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L anoressia nervosa maschile colpisce il 5-10% delle persone affette da anoressia. Rispetto alla popolazione generale la percentuale di maschi

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ANORESSIA MASCHILE

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L’anoressia nervosa maschile colpisce il 5-10% delle persone affette da anoressia.

Rispetto alla popolazione generale la percentuale di maschi anoressici è di 0,5% – 0,1 %, contro 1% delle

donne. Il rapporto di 1 a 10. Recenti studi, rilevano un’incidenza più

significativa nell’anoressia maschile se si considerano le sindromi

parziali, che sembrano essere più frequenti di quelli totali.

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Nei maschi, è più difficile porre la diagnosi di anoressia. Gli uomini

affetti da tale disturbo, arrivano ai servizi di cura con alterazioni fisiche più gravi rispetto alle donne, come complicanze dello stato di

malnutrizione

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L’eziologia dell’anoressia maschile è ancora oggetto di studio. Può essere correlata a problemi nell’identità di genere. Gli uomini affetti da tale disturbo presentano una sintomatologia più grave rispetto Alle donne. Hanno maggiori preoccupazioni inerenti il cibo, il peso e l’alimentazione in genere. Abusano di lassativi e sviluppano

maggiore ritualità rispetto al cibo. Tale sintomo sarebbe correlato alla maggiore incidenza di tratti di personalità ossessivo-compulsivi.

Presentano, inoltre una maggiore tendenza all’attività fisica. Il

quadro clinico dal punto di vista fisico assume aspetti più gravi legati alla maggiore perdita di massa muscolare .

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Gli uomini anoressici mostrano un considerevole grado di ansietà che riguardano le attività sessuali. Studi indicano che i pazienti anoressici maschi sperimentano isolamento sessuale, inattività sessuale e conflitti omosessuali.

La pressione culturale e l’omosessualità maschile possono essere fattori di rischio per sviluppare DCA. L’omosessualità sembra essere fattore determinante: quasi il 50% dei soggetti anoressici dichiara, infatti, di essere incerto circa la propria identità sessuale. Molti pazienti affermano di sentirsi meglio una volta che il digiuno prolungato li ha debilitati a tal punto da annullarne le pulsioni sessuali: la malattia, quindi, diventa un modo per risolvere dolorosi conflitti interiori legati alla sessualità.

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Analisi storica

Anche per l’anoressia maschile, la cultura dell’epoca ha assunto una funzione rilevante nel condizionare il vissuto del corpo e i processi di idealizzazione. Un esempio può essere quello relativo alla figura maschile nell’antica Grecia. Ad Atene, culla del pensiero occidentale, della speculazione filosofica, l’uomo medio era raffigurato mentre dissertava su questioni filosofiche e politiche sui gradini dell'università assaporando cibi raffinati. Aveva un fisico poco muscoloso e tendente al grasso. A Sparta, la cui cultura era fondata sui valori della forza fisica e della potenza militare, l'aspetto fisico esaltato era caratterizzato da una corporeità robusta, muscolosa, agile e predisposta alla lotta e alla guerra.

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Nel II e il III sec. d.c., cosi come viene descritta la Santa

Anoressia, movimenti religiosi o di pensiero portarono individui maschi al rifiuto del cibo considerandolo simbolo della

corruzione fisica e morale. L'ascetismo cristiano fondava le sue radici sulla convinzione che l'emancipazione dal mondo dei

sensi, consentiva allo spirito di liberarsi e realizzare il suo potenziale divino attraverso la privazione di cibo.

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Il digiuno ascetico maschile ebbe la massima espressione nei Padri del deserto, monaci anacoreti che, in dissenso con l’opulenza e le frivolezze della chiesa di Roma, stabilirono di ritirarsi nei deserti dell'Egitto e della Palestina per dedicarsi totalmente alla preghiera e al Signore. L'obbedienza alle regole del digiuno e la sobrietà riguardo al cibo aiutavano il monaco a spogliarsi del suo egoismo, del suo

«Io carnale» e diventavano il simbolo della trasfigurazione progressiva

del suo essere fisico.

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Come abbiamo già visto, un interessante confronto può essere fatto tra gli "artisti della fame" e gli anoressici attuali. In

particolare, l’identità anoressica vicariante un Sé fragile,

bisognoso delle conferme dell’esterno per sopravvivere. Questi soggetti inseguono la trasparenza attraverso il corpo per sentirsi persona. Manifestano le tendenze esibizionistiche attraverso l’esposizione del corpo ossuto segno di forza e capacità di controllo.

