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Cronache Economiche. N.307-308, Luglio - Agosto 1968

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(1)

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E A GRICOL TURA

DI TORINO

307

/8

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO)

CRONACHE

ECONOMICHE

(2)
(3)

cronache

economiche

mensile a cura dello camera di commercio industria artigianato e ogricoltura di torino

numero 3078 luglio-agosto 1968

Corrlsçondenu" m~nosc.rlttll pubbhcill.lol"li deb-bono essere Ind.rizzatl alla Direzione della Ri-\-ISU. L'accenillione degli anicoli dipende dal Iludlzio Insindacabile dell.J. DireZione. Gli scritti firmati e 51&lui nspecchiano solunto il pen-siero dell'autore e non Impegnano la Direzione cella RIViSta nè "Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblic:u.io"i debbono es-sere InViate in duplice copia. ~ vieuta II. ri-prodUZione del li artlcol, e delle note senza "lutOri lzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati non SI restitUIscono.

Direttore responsabile: Prof. Dott. Giuseppe Carone

.

somma

no

L. Mallè

3 Pietro DomeniCo Olivero. pittore tOrinese «di genere»

V. Zignoli

13 I grandi problemi del Piemonte: La funzione portuale e I collega -menti ferroviari

F. Berlanda

23 La regione piemontese e l'Italia settentrionale

E. Martinengo

41 Le nuove dispOSIzIoni di legge per le zone depresse del Centro-Nord

A. Trincheri

48 Il problema fondamentale delle economie progredite l'espansione regolata

A. Titta

55 Moderni elementi evolutivi della distribuzione

G. Sacerdote

60 Il commercio estero italiano nella quarta legislatura

* * *

65 Gli scambi commerciali tra Est ed Ovest

G. Peloso

67 Aspetti dell'organizzazione del lavoro nelle Imprese di costruzione

A. Feliciani

76 La difesa del bosco dal fuoco

A. Vigna

84 Per l'eleganza di chi VI abita e per rendere piu bella la casa

W. B. Wriston

91 Corrigan vola ancora ...

R. Zezzos

95 Il « Cha Tsuml »: Canto del tè

99 Tra i libri

1 09 Dalle riviste

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA COMMERCIO E ARTIGIANATO Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri. 15.

Corrispondenza: 10121 Torino - Via Vittorio Alfieri. 15 10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi: Camcomm. Telefoni: 55.33.22 (5 linee). Telex: 21247 CClAA Torino C/c postale: 2/26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - C/c 53.

BORSA VALORI

10123 Torino - Via San Francesco da Paola. 28. Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 - Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

10123 Torino - Via Andrea Doria. 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria. 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

Laboratorio analisi chimiche - 10123 Torino -Via Andrea Doria. 15. Telefono: 55.35.09.

(5)

Pietro

Domenico Olivero

pittore torinese "di

genere

"

LlIigi Il-Iallè

J'>'pesso fil citato semplicemente COli/I' DOl/lellico /lllI da 1/01/ cOl/fol/dl'rl' CO/l sila ti ipolc DOllletl ico, pure pittore (fìp,lio di SIIO fratello, lo scultore Oi01'((llIli ])olll/'I/ico). Il Durando di l'ma I/e diede le precise dale di nascita e di morte (lo ago-sto W7!J - 13 p,cl/liaio 175.j), poi spesso irascu-T(/lr da!!li stlldiosi. Storpio /Ila di temperalllento p,iocondo, 1'00i,'l'ro fII protcllo dal ministro reale ,llllrchl'si' d'DI'mCII (]leI' il qllall' l'segui dipinti

In copertino o colori: P. D. Oli vero -Mercato alle torri Palati ne •

Torino, Museo Civico.

(Foto Arch. Museo C,vico, Torino).

pl'/' il castello di .lI o/lialdo). Pelicc San ]1 arti Ila, in "O::.i lcttl'rari n, Torino 1787, oOrc lIoli::.ic cl/riose e dubitatil'l' ma al/llel/o da ricordare: come ad t'liempio quella che l'Olil'cro m'esse ini-ziato sollo la guida d'ull architetto-pittore clelia

Ilota famiglia degli oriundi ticilll'si Bianchi, il quale già si dilettar'a di « bambocciale ll; Olirao m'rcbbe incominciato a popolargli di figurine le sue il'le di architetture. Jl SOlTano pil'lIIontese

P. D. Olivero • L'arrotino· Torino, Museo CiVICO. (Foto Arch. Museo CIvico, Ton"o).

(6)

P. D. Oli vero - Musicanti girovaghi - Torino, Museo Civico. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

Vittor'io Amedeo II, ammùando il giovane, l'avr'ebbe stimolato a trattaTe soggetti stoTici, da cui egli pe1'CJ si distolse per ve?'Cl anti-patia al tema,

Pura fantasia è ch'egli abbia studiato il fiammingo Teniet's e l'olandese van Ostade, anche se nelle collezioni sabaude ne avesse potuto veder'e (del pr-imo) di bel-lissimi; alt1'a è la t1'afila che condusse l'Oliver'o a cer-te into-nazioni e composizioni alla fiam-minga; e pr'ùna ancor'a che la conoscenza di « bambocciate» di J an MieI (ma anche dei g1'andi teloni da questo compiuti, con le « Cacce ducali », alla Fenar'ia) e d'altri « petits-ma7,tres » di cui doveva esser' vi copia nelle col-lezioni sabaude, anche al C.J,-stello del ralentino, ci fu un elemento fino1'a dimenticato dalla

4

1

CRONACHE ECONOMICHE

cTitica: l'influenza di cer'te stam-pe del 100'enese J acques C allo t, largamente in tinte di Fiand1'a per' non diTe di r'omanismi fiam-mingheggianti; e ne è p?'ova il confr'onto t1'a la « Fier'a del-l'I mpTuneta» incisa dal fTan-cese e la (C Fie?'Cl di S, P anc?'Clzio »

dipinta dal piemontese un secolo dopo, Su questi casi (al di là delle pompose e fatue ?'icostr'u-zioni di una leggenda dell'Oliver'o ado1'ato dalla COTte e r'ichiesto di consigli dal potente Beaumont), si puo r'iesamina?'e la sua quali-ficazione di linguaggio che fu, pur' nella par'lata dalle inflessioni for'temente dialettali, assai com-plesso e tutt' altr'o che estr'aneo a venatuTe di spiTitosa g?'Clzia, d'eleganza, di finezza di tocco e di color'e, unitamente alla vena arguta t?'Cl il bonar'io e il malizioso,

(7)
(8)

paesaggista 1\1 aTCO Ricci im-pegnato in una delle sei gmndi tele oTdinate da Filippo Juva1Ta a pitt01'i vaTi, pe1' mffigtLTa1'vi vedute del proprio progetto del Ca-stello di Rivoli (e la tela di Marco 1'igum'dava l'inte1'no del salone), Nello stesso anno Olive1'o eTa pagato peT figu1'e inseTte l'anno p1'ima in tma piccola « m'chi-tettura» del 1\11 ichela, ad~~ttata a contTofornello, nonché per le due gmndi tele, destinate al Castello di Ri,voli, della (C FieTa di S, Pan-c1"Clzio » e della « Fiera di 1\1on -calieri », compensate con 500 lire complessive, Nel '25 egli dava disegni pe1' un aTaZZO ed eseguiva quatt1'o sovrapoTte peT il ga-binetto del Re al Castello di Chambé1"y; nel '26 era priore della Compagnia di S, Luca in TOTino,

61

CRONACHE ECONOMICHE

Particolare della « Fiera di S. Pancrazio ».

