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DEL RE N. S. NAPOLI MDCCLXV111. DOTATE DI FEUDI O DI BENI REALI. DEL DRITTO DI PADRONATO. .Sopra tutte le Chiese del Regno di Napoli. m..

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(1)

a-

4

ESAME

«

DEL DRITTO DI PADRONATO

DEL RE N. S.

.Sopra

tutte

le Chiese del

Regno

di

Napoli

«

DOTATE DI FEUDI O DI BENI REALI.

JuJìitia fi alienti uùlitatibm confulat, Juas negligat, Jìultitiaefidicenda. Cicero deRepub. lib.3.

penes La&ant. Epit. cap. i%

/

NAPOLI MDCCLXV111.

m . .

(2)
(3)

S

E

lanaturaleambizionedegli nomini, e l’in- nato attaccamentoal proprio vantaggio foffe fla- to in ogni etk,efotte ora avvinto tra’l con- fine delle leggi, delgiufto, e dell’equo,

non

farebbero tuttogiorno iTribunali fatigatidecorninovi lamentidegli opprefli, ede’fpogliatide’proprjeffetti:

Quello che gliuomini privati praticarono Tempre,e praticano tra loro, è flato ugualmenre ufato tra’

Monarchi:la ragionedel piùdebolefu mai Tempre

il materialedelle conquittealtrui:ecelieranno quelli vizj tra gli uomini , quando finiranno gli uomini

iftefli .

Hunc

amor, iraquidem, communiter urit utrumque

Seditione, dolts

,[celere,atquelibidine,(j ira,' lliacos intramurospeccatur,(7 extra

.

La S.Romana

Chiefachiamatada’Giureconfulti del fo- ro water(ycuitri»jujìitianon èfiataefentedaquella taccia, fenonchèciocchéaltrove fioperòper malizia altrui,avvenne in leiper i generali errori de’fecoli, e per le infelicicircoflanze, nellequali miferamente cadde ilnoftro

Regno

, doppol’ettinzione dell'Augu- fta famigliaStauffen

.

*.

... A

2 Sic-

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(4)

(

IV

)

Siccome iparticolari cittadini occuparono-alloStatogran

pane

de’fondi, cosinell’uni veriale difordine,

1

i

Mi-

nirtri dellaCorte

Romana

dando alle leggi

commu-

ni ftrane fconvolte interpretazioni, tolfero anch’eflt al nofìro

Regno

gran parte de proprjbeni e dritti, de’quali poi da

mano

in

mano,

cos'ida particolari,

come

dalla S. Sede, cercarono e cercano tuttavia

i noftri favj Monarchi la giuda rivendicazione. (a)

E

fela malizia de’noftri avi non avederipeti tevol- te facchcggiati ed inceneriti i publici archiv)

(b )

pur troppo lievefatiga orafarebbe la rivendicazione de’perduti beni : altra ragione al

Re

ed al noftro Stato ora non rimane, che’i correr dietro alle trac- eiede’ rimarti veftiggi, edovela legge

comune

chia ramente difendeidritti del

Regno,

perlegieimostra- mite’s juris rivendicarli, perriparare in parte ali’u- niverfalerovina.

L’argomentodiqueftafcrittura fiè,dimoftrarelaragione del padronatoche compete al

Re

N. S. fopra tutte quelleChiefe, le quali furono dotate di beni feu- dali,di regalie,odi qualunque fortadibeni,iquali non potevanoloro provenire,chedalla

mano

de’Sovrani delRegno, ondein virtùditali dotazioni,effondo il noftro

Monarca

il Patronodi tali Chiefe, (petti per- petuamente alui il drittodella prefenfazione ,ocolla- zione ,giurta la naturadelleChiefe ifteffe. Se nella dimortrazione di quefto affuoco, iometteròin vifta argomenti affai volgari, non farà

meno

difettodel

mio

debole ingegno,quanto dellanaturadella caofa, laquale ha talfondo digiurtizia, che non richiede nè (a) Vedi labolladiEugenioIV adAlfonfoI diAragonain datade’SNovembre144?,incuifiparladellarertituzionealRegno.#

anche de'beniedrittioccupatidallaS.Sede.Lunig.Cod. hai.Di- plomane.Tom.2.pag.1245.

(b) VediilConcordatodiCarloV.conClementeVII.Art.6,

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(5)

(

v

) '

. .

nè finezzad’ingegna, nè ricerca diargomenti per efiferdimoftrata.

'

•j

CAPITQLO

ni I.

r*

Il Padronato è un

modo

civile, e non già pontifi- cio.Il Padronatofi acquifiaper la dotatone.

Privilegi della dotarcione»

i

Li ..2li 11f

I

- * t '

L

dritto del padronato fulle Chiefeè uneffetto del*

lalegge civilenato colla fociet'aiftefla. Nelle leg- gi

Romane

apertamente leggiamo,che lacura eai- fpofuione.de’Tempj. degl’Idoli fpettava pienamente afondatoriJ odotanti,iqualidall’Imp. Onoriò

fi

chiamano Domini Templorum (c):egliavvanzidel- le antiche ifcrizioni de’Gentili ^flai lo dimoftrano.

$iccome ibenide tet^pfde’Gentili paffeVopoa\Cri- ftiani

(^ .cosi>anclie leleggi religiofe de’Gentili , egran parte.de’loro riti fecero a noipaflaggio

s,t ond’èche nel ^Concilio I di Òranges (e*) celebrato nel 441 fi parlòdelPadronato, appartenente a fon- datori,odotanti,

come

di undrittocomune; eco-?

nofciuto . Cosi ne parlò ,S. Gio: Crifoftomo

(/)*

Sozomeno

nella fua Storia

(V),

GelafioI ne’Tuoi

A

x •• re-

* J , \ \ c.* • .

.

(c) Leg.19.de Paganti,Sacrific.

&

Tempi. Cod.Tbeodof.ibi Gothofred.