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Grandi artisti come George Byron o Franz Kafka hanno vissuto una vita costretta dal pensiero della magrezza e ossessione per il corpo. Byron fu tormentato, nell’adolescenza dall’essere obeso.

La ricerca di un corpo magro, portò Byron a fare una strenua dieta perdendo 60kg in 4 anni. Fu perseguitato dal terrore di ingrassare, che lo spingeva ad una costante ed estenuante

attività fisica. Kafka ha proiettato e manifestato i suoi tormenti anoressici nella figura del Digiunatore, protagonista ossuto e ricurvo dell’omonimo romanzo.

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Psicopatologia

Nella storia del paziente anoressico sono presenti:

Obesità o sovrappeso da bambini

Numerose diete

Attività sportiva che richiede un corpo magro ed

Una professione o un lavoro che richiede un corpo magro

Durante la crescita, atteggiamenti di rifiuto verso il loro corpo da parte dei loro pari con conseguente senso di vergogna.

Relazione di tipo simbiotico con la figura materna.

Bassa autostima

Difficoltà alla regolazione emotiva

Problematiche familiari

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Il disturbo si riscontra in giovani apparentemente ambiziosi,

iperattivi e perfezionisti. Il rifiuto del cibo e dimagrimento, sono strumenti di cui si avvalgono per attirare l’attenzione su se stessi e sul loro disagio.

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I tratti psicopatologici sono in sintesi:

problematiche nei rapporti familiari.

incapacità di affrontare i problemi e le relazioni interpersonali.

disturbi dell’umore.

scarsa consapevolezza degli stimoli corporei.

bassa autostima.

ansia d’accettazione sociale

tratti ossessivi.

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La famiglia

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L’ambiente familiare nel quale egli cresce ha un ruolo centrale nello sviluppo della malattia.

Modello familiare di M. Palazzoli Selvini

Nella storia del paziente, i genitori all’interno della loro relazione di coppia sono stati percepiti come focalizzati su due polarità: l’uno

“vincente” e potente e l’altro “perdente” e costretto a subire.

L’anoressico risulta spesso alleato del genitore perdente, che può essere indifferentemente il padre o la madre.

Si strutturano due costellazioni relative all’alleanza del paziente con le figure genitoriali:

Madre perdente Configurazione A Padre perdente Configurazione B

Barbieri A, Ghigi D, Selvini M, Tagliavini S. Anoressia maschile: analisi comparata su 15 soggetti e illustrazione di un caso rappresentativo

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Alleato con madre/perdente (configurazione A)

In questi soggetti prevalgono i tratti di dipendenza associati a tratti

ossessivi. Il ragazzo è, spesso, o l’orsacchiotto” o “la mancata bambina”, sostegno consolatorio della madre rispetto ai problemi irrisolti con la propria famiglia di origine o con il partner. Questi figli maschi, infatti, hanno avuto il compito di confortare la propria madre con i loro

successi scolastici, di essere sempre perfetti (e un po’ ossessivi), fedeli e disponibili. Nella loro comportamento “di bravi ragazzi” hanno

imparato sia a controllare i loro impulsi aggressivi sia a negare i bisogni di dipendenza finendo per sentirsi, però, estremamente

soli. Il rapporto simbiotico con la madre, il costante bisogno di

soddisfare i bisogni dell’Altro, comportano l’esperienza di angosciosa solitudine ed annullamento.

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Il padre in questa configurazione familiare appare spesso come una figura anaffettiva , bisognoso e teso al riconoscimento sociale. Il successo sociale si configura come uno spazio rafforzativo per l’attuarsi dei processi di identificazione, in particolare, per l’identità di genere. Quest’ultima risulta difficoltata da una difficile identificazione con la propria figura paterna.

La figura paterna viene percepita dal paziente come “figura

vincente”, in quanto si “realizza” dedicandosi ai propri interessi, dimenticandosi dei bisogni degli altri componenti della famiglia

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Alleato con “padre perdente” (configurazione B) In questa Configurazione la madre viene vissuta come la figura

vincente, come “l’uomo di casa”. La figura femminile si propone come autonoma, in carriera. Dal punto di vista emotivo, sono donne incapaci di esprimere emozioni all’interno dello spazio affettivo. Spesso

delegano alla propria madre o allo stesso padre il ruolo di figura

accudente. Il padre presenta tratti depressivi e di marcata dipendenza.

