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Formazione, libertà e professione in Medicina Generale

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Academic year: 2022

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¼ Cosa si intende

per libertà professionale L’articolo 4 del Codice di Deonto- logia Medica recita: “l’esercizio professionale del medico è fonda- to sui principi di libertà, indipen- denza, autonomia e responsabili- tà. Il medico ispira la propria attivi- tà professionale ai principi e alle regole della deontologia profes- sionale senza sottostare ad inte- ressi, imposizioni o condiziona- menti di qualsiasi natura”. Ma quanto è realmente applicabile di questo articolo per un Mmg che esercita nel nostro Paese? Il Siste- ma Sanitario italiano (Ssn) è di ti- po Beveridge, finanziato dalla fi- scalità generale e quindi governa- to dallo Stato con un modello or- ganizzativo di tipo gerarchico-nor- mativo. Questo modello presenta alcune differenze significative nei confronti di quello gerarchico-pro- fessionale (Regno Unito, Olanda ecc.) e di quello non-gerachico- professionale (Germania), in que- sti ultimi la ‘professione’ ha un

ruolo determinante nella formazio- ne e nella organizzazione del si- stema di erogazione delle cure. In Italia i meccanismi procedurali e burocratici di gestione del Ssn nel corso degli anni sono diventati talmente pesanti da costituire una macchina che influenza molto l’in- dipendenza, l’autonomia e la re- sponsabilità dei medici.

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¼ Cosa influenza la libertà professionale

La Medicina Generale/di Famiglia (MG; MdF) è una disciplina che costantemente evolve perché co- stantemente evolvono la società e le conoscenze scientifiche, molti sono i fattori che la influenzano ed essi costituiscono una vera e pro- pria cosmogonia, un sistema pla- netario in movimento continuo. Ma numerose sono anche le aree di interesse che interferiscono con i principi di indipendenza, autono- mia e responsabilità. Anche que- ste aree costituiscono un sistema in continua mutazione, un sistema

le cui sfere interagiscono fra loro.

Esse sono: la politica, l’organizza- zione del lavoro, la burocrazia, la formazione, le linee guida, la tec- nologia e i pazienti.

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¼ La politica

I rapporti tra lo Stato e la Medici- na Generale sono disciplinati da un Accordo Collettivo Nazionale (Acn), tale accordo definisce di- versi livelli di contrattazione: na- zionale, regionale e aziendale. A livello nazionale prevede la defini- zione del rapporto ottimale, la de- finizione di ruolo, funzioni e com- piti, modalità e ambiti della libera professione e un processo ‘condi- viso’ di determinazione dei per- corsi e linee guida per efficacia e appropriatezza. La negoziazione regionale prevede tra l’altro la realizzazione della appropriatez- za delle cure, delle prescrizioni e dell’uso etico delle risorse; preve- de il sistema informativo fra ope- ratori, strutture associate, distret- ti, aziende sanitarie e regioni e

L’autonomia, l’indipendenza e la libertà di una professione non sono delle entità acquisite per diritto, ma sono conquistate e mantenute grazie alla volontà e al merito.

Il merito è frutto della formazione, è il risultato di un’alchimia riuscita fra talento e impegno ed è il motore della libertà. Chi si oppone ad una formazione di base, ad uno sviluppo

professionale e ad una carriera basati sul merito si oppone alla libertà professionale e favorisce una sorta di mediocrità che purtroppo sta dilagando

Giuseppe Maso

Professore di Medicina di Famiglia - Università di Udine

Formazione, libertà e professione

in Medicina Generale

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prevede anche l’organizzazione della formazione di base, specifi- ca, continua e aggiornamento. Gli obiettivi di carattere generale della contrattazione regionale sono i li- velli essenziali di assistenza (Lea), l’assunzione condivisa di respon- sabilità da parte dei medici e dei professionisti sanitari che operano nel territorio nelle scelte di politica sanitaria e di governo clinico sulla scorta di quanto definito dalla pro- grammazione socio-sanitaria e l’integrazione fra politiche sanita- rie e politiche sociali. A tutti i livel- li di contrattazione le organizzazio- ni sindacali hanno responsabilità del governo clinico e nell’Acn si sottolinea come la mancata ade- sione agli obiettivi e percorsi con- cordati diventa motivo per la verifi- ca del rapporto di convenzione fi- no alla revoca. L’accordo regola il rapporto di lavoro autonomo con- venzionato per l’esercizio delle at- tività professionali tra Mmg e le Asl per lo svolgimento nell’ambito e nell’interesse del Ssn dei compi- ti e delle attività relative ai settori:

