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COMUNE DI SORSO Provincia di Sassari ufficio tecnico 2 settore - gestione del territorio

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Academic year: 2022

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(1)

PROGETTO PRELIMINARE

COMUNE DI SORSO

Provincia di Sassari

ufficio tecnico 2° settore - gestione del territorio

STUDIO ASSOCIATO MURA - TOMASELLO (mandante) Ing. Giovanni MURA , Ing. Vincenzo TOMASELLO www.metassociati.com - info@metassociati.com

Arch. Paolo FALQUI

www.criteriaweb.com - criteria@criteriaweb.com CRITERIA S.r.l. (mandante)

Mura & Tomasello Associati

UNI EN ISO 9001:2008

AGR. VALERIO SALVATORE BOI (mandante) boi.valerio@alice.it

Studio GAIAS

Via Giovanni, XXIII, 9 - 08015 Macomer (NU) Tel 0785.72124 - Fax 0785.602641

www.studiogaias.com - info@studiogaias.com

Il Sindaco:

Dott. Giuseppe MORGHEN

Responsabile del procedimento:

Ing. Maurizio LORIGA

Data:

File:

Archivio:

Resp. Progetto:

Elaborazione:

Elaborato:

S. Gaias 12_359

FEBBRAIO 2013

ARCH. ANTONIO SEBASTIANO GAIAS (mandatario)

ESECUZIONE DELLE OPERE DI VALORIZZAZIONE DELLA FASCIA COSTIERA DI SORSO ATTRAVERSO INTERVENTI DI

INFRASTRUTTURAZIONE A SUPPORTO DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE E TURISMO - L.R. N. 5/2009 ART. 5

RELAZIONE STORICO - ARCHEOLOGICA PRELIMINARE

11

G. Marras

GRUPPO DI LAVORO:

studio Gaias:

Ing. Giuseppe GAIAS

Geom. Mauro CASU

Arch. Gianluca CARIA Arch. Antonio RAGNEDDA Arch. Debora SOLINAS studio associato Mura Tomasello:

Ing. Erica CANNAOS Geom. Mario SUSSARELLU Geom. Davide CADDEO TIEE. Fabrizio SOMA Criteria S.r.l.:

Geol. Maurizio COSTA Ing. Francesca ETZI Biol. Patrizia SECHI Geol. Antonio PITZALIS Geol. Michele CORONA studio Boi:

Dott. Gianluca SERRA archeologo:

Dott. Gianluigi MARRAS

12_359_11_relazione archeologica preliminare

Firmato digitalmente da ANTONIO S. GAIAS

CN = GAIAS ANTONIO S.

O = Ordine degli Architetti di Nuoro e

Ogliastra/93007060911 T = Architetto

C = IT

(2)

COMUNE DI SORSO

Progetto preliminare per l’esecuzione delle opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo

Dott. Agr. Valerio Boi 1

COMUNE DI SORSO

PROGETTO PRELIMINARE PER ESECUZIONE DELLE OPERE DI VALORIZZAZIONE DELLA FASCIA COSTIERA DI SORSO ATTRAVERSO INTERVENTI DI INFRASTRUTTURAZIONE A SUPPORTO DELLE ATTIVITÀ

PRODUTTIVE E TURISMO – L.R. N. 5/2009 ART. 5

RELAZIONE STORICO – ARCHEOLOGICA PRELIMINARE

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COMUNE DI SORSO

Progetto preliminare per l’esecuzione delle opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo

Dott. Agr. Valerio Boi 2 INDICE

1. RELAZIONE INTRODUTTIVA 1.1 Introduzione;

1.2 Elenco e sintetica illustrazione delle fonti dei dati;

2. RELAZIONE DEL POTENZIALE ARCHEOLOGICO 2.1 La documentazione d’archivio e bibliografica;

2.2 La ricognizione archeologica;

2.3 Conclusioni

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COMUNE DI SORSO

Progetto preliminare per l’esecuzione delle opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo

Dott. Agr. Valerio Boi 3 1. RELAZIONE INTRODUTTIVA

1.1 Introduzione

La fascia costiera del Comune di Sorso è costituita dal sistema complesso dello stagno, la pineta, il sistema dunale, la spiaggia ed il territorio agricolo, ed è un territorio caratterizzato da una bassa densità insediativa, in cui il paesaggio naturale esercita una grande influenza sulle situazioni insediative, ed è governato da logiche di sviluppo di tipo turistico e da forme prevalentemente privatistiche di organizzazione dello spazio.

