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Cronache Economiche. N.292, Aprile 1967

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(1)

OAMERA DI OOMMEROIO

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

DI TORINO

292

SPEDIZIONE IN ABBO POSTALE (III GRUPPO)

CRONACHE

ECONOMICHE

(2)

Un

particolare che conta ...

VERMOUTH MARTINI ROSSO VERMOUTH MARTINI BIANCO VERMOUTH MARTINI DRY

(3)

cronache

ec

onomiche

mensile a cura della

camera di commercio

industria artigianato e

agricoltura di torino

numero 292 - aprile 1967

Corraspondenu, manOSCritti, pubblic.u.lonl deb-bono essere Indlnl.Z3,tl alla Direzione deth R,-vjUJ.. L'accettazione degl, ar[lcoli dipende dal

,iudizlo ,nsindacablle della Dlrez.lone. Gli SCritti firmati e StIlati nspecchlano soltanto il pen-Siero dell'autore e non impe,n3no la D.rezlone della RIVista nè I"Ammlnistrazione Camerale.

Per le recensioni le pubblicazioni debbono cs-sere Inviare In duplice copia. E' Vleuta la

ri-produzione de,II artICola e delle note senza

1"U[OnZZilZlonc de Il,} DireZione. I manoscritti, anche se non pubblicati non SI restitUiscono.

Direttore responsabile: Prof Dott, Giuseppe Carone

.

sommano

L. Mallè

3 Aspetti del barocco nella provincia di Cuneo -III

G. M. F. di Roccaferrera 14 Il valore di una informaZione

V. Zignoli

17 I parametri de'la dlrazlo'1e aZle:1dale nell'Industria laniera A, Hellinger

41 La taxatlon Indlrecte des entre;Jri3e3

M. Staderini

47 Per un or.::llnato sviluppo degli insediamenti turistici nel Mezzogiorno

D. Appendino

53 Struttura e funzio~a'it3 degli organismi cooperatiVI operanti nell'in -dustna olandese

c, Fregola

60 Considerazioni SJlla risicollUra piemontese

A. Gargano 62 Gli antiparassltan

U, Bardelli

67 L'atmosfera di Lonjra e quella di Tonno paragonate

G, Sacerdote

71 Il commercio internazlona!e negli anni '70 A. Richetti

75 « L'inflaZione tedesca» di G Peter3e'1 e K, Lanzsen 77 Tra i libri

86 Dalle riViste

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA E COMMERCIO Sede: Palazzo lascaris - Via Vittorio Alfieri, 15. Corrispondenza: Via Vittorio Alfieri, 15 _ Torino (120) - Casella Postale 413. Telegrammi: Camcomm.

Telefoni: 55.33.22 (5 linee). Telex: 21247 CCI A Torino C/c postale: 2/26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - C/c 53.

BORSA VALORI

Via San Francesco da Paola, 28. Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 - Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

laboratorio analisi chimiche - Via Andrea Doria, 15 Telefono: 55.35.09.

laboratorio stagionatura ed assaggio sete, lane ed altre materie tessili - Strada del Righino, 3

(5)

del

barocco

A

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PA H T E T E HZ \

/)(11/1"11 !!fIInr!1 li!!/u'lI 1Il1/"III'Chi/d/llrrt ddl(/ 11m, il/I'ia, l' H(,/'Iw/'t/o III/III/io l'il/ulII, figI/l'a flIr:.i dII' ril'l.l'll /III'illi/IOI'I(/II:O di l'l'illlisSllI/o /li((l/o 1/t'll"oll/hi/o ddl"ll/'chi/d/lI/'ll i/aliall(( /'II ('IUli/U'11 dr! 'ì()(), CO III l' /'(//1/11'1'.\'('11/((11/1' fl'(/ i Iliil fall/asiosi ( (Jl'i!!.illali dci glls/o l'oc()('li,

In copertina o colon, Mania Bortolon . . Affresco nell .. cupol~ del

Santuario di V.coforte. (Foto Arch. Museo CIVICO, TOrino).

CUIIII' ((CCI lilla/o, 1/011 .l'I l't !!.i,\!rollo dird/c fJol'/ccifJo:iolii dI'Ilo JIll'OI'/,{/ al{"l'dili:ia dl'l/lI

P I'O! illcia Gr((lIde " .\'1' siallo iII/t ITl'I/II/i (flcl/lIl' i'olli' sl/oi s//;.!/!,l'l'il/ll'lI/i, 'II/l'sto (' /(111(( d(( sOlldllrl' iII modo l'articollll'c iII .\'Iu'('ilicl/ SI'de, .l lo si ehhl'. fOI'/ulla/alil/'II/I, ,\'l'p11//I' I)oi 1(( .l'II'.I'.\'a Cl'iticlI

Bern.ardo AntoOlo Vittone· Palazzo G,nodl (interno d'un salonel. Costigliole Saluzzo.

(FOlO Areh. Museo C,vico. To"no).

(6)

t

Bernardo Antonio Vittone - Chiesa di S. Chiara (esterno). Bra. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(7)

Bernardo Antonio Vìttone - Chiesa di S. Maria Maddalena (interno). Alba. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

vittoniana ne tenne inst~fficiente conto - la partecipazione di un altro grandissimo, appunto il Vittone, Di origine canavese (di Jlathi) il Fittone, oggi, in una valutazione europea dell' archi-tettura rococo è divenuto pe' rso-naggio di risalto eccezionale, come qt~ello che si pone più chiam-mente sul filo d'un gt~sto « baroc-chetto » internazionale, con punti di contatto pi'ù' che con la Fran-cia, con le regioni germaniche; e raffronti di valori e di date sono in molti ptmti a vantaggio del Piemonte, Il Fittone lavoro quasi in tutte le zone del Pie-monte, e passo più' d'una volta nella « Provincia Grande»,

Eccolo in un'opera da asse-gnare al primo periodo, seppur non sia esattamente formulabile una datazione: il Palazzo Gi

-1'iodi a Costigliole Saluzzo (poi Nhmicipio) d'una certa seveTa gTand'iosità, La facciata ha una robt~sta risalita nel centro, col portale a balcone su colonne un po' massiccie, fasciate, con con-trasti di chiaroscuro e di scala-tUTa in profondità che sembTano, da parte del Fittone, tm tributo di simpatia ve1'SO modi cari al barocco secentesco piemontese, da Amedeo di Castellamonte fino al Garoe, Accento invece « ba1'oc-chetto » veTO e proprio offre, a Bra, Santa ChiaTa, chies(~ assai singolare al primo sguardo, così audace innanzitt~tto pe1' l'alzalo, d'insolito Tapporto p1'oporziona-le, La pianta combina tm'ellisse e una croce compressa; e se al-l'interno la visione è d'uno slan -ciato dilatarsi di ritmi, all' esterno colpiscono le forme che urgono e

si spingono, si sf01'zano a vi-cenda, accostando impennate ba-1'occhette a f1'eddezze addù'ittura classiciste, come il pO'l'tale così castigato e severo, su cui s'alza il finestrone ovale sistemato per-sino con sprezzo di convenienze, col cornicione supeTioTmente con -clt~so quasi in tangenza dell' alto finest1'one, spinto tanto in su nel StW slancio da infrangere la tra-beazione, costTetta a deviar'e il StW corso Tetti linea per diventare ar-cane allungato, quasi ovalizzato p1'otendendo come una pTua la cornice triangolata,Il tambt~1"o che inscatola la ct~pola, al di SOpTa di quei moti curvilinei compTessi, serrati, avvia un vivace giuoco di movimenti act~tamente e festo -samente spezzati e angolizzati, La musicalità del 1'itmo, la meravigliosa capacità di

(8)

B~rnardo Antonio Vittone - Palazzo Giriodi. Costigliole Saluzzo.

mere la dilatazio ne all' infinito degli spazi, appaiono più sciolti e vibranti nell'interno della chie-sa, nel proporsi di CLrcate in p]'ofondità e altezze diverse, rie-cheggiate: conche sonore che get -tcmo l'tma all'alt1'CL il stwno. Scenogmfica, teatmle, è l'aper-tw'a di gallerie, 7'iporta]ulo il pensiero a scritti del Vittone che calcolava, pe]' chi assiste alle sac]'e fZLnzioni, la possibilità sot -tile e. complicata di distr(t7'si (o 1"Clccogliersi?) in giochi di pro-spettive, E per lui che inte7"]Jreta l' (lrchitettum in te l'm ini simbo -listici (ad es, usando talora tre volte sovrapposte una sull' altra e traforate, culminanti in unico OCLLlo luminoso, alludendo alla

6

1

CRONACHE ECONOMICHE

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

Trinità nell' Uno) praticamente il seguire quei 7'itmi, il pe7'dersi in queste p1'ospettive, il vibmre nella composizione musicale vuol esse1'e contemplazione, anzi spe-rimentazione dei valori della di-vina misura.