Assistenza primaria, Continuità assistenziale, Medicina dei servi- zi territoriali, Emergenza sanitaria territoriale.

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¼ Convenzione, libertà e autonomia

Già leggendo quanto riportato dell’Acn si possono fare delle con- siderazioni circa l’indipendenza, l’autonomia e la responsabilità del medico di medicina generale che opera in regime di “convenzione”.

Parole chiave sono: “condivisio- ne”, “assunzione condivisa di re- sponsabilità”, “organizzazioni sin- dacali”. Queste termini si concre- tizzano nella pratica quotidiana in PDTA (Percorsi Diagnostici e Tera-

peutici Assistenziali) e RAO (Rag- gruppamenti di Attesa Omogenei) che la medicina generale è invita- ta a rispettare con un comporta- mento uniformato e condiviso.

Uniformato, ovviamente verso una delega della patologia ad una struttura di secondo livello e con- diviso in una maniera “comunita- ria” dimenticando che non ci può essere responsabilità condivisa tra professionisti, che essa rimane individuale e non vi può essere condivisione nella responsabilità di una prescrizione o di un tratta- mento, essa è sempre di chi pone la firma sulla ricetta. Non vi può essere delega (sindacale, politica o a commissioni) alla decisione di condivisione né tantomeno alcuna decisione diagnostica o terapeuti- ca può essere imposta. Si presup- pone che i medici di medicina ge- nerale siano tutti uguali (e proba- bilmente si vuole che lo siano) e, ancora una volta, si mette in evi- denza come necessità locali, or- ganizzazioni aziendali, organizza- zione di reparti o di ambulatori ospedalieri condizionino il com- portamento di medici che dovreb- bero invece avere come riferimen- to per la gestione delle patologie le linee guida internazionali. La Medicina Generale è la specialità che si fa carico delle malattie fre- quenti e, se non c’è bisogno di tecnologia costosa o manovre specialistiche, queste non dovreb- bero mai essere delegate ad un secondo livello. Emerge chiara- mente nell’Acn il ruolo determi- nante delle organizzazioni sinda- cali nella formazione e nel gover- no clinico e contemporaneamente emerge in tutta la sua drammatici- tà l’assenza del mondo accademi- co e delle società scientifiche na- zionali ed internazionali.

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¼ L’ambiguità tra rappresentanza sindacale e scientifica

La rappresentanza sindacale spac- ciata per rappresentanza scientifi- ca della Disciplina, una accettata

“normalizzazione” della profes- sione con esclusione di qualsiasi condotta non “condivisa” attra- verso protocolli, formazione locale e regole prescrittive. Un compor- tamento uniformato previsto per regolamento con un livellamento delle prestazioni. Esempi eclatanti di tali “regolamenti” esproprianti professione alla medicina genera- le sono i piani terapeutici rilasciati dallo specialista per la prescrizio- ne di farmaci di malattie frequenti (es: diabete) o la necessità di visi- ta specialistica per il rilascio dell’e- senzione ticket per patologia (rea- le strumento lobbistico). La perce- zione che la gente ha della medici- na generale è diventata per que- sto quella di una “medicina di ba- se” che delega per incompetenza.

È evidente come sia assolutamen- te necessario ridare responsabilità (abilità a rispondere) alla medicina generale impantanata in una ele- fantiaca giungla burocratica e ri- mettere al centro del sistema que- sta disciplina che da arte liberale si è trasformata in arte servile, una medicina non più antropocen- trica ma orientata al sistema più che al paziente.