Il comune di Sorso mi ha affidato il servizio di predisposizione della documentazione necessaria, in virtù dell’art.95 del Codice dei contratti (D.L. 163 del 12 aprile 2006), ai fini della procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico in fase di progettazione preliminare della “Valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo”, nella fascia costiera delle stesso comune lungo la SP 81, nel tratto fra la Marina di Sorso fino al limite occidentale del territorio comunale, presso la “Rotonda centrale”, in territorio di Sassari.

Il litorale, che prende qui il nome di Platamona, riveste grande importanza sia dal punto di vista economica, per le numerose strutture ricettive e l’afflusso estivo di turisti, che naturalistico-ambientale.

Il lungomare è infatti caratterizzato1 da 18 km di spiagge senza soluzione di continuità, il cui retroterra è costituito da un ampio campo dunale, dalle forme definite dal vento dominante il maestrale.

Tale retroterra è interessato per la sua quasi totalità dalla pineta istituita nel terzo decennio del Novecento2. Nel lembo nord-occidentale del territorio comunale parallelamente al litorale è presente lo stagno di Platamona, le cui rive sono interessate dalla riserva naturalistica “Stagno e Ginepreto di Platamona”.

I lavori del presente progetto interessano la costruzione di una pista ciclabile lungo la SP 81 (più precisamente a sud della stessa), il rifacimento della viabilità interna alle varie discese mare (con distruzione delle strutture presenti e costruzione in loco di rotonde di accesso), l’abbattimento e la ricostruzione delle strutture ricettive e la riqualificazione del Lido Iride.

La maggior parte degli interventi comporterà degli esigui lavori di scavo, limitati ai 50-100 cm, fatta eccezione per l’area del Lido Iride, dove la fondazione di recinzione necessiterà di un intervento di scavo della profondità di circa 150 cm.

1Le informazioni sono prese dal PUL di Sorso, alla cui redazione ha collaborato un ampio pool di specialisti. Consultabile al link:

www.comune.sorso.ss.it%2Findex.php%3Foption%3Dcom_docman%26task%3Ddoc_download%26gid%3D1794%26Itemid%3D186&ei=N7zJUNj1F8TltQaQtY GwCA&usg=AFQjCNETHNiY9ya6cPorCJJkU-sc365Rmg&sig2=vqvvZACKLfqQl7f757VnGQ&bvm=bv.1355272958,d.Yms

2 Regio Decreto 3267/1923, Regolamento di Attuazione 1126/1926.

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Progetto preliminare per l’esecuzione delle opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo

Dott. Agr. Valerio Boi 4 1.2 Elenco e sintetica illustrazione delle fonti dei dati

a) Sistema Informativo Carta del Rischio dell'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (www.cartadelrischio.it) e PUL (Piano di Utilizzo dei Litorali) del Comune di Sorso:

L’area non è interessata da vincoli fatta eccezione per l’area SIC (Sito d’Importanza Comunitaria) dello Stagno di Platamonta (SIC ITB010003) compresa all’interno di un’ "oasi permanente di protezione faunistica e di cattura"

con D.A. della Regione Autonoma della Sardegna n. 18 del 31.01.19963.

b) cartografia di partenza:

L’area dei lavori è compresa nelle Tavolette dell’Istituto Geografico Militare 180 III NO (Platamona) e 180 III NE (Sorso) e della CTR (Carta Tecnica Regionale) nn° 441140 e la 441150, la cui lettura non ha mostrato la presenza di emergenze o strutture archeologica nell’area dei lavori in esame.

c) tipologia ed elenco della documentazione archivistica -catasti storici:

l’analisi del cosiddetto Catasto de Candia4, ovvero il primo catasto compilato per il Regno di Sardegna nel 1845- 46, ha evidenziato come nell’area in esame non sono citate emergenze archeologiche (nuraghi, chiese etc.) che, quando presenti, erano spesso utilizzati come punti confinari.