La grande tela della « Fiera di 1\10ncalie1'i» è andata per-duta; non è da escl'udne che, scomparsa dalla p1'imitiva si-stemazione e 1JaSsata forse per alt1'e prop1'ietà, sia stata assog-gettata - per facile venalità me1'-cantile d'un piccolo antiqua1'ia-to - frammentata in piu pa1,ti, quest'ultime a loro volta sottomes-se ad adattamenti e ritocchi, poiché spesso sul me1'cato com-parve1'0 in passato telette d'Oli-vero, con t'utta evidenza dimo-strantisi 1'idtLzioni da tele pii~

grandi, con raggTuppamenti di figure, animali, tende, ecc" privi onnai d'ttn l01'0 equilibrato senso compositivo, Rimase invece in-tatta anche se molto 1'itoccata (ma una parziale 1'imozione di vecchie Tidipintu1'e ebbe luogo una decina d'anni or sono), la

(Foto Arch. Museo Civico. Torino).

(9)

P. D. Oli vero -Il gioco del pallone - Stupinigi, Palazzina di caccia. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

T'enezia - per cosi dire, ric-cesca - di Scipione Cignaroli, s'incontrano g?'uppetti pieni di brio, dalle movenze franche, spes-so perfino leggiadre, con acconli di colore semp?'e sensibilmente modulati, om fondendo toni, ora lasciando cantare netti timbri acuti isolati,

Particolare interesse ha la menzione, al giugno '26, di pa-gamenti per fig1~1'ine dell'OliveTo in « paesi già in parte fatti e che deve fm'e il pittore Scipione CignClroli » per l'anticamera

del-i' appa?'tamento a te1'1'eno del ca-stello di Rivol'i: cio che signifi-ca un primo contatto diretto con un paesismo insieme accademico e naturalistico (171 a sopmttutto lirico) che gli diverrà familiare

P. D. Olivero - 11 cavadenti - Torino, Museo Civico. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

P. D. Oli vero - I cantastorie - Torino, Museo Civico. (Foto Arch. Museo Civico Torino).

(10)

P. D. Ol:vero ~ Il pittore a 64 anni - Autoritratto (particolare del quadro precedente).

(Foca Arch. Museo Civico, Torino)

P. D. Olivero - Il (alò di S. Giovanni in Piazza Castello, 1743 -Torino, Museo Civico.

(Foco Arch. Museo Civico, Torino).

P. D. Olivero - Mercato a Torino presso la torre dell'orologio - Torino, Museo Civico.

(Foto Arch. Museo Civico. Torino).

(11)

A

P. D. Olivero - Il pilone sacro - Torino, Museo Civico. (FOlO Arch. Museo Civico, Torino).

e che egli stesso esercite?'à (sem-pre come ambientazione di scene),

desumendo tramite Scipione qual-cosa di Ma?'co Ricci e che si an-d1'à definendo in tennini di ma-nierismo locale, pi'u tardi, Sttl filo che troveTenw, parzialmente affine, in Vittorio Amedeo

Ci-gna1'oli, I dipinti risultarono quatt?'o e Olivero, oltre che figu?'e,

vi fece animali, Pe?' la stessa anticamera compi altre cinque sovraporte, sostituendo il pit-to?'e Filippo Minei indisposto, N cl '27 c'è ancora una collabo-?'azione con lVlichela ma ci trat-tiene SOp1'Clttutto un' altra, q'/,~el­ la con Pietro Gambone, per

« paesi)) di cinque sovraporte nella già citata anticamera ?'ivo-lese; in questi incarichi, olt?'e al Gambone, egli aveva vicino quel Francesco Fariano che, vari anni pù't, tardi sa rà, con i due colleghi, ~

l', D, Oli vero - L'asta pubblica -Castello di Aglié, (Foto Arch, Museo Civico, Torino),

(12)

P. D. Olivero - La vestizione della sposa (pannello di zoccolo) - Torino, Palazzo Reale.

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

uno dei piu attivi decoratori per

la lJalazzina di St1Lpinigi,

Il duo Gambone-Olivero pro-segue, pe?' Rivoli, una « Q?'chi-tettura» con figure come para-camino; poi fino al '36 non abbiamo indizi di nuove opere per la corte, col g?'ande dipinto della « Fiera di Rivoli » incl1Ldente la veduta del Castello, Il pittore intanto s'era provato in tele di soggetto sacro pe?' le chiese di S. Tomaso e del Cm'pus Domini: ma tali temi gli ?'eSSe1'O meglio quando li risolse in scene quasi di genere, come nei d1Le episodi del (l ~Miracolo dell'Ostia Santa)), om al 1I1useo Civico di Torino.

È nel' 39 che il maestro s'im-pegna per quella che resta la sua imp1'esa pit~ felice: le scene raf-figuranti, in una trasparente al-legoria armonizzata nei fatti

q1W-tidiani, la vita dell'uomo, ~n

(13)

sovraporte, lambTiggi, pOTte, an-te (collaborando il Gambone per le architetture) in una delle

« Camere dei Ntwvi Archivi»

(appartamento d'estate) alla reg -gia/ e sono invenzioni di

fr'e-schezza spesso idilliaca o di

in-timità domestica o di fatti di piazza, d' oster'ia, di lavor'i

ag1'e-sti, di ricorTenze famiglim'i; un Olivero spigliato, insieme bor'

-ghesissimo o quasi campagnolo

e r'a(finato, con note tener'e, altre

maliziose, altre caricaturali, in vivezza di timb1'i e sensibili ac -cOTdi di toni, non senza che sul

fiamminghismo del bambocciante

s'innestino Tiflessi di conenti att-liche di COTte,

1'omano-veneteg-gianti e q'ualche tmtto di grazie e spunti francesi, senza intaccare l'accento piemontesissimo, cm'at -teTizzante, perfino ve'/'nacolo. Il

saldo dell'opera ebbe luogo a metà

del '41. Il complesso dà, alla

sala, ttn StW timbr'o particolar -mente unitar'io e, nonostante la gr'ande r'icchezza degli intagli

delle « boiseries» e il cm'attere au-lico del soffitto, affrescato con soggetto mitologico dal napoletano Francesco De 111.ura, le confe -r'isce un timbr'o deliziosamente raccolto, in cui il senso disteso e goduto del r'acconto, episodio dopo episodio, ha un andamento legato, che sa esser'e al tempo stesso svagante e denso, in una fr'eschezza gioiosa di p ar'tecip a -zione umana alle piccole vicende popolar'i, nota che si inser'isce con estrema spontaneità nel clima

htssuoso dell' appartamento di

cor'te; e tTattiene il visitatore tanto per l'amabilità nmTativa

quanto per il lieve ma acuto

accento meditativo sui « momen-ti» di vita d'un ambiente in sé

popolano, proprio del piccolo

po-polo torinese o magari anche di

campagna, osse'rvato con occhio

sagace e tranquilla filosofia del vivere d'ogni gioTno.

Cosi, nella deliziosa serie di

pannelli di diverso formato, si snoda, insieme ad un episodismo

franco e discreto, una dimostTa-zione della bene assorbita

cul-tur'a del maestr'o, sempr'e risolta pulitamente nel suo tono perso-nale intimo e ar'guto, tr'a l'altTo con vivo inteTesse anche per' una rappresentazione di costume, una affettuosa descTizione non solo

di usi e riti ma di luoghi, tTa ctti si affacciano, qua e là, fra dimore ntstiche, anche testi -monianze, piu o meno Tifatte di fantasia, d'un vecchio gotico

ar'chitettonico piemontese, il qua-le, a questa data, sembTa quasi assumere un pTi1no sapoTe di nostalgico « revival» antiletter'a,

Nel '49 Olive1'O era pagato, a febbraio, per sei sovraporte per l'appartamento del Duca di Sa -voia a Stupinigi, iniziate al -meno all'inizio del '48; ad esse

ne seguivano tosto altr'e otto peT lo stesso appar'tamento, ma par'te di esse dovette piu tar'di subù'e

qttalche spostamento e ritocchi anche assai considerevoli;

do-vrebbe t1'Cltta1'Si delle scenette va rie di feste campagnole e giochi, lJoi -ché nel '50-'52 egli è impegnato

a « quattTo quadr'i con caccie»

risultanti già compiuti nel '51 cui ne seg'uono altri (fo1'Se quelli della « seconda anticamera») in C01'SO d'esecuzione nel '52 e che, alla data del primo saldo, sono specificati in quattro sovrapol'te per il Duca di Chiablese,

Rimangono dell'Olivero, che

fu fertilissimo, molte alt're oper'e con scene per' lo pi'ù di soggetto torinese di vita pubblica (e qual-che piccola « bambocciata» di

piu deciso timbr'o fiammingo, forse pit~ giovanili) sia a Palazzo M adama, nella sezione del 1J1.

u-seo Civico d'ar'te antica, sia al

çastello d'Aglié (con alcune

deli-P. D. Olivero - Danzatori di Monferrina • Castello di Aglié.