I ntenw bellissimo è pure quello di Santa Ma1'ia Maddalena in Alba, anzi più estroso e capric-cioso dell'interno della chiesa di Bra (la facciata invece, impo-stata su tma marcata CtL1'vatura, 1'imase allo stato grezzo), Pur-troppo, all'interno, l'affresco del soffitto ha in parte sopraffatto il carattere dell' edificio, conferendo accento troppo vistoso e pesan-temente (t7,ticolato a quella che è la ritmica elastica, zampillante,

lttcidmnente ragionata del/e lIlelll-bra/we, }\] a del ritlolle si dorrà ancor ricordare, nella Provincia, la facciata della chiesa dellal Ce1'tosa di l'alca otto (poi resi-: denza dei Savoia) oggi material-mente trascurata. e, sul piano artistico, dimenticata, ma che è indubbiamente 1l1'!CL delle cose

notevoli dell' architetto e che, nel suo parti mento così magnilo-quente e segnato da tm elegante classicismo, sembra proporre Wl

7'ipensamento di forme juvar-riane.

Nla a parte l'opera dci grandi maestri settecenteschi finora COI/-side'rati, rimangono numerose te-stimonianze di altri architett.i che la storia dell' a'rchitetttLra ha t1"((-scU'rato o qtLasi dimenticato,

trop-po facilmente definendoli minori e secondari. Se alwni f7'a essi 'I1te1'itano una 1'ivalutazione tale da 1'enderli figure di singolare spicco, anche altri pur indub-biamente di secondo piano ma.n' i-festano q'ualità degnissime. È il caso ad es. di Giovanni T0111-maso Pnmotto, di ctLi si p1l0 trattene1'si alla parTocchicLle di Centallo che con spoglia pulitez-za, semplicità, Tiserbato senso a1'monico, lega il gusto di Ju-vana con quello più fluido e melodico di ritto ne; e non si dimentichi che Juva1Ta aveva chiamato p1'opr'io il Prunotto come assistente a Stupinigi, L'in-terno della chiesa, ha grandiosità sorprendente ed è da sottolineare in esso l'insegnamento juvar-'riano, desunto precisamente dallo Juvarra più tardo,

(9)

Giovanni Carto Aliberti - Affresco della cupola. Cuneo, Chiesa di S. Chiara. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(10)

di Fossano, ecco una dilatazione spaziale vittoniana, peTo più costj'etta, castigata; e certo un r1:eoclassicismo è lJresagito nella epurazione delle fonne,. al di là degli arconi e di poche curve di collcgam~nto, le testate di cap-pelle e le trabeazioni tornano ad esseTe Tettilinee, La cupola, nella sua prospettiva vista dall'in-teTno, richiama addiritttbra una idea di quelle struttw'e visionaTie j'isolte in un efjetto decorativo di Guarini (cupola di S, Lorenzo a TOTino) e 1\I1aTio Ludovico QuaTini la t1'C/.tta legandola a spunti del Vittone, Questa cu-pola in basso agli angoli addi-j'ittu1'C/. subisce un impTovviso ar-nt1'C/.re della cornice, e crea gTandi ingoTghi d'a1'ia con valoTe atmo -sferico, pittorico; ma l'efjetto

finale sta nella freddezza di con-cluzione degli arconi incrociati che nella fOTma e nella stessa decorazione già sono tanto pTOS-simi al gusto dell'ottocento,

La lJittu1'C/. settecentesca non ci ofjre in verità molti episodi di g1'C/.nde risalto, Sostiamo al sof-fitto di Santa Chiara in Cuneo afjTescato dall' AlibeTti, con un senso piuttosto massiccio ancora secentesco delle masse e peTO con gamme cTomatiche già intene1'ite e TiceTcatezze di disegno,. e più avanti al bell' afjj'esco della

CLt-pola al SantuaTio di ricofoTte, in cui il veneto 1\11 atti a Bortoloni, di de1'ivazione tiepolesca, pU1' se non di doti pittoTiche eccelse, seppe con intelligenza compren-dere come in quel vasto spazio che il Gallo aveva così sensibil

-mente inteso come dilatalo in vo-lucro senza peso, non occorresse sistemare una gl'ande composi-zione allegorica diramata a co-prire tntta la zona ma meglio [Jiovasse, per cos'ì dire, gettare frammentm'iamente, con tecnica 1'C/.p'ida - quasi chiazzando la [J1'C/.nde superficie - il soggetto: una « Gloria della T'eTginc)l, risolto in pochi episodi di figure' c di cielo, con WL movimentato

baldacchino l'ra le nubi, sotto-lineando il senso d'una appari-zione e di una provvisoria figura-zione teatnde, con lievità e occa-sionalità di velario, entro i colpi di luce fluttuanti dai fìnestToni, Non solo nella pittu1'C/. aulica di corte a Torino eTC/mo stati molti gli interventi fOTestieri; il Piemonte in gene Te vede

spic-Pietro Metey - Adorazione dei pastori. Cherasco, Chiesa dei Padri Somaschi. (Foto Arch, Museo Civico, Torino),

(11)

care non soltanto valori locali ma è campo di convergenza di forze e'W'opee; così nella stessa « Provincia Grande» compaiono f01'estieri e stranieTi lasciando ope're nolevoli, Fra le cose più alte, è tuttora dimenticata, pUI' dopo la ?'ecente ?'ivalutazione, anZL ?'iesumazione, la g1'Cmde pala con l'Adorazione dei Pa-stor'i di Sebastiano Ricci, vene-ziano della pri1na metà del Set-tecento, contempo1'Cmeo del T ie-polo ma per tanti veTsi legato da un Ialo Cl manieTisti secenteschi e dall' altTo a sottilissime ?'ic('l'-caiezze rococo; la pala h~ eseguita nel 1716 lJer la Cattedrale di Saluzzo ove si trova tutto?'a,

Più tardi, Piet?'o Methey, pit-tore francese matw'ato con una educazione franco-fiamminga, porto in Piemonte una certa te nde nza ?'ttbensiana, addolcita e ammanierata appunto attTa-verso più t'ecenti gusti francesi accademici: e ne sono testimo-nianza l'Adorazione dei Pastori e l'Adorazione dei 111 agi alla chiesa dei So maschi in Cherasco, Nella scultw'a non è ampia la prod1~zione d'alto livello che non sia strettamente provinciale, Il Crocifisso della Confraternita di Santa C?'oce in Cavallermaggiore è molto severo, a1tsteTo, soste-nuto da ?'obusta plasticità, opera spettante a Carlo Giuseppe Plwa che puo essere considerato il decano della scult1tra settece Il-tesca piemontese e che fu larga -mente attivo nella zona di Ca-valle1'lnaggiore e di Fossano, soprattutto per statue e gruppi devozionali e per quelle cosid-dette « macchine» p?'ocessionali (grand,i gruppi in legno o car-tone policromo) che si lJortavano in gi?'o, come 1'appresentazione teatrale vagante, durante le feste rel1'giose, La datazione del Cro-cifisso sta intorno al 1720, J.l;1a del Plura è da tener presente - e si tratta di StW attività lm'da - la presenza a Saluzzo, per statue di Santi e Virtù al grandioso altar maggiore della Cattedrale, L'altme si pone, pe1'

Carlo Giuseppe Plura - Altar Maggiore (parte superiore). Saluzzo, Duomo.