-dati d’archivio della Soprintendenza:

l’archivio della Soprintendenza ai Beni Archeologici per le Provincie di Sassari e Nuoro, spogliato dallo scrivente in più occasioni,5 non ha individuato nell’area beni archeologici.

d) indicazione delle biblioteche di riferimento ai fini della stesura della bibliografia generale:

- Biblioteca della Soprintendenza ai Beni Archeologici per le Provincie di Sassari e Nuoro;

- Biblioteca Comunale di Sorso;

- Biblioteca del Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione- Università di Sassari;

- Biblioteca Centrale dell’Università di Sassari.

3 Si veda anche http://www.sardegnaambiente.it/documenti/18_77_20080215155200.pdf; http://it.wikipedia.org/wiki/Stagno_di_Platamona.

4 Archivio di Stato di Sassari, Fondo Cessato Catasto, Comune di Sorso. La cartografia è disponibile in rete ai link

http://www.archiviostatocagliari.it:443/utearchivio/alberocarstos.html?open=F44000102NNSS-073TAV01&t=U&pos=1733 (tavolette di rilievo, in particolare i nn.5, 6, 9, 11) e http://www.archiviostatocagliari.it:443/utearchivio/alberocarstos.html?open=F44000101NNSS-072&t=L&pos=1233 (per quanto riguarda le mappe, compilate nei decenni successivi, specialmente le nn°P, Q, R).

5 Lo scrivente ha compiuto un primo spoglio della documentazione nel 2006, con la Direzione Scientifica dell’Ispettore di zona, dott.ssa Daniela Rovina, e in collaborazione con la dott.ssa Maria Cherchi, per l’implementazione di una Database e di un GIS sui beni archeologici del territorio comunale di Sorso, quindi nel 2008 per la redazione del tematismo archeologico dell’adeguamento del PUC di Sorso al PPR e infine in occasione di questo lavoro.

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Dott. Agr. Valerio Boi 5 2. RELAZIONE DEL POTENZIALE ARCHEOLOGICO

La relazione conclusiva del potenziale archeologico costituisce la parte interpretativa del lavoro, in quanto mette a sistema le conoscenze poste in luce nella documentazione d’archivio e le risultanze derivate dalle verifiche sul terreno, in particolare il survey.

Da questa scaturiscono le modalità di intervento successive e la stessa realizzabilità del progetto .

2.1 La documentazione d’archivio e bibliografica

Come già sottolineato l’analisi della documentazione d’archivio e cartografica non ha evidenziato siti archeologici lungo il tracciato del percorso né nelle immediate adiacenze.

I siti noti sono invece posizionati non dove scorre la SP 81 ma piuttosto lungo la retrostante viabilità (Strada Comunale Coiuadda Noa, SP 25, SP 48), fattore che ha fatto ipotizzare che anche le antiche vie non transitassero lungo l’attuale SP 81 ma più indietro rispetto alla costa.

Si propone di seguito un elenco, con breve descrizione, dei siti archeologici più vicini al tracciato del progetto, procedendo da ovest ad est.

Necropoli, area produttiva e dispersione di fittili dello Stagno di Platamona

Il complesso archeologico6 si trova in località Coiuadda nova, sulla riva meridionale dello stagno di Platamona, a nord della vecchia strada per Porto Torres e ad est dello sbocco del Rio Buddi, 350-400 m a sud del tracciato della pista ciclabile.

Nell’ambito dei lavori per il progetto di riqualificazione ambientale “Stagno e Ginepreto di Platamona”, durante la costruzione di un parcheggio, sono emerse le tracce di un’ampia area archeologica, oggetto di uno scavo stratigrafico e perimetrata poi con la ricognizione archeologica, sottoposta a provvedimento di vincolo archeologico.

