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Alì S.p.A.

Ristrutturazione e ampliamento a uso commerciale in Comune di Treviso

PROGETTO DOCUMENTO REDAZIONE

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Pag.343/530 Studio di Impatto Ambientale 00 Maggio

2017

Il Comune di Treviso afferisce all’Azienda ULSS 9 - Treviso, che comprende i seguenti comuni, con 416.936 residenti sulla base delle risultanze anagrafiche comunali al 31 dicembre 2010: Arcade, Breda di Piave, Carbonera, Casale sul Sile, Casier, Cessalto, Chiarano, Cimadolmo, Fontanelle, Gorgo al Monticano, Istrana, Mansuè, Maserada sul Piave, Meduna di Livenza, Mogliano Veneto, Monastier di Treviso, Morgano, Motta di Livenza, Oderzo, Ormelle, Paese, Ponte di Piave, Ponzano Veneto, Portobuffolè, Povegliano, Preganziol, Quinto di Treviso, Roncade, Salgareda, San Biagio di Callalta, San Polo di Piave, Silea, Spresiano, Treviso, Villorba, Zenson di Piave, Zero Branco.

ESTRATTO DA “LA MORTALITÀ PER CAUSA NELLE AZIENDE ULSS DEL VENETO, PERIODO 2010- 2013”, SISTEMA EPIDEMIOLOGICO REGIONALE-SER, 2015

… omissis…

Capitolo secondo: Mortalità per tutte le cause

La Tabella 2.1 mostra l’andamento della mortalità per tutte le cause negli anni 2010-2013. In conseguenza delle dinamiche demografiche in atto, il numero totale dei decessi di residenti in Veneto

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registrati nell’archivio regionale delle cause di morte è in aumento, con un picco raggiunto nel 2012, anche in ragione dell’eccesso di mortalità verificatosi in seguito all’ondata di freddo del febbraio 2012. Il tasso grezzo di mortalità è stabile tra gli uomini, in crescita nelle donne. Una volta corretto per età, il tasso standardizzato di mortalità è in lieve riduzione, soprattutto nel sesso maschile.

Le Figure 2.1-2.3 mostrano l’andamento di questi indicatori nel periodo 2000-2013, confermando i trend evidenti negli ultimi anni. In Figura 2.3 si può osservare come il calo del tasso standardizzato di mortalità sia stato maggiore tra gli uomini, con una riduzione della forbice tra i due sessi.

Le Figure 2.4 e 2.5 confrontano l’andamento della mortalità generale nella nostra Regione con i valori nazionali complessivi e disaggregati per grandi aree nel periodo 1990-2012. Negli uomini il dato regionale segue l’andamento generale delle regioni settentrionali, che partivano da un valore più elevato di quello nazionale nei primi anni ’90, per poi beneficiare di una riduzione molto più consistente di quella osservata nelle Regioni centrali e meridionali. Nelle donne, il dato veneto si è invece mantenuto inferiore sia al valore nazionale che a quello complessivo delle Regioni settentrionali per tutto il periodo di osservazione.

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La Tabella 2.2 presenta i tassi di mortalità del Veneto per classe quinquennale di età. Si può osservare un picco nel primo anno di vita; successivamente il tasso di mortalità si mantiene molto basso fino ai 14 anni, per poi mostrare una brusca crescita (molto più marcata nel sesso maschile) nella classe di età 15-19. La mortalità totale rimane poi quasi stabile fino ai 30-34 anni. Dai 40-44 anni fino ai 75-79 anni, la mortalità generale aumenta in misura rilevante attraverso ogni classe quinquennale di età, per poi crescere ad un ritmo ancor più elevato nei grandi anziani. Questa tendenza generale in realtà si differenzia nei due sessi. Il rapporto tra tassi osservati in uomini e donne, dopo un notevole divario osservato nelle età giovanili, diminuisce fino ad un valore di circa 1,5 tra i 40 ed i 49 anni; la differenza tra i sessi poi aumenta e dai 55 fino ai 79 anni la mortalità osservata negli uomini è circa doppia rispetto alle donne. Nelle donne solo l’8% dei decessi si verifica prima dei 65 anni e ben il 55% dopo gli 84 anni di età; negli uomini invece il 16% dei decessi avviene in persone con meno di 65 anni, e circa il 30% negli ultra-84enni.

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In Tabella 2.3 sono riportati i tassi di mortalità per ULSS. Dopo standardizzazione per età, si possono osservare valori superiori al totale regionale in provincia di Belluno ed in alcune aree del vicentino (ULSS 1 e 4 in entrambi i sessi, ULSS 5 solo negli uomini), nella parte meridionale della Regione (ULSS 17, 18, 21 in entrambi i sessi, ULSS 14 solo nelle donne ed ULSS 19 solo negli uomini), e nell’ULSS 12. Valori inferiori al totale regionale si registrano in alcune aree metropolitane (ULSS 6, 9, 16, 20 in entrambi i sessi), per le donne nelle ULSS 7 e 15, e per gli uomini nell’ULSS 22.

La Tabella 2.4 evidenzia le principali cause di morte registrate in Regione nel quadriennio 2010- 2013. Più di due terzi dei decessi sono imputabili a tumori e malattie del sistema circolatorio. In particolare, la principale causa di morte è rappresentata dalle malattie del sistema circolatorio nelle donne e dai tumori negli uomini.

Tra i tumori, le più frequenti cause di decesso sono rappresentate dalle neoplasie maligne del polmone, del colon-retto, della mammella femminile e del pancreas.

Tra le malattie circolatorie, assumono particolare rilievo le cardiopatie ischemiche (che includono l’infarto miocardico ed altre cardiopatie ischemiche acute, e le cardiopatie ischemiche croniche) e le malattie cerebrovascolari (che includono anche gli esiti di accidenti cerebrovascolari);

la categoria ‘altre malattie cardiache’ è un insieme di condizioni eterogenee (tra cui malattie valvolari, cardiomiopatie, aritmie, scompenso cardiaco ed altre cardiopatie mal definite).

La terza categoria più rappresentata tra le cause di morte è costituita dalle patologie respiratorie. Le sottocategorie più consistenti sono costituite dalle patologie croniche delle basse vie respiratorie (BPCO ed asma), e dalle polmoniti.

