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(1)

A SERIE APRILE2022CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXVI Nuova serie Aprile 2022 Euro 6,00

FIERE • PAG. 17

APPUNTAMENTI DI PRIMAVERA Berlino non ha deluso

ma Macfrut è decisa a crescere e lancia la sua sfida

PRODOTTI • PAG. 45 ORTICOLE E POMODORO Cresce il business degli ortaggi che vale più di frutta, agrumi

e patate messi insieme 3

PROTAGONISTI

MATTIA NOBERASCO Il paladino della quarta generazione

punta sulla frutta secca tricolore

PAG.41

(2)
(3)
(4)

Gli arabi tornano in Sicilia? Almeno come investimento, pare proprio di sì. Il gruppo Oranfrizer, uno dei grandi player italiani degli agrumi, già a ottobre 2020 passato sotto il controllo della multinazionale Uni- frutti delle famiglie De Nadai e Mondin adesso, assieme alla sua controllante, è finito sotto il control- lo di ADQ, società di investimento e holding con sede ad Abu Dhabi, fondata nel 2018, con un ampio portfolio finanziario di grandi imprese.

I suoi investimenti abbracciano settori chiave dell’e- conomia diversificata degli Emirati Arabi Uniti, tra cui energia e servizi pubblici, cibo e agricoltura, sa- nità e scienze della vita, mobilità e logistica. “Come partner strategico del governo di Abu Dhabi - dice una nota stampa ufficiale - ADQ è impegnata ad ac- celerare la trasformazione degli Emirati in un’econo- mia globalmente competitiva e fondata sulla cono- scenza”.

Unifrutti parla di un “nuovo capitolo” per una nuova fase di crescita del gruppo. Per ADQ Gil Adotevi, di- rettore esecutivo per i settori “Food and Agriculture”, commenta: “Stiamo sviluppando il nostro portfolio di prodotti alimentari e agricoli con l’obiettivo di ge- nerare forti rendimenti finanziari, rafforzando al contempo la resilienza alimentare negli Emirati Ara- bi Uniti”. Insomma un grande investimento finanzia- rio che lascerà il management di Unifrutti (e quello di Oranfrizer) liberi di continuare a fare il loro mestie- re: crescere sui mercati internazionali, presidiare il segmento delle produzioni di qualità, dei processi e dei prodotti, l’attenzione alla sostenibilità, e quindi realizzare buoni guadagni per gli azionisti.

Nel recente webinar su Ortofrutta e Finanza organiz- zato dal nostro giornale abbiamo parlato proprio di questo, dei capitali che i fondi di private equity inve- stono nelle aziende non per fare beneficienza, ma per trarre profitti e magari rivendere le quote dopo che si sono valorizzate. Il tema c’è tutto e abbiamo visto lontano affrontandolo per primi. La partecipazione al webinar di primarie imprese del settore ha confer- mato l’interesse. L’ortofrutta è considerata un settore

‘resiliente’, in linea con le esigenze di benessere della moderna alimentazione, ed è e resta un settore glo- bale, un business planetario, come sta dimostrando il ritorno degli operatori a Fruit Logistica.

L’ingresso dell’investitore del Golfo Persico, suppor- tato (non avversato) dal management e dal board di Unifrutti, dovrebbe consentire all’azienda di avviare un ulteriore sviluppo internazionale. Lo stesso (pen- so) si possa dire per Oranfrizer. Quando nell’ottobre 2020 Oranfrizer entrò in Unifrutti il ceo Sebastiano Alba dichiarò: “Per crescere all’estero ed ovviamente

in Italia potenziere- mo l’intera filiera della produzione. Il nostro lavoro, avvia- to circa 60 anni fa, per valorizzare gli agrumi della Sicilia ed altri frutti coltiva- ti in zone vocate del- la nostra Isola, conti- nua”. Più chiaro di così. Quindi aspettiamoci che questo tipo di opera- zioni aumentino nel mondo privato, dove la necessità di capitali sta diventando un fattore strategico per crescere e resistere in un mare in tempesta. La que- stione è diversa per il mondo cooperativo che nell’at- tuale congiuntura dovrà continuare a stringere la cin- ghia, razionalizzare, tagliare i costi, innovare, non potendo per sua natura aprire il capitale all’esterno. Forse, piuttosto, assisteremo ad una accelerazione dei processi di aggregazione in questo mondo. La finanza guarda con sempre maggiore attenzione all’agricoltura e quindi anche all’ortofrutta. Qualche operazione c’è già stata, quelle più eclatanti sono av- venute nel mondo del vino. L’attenzione dei fondi pensione, fondi di private equity e altri investitori professionali è motivata dalla ricerca di beni-rifugio, quale è certamente l’agribusiness, solido, anticiclico, tale da garantire buoni ritorni sui grandi numeri e che gode di politiche fortemente sussidiate dalla Co- munità europea. In Italia è appena sbarcata Cbre, grande multinazionale di servizi commerciali e inve- stimenti per il real estate, mettendosi alla caccia di buone occasioni soprattutto al Sud, dove i prezzi del- la terra sono più convenienti e la proprietà è più frammentata. La terra diventerà sempre più un asset importante perché è un bene finito e perché di food ci sarà sempre bisogno (vedi la Cina che si è comprata mezza Africa). L’Italia è un paese di specialities e di nicchie produttive ma anche di imprese famigliari spesso fortemente sottocapitalizzate e che hanno bi- sogno di capitali per crescere, innovare e continuare a fare bene il loro mestiere. Insomma, siamo delle prede ideali.

direttore@corriereortofrutticolo.it

Lorenzo Frassoldati

I PREZZI AUMENTANO, MA NON PER TUTTI La top ten degli aumenti nel carrello della spesa nel- l’ultimo anno vede al secondo posto la verdura fresca (+17%) e la frutta all’ottavo (+7%, fonte Coldiretti). Quindi i prezzi finali sono aumentati. Peccato che i for- nitori non se ne siano accorti. *

PUNTASPILLI

Gli arabi tornano in Sicilia

(5)

Gli arabi tornano in Sicilia? Almeno come investimento, pare proprio di sì. Il gruppo Oranfrizer, uno dei grandi player italiani degli agrumi, già a ottobre 2020 passato sotto il controllo della multinazionale Uni- frutti delle famiglie De Nadai e Mondin adesso, assieme alla sua controllante, è finito sotto il control- lo di ADQ, società di investimento e holding con sede ad Abu Dhabi, fondata nel 2018, con un ampio portfolio finanziario di grandi imprese.

I suoi investimenti abbracciano settori chiave dell’e- conomia diversificata degli Emirati Arabi Uniti, tra cui energia e servizi pubblici, cibo e agricoltura, sa- nità e scienze della vita, mobilità e logistica. “Come partner strategico del governo di Abu Dhabi - dice una nota stampa ufficiale - ADQ è impegnata ad ac- celerare la trasformazione degli Emirati in un’econo- mia globalmente competitiva e fondata sulla cono- scenza”.

Unifrutti parla di un “nuovo capitolo” per una nuova fase di crescita del gruppo. Per ADQ Gil Adotevi, di- rettore esecutivo per i settori “Food and Agriculture”, commenta: “Stiamo sviluppando il nostro portfolio di prodotti alimentari e agricoli con l’obiettivo di ge- nerare forti rendimenti finanziari, rafforzando al contempo la resilienza alimentare negli Emirati Ara- bi Uniti”. Insomma un grande investimento finanzia- rio che lascerà il management di Unifrutti (e quello di Oranfrizer) liberi di continuare a fare il loro mestie- re: crescere sui mercati internazionali, presidiare il segmento delle produzioni di qualità, dei processi e dei prodotti, l’attenzione alla sostenibilità, e quindi realizzare buoni guadagni per gli azionisti.

Nel recente webinar su Ortofrutta e Finanza organiz- zato dal nostro giornale abbiamo parlato proprio di questo, dei capitali che i fondi di private equity inve- stono nelle aziende non per fare beneficienza, ma per trarre profitti e magari rivendere le quote dopo che si sono valorizzate. Il tema c’è tutto e abbiamo visto lontano affrontandolo per primi. La partecipazione al webinar di primarie imprese del settore ha confer- mato l’interesse. L’ortofrutta è considerata un settore

‘resiliente’, in linea con le esigenze di benessere della moderna alimentazione, ed è e resta un settore glo- bale, un business planetario, come sta dimostrando il ritorno degli operatori a Fruit Logistica.