la st?'uttul'a, nella. scia della t?'a-dizione tardosecentesca piemon-tese di altari monumentali, stdla linea discesa dal Gtta?'ini attm, -verso Antonio Bertola e il Garoe e che 1'i?narrà operante fino al tardo '700, Ignoriamo l'archi-tetto che disegno l' alta?'e,' il Plura intavenne pe1' le statue, fm cui ?'isaltano i santi sol dati laterali,' le Firtù hanno punti di contatto con quelle eseguite dal Plttra per l' altar maggiore in S, Fi-1ippo di Torino, È da ?'ilevare, co munque, nell' Ope1'Cl salttzzese

1m' assistenza di aiuti,

L'ascendente del Plura fn

as-(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

sai ampio in tutta la « Provincia Grande» toccando decine e decine di M adonne, Cristi flagellati, Cristi ùocifissi, Cristi deposti, Santi Martù'i, Addolorate, An-geli eseguiti « alla maniera di » da anonimi maestri più' o meno espe?'ti e sensibili, specie nelle chiese e Confraternite delle zone di Bra, Possano, Savigliano, Cavallennaggio?'e, C1meo (in qttest'tdtima località, ttn accento derivato dal Plttra tocca il gntp-po della 111adonna all'altar mag-giore del Santua?'io degli Angeli, eli data più inoltmta, a.lla metà del secolo).

(12)

Più tardi, invece, sono alcuni inte?'venti nella tt PTov'incia

G?'an-de» di Stefano 1I1w'ia Clemente, attivo quasi soltanto nella scul-tura lignea, La sua figura, alla lu,ce della cTitica più ?"ecente, a1J-pare qualche poco scadutct dalla t?'adizionale valtdazione, pe?' via d'una ce1'ta sttperficialità espTes -siva e gene1'icità di sentimento, C,io non toglie che egli abbia av'Uto p1'egevoli momenti,

1'av-visabili anche in sue presenze nella tt Provincia G?'ande », come il giovanile grande gr'U1Jpo in legno dipinto della Risurrezione alla Trinità di Bm del 1759, carico d'ttn empito teatrale vi -stoso; mentre la chiesa di Santo Andrw nella stessa città serba tuttom due tardi gmppi del 1780 e 1781, una Presentazione di Gesù' al Tempio e ttna Presen

ta-zione di 111 aria, q'Uesta seconda

Altare (transetto sinistro). Savigliano, Chiesa di 5. Andrea.

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

Bartolomeo Solero - Vicoforte, Baldacchino: La Speranza. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

indebolita da forte intervento di bottega; la prima, invece, per quanto oggi scomposta (e forse

incompletct), è gentile e delicata nella sua dolcezza affettiva, p,'iva di problemi ma genuina,

JII1 a nella « P'rovincia Gmnde » compare anche 'Un ctUro scultore

(13)

Scultura in stucco belliss~ma,

Ira

le migliori in Piemonte e

pressoché ignota tuo T dei limiti regionali, è la « Gloria di Sant(l Chiara » in Santa Chiara d,i Bra,

di evidente 1'ialtacco alla cultU)'{l romana di deTivazione berni-niana del p?'ùno '700; tale st'ucco, di singolaTe finezza e g?'ande

morbidezza pittoTica, databile SLlI

-la metà del '700, è p?'ossimo pC/'

stile alle 0lJe1'e note di Be?'lUlrdino Barelli,

Se dalla scultuTa e dallo stucco si volesse trasco?'?'e?'e al campo

più esattamente definibile delle

« aTti decorative», il mobilio di

chiesa e sacTestia, l'intaglio di

cOTi, di credenze, di legg'ii, le

aTgente1'ie, i paTamenti, ci por-te?'ebbeTo ad un discorso t1'O])])0

esteso ed elencativo, Voglio

t1'Ot-teneTmi soltanto, nell'intaglio di

mobili sacTi, ad alcuni esempi singolari, come i bellissimi co-retti in S, Filippo a Fossano,

nei quali peTmane un gusto in

Carlo Giuseppe Plur. - Gruppo del Mosè, Cavallermaggiore, Chiesa di S. Croce.

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

Giovanni Batcisu Bernero - Gruppo dell'Assuma. Savigliano, Chiesa dell'Assunta.

certo senso d'a?,tigianato paesano, coscienzioso e un poco g?'eve ma

espertissimo e capace di Ticco, sontuoso efjetto, con densità di forme d'un barocchismo

accen-ttUtto,

N otevole complesso è il Tive

-st'imento ligneo di C01'O della

ch-iesa dell'Annunziata di Busca,

di eccellente disegno (si tenga

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

presente che sovente per (l}'11!adi di sac1'estia, seggi e pannelli di coro, credenze ecc, i disegni erano

dati da grandi architetti, t1'a cui

il Fittone stesso) con motivi (le

-corativi alludenti a un panneg-gio sostenuto ai lati, che Tichia-mano certi 1Jensie?'i vittoniani,

Nel campo dell'a1'genteTia, o

meglio più geneTicamente del

(14)

Mario ludovico Quarini - Cattedrale (Interno). Fossano. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(15)

l'oreficeria sacra, spicca come opera eccezionale fra tutte, l'edi-cola in bronzo dorato e argenio eseguita da Andrea Boucheron, aralo di corte e da Francesco Ladatte, torinese, sCLdtore di corte in bronzo (il cui curriculum è degno di stare alla pari con i migliO?'i nomi della scult'ura fran-cese del secondo quarto del '700); essa fu intesa come teca all' an-tico Sacro Pilone del santuario; s'innalza con svolgimento lus-,wreggiante, grandioso, adorna alla sommità ed agli spigoli di bronzi finissimi, a figure d'an-geli, trofei di emblemi, fiori, frutti, gmndi volute fogliacee, tutto trattato con robusto senso plastico ma anche con legge-rezza da pittore; e squisiti sono i due medaglioni laterali, dai delicati e vibranti valori atmo-sferici.

Al di là dell'esame della

pro-d uzione artistica, seguita speci-ficatamente nei singoli campi, sarebbe attraente un richiamo al fondersi delle varie arti nella suggestione d'una sempre viva poesia in antiche dimore rimaste intatte o quasi, nei castelli o ville del '600 e '700 nella Pro-vincia, Non molti i casi di sedi che ttdtora conservino pieno il loro carattere e completo il loro arredamento. Basti citare lo S7Jlendido castello di Guarene, che fonde il carattere di 1'eggia, palazzo cittadino, villa di cam-pagna: imponente edificio che dominando tutta la vallata, fu

esegt~ito da Giacinto Roe1'o di

Guarene, aristocratico m'chitetto dilettante che ebbe ad appoggiarsi ad insegnamenti di JUVa1TCl.

L'edificio, iniziato intorno al '26-'29, fu completato più tm'di con qualche 1'imaneggiamento; 'un gi{l1'dino alla francese,

in-Coretto della navata. Fossano. Chiesa di S. Filippo.

gentilisce la SLta imponenza ti n po' severa . .d ll'interno attrae la deliziosa piccola Galleria che ha tntta l'eleganza e dignità di ww galleria di grande reggia e nello stesso tempo un timbro raccolto, più intimo e fresco, primaverile. Nel castello l'arredamento è t'ut-tora nell'esatta sistemazione per cui fu creato in 1Jerfetto acc01'do fra ambienti, stucchi, dipinti, mobili. Così, in alcww bellissime stanze, i letti ricoperti con stoffa a « bandera » ricamata; le pareti 1'icoperte di carte cinesi originali ordinate direttamente agli impor-tatori dalla Cina (che avevano il loro punto d'incont1'0 a Londra) o fatte eseguire, copiandole, da eccellenti piemontesi imitat01'i di cinese1'ie; le sov1'aporte o le pan -nellatw'e parietali con paesaggi di Cignaroli; gli accordi squisiti

tm affreschi e tendaggi, fm mo-bili e 1'icami.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(16)

Il

valore

di

una

L'acq uisizione di informazioni ottenute per mezzo dell'uso della voce umana, di gesti, di scritti, giornali, libri, dei moderni mezzi mecca -nografici (schede perforate), nastri magnetici dei calcolatori elettronici, o con qualunque altro mezzo di comunicazione, è considerata come una preminente parte dell'attività umana.