La funzione consolatoria del figlio, in questo caso, è di gratificare il

padre con i suoi successi scolastici, con l’accondiscendenza, negando il bisogno dell’affetto della figura materna assente. Questa

disorganizzazione dei processi di identità di genere determina, in epoca adolescenziale, la difficoltà a completare in maniera adeguata i

processi di strutturazione del Sé e la comparsa, come meccanismo inconscio, della sintomatologia anoressica.

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In sintesi :

il paziente anoressico risulta o ipercoinvolto con la figura

materna, mentre il padre è assente o, viceversa, compare un forte legame con una figura paterna vissuta però come fragile, svalutata e poco virile, mentre è la madre a ricoprire un ruolo forte e rappresentativo.

I problemi legati all’identità del soggetto anoressico possono

trovare una spiegazione in una identificazione mal riuscita con la figura dello stesso sesso, così come avviene per le ragazze in

riferimento alla figura materna.

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Sviluppo psicosessuale

Lo sviluppo dell’autonomia e dell’identità separata dalle figure genitoriali inizia fin da piccoli e i percorsi sono diversi negli uomini

e nelle donne. Tra i 12 e 18 mesi, sia le femmine che i maschi sono coinvolti nei processi d’identità di genere e,

simultaneamente, nei processi di svezzamento e auto alimentazione.

La bambina deve identificarsi con la madre, ma deve riuscire a prenderne anche le distanze per raggiungere autonomia ed

individualità. A causa della somiglianza di genere, la bambina, ha l’illusione d’essere tutt’uno con la madre, perciò sono maggiori le possibilità di confusione e, quindi, una maggiore difficoltà nei

processi di separazione e autonomia rispetto al maschio.

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Nel maschio, invece, si evidenziano difficoltà nei processi di autonomia e separazione e maggiori difficoltà nell’identità di genere. Per il bambino, così come per le bambine, è sempre la madre il primo oggetto d’identificazione.

In seguito ha luogo un processo di dis-identificazione con la madre e di identificazione con il padre. Il padre ha un ruolo più importante fin da quando il bambino è piccolo; fornisce al

bambino gli strumenti difensivi contro gli impulsi materni di prolungare lo stato di simbiosi.

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Lo studio della sessualità dei soggetti maschi affetti da anoressia ha evidenziato una diminuzione dello stimolo. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che caratteristiche dell’anoressia maschile sono l’isolamento affettivo e conflitti nell’area sessuale, in particolare conflitti relativi all’accettazione di omosessualità. Nella storia di molti pazienti, è possibile rilevare la che la annullamento delle pulsioni sessuali, dovute all’ossessione per il cibo e la magrezza, consentono di rimuovere il conflitto relativo alla propria identità di genere

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Immagine Corporea

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L’immagine mediatica dell’uomo ideale, non è incentrata sulla magrezza, bensì sulla forma fisica espressa da una muscolatura potente. I messaggi mediatici indirizzati agli uomini enfatizzano l’uomo con un corpo muscoloso modello e simbolo di virilità e potenza.

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Il messaggio mediatico insegna quali siano le tecniche di allenamento e di sviluppo del tono muscolare (ad es: fitness, body building e

tonificazione dei muscoli). Propagandano e incrementano

l’assunzione di sostanze atte ad aumentare la massa muscolare con il rischio di gravi danni per la salute fisica.

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Così, possiamo dire che nel maschio prevale l’idea di grandezza, mentre nelle femmine il desiderio d’essere minuta.

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Halperin (1996) ha suggerito che, a differenza delle ragazze, i

coetanei maschi costruiscono l’immagine del loro corpo attraverso la partecipazione ad attività sportive e di gruppo, che hanno la funzione di rinforzo esterno per l’accettazione del proprio corpo.

KearneyCooke e Steichen-Asch (1990), nella loro indagine sul rapporto fra immagine corporea e disturbi alimentari, trovarono che, sin dalla nascita, i ragazzi assimilano il modello di “che cosa significa essere un uomo”. Sviluppano la convinzione che comportamenti che includono indipendenza, preoccupazione per la carriera, competitività, forza fisica, aggressività e coraggio, siano gli elementi fondamentali della virilità. La difficoltà a conseguire questi scopi determina lo sviluppo di un senso d’isolamento emotivo e di fallimento.

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Kearney-Cooke e Steichen-Asch hanno evidenziato che i maschi anoressici si percepiscono come dipendenti, passivi, e non atletici, sentendosi isolati , a causa del corpo, dal gruppo dei pari. La

necessità di identificarsi attraverso il modello idealizzato e la percezione di una continua insoddisfazione per il mancato

raggiungimento di un’immagine corporea rappresentativa del Sé sono alla base del fenomeno dell’autodiscrepanza presente anche nell’anoressia maschile.