_ , . v,N'. ,,

(a) Div. Ambntf. tpijf. cannaSymmach. Nerrtàtamen donali*

delubrisr

&

legataArttfpicibusdenegavit:folafifbtjtta':funi prxdia'f quia nonreligiofeutcbanturiis,quareligionisju*t deftndcrtnt.Pojjcjfio Ecclefitfumptusejiegenorum&c. ' ,

' ,(

(e).Conci!.Jlraufican.I.Canon,io. . '

'

(f) HomiI-‘l8’. '

(g) Lib.8.cap.tf. '? •' : r'

tf /.i...J«> •!.'.UiJ mymd :r\ v ib

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(6)

(VT)>

referitti (i),gl'Imperadori Zenone (*)èGiuftiniano (k

)

e’1vecchio

Re

di FranciaClodovevo(/). L’ori»

gine,e la ragionedel dritto non èdelnoltro argo-

mento,

poicchè intendiamo{blamente ricordareilmo- do

come

quertodritto'fi acquici,

L’ antica Chiofa alle leggi canoniche in brieve tutto efprime.Patranumfaciunt Dos,ALdificatio, Fundus.

La

prinv ipal caufaadunque percuifiacquilailpa-

dronato^

èla dotazione, e quella dalla legge co-

mune

fu Tempreantepofla a qualunque altra delle due rimanenti caule;dimodocchèperlafempliceedi- ficazione di'linaChiefa,in fenfodelleleggi civili fi a^quiflava

P

.onore difondatore,

ma

non gii di pa- dronato.Chiaraè in ciò laleggecivile. Deinde non ali- terquempiam'Ecrfeftamex'novoxdtfieare, priufquam

lì?quaturad Deo amabilemefifropttm,

&

definiat mo- idum quemdepufaty (j adluminaria (? ad

f

aerimi

tntnifterium,. ad tncorpumpendx domus cuflodiam

V

C? obfervantiumAlimenta,(ftfifufficienterhaberevi*

detur,factdrdonatiohemeorùm quxfuturafunidepu- tai}(

m

Soggiunge la legge,che,fe talunovoglia flferppbce onoredifondatorey b nongii il dritto' di padronato,debbariedificare una delleChiofe di- ruteì.Dilpopeàltrove làlegge civile. lllud' quoque1 ad honorem

tT

Cult

ùm

fxdis tttxdecerninrus Ji quii kdìfcarbÈcdefari

?

, autal itèrexpfardens in1eamini*

fhrantibusalimenta, volueritaliquosEcclefx fìatuere, noneffeetfiduciam ullam quosvulrper potefìatemde-

.'**

jfh) Holficn.h,ColleSl.Ram.p. 299. 210.VediBtron.ann. 455.

»•21.adonn.460,n.24.Can. Pia mentis,

&

Cgn. Frige/uius16. gu.7.

(i)

1

15.C<$d*t$acrof.Etti.

(k) Novell.57.67

.

127.r.18.

(l) Annal.Eccl.Francar,ann. 49ó.n.III.

(m) Novell.67. cap.1.traduzioneVolgatadice,

&

definiat menfuram: mièfembrato

,cheiltefto*>ò/uamt®nvrp°> meglio an- drebbetradotto,

&

definiattnadum

.

3

Digitizedby/jOOgle

(7)

(;vn r,

ducereirnereverenti<t adordinando!èot,fed euamina- ri a tua fanttitate (n).

Ed

altrove.Si quis OratoriiDo-

mum

fabricaverit,

&

voluerit in eaclericos ordinare, nutipfe autejusberedet; fieupen/as ipfis deridi

mi

* viflrant dignosdenominane

, denominatos ordinari {o). Nel che<vede(ì,che peracquietarli il padronato fad'uopo unicamentela dotazione, nè lalegge per- metteva edificarli nuove Chiefe lenzalafondazione

,

ofuialìègnazione dei fondò dotale: e vedali cheil Padronato fiacquiila per: lalèroplice dotazione, an- che fe non Galidaldotanteedificata*.1»,Chiefa fi quis/edificare Ecclefiamy aut aliter cxpendens in ea mini/irantibusalimenta

.

Nafcedalle addotte leggi Vi altraconfeguenza,.ch’eflendoil dritto 4®1 padronato un prodotto dellaleggecivile,malamente poflonoin hii adattarfii le-difpofizioni pointificié^/»,le aafulfe di- .1 cerìe deCanonici ; L

rv

li-.J. -j l.ii

Glieruditi Giureconfulti Canonicitengono fermamente che la parola, edificareiEoclefiam .Qfpreffi neldritte»

altronon dinoti y chela dotazione. Sic etiam bitta*

luit ,

feriveildotto la.Roye,qui eu bon'ts<futi Ebe clefiamdotavit feu qui canonicant dotem ajfignavit Ecclefue adalendosclericosin eadefervientes,adcubie benda luminaria, ad far61atetta

,eumeffePatronum, (U babereomniaPatronatus jura «. .. Hie d**>effe Ecclefue qui eam dotar. In cap. f$.<„Eutr, de itL O* el.pot, in

4

.fundarioaccipiturprò conflrudione

<&

dotariane,ficui

m

Can.pirementis, in Can.

F

rigene tius,in

Can

..decernimus1

6

f p.7. Gregorius

M.

lib.

*0. reg. Ep.il. de quodam Comitefcribens^quifra*

-uVi

A 4

pria

/

(a) Pimeli. 57.taf*2. ... ‘I {t5

(o) Novell, cap.18. Il traduttoreha fctittoOratoriiS-

mum

:forfiiltettodicebenedotatamdomata ^perchè,

k

parole«vxTUfitr

t'uurnondiconoallattoOratoriidomum. l\ ;ot

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(8)

(Vili)'

priofumptu fundavitoratorium,flundattonemili

am

ap- pellarconflruBionem.In Epift. 500. tom.4.h'tfl.

Fr

an- cor.Ecclefta amplis fundatapojfejfionibus(p).

Ed

av- verrifcono i PP. di S.

Mauro

. Haud.^abs re fuerie bicobferuare, noneosfolum ecclefta, vel monafierti diciFundatores

, qui

primum

cecieftamvel monaflerium extruunt

,donantve ex propriofundo,fid eriam illos quiinftaurant, velaugeatmaxime. Huius rei plura fuppetunt inveteribustabulis argumenta. Vide

Mabid

lon,inaEUi SanBor.^ordèrulS.Benedigli, fac. 3. p. ti pag.404.