L’ingresso dell’investitore del Golfo Persico, suppor- tato (non avversato) dal management e dal board di Unifrutti, dovrebbe consentire all’azienda di avviare un ulteriore sviluppo internazionale. Lo stesso (pen- so) si possa dire per Oranfrizer. Quando nell’ottobre 2020 Oranfrizer entrò in Unifrutti il ceo Sebastiano Alba dichiarò: “Per crescere all’estero ed ovviamente

in Italia potenziere- mo l’intera filiera della produzione. Il nostro lavoro, avvia- to circa 60 anni fa, per valorizzare gli agrumi della Sicilia ed altri frutti coltiva- ti in zone vocate del- la nostra Isola, conti- nua”. Più chiaro di così. Quindi aspettiamoci che questo tipo di opera- zioni aumentino nel mondo privato, dove la necessità di capitali sta diventando un fattore strategico per crescere e resistere in un mare in tempesta. La que- stione è diversa per il mondo cooperativo che nell’at- tuale congiuntura dovrà continuare a stringere la cin- ghia, razionalizzare, tagliare i costi, innovare, non potendo per sua natura aprire il capitale all’esterno.

Forse, piuttosto, assisteremo ad una accelerazione dei processi di aggregazione in questo mondo.

La finanza guarda con sempre maggiore attenzione all’agricoltura e quindi anche all’ortofrutta. Qualche operazione c’è già stata, quelle più eclatanti sono av- venute nel mondo del vino. L’attenzione dei fondi pensione, fondi di private equity e altri investitori professionali è motivata dalla ricerca di beni-rifugio, quale è certamente l’agribusiness, solido, anticiclico, tale da garantire buoni ritorni sui grandi numeri e che gode di politiche fortemente sussidiate dalla Co- munità europea. In Italia è appena sbarcata Cbre, grande multinazionale di servizi commerciali e inve- stimenti per il real estate, mettendosi alla caccia di buone occasioni soprattutto al Sud, dove i prezzi del- la terra sono più convenienti e la proprietà è più frammentata. La terra diventerà sempre più un asset importante perché è un bene finito e perché di food ci sarà sempre bisogno (vedi la Cina che si è comprata mezza Africa). L’Italia è un paese di specialities e di nicchie produttive ma anche di imprese famigliari spesso fortemente sottocapitalizzate e che hanno bi- sogno di capitali per crescere, innovare e continuare a fare bene il loro mestiere. Insomma, siamo delle prede ideali.

direttore@corriereortofrutticolo.it

Lorenzo Frassoldati

I PREZZI AUMENTANO, MA NON PER TUTTI La top ten degli aumenti nel carrello della spesa nel- l’ultimo anno vede al secondo posto la verdura fresca (+17%) e la frutta all’ottavo (+7%, fonte Coldiretti).

Quindi i prezzi finali sono aumentati. Peccato che i for- nitori non se ne siano accorti. *

PUNTASPILLI

Gli arabi tornano in Sicilia

(6)

3

GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile Lorenzo Frassoldati

Redazione Mirko Aldinucci (coordinatore),

Emanuele Zanini Hanno collaborato

Chiara Affronte, Chiara Brandi,

Ida Cenni, Mariangela Latella,

Daniela Utili Sede operativa

via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317 - e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it

Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale

Antonio Felice Comitato di indirizzo

Duccio Caccioni, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati,

Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore) Sede legale e amministrativa

via Fiordiligi, 6 - 37135 Verona E-mail:

redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C

37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Chiusura in redazione il 29.04.2022

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

S O M M A R I O

FIERE DI PRIMAVERA. La parola passa a Macfrut PAG. 25 EDITORIALE

Gli arabi tornano in Sicilia 3 CONTROEDITORIALE

MDD, corto circuito GDO-fornitori 7

NOTIZIARIO 9

PRIMO PIANO FIERE DI PRIMAVERA

Berlino delusione zero 17

Appello corale a Di Maio:

sbloccare i dossier esteri 19 Uva superstar a Fruit Logistica: Distretto pugliese e nuove cultivar

per il rilancio 20

Rivoira a ritmo di Samboa

E firma anche un nuovo kiwi 21 Macfrut pieno di novità

L’ambizione: al top in tre anni 25 Negli stessi giorni a Cibus

attesi 70 mila visitatori 26 ATTUALITÀ

Meno frutta, più cereali

La Sardegna volta pagina 27 Allarme prezzi per il fresh cut Fatturati in calo sul pre-Covid 29 Il decennale di Protagonisti

Pronto il ciak a Cinecittà 31 MERCATI&DISTRIBUZIONE Rivoluzione vegetale in GDO 35 MDD, obiettivo 15 miliardi

E il consumatore la promuove 37

PROTAGONISTA MATTIA NOBERASCO

Frutta secca tricolore 41

FOCUS ORTICOLE Un business da 8 miliardi

Dati, punti di forza, criticità 45 Melone, zucchino e anguria

Syngenta amplia il catalogo 49 AOA, non solo pomodoro

Preoccupa il boom dei costi 50 Rivoluzione del cavolfiore

Bayer punta su Lucex 53

Il Barattiere Pugliese vola

con il brand anche all’estero 55 Semillas Fito e Colle d’Oro

investono nella zucchina Crü 57 FOCUS POMODORO

Costi pesanti e situazione generale scalfiscono una stagione d’oro 61 Puglia, Lapietra rilancia

la Grottole di Polignano 62 Camone, fiore all’occhiello

di Syngenta che adesso punta

sulle varietà resistenti 64 Dal sementiere siciliano Fenix Seeds calendario completo per i trapianti 68 MONDO

Quota di controllo di Unifrutti

ad una holding di Abu Dhabi 69 Europech: le prime indicazioni sulla produzione di albicocche 71

(7)

GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile Lorenzo Frassoldati

Redazione Mirko Aldinucci (coordinatore),

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Chiara Affronte, Chiara Brandi,

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Daniela Utili Sede operativa

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Antonio Felice Comitato di indirizzo

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37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Chiusura in redazione il 29.04.2022

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

S O M M A R I O

FIERE DI PRIMAVERA. La parola passa a Macfrut PAG. 25 EDITORIALE

Gli arabi tornano in Sicilia 3 CONTROEDITORIALE

MDD, corto circuito GDO-fornitori 7

NOTIZIARIO 9

PRIMO PIANO FIERE DI PRIMAVERA

Berlino delusione zero 17

Appello corale a Di Maio:

sbloccare i dossier esteri 19 Uva superstar a Fruit Logistica:

Distretto pugliese e nuove cultivar

per il rilancio 20

Rivoira a ritmo di Samboa

E firma anche un nuovo kiwi 21 Macfrut pieno di novità

L’ambizione: al top in tre anni 25 Negli stessi giorni a Cibus

attesi 70 mila visitatori 26 ATTUALITÀ

Meno frutta, più cereali

La Sardegna volta pagina 27 Allarme prezzi per il fresh cut Fatturati in calo sul pre-Covid 29 Il decennale di Protagonisti

Pronto il ciak a Cinecittà 31 MERCATI&DISTRIBUZIONE Rivoluzione vegetale in GDO 35 MDD, obiettivo 15 miliardi

E il consumatore la promuove 37

PROTAGONISTA MATTIA NOBERASCO

Frutta secca tricolore 41

FOCUS ORTICOLE Un business da 8 miliardi

Dati, punti di forza, criticità 45 Melone, zucchino e anguria

Syngenta amplia il catalogo 49 AOA, non solo pomodoro

Preoccupa il boom dei costi 50 Rivoluzione del cavolfiore

Bayer punta su Lucex 53

Il Barattiere Pugliese vola

con il brand anche all’estero 55 Semillas Fito e Colle d’Oro

investono nella zucchina Crü 57 FOCUS POMODORO

Costi pesanti e situazione generale scalfiscono una stagione d’oro 61 Puglia, Lapietra rilancia

la Grottole di Polignano 62 Camone, fiore all’occhiello

di Syngenta che adesso punta

sulle varietà resistenti 64 Dal sementiere siciliano Fenix Seeds calendario completo per i trapianti 68 MONDO

Quota di controllo di Unifrutti

ad una holding di Abu Dhabi 69 Europech: le prime indicazioni sulla produzione di albicocche 71

(8)

di Corrado Giacomini *

In questi giorni segnati da una inflazione crescente, mondo della produzione e, soprattutto, industria agroalimentare rilanciano la richiesta alla grande distribuzione di adeguare i prezzi all’aumento dei costi di produzione, mentre le catene della GDO cer- cano di frenare la contrazione dei consumi e vince- re la competizione con le concorrenti puntando sul contenimento dei listini.

