isopentenossipsoralene

Lavandula officinalis

Nome comune: Lavanda Famiglia:Lamiaceae Parte utilizzata: fiori

Aspetto e caratteristiche organolettiche:

L’olio essenziale di Lavanda è un liquido di colorazione variabile da incolore a giallognolo che manifesta una fragranza erbaceo- floreale con sottofondo balsamico-legnoso.

I fiori di lavanda, hanno mostrato di possedere proprietà col eretiche e colagoghi ed eupeptiche, altre proprietà sono : analgesico, diuretico, emmenagogo, ipotensivo, antisettico, antispastico, antireumatico.

Mentre mancano studi farmacologici sulla pianta in toto, diversi studi son stati effettuati nei confronti dell’olio essenziale.(25)

In vitro l’olio essenziale presente nei fiori si è mostrato mediamente antibatterico(26).

Per uso esterno le preparazioni a base di fiori di lavanda son state utilizzate per detergere le piaghe e localmente come antalgici nelle affezioni dell’orofaringe. L’alcolato di lavanda si usa in frizioni contro i dolori nevralgici e contro il prurito. Un ampio studio ha valutato l’efficacia dell’olio di lavanda aggiunto all’acqua del bagno nei disturbi perineali post partum, i dolori scomparivano prima rispetto al placebo. (27)

(22)

L’olio essenziale presenta una ridotta valenza antimicrobica che però viene controbilanciata da interessanti proprietà antinfiammatorie e decongestionanti: risulta ben tollerato a livello di cute e mucose (28,33,34,35,36)

. TAB. N°3

Attività germicide della Lavanda(22)

Tipologia di microrganismi Efficacia

Batteri

Streptococchi β-emolitici Elevata Diplococcus pneumoniae

Media Enterococchi

Enterobacter aerogenes E. coli

Klebsiella sp.

Staphylococcus aureus Streptococcus faecalis Corynebacteruim diphtheriae

Sufficiente Salmonella pullorum

Proteus sp.

Staphylococcus albus Yersinia enterocolitica Funghi Candida albicans

Media Tinea pedis

Virus Enterocolite virale Media

(23)

TAB.N°4

Composizione chimica olio essenziale Lavanda

Specie

chimica Tipologia Composti

Idrocarburi

Monoterpeni

α-pinene β-pinene limonene canfene δ-3-carene allo-ocimene cis-ocimene trans-ocimene Sesquiterpeni β-cariofillene

β-farnesene

Alcoli Monoterpenoli

terpinil-4-olo borneolo linalolo geraniolo α-terpineolo lavandulolo Alifatici cis-3-esen-1-olo

Esteri

linalil acetato lavandulil acetato terpenil acetato geranil acetato 2,6-dimetil-3,7-ttadien- 2-ol-6-il acetato

Ossidi

1,8-cineolo ossido di linalolo ossido di cariofillene

Chetoni

canfora ottanone

p-metil-acetofenone

Aldeidi

mirtenale cuminale benzaldeide nerale geraniale trans-2,2-esanale

Lattoni, cumarine

erniarina butanolidi cumarina umbelliferone santolina

(24)

Origanum vulgare Nome comune : Origano Famiglia : Labiateae Parte utilizzata: parti aeree

Aspetto e caratteristiche organolettiche

L’olio essenziale di Origano è un liquido di colorazione gialla con odore caldo, canforaceo, erbaceo-speziato.

L’olio essenziale ottenuto dall’ Origanum vulgare è caratterizzato da una prevalenza in fenoli (timolo 83%): presenta ampio spettro antimicrobico con maggior orientamento verso i gram negativi e proprietà immunomodulanti chemiotattiche. (28)

Altre proprietà: analgesico, antielmintico, antireumatico, antisettico, antispasmodico, antivirale, battericida, coleretico, antipiretico.(29,30,31,32,)

L’olio essenziale di Origano è un buon rimedio per la cura delle affezioni delle vie respiratorie caratterizzate dalla presenza di muco e catarro. I suoi vapori presentano una forte attività decongestionante e battericida nei riguardi di molte tipologie di microrganismi causanti infiammazioni delle vie aeree.

