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Cronache Economiche. N.317-318, Maggio - Giugno 1969

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(1)

OAMERA DI COMMERCIO

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

DI TORINO

317

/

8

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO)

CRONACHE

ECONOMICHE

(2)
(3)

cronache

economiche

mensile a cura della camera di commercio industria artigianato e agricoltura di torino

numero 317/8 maggio-giugno 1969

Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni deb-bono essere Indirizzati alla Direzione della Ri. Vista. L'accettazione degli articoli dipende dal ,iudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati e siglati rispecchiano sol canto il pen-siero dell'autore e non impegnano la Direzione della Rivista nè l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es .. sere inviate in duplice copia. I: vietata la ri .. produzione degli articoli e delle note senza '-aUtorizzazione della Direzione. I manoscritti. anche se non pubblicui, non si restituisco"c.

Direttore responsabile: Primiano Lasorsa Vice direttore: Giancarlo Biraghl

.

sommano

l. Mallè

3 Gli avori del Museo Civico d'arte antica di Torino - parte I

G. Zandano

16 Oro, dollari e speculazione

F. Zito

19 L'istruzione professionale e la qualificazione degli addetti all'agricoltura

M. Gatti

23 L'industria alberghiera

P. Condulmer

31 La formazione storica della regione geografica piemontese

F. Alunno

44 Considerazioni sulla localizzazione industriale In provincia di Torino

C. M. Turchi

59 Le eccezionali prospettive economiche del mercato sudafricano

A. Cocito

97 Aspetti dell'agricoltura americana: risicoltura e allevamenti bovini

A. Vigna

103 Alcune idee per vivere meglio

108 Attualità economiche: i niziano lavori del sistema autostradale tan-genziale di Torino

111 Tra i libri

116 Dalle riviste

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA COMMERCIO E ARTIGIANATO Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri, 15.

Corrispondenza: 10121 Torino - Via Vittorio Alfieri. 15 10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi: Camcomm. Telefoni: 55.33.22 (5 linee). Telex: 21247 CCIAA Torino C/c postale: 2/26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - C/c 53.

BORSA VALORI

10123 Torino - Via San Francesco da Paola, 28. Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 • Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

10123 Torino· Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

Laboratorio analisi chimiche - 10123 Torino· Via Andrea Doria, 15. Telefono: 55.35.09.

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Gli aVOrI

del Museo Civico

d'arte

antica

di Torino

(Parte

I)

Luigi MaZZè

lVumerosa e assai intenssante in pùi, pct1,ti, la collezione di avori p1'ende le mosse da alcuni « novacttla» (msoi) a figure d'ani-mali e da pettini a omati anima-listi ci e geometrici d'arte ta1'do-romana d'Egitto o di Siria, S e-guono v(l,1'i pezzi d'epoca roma-nica, tra cui alcuni occidentali, mentre ad arte siculo-araba ap-pa1'tengono cofanetti con O1'nati dipinti, Risalta in pa1,ticolaTe u.n cofanetto del secolo XIII (ispano-ambico o dell' Egitto isla-mico?) acquistato nel 1953, Esso è TettangolaTe, con coperchio a piramide t1'onca, molto alto in confTonto alla dimensione assai bassa del C01'pO sottostante; le facce del copeTchio sono b01'date sui lati lunghi da un intaglio a treccia (fonnante fascia comple-tamente occl1tsa, senza « fondo ») e da intaglio a elegantissimi gi-Tali a tenninazioni fogliate sui lati bTevi, La fascia veTticale di base del cope1'chio è invece intagliata con iscTizione cufica continua; il C01pO è bordato sui quattro lati da fascia a t1'eccia eguale a quella del copeTchio, Su di questo vengono a collo -carsi tre gmndi statJe in b1'onzo dorato a motivi incisi e con desinenza a g1'ande palmetta tTi-lobata - anzi quasi a fonna di CU01'e - essa p1t1'e con 01'nati incisi; una statJa anteri01'e scen-de alla serratura decomta da

In copertina a colori: Cofanetto ispano·arabico o dell'Egiuo isla· mico, secco XII·XIII. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

grandioso motivo polilobato a foglie incise; due statJe poste-Tiori giungono fino alla base, con tenninazione uguale al motivo di pa1'tenza, Sul coperchio, inol-t1'e, si dispongono angolarmente, salendo dal basso e scendendo dagli spigoli tenninali del piatto supeTi01'e, otto bandelle doppie, liscie, a capo lanceolato. Una bandella doppia pe1' angolo è anche (anzi em in 01'igine) alla fascia di base ve1,ticale del co-peTchio.

