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Alla conquista della sindrome di West

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Academic year: 2021

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Rosati S, et al. Medico e Bambino Pagine Elettroniche 2020;23(10):260 https://www.medicoebambino.com/?id=PSR2010_30.html

260

MeB - Pagine Elettroniche

Volume XXIII

Dicembre 2020

numero 10

I POSTER DEGLI SPECIALIZZANDI

ALLA CONQUISTA DELLA SINDROME DI WEST

Sara Rosati, Serena Di Marco, Margherita Valiani, Alice Bonuccelli, Diego Peroni

Scuola di Specializzazione in Pediatria, Università di Pisa

Indirizzo per corrispondenza: saraliz@tin.it

Descriviamo il caso di due lattanti di 7 e 5 mesi, arriva-te alla nostra atarriva-tenzione per l’insorgenza di spasmi in fles-sione e regresfles-sione psico-motoria.

Nel primo caso era stato sospettato un reflusso gastro-esofageo, trattato con terapia sintomatica senza significa-tivo miglioramento.

Nel secondo caso, la bambina presenta familiarità per sindrome di West, diagnosticata a 5 mesi nella mamma e trattata con ormone adrenocorticotropo (ACTH) senza sequele neuro-psicologiche.

In entrambi i casi la registrazione video-EEG ha identi-ficato un pattern ipsaritmico e ha permesso la conferma della diagnosi di sindrome di West. Non si sono rilevate cause secondarie sottostanti lo sviluppo della sindrome (RM encefalo negativa), confermando l’eziologia cripto-genetica.

Le due bambine sono state entrambe trattate con ACTH, con progressiva riduzione della sintomatologia e miglioramento del quadro EEG.

Il follow-up neurologico (tutt’ora in corso presso il no-stro ambulatorio di Neurologia pediatrica) ha mostrato scomparsa degli spasmi e una graduale ripresa delle nor-mali tappe dello sviluppo evolutivo.

La sindrome di West, caratterizzata dalla triade spasmi flessori o estensori coinvolgenti arti e testa/collo, ipsaritmia al tracciato EEG e ritardo nello sviluppo psicomotorio, esordisce tipicamente nel primo anno di vita con picco tra i 4 e i 7 mesi. Seppure il quadro clinico sia tipico, studi re-centi mostrano come spesso ci sia un ritardo diagnostico per mancato riconoscimento da parte del pediatra.

Le forme criptogenetiche sono quelle per cui è previsto un miglior esito neurologico, rispetto alle forme sintomatiche in cui più spesso può persistere un ritardo psicomotorio.

La terapia con ACTH è considerata quella di prima scelta, seppur non sia ancora standardizzata per dosi e du-rata e spesso non venga instaudu-rata prontamente.

L’utilizzo dell’ACTH si associa a miglioramento della sintomatologia con riduzione del numero delle crisi e sembra essere associato anche a un miglior esito in termi-ni di sviluppo psicomotorio e cogtermi-nitivo a lungo termine.

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