&

faèr.q.\p..i.pagano?, (q). Cosi Roberto Guifcardo fuchiamatofondatoredella Badia di Ve- nofa,e ne godèil pieno Padronato, perla doteche a lei diedè, non oflantij chealtrinefofleflatoil

primofondatore >--• <J

La

'forza,defla-dotazione dunqueè taleetanta,cheda fe fola produceil pieno .padronato, e fache-ildo- tante acquiftiil vero

nome

di fondatore. Paolo de ) Cittadinifamofogiureconfulto fcrive

^uaro

an ma- fUTfufp.acquirirurexdotadone,

quam

ex fundatione?:

hkidenter reperi Speculatorem tenentem, quod ma;ut . pus.acquiriturexdoratione,*quamexfundatione; quod ftquiifit patronus in aliquomonaflerio, quod quia defolatumefl unituraltèri monaflerio, quifluir patro- nus ex fundatione veldadone’flundi , non erit patro- nus infecundo monaflerio:ficusfi inprimoejfetpa- tronusexdoratione.

Summa

fluir ratioquodex doratione acquirìturjuflp.,quia non valereteccleftamconftruere, nifi(y dosconftitucretur, per

quam

clericus ecclefta miniflretv quomodo cantaret ,ft nonbaberet ad man-

ti 4. du-

(p) Prolegom.adtit de/ut.patr.cap. 1.3.

(q) jtddit.ad Du-Ctngt.Voiab.veri.

F

andare.

(r) Pccchtntda dunoiVazionedelPadronatofollaBadiadiMile- •>

topag. 78. .> .... ' .; * . 2 .

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(9)

...

(

Ix

) ,

dueand

um? Qui

enim bona dar, viranodare videtur, velqui bona defendit, viranovidetur defendere(s)

.

Cornetta egli la fua dottrina con molte autorità e di leggi,edi gravittimi fcrittori.

Ed

in quellafen*

tenza nonvi ha certamente giureconfultocanonico

,

che non fia uniforme: Francefco Fiorente,

Rocco

della Corte, Gioannicola Delfinate, Francefco la

Roye

, e quantifono i fcrittori particolari di quello dritto,fono inciò tutti uniformi , elfendo talelo fpiritodella leggecivile, ede’canoni.

E

fe lafo- la variazione de’ vocaboli non è puntocapacedi variare il dritto,potreiio ben alferire, cheper ef- fettodella prelazione degli alimenti, fi arrogarono gl’Imperadori

Romani

la facoltà diconferire a loro vogliale carichefacerdotali de’loro Dei. Onorionel

408

ordinò finalmente-che dall’Erario più nonfi fomminiftrafte aque’lozzifacerdoti la folitaannona, e cosi fini

nellMmp.

la facoltàdi conferirepiu tali cariche, (r) .

Effendo egli dunque incontraftabile, chela foladotazio- ned'una Chiefaproduca il pienopadronato fopra di quella,retta a vedere ciocché fiè(ermo in favore diquella malfima.

Non

folamente colui che dàl’in- tieradote ad una Chiefa,

ma

benanchè chiaggiun- ge nuovadote diviene Patrono . I Canonitti diilin- guonoleChiefe trapadronate,elibere: la giunta di

(s) Paul, deCitadìni:,deiurep. p. cauf.2.n.27.28.

(t) L.19.de pagani:&c.Cod.Theod. Simmacofidoleva con- ValentinianoII.ep.di.lib.io.,cheildilaiPadrenil decerpfitJaera- rumvirginumprivi!(giif,decrevitnobilibu: facerdotia, Romani:ritibu:

non negavi: impenfa:. Avevano gl’Iraoeradoriallignatiivettigalidi moltifondial mantenimentodelfacerdozio.

E

cosìavevanofattoi privatiperitempiiloroprivati. Quellibenifuronopoiparteincorpo- ratialFifco,epartedarriallenuove Chiefede’Cnfliani, delchefo- no. daleggerlile letteredi Simmacoc S.Ambrofio agl’Imneradori Valentimano c Teodolio, e’lComment.diGottofredoallaAcit. )

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(10)

,

*

)

.

di nuova dote nelle Chiefelibere produce per con- corde

comune

fentimentoil padronato:valga perogni tedimonianza ilConciliodi Trento, ilquale ordinò a’ Vefcovi laricognizionede’nuovipadronati formati da

40

anni in dietrocollefopradotazioni. Similiter quoque patronati quicumque ineccleftii,

&

quibufcum-

qua adiibeneficiti,

edam

dignitaribui, antea liberti , acquifuie*augmento dotti,feuexnovaconftruEhone, velalia fintilicaufa... abordinarti! ... recogna[cantar («).

l’aumentodella dote è(iato mai definito, dimocchè qualunqueChiefa, benché ricca,èbenca- pacediaumento didote (x),perchè effendolaChie- famadredelleopere piee de’poveri, non èmairicca odotataabbaftanza.

E

fenzaàffaftellardottrinedicen- to fcrittori

,

mi

valga 1autoritàdi Paolo de’Citta- dini Tertia caufa acquirendi jufpatronatm eft dita- rio;fi quiiecclefiam/am fundatum O*doratam

, di- taverit:rune acquiritur jufpatronatui, de,quadofanone nefupra fatti ditti in quarta queft. praximacaufee quiaibi congruecontigli illam qutefiionemdeclorare,ut ' ibilate «

(/

)

Ma

benanche le chiefedi padronato altrui, qualorafi trovinodepauperate

,che non val-

gano a reggere i loro naturali pefi, per la giunta delladote, chealtriloro faccia,.divengonodi padro- nato del

nuovo

dotante (z): ed in ciòfonoi canoni- ili concordi,conalcune modificazioni,che qui noni»

d’uopo ricordare

.

Altroprivilegiodelladotazionefiècheillegatodaaltri la- nciatoallaChiefaproducanell’erededelteftatore

U

padro-

r nato.r

* *

.t

(U) DtReform.eap.9.feff.25.

(x) Rocc. de Curteverb.

&

dotavit».14.15.Cittadiri. P.3, tauf.2.n.11.

(y) DeJurtp.eauf.3.».t.

(2) La Royt Prolog. cap,14.DtCurttvtrb.

&

dotavit».3, CittadinitP,3. cauf.».».9.

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(11)

.... .('*!)

nato. (a):

come

anche per la dotazione, non elfer punto neceflario 1affcnfodel Velcovo, o dell’Ordi- nario del luogo(b)è

E

finalmente che unendoli i be- ni d'una Chiefa di padronato, adaltradi natura li- bera, quelladivenghi benanchedi padronato di colui che lorapprefentava fullaChiefa unita (c).