(Foto Arch" Museo Civico. Torino).

(14)

ziose scenette bibliche 1'isolte in spiTitoso camtte1'ismo; ed e

pi-sodi di geneTe), sia alla P

inaco-teca Sabat~da e in pa1'ecchie

col-lezioni pTivate. E1'Tata l'antica

attTibuzione a lui, da pa?·te del GTossi, del complesso di tele già nella villa collinare del Conte Bogino, passatà di Tecente al

JII[ useo Civico d'arte antica di

TOTino a Palazzo ~Madama che spetta invece al seguace G1'ane1'i, p1'ivo della lievità e delle eleganze come delle spigliate def01' ma-zioni a mezzo tTa caratteTismo e dec01'ativismo, del maest1·0.

Il Museo Civico di TOTino possiede uno splendido volume

di disegni a penna dell' Olivero, con fi,gu1°ette spesso prepamtorie per- dipinti, la cui qualità è atte-stata dalla passata att1'ibuzione sia pur errata, per stile e per

tempo, al van Lae1', comparente come titolo. Alcuni altri buoni disegni sono conservati alla

Bi-blioteca Reale di T01"ino.

P. D. Olivero - Famiglia di contadini, disegno a penna e guazzo (da album completo) -Torino, Museo Civico.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(15)

l

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e

l Piemont

e

La fu

nzione portuale e i collegamenti ierroviari*

Il piano di sviluppo regionale (1) ha ancora una volta posto in rilievo la preminente

funzio-ne portuale nel divenire economico del Piemonte

c ncllo sviluppo del suo sistema territoriale. Se dal sorpassato triangolo Genova

-Torino-Milano si passa al piu logico ed attuale sistema paclano che distende lungo il 450 parallelo la

più facile comunicazione fra le zone economi

-camcnte forti dell'ovest (da Bordeaux ad

Am-sterdam ove ingigantiscono i grandi sistemi

industriali del Rodano-Loira e del Reno) con quelle corrispondenti dell'est dal Danubio alla Vistola c all'Inn, chiara risulta la stretta con-nessione economica della forte zona industriale

padana con i porti del Tirreno e dell'Adriatico:

Savona- Vado, Genova, La Spezia, Trieste, Ve -nezia, Ravenna, quale appare, ad esempio, dal

modello della « metropoli padana » del Vigliano

(fig. ]) (2).

Nel 1966, anno nel quale circa 1'85,5

%

degli scambi con l'estero è avvenuto attraverso i nostri porti, su di un movimento totale di

merci di circa 170 milioni di tonn, i sei porti suddetti ne hanno smistate 92,59 milioni cioè il 54

%

circa (3).

Pmtroppo il disavanzo dei noli, che era

attorno ai IlO milioni di dollari nel 1965 sarà certo aumentato nel 1966 e poiché in media il

50 o~ circa del costo globale d' csercizio delle navi

è dato dal costo della nave nel porto, tale deficit

eon ferma quella mancanza di produttività dei

nostri porti i cui co

ti

sono eccessivi rispetto

ad un funzionamento degli sbarchi veramente

funzionalc e, soprattutto rispetto ai costi dei

porti estcri.

A Genoya, per esempio, una nave ferma nel

porto, costa in media molto di piu di un

mi-lione al giorno.

Quale ia il rapporto fra il costo dello scarico normale, a oggettato a tutti i gravami portuali,

delle confraternite addette ai vari servizi, non

-ché dclle tariffc « forfetarie» (in base alle quali

pe o l'importatore che scarica direttamente

ui propri automezzi "ersa anche una tangente per il ervizio chiatte che non usa) e lo scarico

Vittorio

Zignoli

eseguito mediante la cosidetta « autonomia

funzionale) che alcune grosse aziende

para-statali hanno ottenuto mediante il fattivo in-tervento dell'ex ministro Spagnolli, e che nei porti esteri gli spedizionieri praticano normal-mente per merci speciali (ad esempio a Brema per le automobili) possono dimostrare i seguenti esempi:

- a Taranto lo stivaggio del cemento in

sacchi con imbarco meccanico che costava

770 lire la tonno in regime di compagnie por-tuali, in regime di autonomia funzionale costa 90 lire.

- a Trieste, per la siderurgia lo scarico del minerale ferroso costava 537 lire la tonn., quello del carbone 721 lire, in regime di autonomia

funzionale il costo è sceso a 18 lire la tonno per entrambi;

- a Porto Torres il costo medio della tonno

sbarcata era di 2400 lire la tonn., è stato ridotto

a lire 600, il costo dell'imbarco del bitume è

passato, sempre grazie all'applicazione dell

'au-tonomia funzionale, da 3200 lire a 900 la tonno Come stupirei se molti milioni di tonno di merce pregia ta (circa il 35 %) viene soffiata ai

nostri porti, ad oriente da quelli iugoslavi, ad occidente da Marsiglia e a Nord da Rotterdam, * Con il presente articolo l'Autore, tecnico di fama inter-nazionale e profondo conoscitore elei proble1l7'i del Piemonte, apre una Tasseg1la dei più importanti aspetti che condizionano lo svih/1JPO economico della Tegione. In tali analisi settoriali si tarà conto della molteplice documentazione appm'sa in rna-teria nel corso degli ultimi decenni fino al pl"Ogetto di " Piano di

svilupp~ economico 'Y'egionale" approvato dal CRPE. Alla luce delle esigenze attuali e p'Y'ospettiche dell'economia piemontese verrà messo in luce quanto di realmente vitale c'è nelle v:/rie proposte e progetti e quanto invece è da ritenersi marginale e cad!tco. Nel presente nwnero della 'Y'ivista è affrontato Imo dei più importanti pmblemi dell'economia piemontese, quello della funzione pOl·tuale vista in 'Y'elazione al nostrn sistema

ferroviario. (N.d.R.)

(l) Piemonte CRPE·Piano di sviluppo economico regio -nale·Progetto per il quinquennio 1900·70 -30 novembre 1907.

(2) G. VIGLIA.NO e COLLABORATORI, La regiol1epiemo/ltese nella metropoli padana, « Cronache Economiche ", gennaio 1967. (3) I dati sono i seguenti: Savona· Vado tonno 10.967.332, Genova 39.034.984, La Spezia] 0.602.875, Trieste 6.3"'1.230, Venezia 16.726.075, Ravenna 8.907.4.88 con un totale di tonno 92.588.984 nel 1966.

(16)

Fig. l -Schema della metropoli padana secondo Giampiero Vigliano - A. Arnaudo - G. ~arè - R. Rocco - G. Nebbia - F. Ogni bene -G. Sutti -G. Varnero.

Anversa, Brema? Come stupirci se i nostri

porti perdono alcuni fra i migliori clienti, ad esempio gli svizzeri (4), se i nostri sbarchi costano a tonno i n media 27 franchi contro 9

dei porti del nord, cioè circa il 300

%

di più?

Ne è sufficiente a pareggiare il divario il

minor percorso da Genova a Chiasso (210 km)

contro i 680 da Rotterdam a Basilea, perché il costo di un vagone da lO tonn., compreso sbarco a Genova, dato a Chiasso è di franchi

64,20 per sbarco con chiatta esclusi i

frequen-tissimi extra, mentre da Rotterdam a Basilea

è di 70 a 71 franchi senza alcun extra e con

molta maggiorc regolarità e rapidità di consegna.

Ne segue che il vantaggio molto modesto,

sempre che non siano applicati extra potrebbe far preferire lo sbarco nei porti italiani sol

-tanto se il servizio ferroviario fosse eccellente, cioè molto spedito e senza soste, cosa che, an-che a causa del vecchio regolamento doga

-nale di 71 anni d'età, avviene solo

eccezional-mente.