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Tono dell’umore

La depressione si associa frequentemente all’anoressia maschile conseguente alla perdita di interesse, all’abbassamento dei livelli di autostima, al ritiro sociale, al fallimento delle aspettative.

Inoltre, ha un correlato legato al peggioramento delle condizioni fisiche.

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Complicanze

Le complicanze sono legate alla malnutrizione che consegue al rifiuto del cibo. Sono, pertanto, uguali a quelle già descritte nella sezione relativa all’anoressia.

Il trattamento è di tipo farmacologico, psicoterapeutico, e quello relativo alla malnutrizione.

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Ortoressia

L’ortoressia nervosa, termine introdotto da Steven Bratman nel 1997, definisce una condizione psicopatologica relativa allo sviluppo di un pensiero polarizzato sul consumo di cibo sano, ossia una fissazione verso cibi salutari.

L’ ortoressia assume le caratteristiche di un disturbo quando la persona che ne soffre manifesta una vera e propria ossessione verso un’alimentazione corretta e sana. Questo pensiero determina una scelta selettiva dei cibi, un’eliminazione di molti tipi di alimenti, percepiti come non sani (per esempio con coloranti, conservanti, con troppo sale o troppo zucchero), ma anche interi gruppi di alimenti (carne, latticini, cereali, ecc).

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La persona ortoressica passa molto tempo della sua giornata (più di tre ore) a pensare ai cibi, specificatamente alla loro ricerca,

analisi e preparazione

Inoltre, in conseguenza si sviluppano regole altamente specifiche e rigide riguardo al cibo. Questo regime alimentare provoca delle conseguenze negative per la persona, sia sul piano fisico, sia sul piano psicologico, che sul piano sociale.

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Ortoressia e DSM 5

Nella nuova edizione del DSM-5, l’ortoressia viene collocata insieme all’anoressia inversa all’interno dell’area del Disturbo

evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, categoria che indica un’anomalia della nutrizione e dell’alimentazione che si esprime

attraverso una persistente incapacità di assumere un giusto apporto nutrizionale e/o energetico.

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Alcuni autori ritengono che una caratteristica, che rende interessante la conoscenza di questo disturbo, è quella relativa al confine tra normalità ed anormalità. Infatti, si può dire che seguire una dieta ossessivamente salutare sia un metodo più socialmente accettabile rispetto all’anoressia e alla bulimia per perdere peso. Spiega meglio il concetto di disturbo idiosincratico. La preferenza per cibi biologici, la ricerca continua di alimenti a scarso contenuto di grassi, con olii salutari fa parte del comune indirizzo salutistico della nostra società.

Quindi, potremmo dire, in accordo con molti studiosi, che il comportamento ortoressico può essere un modo socialmente approvato per esprimere i sintomi anoressici o bulimici.

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Barnes nel 2016 ha identificato alcuni aspetti comuni dell’ ortoressia con l’anoressia e la bulimia: la prima ha in comune con le altre due un alto livello di perfezionismo, un’attenzione forte verso l’immagine del corpo e lo stile di attaccamento. il perfezionismo, costrutto caratterizzante l’anoressia e la bulimia, accomuna anche le persone ortoressiche, il cui scopo è quello di avere un’alimentazione perfetta e per questo seguono regole alimentari rigorose.

L’aderenza a regole alimentari molto rigide può costituire anche il legame tra perfezionismo e disturbi alimentari e rendere sovrapponibili i sintomi ortoressici con quelli bulimici e anoressici.

Vi sono elementi comuni anche per quanto riguarda l’immagine corporea.

Ideale di magrezza e disturbo negativo dell’immagine corporea sono presenti anche nell’ortoressia anche se con minore gravità. Sono presenti una maggiore preoccupazione per l’apparenza (quindi come appare il proprio corpo agli occhi degli altri), e una paura di diventare persone in sovrappeso.

Lo stile di attaccamento inoltre, sembra essere anche nell’ortoressia , di tipo gli stili di attaccamento ansioso, evitante e disorganizzato .

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Esistono, tuttavia , anche delle forti differenze che inducono a ritenere che l’ortoressia sia un’entità nosografica a se stante.

