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EVVIVA LA BIODIVERSITA! INDAGINE SULLE SPECIE VEGETALI PRESENTI NEL GIARDINO della SCUOLA SECONDARIA di I grado «ENRICO FERMI» - SUMIRAGO

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Academic year: 2022

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(1)

EVVIVA LA

BIODIVERSITA’!

INDAGINE SULLE SPECIE VEGETALI PRESENTI NEL GIARDINO

della

SCUOLA SECONDARIA di I grado

«ENRICO FERMI» - SUMIRAGO

(2)

• Gli insegnanti ci hanno suggerito di fare un censimento di tutte le specie vegetali, spontanee e non, che vivono nel nostro giardino scolastico. Così documentiamo la varietà di vita vegetale che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, dei cui benefici godiamo senza neppure rendercene conto: fino a poco fa pensavamo che in giardino ci fossero solo erbacce, che devono essere tagliate periodicamente dai giardinieri per «fare ordine».

• Di seguito riportiamo le schede delle

piante fotografate e censite finora…

(3)

Acetosella

E’ una pianta erbacea della famiglia Oxalidacee, che cresce in modo spontaneo in habitat montani e collinari, boschivi ed in zone umide. Pur essendo molto diffusa, questa pianta tende a essere confusa con il comune trifoglio.

E’ pianta perenne e sempreverde con un particolare fusto sotterraneo, il

rizoma

, dall’aspetto squamoso, che ogni anno emette radici e fusti avventizi, alti fino a 12 cm, con foglie composte da tre foglioline a forma di cuore, che hanno la caratteristica di ripiegarsi verso il basso o espandersi a ombrello a seconda delle condizioni di illuminazione (amano l’ombra) e fiori a 5 petali di colore rosa tenue, giallo, fucsia o bianco. Il frutto è una capsula allungata di 4-10 mm. dotata di un particolare sistema per diffondere i semi: questi, immersi in una massa mucillagginosa, vengono sospinti attraverso una fessura e proiettati a distanza.

Il nome della famiglia deriva dalla grande quantità di acido ossalico contenuto nelle foglie. Numerose piante, come spinaci, asparagi, rabarbaro, lo accumulano nei tessuti per difendersi dai bruchi. Per il caratteristico sapore acidulo, che ricorda quello dell’aceto, la pianta è utilizzata sin dal Medioevo come ingrediente per insalate, verdure e minestre.

A cura di Giuseppe Perfetto.

(4)

Artemisia comune

Appartiene alla famiglia delle Asteracee; il suo nome sembra derivare da quello della dea della caccia Artemide.

E’ una pianta perenne, legnosa alla base, in cui le parti erbacee seccano annualmente. La radice è a

fittone

, legnosa, come la parte sotterranea del fusto. Può essere alta anche fino a 1m.

Le foglie sono lanceolate, ripartite in 3 o 5 segmenti sottili, strofinate emettono un odore simile al cedro o alla canfora. I fiori sono

capolini

peduncolati giallastri (come quelli delle pratoline), ma di piccolo diametro: 1- 2 mm.

Nella medicina popolare le foglie hanno proprietà digestive o disinfettanti. Un genere di Artemisia è usato per preparare un liquore verde e aspro, l’assenzio, mentre un altro, che cresce in montagna, è usato per la preparazione del liquore genepì .

La specie comune ha da una parte il difetto di essere infestante: si diffonde nei terreni calcarei vicino alle abitazioni, dall’altra ha invece la qualità di essere preferita dalle larve di alcune specie di farfalle.

A cura di Desirè Aquilino.

(5)

Borsa del Pastore

E’ una pianta erbacea annuale (nome botanico Capsella) della famiglia delle Brassicacee o Crocifere, la stessa del cavolo e della verza.

Ha radice a fittone, scarsamente ramificata e legnosa, fusto eretto, piuttosto esile, ramificato, di altezza media:10-30 cm, foglie a rosetta, lanceolate. L’infiorescenza è composta da piccoli grappoli.

