EMOZIONI
EMOZIONI
Le emozioni implicano «una reazione soggettiva a un evento saliente, caratterizzata da cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali» (Sroufe, 1995)
Un processo che coinvolge componenti
neurobiologiche, esperienziali ed espressive
EMOZIONI
In seguito a determinati stimoli, il cervello e altri sistemi dell’organismo entrano in uno stato di aumentata vigilanza, che è associato al messaggio
‘’qualche cosa di importante sta succedendo’’
EMOZIONI
‘’qualche cosa di importante sta succedendo’’
Questa reazione attiva meccanismi cognitivi
‘’fare attenzione’’
Processi di elaborazione valutativa che determinano se uno stimolo è ‘’ buono o cattivo ‘’
E quindi se dobbiamo avvicinarci o allontanarci da ciò che l’ha generato, preparando il cervello e l’organismo
all’azione (‘’agire’’)
EMOZIONI
Le emozioni fondamentali possono
essere considerate come stati della
mente differenziati che si sono sviluppati
come pattern di attivazione specifici.
Neurofisiologia delle emozioni
Il circuito di Papez
Una delle più influenti teorie del cervello emotivo, è stata elaborata da James Papez, un anatomista della Cornell University, nel 1937.
La teoria spiegava l’esperienza soggettiva dell’emozione in termini di flusso di informazione lungo connessioni anatomiche circolari, dall’ipotalamo alla corteccia mediale e ritorno, il cosiddetto circuito di Papez
Neurofisiologia delle emozioni
Esperienze emotive generate in due modi:
1. la corteccia cingolata è attivata da processi
subcorticali di basso livello con il flusso di sentimenti 2. La corteccia cingolata è attivata da processi corticali di alto livello con il flusso di pensieri.
Lo stimolo viene percepito e i ricordi che vi si riferiscono vengono attivati.
Il Circuito di Papez
Neurofisiologia delle emozioni
Sistema limbico
Nel 1949, Paul MacLean riprese e ampliò la teoria di Papez cercando di elaborare una teoria del cervello emotivo.
Oltre alle aree del circuito di Papez, MacLean vi aggiunse anche regioni come l’amigdala, il setto e la corteccia prefrontale
Il sistema limbico comprende:
• una vasta area mediale della corteccia, giro del cingolo, in corrispondenza dei lobi frontale, parietale e occipitale, e giro paraippocampale, la parte ventro-mediale della corteccia temporale;
• componenti sottocorticali: Ipotalamo e varie strutture adiacenti, tra cui il setto, parte dei nuclei della base e del talamo anteriore, ippocampo e amigdala.
TEORIE SULLE
EMOZIONI DI BASE
Secondo Ekman (1999), per essere definite basiche, le emozioni devono contenere le seguenti tre qualità :
PAUL EKMAN
1. devono essere distinte le une dalle altre;
2. avere un significato adattativo, consentendo di orientare l’individuo nella direzione delle circostanze rilevanti per l’acquisizione dei propri obiettivi di vita;
3. assumere la funzione di mobilitare l’organismo a prepararsi agli incontri interpersonali, nei modi risultati adattativi nel passato.
QUALI E QUANTE SONO LE EMOZIONI DI BASE?
Non tutti i teorici concordano su quali e quante siano le emozioni fondamentali.
Izard (1971): le emozioni di base sono dieci e comprendono interesse, gioia, disgusto, sorpresa, tristezza, rabbia, paura, preoccupazione, disprezzo, vergogna.
Plutchick (1980): le emozioni primarie sono otto e precisamente paura, gioia, rabbia, sorpresa, disgusto, tristezza, interesse,
accettazione.
Ekman: le emozioni di base sono sei e sono costituite da paura, gioia, rabbia, sorpresa, disgusto, tristezza (Ekman, Friesen, Ellsworth, 1982, 1986).
Ogni emozione ha:
un’espressione facciale caratteristica
uno specifico pattern comportamentale
una caratteristica manifestazione fisiologica
una sensazione (feeling) caratteristica
LE EMOZIONI
Un’emozione, dunque, ci informa su:
• Quanto uno scopo è valutato “raggiunto” o
“raggiungibile”
• Quanto uno scopo è percepito come minacciato o non raggiungibile
• Qual'è lo scopo in gioco
LE EMOZIONI SORVEGLIANO SPECIFICI SCOPI
• Esempio: mamma mi dice “poverina!” Proverò una emozione positiva se il mio scopo è ottenere accudimento in quanto segnala il raggiungimento di uno scopo.