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A causa dell’invecchiamento della popolazione, una proporzione crescente di decessi è attribuita a disturbi psichici e malattie del sistema nervoso. I disturbi psichici e comportamentali nella classificazione ICD10 sono in realtà rappresentati per il 93% da demenze (demenza senile o non specificata, demenza vascolare). Le malattie del sistema nervoso includono la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson, e malattie degenerative senili o non specificate.

Quasi il 3% dei decessi nelle donne ed il 5% negli uomini è dovuto a traumatismi/avvelenamenti, che non sono riportati in Tabella in accordo alla natura del trauma, ma classificati in base alla causa esterna; particolare rilievo per la sanità pubblica assumono i dati riguardanti gli accidenti da trasporto e le autolesioni intenzionali.

Infine, altre categorie rilevanti sono le malattie dell’apparato digerente (tra cui le epatopatie croniche costituiscono il gruppo più rilevante soprattutto negli uomini), e le malattie endocrino- metaboliche (principalmente diabete mellito).

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2.1 Mortalità per classe di età

La Tabella 2.5 evidenzia come la mortalità nel primo anno di vita sia maggiore nel sesso maschile. Nel quadriennio 2010-2013, il numero di decessi di bambini con meno di un anno di età è stato quasi doppio rispetto a tutti i decessi di bambini di età 1-14 anni (vedi Tabella 2.6). Le principali cause di morte sono le condizioni morbose perinatali e le malformazioni congenite.

Nella fascia di età 1-14 anni si verifica circa 10 decessi all’anno ogni 100.000 bambini (Tabella 2.6), con tassi solo leggermente superiori nei maschi rispetto alle femmine.

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I dati di mortalità nel quadriennio 2010-2013 per le successive classi di età sono riassunti nella Tabella 2.7. In considerazione del più elevato numero di decessi e della diversa distribuzione delle principali cause di morte tra le diverse età, nelle pagine seguenti è descritto analiticamente il trend di mortalità generale e per grandi gruppi di causa nelle differenti classi di età a partire dai 15 anni.

Nella Figura 2.6 si può osservare come la mortalità tra i 15 ed i 29 anni sia in riduzione soprattutto nel sesso maschile, con un tasso che alla fine del periodo di osservazione risulta però ancora doppio nei maschi rispetto alle femmine. La grande maggioranza dei decessi nel sesso maschile è rappresentata dalle cause traumatiche (tra cui gli incidenti stradali), che hanno registrato un drastico calo nel periodo considerato.

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Anche nella classe di età 30-44 anni la mortalità si è ridotta in misura particolarmente evidente tra gli uomini. Le principali cause di morte si differenziano nettamente nei due sessi, essendo i traumatismi negli uomini ed i tumori nelle donne (Figura 2.7). Negli uomini, iniziano ad avere un ruolo rilevante anche le patologie circolatorie.

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In Figura 2.8 si può osservare come nella classe di età 45-64 anni tra gli uomini si sia verificata una riduzione di tutte le principali cause di morte: tumori, patologie circolatorie, e traumi. Nel sesso femminile, la grande maggioranza dei decessi è attribuibile ai tumori, e la riduzione dei tassi di mortalità è risultata meno consistente.

Tra i 65 ed i 74 anni la mortalità si è ridotta in misura più consistente tra gli uomini, che comunque presentano nel 2013 tassi ancora doppi rispetto a quelli registrati nelle donne (Figura 2.9).

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Entrambi i sessi hanno beneficiato del declino della mortalità per patologie circolatorie, mentre la riduzione della mortalità per tumori è evidente soprattutto negli uomini.

Tra i 75 e gli 84 anni la mortalità per patologie circolatorie si è sensibilmente ridotta in entrambi i sessi. Di conseguenza, i tumori sono diventati la principale causa di morte negli uomini, ed hanno raggiunto le patologie circolatorie nelle donne (Figura 2.10). Le malattie dell’apparato respiratorio costituiscono la terza causa di decesso in entrambi i sessi.

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Solo tra i soggetti con almeno 85 anni le patologie circolatorie diventano la prima causa di morte, e rendono conto della contenuta riduzione della mortalità complessiva tra i grandi anziani.

… omissis…

Capitolo quarto: Mortalità per malattie del sistema circolatorio

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Nel periodo 2010-2013 la mortalità per malattie circolatorie si è ridotta sia in termini di tasso osservato che di mortalità proporzionale, con un’ancora più ampia riduzione dei tassi dopo standardizzazione (Tabella 4.1). Si tratta peraltro della prosecuzione di un trend di lungo periodo, più evidente nel sesso maschile (Figure 4.1 e 4.2).

La Tabella 4.2 mostra come il divario nei tassi osservati tra uomini e donne sia massimo nella classe di età tra i 45 ed i 64 anni, dove il tasso negli uomini è tre volte quello delle donne, e si attenua tra i soggetti più anziani.

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Considerando il contesto nazionale, la mortalità per malattie circolatorie è più elevata nelle Regioni meridionali rispetto al Centro-Nord, soprattutto nel sesso femminile (Figure 4.3 e 4.4);

comunque i tassi evidenziano un trend temporale in netto calo in tutte le ripartizioni geografiche. Il dato del Veneto si allinea a quello delle regioni settentrionali (lievemente inferiore al totale nazionale).

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Nella Tabella 4.3, in rosso ed in verde, sono evidenziati i tassi standardizzati rispettivamente in eccesso od in difetto rispetto al dato regionale, in cui cioè l’intervallo di confidenza non si sovrappone al valore complessivo del Veneto. Si evidenzia un eccesso di mortalità per patologie circolatorie nelle ULSS 4, 12, 17 e 18 in entrambi i sessi, e nell’ULSS 19 negli uomini. I tassi risultano più bassi del dato regionale nelle ULSS 9, 15, 16 e 20 in entrambi i sessi, e nell’ULSS 3 solo tra le donne. In Figura 4.5 sono illustrate distintamente per gli uomini e le donne le mappe dei tassi standardizzati indiretti di mortalità comunali “lisciati” (KSMR), raggruppati in quintili (i dettagli sono riportati nell’Appendice Metodologica). Si conferma comunque l’eccesso di mortalità in parte della pedemontana vicentina e nell’area meridionale della Regione.

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… omissis…

Capitolo quinto: Mortalità per tumori

Nel Veneto si verificano circa 7.800 decessi all’anno per tumore negli uomini, e circa 6.200 nelle donne (Tabella 5.1). Nel periodo 2010-2013 il tasso standardizzato di mortalità si è ridotto in entrambi i sessi. Le Figure 5.1 e 5.2 mostrano come il trend di lungo termine di riduzione dei tassi sia più rilevante negli uomini.