Appena a nord della strada è stata messa in luce una necropoli, impiantata in uno spesso strato di terreno sabbioso (prodotto probabilmente dalle esondazioni dello stagno). Sono state individuate 17 sepolture e 16 sono state scavate stratigraficamente nei mesi tra maggio e agosto 2008, di cui la maggior parte sono del tipo “in anfora”, due appartengono alla tipologia “a cassone litico”, e una tomba è del tipo “alla cappuccina”; accanto ad alcune di queste sono state documentate riduzioni di tombe precedenti. I primissimi dati7 desunti dall’analisi delle anfore e dei frammenti di una forma aperta in terra sigillata chiara africana, sembrano datare la necropoli fra IV e VII secolo d.C.

Al centro e appena a nord dell’area destinata al parcheggio sono state invece analizzate delle vaschette scavate nell’arenaria e rivestite in cocciopesto, con inclusi frammenti di anfore, probabilmente pertinenti ad un impianto produttivo, allo stato attuale non meglio definibile per cronologia e funzione.

L’analisi topografica ha invece messo un luce una dispersione di materiali ben più ampia e con caratteri in parte diversi. Nel campo ad est del parcheggio infatti, presso il rudere di una casa rurale (nel sacco dei muri sono

6 Il sito, indagato in occasione dell’adeguamento del PUC di Sorso al PPR, è identificato nel costruendo Mosaico dei Beni Culturali della Regione Sardegna con il Codice ID 90069014.

Archivio della Soprintedenza dei Beni Archeologici per le Provincie di Sassari e nuoro, Prott. 11287 del 17/11/1995, 8908 del 19/9/1995; 9808/95; 11287/95.

7Per una prima notizia sugli scavi vd. A. La Fragola, Sorso. Stagno di Platamona. Campagna di scavo 2008, in “Erentzias. Rivista della Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro”, Volume I, 2011, pp.328-29.

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Dott. Agr. Valerio Boi 6 stati reimpiegati embrici), è stata rilevata un’ampia area caratterizzata dalla dispersione di materiali litici (piccole bozzette in calcare e arenaria e conci squadrati), lacerti di cocciopesto, laterizi (embrici), spesso con tracce di malta, e ceramica da trasporto (anfore africane di grandi dimensioni, Keay LXII, anfore orientali), ceramica da cucina (ceramica a orlo annerito e patina cinerognola, grezze da fuoco di tradizione nuragica) e da mensa (anforette, e ceramica in terra sigillata chiara africana).

La micro-morfologia presenta un’alta densità di anomalie altimetriche, specialmente per una distanza di circa 25 m ad est del rudere, dopo la quale diviene più regolare (in concomitanza col diradarsi dei reperti, coincidente forse con l’alone intorno al sito, off-site). Presso la riva dello stagno sono invece stati notati degli allineamenti (in direzione nord-sud) di grossi blocchi in arenaria e calcare, sommariamente lavorati.

Tale insieme di indizi fa ipotizzare la presenza di una grande fattoria (o villaggio) rurale corredato da impianti di produzione (presumibilmente di olio o vino, visto l’elevato numero di frammenti di anfore rinvenuti, non riferibili alla necropoli) e di strutture abitative. L’orizzonte cronologico sembra allo stato attuale quello della tarda antichità (IV-VII sec. d.C.) sebbene durante lo scavo siano stati rinvenuti, come residui, alcuni frammenti di sigillata italica e sud- gallica che ci fanno intuire una frequentazione di prima età imperiale.

L’area archeologica (interessata anche da una dichiarazione di interesse culturale, Decreto 72 del 2/7/2010) coincide perciò con l’area sottoposta allo scavo archeologico, quella del parcheggio, il campo prospiciente a questo a sud della vecchia strada per Porto Torres, dove si estende la necropoli (alcune tombe sempre del tipo “in anfora”

sono state messe in luce durante la pulizia e il lieve allargamento della strada per consentire l’accesso ai pullman) e parte del campo ad est, nel quale sia la micro- morfologia che i reperti concorrono a indicare la presenza di strutture sepolte.