Questi cunfronti fanno comprendere come anche le nostre industrie tendano a valersi, per le loro spedizioni e per i loro approvvigiona

-menti dei porti del nord.

La Fiat, ad esempio, spedendo le sue

uti-litarie via Brema da Torino, anziché via

Ge-nova, risparmia dal lO al 15

%,

a seconda degli

extra, per portare le auto da Torino a Boston.

Se consideriamo che il costo delle materie

prime povere, indispensabili alle nostre

in-14

1

CRONACHE ECONOMICHE

dustrie, e che provengono ormai quasi esc

lu-sivamente da porti dell' Asia e dell' Africa, è

per il 50

%

dovuto ai trasporti e per il 25 % circa ai servizi portuali, risulta evidente il grande interesse nazionale della riduzione dei costi e del miglioramento dei servizi dei porti e delle ferrovie.

Ecco perché il piano di sviluppo economico

regionale pone l'accento sul potenziamento dei

mezzi in servizio, specie sulle grandi linee in

-terne ed internazionali e sulla necessità di mi-gliorare l'efficienza del servizio portuale onde

ridurne i costi ed incrementare la velocità dellc operazioni di carico e scarico (5).

La fer'l'ovia

e

i

pO'l·ti - Il

collegamento con

Genova

.

La necessità imprescindibile di un più

mo-derno ed efficace collegamento fra i porti

liguri e il Piemonte è riconosciuto da molto

tempo. Si vedrà che il collegamento con Gcnova

(4) Si veda l'indagine condotta dall'(( Economia 'ficinesc"

organo ufficiale delle Camere di commercio svizzere. Risulta che una tonno di merce sbarcata da una nave di alto mare a Genova al vagone fcrroviario, costa 21,90 rl'. SV. per trasbordo diretto e 39,80 per trasbordi con chiatta. Però a que ti costi si aggiungono spesso aumenti imprevedibili per supplcmcnti particolari e per penalizzaziol~i applicati dalle (( Con f'ercnzc "

sui noli ch~ giungono fino al 35%. Lo ste so ervizio costa

da 9 a 10 fr. nei porti del nord che non applicano im previsti di sorta. Inoltre lo carico e il carico nei porti di An versa, Rotterdam e Amsterdam avviene molto più. rapidamenle. :\J. CONTI, (( La Stampa" n. 298.

(17)

preoccupava gli organi statali fin dal princlplO del secolo, molto di piti di quanto non li preoc -cupi oggi.

Limitazioni nei mezzi finanziari disponibili,

scarsa audacia governativa, le remorc create,

prima da due costosissime guerre, poi dall'acuirsi del problema meridionale hanno rinviato fino

ad oggi scelte che attualmente appaiono, da

un lato, urgenti, e dall'altro preoccupanti per il pericolo che una volta adottate certe decisioni, data l'inevitabile lentezza esecutiva, esse

ri-sultino, ad opere ultimate, per lo sviluppo

sempre piti rapido della tecnica dei trasporti,

sicuramentc sorpassate come è già avvenuto in molti casi, ad esempio per la stazione centrale

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V(C/M, 'M"ACITI

o

era IUDVI lollANTI

r

di Milano e per la trazione elettrica a 3000 Volt in corrente continua.

Indubbiamente le ferrovie attraversano,

spe-cialmente in Italia, un periodo molto difficile, esse rischiano di perdere definitivamente una grande aliquota dello stesso trasporto merci che per un certo periodo sembrava destinato a compensare il deficit del servizio viaggiatori. La difficoltà maggiore consiste nel fatto che

ci troviamo in un periodo di transizione che sta evolvendo con grandissima rapidità.

Per i lunghi percorsi nazionali il trasporto aereo per viaggiatori batte già di gran lunga quello ferroviario, una volta che fossero defi-nitivamente risolti i problemi costituiti:

v :

l. \

I / " ", , t'.

Fig. 2 - Schema delle opere previste e iniziate nel 1967 (Gotelli).

(18)

- dalla nebbia, o mediante una scelta piu opportuna dell'ubicazione degli aeroporti, o mediante la sicura possibilità del volo cieco;

- del rapido trasporto dal centro citta-dino all'aeroporto;

- delle inutili attese ai terminali e in

stazione;

- delle opportune coincidenze per viaggi da compiere su aerei diversi.

Nessuno piu, per andare da Milano e Torino

a Roma o a Napoli, si sognerebbe di prendere il treno fino a che dureranno le velocità attuali.

Ma l'avvento delle autostrade, il continuo

miglioramento dei mezzi gommati, l'estensione che ~ssi vanno assumendo nel traffico pubblico

e pnvato del nostro Paese, stanno toaliendo

alle ferrovie anche una gran parte di b quella utenza che preferisce viaggiare con veicoli ap

-poggiati sul terreno.

Concorre a facilitare questo esodo verso la strada ordinaria una certa insensibilità

buro-cratica delle ferrovie a considerare con mao'aior

, l b b

senso concorrenZla e la possibilità delle coin-cidenze per viaggi che non si possono compiere

nella stessa vettura dal principio alla fine. Per andare ad esempio da Torino alla Riviera Ligure o a Trento fra viaaai e attese

d ~ Il e comcldenze , . raramente si riesce b b a

rag-gIUngere una velocità commerciale di 60 km/h, quando con una modesta 850 si viaggia, sulle autostrade, con velocità doppia senza la

ser-vitu dell'orario e con spesa piu modesta se i

DAl IiA(CORDO SAurA

viaggiatori sono due, con notevole vantao'aio

se sono quattro. 0 0

Ecco perché, anche per i medi e lunahi

perc?rsi, l'autotrasporto chc svincola d:gli oran e permette soste a volontà in ottimi rifor-nitori, è spesso preferito al treno.

Per quanto riguarda le merci, la crisi di-venta grave perché quel che piu conta quasi sempre è la rapidità della consegna da porta

a porta e la sicurezza dell'arrivo della merce

ad ore determinate per usufruire dei mercati

e per evitare: deperimenti della merce ritardi

nel ritmo lavorativo delle industrie che 'tentano

di ridurre l'entità dei magazzini contando sulla

precisione degli arrivi, tutte caratteri tiche che

per ora il servizio ferroviario non riesce ad assicurare.

Se a queste deficenze, si aggiunge quella

delle strozzature delle vie da percorrere, come avviene per la zona dei Giovi nei colleo'amenti b del Porto di Genova col Piemonte e con la Lombardia, il vantaggio del trasporto gommato

diventa notevole e questo spiega perché mal-grado il recente raddoppio, la camionale

Genova-Serravalle già si avvicini alla saturazione.

La crisi del trasporto ferroviario da Genova verso la valle del Po si fece acuta nei primi anni del secolo dato che allora mancava ancora

il potente ausilio dei trasporti gommati e la trazione lungo i Giovi era affidata alle loco-motive a vapore.

Nel 1903, appena costituito il Consorzio del Porto la Commissione Adamoli ebbe il compito

di studiare il perfezionamento della rete ferro-viaria congiungente il porto di Genova con

la sua zona di influcnza.

La relazione, presentata nel ] 907, avanzò

molte proposte assennate chc in buona parte ebbero in seguito attuazionc, salvo quclla piu

importante e piu assennata di tutte, rclativa

alla direttissima Genova-Tortona, che avrebbe

risolto il problema delle comunicazioni con le

zonc di Milano e di Torino, ancor oggi inefficienti come allora, a causa dclle pessime caratteristiche

delle linee destinatc a sormontare il bastione

appenninico.

P~VV/~ENZA ~~T=~~~~~~====~=#~~~~~~~~ ,(27./)())

• (22./)())

PIAZZA A(Q(/AYFNF

, P-F. (15.50)

Fig. 3 ~ Sistemazione della Stazione di Cenova P. Principe secondo la proposta del Gotelli.