In Tabella 5.2 si evidenzia come la mortalità sia maggiore nel sesso femminile nella fascia di età 30-44 anni, e maggiore nel sesso maschile nelle classi di età successive; a partire dai 65 anni la mortalità per tumore è doppia negli uomini rispetto alle donne, e tale rapporto si mantiene anche nei grandi anziani.

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Negli uomini ad inizio anni ’90 la mortalità per tumore era molto più elevata nelle Regioni settentrionali, Veneto incluso, rispetto al Centro ed al Sud Italia; si è poi osservato un drastico calo dei tassi nel Nord Italia, tanto che i valori osservati nelle diverse ripartizioni geografiche sono ormai simili

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(nel Veneto la mortalità per tumore si sovrappone al dato nazionale). Le dinamiche sono state meno pronunciate nel sesso femminile, e la mortalità per tumore rimane più alta nelle Regioni settentrionali;

nel Veneto peraltro si sono sempre osservati valori sovrapponibili alla media nazionale.

Per quanto riguarda la variabilità tra ULSS (Tabella 5.3), si osservano eccessi di mortalità tra gli uomini in tutta l’area litoranea (ULSS 10, 12, 14, 19) e nell’ULSS 21; la mortalità tende invece ad essere inferiore al dato regionale in alcune aree della pedemontana (in particolare nell’ULSS 4) e nell’ULSS 20 (vedi anche Figura 5.5). Tra le donne, la mortalità è aumentata nelle ULSS 1, 12 e 14 (vedi anche Figura 5.5), e ridotta nelle ULSS 5, 7, ed 8.

I paragrafi successivi analizzano la mortalità per le più comuni sedi di tumore (polmone, grosso intestino, pancreas, mammella). Le neoplasie del fegato sono invece incluse tra le epatopatie, cui è dedicato un capitolo specifico.

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5.1 Mortalità per tumore maligno del polmone

Nel periodo 2010-2013 nel Veneto si è osservata una riduzione del tasso osservato, del tasso standardizzato e della mortalità proporzionale per tumore del polmone in entrambi i sessi (Tabella 5.4). Le Figure 5.6 e 5.7 mostrano come nel lungo periodo vi sia stata una drastica riduzione della mortalità negli uomini, ed una sostanziale stabilità nelle donne.

La Tabella 5.5 illustra come le neoplasie polmonari siano una causa rilevante di mortalità già nella classe di età 45-64 anni. Il rapporto uomini/donne nei tassi osservati cresce progressivamente con l’età: da 2,2 nella classe 45-64 a 4,6 nelle età più avanzate.

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Nel Veneto ad inizi anni ’90 tra gli uomini si registravano tassi di mortalità per tumore del polmone molto elevati, superiori al dato complessivo delle Regioni settentrionali, che già erano svantaggiate in un chiaro gradiente Nord-Sud (Figura 5.8). Successivamente si è osservata una convergenza dei tassi tra le diverse aree del Paese (riduzione drastica nelle Regioni settentrionali e limitata nel Mezzogiorno), ed ora nel Veneto i valori si sovrappongono o sono inferiori al dato nazionale. Nelle donne invece le dinamiche temporali sono state differenti, con un aumento generalizzato dei tassi in tutte le ripartizioni geografiche ed un mantenimento del gradiente Nord-Sud.

In questo contesto, i tassi nel Veneto hanno mostrata una crescita molto più contenuta e limitata agli anni ‘90, e si avvicinano ora al valore complessivo nazionale (Figura 5.9).

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In Tabella 5.6 si evidenziano tra gli uomini eccessi di mortalità nelle ULSS 10, 12, 18 e 19 (vedi anche Figura 5.10). Tra le donne la mortalità è più elevata in alcune delle aree metropolitane (ULSS 12 e 16) e nell’ULSS 2. La mortalità è invece inferiore al dato complessivo regionale nelle ULSS 6, 20 e 22 tra gli uomini, e nelle ULSS 5 ed 8 tra le donne.

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… omissis…

Capitolo sesto: Mortalità per malattie dell’apparato respiratorio

In Veneto le malattie dell’apparato respiratorio rendono conto di più del 7% dei decessi. Negli ultimi anni i tassi mostrano una tendenza alla riduzione nei maschi, e ad un lieve aumento nelle donne (Tabella 6.1).

In Figura 6.1 si osserva come una quota rilevante dei decessi per patologie respiratorie sia dovuta a polmoniti. I decessi inclusi nel capitolo delle malattie croniche delle basse vie respiratorie (codici ICD-10 J40-J47) sono per la maggior parte riconducibili a BPCO (J40-J44, J47), mentre una quota molto limitata è classificata come asma (J45-J46). Un’altra categoria rilevante è costituita dalle

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patologie polmonari interstiziali (J84), principalmente definite nella scheda di morte come fibrosi polmonare. Una proporzione consistente dei decessi è attribuita a patologie mal definite o ad insufficienza respiratoria.

Considerando il crescente peso della popolazione anziana, in molti casi è selezionata come causa di morte una polmonite ab ingestis (J690). Nelle pagine successive del capitolo, l’analisi si focalizza sulla mortalità per malattie croniche delle basse vie respiratorie, in pratica coincidente con la mortalità per BPCO.

6.1 Mortalità per malattie croniche delle basse vie respiratorie

Le malattie croniche delle basse vie respiratorie (bronchite non specificata, bronchite cronica, enfisema, BPCO non altrimenti definita, asma) hanno spiegato nel 2013 il 3,1% dei decessi nei maschi e il 2,2% nelle femmine, con tassi in forte riduzione negli uomini e sostanzialmente stabili nelle donne (Tabella 6.2).

Dalla Tabella 6.3 si osserva che i decessi dovuti a tali patologie sono rari al di sotto dei 65 anni, per poi aumentare esponenzialmente con l’età, soprattutto tra gli uomini.

Dall’analisi dei tassi osservati e soprattutto di quelli standardizzati a partire dal 2000 si osserva una riduzione della mortalità, negli ultimi anni più evidente nel sesso maschile (Figura 6.2 e 6.3).

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Storicamente il tasso di mortalità per BPCO è sempre risultato maggiore nelle Regioni meridionali che nel resto del Paese. In particolare nel Veneto si sono registrati tassi inferiori non solo al valore totale nazionale, ma anche a quello del complessivo delle Regioni settentrionali, soprattutto nell’ultima parte del periodo di osservazione (Figure 6.4 e 6.5). Il trend temporale è comunque di forte riduzione in tutte le ripartizioni geografiche.