• Se invece ho lo scopo di apparire forte, la
stessa frase sarà per me una minaccia e
proverò una emozione negativa perché mi
allontana dallo scopo.
PAURA
PAURA
È la risposta alla percezione di un pericolo REALE O ALTAMENTE PROBABILE
La paura è un fenomeno normale e adattivo,
atto a proteggere l'individuo dal pericolo.
PAURA
La paura è una delle emozioni più studiate per il fatto che è facilmente riproducibile sia nei animali, che negli esseri umani.
Nel processo evolutivo, la paura riveste
un’importanza particolare, perché più di ogni altra
emozione ha rilievo per la sopravvivenza
PAURA
esempio di come funzionano i circuiti neurali della paura, e quale è il ruolo dell’amigdala come sistema di allarme
• rumore forte improvviso;
• l’orecchio percepisce le onde sonori trasformate al livello della coclea in impulsi nervosi che sono trasportati dalla branca cocleare del N.VIII° nel bulbo e poi al talamo;
• dal talamo partono due vie:
1° - una diramazione più piccola conduce all’amigdala e ippocampo;
2° - l’altra, più grande, porta alla corteccia uditiva nel lobo temporale
PAURA
esempio di come funzionano i circuiti neurali della paura, e quale è il ruolo dell’amigdala come sistema di allarme
• l’ippocampo, un magazzino
fondamentale per la memoria, confronta rapidamente quel rumore ad altri suoni simili già uditi in passato, per capire se è un suono conosciuto;
• nel frattempo la corteccia uditiva
svolge un’analisi più sofisticata del suono per cercare di comprendere la fonte, formulando delle ipotesi (vento, tuono, sparo, etc.), e le invia all’amigdala e all’ippocampo, che rapidamente lo paragonano a ricordi simili;
PAURA
esempio di come funzionano i circuiti neurali della paura, e quale è il ruolo dell’amigdala come sistema di allarme
• se la conclusione è rassicurante (è soltanto la persiana che sbatte a ogni raffica di vento), l’allarme generale non si innalza a un livello più alto;
• ma se c’è ancora incertezza, un altro circuito fra l’amigdala, l’ippocampo e la corteccia prefrontale, accresce
ulteriormente l’incertezza e fissa
l’attenzione, cercando di identificare la fonte del suono con sempre maggior preoccupazione;
• se da questa ulteriore analisi non si ricava una risposta soddisfacente,
l’amigdala fa scattare un allarme e la sua area centrale attiva l’ipotalamo, il tronco encefalico e il sistema neurovegetativo (reazione da stress)
L’amigdala, può influenzare una larga varietà di espressioni e sensazioni del nostro corpo.
Per esempio, l’espressione di paura riconoscibile sul viso di un individuo sembra
essere indotta dall’amigdala mediante l’attivazione del nervo trigemino e facciale. La risposta ormonale legata alla paura viene mediata dall’attivazione del nucleo
paraventricolare, mentre la tachicardia dall’attivazione dell’ipotalamo laterale, etc.
PAURA
RABBIA
RABBIA
La rabbia è una risposta alla percezione di aver subito un torto.
Il torto è composto da danno
ingiustizia
CONDIZIONI CHE AUMENTANO LA RABBIA
• il torto è percepito come intenzionale
• il torto è percepito come malizioso
• il torto è percepito come ingiustificato e immotivato
• colui che fa il torto è una persona percepita come indesiderabile
• è possibile dare la responsabilità (colpa) a
colui che ha recato il torto
RIDURRE IL SENSO DI INGIUSTIZIA
• uno dei modi è trovare convincenti giustificazioni della condotta del colpevole con argomentazioni che inducono a valutare la poca capacità del colpevole di fare altrimenti (è una persona mentalmente instabile; non si è reso conto);
• argomentazioni tese a valutare la non intenzionalità di provocare un danno (non lo ha fatto apposta);
• argomentazioni che valutano le "buone ragioni" del colpevole (è vero che andava a 100 all'ora, ma stava andando in ospedale).