Quelle notiflime e volgaricognizioni fad’uopo tenerfi prefenti perlo profieguo dell’argomento che ci fia-

mo

propofiti .

: :

CAPITOLO IL

. :

;

r

* % ' . , ,

Pruove

neceffar'te per la rivendicazione dePatro- natt. EJtJienza dellepruovericbiefte in

favore

*• : f del

Re N,

S.

i

I L

ConciliodiTrento

ilqual?nel nollro afluntova- le quanto l’autorità d’un giureconfulto (

d

)

ftabilV, che perla rivendicazione de’Padronati facci d’uopo provare, ut titulusjurispatronatifit exfundatione,

veldotottone,qui ex autbentico documento, (7 aliti jure requifttisojlendatur

,ftveexmultiplicatis praefen- fationtbuiper antiquiJftmum temporiscurfum, qui ho- Yninummemoriam excedat, aliafve fecundumjuris di-

: JM'-

:(a) DeCarteloc.eh.a.9.

(b) CittadinisP.J.caufa2.n.\6.

.(c) DeCurieloc.cit.».29.La RoyeitiProleg.cap13.

(d) IlVatt-EfpenP.i.th.25.cap. ».27. infogna chetur- tociòchedifpofeilConr.Trid.perlarelazionede’Padronatide’Laici, nonfiaricevuto.

Ma

riguardoa'PadronatiRegi efpreflamentedichiaròil Concilio nondover aver luogoilnuovo(labilimento,exceptispatronatibne fuper CathedrahbusEcclefiitcampetentibus,

&

exceptisaliti,quaad

lmperatorem,Ù"Reget

,fe1* Regnapoffidentes,aliofquefùblimes, ac /upremos Prhtcept,juraImpera in dominiti fuis habtntis,pertìnent

,

Seff.25. cap.9.de Ref. .v

DigitizpdbyGoogle

(12)

. c

XH

)

...

ypofttionem (e). Quellaprattica ricevutadaTribunali, fpecialmente Ecclefiafliciha fattosi,che ne* giudizj ditali rivendicazioni, mancando gl’iftromenti delle dotazioni, o fondazioni, fi fianoammefle tutte quel- le pruove,che in qualunque

modo

abbiano faputo fartralucere l’aflunto: fino aquelle, che trovandoli le antiche infegne d’una famiglia in una Chiefa, fianoquelle valevoli a riprodurre il Padronato negli eredi diquella tale famiglia

(/)

: ecosì da’Tribu-

nali è (latofrequenti fiatedecifo

.

Il

Re

N. S. perprovare ildilui padronatofopra tutte

\

le Chiefedelregno dotate di feudi,o regalie hain fuo favore tuttigli autentici documenti, che ogni rigorofo edefatto giudice, fe dovelfe in ciòtrattar- 1 lo da femplice privato, potrebbe mai pretendere»

Ognuno

che dimoilain giudizioche ladote d’ una Chiefa fia a quella pervenuta dalle mani del fuo afcendente, di cui eglièerede, certameute riven- - dica in fuopròil padronatofu quella taleChiefa,fe malamente loabbiano gl’intermezzifuoiantenati per-'*

duto :efe quelli puòdimollrare, che la proprietà di quella dote fia fuatuttavia , non elfendofi dato dal fuo afcendentealla Chiefache ilnudo ufofrutto, certamente è al coverto della fua ragione .Tutte quelle pruove concorrono in favoredel

Re N.

S.nel propolloalfunto.

I feudi,e le regaliemaggiori,o minori, non hannopo- tutodarfi alle Chiefe,che dalla diretta

mano

degli antichi nollri fovrani, fiano i

Re,

fiano que princi- pi,i quali goderonodella fovranitàtra dinoi.Que’

So- ;

(e) Se//.25.cap.9.deReform.

(f ) Ma/card. deprobat.voi.2.conci.958. Menoch. Ub.3. pr.t- fump.90.Rot.p.2.D'tver/or.deci/.199.Ludovif.curaBeltramin.de- ci/.222.Rot.P.13.recen/.dee.132.».7.Qavaler.deci/.159.». 8. 9.

Rot. p.16.recen/.deci/-299.».6,

&

/eq.

(13)

^XIII )

Sovrani i quali fecerotalidotazioni , acquiftarono certamenteil padronato, e perconfeguenza lotraf- mifero al noftro Monarca, ed a tutti i dilui Suc- ceflori. I feudi, e le regalie nel noftro

Regno

fono beni proprietarj delloStato, i quali non fonoaffat- tonel commercio de’ fudditi, elaloro difpofizione

,

perquanto neriguarda 1’ufo-é 1’utile, appartiene privativamente al Principe.ìL’antiche leggi

Lom-

bardede’ noffriPrincipine parlanoachiarenote (g), laconolciuta definizione del feudo toglie ogni du- bio,quod itadatar,utproprietate quidem rei immo- bilipenes dantem remanente,ufusfruttus illius rei ita ad accipientem tranjeat, ut ad eum maneat (b). I feudi e le regalie datealle Chiefe portaronoa quel- le il loroutile e vantaggio,

ma

la proprietàrimafe nel Principedonante, ilquale 1’ ha poi trasferitaa’

Principi fucceflori. Il noftro

Re

Ruggieride’feudi e re- galie date eda’Baroni edalleChiefe,non altrimenti parla, che

come

di benieternamente ed attualmente fuoi proprj, e proprjperpetuamentedella fuaR.Coro- na. Scirevolumus Principes noflros, Comitei

, Baro- nei, Archiep'tfcopos, Epifcopos,Ò* Abbates, quodqui- qumqxie deregalibusnojirismagnantevelparvum quid tener, nullo:modo, nullo ingeniopojjitad nojlra re- galia pertinens alienare

, donare, vel vendere in to-

tum, vel inpartem minuere, unde jura nojìra mi- nuantur, aut fubtrabantur

j vel

damnum

aliquod pa- tiantur(/). Quella Coftituzione fu poi confermata ed ampliata dal

Divo

ImperadorFrederico II

(&),

<

E

ri-

(g) Debeneficiti

,

&

terristributar,ut.8.libi t.leg.I, (h) Obert. deOrto.lib.z.feud.Cujac.adlib.i. feud.BruJJel de ufufeudlib. t.cap. i.edaltri.

V

,

(i) Conjlit.Regn.lib.3.tit.r.