(19)

PROOETrO 01 SPOSTAMENTO A MONTE DELLA, RETE FERROVIARIA 01 GENOVA

r-

-,

--+--~::.': LINEE FERROVIARIE ESISTENTI

_ r. v LINEE FERROVIARIE PROGETTATE

~ F. v. LINEE FERROVIARIE SOPPRESSE rm rFA PARCIiI FERROVIARI

p PRINCIPE

BACINO .. l'

~~LA STREGA , /

Fig. 4 - Piano regolacore del porco di Genova Viale-Balbi.

La variante direttissima, che venne deli-berata con Legge 12 Luglio 1908 (6) ancor oggi in attesa dopo 60 anni di realizzazione, secondo il senatore Adamoli avrebbe dovuto essere in funzione per l'epoca nella quale il traffico di carico e scarico del porto fosse salito a lO milioni di tonno

Nel 1966, come si è visto, il movimento

totale delle merci del porto di Genova superò i 39 milioni di tonn., cioè fu appros simativa-mente quadruplo di quel limite oltre il quale già nel 1907, si riteneva indispensabile il fun-zionamento della direttissima.

Come stupirei se in tali condizioni il mer-cato per sbloccare il porto, decise di rivolgersi

al trasporto gommato che fortunatamente gli

permise di raggiungere, sia pure faticosamente, l'attuale primato? (7).

Del resto un inconveniente molto maggiore

olire, a causa delle pessime caratteristiche dei

tracciati ferroviari, il porto di Savona, che

dovette risolvere il problema dei trasporti me-diante automezzi, per i quali l'entità del tra-sporto è triplo di quello ferroviario. Infatti nel 1966 il movimento totale fra uscite e ingressi nel porto fu a Savona di 2.003 milioni di tonno

con automezzi contro 709 milioni affidati alla ferrovia.

Anche la relazione Benni (8) del 1938 tornò sulla necessità del quarto valico ferroviario ma senza alcun risultato.

La seconda guerra mondiale arrestò

nuo-vamente ogni iniziativa, ma appena conclusa la pace, il problema del nodo ferroviario di

Genova tornò immediatamente in primo piano

e il Compartimento competente compilò un

progetto completo di sistemazione tenendo con-to anche dello sviluppo previsto per il porto verso Sampierdarena.

Nelle grandi linee il progetto prevedeva:

l'ampliamento delle stazioni di Porta Prin-cipe e Brignole, il quadruplicamento dei binari

(6) F. TAJANI, Le nuove direttissime, rivista «TCh, Milano,

maggio 1908. .

La legge riguardava le direttissime Genova-Tortona,

Firenze-Bologna e Roma-Napoli. La seconda e la terza ebbero

realizzazione, anzi la seconda ta per ottenere una seconda

diretti sima piO. diretta, la prima rimase dimenticata. (7) Nel 1967 il movimento ferroviario al porto di Genova

fu di 2305.249 navi con :3.774.9905 tonn., il movimento di a uto-mezzi fu di 456.442 veicoli per 4.948.849 tonn .. il 57% del

ton-nellaggio fu perciò affidato ai mezzi gommati. (8) Ministro delle comunicazioni del tempo.

(20)

181

CRONACHE ECONOMICHE

Fig. 5 ~ Gallerie dirette Rivarolo-Rigoroso (Palladini) e Pontedecimo-Rigoroso (Merlini).

fra le stazioni stesse, il collegamento diretto della stazione di P. Principe con le linee dei Giovi, l'allacciamento diretto del porto con la linea « Succursale )), la deviazione della linea

fra Sampierdarena e Pegli (9).

Le opere previste in quella occasione sono chiaramente indicate nello schema della fig. 2. Dei lavori previsti si realizzarono: gli

amplia-menti dei piazzali delle stazioni, il collegamento

diretto della stazione di P. Principe col bivio Bersaglio, in quel di Rivarolo, ed altre opere di dettaglio.

Molto interessante è la proposta di

siste-mazione della stazione di P. Principe, pure dovuta al Gottelli (lO) per facilitare lo scambio fra il traffico ferroviario e quello cittadino, che arieggia in parte alla soluzione della Grand CentraI di New York (fig. 3).

Una soluzione analoga alla precedente, ma completata con la galleria delle Grazie (fig. 4)

per il collegamento diretto col porto fu proposta da M. Viale e D. Balbi nel piano regolatore del porto di Genova, presentato al Congr~so na-zionale dei porti del giugno 1950 (11).

Attualmente, le vie ferroviarie che partendo da Genova superano il bastione Appenninico verso il Piemonte e la Lombardia sono ancora, come nei primi anni del secolo:

la vecchia linea a doppio binario dei Giovi che risale ai tempi di Cavour ed ha curve di 400 m di raggio, pendenza massima del 35

%0

allo scoperto, del 29

%

0

in galleria,

il cui tronco peggiore si distende fra Bolzaneto

e Busalla (12);

(9) R. GOTELLI, La s'Ìstemazione degli impianti ferroviari

di Genova, « Ingegneria ferroviaria)) n. 11 del 1947.

(lO) R. GOTELLI, Copertura eli una parte del piazzale v'

iag-giatori d'i Genova P. P., « Ingegneria ferroviaria)), 1958. (U) Atti del Congresso nazionale dei porti, volume I, parte I, Livorno 1950.

Allora si prevedeva anche la co truzione di una funivia, progettata dallo scrivente, che avrebbe dovuto servire per il trasporto del carbone dal porto alla zona di Al'quata Scrivia ave l'Italgas aveva in animo di costruire un grande deposito destinato a l'i fornire l'Oflkina del Gas di Milano, ed uno

stabili-mento di lavorazione analogo a quello posto al termine della funivia Savona-San Giuseppe eli Cairo. Il progetto, eseguito per

il Consorzio del porto di Genova, venne avocato a se dalle FS che, essendo nel frattempo diminuito il traffieo del carbone a causa dell'utilizzazione del metano, ne sospese la costruzione.

Il problema della funivia collegant Genova con Acqui ove si prevedeva la testa di un canale navigabile Torino-Acqui, è tornato alla ribalta in questi ultimi tempi, ma le costruzioni

di fabbricati residenziali e industriali da Genova a Rivarolo e oltre ne rende ormai quasi impos ibiJe e comunque costo-sissima la realizzazione che del resto non si presterebbe ad un traffico non pecializzato e misto ben diverso da quello per il

(21)

eccc-PROGCTIO PALLADINI -LUNGHEZZA GALLERIA III 23000 CIrca -PENDENZA MASSIMA i.85!)1'loo

SCALA LUNGHEZZA 1:100.000

SCALA ALTEZZE 1.10000

PROCEno MERUNI . LUNGHEZZA GALLERIA In 17.900 . PENDENZA MASSIMA 10°100

Fig. 6 - Progetti di gallerie di base per il tronco ferroviario Genova-Arquata.

- la linea a doppio binario, detta la (( Suc

-cUl'sale dei Giovi » fra Genova e Ron

co-Ar-quata, avente raggi da 500 a 600 metri, p en-denza massima del 16%0, anch'essa perciò ina -datta ad un traffico veloce ed intenso;

- la linea a semplice binario Genova-Ovada -Alessandria, dotata di raggi di 450 m e p en-denze del 16 %0 che può servire la zona di

Alessandria ma è anch'es a inadatta ad un

traffico veloce di carattere moderno.

È perciò evidcnte la necessità di un'arteria per grande traffico adatta a velocità di almeno

HO kmjh con pendenze non superiori all'8 %0

e raggi non inferiori ai 1000 m.

Tale necessità è stata recentemente so

tto-lineata dalla Camera di commercio di Genova

che nominò una Commissione consultiva per

lo studio della viabilità stradale e ferroviaria

genovese, tenendo anche presentc che il nuovo

porto succursale di Voltri già approvato, spo -stava ancora una volta i termini del problema.