Si riconosce per la forma caratteristica dei frutti, a forma di cuore rovesciato, che contengono diversi semi oblunghi dal colore marrone chiaro: quando si inumidiscono, i semi si ricoprono di una sostanza vischiosa in grado di catturare piccoli insetti.

I principi attivi contenuti in fusto e foglie, in particolare l'acido bursico, hanno tutti la proprietà di arrestare le emorragie.

Le proprietà emostatiche della pianta sono impiegate in particolare nelle emorragie nasali (epistassi) e nella cura delle gengiviti con sanguinamento.

A cura di Mirko Torelli e Edoardo Pizzagalli.

(6)

Centocchio comune

• Il nome scientifico è Stellaria media ed è una piccola pianta biennale della famiglia delle Cariofillacee.

• Il nome botanico fa riferimento alla forma del fiore, mentre quelli comuni (centocchio, erba paperina o gallinella) si riferiscono ai pennuti che se ne cibano volentieri: in inglese la specie è detta Chickweed.

• Ha radici a fittone, fusti teneri e corti prostrati, foglioline verde pallido di forma ovata e fiori bianchi con petali a lancia.

• Il frutto è una capsula che, aprendosi quando è matura, lascia uscire semi bruni molto piccoli e resistenti.

• A cura di Andrea Pozzi

(7)

Convolvolo

Il convolvolo (nome botanico Convolvulus arvensis) è una Convolvulacea molto comune in tutta Italia, dalla pianura alla media montagna.

È una pianta erbacea perenne, rampicante o strisciante, con fusti erbacei generalmente avvolti verso sinistra. Possiede un rizoma biancastro, da cui ogni anno spuntano radici e fusti. Ha foglie lineari o

cuoriformi, lunghe 2–5 cm. I fiori

hanno calice e corolla entrambi a campana: la corolla è di colore bianco o rosa pallido, con cinque strisce radiali di un rosa leggermente più scuro. Il fiore ha antere violacee e stimma bianco. Fiorisce da aprile a ottobre. Il frutto è una capsula sferica.

Nonostante produca fiori attraenti, è spesso considerato una sgradita pianta infestante nei giardini, a causa della sua rapida crescita e del soffocamento delle altre piante coltivate.

In una delle leggende raccolte dai Fratelli Grimm, »La tazzetta della Madonna», questo fiore venne usato da Maria per bere vino quando aiutò a liberare il carretto di un carrettiere.

A cura di Mohamed Nafti

(8)

DENTE DI LEONE

E’ una pianta della famiglia delle Asteracee, detta anche cicoria selvatica, soffione, ma il suo nome botanico è Tarassaco Officinale (Officinale significa che è una pianta ricca di sostanze benefiche o curative).

E’ di altezza media, tra i 3 e i 9 cm , ha una grossa radice a fittone , le foglie sono semplici , oblunghe, a forma di lancia, frastagliate . Il fusto è cavo e termina con un’ infiorescenza gialla.

L’infruttescenza è il caratteristico soffione, formato da minuscoli semini alati che si disperdono al minimo soffio di vento.

Il tarassaco cresce dalla pianura fino ai 2000 m, a volte è infestante e predilige gli spazi aperti e assolati .

Viene usato in cucina: tutta la pianta è commestibile e la rosetta di foglie tenere può essere mangiata nelle insalate. La stessa rosetta può essere lessata da sola o insieme con altre erbe.

I boccioli, se messi sottaceto, possono essere usati al posto dei capperi.

La radice tostata di tarassaco si può usare per preparare un surrogato di caffè, il cosiddetto caffè di cicoria.

E’ usata nelle apicolture: se ne ricava un ottimo miele floreale.

A cura di Mattia Pirro.

(9)

Farinello comune

Il Farinello, nome botanico Chenopodio, appartiene alla famiglia delle Amarantacee.