Da ciò deriva che quest’olio essenziale può essere utilizzato per il trattamento di: raffreddore, tosse, catarro bronchiale e tutte le affezioni ostruttive delle vie respiratorie.

(25)

L’applicazione cutanea dell’olio essenziale di Origano eseguita con estrema cautela è utile come rimedio in caso di: eczemi, rughe, ferite, piaghe, ulcerazioni, psoriasi e malattie croniche della pelle(28,29,30,31).

L’olio essenziale di Origano ha dimostrato proprietà germicide nei confronti dei seguenti microrganismi (22) :

TAB. N°5

Attività germicide dell’ Origano

Tipologia di microrganismi Efficacia

Batteri

Enterobacter aerogenes

Media E. coli

Klebsiella sp.

Proteus sp.

Salmonella pullorum Streptococcus faecalis Yersinia enterocolitica Diplococcus pneumoniae

Sufficiente Pseudomonas aeruginosa

Staphylococcus aureus

Funghi Azione antimicotica aspecifica Media Virus Azione antivirale aspecifica Media

(26)

TAB.N°6

Composizione chimica olio essenziale Origano

Origanum majorana

Nome botanico: Origanum majorana.

Famiglia: Lamiaceae.

Parti Utilizzate: intera pianta fiorita.

La Maggiorana è una delicata pianta erbacea originaria del bacino del Mediterraneo che può raggiungere i 60 centimetri di

Specie chimica Tipologia Composti

Idrocarburi

Monoterpeni

α-pinene β-pinene limonene canfene α-terpinene γ-terpinene p-cimene

Sesquiterpeni

Alcoli Monoterpenoli

Fenoli carvacrolo

timolo

Esteri linalil acetato

Ossidi 4,5-epossi-p-ment-1-ene

1.8-cineolo

Chetoni carvone

Altro costituenti solforici

(27)

altezza. Morfologicamente la Maggiorana presenta un fusto sublegnoso, foglie opposte e ovali, fiori rosei racchiusi in pannocchie terminali.

Aspetto e caratteristiche organolettiche

L’olio essenziale di Maggiorana è un liquido mobile di colorazione variabile da giallo chiaro ad ambrato che manifesta un odore caldo, legnoso, canforaceo-speziato.

Proprietà curative: analgesico, antiossidante, antisettico, battericida, digestivo, fungicida, diuretico, ipotensivo, vasodilatore, espettorante.

L’estratto vegetale di Maggiorana può essere impegato come rimedio per il trattamento di molte affezioni delle vie respiratorie.

I suoi principi attivi, oltre a manifestare una forte attività antimicrobica nei riguardi di diverse tipologie di organismi in grado di scatenare infiammazioni delle vie respiratorie e dei polmoni, esercitano un’azione espettorante, antispasmodica e tonica dell’apparato respiratorio. Di conseguenza l’olio essenziale di Maggiorana può essere utilizzato per sostenere le funzioni dell’apparato respiratorio in caso di: raffreddori, riniti, sinusiti, asma, bronchiti, catarro, tosse, pertosse, spasmi respiratori e respirazione nervosa.

L’olio essenziale di Maggiorana esplica potere antisettico e diuretico anche a livello urogenitale. Di conseguenza questo estratto vegetale trova valida applicazione nel trattamento delle infezioni delle vie urinarie (cistiti, uretriti) o del primo tratto del canale vaginale sia di origine batterica (infezioni da Enterobacteriaceae, stafilococchi e streptococchi) che fungina (specie causate da proliferazione di Candida albicans).

