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Academic year: 2021

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Andrea Bocco

L’impronta ecologica come metodo per orientare le scelte nelle costruzioni

Lo scorso 19 ottobre il Consiglio d’Europa ha identificato tre settori prioritari per il riorientamento

“sostenibile” dell’economia: abitazione, trasporti, alimentazione.

Forse non si poteva prevedere una tale presa di posizione, stimolata dall’attuale crisi economica, ma da tempo era chiaro che i temi fondamentali fossero questi, e bene ha fatto la Regione Piemonte nel 2005 a incaricare l’Istituto Ricerche Economico-Sociali (IRES) di svolgere due studi, diretti da Fiorenzo Ferlaino e coordinati da Marco Bagliani con Simone Contu, sull’applicazione del metodo dell’impronta ecologica (EFA) alla valutazione degli impatti dell’allevamento di bovini e dell’edilizia residenziale in Piemonte.

Gli esiti di tali ricerche, terminate da tempo ma solo ora pubblicate, sono stati presentati il 5 novembre nel seminario Quanta natura utilizziamo?

L’EFA, introdotto da Wackernagel e Rees negli anni Novanta, quantifica l’impatto ambientale di attività economiche attraverso una sola grandezza sintetica (“ettari globali”). L’EFA è oggi ampiamente diffuso, ad es. negli annuali Living Planet Report, e si sta anche affermando tra le imprese.

La ricerca in ambito edilizio ha preso in considerazione due case multifamiliari, una a Concorezzo (MI) l’altra a Vinovo (TO), quest’ultima solo sulla base di dati di progetto. Gli esiti sono pertanto parziali e non consentono di trarre conclusioni se non in termini di metodo.

A partire dai capitolati, è molto laborioso risalire a tutta la filiera produttiva fino alle materie prime.

Approssimativamente, l’energia inglobata nell’edificio di Vinovo è stata stimata in 3,2 GWh (2.200 kWh/m2), convertibile in un’impronta ecologica di 226,4 ettari (4,53 pro capite, 0,16 ha/m2).

Ancora piú problematico è risultato il calcolo dell’impronta ecologica dei processi costruttivi in cantiere, che può dipendere molto da aspetti immateriali (organizzazione).

I valori annui pro capite dell’impronta ecologica derivante dai consumi energetici, piú facili da rilevare, risultano per Vinovo di 0,53 ettari: in questo edificio, molto energivoro, la costruzione risulterebbe “pesare”

circa 9 volte i consumi annuali; in uno accettabile secondo gli attuali standard tale proporzione aumenterebbe parecchio. Nelle scelte progettuali, appare di conseguenza prudente privilegiare la durabilità su altri requisiti.

Interessante poi che persino i pellet importati dall’Austria risultino piú vantaggiosi dei combustibili fossili, e che la produzione di energia elettrica con pannelli fotovoltaici sia giustificata solo dove quella di rete sia prodotta da fonti non rinnovabili.

Il lavoro dell’IRES mostra, tra l’altro, le potenzialità dell’EFA per la valutazione del patrimonio edilizio esistente, anche al fine di orientare le politiche pubbliche sul retrofit, e per l’impiego in campagne di sensibilizzazione. Tra le applicazioni piú promettenti, un’etichettatura dei prodotti per l’edilizia e un database che riporti i loro valori medi di impronta ecologica (da moltiplicare per coefficienti a seconda della provenienza), per facilitare le scelte di committenti e operatori.

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