In quell'occasione l'ing. Palladini, allora

Capo compartimcnto delle FS della Liguria

compilò un molto interessante progetto di mas

-sima per una sistemazione generale del nodo ferroviario di Genova e del suo collegamento

razionale con la Lombardia e il Piemonte, che

prevede una direttissima Genova-Tortona e

particolari raccordi per il nodo genovese. Come appare dalle figure 5 a 8 il progetto

comprende:

- la nuova linea direttissima, che a'vrebbe

dovuto allacciarsi in un primo tempo a Bol

-zaneto alla linea Genova-Torino esistente, rea -lizzando cOSI la parte fondamentale della sist

e-zionale, furono costruite appositamente delle locomotive· tender con rodiggio 0-2-0 che si dovevano accoppiare in duplo dalla parte delle cabine per raggiungere la potenza compl es-siva di 400 CV, capaci di trascinare, con sut-ficiente aderenza, treni del peso di 150 tonno (locomotive comprese) alla velocità di 12 kmjh.

Malgrado i perfezionamenti successivamente introdotti nelle locomotive a vapore, il movimento merci possibile (rappresentato da circa 500 milioni di tonn.-km virtuali di trcno completo) si appalesò presto insufficiente allo sviluppo del porto di Genova che nel 1903 l'aggiungeva i 6 milioni di tonno

Tale insufficienza venne eliminata elettrificando le linee, prima con corrente trifase, poi con corrente continua, raggiun-gendo il movimento di 1,5 miliardi di tonn.-km virtuali con punte cii 3.000 carri al giorno.

(22)

mazione progettata mediante un percorso di 3,2 km allo scoperto e di 23 km in galleria con pendenza massima del 7,859%0 (figg. 5 e 6); - per adattare il sistema ferroviario. gen o-vese ai nuovi sporgenti progettati per Voltri era previsto un raccordo a doppio binario del parco di servizio del nuovo porto con la linea succursale dei Giovi e, a Bolzaneto, con la nuova direttissima;

- verso il nord, onde evitare incroci a

raso erano previsti: mi.a galleria con sotto

-passo per i treni pari e un raccordo allo scoperto col binario pari della Succursale dopo il bivio Fegino all'altezza di Genova Trasta; tutto allo scoperto doveva restare il binario dispari sup e-rando mediante viadotto obliquo la Succursale con rampa del 9,75 %0 per poi scendere ad inne-starsi ad essa con livelletta del 6,3 %0' (figg.

7 ed 8);

- il raccordo verso sud, di minore impor-tanza, era previsto con bivio normale da 60 kmjh utilizzando il bivio Fegino per la via Grana

-rolo-P. Principe e il bivio succursale per il Campasso e Sampierdarena. In tal modo ve-niva evitato l'obbligo, per il traffico viaggiatori scendente dal nord verso ponente, di giungere fino alla stazione di P. Principe per poi r etro-cedere fino a Sampierdarena;

- per decongestionare il traffico alla st a-zione di P. Principe era previsto il dirottamento dei treni viaggiatori giungenti dal nord e diretti a ponente alla stazione di Brignole, mediante un raccordo arcuato di 1800 (detto a collo

d'oca), in modo da poterli indirizzare sull'iti-nerario Brignole-P. Principe-Ponente. L'arco suddetto doveva partire dal raccordo della

linea. di Granarolo con l'esistente linea Torino-Genova dal bivio Bersaglio, per continuare in galleria fino al Bisagno da superare allo sco-perto all'altezza di Staglieno con due nuove curve del raggio di 1000 e 850 m affiancandosi all'ingresso della galleria San Martino, alla linea Genova-Brignole-La Spezia uscendo nel parco di Brignole, Terralba, e avviandosi con

Fig. 7 - Dettaglio dei principali collegamenti previsti dal piano nei pressi di Genova.

(23)

Fig. 8 - Schema dei principali collegamenti previsti dal piano nella zona ligure.

proprio itinerario alle stazioni di Brignole, P. Principe e Sampierdarena;

- un raccordo dell'arco anzidetto, rea

liz-zato prima di Genova Sturla avrebbe collegato direttamente il traffico nord-sud e ovest-sud evitando, per i treni merci, le stazioni di P.

Principe e Brignole per le direzioni dei grandi parchi di Alessandria, Torino, Novi, nuo\'o porto

di Voltri, senza interferire col traffico del porto di Genova;

- la direttissima, inizialmente partente da Bolzaneto in un secondo tempo, sarebbe stata collegata direttamente con la galleria di

Gra-narolo e col grande arco a collo d'oca.

Queste provvidenze permettevano senz'altro

di eliminare la vecchia via dei Giovi che

(24)

grado la sua lunga vita conta opere d'arte ben conservate perché di egregia fattura, e l'ing. Palladini proponeva di utilizzarla, con oppor-tuni perfezionamenti di non grande costo, come succursale della camionale già saturata anche dopo il raddoppio. Infatti le pendenze massime del 35

%0

durissime per le ferrovie sono pi ti che accettabili per le strade veloci.

Successivamente l'ing. Merlini (13) propose, in linea di massima, una galleria di raccordo fra Pontedecimo e Rigoroso, che avrebbe il vantaggio di ridurre la lunghezza del traforo a soli 17 km, ma richiederebbe l'utilizzazione del vecchio tronco Bolzaneto-Pontedecimo con pendenze dell'Il

%0

circa e avrebbe in sotterraneo la pendenza del 10%0 (figg. 5 e 6). La proposta è interessante, sarebbe necessario appurare la possibilità di migliorare il tratto Bolzaneto-Ponte decimo e di ridurre la pendenza della galleria al 7

%0'

senza superare il costo pre-vedi bile per la soluzione proposta dall'ing. Palladini, il che sembra, a priori piuttosto dif-ficile.

Poiché oggi, nel riassetto delle ferrovie preconizzato dal ministro Scalfaro, si parla di direttissime a velocità commerciale di 200 kmjh è infatti indubbio che una pendenza del 10/~0

e le caratteristiche della linea Bolzaneto-Ponte -decimo sarebbero senz'altro da scartare, è anzi dubbio se anche quelle previste dall'ing. Pal-ladini e da lui riferite a velocità di 140 kmjh,

22

I

C R O N A C H E E C O N O M I C H E

siano ancora da giudicare sufficienti, è però possibile con qualche variante di non grande momento giungere ad ulteriori miglioramenti che consentirebbero notevoli economie di tempo per il trasporto dei viaggiatori, sempre disposti a pagare di piti pur di usufruire di un servizio migliore, e notevoli economie dei costi della trazione e aumenti di traffico per il trasporto delle merci, che presumibilmente affiuirebbero alla nuova linea anche da Savona, posto che il collegamento col Piemonte della disgraziatis-sima linea Savona-San Giuseppe di Cairo, ed eventualmente anche con quella da ricostruirsi per Tenda, il cui tracciato ha caratteristiche pessime, sarebbe senz'altro piti lento e costoso di quello, ben piti lungo geograficamente, ma meno gravoso virtualmente, per Savona-Voltri direttissima.

Comunque il problema del porto Savona-Vado è un altro, è per ora sufficiente confermare che il problema delle comunicazioni ferroviarie fra il porto di Genova e la valle padana è piti che mai attuale, e se le ferrovie non vogliono rinunciare ad un servizio che lo sviluppo del traffico dei porti liguri e dell'industria della Valle Padana renderà sempre piti utile e tu-multuoso è necessario e urgente passare ormai a decisioni concrete.

(13) R. MERLINI, Le comunicazioni piemontesi viste da

(25)

la

r

egione piemontese

1. P't'emessa.

Il lento progresso dell'elaborazione del

pro-gramma economico nazionale e le ancor più

travagliatc vicende dei vari piani regionali

af-fidati ai Comitati regionali per la

programma-zione economica (CRPE) hanno ritardato, e

in-tralciano ancora, la preparazione dei piani

ter-ritoriali di coordinamento che dovrebbero

rap-presentare materialmente la futura

prefigura-zione spaziale.

Non è qui il caso di addentrarsi fra i

rap-porti (sempre finora limitati al puro livello

teorico) fra la programmazione economica e la

pianificazione urbanistica, poiché a tale

argo-mento è stato dedicato a suo tempo un congresso

dell'INU (Milano, 1962), e il prof. Siro Lombar

-dini ne ha fatto l'argomento di una parte del

suo libro, « La programmazione», uscito per i

tipi di Einaudi nell'aprile 1967.