Fig. 1 Stagno di Platamomona: tombe in anfora in corso di scavo

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Dott. Agr. Valerio Boi 7 Struttura muraria e tombe di Bagni- Domo Cossu

Il sito8 , costituito da alcuni ruderi e da una vasta dispersione di materiali fittili e litici, è ubicato a sud della SP 48 (“dalla SS 200 alla Sorso Li Pidrizzi”), presso l’imbocco della Strada Comunale “Li Casini”, in un’area pianeggiante, degradante a nord verso il mare, nei pressi di un modesto corso d’acqua, che va a sfociare nello stagno di Platamona, coltivata ad ortaggi ed erbai. La distanza dal tracciato della pista ciclabile è di circa 1650 m verso sud.

Il sito è ben noto nella letteratura scientifica9, in quanto fu già segnalato dallo Spano nell’ottocento per le strutture presenti e per il rinvenimento di un’iscrizione romana10; fu inoltre probabilmente oggetto di scavi archeologici, di cui non esiste documentazione, sia nell’Ottocento che negli anni 40’ del Novecento.

L’emergenza monumentale è attualmente poco leggibile perché coperta da rifiuti e scarti edilizi di epoca contemporanea; inoltre sul lato occidentale è obliterata da una vasca di recente costruzione. Tutto l’insieme misura11 indicativamente 40 m sull’asse nord-sud e 19 m su quello est-ovest.

Pur non essendo stato possibile rilevare la planimetria si possono riconoscere, soprattutto nella porzione settentrionale meglio conservata, vari ambienti (almeno quattro), dei quali almeno due presentano copertura con volte a botte , di cui si riconosce l’imposta. Le strutture murarie, che si conservano in elevato per circa 50 cm-1 m in tutta la parte meridionale e centrale mentre sono più alte (fino a superare i 2 m) all’estremità settentrionale, sono costruite in opus caementicium, con impasto costituito da conci, pietrame, laterizi e abbondante malta; hanno uno spessore superiore ai 50 cm e sono intonacati con scialbatura in malta.

I ruderi potrebbero essere associati, anche su base toponomastica, alla presenza di ambienti termali appartenenti ad una villa rurale o ad un villaggio, ricordato dall’epigrafe ivi rinvenuta12, che cita la presenza di un genio villaes e di un com(mune) villa(ticorum), identificabile forse con la comunità dell’intero villaggio.13..

Negli immediati dintorni dei ruderi si possono osservare in superficie blocchi squadrati, grossi lacerti di conglomerato cementizio, laterizi (specialmente embrici e mattoni), tessere di mosaico e opus sectile, che sono sicuramente pertinenti alla struttura, indicando peraltro anche un impianto decorativo di livello medio-alto.

L’areale intorno alle strutture, per un’estensione di circa 4 ha, si caratterizza per la dispersione di laterizi, che sembrano indicare la presenza di strutture sepolte, e ceramica, la cui cronologia si estende dal I sec. a.C. (a cui sono da attribuire frammenti di ceramica a vernice nera a pasta grigia di produzione regionale) fino al VI sec. d.C., (come testimoniato dal ritrovamento di ceramica africana da cucina con ad orlo annerito, anfore africane di grandi dimensioni, sigillata africana D).

8 Mosaico dei Beni Culturali della Regione Sardegna, Codice ID 90069016.

Archivio della Soprintedenza dei Beni Archeologici per le Provincie di Sassari e Nuoro, Prott. 3229 del 19/4/1991; 11287 del 17/11/1995, 8908 del 19/9/1995;

9808/95; 11287/95.

9G. Spano, “Antichità di Gelithon presso Sorso”, in “Bullettino Archeologico Sardo ossia raccolta dei monumenti antichi in ogni genere di tutta l'isola di Sardegna”, VI, 1869, p.129; “Sorso”, in “Notizie degli scavi”, I, 1880, pp.96-97; E. Pais, “Storia della Sardegna e della Corsica durante il periodo romano”, 2, 1999, p.176; Lilliu G., “Scoperte e scavi di antichità fattisi in Sardegna durante gli anni 1948 e 1949”, in “Studi Sardi”, IX, 1949, pp. 556-557.