RIDURRE LA PERSONALIZZAZIONE DEL DANNO
• si comporta sempre in questo modo
(non era diretto a te; gli capita di provocare tale danno frequentemente; era già mal disposto a causa di una discussione avuta poco prima)
• a tanti capita ciò che è accaduto a te
RIDIMENSIONARE IL DANNO
• aiutando a discriminare il danno direttamente provocato dal colpevole e i danni legati alle proprie reazioni
(tuo padre ti ha accusata ingiustamente tante volte, ma non è lui che ti costringe a….)
• rendere il boccone meno amaro, valutando possibili vantaggi collaterali
(ti ha distrutto la macchina, ma almeno ne approfitterai per cambiarla visto che lo desideravi)
TRISTEZZA
TRISTEZZA
La tristezza è una risposta alla percezione di perdita (scopo compromesso).
Specifici pattern di:
Comportamento espressivo: tipica espressione facciale, pianto e lamenti
Sensazioni corporee: fatica e dolore
Feeling: sensazione di mancanza; perdita di interessi e ondate di disperazione
Disposizione all’azione: ritrovare il bene
perduto
TRISTEZZA
L’intensità e la durata della tristezza dipendono dal valore assegnato al bene perduto.
Da quanto è valutato come:
– Irrinunciabile
– Insostituibile
– Irrecuperabile
TRISTEZZA
COME MODULARE LA TRISTEZZA?
• Facilitare l’accettazione
• Ridurre l’iperfocalizzazione sul bene perduto e la defocalizzazione su altri beni.
– Ridurre l’insostituibilità dello scopo;
– Scopi alternativi
– Ridurre valore dello scopo
DISGUSTO
DISGUSTO
Il disgusto è una risposta alla percezione di minaccia ad alcuni marker fisici e/o alla
propria dignità personale
DISGUSTO
Ha un’espressione facciale caratteristica;
Uno specifico pattern comportamentale che dispone il soggetto ad agire in un modo appropriato e specifico:
allontanare da sé la sostanza disgustosa;
Una caratteristica manifestazione fisiologica che comprende la nausea
Un feeling caratteristico: la repulsione
DISGUSTO
Il disgusto è strettamente connesso ai confini del sé corporeo
Le nostre stesse feci e la nostra urina non ci suscitano alcun disgusto finché sono nel nostro corpo, diventano per noi stessi disgustose quando superano i confini del nostro corpo.
Una stilla di sangue che fuoriesce da un taglio su un proprio dito non è disgustosa, lo diventa se cade su
un fazzoletto.
Il confine è variabile: ci sono delle situazioni nelle quali avviene un indebolimento della risposta di disgusto:
– un genitore può non provare disgusto (oppure molto poco) per i prodotti corporei dei propri neonati;
DISGUSTO
GIOIA
La gioia è la risposta alla percezione che scopi importanti sono stati raggiunti o possono
esserlo
Specifici pattern di:
Comportamento espressivo: tipica espressione
faccialeSensazioni corporee: energia
Feeling: sensazione di pienezza e senso di
appagamentoDisposizione all’azione: consumare o costruire,
cercareVERGOGNA
VERGOGNA
E’ legata alla percezione del danno o alla minaccia di danno della propria immagine.
• l’assunto di base è la condivisione dei valori
(ci si può vergognare solo nel caso in cui ci sia un giudizio negativo rispetto a valori considerati importanti e condivisi)
• Si aspira a fare bella figura: …«se faccio una
brutta figura tutti se ne accorgeranno e lo
ricorderanno»
VERGOGNA
La buona immagine è fondamentale per usufruire della buona disposizione da parte
degli altri
I pensieri tipici della vergogna sono:
• che figura!
• mi sotterrerei!
• è terribile fare una brutta figura!
Il passato è determinante, per cui situazioni ed eventi che mi hanno influenzato in passato continueranno a influenzare le mie emozioni e i miei
comportamenti.
VERGOGNA Percezione del danno o minaccia di danno della propria
immagine.