(k) Conjlit.Regn.lib.3.tit.5.

*

(14)

(

XIV

)

E

ripeto, il

Monarca

che hatra noilapiena libe*<

ra difpofizione de’beni dello Stato, può beniflimo concedere infrancoallodio ilfeudo, o laregalia,

ma

non puòfveftire ilfeudo ola regalia dell’intrinfeca fuanatura, perchè ifeudi, e le regalie fono fondi proprietarjdelloStato, e

membri

integralidella R.

Corona, iquali non fi polfonoalienarefenza fran- gerela ragionedellaSovranità, e violare il dritto delloStato,e la ragionedeMonarchifuccelfori(/).

per qualunque fofifma, mai è poffibile il penfare, che i feudi e le regalie che ora pofleggono le Chiefe, polfanoelfer loro provenutedaaltra

mano

che da quelladel Principe..Noi abbiamo laleggecardi- nale del

Regno

, con la quale fu ftabilito, che i Baroni non potefferoconcedere i fuffeudi a coloro, che loropiaceflè,

ma

doverciò dipendere dalla vo- lontà delSovrano, non dovendo al Barone fpettare che ilrilevio

, e 1’utiledeliafeudalità

(*)»

dimo- docchè non potevano i maggiori

v

affolli creare a lorovogliai valvaffori. Se adunqueè tale etanta lanaturade’feudi e delleregalie tra noi

, qualmag-

giorpruova mai potrà allegarli in giudizio in favore del

Re

N.S.edel

Regno

, perdimoftrare il padro- natofulle Chiefe,fiaperdotationem,fia perdiratio- neirtyche1’efiftenza delli feudi, e regalie nelle loro

mani

?

Le

qualicolè non provanogià folo la dota- zione, od'ttaxionc, dalle quali nafce ipfofatto il

padronato,

ma

1’efiftenza della robba proprietaria del noftro Amabiliifimo Sovrano in

mano

delleChic- fe,

(l) Grot. de J. B.

&

P- lib.2.cap.6.§.ir.il. ij. Pufen- dorf Droitdelanature

&

deigenfIh.8.chap.J.§.II.

(m) Conflit.Regnilib.j.tir.25. tentò aquellaleggefarvilla- niailPonteficeOnorione’fuoidannaticapitoli, ma fiabeneleggerli - ciocché ne fcrive VIfernia, il quale necontritanelfuotempo1’of-

fervatua. . •» •'* .

X

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(15)

(

XV

) ;

fe, il qualeperla proprietà chegode di tali beni è nelgrado diprimodotante, o ditante, o fia di primo originarioacquiilatore delPadronato,

come

lo furono i pii generofi di lui anteceflori, elo faranno doppo la perenne di lui preziofiffima vita, i dilui figlie fucceffori perfecoli de’ fecoli.

Non

fi vuol mancaredi aggiungereche i feudi, e le regalie concedute in feudo, fono il fondo proprieta- rio del regno, perlo foltegii» delleforze militari , ond’ è che alloracchè fi cominciarono a dare alle Chiefe,i loro Prelatifurono obbligati andare alla guerra.RofFredo Abatedi Montecafino fu nel

1194

ilfamofo Generaledi Errico

VI

noftroSovrano. Se

i formai Pontefici ed i,Concilj feppero efentare i Prelati dalia .guerra, non.poteronocertamente altera- re la natura de’feudi loro dati. Quindi nacquela necelfità alleChiefe didare in fuffeudo i lorofeudi

,

dal qual ufo cominciail volgatotetto feudale(n).

.Circail

-modo Come

fipruovi 1efiftenza del feudo in

mano

delle Chiefe, faràquello argomento da efami*

tìarfi inaltro uopo.

Ma

dallecofefinora dette, ciè lecitogiuda mente cotìehiudere , chequalora concor- ra perfondo diuna Chiefa,fraperdotazione, oper dirazioneo feudo, oregalia,concorre in grado di Ultima chiarezzalapiena legale pruovadella Regia dotazione,laquale produce indifpenfabilmente ilPa*

dronato."' i

, J.. ;

c

*.

(n) Feudor. cmfuetvd, Hi.1.prtnc.FtudumdarepojjfuntArcbie- tiffofus,Epifcopus,Abbas,AbbaùJJatPrapofitusCc. .

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(16)

(

XVI

)

CAPITOLO

III.

Effetto della dotazione difeudo, o regalie nelle Chiefe.

La

S. tede ha fpeffo temuto della

rivendicatone de'Patronati ex fèudo.

(

S E

llantela dotazione, anche neldellecafoChiefedilievedi beniaumentoallodialidi dote, aè ba- produrre nel dotante ildritto di padronato, molto pià lo deve la nobile dotazione de’feudi, e dellere- galie. L’effetto vedefituttavia efiftente dell’ antico e valloregnodella Francia, doveperaverdatique^

Monarchi e fondie benidel

Reame

alleChiefe, ac- quotarononon foloda

mano

in

mano

ilpieno drit- todi padronato, giuda ladottrina di Baldo(o),

ma

benanche il drittodi Regalia: fcrive il celebre Pie- tro de

Marca

:

J

usameni'illud ( Regali* ), tametft recenterintroduttum'quo ad fenda ad Eccleftam peni-

nania,legitimumnihdominm,(y cequum erat, quod eafendaiifdem legibus[abietta effe debeant , quibus cereràtenerentur. Carlo du Maulin,

o

fia Molineo' dimodra che il

Re

di Francia fia perle fue Chiefe Plug

quam

Patronm (p), e laragione fi è, che 1

attinenza delfeudatario verfo il fuo Signore è la madiina che nelle Monarchie elfervi polfa ,

-perchè' ilconfidarli nelle manidi un privatouna qualunque partedello Stato, eccedei limiti di qualunque ordi- naria confidenza.

Lo

deflo Molineoaltrove

(q) no- vera le Chiefe dellaFrancia, nellequali il

Re

efig- ge (o) Bild.adproem.decretai.

&

adcap.3.Extr.de Judic.

( p) Vide pen.La Royedejurtb.banor'tfic.l'tb.2.cap.2.

(q) DeJurtb. acprivil.RegniFrancar.Pan,4* priv,5.

_",\\.

. _ .