Considerate le elevate proprietà antimicrobiche riguardo alcuni enterobatteri, funghi e parassiti, l’olio essenziale di Maggiorana

(28)

trova applicazione nel trattamento di diverse forme di alterazioni della flora intestinale. Questo è il caso delle disbiosi, specie quelle di tipo fermentativo (Pagliaro 2006) dove le alterazioni della flora intestinale interessano specialmente il segmento distale dell’intestino Tenue e il tratto prossimale del Crasso, con forte incremento dei batteri saccarolitici. Per la sua composizione in principi attivi questo olio essenziale può comunque essere utilizzato anche per contrastare le disbiosi di tipo putrefattivo (Pagliaro 2006), caratterizzate cioè da squilibri della flora intestinale relativi al segmento distale dell’intestino Crasso, dove si manifesta un forte incremento delle componenti microbiche proteolitiche(31,32, 33, 34,40)

TAB. N°7

Attività germicide della Maggiorana

Tipologia di microrganismi Efficacia

Batteri

Clostridium sporogenes

Media Enterobacter aerogenes

E. coli Klebsiella sp.

Proteus sp.

Salmonella pullorum Diplococcus pneumoniae

Sufficiente Pseudomonas aeruginosa

Staphylococcus albus Streptococcus faecalis Yersinia enterocolitica

Funghi Candida albicans Media Virus Herpes simplex Media

(29)

TAB.N°8

Composizione chimica olio essenziale Maggiorana

Specie

chimica Tipologia Composti

Idrocarburi

Monoterpeni

α-pinene sabinene β-pinene limonene terpinolene ocimene 3-carene mircene cadinene canfene α-terpinene γ-terpinene ρ-cimene α-fellandrene β-fellandrene mircene Sesquiterpeni β-cariofillene

α-umulene

Alcoli

terpinen-4-olo cis-tuianolo trans-tuianolo linalolo α-terpineolo

cis-2-p-ment-2-en-olo trans-2-p-ment-2-en- olo

cis-piperitolo

Esteri

terpinil acetato geranil acetato linalil acetato

Aldeidi citrale

Altro cis-sabinene idrato

trans-sabinene idrato

(30)

Mentha piperita

Nome botanico: Menta x piperita L.

Classe: Dicotyledones.

Famiglia: Lamiaceae.

Parti Utilizzate: Foglie e fiori di pianta fresca o parzialmente essiccata.

Caratteristiche generali

La Menta piperita è una pianta erbacea perenne, che, originariamente, è un ibrido coltivato, derivato da Mentha aquatica e Mentha viridis. Alto fino ad un metro, questo vegetale, comprende due forme: la Menta piperita “bianca”, dalle foglie e steli verdi, e la Menta piperita “nera”, caratterizzata da lamine fogliari dentellate di colore verde scuro, fusti porpora e fiori violacei.

Aspetto e caratteristiche organolettiche

All’esame organolettico l’estratto vegetale di Menta piperita appare come un liquido di colorazione variabile da giallo chiaro a verdognolo, con intenso odore mentaceo, erbaceo e canforaceo.

Sull’apparato respiratorio, l’olio essenziale di Menta piperita costituisce un efficace strumento per il trattamento delle affezioni delle vie aeree.

In effetti, i suoi principi attivi, manifestano una forte attività battericida, specie nei riguardi di alcune tipologie di batteri e virus, in grado di scatenare infiammazioni ed infezioni delle vie respiratorie e dei polmoni. In particolare, alcune sperimentazioni hanno confermato l’azione battericida dell’olio essenziale di

(31)

Menta piperita nei confronti di Streptococchi beta emolitici, diplococchi, klebsielle, microbatteri e diverse specie di stafilococchi e streptococchi.

Di conseguenza, quest’olio essenziale può essere utilizzato come rimedio per: alitosi, asma, bronchite, sinusite, tosse spasmodica, raffreddore a influenza. Queste proprietà, sono ulteriormente potenziate grazie alle capacità antipiretiche, espettoranti e fluidificanti le secrezioni bronchiali, proprie dei principi attivi contenuti in quest’estratto vegetale.

Considerate le proprietà antimicrobiche riguardo diversi enterobatteri e funghi, l’estratto vegetale di Menta piperita può essere utilizzato per contrastare diverse alterazioni della flora intestinale. Questo è il caso di alcune forme di disbiosi, specie di tipo fermentativo (Pagliaro 2006), caratterizzate in altre parole, da squilibri della flora intestinale relativi al segmento distale dell’intestino Tenue e al tratto prossimale del Crasso, dove si manifesta un forte incremento delle componenti microbiche saccarolitiche enteriche.