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Nei maschi, tassi di mortalità più alti rispetto al valore complessivo regionale si sono registrati nelle Aziende ULSS 3, 15 e 21, mentre nelle femmine nelle Aziende ULSS 1, 15 e 16. Le Aziende ULSS che presentano valori inferiori di mortalità rispetto al riferimento regionale sono le ULSS 4, 6 e 12 per quanto riguarda i maschi e le ULSS 4, 7, 8, e 19 per le femmine (Tabella 6.4).

BPCO ed asma sono spesso menzionate nella scheda di morte senza essere selezionate come causa iniziale (Tabella 6.5). In particolare, tra gli uomini sopra i 74 anni, la percentuale di decessi in cui la patologia viene segnalata è ampiamente superiore al 10%. In Tabella 6.6 si può osservare come la causa iniziale di morte risulti nella maggior parte dei casi una patologia cardiaca (cardiopatie ischemiche, ipertensive, od altra patologia cardiaca).

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… omissis…

Capitolo decimo: Mortalità per incidenti stradali

Il numero di decessi, i tassi di mortalità, e la mortalità proporzionale per accidenti da trasporto (in grande maggioranza incidenti stradali) sono diminuiti notevolmente anche nel periodo 2010-2013 (Tabella 10.1), continuando un trend di drastico calo osservato già nello scorso decennio (Figura 10.1). Attualmente, poco più dell’1% del totale dei decessi negli uomini e solo lo 0,3% nelle donne sono dovuti ad accidenti da trasporto.

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In Tabella 10.2 si può osservare come ci sia in entrambi i sessi un primo picco di mortalità nella classe di età 15-29 anni, un successivo calo dei tassi (che si mantengono 4-5 volte superiori negli uomini rispetto alle donne), e poi una nuova crescita nelle età più anziane. Negli uomini, circa metà dei decessi avviene prima dei 45 anni; nel quadriennio 2010-2013 ben il 42% del totale dei decessi tra i 15 ed i 29 anni, ed il 16% tra i 30 ed i 44, è stato causato nel sesso maschile da un incidente stradale.

Considerando i dati nazionali, la mortalità nella prima metà degli anni ’90 presentava un evidente gradiente Nord-Sud con valori elevati nelle Regioni Settentrionali, ed ancora più alti nel Veneto (Figure 10.2 e 10.3); successivamente si è verificata una drastica riduzione dei tassi nel Nord Italia ed ancor più nel Veneto, che li ha portati quasi a sovrapporsi al valore nazionale.

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All’interno del Veneto, tassi di mortalità più elevati si osservano tra gli uomini nelle ULSS 10, 14, e 19; tassi più bassi si registrano tra gli uomini nelle ULSS 2, 4, 12 e 16, e tra le donne nell’ULSS 6 (Tabella 10.3).

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4.4.14. Società ed Economia

Si produce un estratto rispetto alle componenti esaminate dall’allegato B al Rapporto Ambientale del PAT del Comune di Treviso, nel quale si riporta uno spaccato della società e delle dinamiche economiche presenti sul territorio interessato.

8 SISTEMA SOCIO-ECONOMICO 8.1 Popolazione e Società 8. 1. 1 Popolazione

… omissis…

AI 1° gennaio 2011 la popolazione residente nel Comune di Treviso secondo I’ISTAT è pari a 82.807 abitanti, di cui 38.889 maschi e 43.918 femmine. Per quanto attiene al decennio 2001-2010 l’andamento demografico è rappresentato dal Figura 67 dal quale si evince come siano lievi le modifiche relative al numero della popolazione residente in città.

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Ai fini di un’analisi più approfondita della distribuzione demografica sul territorio del Comune di Treviso può essere utile suddividere la municipalità nelle seguenti circoscrizioni: Centro, est, Sud ed Ovest (Fonte Comune di Treviso).

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Nell’arco del periodo 2002-2011 si registra un sensibile calo della popolazione nella fascia intermedia tra i 25 ed i 39 anni, soprattutto nel territorio di Treviso, ed un contemporaneo aumento degli ultra ottantenni, dato che è più accentuato a livello regionale. In Tabella 49 è riportata la popolazione residente nel territorio comunale divisa par fascia data.

Il numero di componenti medi per famiglia è un indicatore importante per rilevare la congruenza tra le dinamiche della popolazione e quelle dell’edilizia abitativa di una città. Treviso mostra un’inesorabile tendenza alla “nuclearizzazione” e a una polverizzazione della famiglia, dai 2,3 componenti in media (2003) ai 2,15 (2011) rispetto a un dato italiano che è 2,4. Le famiglie con una sola persona tra il 2001 e il 2009 sono aumentate del 49,0%.

In Tabella 50 sono riassunti i dati relativi alla popolazione del Comune di Treviso mettendo in risalto i contributi del saldo naturale, sociale, totale, indicando l’andamento del numero di famiglie dal 1966 al 2011.

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8.1.2 Stranieri

… omissis…

Dalla metà degli anni Novanta alla metà del decennio successivo la Provincia di Treviso è stato un caso nazionale sia per la quantità di immigrati in ingresso, sia per la velocità con cui questo processo di migrazione si realizza va. Questa intensità ha portato la Marca in testa alla classifica della presenza di immigrati a livello regionale e tra le prime al livello nazionale, posizione che mantiene per quota sulla popolazione totale (96 mila stranieri pari all’11,5% della popolazione della Provincia). La ricerca e il relativamente facile inserimento occupazionale è stato la principale molla del processo migratorio. AI 1° gennaio 2011 la popolazione straniera residente nel Comune di Treviso è pari a 10.593 abitanti, di cui 5.147 maschi e 5.446 femmine.

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AI 1° gennaio 2011 la popolazione straniera residente nel Comune di Treviso è pari a 10.593 abitanti, di cui 5.147 maschi e 5.446 femmine. Si tratta di un valore che, se rapportato alla popolazione totale, descrive un Comune con una elevata presenza di stranieri, pari al 12,8% del totale, una percentuale significativa se paragonata con la media provinciale (10,9%) e regionale (9,3%).

La maggior parte degli stranieri è di cittadinanza europea (51,9%), in particolare serbi, moldavi, albanesi e romeni, mentre il 20% sono asiatici ed il 19,4% africani.