Digi byGoogle

(17)

(

XVII

)

ge

laRègafta, egode deldrittodellacollazione de’

Jbeneficj e prebende vacanti: nè altraragione vi tro- va,che per elferquelledotate difeudi, o beni del

Reame;

; *

A

chi

mai

note non fono le Controverfie tra’

fommi

Pontefici e gl’Imperadori

Germani

per 1’inveftitura,

e giuramentodi fedeltà? Gl’ Imperadori per ragione defeudi aflègnati alle Ghiefe, non foto preteferoil drittodialfentire

,o diffentxredall’elezionedel Pre- lato, cheiCapitoli, oi Conventifacevano(eh’è il

maggiorprodotto del padronato nelleChiefe conven- tuali )

ma

pretefero in effetto de’feudi e Regalie

,

che leChiefe godevano,invertire i Prelati col ba- ffone edanello, ed efiggere tra le mani il giura*

mento

di ligioomagio. Scriveva ilPontefice Pafqua- le II ad Errico

V

In vefìri regni partibus Epìfco- pi,vel Abates adeocurisf&cularibus occupantur , ut Comitntumajjìduefrequentare,

&

milit'tamcxercete co- gantur». ..

. quiacivitates,ducatus, marebionatus, monetai, (Jcetera ad Regnifervitium pertinentia a Regibus acceperunt (r).L’iftoria diquellecontefe è ben lunga,

ma

finironopoi,con efferfi all’Imperador fattifalvi i drittidel padronato, e coll’efferfi

mo-

dificata laforma dell’inveftitura e giuramento. : Il padronatodel

Re

di Spagnafopra tutte lecattedra-

li di quelvado e

lummofo

regnodonde maidipende?

fe non che,doppodi aver que’ gloriofi antichi

Mo-

narchi conquiftatique’felici regni dalle mani de’Sa- raceni,dotarono ledeferte Chiefe di benidel Re*

gno?

Che

poi la S. Sederifoluta fempredi eftende- re le fue mani nell’altrui,nelfinire idifturbiperciò mortiinquellaCorona,abbia voluto dire, che ineffetto dipontificia indulgenzacedeva a quelSovrano la no-

. .

B mina

(r) Epifi.u.

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(18)

C

xv«r

) ir.ina de’VefcQVàdi

,;ciòpotrà intorbidarelà

mente

di chi è

nuovo

nelle iftorie eragioni di que’ regni, mianon variare ilgiudo dritto di que’ Monarchi,

i qualiper aflìcurare la quiete a’proprj Stati, han temprecaduto allaS.Sede nel fortnolacio delle pa-

A

role.

; .

Con

quelli Gcuri eluminofi efempii,qual dubios’in- contrerà mai in reftituirealnoftro

Re

edal nodro

Regno

quel dritto,che la S.Sede non Teppenegare a tanti Sovrani? perchè nafcente dalla ragione de feudi e regalie.

E

la natura della caofanon efig- gefledidoverfi trattare iadifpenfabilmente innanzi a giudice laico,io fono ficuro, che i Tribunali della Corte di

Roma

ideilafarebbero per deciderla fenza dimora in nodrovantaggio.

Non

èperò chela Corte

Romana

non abbiafpeflo tei

muto

,cheinodriSovranirivendicherebbero un gior-

no

i loro proprj dritti: cofachelo dimodranole invediture da Carlodi Anjoufino a .Ferdinando il Cattolico,

come

appreffo vedremo.Egli ècertoche fottoa’

Re Normandi

non ebbe mai ilPapaalcuna ingerenzanella provvidade’Vefcovadi,o delle Ba- die:ladifciplinadi que’fecoligiàloro noi permette- va :

ma

per quantemai foderole pretenfioni, o i

tentativi della Corte

Romana

,Guiglieltno I definì t

col fuofamofoConcordato nel

115Ò

, che al Papa

non

toccherebbe nè1’elezione,il drittodicon- ferma,odilfenfo,

ma

la folafacoltàdi confegrare,

o

benediregli eletti(r). L’ edinfionedi quella glo*

riofafamigliafularovinadelregno, poicchè nella minore etàdiFredericoII,

non

foloInnocenzo III rifecidal regnomolteterre ecadelli,

ma

turbòlo fide-

Cs) Vide Concord, inter Guil. I.

&

Hadrian.IV,ptn.Lunig.

Cod. hai. Diplom. To,2. fot.850.

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(19)

C

fiftemadelleChiefein

modo

, che volendovipoiFre- derico riparar^) vèrmedrfaltiflime difcordièco Pon-

tefici . Nel Concordato di Guiglielmo I tutte le

Chiefedeh\regnodjyidonlip indue fchiere , la prima* fi èdi'quella chefubttoftrapotevateconfijìunt, o fiano quelledi padronato, edin quelleche nonave-

vano 1’onore.del padronato Reale. . ,

Serril&a ettei'

nWM

Rea'veflfetó anchefalle Chiefe dé-

apertam iMla-

_ __Anjou nel

iad$

:

difle. Itern in Ecclefùs vacanttbus

Re»

Regalia

,nullofcjuefruftus, reditus

&

alias3eti'am ctfrutmioncf,-ac nulla prorfus

'*tir'éiifdem,cuficàiacàrumdemEbclejìarum interim t-fvi*ta

remo

finte "penvs pcvjbnas Ecclejiajlscas (<9)'.y

Dd

ufiàrfegge cheabbiamodel

Re

Ruggieri(«) riferita daHHhip.'Friédérieo nel Còrpo dellecoftitu- Zjoni'dèl' jfetóbraibehaltrimenti,

ma

Cle- menteiV^iìoft*avrebbetéfcaflpimpédire diocchè non' èri'fiato fòrfirthè tra’gli ultimi annide?

regnodi Fredericp, e fotto Corradoe Manfredi fi feceufo ditèidritto,nalcentedalla ragionefeudale.

-PM

ttjoPuo ni »«»q edj

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B

2

CA-

CO

ArticiXXXI.txtat

n

Lunig.

C

td.Ital.Dipi» Ta.ipag. 6iy.

(a) Liò.3.tif.31.

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(20)

(XX)

,

C A P

I

T O L O IV.

t* uur: I < r-

'

-, i

Modo

tenuto- dalla Corte

Romana

per /fogliare } noftri

Re

de'Padronati.

**

;'I f 4' *^

.