Un importante aspetto della trasmissione di un messaggio, attentamente analizzato nella nuova disciplina denominata « Teoria dell' infor-mazione », è la determinazione del « valore» e dell'cc ammontare» della notizia nel momento che è ricevuta.

Secondo la cc Information Theory» (1), il valore di una informazione può essere espresso per mezzo di un indice o cifra, come qualunque altro evento suscettibile di misurazione. In g e-nerale, l'intrinseco valore di un messaggio, con-siderato come apportatore di una notizia logica, accettabile, e veritiera, dipende dalla serietà e competenza dell'ente originante il messaggio. Il ricevente deve avere una chiara nozione circa il grado di fiducia che può assegnare all 'emit-tente quando la notizia è ricevuta. Per esempio, al principio dell'autunno, una persona dice ad un amico: domani nevicherà. Questi, probabil-mcnte darà ben poco valore alla notizia perchè sa che l'enunciatore non è competente in mete -reologia. Ma se la stessa informazione gli è trasmessa da un noto meteorologo, l'effetto con-nesso alla frase cc domani nevicherà» è certa-mente alto. Fin qui, il valore attribuito alla predizione è solo questione di personale giudizio e valutazione.

Per misurare quantita"tivamente il valore di una informazione, l'affermazione deve essere espressa per mezzo della probabilità insita nella verità contenuta nel messaggio. Il grado di incertèzza dell'avverarsi dell'evento deve essere statisticamente valutato.

Due metodi di valutazione sono tipici: uno oggettivo ed uno soggettivo. In entrambi i casi le cc unità» di informazione sono ottenute fa-cendo il rapporto fra la probabilità che l'evento ha di essere ritenuto cc giustamente previsto» dopo essere avvenuto, e la probabilità che aveva

141

CRONACHE ECONOMICHE

informazione

<>

Giuseppe M. F. di Roccaferrera

pTima, quando era solo una aspettativa o una predizione. Il numeratore di questa frazione è « 1 » poichè « dopo » i sa con certezza se la informazione era giusta o no. Il denominatore porta la probabilità che il messaggio aveva di essere corretto al momento della sua emissione. Se il fenomeno può essere misurato secondo il calcolo delle probabilità, il valore dell 'infor-mazione è oggettivo, mentre se la probabilità è stimata secondo il giudizio (od esperienza) d cI-l'analista, il valore è soggettivo.

Per esempio, nell'informazione: (C la prima carta da gioco voltata da un mazzo di carte ben mischiate è il sette di quadri », la proba-bilità dell'evento è tatisticamcnte calcolabile. Esso è 512 quando le carte usate sono 52. Il valore di questa predizione è di « 52 unità» poichè

1

v

=

- -

=

52. 1

52

L'aspettativa che una moneta gettata in aria presenti la testa quando si ferma sul pa -vimento, è di 2 unità poichè la probabilità che venga testa è di 0,50.

L'ammonta1"e di una informazione è r appre-sentato dal logaritmo in base 2 delle unità di informazione (2). Così nel primo esempio, l'am -montare è

e nel secondo esempio:

(*) Traduzione dall'inglese di Luisa Bacchini.

(l) La teoria dell'informazione ha avuto origine nel 1920 quando i pl'Ofessori Harry Nyquist e Ralph V. Lyon I-Iartley

pubblicarono studi sull'efficienza di alcuni sistemi di tra -smissione telegrafICa. Nel 1948 il professor Claude Elwood Shannon (premio Nobel 1939) pubblicò il primo trattato scientifico sulla teoria dell'informazione.

(17)

L'ammontare è espresso in « bits » (od anche

hinits), quindi Al vale 5,7 bits di informazione, mentrc A2 nc vale solo uno. Questa differenza è dovu ta al grado di sorpresa connesso con l'informazione ricevuta quando, ad evento avve

-nuto, è stata riscontrata esatta. Nel primo caso (dcI scttc di quadri), la sorpresa che il mes-saggio (o predizione) era eorrctto, è più grande ehc ncl sccondo caso.

Il grado di sorpresa nel constatare che il

messaggio era csatto è inversamente

propor-zionale alla probabilità dell'evento.

Nella frasc: « voltando la prima carta e contemporaneamente gettando una moneta, ap-pariranno il sctte di quadri c testa», la sor-presa, e quindi l'ammontare dell'informazione.

nel caso si rilevasse corretta, è logicamente più grandc dei due avvenimenti considerati sepa

-ratamcnte. L'ammontare, in questo caso, è ot

-tcnuto determinando il logaritmo (in base 2) del prodotto dci due valori unitari. Cioè:

Un altro esempio: in un reparto di produ-zionc una macchina fornisce parti che vengono esa.minatc in una stazione di controllo. Dai l'a pporti statistici d'esame, è noto che in media, ogni cento pezzi uno è da scartare. La frase: « il prossimo elemento prodotto da questa mac-china è difettoso » ha un valore di 100 unità (poichè v

=

+

=

100), ed un ammontare di

100

6,68 bits (A

=

10g2 100 ..., 6,68).

Quando la probabilità di un evento non è

calcola bile con certezza nea nche usando metodi statistici, ma è determinata da un giudizio

personalc, il valore e l'ammontare dell'informa -zione sono definiti « soggettivi ».

Per esempio, nella frase: « il cavallo Alfa

vincerà la corsa Beta all'ippodromo l). La valu-tazione della probabilità di vincita di Alfa dipendc dalla conoscenza di molte variabili con-nesse con la difficoltà della competizione, dal 11 umero dei concorrenti, dalle condizioni del terreno cd atmosferiche, e dalla prestanza fisica

del cavallo al momento della gara. Un compe -tente, esperto di corse può fornire una

infor-mazionc più attendibile di uno spettatore non

al corrcnte di alcune variabili determinanti il successo di Alfa nella corsa, come per esempio, lc reali condizioni fisiche del cavallo. In questo

caso la determinazione del valore e dell'am

-montare esprimenti la esattezza dell'informa

-zione, ono soggettive.

Il fantino montante Alfa può giudicare di

avere il lO per cento di probabilità di vincere,

e il valore della sua frase è di lO unità, mentre

l'ammontare è di circa 3,7 bits (log2 lO ..., 3,7). Uno spettatore può scommetterc che Alfa ha il 20 per cento di probabilità di arrivare primo.

In questo caso il valore della sua prcdizione

è 5 (poichè v

=

O ,

~O

=

5), e l'ammontare è poco più di 2 bits (log2 5 '""" 2,3). In entrambi

i casi, i valori sono soggettivi e oddisfano il ricevente del messaggio in accordo con il grado

di fiducia che egli assegna alla persona che ha pronunciato la frase.

Qualunque informazione, quando passa dal

punto di origine al punto di ricezione, è sog -getta ad alcune deformazioni. La teoria scie n-tif-ica l'icono ce tre tipi essenziali di corruzione di un messaggio durante la trasmissione. Il

primo tipo, comunemente chiamato « noise )) (rumore, interferenza, o disturbo), è riconosciuto essere sempre presente in qualunque passaggio di informazione. Se il messaggio è vcrbale, per

esempio, il noise è rappresentato dall'attrito che

l'aria esercita sulle onde acustiche portanti la notizia. Se è per telefono, ovviamente, disturbi elettrici od elettronici (anche se lievissimi) de

-formano l'iniziale forma della trasmissione. Se

è per iscritto, imperfezioni della carta o della stampa portano variazioni all'aspetto formale del testo originale.

Il secondo tipo di deformazione (detto Gap)

è dovuto al fatto che qualunque messaggio è per natura impreciso. Questo vuoi dire che c'è sempre un modo migliore per .esprimere qua

-lunque notizia. Un pensiero può essere meglio

interpretato dal ricevente quando l'ente e

mit-tente riesce a soddisfare, nel messaggio, le pos-sibili obbiezioni o necessità di chiarimenti che

il ricevente può avere al momento del

ricevi-mento dell'informazione.