Sono soprattutto i prodotti a marca del distributore (MDD) che consentono a CONAD di lanciare la campagna “Prezzi bassi e fissi”, a COOP “Bassi e Buoni”, a Selex “Spesa difesa” e a molte altre catene, compresi quelle dei discount, di comunicare sui vo- lantini e presentare sugli scaffali prodotti con sigla dell’insegna a prezzi senza ritocchi in aumento, cui si aggiungono spesso promozioni di private label di fantasia della catena.

Ciò che colpisce in questo momento è che la MDD è diventata lo strumento principale delle politiche di contenimento dei prezzi delle catene per rafforzare la concorrenza orizzontale (tra insegne), che è il se- condo obiettivo che ha portato la grande distribu- zione a creare la MDD.

Il primo obiettivo, come è noto, è vincere la concor- renza verticale, vale a dire tra catene della distribu- zione e fornitori, che dovrebbe portare a una dimi- nuzione dei prezzi a monte, per consentire di ven- derei prodotti a MDD a un prezzo più contenute di quelli a marca industriale.

Diversi studi hanno dimostrato che questa opera- zione consente alle catene della GDO di ottenere li- velli di profitto superiori a quelli raggiungibili con analoghi prodotti a marca industriale, in quanto i rapporti di integrazione che si generano tra catena e fornitore consentono, complessivamente, una ridu- zione dei costi nei rapporti di filiera; manca però an- cora una risposta chiara sul livello di convenienza dei fornitori.

Da qualche anno, The European House Ambrosetti in occasione di Marca, la fiera di Bologna dedicata alla marca commerciale, presenta la MDD come un benefattore della società. Ma proprio i dati di The European House Ambrosetti evidenziano che il 36% dei rapporti di fornitura non supera i 24 mesi e un altro 14,8% non va oltre i 48 mesi. Trattandosi in gran parte di piccole e medie imprese che possono avere anche sostenuto investimenti per adeguare il processo produttivo alle richieste della catena di cui sono partner, il fatto che più del 50% dei fornitori non abbia rapporti superiori a 4 anni fa sorgere qualche dubbio sulla loro convenienza.

Certamente, la possibilità di usufruire del canale di vendita di una catena di distribuzione, che consente a piccole e medie imprese (il 9,4% sono micro) di usufruire della reputazione dell’insegna e delle sue strategie di marketing, costituisce una notevole eco- nomia per il fornitore; tuttavia al valore aggiunto bi- sogna togliere il costo del lavoro, gli ammortamenti e gli oneri finanziari sui mezzi di terzi.

In una situazione come l’attuale di forte aumento dei costi dei fattori intermedi se non si verificherà un aumento dei ricavi anche l’utile, se c’è ancora, delle aziende partner tenderà a ridursi.

Recentemente, il Centro di Ricerche su Retailing e Trade Marketing (REM-Lab) dell’Università Catto- lica, elaborando dati IRI, ha calcolato che la percen- tuale delle vendite di MDD su totale del reparto or- tofrutta a valore della GDO nel 2021 è stata del 34,6%. Per la stessa categoria, la percentuale delle vendite in promozione dei prodotti a MDD si è aggi- rata attorno al 23%. Se, in base ai dati del REM-Lab la quota dei prodotti a MDD raggiunge il 60,3% nei discount, la cui quota di mercato è arrivata al 21,7% (Mediobanca), credo che le aziende partner dell’a- groalimentare difficilmente potranno sperare in un adeguato aumento dei prezzi per i prodotti destina- ti alla MDD.

*economista agrario

MDD, cortocircuito GDO­fornitori

(9)

di Corrado Giacomini *

In questi giorni segnati da una inflazione crescente, mondo della produzione e, soprattutto, industria agroalimentare rilanciano la richiesta alla grande distribuzione di adeguare i prezzi all’aumento dei costi di produzione, mentre le catene della GDO cer- cano di frenare la contrazione dei consumi e vince- re la competizione con le concorrenti puntando sul contenimento dei listini.

Sono soprattutto i prodotti a marca del distributore (MDD) che consentono a CONAD di lanciare la campagna “Prezzi bassi e fissi”, a COOP “Bassi e Buoni”, a Selex “Spesa difesa” e a molte altre catene, compresi quelle dei discount, di comunicare sui vo- lantini e presentare sugli scaffali prodotti con sigla dell’insegna a prezzi senza ritocchi in aumento, cui si aggiungono spesso promozioni di private label di fantasia della catena.

Ciò che colpisce in questo momento è che la MDD è diventata lo strumento principale delle politiche di contenimento dei prezzi delle catene per rafforzare la concorrenza orizzontale (tra insegne), che è il se- condo obiettivo che ha portato la grande distribu- zione a creare la MDD.

Il primo obiettivo, come è noto, è vincere la concor- renza verticale, vale a dire tra catene della distribu- zione e fornitori, che dovrebbe portare a una dimi- nuzione dei prezzi a monte, per consentire di ven- derei prodotti a MDD a un prezzo più contenute di quelli a marca industriale.

Diversi studi hanno dimostrato che questa opera- zione consente alle catene della GDO di ottenere li- velli di profitto superiori a quelli raggiungibili con analoghi prodotti a marca industriale, in quanto i rapporti di integrazione che si generano tra catena e fornitore consentono, complessivamente, una ridu- zione dei costi nei rapporti di filiera; manca però an- cora una risposta chiara sul livello di convenienza dei fornitori.

Da qualche anno, The European House Ambrosetti in occasione di Marca, la fiera di Bologna dedicata alla marca commerciale, presenta la MDD come un benefattore della società. Ma proprio i dati di The European House Ambrosetti evidenziano che il 36%

dei rapporti di fornitura non supera i 24 mesi e un altro 14,8% non va oltre i 48 mesi. Trattandosi in gran parte di piccole e medie imprese che possono avere anche sostenuto investimenti per adeguare il processo produttivo alle richieste della catena di cui sono partner, il fatto che più del 50% dei fornitori non abbia rapporti superiori a 4 anni fa sorgere qualche dubbio sulla loro convenienza.

Certamente, la possibilità di usufruire del canale di vendita di una catena di distribuzione, che consente a piccole e medie imprese (il 9,4% sono micro) di usufruire della reputazione dell’insegna e delle sue strategie di marketing, costituisce una notevole eco- nomia per il fornitore; tuttavia al valore aggiunto bi- sogna togliere il costo del lavoro, gli ammortamenti e gli oneri finanziari sui mezzi di terzi.

In una situazione come l’attuale di forte aumento dei costi dei fattori intermedi se non si verificherà un aumento dei ricavi anche l’utile, se c’è ancora, delle aziende partner tenderà a ridursi.

Recentemente, il Centro di Ricerche su Retailing e Trade Marketing (REM-Lab) dell’Università Catto- lica, elaborando dati IRI, ha calcolato che la percen- tuale delle vendite di MDD su totale del reparto or- tofrutta a valore della GDO nel 2021 è stata del 34,6%. Per la stessa categoria, la percentuale delle vendite in promozione dei prodotti a MDD si è aggi- rata attorno al 23%. Se, in base ai dati del REM-Lab la quota dei prodotti a MDD raggiunge il 60,3% nei discount, la cui quota di mercato è arrivata al 21,7%

(Mediobanca), credo che le aziende partner dell’a- groalimentare difficilmente potranno sperare in un adeguato aumento dei prezzi per i prodotti destina- ti alla MDD.