*

,11

. ,

Q

,Uelloficile,abbifQhe;chepotutoa’lprimanoftroeffernevilla

Regno

pai intieramentefembrariccoaffaidiunti.Uranopadronati,fpogliato,edif- >

dalla Corte

Romana,

di cui i noftrimaggiori perfpi- ritodi maligniti controal Sovrano, fi feceropopu- lu%e'jui,

O

1ovespafcuce qui, riefceaffai facilee ua-;

turale,qualoraficonfideri la difciplinà 4e’fecolÌ, ne’ quali, ciò avvenne.SottodeLombardi eGreci,Normandi^ e Svevi,era ignototranoiil

nomedi Commendalo

diBa- diafenza Monaci. ICapitolifieliggevanoil,Velcovo, ed i conventide’Monaci gli.Abbatit i.eleta?fi pre- Tentava al

Re,

il quale potevaefcluderlo,ordinan- do l’elezioned’unaltro,

o

confermarlo(#): la dif.., ferenza chepaffava traileChiefe di padronato, e Je altre fiera, che quelleper venire all’elezione ave- vano bifognodel precedente ordine del

Re,

non me- no percongregarti,chepermettere in buffola ican- didati, iqualifiprefentavano dal

Re

ifteffo, edop- po feguita1’elezione fi confermavano.

Nè mancano

degliefempj,cheiPatroniabbiano prefeduti di per- fonaa’ capitoli de’ Monaciper 1’ elezione dell’

A-

bate,delche parla efpreffamente il teftocanonico.

E

così ne’difordini che talvoltaavvenivanonell’elezioni, folevanoinoftriSovrani eliggere elfiilnuovoprelato, fenza dipendere da’Capitoli,o Conventi. Chidubi- tadiquellaverità,legga le iftorie delCafino, di Ca- (*) Vid.bull.Cotleftin.Hi.adCollant,

m

Raynald,

IL

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(21)

tf/m).

Capoa, ilconcordato di Guiglielmo I ;

, e la diluì letteraad Adriano

IV

,le bolledi Celerino III all’

Imperatrice Coflanza vedova diErrico

VI

, le bolle d’innocenzoIIIalpiccolo Frederico, editrattati,che’l medefimo Frederico II féce collo IleflòInnocenzo,e fuoi fucceifori, raccolti tuttidal Rainaldi nella con- tinovazione degli annali del Baronio, e dal Lunig.

Innocenzo III pretefealterarequelladifciplina, e’l.di*

(ordineorebbe.tmaggiormenteperl’attentatodiOnorio III,ilquale fenza attendereilvotode’Capitoli,provvi- dedi factocinque Chiefedel

Regno

(/) :

Ma Fe-

derico refevano il tentativo, e crefcendo in diftur- bo conlaCorte

Romana

,la quale trovavai fdoi par- teggiacitra’Chiericie Fratidel regbo,avvenne che molteiiChieif!:reftatferQlungamente priwede’loro pre- lati: del cheaccùfato1’ Itnp.da’ tre Vefcoviidiretti^

gli da Gregorio

IX,

rifpofe.Catbedrales(y aitaiva- canteiEccleftas Dominiti Imperator libenter vult &.

defideratòfdinari,falvij privilegiti

&

digmtatibui,

quapradeCefforesfui,ufque ad fua tempora babuertm t,

(y qutbusipfemodefiiui,quarn praedecejforér fui ha*

tlenutufifune (a). ,

cLyp

bij },iu.: '.u 'buri .oil Quello però, di chela Corte

Romana

non riufrìfotto

i Svevi, agevolmenteconquiftò,poi dalle mani de- gliAngioini. Alelfandro

IV

alloraccHèinvitòali’occu*

pazionedel noftro regno Eduardofigliadei

Re

d’In- . ghilterra, tra’patti, a lui propofe.

Omnet

quoque..1 EccleftadeRegno (yterrapradifiis,tam catbedralet,

quam

aita,regulares,(y

f

acuiate

i

, ned. non (Ù'uni

*

verfa Ecclefta/ìtcaperfona,,liberiatibui\ àmmvnita*

tifatiomninogaudebunr, qua ipftscompetunt

,fecun-

dum

canonica fanftionet :ita quodcircaeafdem Eccle-

. v>:

B

3 ; fias

(y) Riccad.deS.Gena. Chronir. ann.tèi

(a) ExtatinLunig.Cod. hai. Dipi. To.2.pax. 880. . 1

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(22)

(

xxn

)

ftas

&

perfonas, tom infaciendis provifon'tbus ,

&

eleftiombusconfìrmandls, quam omtbusaliti,

Roman

ut Ponttfex

& Romana

EccleftajurisdiSionem

&

aublori-

htem

omnimodaìrn. exercebunt(b). Nell’ inveftitura poi'1 clipdaCleaiente

IV

fidiede 1 Cariofiidi Anjou, fu moltocolorita 1’audace nuovaimprefa dellaCor- te

Rdmana,

perchè fi diffe. ItemomnesEcclefta tam Cathedtàlet,

quam

alia resulerei (!?feculares, necnon emnet praion

&

clerici, ac univerfe perfonaecclefta*

Jìica,feculares

&

religione-, ac quacumque religioni!

locacubi,omnibusbonis fuis in eleBiombus, pofìulatio

«

nibus,nominaiionibusyprovifónibus,^7* omnibusaliti pienalibettate.gaudebunt,«ec eleBionem,yJ-uf in eiè&ionay<velpoflj

"RegiusAjfenfuS , vel Conftliuni diquando requirente(c). Colquale involucro di nuo- ve parole,inudito nelladiléiplinadelr-nortroregno , fi volledifatto fpogliare il

Re

del dritto, eh’egli aveva, non lolo fulie Chiefedipadronato,

ma

filile gltre,

come

fi èveduto dal 'concordato di GuiglieU pio1 éQuella nuovainvafione negl’ inviolabilidritti altrui'durò intalefiatofino-a Ferdinando I rrofiro'

Re

, nell’inveftitura delquale, aggiunfe a tal capo Pio ll faivisrefervarionibusApofìoitcis(d).

E

nell’

inveftiturapoidi Ferdinando III detto ilCattolico, Adriano

VI

parlòapertamente dellapiena collazione diogni genere di.Chiefe occupate giàda'Pontefici(r), In tutte quellein vefliture'io fiano-Trattati,dellequa- lidiremopoche cofe a fuo luogo, non ebbe maiil coraggiola SiSede confeflarelo Ipogliocheintende- va farealtìoftro

Regno

de’Padronati: ecomincian-

f y.»:tV*«y .'i i v.-% * dt>

.(b) ExtatinLunig. Codihai. Dipi.Tom.2. fot.918.