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¼ Organizzazione del lavoro Nella bozza del prossimo Acn si legge: I medici di cure primarie operano obbligatoriamente all’in- terno delle nuove forme organizza- tive. I medici di medicina generale aderiscono obbligatoriamente al sistema informativo (rete informa- tica e flussi informativi) di ciascu-

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na Regione e al sistema informati- vo nazionale, quali condizioni irri- nunciabili per l’accesso e il mante- nimento della convenzione. Le Regioni, entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente Accordo, definiscono gli atti di programma- zione volti a istituire le nuove for- me organizzative (Aft - Aggrega- zione Funzionale Territoriale e Uccp - Unità Complessa di Cure Primarie). La Uccp rappresenta la forma organizzativa complessa che opera in forma integrata all’in- terno di strutture e/o presidi indivi- duati dalla Regione, con una sede di riferimento ed eventuali altre sedi dislocate nel territorio. Essa persegue obiettivi di salute e di attività definiti dall’Azienda Sanita- ria, secondo un modello-tipo coe- rente con i contenuti dell’Acn e definito dalla Regione. Opera, inol- tre, in continuità assistenziale con le Aft, rispondendo, grazie alla composizione multi-professionale, ai bisogni di salute complessi. La Uccp garantisce il carattere multi- professionale della sua attività at- traverso il coordinamento e l’inte- grazione principalmente dei medi- ci, convenzionati e dipendenti, delle altre professionalità conven- zionate con il Servizio Sanitario Nazionale, degli odontoiatri, degli infermieri, delle ostetriche, delle professioni tecniche, della riabilita- zione, della prevenzione e del so- ciale a rilevanza sanitaria. Tutti i medici di cure primarie partecipa- no obbligatoriamente alle attività della Uccp di riferimento nel ri- spetto della programmazione re- gionale. I medici di medicina gene- rale aderiscono obbligatoriamente al sistema informativo nazionale, avvalendosi dei sistemi informativi regionali. Nonostante che nella bozza di Acn si legga che le Aft

sono forme organizzative mono- professionali che perseguono obiettivi di salute e di attività defi- niti dall’Azienda, il livello di nego- ziazione regionale sembra preve- dere modelli differenti. La Regione Veneto, per esempio, implementa lo sviluppo delle Cure Primarie at- traverso la diffusione del modello di Medicina di Gruppo Integrata, definendone il contratto di eserci- zio tipo e prevedendo forme tran- sitorie a termine per una graduale estensione del modello su tutto il territorio regionale.

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¼ I limiti delle imposizioni

In Europa l’organizzazione del lavo- ro varia da paese a paese a secon- da che il modello sia di tipo libera- le, regolamentato o a salario; l’or- ganizzazione dipende dal sistema di pagamento delle prestazioni mediche, dalle modalità di acces- so alle cure primarie, dalla disponi- bilità di attrezzature e dalla libertà o meno di acquisire nuovi pazienti- clienti. In nessuna nazione euro- pea è stato imposto in maniera coatta ai medici di associarsi e in ogni caso di non avere la possibili- tà di scegliere liberamente i colle- ghi con cui lavorare. Le regole im- poste alla MG italiana hanno di fatto impedito lo sviluppo “sponta- neo” degli studi medici ponendoli all’ultimo posto in Europa per at- trezzature e clinical skills, in realtà, e paradossalmente, ci sono più attrezzature diagnostiche e servizi nelle farmacie che negli ambulato- ri. Si giustifica l’imposizione delle aggregazioni con la maggior dispo- nibilità oraria e la conseguente di- minuzione dell’afflusso al Pronto Soccorso, eppure qualsiasi addet- to ai lavori sa benissimo che i mo- tivi per cui la gente si reca al Pron-