Le radici sono a fittone; il fusto è eretto, di forma cilindrica e la disposizione delle foglie lungo il fusto è alterna.

Il nome botanico deriva dalla particolare conformazione delle foglie, simile al piede dell'oca, il margine è ondulato, il colore verde chiaro e generalmente sono farinose nella pagina inferiore. L‘ infiorescenza è una piccola pannocchia.

Secondo la medicina popolare la pianta ha proprietà vermifughe (elimina svariati tipi di vermi parassiti); il chenopodio spontaneo viene consumato come verdura nelle regioni alpine italiane. Le foglie si usano cotte in insalata o ripassate in padella o anche come ripieno di ravioli o per insaporire gnocchi, come fossero spinaci.

A cura di Francesco Castiglioni.

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Galium o Caglio

Galium aparine è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Rubiacee, inconfondibile al tatto a causa dei peli ruvidi (simili al velcro) che la rivestono in tutte le parti. Per questo viene chiamata anche "attaccamani" o

"attaccavesti".

Le foglie sono a margine intero, senza picciolo, tipicamente riunite al vertice su piani paralleli. I fiori sono piccoli, regolari, di solito bianchi o gialli, riuniti in infiorescenze. La corolla ha comunemente quattro petali. I frutti possiedono due semi ciascuno.

Il nome Galium deriva dal greco gala, che significa latte.

Infatti la pianta possiede un enzima in grado di cagliare il latte.

Cresce lungo i bordi stradali, nei campi incolti, dal livello del mare fino a 2500 metri di altitudine.

Nella medicina popolare si usavano impacchi con decotto di fiori e foglie per cicatrizzare ferite e piaghe. La radice era utilizzata per colorare la lana di rosso-arancio ed i semi torrefatti per preparare una bevanda simile al caffè ma priva di caffeina.

I bruchi di alcune specie di farfalle notturne si nutrono esclusivamente di queste piante.

A cura di Alessandro Burba.

(11)

Lamio rosso

Il Lamio è detto Falsa Ortica, ma, a differenza di quest’ultima, ha foglie e fusti teneri ed inoffensivi, privi dei temibili peli urticanti; fa parte della famiglia Lamiacee.

Le radici sono a fittone, il fusto ha sezione quadrata, di altezza 10-20 cm. Le foglie sono cuoriformi, di colore verde scuro nella pagina superiore e quasi rossastre in quella inferiore.

I tipici fiori labiati, simili alle bocche di leone, hanno la forma adatta per accogliere insetti impollinatori, come i bombi.

In questa pianta sono presenti diverse sostanze: oli eterei, mucillagini, tannino, saponine e sali di potassio, così che la medicina popolare la utilizzava come vulneraria (guarisce le ferite), antispasmodica (calma gli spasmi muscolari e rilassa il sistema nervoso), depurativa (facilita l’eliminazione delle impurità), espettorante (favorisce l'espulsione delle secrezioni bronchiali), tonica (rafforza l'organismo) e astringente (limita la secrezione di liquidi).

Alcuni bruchi di farfalle notturne si cibano del Lamio.

A cura di Loris Negrello.

(12)

Malva

Pianta erbacea officinale, la malva appartiene alle Malvacee. Il nome deriva dal latino »malva» ed ha il significato di molle, perché fin dai tempi antichi se ne riconoscono le proprietà ammorbidenti.

Presenta un fusto eretto o prostrato, che può crescere fino ad 80 cm. Le foglie, palmate con 5 - 7 lobi, hanno margine seghettato in modo irregolare.

I fiori spuntano da aprile a ottobre, sono di colore rosaceo con striature scure e petali bilobati.

I principi attivi si trovano nei fiori e nelle foglie: mucillagini, potassio, ossalato di calcio, vitamine e pectina. In erboristeria viene utilizzata prevalentemente per le proprietà antiinfiammatorie: trova largo uso nelle infiammazioni delle mucose e nelle forme catarrali delle prime vie bronchiali, ma viene utilizzata anche come emolliente per occhi e palpebre.