Il terzo tipo di deformazione è dovuto ad

influenze eterogenee. Esse determinano una più o meno grande variazione del concetto originale da trasmettere. La personale interpretazione di

una notizia può modificare anche sostanzial

-mente il contenuto del messaggio. È noto che

uno stesso evento può essere descritto in un

modo diverso da ciascun spettatore, e nessuna

di queste versioni è ritenuta completa o perfetta.

I tre tipi di corruzione sono riassunti sche -maticamente in fig. l; dove [~ rappresenta, con un tratto di linea retta, il messaggio idealmente puro e perfetto; b indica che il messaggio è

influenzato dal « noise», c mostra l'incompl e-tezza della informazione, e d illustra come la notizia, distorta da influenze esterne, viene ricevuta.

La nuova disciplina « Information Theory)), ovviamente, non si limita alla sola indagine del

(18)

valore ed ammontare di un messaggio. La teoria dell'informazione è una parte della « teoria della comunicazione » che usa codici e crittografia come base di studio. La teoria dell'informazione,

a

1-1---11

Messaggio ideale

con NOISE

1 con GAP

I

deviato da influenze esterne

essenzialmente, si fonda su concetti scientifici forniti dalla matematica, statistica, e dalla teoria della probabilità.

L'applicazione di questa disciplina si rivela di grande utilità quando, nell'analisi di una organizzazione industriale o commerciale, o

du-161

CRONACHE ECONOMICHE

rante il progetto di un sistema operativo, è necessario, per esempio, determinare il tipo, i mezzi da usare, e l'estensione della rete di comunicazione interna ed esterna. Un'accurata indagine del tipo di notizie che normalmente vengono convogliate in un dato canale di in-formazione, e la computazione del valore c dell'ammontare dei messaggi che verranno in esso convogliati, sono di validis imo aiuto per determinare quale mezzo di trasmissione meglio soddisfa le necessità della situazione e meglio paga il costo d'impianto.

(19)

I p

arametri della direzione aziendale

nell'indus

tria laniera

Lo studio che segue ha lo scopo di puntua-liz;zare i fenomeni macroscopici delle aziende

laniere e le tendenze nettamente delineate della

produttività dci loro reparti.

Per questo, l'esattezza formale ed aritmetica delle cifre esposte come esempio del

procedi-mento proposto, non ha particolare importanza;

esse cifre servono soltanto per rendere più chiara

l'applicazione del metodo e per mettere in luce

l'importanza dell'ordine di grandezza di alcuni dati fondamentali e dei loro rapporti, intesi nel

tempo, cioè verticalmente (per una continua comparazione dei risultati aziendali nei succes -si vi esercizi) cd anche orizzontalmente (per co n-frontare, in uno stesso esercizio, le cifre e i rapporti afferenti alle gestioni di aziende dello

stesso settore).

Inutile aggiungere che i dati esposti, cscl u-sivRmente aritmetici, non hanno alcun riferi-mento con una determinata azienda laniera; cssi sono puramente ipotetici, e vengono dati a scopo dimostrativo senza riferimento alla realtà

della gestione aziendale (l).

Va invece sottolineato che i suaccennati rap -porti, intesi nel tempo e nello spazio econo

-mico, si possono ritenere attendibili e quindi

sommamente istruttivi soltanto se provengono

da rilevamenti eseguiti sempre con la stessa metodologia, possibilmente dallo stesso funzio -nario addetto alla direzione generale, utiliz-zando la stessa moneta adoperata nell'ultimo bilancio della serie; nell'esempio che segue la

moneta utilizzata è la lira 1962.

hn.ro BILIZZI.

La conoscenza degli immobilizzi è essenziale

per ottenere con discreta approssimazione il

rendimento economico dei capitali impegnati

nell'azienda e la circolazione annua di essi. Que -sti dati debbono considerarsi fondamentali per la cono ccnza del rendimento produttivo del

Vittorio

Zignoli

complesso aziendale, e come esso varu nel tempo.

Gli immobilizzi vanno valutati in occasione

dell'ultimo bilancio, in lire del momento, col metodo della ricostruzione.

I teTTeni debbono essere valutati in base al valore dei terreni periferici della località, che offrano alle operazioni industriali le stesse poss i-bilità di quelli attualmente occupati (2). In più si deve considerare la spesa per rendere i terreni

stessi atti a funzionare come sedime industriale;

essa comprende i costi di spianamento; quelli per i collegamenti con la rete viaria, con le linee

ferroviarie, con gli elettrodotti, con gli

acque-dotti; quelli per le fognature, le strade e i cor -tili interni, e quanto altro necessario per

pas-sare dal terreno agricolo a quello industriale. Questa spesa, che tal uno chiama di inurba-mento, in lire 1962 ammontava a lire 800 -::-- 1000 per m2

I jabbTicati si valutano mediante il costo di ricostruzione a nuovo, così. come sono, coi loro

pregi e i loro difetti, applicando poi dei coeffi -cienti di riduzione che tengono conto della

vetustà pura, del loro decadimento reddituale

e del loro superamento tecnico, singolo e com-plessivo.

Quando ragioni particolari non consigliano di eseguire un'analisi dettagliata dei vari motivi di riduzione del valore e dei relativi coefficienti,

(1) Volutamente, i dati di base e gli sviluppi sUCCeSSlV!

non si riferiscono nè ad un'industria laniera in particolare, nè alla media, o alla migliore azienda italiana del genere.

Volendo rappresentare le condizioni medie delle industrie laniere italiane avremmo dovuto ridurre notevolmente alcune cifre e soprattutto i profitti, talvolta negativi, raggiungendo, come esempio della tecnica parametrica, risultati più vicini a quelli reali ma meno rappresentativi del metodo.

(2) Evidentcmente dare ai terreni industriali lo stesso valore di quelli utilizzati per costruzioni civili nei dintorni

non arebbe corretto perchè, per raggiungere talc valore, i terreni stessi dovrebbero essere liberati da tutti gli impianti industriali che sopportano e che perderebbero perciò gran

parte del loro valore.

(20)

essi si conglobano in un'unica riduzione usando

allo scopo, ad esempio, la seguente espressione

utilizzata talvolta dalla Fiat in casi analoghi:

_ T (100 -

a)n

Va - ""\ u 100

nella quale Va rappresenta il valore attuale

deprezzato, Vn il valore attuale a nuovo, a il tasso di svalutazione, n il numero di anni di

vita al momento della stima. Tale espressione

si può applicare tanto ai fabbricati che ai

mac-chinari.

Alcuni assumono il tasso del 4

%

per i fab-bricati, dell'8

% p

er gli impianti e macchinari,

arrestando la decurtazione al valore 0,2 Vn

nella considerazione che se un bene si ritiene ancora utilizzabile quando, con l'età, ha

rag-giunto un valore pari a 1/5 di quello che gli

spetterebbe se fosse nuovo, vuoI dire che per

varie ragioni esso è ancora economicamente

utile.

St'1'uttu1'a

gC'ne1

'

ale dell'azienda.

Attivo e

'1

'i

sm

'

se.

La Tabella I elenca i costituenti fondamen-tali dell'attivo aziendale calcolato in un deter

-minato momento; essi sono, ovviamente:

gli immobilizzi per terreno, fabbricati,

impianti e macchinari,

i crediti a lungo termine, come partecipa

-zioni varie,

le scorte minime assolute di merce al

disotto delle quali non si va mai,

la media annua dei magazzini fluttuanti, i crediti a breve,

il disponibile in cassa, in banca, per

titoli o effetti a breve termine.

Evidentemente a questa somma di attività

debbono fare equilibrio le risorse aziendali, che

debbono perciò avere lo stesso ammontare. Esse

sono costituite da:

il capitale nominale, o ufficiale, intera -mente versato,

le riserve occulte, che non compaiono nei bilanci e che possono essere positive,

se provengono da accantonamento di

utili, negative se invece rapprese~ltano

perdite di bilanci precedenti,

le riserve ufficiali, riserve che compaiono

in bilancio,

i debiti a lungo e a breve.