Bratmann afferma che esistono delle differenze fondamentali tra l’ ortoressia e gli altri disturbi alimentari, che rendono la prima un disturbo alimentare a sé. L’attenzione dell’anoressica o della bulimica è rivolta alla quantità del cibo (la quantità di cibo ingerita). Nell’ ortoressia l’interesse è sulla qualità (la qualità dei cibi che si scelgono di ingerire).

Per esempio, verdura e frutta biologica possono essere considerati alimenti sani sia per un’anoressica che per un’

ortoressica perché essi sono sani e a basso contenuto calorico , ma i dolcificanti e i piatti surgelati sono generalmente accettati da un’anoressica, ma non da un’ ortoressica;

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Bigoressia

La vigoressia o bigoressia (dall’aggettivo inglese big) o dismorfia muscolare è definita da una dipendenza patologica dall’esercizio fisico., Secondo Velea, studioso del disturbo si verifica quando si pratica sport superando i limiti normalmente posti dallo sforzo, dalla noia e dalla stanchezza (Velea, 2016). Questa dipendenza nasce da una preoccupazione ossessiva per l’aspetto fisico e dal desiderio di modificarlo aspirando alla perfezione.

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Questa dipendenza nasce da una preoccupazione ossessiva per l’aspetto fisico e dal desiderio di modificarlo aspirando alla

perfezione, tanto che alcuni autori parlano di “complesso di Adone” (Velea, 2016), dalla celebre figura mitologica simbolo della giovanile bellezza maschile. Sembra essere, quindi, una

nuova forma di disturbo della percezione della propria immagine corporea.

Velea, D. (2016). Bigoressia: quando lo sport dà dipendenza. Psicologia contemporanea, 253: 40-43.

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La vigoressia interessa uomini giovani adulti di età compresa tra i 15 e i 23 anni circa, che praticano quei tipi di sport in cui lo scopo degli allenamenti è proprio quello di aumentare la propria muscolatura e la propria forza, come il football americano, il wrestling e, soprattutto, il body-building. La prevalenza del disturbo è calcolata intorno a 100,000 persone nel mondo e nelle palestre si aggira attorno al 10% dei frequentatori, anche se in realtà, con grande probabilità, la sua presenza è sottostimata, dal momento che non è sempre semplice riconoscere chi ne è affetto.

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Questa difficoltà è dovuta al fatto che spesso queste persone hanno apparentemente un aspetto molto salutare. Alcuni segnali d’allarme o fattori di rischio possono essere: il forte desiderio di voler aumentare la propria massa muscolare, il continuare ad allenarsi anche in presenza di infortuni alle articolazioni o ai muscoli, la partecipazione a gare di bodybuilding, l’eccessivo guardarsi e controllarsi allo specchio, il vivere momenti di vergogna, depressione o senso di colpa quando non è possibile allenarsi o si è obbligati a sgarrare la dieta, l’uso o la dipendenza da steroidi anabolizzanti, una storia di bullismo in età giovanile legata, soprattutto, all’essere gracile o di aspetto debole, precedenti disturbi alimentari

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La vigoressia viene anche definita come anoressia inversa, in quanto i sintomi sembrano essere sono opposti a quelli dell’anoressia nervosa. L’ anoressica vede il suo corpo sempre grasso pur essendo scheletrica, al contrario il vigoressico si vede sempre magro, scarsamente muscoloso , pur avendo un fisico atletico. Anche la bigoressia è stata inserita nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5) sotto la categoria “Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di cibo”, come l’ortoressia.

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La caratteristica principale di questo disturbo è una forte insoddisfazione e preoccupazione nei confronti del corpo , che è visto poco muscoloso e, quindi, bisognoso di continuo esercizio fisico. Il continuo allenamento può diventare un’ istanza insopprimibile di trasformazione strutturando una vera e propria dipendenza, che mamo a mano può assumere carattere pervasivo durante tutta la giornata. Le persone che soffrono di questa patologia cambiano radicalmente la loro visione dello sport, modificando aspettative e tempo dedicato ad esso. L’esercizio fisico diventa una priorità assoluta con gravi conseguenze per la vita sociale fino a quadri di vero ritiro sociale.

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I vigoressici modificano la qualità del cibo ingerito preferendo una dieta molto rigida e salutista. Nella dieta sono presenti elevate quantità di proteine importanti per lo sviluppo muscolare, a scapito dei carboidrati e dei grassi. E’ molto frequente l’uso (e l’abuso) di integratori e sostanze anabolizzanti che risultano, nella mente del malato, fondamentali per aumentare la massa muscolare, per migliorare le proprie forme fisiche e per poter andare oltre i limiti fisici posti dalla natura umana

.

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