Per tali usi le foglie di malva vengono preparate in decotto, affinché le mucillagini possano sciogliersi nell'acqua.

Utilizzata come verdura, può regolare le funzioni intestinali, grazie alle mucillagini che si gonfiano e premono delicatamente sulle pareti dell'intestino, stimolandone la contrazione e quindi agevolandone lo svuotamento.

A cura di Ilaria Miotti.

(13)

Ortica

L'ortica è una pianta erbacea perenne, alta tra i 30 e i 250 cm. Ha un fusto eretto, densamente peloso, striato e scanalato a sezione quadrangolare.

La pianta si diffonde anche grazie al vigoroso rizoma strisciante, cavo e molto ramificato, da cui nascono nuove piante.

Le foglie sono grandi, ovate e opposte, lanceolate, seghettate e acuminate, verde scure nel lato superiore, più chiare e pelose nel lato inferiore.

L’ortica è una pianta in cui fiori femminili e maschili sono portati da piante distinte: quelli femminili sono raccolti in lunghe spighe pendenti, mentre quelli maschili sono riuniti in spighe erette. Dai fiori femminili si sviluppa un frutto ovale, con un ciuffo di peli in cima, che contiene i semi.

Le piante sono utilizzate e coltivate dall'uomo sin dall'antichità per la produzione di fibre, per il loro potere curativo e per preparazioni alimentari.

Le applicazioni medicinali sfruttano le proprietà stimolanti e irritanti dei peli, e includono il trattamento di anemie, reumatismi, artriti, eczemi, asma, infezioni della pelle, dolori intestinali, oppure sono impiegate nella cura per la calvizie.

Studi moderni provano l'efficacia degli estratti di ortica contro riniti allergiche, infezioni del tratto urinario, problemi cardiovascolari.

Le foglie e i germogli si usano nei risotti, nei minestroni, nelle zuppe, nelle frittate, nelle torte salate e nei ripieni dei ravioli.

A cura di Ali Murad.

(14)

Pastinaca

La pastinaca è pianta biennale, appartenente alla famiglia delle Ombrellifere e caratterizzata da un fusto erbaceo, cavo e angoloso, da grosse radici a fittone e da foglie pennate, profondamente incise e dentate.

Si narra che l'imperatore Tiberio (42 a.C.-37 d.C.) abbia fatto importare la pastinaca a Roma dalla Valle del Reno (l'attuale Germania). La radice di pastinaca era molto diffusa in Italia nel Medioevo, utilizzata allo stesso modo in cui oggi impieghiamo la patata;

infatti l’uso è andato via via diminuendo quando in Italia iniziò a diffondersi la patata, per sparire quasi completamente dalle nostre tavole nel XIX secolo.

In cucina, la lunga radice, bianca e carnosa, dal sapore acidulo, può essere consumata come ortaggio dopo la cottura, impiegata per preparare zuppe e vellutate, da sola o accompagnata da altri ortaggi come le carote o la zucca. La radice inoltre può essere preparata al forno o fritta proprio come le patate.

A cura di Giulia Cremon.

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E’ così detta in riferimento alla forma delle foglie simile alla punta delle lance: appartiene alla famiglia delle Plantaginacee.

Le radici secondarie, sottili quasi come capelli, escono da un rizoma legnoso e ingrossato.

Le foglie sono persistenti per tutto l'anno, a rosetta con disposizione a spirale, con evidenti nervature parallele.

Le infiorescenze sono lunghe spighe composte da fiori riuniti in gran numero.

Le foglie sono disponibili tutto l'anno e sono usate come il radicchio crude in insalata, oppure cotte come gli spinaci.

Bollendo rilasciano un odore simile a quello dei funghi champignon.

Le foglie hanno proprietà astringenti e venivano usate anticamente contro le infiammazioni.