Le proprietà antimicrobiche proprie dei principi attivi della Menta piperita dimostrati anche da esperienze di laboratorio (Belaiche 1979) (Franchomme et al. 1990) (Deans et al. 1987) (Juven 1994), permettono di contenere l’anomalo incremento di tali microrganismi a livello enterico, favorendo il ripristino delle condizioni microbiologiche ottimali.

L’applicazione cutanea dell’olio essenziale di Menta piperita è utile per contrastare diversi disturbi quali: acne, dermatiti, tricofizia, irritazioni, arrossamenti, rush, scabbia e algie dentarie.

Camporese segnala che la discreta azione antimicotica rende utile quest’olio essenziale come coadiuvante nelle malattie cutanee da funghi, in associazione sinergica con altri oli essenziali più

(32)

spiccatamente antimicotici,per la sua capacità di ridurre il prurito e l’infiammazione(28).(22)

TAB. N°9

Attività germicide della Menta

Tipologia di microrganismi Efficacia

Batteri

Bacillus subtilis

Media Mycobacterium tuberculosis E. coli

Klebsiella sp.

Proteus sp.

Pseudomonas aeruginosa Salmonella pullorum Staphylococcus aureus Yersinia enterocolitica Diplococcus pneumoniae

Sufficiente Streptococchi β-emolitici

Staphylococcus faecalis Streptococcus faecalis

Funghi

Candida albicans

Media Trichophyton tonsurans

Tinea spp.

Virus

Virus della Nevrite virale

Media Herpes spp.

Virus dell’epatite virale

(33)

TAB.N°10

Composizione chimica olio essenziale Menta

Specie

chimica Tipologia Composti

Idrocarburi

Monoterpeni

α-pinene limonene α-fellandrene β-pinene sabinene mircene mentene α-terpinene β-fellandrene γ-terpinene cis-ocimene terpinolene p-cimene

Sesquiterpeni

β-cariofillene cis-β-farnesene α-muurolene germacrene γ-cadinene β-bourbonene

Alcoli

Monoterpenoli

mentolo isomentolo neomentolo piperitolo piperitenolo isopiperitenolo α-terpineolo linalolo terpinen-4-olo

Sesquiterpenoli

viridiflorolo 10-α-cadinolo 3-ottanolo

Chetoni

mentone isomentone neomentone piperitone isopiperitone pulegone piperitenone

Ossidi 1,8-cineolo

(34)

Specie

chimica Tipologia Composti

Ossidi

mentofurano trans-

piperitonossido ossido di cariofillene

Esteri

mentil acetato neomentilacetato isomentil acetato mentil butirrato mentil isovalerato

Cumarine esculetina

Altro

mentofurano trans-sabinene idrato

cis-sabinene idrato

Helichrysum italicum Nome comune:Elicriso

Famiglia: Compositae

Parte utilizzata: intera pianta fiorita.

Attività principali: antiinfiammatoria, antiallergica, antieritematosa e fotoprotettiva.

Impiego terapeutico: uso interno per dermopatie (psoriasi-eczemi discrasici e da contatto); epatopatie; sindromi allergiche;

bronchite sub acuta e cronica con o senza sindrome asmatica, bronchite sub acuta con o senza enfisema. Uso esterno per psoriasi-eczemi, scottature solari, ustioni, geloni; rinopatia, congiuntivite allergica.

L’impego dell’elicriso nella cura della psoriasi si deve alle osservazioni del dottor L.Santini che, dopo un’esperienza più che decennale su alcune centinaia di pazienti trattati con elicriso, affermava che i risultati favorevoli erano tali da poter considerare questa terapia per la psoriasi una vera e propria scoperta.

(35)

Il meccanismo d’azione dei preparati “totali” di elicriso, non è stato ancora chiarito: in base agli studi condotti agirebbe secondo un meccanismo antireazionale ACTH e cortisonosimile capace di modificare quadri clinici diversi, aventi però in comune un analogo substrato patogenetico. I composti sterolici e triterpenici presenti possono considerarsi come preoromoni, poiché trasformabili dall’organismo in ormoni steroidei e corticosurrenalici(42).