Va chiarito che non si tratta in questo caso

di un bilancio di fine anno, quale compie

nor-malmente la contabilità generale; per questo,

gli eventuali utili da distribuire non appaiono,

18

1

CRONACHE ECONOMICHE

perchè sono compresi nelle riserve occulte, dalle quali si detrarranno al momento della loro

detcr-minazione.

Si osserverà che nella prima colonna, quclla

delle attività, tutti gli elementi del diagramma sono noti, salvo il valore degli immobilizzi, chc

va calcolato come scritto sopra.

Nell'opposta colonna, che deve avere la

stessa altezza monetaria di quella dell'attivo,

le riserve occulte, inizialmente ignote, si cal

co-lano agevolmente detraendo dall'attivo tutti

gli altri addendi delle risorse e cioè: capitale

nominale, riserve ufficiali, debiti a lungo e a

breve.

Inutile aggiungere che per la ricerca

deside-rata i bilanci abituali sono inutilizzabili, in

quanto essi portano, per gli immobilizzi, il

valore storico depurato dagli ammortamenti il

cui ammontare varia a seconda dei criteri di

amministrazione, senza tener conto delle

evcn-tuali variazioni nel valore di acquisto della

moneta da un lato e del deprezzamento per

vetustà dall'altro.

Nella Tabella I e nel corrispondente dia-gramma che ne chiarisce la fnrmazione, sono

messi in luce:

per l'attivo

1) l'attivo immobilizzato, che comprende gli

immobilizzi, più i crediti a lungo, più le scorte

minime di sicurezza,

2) l'attivo circolante, costituito dalla somma

dei magazzini fluttuanti, più i crediti a breve, piil il disponibile;

per le Tisorse

a) il capitale p?'opTio aziendale, che

com-prende il capitale nominale più le riserve occulte

e ufficiali,

b) il capitale permanente, dato dal capitale

proprio, più i debiti a lungo,

c) il capitale cÙ'colante totale dato dall'attivo

circolante meno i debiti a breve,

d) il capitale circolante dell'azienda, o

capi-tale circolante proprio, dato dal capitale cir

co-lante totale, meno i debiti a lungo.

Dati fondamentali del lanificio

preso

ad

eSeJnpio

.

L'esempio sul quale sono stati costruiti i

diaoTammi e le tabelle che seguono è basato

b . .

su di un lanificio ipotetico avente l seguentl

dati:

Fatt~L?'ato annuo: kg 350.000 di tes uti

a lire 5.715 a kg, cioè arrotondate lire

2.000.000.000,

P?'oduzione: 70 pezze al giorno, in media,

(21)

pcsa circa ]7 kg; la produzione media men-sile è eli 1.700 pezze, la produzione annua eli arrotondatc 20.000 pezze,

Lavorazione media giornaliera: per la filatura 2.800 kg di lana sucida e ] .600 kg di lana lavata, per circa metà cardata e per l'altra mctà pcttinata. Per la tessitura, kg 1.240 di tcssuti, impicgando 1.300 kg di tessili,

Personale impiegato: addetti 560, dei quali

5]0 opcrai, dei quali 400 direttamente impe

-gnati. Impiegati (compresi dirigenti) 50,

Immobilizzi: calcolati, tenendo conto

del-l'ctà e dcllo stato di modernità e conserva

-zione, in lire 1962 a fine anno in occasione del bilancio:

- 'l'rrreno metri quadrati 40.000 cintati a

a lire 3.000 a 111 2 L.

- Fabbricati in ccmcnto armato m217.000,

compresi uffici, a lire 16.470 in mcclia, arrotondlLte

- Impianti generali: igi.enici, sanitari, ,

tn-tincendio, pcr energia, luce, acqua e va -pore, ecc.

Tolale lerreni e fabbricali L.

120.000.000

280.000.000

220.000.000 620.000.000

- Impianti gestionali e macchinario recente,

in parte nllOVO L. 800.000.000

- Autoveicoli 50.000.000

- Mobilio e arredi per gli uffici e lo stab

ili-mento 50.000.000 - Impianti di contabilità e ammini trazione

(mcccanografia) 100.000.000

Tolale impianti fissi e accessori L. 1.620.000.000

Per gli immobilizzi suddetti il valore a

bilan-cio 1962 è di L 800.000.000

Allil'O lolale L 3.000.000.000

- Risorse: debbono eguagliare l'attivo totale: - Capitale nominale L. 900.000.000 - Riserve ufficiali - Debiti a ILmgo - Debiti a breve 500.000.000 438.000.000 500.000.000 Tolale L. 2.338.000.000 - 2.338.000.000 Riserve occulte 662.000.000

La Tabella I sottostante e il relativo dia-gramma di pagina seguente, fissano gli elementi fondamentali della struttUTa aziendale.

Tabr/la J. STRUTTURA GENERALE DELL'AZIENDA

ATTIVO E RISOHSE IN ThlIf.IONI DI LIRE 1962

ATTIVO IMMOBILIZZATO

Immobilizzi per impianti fissi e accessori

Crediti a lungo (partecipazioni) . . .

• tock di sicurezza (scorte minime assolute) Atti'!;o immobil1'zzato

Altri magazzini (media annua) . .

Crediti a breve .

Disponibile (cassa, banche, effetti)

AUi'!;o circolante

Allil'O tolale (mi Lioni)

CAPITALI PROPRI

Capitale nominale

Riserve occulte Riserve ufficiali .

Debiti a lungo . . . .

CAPITALI PElmANENTI Debiti a breve (esigibile) . .

RISOR E (milioni cii Lire).

(22)

STRUTTURA FINANZIARIA.

La struttura finanziaria dell'azienda è im-portante per verificare le possibilità di resistere

ad eventuali crisi, di passare in liquidazione con

un notevole residuo attivo, di far fronte agli

impegni senza dover dipendere in modo ecces-sivo da prestiti a breve che risultano sempre

piuttosto onerosi.

La situazione finanziaria totale è costituita

da: disponibile

+

realizzabile totale - dcbiti

totali.

Il realizzabile è costituito dai magazzini,

compresa la scorta di sicurezza, più i crcditi a

lungo e a breve, più il disponibile, mcno i

debiti totali.

La situazione finanziaria normale non tiene conto della scorta di sicurezza che, salvo casi eccezionali, deve ritenersi intangibile.

DIAGRAMMA I - STRUTTURA GENERALE DELL'AZIENDA

3 ~ 2 l'

1

2

-~

/

CAPI-i'-..

TALE 1,5 NOMI-5 o o NALE 1,5 l- l- milioni CAPITALE ~ ~ o

N IMMOBI- N a:: 900 NOMINALE IMMOBILIZZI N LlZZI N o....

-

-..J MILIONI ..J o

r...

a:: I m 1620 m o....

~

o o :E :E LIJ I :E :E ..J RISERVE

...

-

-

~ OCCULTE

l-o o o::: milioni RISERVE

> > i= l- ~ c:..:> 662 OCCULTE 0.5 l- l-!!'t ~o 2, 2 UJ cc =:i a 5

.!.

0.5

--.JL-~

---.

CREDITI A LUNG...Q CREO. A lUN. RISERVE

r--

r--

UFFI-STOCK STOCK 01 CIALI RISERVE

DI SICUREZZA :sICUREZZA milioni UFFICIALI

O. 300 milioni

I

I

--

~o 500

~LTRI

I

ALTRI O

~

lO.

' -a I, cc « ~

<

LIJ l-

MAGAZ-~

z ~ ZINI ..J milioni o 450 CREDITI 0,5 c:..:> a::

~

~

c:..:> CREDITI o A BREVE > milioni

I>O""1811.~

I i= l- 450

-:

DISPONIBilE 0,5 O anni 1959196019611962 1962

La situazione finanziaria a breve è invece

costituita da:

crediti a breve

+

disponibile - debiti a breve.

La liquidità = disponibile - debiti a breve,

ed è quasi sempre negativa.

Il rapporto di tesoreria dato da crediti a breve

+

disponibile/debiti a breve, è

indica-tivo della situazione finanziaria (vedasi

Ta-bella II).

ARRlccHnmNTo.

