Autorità dei bacini regionali del Lazio
Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (versione 2005 a sx e 2012 a dx) Aree a pericolosità e rischio di frana
Sulla base delle caratteristiche d’intensità dei fenomeni rilevati (volumi e velocità), il PAI disciplina l’uso del territorio nelle aree in frana in relazione a tre classi di pericolo:
Aree a pericolo A
Aree a pericolo di frana molto elevato: si
riferiscono alle porzioni di territorio che risultano essere interessate da frane caratterizzate da elevati volumi e/o movimento da estremamente rapido a rapido;
Aree a pericolo B
Aree a pericolo di frana elevato: sono riferite alle porzioni di territorio interessate da scarpate o in cui sono presenti frane caratterizzate da volumi modesti e/o movimento da rapido a lento;
Aree a pericolo C
Aree a pericolo di frana lieve: sono riferite a quelle porzioni di territorio che risultano interessate da scivolamenti lenti delle coltri superficiali e/o da frane caratterizzate da piccoli volumi e movimento lento.
Osservazione: il PAI dell’ABR Lazio
collega la pericolosità di frana alla
velocità del movimento ed ai volumi
coinvolti, e MAI allo stato di attività
(attivo, quiescente, inattivo).
Il Piano individua il rischio nell’ambito delle aree in frana in funzione dei beni mobili ed immobili, pubblici e privati, che possono essere interessati e direttamente coinvolti dagli eventi calamitosi. Vengono definiti tre livelli di rischio:
Rischio molto elevato (R4):
quando esistono condizioni che determinano la possibilità di: perdita di vite umane o lesioni gravi alle persone; danni gravi e collasso di edifici o infrastrutture; danni gravi ad attività socio-economiche;
Rischio elevato (R3):
quando esiste la possibilità di: danni a persone o beni; danni funzionali ad edifici ed infrastrutture che ne comportino l'inagibilità; interruzione di attività socioeconomiche;
Rischio lieve (R2):
quando esistono condizioni che determinano la possibilità di danni agli edifici e alle infrastrutture senza pregiudizio diretto per l’incolumità delle persone e senza comprometterne l’agibilità.
I Comuni e tutti gli altri soggetti pubblici e privati interessati possono effettuare verifiche e presentare istanza di riperimetrazione e/o di
riclassificazione delle aree a pericolosità e rischio idrogeologico (Art. 20 NTA), in base a più specifiche conoscenze sulle condizioni effettive dei fenomeni di dissesto, alla realizzazione di interventi di stabilizzazione, al verificarsi di fenomeni di dissesto.
Riclassificazione, perimetrazione e deperimetrazione delle aree in frana devono essere effettuate seguendo le metodologie del PAI, con uno studio di compatibilità geomorfologica conforme all’allegato 7 delle NTA, “Linee guida per gli studi finalizzati alle valutazioni di stabilità dei versanti”.
Le proposte di rettifica dovranno essere riportate su cartografie di dettaglio (almeno 1:5000) e basate su specifici rilievi topografici.
Prima di eseguire uno studio di approfondimento di un’area in dissesto è opportuno effettuare un’attenta valutazione costi/benefici.
Norme di attuazione del PAI
REQUISITI DEGLI STUDI (Allegato 7 NTA)
Le indagini devono prevedere un rilevamento geologico-tecnico, idrologico- idrogeologico e geomorfologico di dettaglio dell’intero versante e consentire di:
1. Individuare la superficie di scorrimento o la superficie ritenuta critica, anche mediante sondaggi e prove in sito;
2. Individuare i potenziali punti di distacco e i volumi rocciosi in equilibrio precario mediante rilevamento geologico tecnico in parete o eventuali perforazioni in
parete e/o rilievi geofisici, nel caso di fenomeni attivi o potenziali che interessano masse rocciose;
3. Individuare i percorsi e le direzioni di deflusso delle acque dilavanti o incanalate lungo il versante (meteoriche o di scarico) e la loro influenza sulla stabilità del versante stesso;
4. Definire i livelli piezometrici e la loro variabilità temporale, anche mediante acquisizione di dati provenienti da piezometri opportunamente posizionati, con osservazioni ripetute nel tempo;
5. Rilevare eventuali deformazioni del versante, mediante l’uso di inclinometri o altri sistemi di misura;
6. Valutare, mediante prove in sito, di laboratorio ed eventualmente back analysis le proprietà meccaniche dei terreni.