A cura di Martina Zorzo.

Piantaggine minore o

lanceolata

(16)

Piantaggine

maggiore Appartiene Plantaginacee, come la sua «sorella alla famiglia delle minore»

Le foglie sono tutte in una rosetta alla base, hanno un picciolo corto e scanalato, sono di forma ovale o ellittica, arrotondata all'apice, con portamento appiattito al suolo. La pagina è percorsa da 5 - 7 evidenti venature parallele.

Le infiorescenze sono corte spighe composte da fiori riuniti in grande numero (da 1 a 20 per pianta) .

Ha proprietà simili a quelle della specie Lanceolata e delle altre specie della famiglia.

A cura di Beatrice Bogni.

(17)

Piattello

Il Piattello deve il nome al fatto che è un’erba che aderisce completamente al terreno. Se alcune foglie si sollevano è solo perché sono spinte verso l'alto dalle erbe che la circondano. La si trova praticamente tutto l'anno.

Il suo nome botanico è in Latino:

HYPOCHOERIS RADICATA e appartiene alla famiglia delle Asteracee.

La foglia ha forma spatolata, carnosa, croccante e pelosa. E' leggermente amarognola. Il fiore è giallo, unico su uno stelo che può raggiungere anche i 60 cm.

Ha proprietà antiossidanti, chelanti (è capace di far smaltire all’organismo i metalli pesanti), depurative, antibatteriche, colagoghe (aiuta l’espulsione della bile), emollienti, digestive, amaricanti, toniche. In medicina popolare questa pianta era utilizzata in particolare come antidiabetico.

A cura di Tommaso Gerace

(18)

Portulaca

La pianta erbacea, che appartiene alla famiglia delle Portulacacee, è commestibile e da molto tempo usata in cucina: nelle regioni mediterranee i germogli e le foglie crude, dal sapore acidulo, sono consumate in insalate.

Ha foglie carnose e fusti dal portamento strisciante, da cui in estate sbocciano piccoli fiori gialli, che si aprono solo quando c'è il sole, per poi chiudersi di notte.

Alla sfioritura segue la formazione piccole capsule contenenti moltissimi semi estremamente leggeri, che, grazie al vento, disseminano la pianta con facilità a grande distanza.

A cura di Michele Pegolo.

(19)

PRATOLINA La pratolina (nome botanico Bellis Perennis), detta anche margheritina comune, è appartenente alla famiglia delle Asteracee.

E’ senza fusto vero e proprio, il fiore, con peduncolo di pochi cm, nasce direttamente dalla rosetta di foglie ovate.

L’infiorescenza è detta a capolino, formata da una corolla di fiori a ligule bianche, ed un bottone centrale formato di tubuli gialli.

Il nome inglese, daisy, deriva da day's eye: occhio del giorno, perché si riapre ogni giorno al sorgere del sole.

A cura di Linda Martarello

(20)

Romice o

Pancucco

Il nome popolare di pancucco o erba brusca le è stato dato perché dai piccioli delle giovani foglie si può per succhiare la linfa agrodolce. Il suo nome botanico è invece Rumex Acetosa, della famiglia delle Poligonacee.

E’ una pianta erbacea, perenne, provvista di una grossa radice, dalla quale, in primavera, si sviluppa un fusto eretto, di colore rossastro che può raggiungere l'altezza di un metro.

Le foglie sono di due tipi, ma la forma è sempre a lancia:

quelle basali formano una rosetta e sono provviste di un lungo picciolo, quelle disposte lungo il fusto invece non hanno picciolo.

La pianta contiene vitamina C, ossalato di ferro, acido ossalico e ferro.

Ha proprietà diuretiche, rinfrescanti, antinfiammatorie, ma la massiccia ingestione di foglie crude causa nei bambini l’avvelenamento, perché provoca lesioni renali.

Strofinata sulla pelle, l'acetosa è un eccellente rimedio contro le bolle provocate dalle ortiche.