Cattorini afferma che “L’ esperienza con l’Helichrysum Italicum ha dimostrato che ha un’ azione modificatrice del metabolismo organico, ha dato buoni risultati nel trattamento della gotta, dll’obesità e di alcune affezioni cutanee dovute al ricambio alterato.(43)

A conferma di quanto affermato,è stato pubblicato uno studio realizzato dal Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Valencia che ha confermato le proprietà antiflogistiche e antiossidanti della pianta sia in vivo che in vitro, attività dovuta secondo alcuni autori, ad effetti “multipli” come l’inibizione degli enzimi dell’infiammazione, azione scavenger dei radicali liberi e attività simil corticoide.

(36)

TAB.N°11

Composizione chimica olio essenziale di Elicriso

Specie chimica Composti

Flavonoidi

isosalipuporside naringenina elicrisine A e B kaempferolo apigenina luteolina quercitina Ftalidi

5-metossi…

7- idrossi…

5,5-dimetossiftalidi

Piranoderivati arenolo

omoarenolo

Altri

Altri

scopoletina umbelliferone esculetina campesterolo acido beta-

sitosterolglucoronico elipirone

floroglucinolo acido caffeico tannini

cere arenarina Lattoni sequiterpenici

(37)

MALACALM

Dallo studio e dalle sperimentazioni, sia in vitro che in vivo, è stato realizzato uno specifico prodotto come supporto alla terapia della dermatite da Malassezia nel cane,il Malacalm.

Questa miscela di oli essenziali, è stata ideata dalla Dott.ssa F.

Pisseri, ed è prodotta e commercializzata in tutta Italia dall’azienda Flora srl (Lorenzana,Pisa,Italy)certificata UNI EN ISO 9002.

Gli oli utilizzati per questo prodotto provengono tutti da coltivazioni biologiche o biodinamiche, e sono gli stessi utilizzati per questo studio, alle medesime concentrazioni:

Citrus Aurantium 1%; Lavandula officinalis 1%; Origanum vulgare 0.5%; Origanum majorana 0.5% ; Mentha piperita. 0.5%;

Helichrysum italicum 0.5% in olio di mandorle dolci.

(38)

Attualmente è disponibile in commercio con l’aggiunta dell’olio di cocco, il quale non ha mostrato alcuna attività antifungina.(51)

OLIO DI MANDORLE DOLCI

Tutti gli oli utilizzati per questo studio son stati diluiti in olio di mandorle dolci, il quale già di per sé svolge un’ azione lenitiva e idratante , atta a migliorare e ridurre lo stato di infiammazione e di irritazione cutanea in corso di dermatite.

Quest’olio deriva dal frutto del Prunus Dulcis Mill., Famiglia:

Rosaceae. È un olio limpido e inodore che si estrae dal frutto del mandorlo tramite spremitura a freddo. Contiene lipidi, proteine, polissacaridi, tannini, minerali, vitamina E, vitamine del gruppo B.

È noto fin dall’antichità per la sua azione eudermica, infatti ha attività emoliente, idratante, lenitiva, non è comedogenico ed è di facile assorbibilità.

L’analisi degli amminoacidi presenti ha indicato la prevalenza di amminoacidi solforati( metionina, cisteina), lisina e treonina(46).

Recentemente nella sua composizione sono stati identificati dei polifenoli con attività antiossidante (47).

La frazione polisaccaridica comprende acidi uronici, arabinosio, xilosio, ramnosio e galattosio (48), tale frazione ha dimostrato in vitro e in vivo su linfociti di ratto effetti stimolanti i linfociti(48).

(39)

Materiali e metodi

Valutazione in vivo

La prova in vivo è servita per valutare l’andamento della terapia con gli oli essenziali in pazienti con sintomi riferibili alla dermatite da Malassezia: alopecia, eritema localizzato o diffuso, forfora, prurito, pustole, odore rancido, papule /macule, lichenificazione e iperpigmentazione.