Con la presente nota si intende piuttosto

esaminare alcune proposte più specificamente

territoriali e confermare alcune esigenze

meto-dologiche che sono state fin qui sottovalutate.

In particolare ci pare utile, soprattutto dal

punto di vista del futuro assetto della Regione

piemontese, sollevare interrogativi che si rife

-riscono ad alcuni recenti progetti.

2. Met'ropoli - città mondiali.

Le aree metropolitane di alcuni paesi stra

-nieri esercitano indubbiamente un fascino

avvin-cente su molti studiosi italiani. Soprattutto

negli anni recenti alcuni libri di geografia

ur-bana e il convegno di Stresa sulla Città regione

(gennaio 1962) hanno determinato una serie di

risonanze e di riflessi che si sono specificati

anche nelle proposte per il piano intercomunale

milanese. Tali elementi hanno fatto proliferare

adepti in ogni regione, con il risultato che oggi

la prospettiva di creare anche in Italia agglome

-rati paragonabili alle regioni di Parigi e di

Londra sta diventando abbastanza di moda.

È pur vero che niente di simile esiste finora

in Italia e che non sussistono affatto le condi

-zioni perché qualcosa di analogo possa

verifi-car i in futuro. Non abbiamo infatti né la

struttura centralizzata della regIOne francese,

e

l'Italia

settentrionale

:!:

Franco Berlanda

né un grande porto, né più semplicemente un

emporio commerciale a scala mondiale come

vantano gli inglesi, e non sappiamo neppure

derivare da tali mancanze la persuasione e la

coscienza della nostra incapacità.

È però indispensabile considerare lo

svi-luppo degli ultimi cinquant'anni se si vuole

evitare che l'assunzione dei soli dati geografici

provochi l'inizio di una totale confusione

inter-pretativa, nella quale sarebbe arduo recare un

minimo d'ordine.

Mi riferisco in questo senso allo studio

ap-parso sulla regione piemontese nella metropoli

padana dove un'area di oltre 30.000 kmq viene

considerata come un tutto unico, dai porti di

Venezia e Ravenna al Po, per seguire lo schema delle planimetrie illustrative. È pur vero che oggi

in quest'area, che comprende la parte più

popo-lata della pianura padana, vivono almeno 16

mi-lioni di persone, - una popolazione totale cioè

superiore tanto alla grande Londra (circa 12

mi-lioni), quanto alla Regione parigina (oltre 8

mi-lioni) - ma la sua superficie è oltre tre volte più

grande di ognuna delle due altre ed i fenomeni

dispersivi (dati i grandi, medi e piccoli centri

autonomi e distinti) risultano completamente

diversi.

La probabilità quindi che « la pianura

pa-dana costituisca un potenziale organismo

metro-politano» è piuttosto limitata e, per una serie

di ragIOI1l che verranno illustrate più avanti,

* Nel 11, 289 (gennaio 1967) di « Cronache Economiche» è alJparso lo studio « La regione piemontese nella metropoli padana ", 1"ealizzato da wn gruppo di a1"Chitetti dell'Istituto di programmazione teITi/oriale e p1"Ogettazioni del 11ostro Politec -nico sollo la g!tida del proJ. w'ch, G, P, Vigliano,

Interviene ora in argomento ill)1'OJ. arch. Franco BeTlanda,

memb1"O del Comitato di1"ettivo del piano territol'iale di cool'di-?lamento, con lo scrillo che qui pubblichiamo, Pur non

condivi-dendo certe vallltazioni e certe tesi espl'esse dall' Autore, l'iteniamo che la lJresente esposizione meriti di essere accolta in queste pagine e possa 1"ecare 'Un contr'ibuto all'approfondimento di un tema la CIti importanza si p1"Oietta nell'immediato ft!turo della

regione 1Jiemontese,

« Cronache Economiche" sarà lieta di ospitare il pensiero di q'uanti altri vorranno ancora intervenire in 'Un dibattito che già era negli auspici fin dal pTimo momento, anche perché il pToblema, lungi dall'essere sufficientemente esplomto e definito, presenta innumerevoli lati oscllTi e dà luogo a grandi incertezze, come succede per quelle che sono sostanzialmente espeTienze

nuove,

(N,d,D,)

(26)

ITALIA PADANA

ASSETTO TERRITORIALE TENDENZIALE rete Inlrastrutturale d, appoggio

_ dirll:;llnC;, princ;ipali di sviluppo

, .. :-;.:.-:.: .. :-:-:.:.\.: .. :.:.) tempo libero, atee n;!l'utall,

Fig. I. -BACIGALUPO, CORNA PELLEGRINI, MAZZOCCHI. - « Una proposta di sviluppo lineare per la pianificazione dell'area metropolitana milanese ».

Le direttrici principali di sviluppo che dovrebbero contrastare l'espansione caotica a macchia d'olio nell'immediato intorno della metropoli e proiettare invece lo sviluppo urbano in una dimensione regionale (aprile 1965)_

dovranno essere adottate tutte le misure cor

-rettive possibili affinché la tendenza constatata

nell'articolo sopraricordato non abbia a veri

-ficarsi: « l'urbanizzazione della pianura padana

continuerà nel tempo dilatandosi su aree via via crescenti, Si tratta di una tendenza natuTale

ben difficilmente arrestabile, dovuta, tra l'a

l-tro, alla stessa posizione geografica del terri-torio ll.

Le obiezioni che si devono muovere a questo

giudizio su un fenomeno come quello in esame sono di due ordini, e riguardano sia la natumlità

dello stesso, quanto la sua 0ppoTttmità

nel-l'ambito di una visione futura del territorio che

possa influire sulle condizioni di vita, in ter-mini di benessere e di partecipazione al potere, di tutti gli abitanti. Un processo è naturale se corrisponde a leggi biologiche oggettive, mentre

non lo è se corrisponde soltanto agli interessi di gruppi limitati che tendono, anche attraverso

24

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E

ad una certa organi:.-:zazione territoriale, ad

imporre alla maggioranza della popolazione un

determinato disegno.

È pur vero che le rendite di posizione non

riguardano solo la proprietà privata del suolo,

ma è certo che se non verrà adottata una legge

urbanistica che renda indifferente il suolo alle sue destinazioni d'uso, non sarà possibile

at-tuare progetti spaziali organici. Altrettanto

in-dispensabile è la creazione di nuovi strumenti

di attuazione che rendano l'Ente pubblico

pro-tagonista dello sviluppo urbanistico.

Attualmente infatti non è possibile esercitare

nessuna scelta, poiché il Comune adotta, quando è capace di resistere alle sollecitazioni dei privati

(evento che non corrisponde ad un

atteggia-mento molto generalizzato) dei provvedimenti vincolativi e restrittivi, ma nella maggior parte

(27)

rea-ITALIA PADANA

ASSETTO TERRITORIALE RIEQUILIBRATORE

1:::;:::::;:;:;:::;:::3 Tempo libero . • ,ee n.'utill. Turismo le m O 20 cO CiO 80

~

Fig. 2. - CAMPOS VENUTI - COOP. ARCHITETTI E INGEGNERI R. E. - « Studio delle suscettività territoriali in Emilia-Romagna». Intervento alter-nativo alla tendenza attuale dell'Italia Padana, aree da disincentivare e direttrici di sviluppo: padano-tirreniche, padano-trentina e padano-friulana.

(Fubblicato anche in «Urbanistica» n. 45 del dicembre 1965).

lizzazione di edifici residenziali o industriali decisi singolarmente.

In questo momento quindi permettere la

presentazione di progetti indifferenziati - i

quali cstendono su vastissimi territori gli inse

-diamenti residenziali ed industriali e propongono nuoye e piu complesse reti di traffico e di

tra-sporto - significa di fatto sostenere « una

urba-nizzazione indifferenziata, produttrice di ulte

-riore congestione e di ulteriori squilibri ».