*economista agrario

MDD, cortocircuito GDO­fornitori

(10)

Confagricoltura ha sottoposto al premier Mario Draghi un docu- mento che evidenzia le difficoltà delle aziende agricole a sostenere l’impennata dei costi delle mate- rie prime. Il rischio di “rottura di stock” (esaurimento dei prodotti) è dietro l’angolo. Urgono misure per il settore agricolo.

A parlarne al TG 1 è stato Rosario Rago, membro della giunta na- zionale dell’associazione di cate- goria e presidente dell’omonimo gruppo di IV gamma della Piana del Sele.

“Abbiamo sottoposto al primo ministro un documento - ci ha detto Rago - che spiega come le aziende agricole, che per defini- zione sono energivore, hanno bi- sogno di sostegno. Si parla di au- menti dei costi da 26mila a 62mi- la euro. Non sono bruscolini”.

La palla passa adesso al Governo che valuterà le misure più adatte anche in funzione dei margini di movimento concreti considerato che usciamo da due anni di Covid che si stanno lasciando dietro an- cora lunghi strascichi: dal blocco dei porti, alla guerra he blocca per esempio il mercato dei conci- mi (con conseguenti inferiori rese agricole) e del legno (i pallet a di- sposizione sono sempre meno).

“In questo contesto - ha precisato Rago -, è il momento di arrivare ad un tavolo, più e più volte ri- chiesto, al quale siedano tutti i

soggetti della filiera, inclusa la GDO. A questo proposito, l’inter- professione ha già raccolto im- portanti adesioni come Car- refour, Coop, Conad e Federdi- stribuzione. Sediamoci e parlia- mone. Non possiamo pensare di continuare a lavorare a queste condizioni. Se non cambiano le cose, lo stesso primo ministro ha paventato il rischio di arrivare al contingentamento delle derrate”. (M.Lat.)

Un maggior coordinamento dei Paesi dell’Europa Meridionale per affrontare i rischi per il settore agroalimentare derivanti dalla crisi del quadrante ucraino, gli ef- fetti che si stanno ripercuotendo sui sistemi agroalimentari, le mi- sure nazionali ed europee da at- tuare per sostenere il reddito agri- colo e contrastare i fenomeni spe- culativi, e la crisi alimentare mon- diale.

Questi i temi al centro della riu- nione dei Ministri dell’Europa Meridionale, rispettivamente Ita- lia, Spagna, Portogallo e Grecia, promossa dal Ministro delle Poli- tiche Agricole Stefano Patuanelli e a cui ha preso parte anche la FAO, che si è svolta il 20 aprile in video conferenza.

Dopo gli interventi dell’economi- sta capo FAO Maximo Torero con l’esame delle conseguenze della crisi ucraina sul comparto agrico-

lo, del Vice Direttore del diparti- mento delle emergenze, Daniele Donati sul piano d’azione FAO per l’Ucraina e del Presidente del Co- mitato per la Sicurezza Alimenta- re Gabriel Ferrero, sono interve- nuti, dopo l’introduzione ai lavori del Ministro Stefano Patuanelli, i ministri dell’Agricoltura del Por- togallo Maria do Céu Antunes, della Spagna Luis Planas e della Grecia Georgios Georgantas e in- fine il Vicedirettore generale della

FAO Maurizio Martina.

Il Ministro Patuanelli si è soffer- mato sulla necessità di confronta- re le rispettive esperienze nazio- nali in termini di approvvigiona- mento di inputs e prodotti agrico- li, dell’andamento dei prezzi e del- le best practices di contrasto alla speculazione e ha sottolineato co- me a livello europeo sia di prima- ria importanza raggiungere l’au- tosufficienza alimentare senza rincorrere impossibili autarchie alimentari nazionali.

Ha poi sottolineando come sia ne- cessario un maggior intervento comune dell’Unione Europea a fa- vore degli agricoltori. Le incertez- ze geopolitiche, la volatilità dei mercati energetici internazionali, l’aumento dei prezzi e le difficoltà del commercio globale non posso- no essere affrontati efficacemente a livello di singolo Paese ma ne- cessitano di una risposta comune

Boom dei costi, documento Confagri al premier Draghi:

“Urge Tavolo”

Agroalimentare, riunione

tra i Ministri

del Sud Europa

(11)

Confagricoltura ha sottoposto al premier Mario Draghi un docu- mento che evidenzia le difficoltà delle aziende agricole a sostenere l’impennata dei costi delle mate- rie prime. Il rischio di “rottura di stock” (esaurimento dei prodotti) è dietro l’angolo. Urgono misure per il settore agricolo.

A parlarne al TG 1 è stato Rosario Rago, membro della giunta na- zionale dell’associazione di cate- goria e presidente dell’omonimo gruppo di IV gamma della Piana del Sele.

“Abbiamo sottoposto al primo ministro un documento - ci ha detto Rago - che spiega come le aziende agricole, che per defini- zione sono energivore, hanno bi- sogno di sostegno. Si parla di au- menti dei costi da 26mila a 62mi- la euro. Non sono bruscolini”.

La palla passa adesso al Governo che valuterà le misure più adatte anche in funzione dei margini di movimento concreti considerato che usciamo da due anni di Covid che si stanno lasciando dietro an- cora lunghi strascichi: dal blocco dei porti, alla guerra he blocca per esempio il mercato dei conci- mi (con conseguenti inferiori rese agricole) e del legno (i pallet a di- sposizione sono sempre meno).

“In questo contesto - ha precisato Rago -, è il momento di arrivare ad un tavolo, più e più volte ri- chiesto, al quale siedano tutti i

soggetti della filiera, inclusa la GDO. A questo proposito, l’inter- professione ha già raccolto im- portanti adesioni come Car- refour, Coop, Conad e Federdi- stribuzione. Sediamoci e parlia- mone. Non possiamo pensare di continuare a lavorare a queste condizioni. Se non cambiano le cose, lo stesso primo ministro ha paventato il rischio di arrivare al contingentamento delle derrate”.

(M.Lat.)

Un maggior coordinamento dei Paesi dell’Europa Meridionale per affrontare i rischi per il settore agroalimentare derivanti dalla crisi del quadrante ucraino, gli ef- fetti che si stanno ripercuotendo sui sistemi agroalimentari, le mi- sure nazionali ed europee da at- tuare per sostenere il reddito agri- colo e contrastare i fenomeni spe- culativi, e la crisi alimentare mon- diale.

Questi i temi al centro della riu- nione dei Ministri dell’Europa Meridionale, rispettivamente Ita- lia, Spagna, Portogallo e Grecia, promossa dal Ministro delle Poli- tiche Agricole Stefano Patuanelli e a cui ha preso parte anche la FAO, che si è svolta il 20 aprile in video conferenza.

Dopo gli interventi dell’economi- sta capo FAO Maximo Torero con l’esame delle conseguenze della crisi ucraina sul comparto agrico-

lo, del Vice Direttore del diparti- mento delle emergenze, Daniele Donati sul piano d’azione FAO per l’Ucraina e del Presidente del Co- mitato per la Sicurezza Alimenta- re Gabriel Ferrero, sono interve- nuti, dopo l’introduzione ai lavori del Ministro Stefano Patuanelli, i ministri dell’Agricoltura del Por- togallo Maria do Céu Antunes, della Spagna Luis Planas e della Grecia Georgios Georgantas e in- fine il Vicedirettore generale della

FAO Maurizio Martina.

Il Ministro Patuanelli si è soffer- mato sulla necessità di confronta- re le rispettive esperienze nazio- nali in termini di approvvigiona- mento di inputs e prodotti agrico- li, dell’andamento dei prezzi e del- le best practices di contrasto alla speculazione e ha sottolineato co- me a livello europeo sia di prima- ria importanza raggiungere l’au- tosufficienza alimentare senza rincorrere impossibili autarchie alimentari nazionali.

Ha poi sottolineando come sia ne- cessario un maggior intervento comune dell’Unione Europea a fa- vore degli agricoltori. Le incertez- ze geopolitiche, la volatilità dei mercati energetici internazionali, l’aumento dei prezzi e le difficoltà del commercio globale non posso- no essere affrontati efficacemente a livello di singolo Paese ma ne- cessitano di una risposta comune

Boom dei costi, documento Confagri al premier Draghi:

“Urge Tavolo”

Agroalimentare, riunione

tra i Ministri

del Sud Europa

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dell’Europa.