10 G. Spano “Antichità di Gelithon presso Sorso”, in “Bullettino Archeologico Sardo ossia raccolta dei monumenti antichi in ogni genere di tutta l'isola di Sardegna”, VI, 1869, p.129

11 Dati desunti da foto interpretazione.

12 CIL X 7856

13 A.Mastino in E.Pais, Storia della Sardegna e della Corsica durante il periodo romano, vol. I, p.50

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Dott. Agr. Valerio Boi 8 L’assenza di materiale litico da costruzione può essere invece spiegato con la coltivazione estensiva cui sono sottoposti i terreni in esame e i continui spietramenti: nei muretti a secco circostanti sono stati reimpiegati numerosi conci squadrati, elementi architettonici e frammenti di pavimentazione in terracotta e cocciopesto. Gli embrici potrebbero invece rinviare alla presenza di tombe “alla cappuccina”, segnalate in quest’area da dati d’archivio14 e anche circa a 200 m più a sud, dove però non è stato possibile entrare in quanto zona recintata.

Circa 150 m ad ovest delle strutture, poco a sud di un edificio, si trova una vasca costruita con materiale presumibilmente di reimpiego fra cui numerosi conci calcarei e elementi litici curvilinei appartenenti ad archi o volte a botte. Da segnalare infine tra il materiale rinvenuto frammenti di vetro e ceramica databili al XIX-XX secolo, legati presumibilmente alla presenza di case rurali.

La perimetrazione del sito archeologico deve in questo caso tener conto di vari fattori, dalla scarsa visibilità archeologica ai ripetuti lavori agricoli (che distruggendo il sepolto disperdono al contempo le tracce in superficie);

inoltre i ruderi sono probabilmente pertinenti, come già sottolineato, ad una villa rurale di periodo romano imperiale, tipo di complesso che poteva raggiungere un’estensione di svariati ettari, ben maggiore dei 750-800 m2 attualmente occupati dalle rovine.

Per le suddette ragioni l’area perimetrata come bene archeologico occupa la superficie caratterizzata dalla maggior dispersione di reperti e il campo a sud che, seppur non analizzato perché inaccessibile, data la vicinanza è molto probabilmente interessato da strutture sepolte.

Fig. 2. Sito di Bagni-Domo Cossu: panoramica delle strutture dalla SP 48.

14 Archivio della Soprintedenza dei Beni Archeologici per le Provincie di Sassari e Nuoro, Prot. 3229, 19/4/1991.

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Dott. Agr. Valerio Boi 9 Area di dispersione di Funtana Pulcaggiu

Il sito15 è posto nella piana costiera che da Sorso degrada verso il mare, appena a sud della SP 48, presso la fonte omonima, circa 1500 m a sud del tracciato della pista ciclabile lungo la SP 81. E’ un’area caratterizzata da terreni fortemente sabbiosi e perciò soggetta a coltivazione intensiva a carattere ortivo, frutticolo o, come in questo caso, erbaio. La presenza della sorgente che dà il nome alla zona accresce la sua fertilità, alimentando un piccolo corso d’acqua, emissario del non lontano Stagno di Platamona, e fornendo ulteriori risorse a coloro che occuparono l’area.

La visibilità al momento della ricognizione era scarsa, con copertura vegetale intorno al 30%, condizione che ha permesso di perimetrare il sito archeologico ma non di distinguere tutte le concentrazioni di materiale.

Nel campo immediatamente a sud della SP 48 è stata individuata, a fronte di una micro-morfologia piuttosto pianeggiante e regolare, una dispersione pressoché costante di ceramica, resti di pasto (malacofauna marina), oltre che laterizi e strumenti litici.

Fra i reperti ceramici la tipologia meglio rappresentata è quella delle grezze da fuoco di epoca pre-nuragica, dall’impasto grossolano e con pareti, in alcuni casi, lucidata “a stecca”; in un caso è stata osservata una decorazione con tratteggi obliqui (forse pertinente ad un frammento riconducibile alla Cultura Ozieri). Databili al periodo romano imperiale sono invece vari frammenti di anfore africane con schiarimento superficiale, ceramica comune e un esemplare di sigillata africana (forse una Hayes 108, databile genericamente al VII sec. D.C.). Fra gli altri reperti sono invece presenti un nucleo in selce nera, un pestello e laterizi di epoca romana con tracce di malta.