Dai dati di Tabella 53 si possono fare alcune considerazioni riguardo al trend migratorio negli ultimi anni. In particolare:

modifica il profilo delle nazionalità presenti con una diminuzione di quelle di prima generazione correlate al manifatturiero e un aumento, soprattutto di donne, dalla Moldavia e dall' Ucraina legate alla domanda di lavori di cura;

(36)

• notevole rallentamento sia dell’immigrazione in senso stretto, ormai quasi limitata ai ricongiungimenti famigliari.

8.1.3 Occupazione

Negli ultimi decenni la cultura e l’organizzazione del lavoro è più volte cambiata. Le trasformazioni nelle dinamiche della popolazione italiana hanno contribuito alla modificazione del lavoro: il prolungamento della durata della vita, il calo delle nascite, la trasformazione dell’Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione sono fatti che, uniti ad altri eventi, come ad esempio le innovazioni tecnologiche, spiegano molti dei cambiamenti avvenuti nel lavoro. Ancora le trasformazioni tecnologiche della new economy hanno portato ad una vera e propria rivoluzione del concetto stesso del lavorare: flessibilità e mobilità sono i perni su cui puntare, l’adattamento dei lavoratori alle nuove tecnologie e l’educazione permanente lungo l’arco della vita sono elementi essenziali caratterizzanti il nuovo modello del mercato lavorativo.

L’ISTAT diffonde gli indicatori del mercato del lavoro derivanti dalla Rilevazione sulle forze di lavoro. Si tratta di stime provvisorie, perché basate su una parte, pur se consistente (oltre 26 mila famiglie, pari a oltre 61 mila individui, per il mese di dicembre), del campione coinvolto nella rilevazione. Sulla base delle informazioni finora disponibili, il numero di occupati a livello provinciale nel 2011 risulta essere aumentato del 2% rispetto al 2010 (parametro in linea con il dato regionale, secondo il quale è aumentata dell’1%), mentre il tasso di occupazione, pari al 63,8%, è aumentato dell’1,3% rispetto all’anno precedente (aumento dello 0,4% a livello regionale). Il numero dei disoccupati nella provincia di Treviso è diminuito del 19% dal 2010 al 2011 (a livello regionale è calato del 13%) ed il tasso di disoccupazione risulta nel 2011 pari al 5,2% per cento, mentre nel 2010 era di 6,5% (anche a livello regionale il tasso di disoccupazione è diminuito dello 0,8%). Si riportano alcune tabelle riassuntive del campione di rilevazione relative al periodo 2004-2011.

La situazione più critica si è verificata dal 2008 al 2009, alla luce della delicata crisi economica in atto, della conseguente diminuzione degli occupati; si pensi, infatti, che a Treviso il tasso di occupazione decresce per oltre quattro punti percentuali rispetto al 2008 e del forte aumento dei disoccupati.

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In un confronto col dato regionale si nota come la provincia di Treviso abbia maggiormente risentito della difficile fase congiunturale del 2009 passando al di sotto della media regionale dell’indicatore.

Il tasso di disoccupazione, pur aumentando, ha mantenuto la stessa minima distanza dalla media regionale mentre la disoccupazione dei giovani (15-24) ha registrato un trend inverso rispetto alla Regione. Infatti mentre nel Veneto vi è stato un forte aumento di questo dato, nella provincia si è registrata una diminuzione di tre punti e mezzo.

8.1.4 Istruzione e Formazione

In Italia si è assistito a un innalzamento generale del livello d'istruzione, anche se ancora oggi il peso dei laureati sulla popolazione si mantiene al di sotto della media comunitaria e degli altri principali Paesi sviluppati. In Veneto, poi, la percentuale di laureati è ancora più modesta a causa della bassa domanda non sollecitata a sufficienza dalla struttura produttiva del territorio, basata essenzialmente su aziende di piccole dimensioni. Nei grafici che seguono si vedono i trend per il Veneto e per l’Italia estratti dal sito dell’ISTAT; come si può notare le linee di evoluzione sono abbastanza simili, anche se nel Veneto la quantità di laureati e diplomati con qualifica professionale si equivalgono, mentre i dati italiani mostrano una maggiore quantità di laureati.

(38)

Secondo i dati ISTAT nel 2009 il numero di iscritti all’università è pari a 102.813 (che costituisce circa il 5% degli studenti universitari dell’intero territorio italiano), di cui la maggior parte (79%) provenienti dal Veneto stesso, il 5 % dalla Lombardia e la rimanente parte dalle altre regioni italiane.

II 59% degli iscritti è di sesso femminile.

Il numero di laureati è diminuito tra il 2007 ed il 2008, sia nel Veneto (da 20.442 a 20.204) che in Italia (da 300.131 a 294.977).

Il servizio welfare della città di Treviso ha svolto un’analisi relativa alla rete scolastica comunale negli anni scolastici dal 2007/2008 al 2009/2010, avviando un processo di dimensionamento della rete di scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di 1° grado statali del proprio territorio.

8.1.4.1 SCUOLA DELL’INFANZIA

Dai dati analizzati si nota che ad un lieve incremento nel numero complessivo degli iscritti nelle scuole dell’Infanzia statali, corrisponde una flessione in quelle private (circa il 10%).

Si rileva, inoltre che, relativamente alle scuole statali, nell’arco di tempo dei tre anni scolastici presi in considerazione, il rapporto percentuale tra popolazione scolastica complessiva e alunni di cittadinanza non italiana è si è rivelato significativo per molti plessi, arrivando anche al 41% di stranieri in alcuni plessi scolastici.

8.1.4.2 SCUOLA PRIMARIA

Nel triennio considerato si evidenzia una flessione nel numero complessivo degli iscritti non residenti, con leggero aumento degli alunni di cittadinanza non italiana.

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Sostanzialmente stabile, sull’arco dei tre anni, il rapporto percentuale tra popolazione scolastica complessiva e alunni di cittadinanza non italiana; nell’a.s. 2009/2010, esso si è assestato su cifre che variano dal 14% al 31% nei diversi circoli, con picchi fino al 48% in alcuni plessi scolastici.

8.1.4.2 SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO

Nelle scuole secondarie di 1° grado statali, dopo un discreto incremento degli iscritti neII‘a.s.

2008/2009, si assiste ad una lieve flessione nell’anno successivo.

Per quanto riguarda il rapporto percentuale tra popolazione scolastica comprensiva e studenti di cittadinanza non italiana, si può dire che esso ha subito lievi fluttuazioni nel corso dei tre anni considerati, con punte che superano il 25% in alcuni plessi.