Lo sforzo che i Paesi europei de- vono fare, ha infine esortato Pa- tuanelli, è quello di valutare la coerenza delle politiche che ven- gono messe in campo, analizzan- do preventivamente il loro impat- to: la grande sfida del futuro è riu- scire a produrre più cibo per una popolazione crescente facendolo con un minor impatto possibile sull’ambiente e con sistemi pro- duttivi in grado di supportare si- tuazioni di crisi eterogenee.

Un metodo condiviso che “misu- ra” la sostenibilità della produzio- ne ortofrutticola sarà proposto da un gruppo di produttori italiani, olandesi e spagnoli e dalle loro associazioni, con la condivisione di altri Paesi europei che si pre-

sentano come “'Suppliers of Eu- rope”. Per l’Italia il progetto fa ri- ferimento a CSO Italy e ad Asso- mela. L’iniziativa è stata annun- ciata a Fruit Logistica oltre che da CSO Italy e Assomela, anche dal- la spagnola Coexphal e, per l’O- landa, dalla Dutch Produce Asso- ciation. Il progetto parte dalla consapevolezza che la nuova Poli- tica Agricola Comune, basata sul Green Deal, marca l’inizio di una nuova éra per l’agricoltura dell’U- nione. Tuttavia siamo in presenza di una proliferazione di protocol- li sulla sostenibilità, in tutti i Pae- si, il che rende utile e urgente una iniziativa di coordinamento che garantisca processi e prodotti at- traverso un percorso scientifica- mente comprovato e accettato dalle parti.

I rappresentanti di “Suppliers of Europe” riconoscono l’importan- za di fissare un approccio integra- to e olistico che includa i tre pila- stri della sostenibilità: economi- co, ambientale e sociale, ricono- scendo tuttavia la necessità di in- cludere l’impatto economico della sostenibilità sulle imprese come elemento imprescindibile da por- tare all'attenzione dei decisori po- litici a qualsiasi livello.

Il lavoro partirà da una valutazio- ne della componente ambientale ovvero dalla quantificazione del- l’impatto ambientale dell’attività produttiva di frutta e ortaggi. Il metodo che alla fine sarà propo- sto sarà applicabile a tutto il pro- cesso produttivo e distributivo.

Il nucleo iniziale che ha promosso

questo progetto, che risponde agli indirizzi della Commissione Eu- ropea, si augura - come è stato sottolineato a Fruit Logistica - che altri produttori e loro associa- zioni di tutta Europa aderiscano e diano il loro contributo.

Sostenibilità, progetto dei

produttori di Italia, Spagna e Olanda

FABBRINO NUOVO AD DI DECO INDUSTRIE

Il presidente della cooperativa Deco Industrie, Antonio Campri, ha chiesto e ottenuto la disponibilità di Stanislao Fabbrino, attuale presidente e Ad di Fruttagel, a ricoprire l’incarico di amministratore delegato. Fabbrino man- terrà il ruolo di presidente in Fruttagel grazie a un accordo sottoscritto tra le due cooperative.

Nato nel 1969 è laureato in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino e MBA executive alla CUOA business school, Fabbrino attualmente riveste il ruolo di presidente di Fruttagel, è membro del CDA e vicepresidente del consorzio Almaverde Bio, membro del CDA della organizzazione dei pro- duttori agricoli Terremerse e presidente della rete d’impresa Romagna Coop Food (RCF). Deco Industrie opera nel settore alimentare e della de- tergenza,

ORTICOLTRICE AL VERTICE DONNE IMPRESA COLDIRETTI

La bellunese Chiara Bortolas, 42 anni, orticoltrice di montagna, è la nuova responsabile nazionale di Donne Impresa Coldiretti, che conta 207mila imprese agricole a titolarità femminile in Italia. A distanza di 70 anni dal- la fondazione del Movimento Femminile a cura della trentina Emma Schwarz, le redini delle agricoltrici italiane sono in mano a una titolare di azienda che ha scelto la montagna come sfida imprenditoriale. Bortolas dopo la laurea e un periodo da ricercatrice all’Istituto zooprofilattico speri- mentale delle Venezie ha optato per le serre di ortaggi che vende diretta- mente nello spaccio aziendale e nei mercati di Campagna Amica.

CONSORZIO CASALASCO CONFERMA VOLTINI PRESIDENTE

In occasione dell'assemblea ordinaria del Consorzio Casalasco del Pomo- doro, che aveva tra i punti all'ordine del giorno l'approvazione del bilancio di esercizio 2021 e la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale per il prossimo triennio 2022-2024, i soci hanno ricon- fermato, nella quasi totalità, il Consiglio di Amministrazione uscente e il collegio sindacale.

Paolo Voltini, imprenditore agricolo, 49 anni, da venti anni alla guida del Consorzio Casalasco, è stato rieletto presidente con Marco Sartori vicepre- sidente all’unanimità. Nel consiglio siedono anche Arata, Barilli, Bassi, Borzi, Compagnoni, Fava, Fertonani, Gentili, Spagnoli, Sfolcini, Trentini, Failli.

NOMINE

A meno di un mese dall’inizio del- la raccolta dei cosiddetti ‘frutti del paradiso’, con il balzo dei co- sti di produzione e la grave sic- cità, serve fare squadra per soste- nere e rilanciare le ciliegie di Pu- glia attraverso il PSR, l’IGP, cam- pagne di promozione, ricerca e innovazione.

È quanto afferma Coldiretti Pu- glia che chiede all’assessore re- gionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, la convocazione ur- gente di un tavolo regionale che, a partire dalla riorganizzazione e dal rafforzamento delle filiera, avvii un piano di rilancio del set- tore cerasicolo pugliese.

“La presenza di varietà obsolete e scarsa conoscenza e adeguata sperimentazione di varietà inno- vative, interessanti per i mercati nazionali e d’esteri assieme ad elevati costi colturali, in partico- lare per la mano d’opera, peraltro di difficile reperimento e una di- sponibilità irrigua spesso limita- ta, sono elementi di forte criticità per un settore che in Puglia vale 22 milioni di euro”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

La Puglia è la maggior produttri- ce di ciliegie in Italia, detiene con le sue quasi 32.000 tonnellate - spiega Coldiretti Puglia - il 35%

delle produzioni italiane e il 62%

delle superfici investite pari a cir- ca 19.000 ettari di terreno ed un fatturato di circa 22 milioni di eu- ro. La produzione di ciliegie risul- ta concentrata nella provincia di Bari che da sola rappresenta il 96,4% della produzione regionale e il 39% del totale nazionale - ag- giunge Coldiretti Puglia - con le sue 47 mila tonnellate la provin- cia di Bari è la prima provincia italiana per produzione di ciliegie raccogliendo il 34% della produ- zione nazionale.

Le giacenze al primo di aprile so- no in linea con quelle degli anni precedenti, a 619.000 tons, ma le vendite nel mese di marzo sono procedute più lentamente di quanto inizialmente previsto, fer- mandosi poco al di sopra delle 207.000 tons: questa ha detto il consueto incontro mensile del Comitato Marketing di Assomela di metà aprile durante il quale, anche grazie agli spunti forniti dalla partecipazione di Mario Schiano Lo Moriello di ISMEA sulle dinamiche dei prezzi, dei consumi e dell’export, si è valuta- ta l’evoluzione del mercato nelle ultime settimane e i fattori che lo stanno influenzando.

Per il prodotto biologico, il mer- cato è sotto controllo e la campa- gna dovrebbe concludersi rego- larmente nei prossimi tre mesi; se le rosse e le varietà nuove proce- dono senza grosse difficoltà, maggiori criticità si rilevano inve- ce per la varietà Golden Deli- cious.