Agli azionisti interessa l'ammontare del

capi-tale proprio, che rappresenta quanto rimane

quando dall'attivo totale si detraggono i debiti

20

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E DEBITI DEBITI A Cl

-

LUNGO '-' ..J e>: ~ milioni

;a--w

-t0_~-_o

438 DEBITI 0,5 DEBITI A BREV

V

-> t:::LIJ i= A ma:: m BREVE

V

V

LlJm LIJ milioni o o ~~

l

500 0,9 1962 1962 1961 1960 1959

totali, cioè il valore reale dell'azienda al mo-mento del rilievo.

A tale valore va aggiunto l'ammontare

del-l'avviamento, negativo o positivo, la cui entità

dipende dal margine di profitto in più o in

meno rispetto a quello normale per le aziende

dello stes o ramo.

L'arricchimento è dato dal rapporto fra

il capitale proprio e il capitale nominale (3).

Tale rapporto non tiene però conto delle

varia-zioni nel potere d'acquisto della moneta.

(23)

Tabe/lo ll. SITUAZIO::.\'E Fli\' "ZIARIA

VALORI IN mLJONI DI URI; 1962

- -

---, tock di sicurezza Altri mag<1zzini

('rediti <1 brrvc ('rediti a lungo

Realizzabile totale

- Stock eli siCllrezza .

Realizz<1bile normale

SJTUAZIO rE FINANZIARIA Realizzabile totale

Disponibile

Realizzubile totale

+

disponibile.

- Debiti totali

Situazione finanziaria totale.

- Stock eli sicurezza. ituazione finanziaria normale.

SITUA7,lONE FINAXZIARIA A BREVE

Crediti a lneve Disponibile

('rediti <1 breve

+

disponibile - Debiti a breve

Situazione finanziaria a breve.

LIQUIDITÀ

Disponibile - Debiti a breve

Liquidità

RAPPORTO DI TESORERIA (*)

crediti a breve + disponi.bile

debiti a breve 1959 260 320 200 -50 830 260 -570 830 20 -850 565 -285 260 -25 200 20 -220 - 350 -220 - 130 20 - 350 - 330 350 = 0,628 1960 270 350 230 -60 910 270 -640 910 40 -950 671 -279 270 -9 230 40 -270 - 400 -- 130 40 - 400 - 360 270 A"XNI 400 = 0,675 1961 280 400 380 -70 1.130 280 -850 1.130 70 -1.200 798 -402 280 -122 380 70 -450 - 450 -O 70 - 450 - 380 460 450 = 1

~

300 4~0 450 -80 1.280 300 -980 U80 100 -1.380 938 -442 300 -142 450 100 -550 - 500

-+

50 100 - 500 - 400 550 500 = 1,1

(*) Il rapporto di tesoreria dato dal rapporto di crediti a base + disponibile/debiti a breve, è indicativo della situazione finanziaria.

Gli utili, ufficiale e reale, si calcolano: sia sul valore nominale, sia sul valore di borsa, sia sul capitale proprio (vedasi Tabella III).

IMMOBILIZZI EFFETTIVI ED IlIIMOBILIZZI DI BI

-LANCIO. Ai\Ii\lORTAME).TTI.

).,l"ella Tabella IV sono riportate, dettaglia

n-done i costituenti, le cifre relative agli immob

i-lizzi, come risultano dal bilancio di fine d'anno, agli ammortamenti eseguiti annualmente e agli immobilizzi effettivi calcolati col metodo

della ricostruzione. Ciò consente fruttuosi co

n-fronti.

La differenza fra gli immobilizzi reali e

quelli di bilancio costituisce l'auto

(24)

mento degli impianti (-1;). Le quote annue d

'am-mortamento sono paragonate agli immobilizzi

di bilancio e a quelli reali.

Le differenze per i singoli addendi fra quanto portato in bilancio e quanto si è realmente tro-vato, risulta dall'esame delle cifre della Ta -bella IV con quelle fornite nella premessa.

Si noterà come le cifre di bilancio siano

sempre all'incirca attorno alla metà di quelle reali.

Ciò indica che, oltre ad un noteyole am mor-tamento, esiste un plus-valorc dovuto all'au -mento dei costi dei tcrreni, dci fabbricati c dei macchinari intervenuti ncgli ultimi anni, e che non sono compensati, per impianti di ti po mo-derno, dal deprezzamento dovuto alla vctustà.

DIAGRAMMA Il - STRUTTURA FINANZIARIA

1,4 1,3 1,2 1,1 1,0 0,9 lLJ 0,8 <>:: :J 0,7 a 0,6 a ~ 0,5 ::; ~ 0,4 0,3 0,2 0,1

°

- O, I - 0,2

",,,<v . /

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S\"'(

~

~

-!l-BRE'JE ?-\!I-~ ?-\!I- ~1.\!I-r\~~ SITUAZION

T

anni 1959 1960 1961 1962

POLITICA DEGLI INVESTIMENTI (Tabella V).

Il rapporto capitale proprio/immobilizzi illu-stra quanto del capitale proprio dell'azienda sia stato destinato agli immobilizzi.

Il confronto fra il capitale investito per gli immobilizzi e la liquidità mostra quale sia stata la politica degli Ammil'tistratori, e cioè se essi hanno preferito dotare l'azienda di una liqui-dità elevata che consenta una piLl agile condotta degli acquisti, oppure assicurarle dei beni reali che in caso di inflazione aumentino le riserve in moneta di conto.

La percentuale di aumento degli immobilizzi, anno per anno, illu tra la politica degli investi -menti nel tempo, mentre la percentuale degli ammortamenti sugli immobilizzi reali illustra l'importanza della quota che l'amministrazione destina al fondo relativo.

22

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E lLJ <>:: 0,1 0,0 - 0,1 - 0,2

-

DISPONIBILE LIQUIDITÀ NEGATIVA ::; - 0,3 a

r---~ -0,4 .;( ~ I, 1-.---- - -- , - - - ,- - --= ..

<

I RAPPORTO DI TESORERIA D,5 - - t - - - r - - - r - - -- - - j

°

--~----~---anni 1959 1960 1961 1962 UJ > UJ CI: CIJ ~ I-CIJ UJ c

l

Nel caso dell'esempio cui si riferiscono le tabelle si nota che il capitale proprio cresce piil rapidamente degli immobilizzi per cui è evidente che una parte dei proventi viene destinata a migliorare la disponibilità del contante.

L'aumento degli investimenti segna un

incre-mento notevole nel 1960, cui corrisponde un aumento pure notevole degli immobilizzi per migliorare il macchinario, riducendo la mano d'opera, a parità di produzione.

L'ammortamento risulta appropriato.

REDDITIVITÀ E CIRCOLAZIONE (Tabella VI). La l'edditività mette in luce i risultati della gestione calcolati come utile percentuale su l capitale permanente e sul capitale proprio.

(,I.) Salvo quanto viene eventualmente attinto da lìna

(25)

Tfluell" ]1 T. CArnALE PROPRIO· ARRICCIJIMENTO - PROFlTTl (*)

-

--CAPITALE PROPRIO

Attivo totale - delliti totali.

Capitale proprio

ARlUCCllIMENTO REALE Capitale proprio

Cl1]1itale nominale (eli Ililancio) Arricehimento reale

PROFITTI Utile nominale.

Differenza nominale Utilr effettivo

ARRICCI I ll\fENTO IN BORSA

\'alore in borsa

Valore nominale

R apporto

UTILE NmlINALE

ul valore 1l0miJlale

ul valore delle azioni in borsa S u l capitale proprio

UTILE EFFETTIVO III valore nominale

ul valore delle azioni in borsa

s

s

s

ul capitale proprio 1959 2.250 - 565

-1.685 1.685

800

2,10 55 80 -135 1.400

800

1,75 6,87 3,9 3,2 16,8 9,6 8,-AXXI 1960 1961 1962 2.460 :2.780 3.000 - 671 - 798 - 938 - - - - -1.789 1.982 2.062 1.789 1.982 2.062 800

ToO

900

2,23 2,20 2,29 60 60 55 99 93 85 - - - - -159 153 140 1.600 1.800 2.000

800

900

900

2,00 2,00 2,22 7,5 6,66 6,11 3,75 3,33 2,75 3,3 3,- 2,7 19,8 17, - 15,5 9,9 8,5 7,-8,8 7,7 6,7

(*) Come già è stato scritto all'inizio di que ta nota, i dati economici qui ipotizzati non hanno nulla a che vedere con la reale situazione

economica della maggior parLe delle aziende laniere italiane.