Nei campi Tisultanti da questa 1'iassunzione tettonica Tealizzata dalle fOTniture in metallo, stanno isolati, con largo nspit'o, meda-glioncini cÌ1'colari intagliati a Tilievo piatto, con motivi em-blematici di uccelli. ]III a l'aspetto del cofanetto dà l'imp1'essione che la pU1' bella fornitum b1'onzea non sia nata cosi com' è, tutta assieme con la parte ebumea, poiché le statJe gmndi segnano un gusto non del tutto omogeneo con gli intagli dell' av01'io e sia esse che le min01'i vengono in alcune zone a comprime1'e eccessivamente gli intagli, specie sul tergo del copeT-chio; la stessa iscTizione cufica ne Tisulta compTomessa.

La definizione del cofanetto -un pezzo eccezionale conf01'tato dalla p1'esenza all'inte1'no, del frammenta1'io, 1'arissimo rivesti-mento di stotJa pe1'siana a meda-glioni con cervi e aquile,

PTobabil-mente un po' piu antico, del se-colo XII - non è del tutto facile. La fonna complessiva riprende un tipo di antica ascendenza me-sopotamica, familiaTe alla Pe1'sia sassanide e che poi tTapassa, con vasta ditJttsione, al mondo isla-mico, La deco'razione, anche se, nel caso specifico, diverge assai dalla p1'oduzione ispano-moTesca

Arte tardo-rom.n. d'Egitto (1) o di Siri. (1), Novacula a figure d'animali - Manico di rasoio. (Foto Arch, Museo Civico, Torino).

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Arte siculo-araba, sec. XII-XIII. Cofanetto con ornati dipinti. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(cofanetti di Cordova dei secoli X-Xl e seguenti), ha pero in comune con essi non solo la pw'-ticolarità del lavoro ad intaglio (mentre i cofanetti a?'Clbo-siculi sono solo dipinti sull' avor-io) ma anche l'elemento dec01'ativamente 1'isolto dell'iscrizione cttfica pure intagliata; tuttavia il tipo dei medaglioni e i loro motivi indi-cano W~ gusto islamico premi-nente, con riattacchi a 1'epert01'io 1'iecheggiante, fra l'altro, omati <li cemmiche mesopotamiche, di Rhages, L' ope?'Cl semb?'Cl p' ro-p01'7'e, nel combinw'si dei stwi elementi, una provenienza non di1'ettamente orientale, bensi l'in-se1'imento in una cultu?'Cl isla-mica fra una origine ispano -araba (ta1'diva comunque 1'ispetto ai pù~ noti tipi (li avorio

cordo-41

CRONACHE ECONOMICHE

vani) e tm' origine islamica di Egitto, con deltazione, sempTe, al sec, XII-XIII; al XIII as-segnando comunque le g?'Clndi stafje cu01'iformi incise e lavo-?'Clte a 1'ilievo, m'l'e in tal foggia e in questo genere d'oggetti; esse, nel cofanetto tOTinese, vanno as-sumendo, specie nei montanti a gimli palmettati sul fondo striato, un sapore affine a ceTti « dé-C01'S » de i bronzi di lYlossul.

TT' è poi ttltta una se1'ie di dittici o valve di ditt'ico appw'-tenenti al secolo XI TT e di ori-gine francese o tedesca o fiam-minga,

Una valva di dittico con la Incoronazione della TTergine e Natività. (Fmncia, prima metà del sec. Xl TT) ha due ordini di figurazioni con due pannelli

qua-drilobi sovrapposti combacianti, Nei pennacchietti risttltanti si collocano elementi quasi a punta di diamante ma che, negli angoli maggiori, paiono alte7'Clzione d'un trifoglietto e, nelle losanghe cen-t7'Clli, diventano quadrifogli, Al di là della manie7'Cl, la valva t1'ova un bell' accoTdo 1'itmato di forme, con equilibrio di pieni e vuoti, a1'1nonica1'ispondenza delle composizioni nei quadrilobi che sono, in 1'ealtà, compenetrazione d'un quad1'ilobo con una losanga, Tale motivo ha pennesso al J( oechlin di stabilù'e un g1'UppO « a déc01' quadrilobé», la cui riu-nione vale solo peT tale inqua-dratu7'Cl, pTesentando nello stile gli aspetti più opposti,

