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CONCLUSIONI
I disturbi muscoloscheletrici da sovraccarico biomeccanico sono molto diffusi tra i lavoratori e costituiscono una delle principali cause di assenza per malattia in svariati ambiti lavorativi.
Come nel resto d’Europa, anche in Italia,queste patologie sono divenute quelle più frequentemente denunciate all’INAIL. Ad accelerare notevolmente questo processo ha contribuito l’effetto dell’entrata in vigore del D.M. 14 gennaio 2008 che, con l’inserimento della maggior parte dei disturbi muscoloscheletrici nella categoria delle patologie tabellate, ha favorito l’emergere del fenomeno e, insieme al D. Lgs. 81/2008, il miglioramento dei livelli di tutela dei lavoratori.
Le conseguenze dei disturbi muscoloscheletrici sono pesantissime, per i lavoratori ai quali oltre alla sofferenza procurano anche danni economici e sociali, per i datori di lavoro poiché influiscono sull’efficienza aziendale e per il Paese perché incidono sulla spesa sanitaria e previdenziale.
Ma le patologie da sovraccarico biomeccanico costituiscono un rischio
evitabile o quanto meno riducibile. Infatti, i datori di lavoro e gli stessi
lavoratori possono contribuire a prevenire o a ridurre molte di queste
problematiche applicando ed osservando le vigenti normative in materia di
salute e sicurezza e seguendo le indicazioni e le soluzioni disponibili per
comportamenti lavorativi corretti che evitino questi rischi. Esistono azioni
specifiche da intraprendere per affrontare il rischio da sovraccarico
biomeccanico in maniera efficace. In primo luogo, come per tutti gli altri rischi
lavorativi, è necessaria ed auspicabile una collaborazione tra lavoratori, datori
di lavoro ed istituzioni. In secondo luogo, gli interventi programmati devono
tenere in considerazione “l’intero carico esercitato sul corpo” e quindi tutte le
forme di tensione cui è sottoposto il corpo, oltre ai carichi trasportati; infatti,
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