(c) Lunig.lib.iit.pag.962.

(d) ld.paa.1272. v "\

(e) Lib.ctt.pag.1302.

(yV

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(23)

i xxini)

dk>dallaBollad’invitoche feceAdriano

IV

ad Edoaiv dod’Inghilterra, apertamente vi fi lègge. Salvoti- tuifque beredibm iure Patronatta ft quod Reges Sicilia,feUcjufdemRagni Ò“ terra Dominibaftenut in altqua,vel ìnaliqutbus Eccleftarumipforumcpnfue»

verunt babere, intotum tantum, in quantum Eccle*

JtafìicnPatronisin bac pattecanonica infìituta conce» dune(/’)..

E

debbefi avvertire che l’in bac parte è relativo'allaprovvidadelle JChi^fe,dellequali parla in tutto1’articolòya coi 1; foggiunge

k

trafcritta riferva.Quello patto dirifervafu collantemente Hi*

polatoinlottele inveftitnre co’fermini illefli.

Ma

Ferdinando

IH

iLvòlldipiùSpiegare;,*rondeft.aggiun»

fe.doverfi dar.Muogo al padronato‘jubf atttiqm 'reges Sicilia, in fdtfltS;fhegnq

&,

Ducatibia yéfpAlbve., as et'raréeorundeniDntatitam ^Calabria

&\c

Apulhé> Ducei bujufcemodi jusPatrona!us in.ipfts Ecdcfiii..babebant

(£):

l^Iel.cheflon.jfi.

parlòifolo->de’pochi,padronati limatti;dilla Reql Corona*na a dù qhe Ut Lenaticheuna volta polfodniyo^gHtJÌaBà^h^.Re;él da’Bu^hindi J?&

glia,e da’ Duchi e PrincipiLombardi

.

Ho

detto io che la S. Sede temè fpelfo che i nollri Sovrani ungiorno patterebberoalla rivendicazionede’

Padronati nafeenti dalla ragione de’feudi, eregalie dotali delle Chiefe, perchè veggo che il Pontefice Clemente

VI

emendando la bolla fpeditadal fuo

An-

teceflore ad Eduardo d'Inghilterra, in cui erafi ac- cordato il pienodritto del Padronato, volleeglicon Carlod’Anjou fpiegare .

Ab

illis autemPralatis (¥

Ecclefis, qui Regalia

, five tempornliabona tenent, ft quitamen funtquihujufmodibona teneant a Do- mino Regni,

&

aliis Dominis temporalibus,

&

qui

B 4

ra-

Lunig.To.z.pag.919.

'(g) Extft }

•*&»& f*.

<?#?¥•.

M

T*.,àtfg, u )

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(24)

(

XXIV

)

ratianebujufmodi honorum,abantiquoconfueveruntRe- gibus(7 ipfis Doministemporalibus fervitia exhibere

, bujufmodi bonejìa(7 antiqua fervitia eisfecundumra- tionabilem(7 antiquam confuetudinem, (7ftcutinfti- tutapatiunturcanonica impendentur

,falvafempercir- caEccleftas Catbedrales, (7alias regulares (7facula- resperfonas,acperfonas(7 locaEcclefiaflica, tamin faciendis provifionibus(7elezionibus confirmandis,

quam

quibufcumque di'ti , Romani>Pontificie (7 Eccle- sie

Romana

jurifdi&ione\ oc auBoritate plenaria, (7 liberapotefiare(g)- Quella rifervadella S.Sede leg- gefiin tutte le bolled’inveftiture.

E

daquelle ma- liziofeefpreflìoni,con le qualifi confettaladotazio- ne deregalibus, e mefcolaft 1’antica difciplina delle nollreChiefe, con la nuòvai checontro la difpofi- zione de’canoni"cominciavavad introdurre^la>Corte di

Roma

, ènator che nonottanti1efprefla falvez*

za data a-noftri

Re

peldrittodi Padronato fianfi poi tutteleChiefedi padronato occupate dallaCorte

Romana

, e nefu il

Regno

flatofpogliato. /

* *

r,

.1.

\

, . * ;

(g)

PttatfflLuntg.Coi.Ital."Dipi.To."i.p»g. 961.

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(25)

(

XXV

)

CAPITOLO V.

Se

lepretefe invejìiture abbiano pregiudicata la ragione de'Padronati ex feudo.

B Enchè

lenonioriputiHaiftromenticerto chedi

uomo

alcun peloogginonevalorefiailleinve-qua-

ftiture,cheun tempodiederoiPapi aquali tuttal’Euro-

pa

, leì folo

Regno

di Francia, e 1’Impero fi ec- cettui, pur tuttavia comecché vogliamo giuftificare per ogni latoil noftroaflunto, non intendo lafciar fcoverto quelloargomento nel che

mi

fpedirò con pocheparole.

Molti

hanno fcrittofull’origine delleinveftiture,

ma

ftiunoperquelloeh’ iofappia,hadecifo lidiaquiftio- jpe.Se fi confideri loStato d’Europa dell’undecimo

c

duodecimo fecola* quando tuttii Regni non era- .no punto perfette Monarchie, ela folfiftenza de’So- vrani dipendeva dall’ iftabile volontà,de’Popoli, o de Grandi, prettamente fi capifce perchè iSovrani corfera in follaal Papa, pereffere invertitide’loro Regni.Rincrefcevaloro riconofcerelapropriaautotità da’Popoli,e pernon doverdipendereda quelli, ri-

correvano al Papa, il quale eradi granpefo nell’

opinione

comune

, e’l qualefacevacredere, eh’ egli conferilfe i Regni,ela poteftà Regia nel

nome

d- Dio (x), facendo giuocarea meraviglia alcune pai

j

' role

1 * * , . , , t

( x ) Groìio parlandodiqnefteinveftiturePontificienelfuotrat- .tato:Mareliberumcap.3.dice.Tuttivero fiquiifus ipfum,fivtdi -

vinum,fivehumanum/criitarivolti,non autem ex comodofuometiri ,

faciledeprehendetdonationem ejufmodi,utreialiena,

nullius effemo- menti.Difputationem depoteftatefentificis,hoceftEpifcopiRomana

•> •. Et-

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