Per il prodotto da produzione in- tegrata, la stagione della Gala è praticamente giunta al termine e per le varietà rosse, in modo par- ticolare per la Red Delicious che ha trovato ampio spazio in India, le vendite sono procedute rego- larmente e ci si attende la fine della stagione per l’estate, secon- do quanto inizialmente previsto. Anche per la Granny Smith e per le nuove varietà club - ad eccezio- ne di alcune cultivar e dei calibri più piccoli - la stagione di com- mercializzazione dovrebbe con- cludersi regolarmente nei prossi- mi mesi. Al contrario, come già segnalato nei mesi precedenti, il mercato è certamente più com- plesso per le mele di II categoria e quelle di minor calibro; il proble- ma è trasversale alla maggior par- te delle varietà, ma particolar-

mente sentito nel caso della Gol- den Delicious, per la quale invece la situazione resta positiva per le mele premium e di calibro me- dio-grande.

Considerata l’incidenza dei cali- bri minori in questa stagione, la loro difficoltà di collocazione in- fluenzerà certamente le liquida- zioni finali ai produttori.

La maggiore lentezza delle vendi- te è indubbiamente dovuta anche a quanto sta accadendo sui mer- cati internazionali a seguito del conflitto ucraino che impatta sul sistema italiano delle mele, tradi- zionalmente orientato all’espor- tazione, che risente degli effetti della situazione geopolitica sia in modo indiretto che diretto.

Non passa l’acquisto di Suba Seeds da parte dei cinesi. È que- sta, in estrema sintesi, la conse- guenza della sentenza pronuncia- ta pochi giorni fa dal Tar del La- zio che ha respinto il ricorso di Syngenta contro l’esercizio del

‘Golden power rafforzato’ (esteso alle attività agroalimentari) da parte del Governo Draghi. L’ultimo capitolo di questa vicen- da risale all’anno scorso, quando la multinazionale svizzera Syn- genta, la cui proprietà fa capo al- la cinese China Chem, si aggiu- dicò a una sorta di asta mondiale Verisem, una multinazionale che ha sede in Italia, ma fa capo al fondo di investimenti americano

Ciliegie, in Puglia preoccupano costi e siccità: appello alla Regione

Mele, il mercato rallenta. Soffre la Golden

di II categoria

Suba Seeds, non passa l’acquisto

da parte dei cinesi

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A meno di un mese dall’inizio del- la raccolta dei cosiddetti ‘frutti del paradiso’, con il balzo dei co- sti di produzione e la grave sic- cità, serve fare squadra per soste- nere e rilanciare le ciliegie di Pu- glia attraverso il PSR, l’IGP, cam- pagne di promozione, ricerca e innovazione.

È quanto afferma Coldiretti Pu- glia che chiede all’assessore re- gionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, la convocazione ur- gente di un tavolo regionale che, a partire dalla riorganizzazione e dal rafforzamento delle filiera, avvii un piano di rilancio del set- tore cerasicolo pugliese.

“La presenza di varietà obsolete e scarsa conoscenza e adeguata sperimentazione di varietà inno- vative, interessanti per i mercati nazionali e d’esteri assieme ad elevati costi colturali, in partico- lare per la mano d’opera, peraltro di difficile reperimento e una di- sponibilità irrigua spesso limita- ta, sono elementi di forte criticità per un settore che in Puglia vale 22 milioni di euro”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

La Puglia è la maggior produttri- ce di ciliegie in Italia, detiene con le sue quasi 32.000 tonnellate - spiega Coldiretti Puglia - il 35%

delle produzioni italiane e il 62%

delle superfici investite pari a cir- ca 19.000 ettari di terreno ed un fatturato di circa 22 milioni di eu- ro. La produzione di ciliegie risul- ta concentrata nella provincia di Bari che da sola rappresenta il 96,4% della produzione regionale e il 39% del totale nazionale - ag- giunge Coldiretti Puglia - con le sue 47 mila tonnellate la provin- cia di Bari è la prima provincia italiana per produzione di ciliegie raccogliendo il 34% della produ- zione nazionale.

Le giacenze al primo di aprile so- no in linea con quelle degli anni precedenti, a 619.000 tons, ma le vendite nel mese di marzo sono procedute più lentamente di quanto inizialmente previsto, fer- mandosi poco al di sopra delle 207.000 tons: questa ha detto il consueto incontro mensile del Comitato Marketing di Assomela di metà aprile durante il quale, anche grazie agli spunti forniti dalla partecipazione di Mario Schiano Lo Moriello di ISMEA sulle dinamiche dei prezzi, dei consumi e dell’export, si è valuta- ta l’evoluzione del mercato nelle ultime settimane e i fattori che lo stanno influenzando.

Per il prodotto biologico, il mer- cato è sotto controllo e la campa- gna dovrebbe concludersi rego- larmente nei prossimi tre mesi; se le rosse e le varietà nuove proce- dono senza grosse difficoltà, maggiori criticità si rilevano inve- ce per la varietà Golden Deli- cious.

Per il prodotto da produzione in- tegrata, la stagione della Gala è praticamente giunta al termine e per le varietà rosse, in modo par- ticolare per la Red Delicious che ha trovato ampio spazio in India, le vendite sono procedute rego- larmente e ci si attende la fine della stagione per l’estate, secon- do quanto inizialmente previsto.

Anche per la Granny Smith e per le nuove varietà club - ad eccezio- ne di alcune cultivar e dei calibri più piccoli - la stagione di com- mercializzazione dovrebbe con- cludersi regolarmente nei prossi- mi mesi. Al contrario, come già segnalato nei mesi precedenti, il mercato è certamente più com- plesso per le mele di II categoria e quelle di minor calibro; il proble- ma è trasversale alla maggior par- te delle varietà, ma particolar-

mente sentito nel caso della Gol- den Delicious, per la quale invece la situazione resta positiva per le mele premium e di calibro me- dio-grande.

Considerata l’incidenza dei cali- bri minori in questa stagione, la loro difficoltà di collocazione in- fluenzerà certamente le liquida- zioni finali ai produttori.

La maggiore lentezza delle vendi- te è indubbiamente dovuta anche a quanto sta accadendo sui mer- cati internazionali a seguito del conflitto ucraino che impatta sul sistema italiano delle mele, tradi- zionalmente orientato all’espor- tazione, che risente degli effetti della situazione geopolitica sia in modo indiretto che diretto.

Non passa l’acquisto di Suba Seeds da parte dei cinesi. È que- sta, in estrema sintesi, la conse- guenza della sentenza pronuncia- ta pochi giorni fa dal Tar del La- zio che ha respinto il ricorso di Syngenta contro l’esercizio del

‘Golden power rafforzato’ (esteso alle attività agroalimentari) da parte del Governo Draghi.

L’ultimo capitolo di questa vicen- da risale all’anno scorso, quando la multinazionale svizzera Syn- genta, la cui proprietà fa capo al- la cinese China Chem, si aggiu- dicò a una sorta di asta mondiale Verisem, una multinazionale che ha sede in Italia, ma fa capo al fondo di investimenti americano

Ciliegie, in Puglia preoccupano costi e siccità: appello alla Regione

Mele, il mercato rallenta. Soffre la Golden

di II categoria

Suba Seeds, non passa l’acquisto

da parte dei cinesi

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Paine&Partners, alla quale Augu- sto Suzzi, che l’aveva fondata nel 1976, nel 2015 aveva ceduta Suba Seeds. L’offerta più vantaggiosa, circa 200 milioni di euro, era ar- rivata da Syngenta, mentre Boni- fiche Ferraresi aveva dovuto fer- marsi a 150 milioni.

Il 21 aprile dello scorso anno il presidente del consiglio dei mini- stri aveva emanato un decreto col quale bloccava l’operazione rite- nendo che fosse in pericolo la si- curezza nazionale in campo agroalimentare. Suba Seeds, in- fatti, è titolare di numerosi brevet- ti per la propagazione di sementi e ha clienti in tutto il mondo.

A muoversi per prima chiedendo l’intervento diretto del Governo era stata Coldiretti.Il Tar del La- zio ha respinto il ricorso osser- vando che l’effettiva proprietà della società acquirente fa capo al governo cinese e che ciò mette a rischio il mantenimento dell’atti- vità sul territorio italiano.