to Soccorso sono indipendenti dall’orario di apertura degli studi e sono ben altri: l’accesso immedia- to alla specialistica, l’accesso alla diagnostica, la mancanza di tesse- ra sanitaria, l’ipocondria, la man- canza di fiducia nella medicina ge- nerale, il secondo parere per una diagnosi di cui non ci si fida, ecce- tera. Il Pronto Soccorso è diventa- to un ambulatorio di primo livello che fa da gatekeeper alla speciali- stica e che può fornire, nella mag- gior parte dei casi gratuitamente o a basso costo, in tempi brevi pre- stazioni per cui ci sono lunghi tempi di attesa. Il numero dei codi- ci bianchi ne è la riprova così come lo è il fatto che non vi è alcuna di- minuzione del ricorso al Pronto Soccorso dei pazienti dei medici che operano in medicine di gruppo integrate. Il Governatore della Re- gione Veneto ha appena annuncia- to (Il Gazzettino 21.7.2016) la di- sponibilità di una applicazione per lo smartphone anti-code: il Pronto Soccorso da luogo dell’emergenza ad ambulatorio di cure primarie.

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¼ Gli obblighi

Il fatto che i medici di medicina generale debbano aderire obbliga- toriamente al sistema informativo (rete informatica e flussi informati- vi) di ciascuna Regione e al siste- ma informativo nazionale e che queste siano condizioni irrinuncia- bili per l’accesso e il mantenimen- to della convenzione pone ancora degli interrogativi. Le cose che ri- guardano la vita intima dell’indivi- duo sono faccende politiche o so- no faccende strettamente dome- stiche? Con il Fascicolo Sanitario la politica entra nella sfera dell’intimi- tà. Il fatto che gli aspetti privati ri- entrino nella sfera amministrativa

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attraverso moduli, ricette o prescri- zioni è ormai accettato come “na- turale” come se il corpo non fosse più proprietà privata ma oggetto della bio-politica.

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¼ La burocrazia

La professione è soffocata da una burocrazia smisurata, i medici del- la Ulss 13 Veneto hanno ricevuto l’anno scorso 199 comunicazioni dagli uffici amministrativi. Tali co- municazioni, di provenienza pre- valentemente distrettuale, riguar- davano gli argomenti più dispara- ti: dalla richiesta di pulizia di liste di pazienti alla trasmissione di re- portistica varia, dalla procedura per richiedere un trasporto in am- bulanza alla trasmissione di “rag- gruppamenti di attesa omogenei”

per la richiesta di prestazioni di secondo livello, dall’elenco dei farmaci da prescrivere in DPC agli inviti ai “corsi di formazione” or- ganizzati dalla Asl, dai Piani Dia- gnostici e Terapeutici “concorda- ti” alla sottoscrizione di inviti agli screening, ecc. Un accanimento esasperante che impedisce an- che al medico più motivato di continuare a lavorare con sereni- tà. L’implementarsi quotidiano di complicazioni prescrittive, le diffi- coltà alla prescrizione della dia- gnostica, il difficile districarsi, an- che con avanzati sistemi informa- tici (che richiedono a loro volta tempo e applicazione), tra note, codici ed esenzioni impediscono ancor di più il dedicarsi alla cura, aumentano il contenzioso con i pazienti e portano via risorse allo sviluppo professionale. L’influen- za della smisurata componente burocratica sulle scelte diagnosti- che e terapeutiche ha aumentato il solco tra la professione e il “go-

verno amministrativo”, le decisio- ni vengono guidate da protocolli prodotti da processi decisionali accentrati quando la professione per sua natura è basata su deci- sioni decentrate, personali, libere e responsabili. L’omogeneizzazio- ne di una professione, sempre più pianificata, impedisce il merito ed è frustrante per i migliori, impedi- sce la crescita e, ancora una vol- ta, confonde l’efficacia con l’effi- cienza. Ogni medico è unico no- nostante la formazione, il pro- gramma per una medicina gene- rale migliore non può che passare attraverso un progetto “umanisti- co” che preveda il rispetto del ta- lento, delle capacità di relazione e della professione di ciascun pro- fessionista. Un programma che preveda il riconoscimento pieno della medicina generale come specialità (come in tutti i paesi evoluti) e che ne programmi il re- cupero di funzioni, compiti, abilità e considerazione.