A poca distanza dalla strada è stata individuata un’anomalia morfologica coincidente con una dispersione di pietre di piccole dimensioni e laterizi. I reperti faunistici e ceramici si presentavano invece dispersi per tutto il terreno e solo in pochi casi è stato possibile riconoscere delle concentrazioni del raggio di 3-4 m.

Nella parte orientale del campo la ceramica, specialmente quella di epoca romana, si dirada ma risulta continua la presenza di malacofauna, che prosegue anche verso Est, nei pressi di un’abitazione, dove non è stato possibile entrare.

Nel campo a sud, presso la stradina di penetrazione agraria, posta ad ovest, non vi sono reperti, ma ciò potrebbe dipendere dal fatto che l’area è stata utilizzata per lo scarico di rifiuti e di scarti di lavorazione. La dispersione prosegue invece al centro del campo, nell’isoipsa più elevata, caratterizzata da malacofauna marina, frammenti di ceramica grezza, laterizi ed embrici con tracce di malta e una punta di freccia in ossidiana; inoltre la micro-morfologia appare maggiormente movimentata, in corrispondenza dei dossi infatti è maggiore il numero di laterizi romani). La dispersione di reperti sembra cessare verso sud, in prossimità di un cantiere, momentaneamente fermo, interessato da notevoli movimenti di terra.

Il sito archeologico è molto esteso, con una superficie di quasi 5 ha, e presenta almeno due fasi cronologiche.

Un primo momento di occupazione risale presumibilmente al neolitico (forse alla cultura di Ozieri, 4000-3200 a.C.) con le tipiche tracce lasciate da un insediamento di questo periodo, caratterizzate da resti di pasto, strumenti litici e

15 Mosaico dei Beni Culturali della Regione Sardegna, Codice ID 95059525.

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Dott. Agr. Valerio Boi 10 ceramiche, molto simile a quelli già noti, sempre in territorio di Sorso, di Pabaranca-Km 15 e Monte Zappino; da segnalare l’assenza di sacche di sedimento più scuro, che però qui potrebbe essere stato disperso dalle arature.

Anche in questo caso la frequentazione interessa un’area pianeggiante e molto fertile, nei pressi di fonti o corsi d’acqua, non lontano dal mare, molto estesa, sebbene non sia facile distinguere (anche per ciò che conosciamo sulle strutture abitative neolitiche, i cui indicatori sono spesso molto labili) l’area insediativa rispetto ad una frequentazione forse più ampia.

Il secondo momento è invece databile al periodo romano, con una fase sicuramente databile al V-VII d.C. sulla base dei reperti rinvenuti; è possibile che si tratti di una o due piccole strutture sepolte, identificabili con le due anomalie morfologiche riscontrate nei due campi, costruite in materiale litico di piccole dimensioni e laterizi, con coperture in coppi ed embrici; si tratterebbe dunque di un insediamento rurale, forse una piccola fattoria, risalente al periodo tardo-imperiale.

L’area di pertinenza archeologica è da identificare con quella interessata dalla dispersione di reperti; per quanto riguarda l’area di rispetto del PUC, poiché il sito archeologico è costituito esclusivamente da una dispersione di materiali e sono assenti strutture visibili e incidenti dunque sul paesaggio, non sono state proposte norme di carattere paesaggistico, ma un areale intorno al sito, dove qualunque progetto o lavoro debba essere vincolato al parere della Soprintendenza BB.AA. per le Province di Sassari e Nuoro previo controllo archeologico.

Fig. 3. Funtana Pulcaggiu: lama in ossidiana.

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Dott. Agr. Valerio Boi 11 2.2 La ricognizione archeologica

L’attività di verifica preventiva dell’interesse archeologico si è svolta su due livelli, l’analisi della documentazione (d’archivio, bibliografica, cartografica e fotografica) e le ricognizioni sul campo, queste ultime rese difficoltose dalla scarsa visibilità derivante dalle condizioni pressoché costanti di luce ortogonale, unite alla copertura vegetale dei terreni, superiore al 80%, interessati dalla pineta e dal ginepreto di Platamona, nonché dalle dune sabbiose.