I cani sono stati presi in cura dall’Ospedale veterinario didattico Modenato di Pisa e dall’ambulatorio associato Farina-Gambula di Sestu(Ca) ; e , prima di iniziare la terapia , ai proprietari è stato proposto un modulo di consenso informato da firmare per il trattamento(vedi allegato num.3).

Sono stati selezionati esclusivamente animali che avevano dermatiti recidivanti.

È stato inoltre raccomandato al proprietario di non

somministrare, durante la terapia, alcun tipo di soluzione topica diversa dalla miscela o farmaci ad uso sistemico che potessero influenzare l’evoluzione clinica.

Criterio d’inclusione è stata la positività microscopica e colturale a Malassezia spp.

A tale proposito alla prima visita, cosi come al termine della terapia, è stato effettuato un esame colturale e microscopico per un riscontro di tipo sia qualitativo che quantitativo.

I tamponi sono stati prelevati da precise localizzazioni tipiche di malassezia : orecchie, ascelle, inguine, spazi interdigitali anteriori e posteriori, ungueali anteriori e posteriori, rima buccale.

Le semine per l’esame colturale sono state fatte su terreno di Dixon e Mycobiotic®, per valutare la presenza di Malassezia pachydermatis o di Malassezie lipofile.

M.pachydermatis non necessita, a differenza delle altre specie, di

(40)

lipidi in aggiunta al terreno colturale come unica fonte energetica, ma il suo sviluppo è comunque stimolato dalla loro presenza.

Nel presente studio è stata isolata soltanto M. pachydermatis.

Il terreno di coltura Dixon è composto da:

-estratto di malto 3.6%

-peptone 0.6%

-bile 2%

-tween 40 1%

-glicerolo 0.2%

-acido oleico 0.2%

-agar 1.2%

Il terreno Mycobiotic

ha invece una composizione pari a :

-Soytone (digerito peptico di farina di soia) 10%

-Glucosio 10%

-Cloramfenicolo (inibizione crescita batterica)0.05%

-Cicloeximide(inibizione crescita muffe) 0.4%

-Agar 15%

Sia le semine sul terreno colturale che l’esame microscopico sono stati fatti nel Dipartimento di Patologia animale della Facoltà di Veterinaria di Pisa.

Al momento di fare la lettura va tenuto presente il fatto che la Malassezia è un saprofita della cute, quindi può essere presente anche in animali sani : la positività della piastra ha senso considerando il numero di colonie cresciute nell'unità di tempo e comparando i dati con quanto emerso dalla visita clinica e dall'esame citologico.

L’esame su vetrino ha permesso invece di poter stimare il numero di lieviti presenti prima e dopo il trattamento: per ogni tampone effettuato è stato fatto uno striscio sul vetrino e poi colorato con

(41)

Diff Quick®, su 10 campi visivi del vetrino con un ingrandimento a 40x son state contate le malassezie e se queste superavano la media di 10 si considerava positivo per la diagnosi di dermatite da Malassezia.

Griffin e Parwar (2002) hanno ideato un criterio per attribuire un punteggio all’ infezione da Malassezia: questa tecnica suggerisce che il rilievo di Malassezia spp., sia da considerarsi patogeno quando con obbiettivo ad immersione(100x) il numero di lieviti è

>4 nel cane e >1 nel gatto, su una lettura di dieci campi microscopici.

L’osservazione di qualche lievito, infatti, non è considerata patologica in assenza di segni clinici suggestivi.

Di seguito sono riportate le tabelle che confrontano le lesioni dermatologiche pretrattamento, sia dei casi trattati con miscela che del gruppo di controllo, considerando singolarmente ogni paziente.

(42)

TAB. N°12

Sintomi clinici presentati dai pazienti nella visita pre-trattamento

TAB N° 13

Sintomi clinici nei soggetti di controllo, prima della terapia.

(43)

TRATTAMENTO

Lo studio è stato eseguito su 25 cani,10 maschi e 15 femmine, di età compresa tra i 2 mesi e i 10 anni, e dei quali solo 5 non di razza, portati a visita per lesioni dermatologiche.