Ora si apre un nuovo capitolo: è probabile che Syngenta faccia ri- corso al Consiglio di Stato, anche perché la compensazione delle spese decisa dal Tar evidenzia che qualche fondamento le ragioni di Syngenta ce l’avevano, ma intan- to il governo potrebbe mettere in campo compensazioni economi- che per consentire la permanenza in Italia dell’attività sementiera di Suba Seeds che, alla luce delle re- centi evoluzioni dei mercati agroalimentari mondiali, è diven- tata ancora più strategica.

È positivo il bilancio chiuso a fine 2021 della Società cooperativa agricola Sant’Orsola nonostante gli effetti pandemici, i ben noti fe- nomeni climatici avversi della scorsa annata e la concorrenza in- ternazionale sempre più agguer- rita.

Per il gruppo trentino, leader nel comparto dei piccoli frutti, è il migliore dell’ultimo decennio, dati alla mano. Approvato all’u- nanimità dai soci che hanno affollato l’Auditorium del Villag- gio dei Piccoli Frutti per l’assem- blea annuale ordinaria convocata dal presidente Silvio Bertoldi in presenza, per tornare alle buone prassi assai apprezzate dai pro- duttori della cooperativa.

Due dati su tutti: il fatturato com- plessivo aziendale del 2021 ha raggiunto i 79 milioni di euro, pa- ri ad un incremento del 21,5% sul 2020. Quello caratteristico del settore piccoli frutti è aumentato di un vistoso 18% nel medesimo periodo.

Tra i fattori che hanno contribui- to all’esito positivo dell’annata spiccano il coraggio e la fedeltà aziendale di tutti i soci che non si sono lasciati scoraggiare dai pur rilevanti aspetti esterni negativi del 2021. Hanno giovato molto gli effetti positivi generati dalla rior- ganizzazione completa della coo- perativa, ideata negli anni scorsi ed in buona parte realizzata. I più significativi sono l’ingresso in azienda di nuove risorse umane di qualità, il nuovo stabilimento nel Villaggio dei Piccoli Frutti, il rinnovo degli impianti, l’amplia- mento del mercato, la capacità produttiva di durata annuale, il potenziamento di settori strategi- ci e la capacità di interpretare ed anticipare l’andamento del setto- re e di reagire di conseguenza. E il Mirtillo a residuo zero della Cooperativa ha ricevuto a Milano il premio nazionale di Prodotto dell’Anno 2022 per l’innovazione e per la sostenibilità.

Dopo diversi incontri a distanza e una riunione in Piemonte nel me- se di novembre, le Organizzazioni di Produttori e i centri di ricerca che rappresentano i tre principali paesi produttori di nocciole in Europa (Italia, Francia e Spagna) hanno deciso di creare il Group Corylus Europae: rappresenta quasi l'80% della produzione eu- ropea di nocciole e si è posto vari obiettivi.

Tra questi, essere una rete di scambio di informazioni su tutte le questioni riguardanti la noccio- la europea Istituire azioni comu- ni, in particolare con l'Unione Europea a favore del settore della produzione di nocciole in Euro- pa; costruire insieme un'identità comune e promuovere una pro- duzione europea di nocciole so- stenibile e di qualità.

L'obiettivo è garantire la nostra sovranità alimentare e non di- pendere più dalle importazioni per l'80% del mercato europeo. L’Europa produce tra le 50 e le 150.000 tonnellate di nocciole ma ne importa 500.000 tonnella- te ogni anno, principalmente dal- la Turchia.

In una lettera indirizzata alla Commissione europea, il Group Corylus Europae mette in guardia sulle principali difficoltà incon- trate dal settore europeo, a parti- re dalla gestione dei parassiti e dagli effetti del cambiamento cli- matico. Corylus Europae si riu- nirà più volte all'anno per discu- tere di questioni comuni nel set- tore della nocciola europea. L'As- semblea delle regioni europee di frutta, verdura e orticoltura (AREFLH) è responsabile del coordinamento. I rappresentanti del gruppo sono i seguenti: per la Spagna Esther Agramunt, per la Francia Bruno Saphy e per l’Ita- lia Maria Corte di Agrion.

Corylus Europae, un gruppo

per rilanciare la nocciola

Sant’Orsola:

bilancio positivo,

premiato il mirtillo

residuo zero

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Paine&Partners, alla quale Augu- sto Suzzi, che l’aveva fondata nel 1976, nel 2015 aveva ceduta Suba Seeds. L’offerta più vantaggiosa, circa 200 milioni di euro, era ar- rivata da Syngenta, mentre Boni- fiche Ferraresi aveva dovuto fer- marsi a 150 milioni.

Il 21 aprile dello scorso anno il presidente del consiglio dei mini- stri aveva emanato un decreto col quale bloccava l’operazione rite- nendo che fosse in pericolo la si- curezza nazionale in campo agroalimentare. Suba Seeds, in- fatti, è titolare di numerosi brevet- ti per la propagazione di sementi e ha clienti in tutto il mondo.

A muoversi per prima chiedendo l’intervento diretto del Governo era stata Coldiretti.Il Tar del La- zio ha respinto il ricorso osser- vando che l’effettiva proprietà della società acquirente fa capo al governo cinese e che ciò mette a rischio il mantenimento dell’atti- vità sul territorio italiano.

Ora si apre un nuovo capitolo: è probabile che Syngenta faccia ri- corso al Consiglio di Stato, anche perché la compensazione delle spese decisa dal Tar evidenzia che qualche fondamento le ragioni di Syngenta ce l’avevano, ma intan- to il governo potrebbe mettere in campo compensazioni economi- che per consentire la permanenza in Italia dell’attività sementiera di Suba Seeds che, alla luce delle re- centi evoluzioni dei mercati agroalimentari mondiali, è diven- tata ancora più strategica.

È positivo il bilancio chiuso a fine 2021 della Società cooperativa agricola Sant’Orsola nonostante gli effetti pandemici, i ben noti fe- nomeni climatici avversi della scorsa annata e la concorrenza in- ternazionale sempre più agguer- rita.

Per il gruppo trentino, leader nel comparto dei piccoli frutti, è il migliore dell’ultimo decennio, dati alla mano. Approvato all’u- nanimità dai soci che hanno affollato l’Auditorium del Villag- gio dei Piccoli Frutti per l’assem- blea annuale ordinaria convocata dal presidente Silvio Bertoldi in presenza, per tornare alle buone prassi assai apprezzate dai pro- duttori della cooperativa.

Due dati su tutti: il fatturato com- plessivo aziendale del 2021 ha raggiunto i 79 milioni di euro, pa- ri ad un incremento del 21,5% sul 2020. Quello caratteristico del settore piccoli frutti è aumentato di un vistoso 18% nel medesimo periodo.

Tra i fattori che hanno contribui- to all’esito positivo dell’annata spiccano il coraggio e la fedeltà aziendale di tutti i soci che non si sono lasciati scoraggiare dai pur rilevanti aspetti esterni negativi del 2021. Hanno giovato molto gli effetti positivi generati dalla rior- ganizzazione completa della coo- perativa, ideata negli anni scorsi ed in buona parte realizzata. I più significativi sono l’ingresso in azienda di nuove risorse umane di qualità, il nuovo stabilimento nel Villaggio dei Piccoli Frutti, il rinnovo degli impianti, l’amplia- mento del mercato, la capacità produttiva di durata annuale, il potenziamento di settori strategi- ci e la capacità di interpretare ed anticipare l’andamento del setto- re e di reagire di conseguenza.

E il Mirtillo a residuo zero della Cooperativa ha ricevuto a Milano il premio nazionale di Prodotto dell’Anno 2022 per l’innovazione e per la sostenibilità.

Dopo diversi incontri a distanza e una riunione in Piemonte nel me- se di novembre, le Organizzazioni di Produttori e i centri di ricerca che rappresentano i tre principali paesi produttori di nocciole in Europa (Italia, Francia e Spagna) hanno deciso di creare il Group Corylus Europae: rappresenta quasi l'80% della produzione eu- ropea di nocciole e si è posto vari obiettivi.

Tra questi, essere una rete di scambio di informazioni su tutte le questioni riguardanti la noccio- la europea Istituire azioni comu- ni, in particolare con l'Unione Europea a favore del settore della produzione di nocciole in Euro- pa; costruire insieme un'identità comune e promuovere una pro- duzione europea di nocciole so- stenibile e di qualità.