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¼ La formazione

Nella bozza di Acn si legge: Le Regioni promuovono la program- mazione delle iniziative per la for- mazione continua, tenendo conto degli obiettivi formativi sia di inte- resse nazionale, individuati dalla Conferenza permanente per i rap- porti tra lo Stato le Regioni e le Province autonome, sia di specifi- co interesse regionale e aziendale.

La partecipazione alle attività di formazione continua costituisce requisito indispensabile per svol- gere l’attività di Mmg. In ciascuna Regione è istituito un comitato permanente regionale composto da rappresentanti della Regione e da rappresentanti sindacali propo- sto a ... fornire indirizzi sui temi di

formazione di interesse regionale (70% del totale x 10 sabati x alme- no 40 ore)”. L’autonomia, l’indipen- denza e la libertà di una professio- ne non sono delle entità acquisite per diritto ma sono conquistate e mantenute grazie alla volontà e al merito. Il merito è frutto della for- mazione, è il risultato di un’alchi- mia riuscita fra talento e impegno ed è il motore della libertà.

Chi si oppone ad una formazione di base, ad uno sviluppo profes- sionale e ad una carriera basati sul merito si oppone alla libertà pro- fessionale e favorisce una sorta di mediocrità che purtroppo sta dila- gando. Chi pensa ai professionisti in termini di “classe” o “catego- ria” pensa in termini omogeneiz- zanti, tutti uguali, ma ogni atto medico ha una responsabilità indi- viduale; non esiste una responsa- bilità della “classe medica” o della

“categoria dei medici di famiglia”, ogni singolo atto è merito o deme- rito di un singolo che non può scomparire in un limbo classifica- tivo. Questo incasellamento sen- za riconoscimento del merito indi- viduale è un limite alla libertà ed è causa di infelicità. Il talento senza riconoscimento non ha alcun valo- re. In Italia, per quanto riguarda la medicina generale, questo inca- sellamento è causa di sudditanza verso le altre specialità che si sentono investite di un “sapere”

superiore e che si sentono per questo in diritto di insegnare e giudicare.

Da noi il talento ed il merito sono frutto della posizione, del setting lavorativo e della carriera, esatta- mente il contrario di quanto do- vrebbe avvenire. Questo stato di cose è talmente radicato nella mentalità comune che ormai la maggior parte dei medici e dei

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pazienti sono convinti che un ospedaliero ne sappia di più di un medico di famiglia (di base!) e che un universitario ne sappia più di un ospedaliero. La formazione dei medici di famiglia è fondamentale per la libertà della professione e per la libertà dei pazienti.

Purtroppo, nel nostro paese, per la Medicina Generale, non è pre- visto un iter di carriera, basato su qualsivoglia criterio di selezione, come esiste nei paesi in cui la disciplina è accademica. Non ab- biamo un metro per misurarci e l’assenza di giudizio, all’apparen- za rassicurante, contrariamente a quanto si possa pensare, genera insicurezza, impotenza, sottosti- ma e sudditanza.

Oltre all’iter formativo sono indi- spensabili anche altre cose: la pri- ma cosa è la certezza del ruolo.

Essa deriva da una certezza nor- mativa, dalla chiara consapevolez- za della localizzazione della figura del Medico di Famiglia nel siste- ma delle cure primarie. Ciò signifi- ca una definizione non travisabile delle competenze nei confronti della specialistica e nei confronti del sistema burocratico. La possi- bilità reale di concorrenza profes- sionale ed economica.

Questo è l’unico vero stimolo per lo sviluppo di qualsiasi professio- ne. Abitudine ad appropriarsi delle nuove tecnologie: molti dei nostri ambulatori non sono molto diversi da quelli di trenta anni fa; la mag- gior parte di noi ha come stru- menti solo fonendoscopio, mar- telletto e sfigmomanometro. Ciò è impensabile ed è antistorico. La maggior parte delle nostre dele- ghe non deriva dalla mancanza di conoscenze ma dalla mancanza di strumenti tecnologici e di mezzi diagnostici. La libertà imprendito-

riale ed organizzativa: ciò significa che oltre a definire le “competen- ze e abilità minime” bisognerà soltanto definire ciò che la Medici- na di Famiglia non può fare la- sciando la massima libertà indivi- duale di organizzazione e di realiz- zazione. Le nostre scelte organiz- zative e di sviluppo sono legate alla visione politica del Sistema Sanitario.