Metodologicamente la ricognizione archeologica (ovvero le “ricognizioni volte all'osservazione dei terreni, alla lettura della geomorfologia del territorio”, previste dal D.L. 163 del 12 aprile 2006, art.95, comma 1) necessita di determinate condizioni riguardo i terreni indagati. Preferibilmente infatti la ricognizione viene effettuata durante le stagioni autunnale e primaverile (nell’arco di tempo che va da ottobre a marzo) caratterizzate da una migliore visibilità, in quanto i campi sono sottoposti ad aratura, da migliori condizioni di luce (luce radente) e da un più elevato tasso di umidità che permette di distinguere variazioni nella colorazione e nella consistenza del terreno, che nella stagione secca appaiono uniformi.

Le condizioni di visibilità possono dunque variare da un grado “ottimo”, in caso di terreni arati, a “buono”,

“medio”, con terreni non lavorati ma con scarsa copertura vegetale (è il caso di pascoli o prati curati), fino a “scarso”, copertura vegetale fino al 50%, e “nullo”, copertura vegetale superiore al 50%, tipico dei terreni incolti ricoperti da vegetazione erbacea, arbustiva o boschiva.

Come di può evincere da quanto su detto è evidente che l’analisi sia stata effettuata in condizioni di visibilità poco favorevole (scarsa o nulla) per la copertura vegetale quasi totale. Si ritiene tuttavia che l’analisi sul campo abbia un alto grado di accuratezza e affidabilità per l’intensità della ricerca: tutto il tracciato dei lavori, parallelo alla viabilità, è stato infatti percorso ripetutamente dallo scrivente.

Fig. 4. Lato sud della SP 81, sistema di dune.

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COMUNE DI SORSO

Progetto preliminare per l’esecuzione delle opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo

Dott. Agr. Valerio Boi 12 Fig. 5. Lato sud della SP 81, particolare della sopraelevazione della strada rispetto alla pineta circostante e copertura vegetale superiore all’80%.

Fig. 6. Lato sud della SP 81, particolare di scarti edilizi contemporanei ricoperti dal sistema dunale.

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Dott. Agr. Valerio Boi 13 Oltre la vegetazione fortemente invasiva sono stati notati in molti punti del percorso discariche di materiale contemporaneo (scarti edilizi e di lavori di rifacimento del manto stradale, quindi mattoni, tegole, cemento, lacerti di asfalto e rifiuti).

La stessa infrastruttura viaria ha probabilmente alterato fortemente lo stato di luoghi, e ciò appare evidente dai riporti di materiali utilizzati allo scopo di sopraelevare il tracciato in concomitanza di piccole depressioni. Altri strutture e infrastrutture che sono andate a disturbare il deposito sepolto sono le numerosissime abitazioni e strutture ricettive presenti lungo la strada e presso le discese a mare e i sistemi di tubature.

Un ultimo fattore da rilevare è il substrato pedologico dell’area, formato da un complesso di dune sabbiose, che per la loro stessa natura non costituisce un sistema stabile ma anzi muta di anno in anno; effetti a breve termine di ciò sono la presenza di dune che coprono quasi completamente discariche di periodo contemporaneo. Il movimento dunale, letto in ottica diacronica, potrebbe dunque aver obliterato eventuali strutture e siti archeologici presenti nell’area o anche aver reso difficoltoso l’impianto di insediamenti in un’area fortemente instabile dal punto di vista geomorfologico.

La ricognizione archeologica non ha quindi evidenziato alcun elemento (strutture, dispersioni di materiali in superficie, anomalie micro- morfologiche) riconducibile alla presenza di siti archeologici nel sottosuolo.

2.3 Conclusioni

Quanto finora detto evidenzia da un lato l’assenza di dati su siti archeologici lungo il tracciato dei lavori o nelle immediate adiacenze, dall’altro l’impossibilità di rilevarli con la sola ricognizione archeologica per le condizioni di vegetazione e la stessa geomorfologia dell’area.

Si propone perciò di affiancare il controllo archeologico ai lavori di scavo per la pista ciclabile, la sistemazione della viabilità e la riqualificazione del Lido Iride, allo scopo di intercettare in tempo reale eventuali strutture sepolte e avviare immediatamente le eventuali procedure di ricerca e tutela.

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