Gli animali sono stati distribuiti in 2 gruppi, il primo

comprendente 20 soggetti è stato utilizzato per provare la miscela di oli essenziali, il secondo è servito come gruppo di controllo: i 5 animali sono stati trattati con terapia convenzionale con

chetoconazolo come farmaco sistemico e Clorexidina come applicazione topica, nei casi più complicati son state aggiunte la cefalosporine.

Dal punto di vista clinico, per i pazienti da sottoporre alla terapia con oli essenziali, ogni visita prevedeva la compilazione di una scheda creata per avere uno schema anamnestico standard che indicasse, oltre a generalità di paziente proprietario,l’anamnesi prossima con eventuali terapie in corso o effettuate, sintomi cutanei e non e localizzazione lesioni (allegato 1 ).

Al fine di monitorare l’andamento della terapia son state allestite delle schede da compilare durante la lettura dei vetrini e delle piastre(allegato2).

Per ogni localizzazione è stato preparato un vetrino e, una volta accertata la presenza di Malassezia come agente patogeno, il trattamento ha previsto l’applicazione del Malacalm® , con un semplice massaggio, sulle parti da trattare, due volte al giorno per un mese a tutti i pazienti.

Allo scadere del mese i cani sono stati riportati a visita per l’effettuazione di nuovi tamponi e rivalutare la presenza della Malassezia sia con le colture in Dixon e Mycobiotic® che con l’esame su vetrino.

Per il gruppo di controllo si sono considerate le lesioni

(44)

dermatologiche prima e dopo la terapia convenzionale.

Follow-up clinico

Per la valutazione del follow-up clinico, effettuato per tutti i pazienti a distanza di un mese dall’inizio della terapia, ci si è avvalsi di una scheda clinica da compilare che includeva anche le valutazioni della prima visita, l’esame citologico e colturale sia pre che post trattamento(allegato2)

Al termine della visita si è rivalutata la sintomatologia clinica.

Infine si è considerato risolto (+) il caso clinico che non

presentava più lesioni alla visita post-trattamento ; migliorato (^) quando i sintomi presenti alla visita post-trattamento erano meno del 50% di quelli presenti alla prima visita; irrisolto(-) nei casi di assenza di risoluzione.

È stato registrato un solo caso in cui è stato necessario sospendere la terapia a causa di reazioni avverse in un soggetto allergico, che non è stato inserito nella presente valutazione.

Infine è stata valutata, per ogni paziente, esclusivamente la risposta ai test di laboratorio, citologici e colturali, dei tamponi effettuati in : rima buccale, inguine, orecchie, ascelle, spazi interdigitali anteriori, spazi interdigitali posteriori, spazi ungueali anteriori, spazi ungueali posteriori.

(45)

Materiali e metodi

Valutazione in vitro

La valutazione in vitro è stata effettuata non solo per la conferma diagnostica, ma anche al fine di verificare l’efficacia dei singoli oli essenziali costituenti il prodotto Malacalm, ottenendo la loro concentrazione minima inibente(MIC) con la tecnica delle micro diluizioni scalari,come descritto da Hammer et al.(1997) (17) Gli oli essenziali testati sono : Citrus aurantium, Lavandula officinalis, Origanum vulgare, Origanum majorana , Mentha piperita, Helichrysum italicum; tutti oli provenienti da agricoltura biologica o biodinamica, forniti dalla Flora srl

(Lorenzana,Pisa,Italy)certificata UNI EN ISO 9002.

La scelta degli oli essenziali da utilizzare nel trattamento, deriva dalle informazioni riferite dalla letteratura, e dall’efficacia valutata nelle prove empiriche.

Di ogni olio è sempre stato utilizzato lo stesso numero di lotto in quanto vari fattori come il tipo genetico (ibridazioni),

pedoclimatici ( natura del terreno, esposizione al sole, piovosità, temperatura ecc), momento balsamico, fattori agro-colturali, e alcuni fattori post-raccolta quali procedure di estrazione e conservazione possono far variare la composizione chimica, in questo modo è garantita la riproducibilità delle prove(18). Inoltre, lavorando con gli oli essenziali, è fondamentale la modalità di conservazione per l’estrema variabilità dei componenti degli oli.

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