Sono quindi ideologiche e spesso sono prodotte da norme contrat- tuali più che da esigenze profes- sionali. La qualità: i medici di fami- glia dovrebbero essere conosciuti come i medici della qualità. Ogni azione dovrebbe tendere all’eccel- lenza. Nessuna formazione “nor- malizzata” potrà raggiungere al- cun obiettivo di miglioramento.

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¼ Le linee guida

L’Acn prevede a livello locale la produzione di linee guida, protocol- li diagnostici assistenziali e confe- renze di consenso in ambito di Di- stretto. Il medico di medicina ge- nerale deve “contribuire alla diffu- sione e all’applicazione delle buo- ne pratiche cliniche sulla base dei principi della evidence based me- dicine, nell’ottica più ampia della clinical governance”.

La MdF molto probabilmente do- vrà continuare a vivere con il para- dosso che il rigore dei criteri di inclusione e il tipo di selezione dei pazienti necessari per i trial con- trollati sono esattamente l’oppo- sto di quanto avviene nella pratica quotidiana. Per questi motivi c’è il rischio fondato che le linee guida formulate a livello locale, spesso su parametri economici, entrino in conflitto con la libertà professio- nale e talvolta con le stesse linee guida internazionali. Non solo,

dobbiamo tener presente che le linee guida per la gestione delle malattie più frequenti sono pro- dotte da società scientifiche a li- vello mondiale, continentale e na- zionale e che spesso si nota un gap fra la loro produzione e la loro divulgazione. Spesso i medici pra- tici ne vengono a conoscenza quando ormai è già stata prodotta l’edizione successiva.

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¼ La tecnologia

La tecnologia maggiore nell’ambu- latorio del Mmg rimane il sistema informatico di raccolta dati. Ma il computer non è solo un raccogli- tore e trasmettitore di dati è qual- cosa di più e per questo già nel lontano 1996 pubblicai un “codice per la robotica in medicina di fami- glia” e presentai nel 1998 ad un congresso mondiale delle società scientifiche della medicina gene- rale, tenutosi a Dublino, la propo- sta di una “carta per la robotica in medicina di famiglia”.

I nostri computer si sono poi evo- luti riuscendo a fare ciò che prima solo un dottore poteva fare: inter- pretare dati, seguire linee guida, assistere il processo diagnostico, aiutare nelle prescrizioni, gestire strumenti e tecnologie diagnosti- ci, seguire nel tempo alcune ma- lattie, gestire la formazione conti- nua e lo sviluppo professionale, gestire conferenze virtuali, gestire il budget dello studio etc. (fase robotica).

Senza rendercene conto abbiamo vissuto e stiamo vivendo un cam- biamento talmente grande che potrà travolgere in maniera defini- tiva la nostra professione. L’evolu- zione delle risorse informatiche e telematiche in medicina di fami- glia condurrà inevitabilmente ver-

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so una robotica avanzata. La plura- lità dell’offerta, la libera scelta e il controllo dell’evoluzione da parte dei medici di famiglia assumono quindi un’importanza strategica fondamentale per la sopravviven- za e la libertà della disciplina ma soprattutto per la libertà delle per- sone che a questa disciplina si af- fidano. Come abbiamo visto però in Italia queste regole di libertà vengono disattese, i dati forniti al medico devono obbligatoriamente essere forniti al sistema pubblico la cui influenza omogeneizzante e il controllo sulla tecnologia infor- matica dell’ambulatorio è partico- larmente pesante.