3. Un nwclello pet' l'Italia

sette:nt

'

rionale.

Contornata dalla cerchia delle Alpi, a con

-tatto con duc mari, Tirreno e Adriatico, e

di-stinta dal resto della penisola dall' Appennino Tosco-Emiliano, l'Italia settentrionale esercita

su molti progettisti un richiamo selettivo per indurIi ad un csame particolare, che nasco

n-de talvolta (e talvolta lo rende esplicito) il

desiderio di considerarla come la parte

meri-dionale di un'Europa carolingia.

Mancano in questo schema tanto il senso di partecipazione e di funzione determinante allo

sviluppo dell'Italia tutta intera, quanto una

visione del futuro internazionale basato sulla

pace e sullo scambio fra tutti i popoli. In questa

super-regione, (su un'area di circa 120.000

kmq, poco piu di un terzo della nazione), vivono circa 2J milioni di italiani, quasi la metà de l-l'intera popolazione nazionale, ed è facile

pre-vedere che tale aliquota aumenterà in assoluto

e in percentuale nei prossimi anni. Esistono però vaste aree montuose e collinari e territori

irrigui la cui vocazione agricola è dominante.

I modelli che sono stati proposti recente

-mente puntano quasi sempre su vasti insiemi

(28)

ITALIA PADANA

RETE INFRASTRUTTURALE

METROPOLI PADANA

a~sl di sostegno d!'1 sistema padano g,andllegamentl

strada pedemontana

• po,ti

• • • • • citta' manne

C===:J agricoltura specl<lllzzaia ~ln'edlatllJe

~ di turismo montano e tempO lIbero km O 20 40 60 80 100

~ ~, ~ i

Fig. 3. - GRUPPO PROF. VIGLIANO DELL'ISTITUTO DI PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE DEL POLITECNICO :DI TORINO - « Metropoli Padana» (pubblicato in «Cronache Economiche» del gennaio 1967).

urbanizzati, a macchia o pseudo lineari, ma

in ogni caso con la predominanza, secondo una

o piu direzioni, dell'aspetto di un continuo

urbanizzato.

Vi è probabilmente in questi schemi non

tanto il desiderio di adattare al caso dell'

Ita-lia le proposte lecorbusieriane per « i tre

inse-dia menti umani », quanto la tendenza ad es

ten-dere il carattere segregativo delle nostre

peri-ferie ·e ad assumere la razionalizzazione lineare ( dove sono si tua te parallelamente le vie di trasporto, le zone industriali e le zone reside

n-ziali separate queste ultime da una fascia verde

con i pubblici edifici), come il sistema migliore

per la produzione e l'abitazione delle grandi

masse lavoratrici.

Si tratta di una specie di grande linea di

montaggio o di « tapis roulant» dove senza

perdere troppo tempo i lavoratori si

trasferi-26

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E

scono dalla propria casa alla fabbrica, arri

c-chiscono la collettività con il loro lavoro e

tornano poi direttamente a casa dove riposano

o si ricreano con l'immancàbile televisore. I

« mass media » si aggiungeranno cosi al

condi-zionamento derivato dalla forma spaziale e la

alienazione potrà finalmente considerarsi

gra-ziosamente teorizzata e fatalmente realizzata.

Circa vent'anni or sono era maturata in

Italia la moda dei quartieri autosufficienti,

delle unità di vicinato benedette dalla moso-fia comunitaria. Per fortuna le realizzazioni non

furono numerose, ma esse stanno li ad

ammo-nirci con i loro gravi difetti. Anche se dal

punto di vista della tipologia edilizia esse

dimostrano il superamento della barriera della

casa-sul-mo-della-strada, si deve tuttavia al

negativo risultato sociale dei quartieri INA CASA

(29)

® TadleJ

I

-I ! .. : ..

-

.... \. ... ~, .J Agglomerato Areo centrale

Cintura verde metropolitane

... , Probabile ampliamento dello cinturo verde

Strode

Ferrovie FF~~=r~~~iF====j

O IO 20 30 Km

Fig. 4. - LONDRA - Per l'amministazione locale Londra è rappresentata dalla Greater Londan, che si estende su un'area compresa fra i 19 e 24 chilometri dal centro. AI di là della Greater Londan vi sono la cintura verde e le new towns sorte dopo il 1945. La regione di Londra presa in considerazione dai pianificatori abbraccia un'area di Il.427 kmq e va fino a 64 chilometri dal centro, mentre alcune ciccà che accolgono la popolazione eccedente di Londra sono situate a distanze anche superiori. Nell'area della Greater Londan fra il 1951 e il 1961 si è registrato una diminuzione netta della popolazione pari a 165.000 abitanti, mentre l'anello esterno della regione di Londra (fra i 24 e 64 chilometri dal centro) ha registrato un aumento di 966.000 abi· tanti. Buona parte di questo aumento si è verificato al di là della cintura verde.

Nuove arterie radiali dovrebbero sensibilmente migliorare l'accesso dall'anello interno all'anello esterno, sebbene queste strade non penetreranno, in linea di massima, nell'area centrale. Fra i pendolari che affluiscono nell'area centrale nove su dieci si servono di mezzi di trasporto pubblici, in primo luogo della ferrovia. (Dal Peter Hall, Le città mondiali, Il saggiatore, Milano, 1966).

(30)

i O i IO i 20 .I~~I~ Agglomerolo

_ Aoolomeroto ad alto densito

Principali aree torestoli

Zona di protezione generole

_ _ _ Strade principoli

+-+---+ Ferrovie

... Cou lomm ier& ..

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Fig. 5. - PARIGI. - La ({ RégioJl Parisienne» si estende sino ad un massimo di 96 chilometri dal centro di Parigi su una superficie di 12.950 kmq. Molto piu piccolo, sebbene dieci volte superiore all'area della città storica, è l'agglomerato che al censimento del 62 registrava una popolazione di 7,3 milioni rispetto agli B,s dell'intera regione. La città vera e propria ne registrava circa 3 milioni.

Il piano del Pagod (<< Pian d'Aménagement et d'Organisation Générale de la Région Parisienne ») ha per scopo fondamentale quello di contenere ogni

ulteriore sviluppo fisico dell'agglomerato parigino. Il piano è decisamente contrario alla creazione di nuove città, in quanto queste potrebbero aumentare la forza di attrazione della regione di Parigi; esso tollera al massimo uno sviluppo limitato delle città periferiche, e propone, per buona

parte dell'aumento di popolazione previsto, una sistemazione all'interno dei confini attuali dell'agglomerato mediante lo sviluppo di nuovi nuclei re gio-nali. (Dal Peter Hall. Le città mondiali. Il saggiato re. Milano. 1966).

forme nuove per gli edifici e per i nuclei di abi

-tazioni, se non si sono diffusi certi tipi di con-sumi e se si è persa l'occasione di creare un

contatto diretto fra l'abitazione e gli spazi

riservati al gioco e al riposo.

Siamo rimasti ancorati, in Italia, alla di-mensione che potremmo definire della microur-banistica, obbligati a schemi ormai sorpassati, incapaci di vantare, salvo rarissime eccezioni,

realizzazioni moderne, nelle quali il rapporto

casa-natura risulti evidenziato o sia resa ope-rante, per esempio, la distinzione fra traffico motorizzato e percorsi pedonali. Tutto ciò non

è avvenuto per caso; il fallimento delle proposte e l'arretratezza delle situazioni nella scala facil-mente controllabile dell'unità di abitazione so

-28

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E

no intimamente legati alla megalomania dei progetti che investono regioni intere.

Si tratta di un evidente sintomo di imp o-tenza e di sfasamento fra elaborazione teorica

e capacità pratica di intervento. Anzi, con molte probabilità, anche il modello che verrà qui di seguito illustrato risentirà di questo clima e sarà influenzato dall'impegno a

con-traddire i modelli precedenti.

Si tratta infatti di proporre uno schema

che si inquadri nello sforzo generale sostenuto da tutta l'Italia per raggiungere livelli di vita

soddisfacenti. Naturalmente è necessario far leva su organismi locali che intervengano nci

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