A cura di Nicola Castiglioni

(21)

Ranuncolo E’ pianta erbacea della famiglia delle Ranuncolacee e preferisce i terreni lievemente acidi.

Il fusto può essere strisciante, della lunghezza di pochi centimetri, o eretto, allora può raggiungere un metro di altezza.

Le foglie sono basali e la lamina è profondamente incisa in 3 o più lobi . I fiori hanno 5 petali. Il diametro varia nelle specie europee da 5 a 35mm.

I frutti sono aggregati di acheni con una struttura a spiga ovata o emisferica posta all’apice del peduncolo fiorale.

La massima dimensione degli acheni è 4,5mm.

A cura di Lisa Chinetti.

(22)

Silene rigonfia

E‘ una piccola pianta erbacea alta fino a 6-10cm, appartenente alla famiglia delle Cariofillacee.

Il nome silene è di origine mitologica: si narra che Bacco avesse un amico di nome Sileno con una pancia grande e gonfia.

Possiede una radice rizomatosa lignificata. Il fusto è erbaceo; le foglie si trovano solo alla base e formano una rosetta, alla sommità del fusto si trovano i caratteristici fiori con calice a palloncino e 5 petali bianchi, che sono indicati con diversi nomi dialettali:

bubbolini, sciopeti, strigoli o stridoli.

La rosetta di foglie, che restano tenere prima della comparsa dei fiori, è ricercata in Piemonte e nelle Marche per essere consumata cruda o cotta, come gli spinaci, o usata per il ripieno dei ravioli: il sapore è dolce e delicato.

A cura di Cecilia Campione

(23)

Trifoglio rosso

Appartiene alla Famiglia delle Leguminose; è una pianta perenne, assai diffusa e coltivata come erba da foraggio in svariati paesi del mondo. Predilige le praterie e i pascoli umidi, dove cresce fino a 50 centimetri di altezza. Produce infiorescenze di colore rosso porpora.

E’ una pianta officinale, contenente isoflavoni (sostanze biologicamente attive nel ridurre, ad esempio, i livelli di colesterolo nel sangue): la proprietà è comune a tutti i legumi.

A cura di Christian Gaudioso.

(24)

Veronica

La piantina, della famiglia delle Scrofulariacee, reca piccolissimi fiori azzurri che colorano i prati durante tutto l’anno: tutti la conoscono come «Occhi della Madonna» o «Occhi di Maria». Talvolta è confusa con il Nontiscordardimè (Myosotis).

Le radici sono secondarie, da rizoma, da cui partoni anche brevi e deboli fusti striscianti. Le foglioline sono pelose e frastagliate.

I fiori hanno 4 petali, ma sono in realtà 4 lobi: i due petali superiori sono fusi insieme e variano il loro colore dal bianco all’azzurro intenso; di solito uno dei 4 petali è leggermente più piccolo e più chiaro.

La caratteristica di questa pianta è la fragilità:

la corolla, appena viene sfiorata, si stacca e cade.

Pare che sia un ghiotto pasto per le galline che razzolano libere nei prati.

A cura di Veronica Mezger.

(25)

Violetta

E’ apprezzata per la capacità di fiorire per un tempo prolungato. In giardino le piantine di violette sono una meravigliosa presenza naturale: si espandono anno dopo anno nel prato, grazie agli

stoloni

, fusti striscianti che mettono radici (le fragole hanno uno sviluppo simile).

Ha foglie cuoriformi, il fiore può essere bianco o di tutte le gradazioni di violetto fino al viola scuro.

E’ citata in diversi miti. Si narra che la ninfa Io, corteggiata da Apollo, lo rifiutò e allora lui, indignato, la trasformò in una violetta. Un’altra storia racconta che il dio Vulcano, di aspetto molto ripugnante, per piacere alla moglie Venere si cingeva il capo con una corona di violette: la dea così era stregata dall’irresistibile profumo.