8.1.4.4 UNIVERSITÀ

Treviso è sede di diverse facoltà universitarie (tra le quali: design ed arti, giurisprudenza, ingegneria, economia, lingue e letterature straniere, etc.,). Di seguito, in Tabella 59, si riportano gli andamenti del numero degli iscritti, immatricolati e laureati presso l’Ateneo mentre in si riporta l’andamento del numero di studenti in corsi con sede nel Comune di Treviso per area di provenienza.

… omissis…

8.2 Sistema Economico-Produttivo 8.2.1 Agricoltura

(40)

… omissis…

Il settore primario all’interno del comune di Treviso non è sicuramente da ritenersi rilevante, il peso dell’agricoltura, rispetto all’intera provincia, secondo un recente studio della Camera di Commercio (percentuale di aziende agricole sul totale della provincia di Treviso) è calcolato essere inferiore al 5%.

Dallo studio relativo alla localizzazione e al numero di aziende agricole scaturisce una situazione dove numerose sono le Ragioni sociali alle quali è associato un ID azienda con proprietà di terreni agricoli inferiori all’ettaro di superficie, tali realtà risultano essere 151 su di un totale di 580 e sono ritenute non significative per esprimere la reale distribuzione delle attività agricole nel comune di Treviso.

Le rimanenti 429 realtà agricole sono distribuite, in termini di classe di superficie, come indicato nella tabella seguente.

Tra le attività agricole di particolare pregio dedite al supporto e alla valorizzazione degli spazi rurali si segnala la presenza di 5 agriturismi e 3 fattorie didattiche riconosciute dagli elenchi ufficiali della Regione Veneto.

In particolar modo il progetto "Fattorie didattiche" promosso dalla Regione Veneto ha lo scopo di valorizzare l’identità territoriale, l’economia locale e le produzioni tipiche, con I’obiettivo di creare una rete di relazioni fra produttori e giovani consumatori, con la mediazione del mondo della scuola, per riscoprire il valore cultuale ed ecologico dell’agricoltura e del mondo rurale.

All’interno del territorio comunale di Treviso inoltre, secondo quanto rilevato dal 6° Censimento dell’Agricoltura ISTAT 2010, sussistono 10 realtà aziendali a conduzione biologica che ricoprono una superficie pari a circa 90 ha; perlopiù si tratta di aziende vitivinicole e orticole.

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Considerando la tipologia di uso del suolo agricolo attuale (vedi §3.4.3) emerge molto chiaramente come la maggior parte della superficie sia destinata alla coltivazione di seminativi;

marginali sono le aree dedicate ai prati sta bili, a vigneti e alle altre colture agrarie. Tra i seminativi sono considerate le coltivazioni cerealicole e orticole.

La SAU, calcolata sommando tutte le porzioni di territo rio comunale aventi le caratteristiche elencate nelle specifiche tecniche presenti negli atti d’indirizzo della L.R. 11/2004 e sottraendo, in seguito a verifiche ed accertamenti, le tare superficiali ovvero quelle aree non interessate dalle coltivazioni risulta essere pari a 2265 ettari.

La SAU rapportata all’intera superficie comunale di 5555,49 ha rappresenta il 40,77%.

Nella seguente tabella si riporta l’estensione delle varie classi di uso del suolo che costituiscono la porzione di SAU.

(42)

Entrando nel dettaglio delle colture per quel che riguarda i seminativi la principale coltivazione praticata è il granoturco con una percentuale di superficie complessiva occupata pari a circa 42% a cui segue la soia con una percentuale di superficie complessiva occupata pari a circa 16,9% per un totale complessivo che si avvicina al 60%. Queste due rappresentano quindi le colture principe dei seminativi per il territorio del Comune di Treviso mentre le altre erbacee annuali rivestono un ruolo marginale.

Per quel che riguarda le coltivazioni legnose agrarie è invece la vite, con il 4,6% di superficie complessiva ad essere la coltura più diffusa nel territorio comunale. Essa risulta distribuita in aree di produzione ben definite legate alle zone maggiormente vocate e attiva inoltre una filiera di trasformazione articolata, altamente valorizzata da azioni di tutela, che fa dell’intera Marca un luogo di apprezzamento nazionale ed internazionale.

Il territorio del Comune di Treviso e più in generale l’intero trevigiano esprime alcune valenze estremamente significative per quanto riguarda prodotti agroalimentari la cui qualità è riconosciuta e garantita dalle norme dell’Unione Europea. Si tratta di prodotti tradizionali, di prodotti a Denominazione di Origine Controllata (DOC), che comprendono i vini, a Denominazione di Origine Protetta (DOP), che comprendono formaggi e olio, e a Indicazione Geografica Protetta (IGP), che comprendono orticole.

Per quanto riguarda le aziende con allevamenti o, comunque, con capi di bestiame, al 2000 (5° Censimento generale dell’agricoltura), queste erano 433 in totale.

Una suddivisione dettagliata delle aziende con il tipo di animali allevati ed il numero di capi è riportata nella seguente tabella:

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Confrontando tutti i dati sopra esposti con quelli del censimento ISTAT del 1990 si denota nel decennio di riferimento una sostanziale e significativa riduzione complessiva sia del numero di aziende totali impegnate nel settore agricolo, sia delle superfici occupate e sia dei capi di allevamento presenti. È soprattutto, con l’affermarsi del modello veneto di sviluppo e con il diffondersi tumultuoso degli insediamenti produttivi e della rete infrastrutturale, la perdita si fa imponente.

8.2.2 industria e Servizi

… omissis…

La città di Treviso non ha mai manifestato urbanisticamente particolari vocazioni di tipo industriale nonostante sia posizionata nel cuore del nord-est anche perché importanti nuclei industriali di particolare rilevanza sono presenti nei comuni limitrofi.

Dai dati forniti dall’ISTAT (8° censimento generale dell’industria e dei servizi 2001) risulta che le imprese presenti nel Comune di Treviso al 2001 erano 9.383. Gli addetti totali del Comune occupati nelle imprese erano 43.564. E' stata quindi svolta un’analisi sulla quantità di unità locali e addetti per settore di attività economica, riferita a dati ISTAT del 2001. Analizzando i dati si evidenzia che I a maggior parte delle imprese e delle unità locali si occupa dei settori del commercio, delle costruzioni, dell’industria manifatturiera e di attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca e altre attività professionali. I dati appena riportati si possono vedere nella tabella che segue.