COMPORTAMENTO CONDIVISIONE VALORI
GIUDIZIO DELL’ALTRO
ALESSITIMIA
INTELLIGENZA EMOTIVA
ALESSITIMIA
• Il termine coniato nella prima metà degli anni '70 per indicare un disturbo affettivo e cognitivo relativo ad una particolare difficoltà di vivere, identificare e comunicare le emozioni; il termine deriva dal greco e indica in modo letterale
«assenza di parole per le emozioni»
ovvero alpha = assenza, lexis = linguaggio, thymos = emozioni
ALESSITIMIA
• Essere alessitimici implica una difficoltà ad identificare e descrivere le emozioni con assenza della consapevolezza del proprio stato.
• E’ possibile che tale impedimento conduca a scoppi improvvisi di emozioni intense (come rabbia, paura o pianto) senza riuscire a collegare la manifestazione emozionale con ricordi, fantasie o specifiche situazioni.
ALESSITIMIA
Alcuni studi hanno evidenziato che, rispetto ai controlli, i soggetti alessitimici hanno una ridotta attività:
- della corteccia cingolata anteriore
- delle regioni cerebrali anteriori e medio-frontali - della corteccia medio-frontale dell'emisfero destro
INTELLIGENZA EMOTIVA
Una forma pura di abilità mentale intesa come un insieme di abilità cognitive coinvolte nel funzionamento emotivo.
Tale modello valuta sostanzialmente quattro aree principali:
identificazione, comprensione, utilizzo e autoregolazione delle emozioni
GOLEMAN
Alla base dell'intelligenza emotiva ci sono due grosse competenze, caratterizzate
rispettivamente da abilità specifiche.
• Distinguiamo tra:
-le competenze personali, riferite alla capacità di cogliere i diversi aspetti della propria vita
emozionale;
-le competenze sociali, relative alla maniera con
cui comprendiamo gli altri e ci rapportiamo ad
essi.
GOLEMAN
• 1. La consapevolezza di sé; essa si riferisce alla capacità di riconoscere le proprie emozioni e di utilizzarle per guidare le decisioni.
Essa si suddivide a sua volta in: consapevolezza emotiva (capacità di riconoscere le proprie emozioni e i loro effetti), autovalutazione accurata (capacità di riconoscere i propri limiti e i propri punti di forza) e fiducia in se stessi.
GOLEMAN
• 2. La padronanza di sé; cioè la capacità di gestire le proprie emozioni.
Essa si suddivide in: autocontrollo (capacità di controllare le emozioni negative mostrandosi positivi anche nelle difficoltà), affidabilità (capacità di essere affidabili, di mantenere la propria posizione, di essere onesti), coscienziosità (capacità di essere responsabili e di adempiere ai propri obblighi), adattabilità (capacità di adattarsi alle circostanze) e innovazione (capacità di essere aperto ad idee e informazioni nuove).
• 3. La motivazione fa riferimento alla possibilità di gestire le proprie emozioni e di rivolgersi al raggiungimento dei propri obiettivi.
Essa è costituita da: spinta alla realizzazione (tendenza a potenziare le proprie capacità per migliorare le proprie prestazioni), impegno (capacità di incorporare gli ideali e gli scopi del gruppo), iniziativa e ottimismo durante gli ostacoli.
GOLEMAN
• 4. L’empatia riguarda la capacità di comprendere le emozioni degli altri e di stabilire con loro una buona sintonia emotiva.
Essa è costituita da: comprensione delle emozioni altrui, assistenza (capacità di soddisfare le necessita degli altri), promozione dello sviluppo altrui (capacità di individuare le esigenze di sviluppo degli altri e di valorizzare le loro abilità), valorizzazione delle diversità.
GOLEMAN
• 5. Le abilità sociali permettono di gestire in modo proficuo le proprie emozioni nelle varie situazioni sociali e di stabilire relazioni interpersonali positive.
Comprendono la capacità di utilizzare valide strategie di persuasione, la comunicazione, la capacità di guidare il gruppo coinvolgendo gli altri verso obiettivi e ideali comuni, di essere aperti al cambiamento, di gestione del conflitto, la costruzione di legami interpersonali soddisfacenti e collaborazione e cooperazione.