In aUre parole i dati e risultati dell'azienda ipotetica portata ad esempio sono quali dovrebbero essere, e purtroppo non sono, in una sana

economia di mercato quelli medi dell'industria laniera italiana, la quale per varie ragioni che qui non è il caso di approfondire sla passando

anni di notevole e immeritata depressione.

All'ammontare delle vendite, per tenere

giusto conto della produzione eseguita durante

l'anno, va aggiunta la differenza nel valore delle

giacenze di magazzino, per materie prime, merce in layorazione e prodotti finiti, per il periodo

con iderato; ad esempio, dal principio alla fine

dell anno.

Xell'esempio che segue si è ammesso, per

semplicità, che il valore del magazzino, in lire 1962, restasse costante, fosse cioè uguale al principio e alla fine di ogni anno lavorativo.

Evidentemente, perchè la ricerca sia valida, il criterio di valutazione dei magazzini deve

restare lo stesso, perchè se si varia, ad esempio, lo scarto prudenziale di valore da un anno al-l'altro, si viene a creare un guadagno (o una perdita) che non hanno nulla a che fare con la

produttività aziendale e dipendono esclusiva

-mente da opportunità amministrative di pr e-sentazione dei risultati agli azionisti.

Gli amministratori utilizzano frequentemente

il magazzino per formare delle riserve occulte o

(26)

DIAGRAMMA III - ARRICCHIMENTO - UTILI 2,3 2

-l.Ll a:: ::;

-

CAPITALE PR6PRIO

Ci

EFFETTIVO·

a

a::

:::;

:::!

<

O CAPITALE NOMINALE

I

I

anni 1959 1960 1961 1962 3-.----,---=-0----="'" l.Ll ~ 2 -.J

a

a

a::

:::;

CAPITALI PROPRI :::!

<

O~ ______ ~ ______ ~ ______ _ anni 1959 1960 1961 1962

per variare, a seconda del bisogno, il reddito

distribuibile, o anche per ragioni fiscali. Nello studio dei parametri aziendali queste variazioni

non sono ammissibili.

La circolazione, intesa come il rapporto fra

il valore della produzione annua e il capitale proprio, indica quante volte nell'anno gira tale capitale.

Evidentemente il rendimento economico è tanto maggiore, a parità di utile sulle vendite, quanto più il capitale proprio gira nell'anno. Nell'esempio della tabella la circolazione è bassa,

di circa una volta all'anno.

CIRCOLANTE. ANALISI DEL CIRCOLANTE.

Il circolante è definito dalle seguenti espr es-sioni:

Cl) attivo circolante - debiti a breve

b) attivo totale - (attivo stabile

+

debiti

a breve).

Il circolante è di solito in parte dell'azienda,

in parte preso a prestito a breve dalle banche, soprattutto per le punte annuali.

24

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E 2 CAPITALE NOMINALE 0,5 -'--_ _ _ --'-_ _ _ --.J'--_ _ - - - ' 20%-r---~~---,---·--, 15 %+---1---+----

-10% EFFETTIVO SU

V

~

-

B-O

-

R

-

SA-i

5%

UTILE NOM. SU CAP. PROPRIO O

anni 1959 1960 1961 1962

L'analisi del circolante, che andrcbbe fatta

alla fine di ogni ciclo lavorativo, perciò

nel-l'industria laniera alla fine delle due tagioni.

è molto utile, perchè consente di determinare

l'uso che si fa degli utili di gestione man mano

essi si formano, e di mettere così in luce le

disponibilità per remunerare gli azionisti e le

variazioni delle riserve, nonchè la loro utiliz-zazione, se in merci, o in disponibile, o in

immo-bilizzi.

COSTO E PRODUTTIVITÀ DEL PERSONALE. Partendo dal concetto che ogni centro

pro-duttivo deve essere anche considerato come centro di spesa e che ogni centro dovrcbbc,

almeno figurativamente, vendere la propria pro -duzione al centro successivo a prezzi non

supe-riori a quelli esterni di mercato pur realizzando

un proprio congruo utile, nella Tabella Vln è

stato suddiviso quanto riguarda il rcparto fila -tura da quanto riguarda il reparto tessitura.

Ne segue che il fllato passato alla tessitura è considerato al suo prezzo interno che è

(27)

Tabplla 1 rr. nmOBILIZZI -AUTOFI~AXZIAi\mNTO E A~I~[QRTAJIE:\'TI

IM)IOIJTLIZZI E AMMORTAMENTI IN MILIONI DI LIRI> 1962

-CIFRE BILANCIO Terreno.

Fabbricati. Impianti generali

Impianti gestionali c macchinario Autoveicoli

Mobilio e arredi

Impianti di amministrazione

TTa/ore ({ bilancio

A UTOFIN ANZIAlIlENTO

Valore effettivo degli imll1obiliz7.i

- valore a bilancio

Autofinanziamento degli impianti

Percentuale cii autofinanziamento

AMMORTAMENTI

Sommatoria quote dell'anno per ammortamenti.

Sommatoria, quote dell'a.nno prececlente Quote dell',umo

Percentuale ciel valore a bilancio

Quota ammortamenti macchinari

Il rapporto fra il numero degli operai e il numero degli impiegati consente di giudicare l'organizzazione degli uffici che spesso si trascura di fronte a quella dei reparti di lavorazione. Il valore aggiunto, inteso come il valore che la lavorazione e eguita aggiunge a quello iniziale delle materie ed energie utilizzate per la produ-zione, è un parametro molto istruttivo per giu-dicare la produttività del complesso aziendale; il valore medio aggiunto per addetto, o per

operaio, ,consente di controllare la resa degli

addetti e degli operai; il rapporto fra il valore aggiunto per addetto e per operaio e il costo medio per addetto e per operaio consente di

avere un'idea immediata di quanto ogni addetto fornisce all'azienda, in più di quanto essa spende per mantenerlo.

STRUTTURA DEI COSTI DEI REPARTI.

Per le stesse ragioni già illustrate precedente -mente anche nella Tabella IX come nella Tabella VIn l'analisi dci costi della filatura è stata te-nuta distinta da quella dei costi della tessitura.

Poichè i filati prodotti dalla filatura s'inten-dono figurativamente venduti alla tessitura, ai

A~NI

I

1959

I

1960

I

1961

I

1962 IMMOBILIZZI 70 78 80 80 90 110 110 120 90 108 110 110 340 392 400 400 lO 12 15 20 15 16 18 20 18 4± 40 50 - - - -633 760 773 800 1.400 1.550 1.580 1.620 - 633 - 760 - 773 - 800 - - - -767 790 807 820 54,8% 50,9% 51,0% 50,6% 420 500 590 690 350 420 500 590 - - - -70 80 90 100 11% 10,6% 11,6% 12,5% 4-2 52 60 70

relativi costi sono aggiunti ragionevoli utili di reparto, per cui il prezzo della filatura diventa il costo della materia prima della tessitura.

Sono particolarmente interessanti le pe rcen-tuali dei vari addendi per determinare l' inci-denza dei vari fattori nei costi di produzione. È anche particolarmente interessante seguire come tale incidenza vari col passare degli anni in relazione alle variazioni dei prezzi di mercato e dei salari e stipendi.

Il valore aggiunto prodotto per addetto con-sente di giudicare della produttività aziendale, la quale può variare sia per 'una migliore orga-nizzazione del lavoro, proveniente, ad esempio, dall'introduzione di opportuni cottimi, o da separazione di mansioni, od anche, più frequen-temente, da una diminuzione del peso della mano d'opera, ottenuta mediante una più spinta meccanizzazione.

STRUTTURA DEL PERSONALE E DEI COSTI IN

FILATURA E TESSITURA.

Prima di studiare i costi sono analizzate le condizioni e i costi del personale in entrambi i

reparti.

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