Le sue doti curative già si conoscevano al tempo dei Romani: una corona di violette sulla fronte era usata per curare il mal di testa.

Nel Medioevo si preparavano tisane con questa pianta per curare tosse e problemi respiratori.

E’ famoso l’impiego dell’essenza di violetta di Parma nella preparazione di profumi.

A cura di Tiziana Castillo.

(26)

BIANCOSPINO

Arbusto della famiglia delle Rosacee e del genere Crategus, può raggiungere altezze comprese tra i 50 centimetri ed i 6 metri.

E’ longevo e può diventare pluricentenario, ma cresce lentamente. Sono i rametti spinosi (brocche) che in primavera si rivestono di gemme e fiori.

Le foglie sono lunghe 2-6 cm, di forma romboidale lobata, con apice dei lobi dentellato.

I fiori sono raggruppati in mazzetti che ne contengono da 5 a 25: i petali sono bianco-rosato e lunghi 5-6 mm. I frutti sono ovali, rossi a maturazione, delle dimensioni di circa 1 cm e con un nocciolo che contiene il seme. Maturano fra settembre e ottobre, ma rimangono sull'arbusto anche tutto l'inverno.

L’estratto di foglie e fiori è un protettore per il cuore e può avere azione sedativa in caso di ansia.

Ecco alcune delle ragioni per cui abbiamo deciso di introdurre l’arbusto in giardino: i frutti sono commestibili, se ne fanno marmellate, mentre i fiori sono visitati volentieri dalle api.

A cura di Riccardo Puorro.

(27)

EVONIMO

Tutti la conoscono con i nomi di Berretta del prete o Fusaggine:

la pianta assume l’aspetto di un arbusto o, isolata, è un piccolo alberello capace di crescere da 4 a 7 m; sviluppa una notevole massa di vegetazione, così da essere adatta a comporre siepi.

Le foglie sono semplici, opposte sui rami, di forma oblunga, terminanti a punta, con margine seghettato.

I fiori sono piccoli, di colore giallognolo, con corolle semplici a quattro petali e compaiono da aprile fino a giugno. A fiori modesti seguono frutti molto appariscenti: sono capsule a quattro lobi con quattro ali ben evidenti; dapprima di colore verde e avorio, diventano poi rosa, fino a raggiungere una tinta rossa decisa. Singoli, in coppia o in piccoli gruppi, hanno lunghi peduncoli, sottili ed elastici, che li fanno pendere verso il basso.

I frutti iniziano la maturazione nel mese di ottobre e terminano in novembre, ma resistono ancora più a lungo sulla pianta.

Attenzione: i frutti sono belli ma velenosi per l’uomo!!

Nonostante ciò, un evonimo in giardino attira merli, cince e pettirossi: questo è uno dei motivi per cui abbiamo scelto di piantarlo a novembre nel nostro giardino.

A cura di Leonardo Montin.

(28)

CILIEGIO

SELVATICO Il ciliegio, della famiglia delle Rosacee, genere Prunus, vive nei boschi di latifoglie fino ai 1500 m di altitudine e condivide i terreni subacidi con frassini, castagni, carpini e querce. L’albero può raggiungere i 20 m di altezza e ha una chioma non molto densa. Le foglie sono tipicamente seghettate al margine e lunghe 10-20 cm. I fiori sono primaverili, stanno raggruppati da 5 a 8 in piccole ombrelle, hanno 5 petali di colore chiaro e sono provvisti di un peduncolo lungo circa 3-5 cm. Su questo peduncolo si svilupperà la ciliegia, una drupa di color rosso lucido e del diametro di 1-3 cm.

Il nostro albero è stato seminato per caso

da qualcuno che ha gettato il seme di una

ciliegia! (a cura di Sofia Zugno)

(29)

… ma ci fermiamo qui, per quest’anno.

Grazie per l’attenzione!

Ci sarebbe ancora tanto da

approfondire e da raccontare…

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