(44)

Le attività commerciali sono svolte da diverse tipologie di soggetti che si identificano in piccole, medie e grandi strutture di vendita. Ciascuno di esse ha problemi ed esigenze diverse, il più delle volte in contrasto tra loro. Generalmente le piccole strutture di vendita (attività di vicinato) si concentrano nel centro storico, mentre le medie e grandi strutture di vendita si posizionano all’esterno o nelle periferie della città.

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L'Amministrazione comunale sta portando avanti interventi volti a trasformare il centro storico in un centro commerciale naturale, in cui siano presenti negozi di alta qualità.

Per fare ciò è necessario che i servizi primari disponibili in centro storico siano analoghi a quelli che si trovano in un Centro commerciale tradizionale, ovvero deve essere presente facilità d'accesso e di parcheggio.

Ciò può essere ottenuto mediante la realizzazione di:

• strade che permettano di spostarsi in tempi adeguati, o servizi di mobilità che permettano, dove possibile, un accesso diretto al centro storico;

parcheggi in prossimità del centro storico con costi non proibitivi o comunque dagli acquisti che vengono effettuati;

• arredi urbani all’interno del centro storico di qualità tali da incentivare l’intrattenimento degli avventori; ambienti tranquilli (privi di traffico veicolare) e accoglienti (piante, infrastrutture) nonché luoghi sicuri.

In questo caso la varietà dei negozi, la qualità dei prodotti, la possibilità di un acquisto guidato, la qualità dei luoghi (qualità architettoniche e bellezza insieme) potrà permettere che il centro storico possa competere con i gradi centri commerciali.

8.2.3 Turismo

… omissis…

Il territorio di Treviso si offre al turista con ricchezze culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche di grande interesse. Lontano dai flussi del turismo di massa, il territorio è un luogo ideale per quei turisti che vogliono trascorrere le proprie vacanze in un paesaggio ben conservato, tra storia, ambiente e tradizione.

Oltre a ciò l’intera provincia di Treviso vanta oltre 100 eccellenze enogastronomiche riconosciute, che spaziano dalle produzioni vitivinicole (5 produzioni doc) all’agroalimentare di qualità (radicchio rosso IGP di Treviso in primis). Si riportano di seguito i dati relativi ai flussi turistici che riguardano gli arrivi e le presenze turistiche e sono riferiti al periodo 2003-2008.

Dal 2003 al 2007 gli arrivi e le presenze hanno sostanzialmente seguito un trend lineare di crescita a cui però nel corso del 2008 si è contrapposto un significativo calo.

Gli arrivi sono infatti diminuiti del 6,3% rispetto all’anno precedente mentre le presenze sono diminuite dell’l1,2%.

(46)

Nonostante la Città di Treviso sia inserita nel circuito delle città d‘arte minori, la vicinanza della riviera Adriatica e Venezia da un lato, e delle Dolomiti dall’altro, penalizzano fortemente l’affluenza turistica a Treviso, soprattutto nell’attuale congiuntura economica.

Vi potrà essere potere di attrazione solo catturando forme di turismo diverse da quelle tradizionali, orientate a turisti dotati di capacità di spesa superiori alla media. I risultati nel settore turistico devono essere promossi ulteriormente, anche tenendo conto del polo d'attrazione costituito da Venezia e dai flussi in continua crescita dello scalo aeroportuale. Ciò attraverso un’attenta opera di promozione del territorio da parte dell’Amministrazione comunale e dell’Amministrazione provinciale, che è riuscita a potenziare e potenzierà ulteriormente la valorizzazione del territorio, promuovendo le attrattività culturali, ambientali ed enogastronomiche del territorio comunale e provinciale. Il Comune, la Provincia e le attività economiche locali traggono importanti benefici dall’incremento della domanda di coloro che preferiscono alloggiare a Treviso, utilizzando la ricettività

"tradizionale" o nuove alternative ricettive (agriturismo, case vacanza, B&B, ecc.) per godersi le bellezze naturali, ed apprezzare i prodotti tradizionali o per compiere escursioni giornaliere a Venezia, ad Asolo, a Conegliano, a Vittorio Veneto ed a Castelfranco Veneto. Dal grafico sottostante si evince come le nuove alternative ricettive siano negli ultimi anni in costante crescita anche se nel 2008 si è registrata una lieve flessione.

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Treviso e priva di un Ostello per la gioventù, struttura di cui si sente molto la mancanza, tenendo conto che la città è sede universitaria.

Per quanto riguarda il turismo occasionale e giornaliero, l‘Amministrazione comunale di Treviso e altri soggetti ospitano ed organizzano un gran numero d‘eventi promozionali, quali mostre, spettacoli, rassegne e rievocazioni religiose e storiche. E’ importante sottolineare come il calendario d'eventi che si realizzano nel territorio comunale distribuisce le risorse promozionali disponibili su gran parte dell’anno solare e ciò garantisce quindi un’attrazione non collegata esclusivamente alla buona stagione. Di seguito sono indicate le principali manifestazioni ed e venti localizzati nel Comune di Treviso durante l‘intero arco dell’anno.

(48)

4.5. Stima degli effetti prodotti sulle diverse componenti ambientali: alternativa 0 4.5.1. Aria – Clima e fattori climatici

4.5.1.1. Descrizione dell’andamento della componente in assenza di interventi Per una previsione dell’andamento climatico dell’area di Progetto e del suo intorno, si prendono a riferimento i dati pubblicati da ARPAV per la stazione di Treviso, disponibili sul Geoportale della Regione Veneto, e se ne produce un potenziale andamento futuro.

Dall’analisi dei dati disponibili raccolti dal centro meteorologico di Teolo, Arpav per la suddetta stazione di Treviso, si deduce un aumento generalizzato della temperatura media nel periodo primaverile/estivo/primo autunnale e un calo delle temperature in inverno/tardo autunno.

L’andamento della temperatura media annuale presenta trend leggermente positivo. La continentalizzazione delle temperature medie deve essere considerata con beneficio del dubbio, in

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quanto il coefficiente di correlazione della retta di regressione (R2) risulta molto basso per la scarsità dei dati analizzati e quindi il modello non molto significativo.

Esso consente comunque di indicare un trend positivo per i mesi estivi, periodo nel quale il fenomeno dell’isola di calore urbano è più percepibile.