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¼ I pazienti

La professione è fortemente in- fluenzata dai pazienti e non po- trebbe essere altrimenti trattando- si di una professione di “servizio”

caratterizzata dalla continuità del rapporto. I cambiamenti principali avvenuti negli ultimi anni sono es- senzialmente tre: l’aumento del numero di anziani, l’aumento del numero degli assistiti extracomu- nitari, la generazione millenium.

L’aumento del numero di anziani ha comportato un aumento delle patologie croniche, delle cure pal- liative e un peso sempre maggiore della componente “sociale” della cure. È una popolazione che non è in grado di gestire i cambiamenti, soffre di un analfabetismo tecno- logico e di un “disagio cognitivo”

che la rende fragile.

L’affiancarsi al medico di medicina generale di figure come l’infermie- re, il fisioterapista, il palliativista, l’assistente sociale, il funzionario distrettuale e il geriatra territoriale ha prodotto un sistema di relazioni che condiziona le scelte terapeuti-

che e pone problemi di responsa- bilità. L’aumento del numero di as- sistiti extracomunitari comporta un cambiamento dell’approccio al paziente, una modifica importante dello stile di “visita” e condiziona non poco la professione perché di- verse sono le aspettative di cura così come diverse sono le creden- ze religiose, i valori della vita e le possibilità economiche.

La generazione millenium, quella dei ragazzi che nei primi anni del 2000 terminano la scuola per en- trare nel “mondo del lavoro”, sono utilizzatori del web, formulano quesiti precisi, chiedono accerta- menti talvolta improbabili, hanno scarse economie.

Questa popolazione ha a disposi- zione un oceano di informazioni, ma spesso una preparazione “cul- turale” assolutamente inadeguata per gestirle. Tutte le categorie di pazienti, in un modo o nell’altro, influenzano l’operato del medico che viene sottoposto ad infinite forme di condizionamento, la pri- ma di tutte la richiesta di visita specialistica per la diffusa convin- zione che questa sia sempre ne- cessaria e in ogni caso richiesta come autorevole certificazione dell’operato del proprio medico.

Non potrebbe essere altrimenti in un sistema costruito sulle “specia- lità”. Non potrebbe essere altri- menti anche nel caso di richieste di terapie, giorni di assenza di lavo- ro o certificazioni le più varie in un sistema in cui tutto sembra essere un “diritto”.

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¼ Il futuro

Le cure primarie e la medicina generale in particolare stanno ra- pidamente cambiando per una serie di fattori, tra i più significati-

vi dobbiamo considerare quelli economici, quelli scientifici-tec- nologici e quelli legati alle aspet- tative della popolazione. Il Ssn di tipo Beveridge di fronte all’invec- chiamento della popolazione, alle maggiori possibilità diagnostiche e terapeutiche si sta dimostrando difficilmente sostenibile, l’allun- gamento dei tempi di attesa e la indisponibilità di metodologie e tecniche terapeutiche sono sinto- mi di una malattia difficilmente curabile.

Sempre più spesso i pazienti si rivolgono a strutture alternative bypassando anche chi nel Ssn dovrebbe avere la funzione di ga- te-keeper, il Mmg diventa così il medico di chi non può permetter- si l’accesso alle cure private. La Medicina Generale sarà esclusa dal futuro? Genetica, Bionica (bio- logia-elettronica) e Biotica (biolo- gia-informatica) assieme alla mo- bile e digital technology cambie- ranno l’approccio diagnostico e terapeutico e daranno ai pazienti la gestione della loro salute. Gli scenari potranno variare da una nuova alleanza tra medico e pa- ziente alla post-physician era, dal- la scomparsa delle specialità al recupero delle humanities.

Nessun cambiamento sarà co- munque indipendente dall’innato desiderio profondo di libertà indi- viduale di ogni singolo individuo e di ogni singolo professionista, questo desiderio sarà quello che condizionerà qualsiasi sistema di erogazione delle cure, questo è quello che dobbiamo tenere pre- sente sempre se teniamo alla sopravvivenza della nostra Disci- plina.

Bibliografia disponibile a richiesta

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