L'obiettivo è garantire la nostra sovranità alimentare e non di- pendere più dalle importazioni per l'80% del mercato europeo.

L’Europa produce tra le 50 e le 150.000 tonnellate di nocciole ma ne importa 500.000 tonnella- te ogni anno, principalmente dal- la Turchia.

In una lettera indirizzata alla Commissione europea, il Group Corylus Europae mette in guardia sulle principali difficoltà incon- trate dal settore europeo, a parti- re dalla gestione dei parassiti e dagli effetti del cambiamento cli- matico. Corylus Europae si riu- nirà più volte all'anno per discu- tere di questioni comuni nel set- tore della nocciola europea. L'As- semblea delle regioni europee di frutta, verdura e orticoltura (AREFLH) è responsabile del coordinamento. I rappresentanti del gruppo sono i seguenti: per la Spagna Esther Agramunt, per la Francia Bruno Saphy e per l’Ita- lia Maria Corte di Agrion.

Corylus Europae, un gruppo

per rilanciare la nocciola

Sant’Orsola:

bilancio positivo,

premiato il mirtillo

residuo zero

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Livorno scommette sul business dei prodotti freschi e surgelati, a partire dall’ortofrutta. La comu- nità portuale livornese ha presen- tato a Fruit Logistica tutti i suoi asset della catena del freddo ca- paci di un approccio di manage- ment trasversale e integrato.

Il sistema livornese ha messo in- fatti in vetrina il Terminal darse- na Toscana (Tdt), con più di 890 prese per lo stoccaggio dei contai- ner refrigerati, di cui 70 in area di ispezione, il Terminal Livorno Reefer (Lr), sul canale industria- le, che si estende su una superfi- cie di 11mila mq, l’interporto Ve- spucci, che ospita 4.500 metri quadrati di magazzini frigo per

l’ortofrutta, più altri 2000 mq de- dicati al prodotto fresco e surge- lato.

Soddisfatto il direttore commer- ciale di Tdt, Beppe Caleo, che ha parlato delle grandi opportunità di crescita per Livorno alla luce dei problemi di congestione che hanno colpito i porti del Nord Eu- ropa con pesanti strozzature nelle filiere distributive del prodotto del fresco. Caleo ha sottolineato come dal 2019 ad oggi sia com- plessivamente aumentata la per- centuale dei container refeer mo- vimentati: se tre anni fa, i conte- nitori refrigerati movimentati da Tdt rappresentavano il 9,5% degli oltre 210.000 container pieni to- talizzati, oggi sono l’11% del tota- le. “In termini assoluti siamo quasi tornati ai livelli prepande- mici - ha precisato Caleo - è un dato significativo che ci fan ben sperare sulla crescita di questo business”. In prospettiva futura

fanno ben sperare anche gli oltre 6 mila container frigo movimen- tati dal Terminal Livorno Reefer:

“A Livorno - ha detto il presiden- te di Lr, Enzo Raugei - il settore dell’ortofrutticolo ha trovato nel miglioramento del sistema di lo- gistica integrata un nuovo tra- guardo di qualità”.

“Non ci sono persone disponibili a venire a lavorare, lungo la stra- da che porta ad Altedo non è ra- ro imbattersi in cartelli che reci- tano ’cercansi trattoristi’”.

Parola di Gabriele Blefari diretto- re di Patfrut, colosso che lavora pere e mele. Lo stabilimento a Monestirolo (Ferrara), in via Ar-

Manca

manodopera nei campi,

è allarme rosso Il porto

di Livorno fa rotta

sull'ortofrutta

genta, è un osservatorio privile- giato che si affaccia su un merca- to del lavoro ’sordo’ al richiamo delle campagne. “Se hai un diplo- ma in tasca e una specializzazione - ha spiegato a Il Resto del Carli- no - le imprese ti corrono dietro.

Adesso, stretti tra Covid e la guer- ra in Ucraina, è anche difficile avere dipendenti stranieri”.

“La mancanza di manodopera - ha detto allo stesso quotidiano il presidente di Fruitimprese Marco Salvi - è un problema con il quale ci misuriamo dai primi anni del 2000. Adesso il quadro si è fatto più scuro. Molti lavoratori stra- nieri hanno disertato l’Italia per puntare sulla Germania dove il settore è più garantito da norme che pensano a produttori e dipen- denti. Stiamo cercando di ripie- gare su personale da Pakistan e India. Ma non è un’impresa faci- le”. La preoccupazione è forte: “È quantomai urgente innescare un meccanismo virtuoso per far in- contrare domanda e offerta”, la sottolineatura di Salvi.

“Il ministero dell’Agricoltura de- ve darci una mano con misure concrete. Una proposta? L’ener- gia elettrica consumata dalle aziende agricole dovrebbe essere trattata alla stregua del ‘gasolio agricolo’, cioè godere di un’accisa ridotta”.

Ha le idee chiare Aurelio Pannit- teri, patron di OP Rosaria, l’Orga- nizzazione di Produttori agrumi- coli della Piana di Catania, su co- me il governo dovrebbe supporta- re le aziende in questa congiuntu- ra sfavorevole, che sta mettendo alla prova tante realtà produttive di tutto lo Stivale: “Le aziende agricole sfamano il Paese, non vanno considerate alla stregua di aziende che producono beni o servizi non indispensabili”.

Il biologico è stato il vero prota- gonisti di Catania ITALBUSI- NESS 2022, prima edizione di un interessante meeting d’affari che si è svolto giovedì 21 e venerdì 22 aprile in una struttura dedicata del Centro Agro-Alimentare di Catania, MAAS, grazie al coinvol- gimento e al sostegno di Italmer- cati, la Rete nazionale dei Centri Agro-Alimentari, dello stesso MAAS (Mercati Agroalimentari di Sicilia) di Catania e dell’IRVO, l’Istituto Regionale del vino e del- l’olio extravergine d’oliva di Sici- lia, braccio operativo della Regio- ne siciliana.

L’organizzazione, affidata all’a- genzia Omnibus di Verona, è sta- ta la chiave del successo dell’ini- ziativa. Nei due giorni di Catania ITALBUSINESS produttori sici- liani selezionati di specialità sici- liane, per oltre il 60% certificate bio, hanno incontrato buyer este- ri e distributori italiani, seguendo una formula sperimentata che prevede incontri organizzati in anticipo e della durata di 20 mi- nuti ciascuno. Le aziende sicilia- ne hanno potuto pianificare una serie di incontri, selezionando i buyer dalla lista fornita in antici- po dagli organizzatori.

Le merceologie principali sono state l’olio EVO e i vini di Sicilia, ma spazio ha avuto anche l’orto- frutta, grazie alla presenza di aziende agrumicole e non solo. I

limoni siciliani biologici hanno trovato spazio grazie alla presen- za di aziende come CAI (nella fo- to sotto) e APAL e all’interesse dei rappresentanti di Svezia e Giappone. Curiosità anche per un prodotto di nicchia in crescita come l’aglio nero di Bronte. Il programma ha previsto tre ses- sioni business, due mattutine e una pomeridiana. A chiusura de- gli incontri, nel primo pomerig- gio di venerdì 22, si è svolto un Focus sul mercato giapponese e le opportunità offerte ai prodotti dell’agro-alimentare siciliano, condotto dal senior consultant Luciano Gianfilippi, da anni resi- dente nell’area metropolitana di Osaka, grande conoscitore del mercato giapponese dei prodotti food. È stato lo stesso Gianfilippi a sottolineare l’importanza della certificazione biologica come chiave di successo dei prodotti agroalimentari italiani in Giap- pone.

Hanno portato il loro saluto ai delegati l’assessore all’Agricoltu- ra della Regione Sicilia, Antonino Scilla, la vicepresidente dell’As- semblea Regionale Siciliana An- gela Foti, il direttore dell’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio EVO di Sicilia, Gaetano Aprile, il presidente del MAAS Emanuele Zappia e il vicepresidente di Ital- mercati Paolo Merci.

Il bio siciliano protagonista a Catania ITALBUSINESS

Pannitteri:

accisa ridotta

per l’energia

in agricoltura

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