L’andamento delle temperature medie annuali mostra infine come anche i parametri rilevati presso la stazione di Treviso riflettano il riscaldamento globale, indipendente dalle azioni compiute sull’area di Progetto e dipendenti da fenomeni caratterizzabili solo su larga scala.

Nell’immagine sotto riportata viene indicata la previsione dell’andamento delle temperature medie nei vari mesi attraverso un modello a regressione lineare.

Va sottolineato come l’area dove insiste il Progetto esaminato risulta ad oggi già molto alterata, antropizzata e impermeabilizzata, e quindi idonea all’insediamento di attività umane che richiedono l’artificializzazione delle superfici, evitando l’alterazione di altre caratterizzate da più alti livelli di naturalità.

Figura 4.2 – Andamento delle temperature medie mensili e annuali

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0

Gennaio

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0

Febbraio

0,0 5,0 10,0 15,0

Marzo

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0

Aprile

0,0 10,0 20,0 30,0

Maggio

0,0 10,0 20,0 30,0

Giugno

(50)

4.5.1.2. Sintesi e valutazione

Le condizioni meteoclimatiche stanno evolvendo a scala globale vero una continentalizzazione e un riscaldamento globale, come ampiamente documentato in letteratura e verificato a scala locale.

Va considerata la sostanziale elevata antropizzazione e impermeabilizzazione dell’area di Progetto e del suo intorno, che, in assenza degli interventi proposti, rimarrà non sfruttata e soggetta alla progressiva degradazione degli edifici e delle strutture presenti, potendo dunque determinare una

0,0 10,0 20,0 30,0

Luglio

0,0 10,0 20,0 30,0

Agosto

0,0 10,0 20,0 30,0

Settembre

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0

Ottobre

0,0 5,0 10,0 15,0

Novembre

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0

Dicembre

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0

Media annuale

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impossibilità del recupero e dell’utilizzo delle stesse, il che a propria volta può condurre a maggiori oneri in caso di ripristino e recupero dell’area.

4.5.2. Aria – Qualità dell’aria

4.5.2.1. Descrizione dell’andamento della componente in assenza di interventi In base a quanto riportato al par. 4.4.2 le sostanze inquinanti le cui concentrazioni e superamenti delle soglie imposte dalla normativa risultano critici sono le PM10, le PM2,5 e le IPA (in particolare il Benzo(a)pirene). Viene inoltre considerata, in quanto indicatrice delle condizioni del traffico veicolare e delle condizioni del parco circolante degli autoveicoli, la concentrazione del benzene.

Prima di analizzare gli andamenti delle concentrazioni e dei superamenti dei limiti di legge annui, si producono alcune considerazioni preliminari per le diverse sostanze inquinanti considerate.

Per quanto riguarda le polveri sottili e le polveri inalabili (PM10 e PM2,5) va precisato che le loro concentrazioni e quindi i superamenti dei limiti di legge sono fortemente influenzabili dalle condizioni meteorologiche: negli anni maggiormente piovosi e in generale caratterizzati da maggiori precipitazioni le concentrazioni saranno conseguentemente minori, mentre negli anni caratterizzati da condizioni di aridità e scarsi apporti meteorologici esse saranno maggiori, determinando una più alta quantità di giorni di superamento dei limiti di legge. Inoltre la quantità di polveri sottili nell’aria varia abbondantemente in funzione del periodo dell’anno considerato: in particolare i valori maggiori si riscontrano durante il periodo freddo dell’anno mentre i valori minori nel periodo caldo, in funzione della diversa prevalenza delle condizioni di rimescolamento atmosferico che durante il periodo freddo non sono favorevoli alla dispersione degli inquinanti.

Per quanto riguarda gli IPA, si prende in considerazione in particolare l’andamento del Benzo(a)pirene, che risulta l’unico parametro interessato da limiti specifici di legge. Essi non riguardano direttamente la sua concentrazione in atmosfera, ma la presenza nel particolato leggero (valore obbiettivo per la concentrazione media annuale di Benzo(a)Pirene rilevata sui campioni di PM10

pari a 1.0 ng/m3). Anche per questa sostanza inquinante si osserva che le maggiori concentrazioni si rilevano nel periodo freddo dell’anno in funzione della diversa prevalenza delle condizioni di rimescolamento atmosferico che durante il periodo freddo non favoriscono la dispersione degli inquinanti.

In merito al benzene si osserva come la concentrazione ricavata dalla stazione di Treviso considerata (Via Lancieri di Novara) sia ampiamente al di sotto dei limiti di legge: interessante in ogni caso valutarne l’andamento in funzione della correlazione che tale sostanza ha con il settore del trasporto su strada. Tale correlazione va comunque commentata considerando che il contributo all’emissione di benzene da parte del traffico stradale si è ridotto notevolmente dal 1990 al 2010 grazie all’utilizzo di migliori tecnologie adottate nel settore dei trasporti.

Si riporta nelle seguenti figure il trend e la previsione in base ai dati disponibili (con regressione lineare o funzione esponenziale) delle concentrazioni e dei superamenti dei limiti di legge in relazione agli inquinanti sopra menzionati.

(52)

Figura 4.3 – Andamento e previsione della concentrazione delle PM10 alla stazione di Treviso, via Lancieri di Novara

Figura 4.4 – Andamento e previsione dei superamenti del limite di 35 μg/m3 di PM10 alla stazione di Treviso, via Lancieri di Novara

0 10 20 30 40 50

2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020 2022 2024

Concentrazione media annia μm/m3

Anno

Concentrazione media annua PM

10

Serie storica

limite di legge

tendenza e previsione (f.

esponenziale)

0 20 40 60 80 100 120 140

2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020 2022 2024

N. superamenti

Anno

Superamenti giornalieri del limite di 35 μg/m

3

PM

10

Serie storica

limite di legge

tendenza e previsione (reg. linerare)

(53)

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Figura 4.5 – Andamento e previsione della concentrazione delle PM2,5 alla stazione di Treviso, via Lancieri di Novara

Figura 4.6 – Andamento e previsione della concentrazione di IPA alla stazione di Treviso, via Lancieri di Novara

0 5 10 15 20 25 30 35

2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021 2023

Concentrazione media annua μg/m3

Anno

Concentrazione di PM

2,5

Serie storica

limite di legge

tendenza e previone (f.

esponenziale)

0 0,5 1 1,5 2

2005 2007 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021 2023

Concentrazione media annua μg/m3

Anno

Concentrazione di IPA

Serie storica Previsione (regr. lineare)

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