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Crocifissione (FTancia, ciTca se-condo terzo del sec. XI V), è un dittico di « plaquettes », ognu -na con inquadTatuTa inte1'-na (entro la bm'dum liscia) ad cachi ogivali, sottesi da tTilobatum, co -Tonati da (( crochets » con fioTone mediano e posanti su esilissime colonnine a capitello fogliato. Il dittichetto cOITisponde a un tipo diffuso e frequente anche nell' accoppiamento delle due sce-ne. La placchetta della CTocifis-sione che si avvale d'una mp-presentazione proponente in pri -mo piano Longino e il pOTta-spugna e lJUÒ dirsi anzi imper-niata sul (( Colpo di lancia », spinge all'estremità la Madonna e Giovanni ma ne evita il sci-volm'e in secondo piano calcan-done l'espressione e nndendone drastici i gesti, molto calcolati entro il complesso di dÙ'ett1'ici geometrizzanti, che formano salda

cerniera a tutta la composizione nel suo spingersi fino alle co-lonnette. Sebbene qualche e le-mento abbia timbTo geTmanico, pTeferiamo l'assegnazione del dit -tico alla Francia, ammettendo il filtmrvi di suggestioni Tenane. Postulare un'origine tedesca su modello francese mi pare, in qttesto caso, capzioso.

Una Adomzione dei 11!Iagi (F1'ancia, secondo terzo del secolo Xl 11), è una valva sinistTa con ar -cata ogivale che ne inclttde un' al -tra triloba a fondi occlusi, sotto timpano t1'iangolm'e peTCO-rso da cespi di foglie (( flamboyantes »; nei pennacchi, due tondi inter-namente quad1'ilobati con due teste, una maschile e una fem -minile, viste di lronte. Nell'Ado-1'azione dei 1\11 agi, la Vergine che tiene sulla mano sinistTa un uc-cellino, è incoTonata da un angelo, il bambino le sta 1'itto sul

ginoc-chio destro. Un secondo angelo scende dall'alto, ma è OTa in paT-te monco; la valva fu del l'esto deturpata con due fori al centro. Essa è inventaTiata come tede-sca, ma pa1'e piuttosto d'origine fTancese e di qualità assai note-vole, sebbene molto sciupata lJe'r consunzione e 1·ottuTe. Non è da nega1'e qttalche inflessione t e-desca t1'a Tenana e lm'enese, ma i tipi, la fluidità delle forme, cel·ta gentilezza d'atti Testano ti-picamente fTancesi.

M olto diffuso fu il lJa1,tito di tondi internamente quad1'ilobati, inseTiti nei pennacchi, ma pe'r lo lJi'/,~ vuoti o con un l'igonfia-mento centTale; ne sono esempi in molte placchette o dittici; TaTO il caso di teste inse1'ite nei qua-dr-ilobi come, oltre al nostro pezzo, nel dittico di collezione Pincé di Ange1's. L'iconogTafia de ll'Ado-mzione dei 1I1agi, com'è nella

Arte ispano-arabica o dell'Egitto islamico, secco XII-XIII. Cofanetto con forniture in metallo.

(Foto Arch. Mus~o Civico. Torino).

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valva torinese, sembra disp01'si di preferenza nel secondo quarto o

se-condo te?'zo del' 300, naturalmente con molte variazioni interne.

La valva di dittico con la Donnizione della VeTgine (Ger-mania, metà del sec, XI V) è 'wn pezzo di grande effetto de -condivo, elegante e fiQ1'ito, in

-q~wdrato in alto da tTe ogive a timlJani, (( fleu?'ons » accostati fo?' -mando un (( ?'amage» con altTi t?'ifogli dall'incassat~~ra pTonun-ciata, sotto un bOTdino di sfeTu

-lette. La scena è affollata ma onlinata, p?'eciso e minuzioso il

tmttamento dei pCl?,ticola?'i, specie del lenzuolo, con andamento

feT-mo e lucido, quasi miniaturistico

senza secchezze né durezze. La-VOTO di qualità notevole e ?'affì-nata. La valva taceva paTte d'~tn

dittico di ( plaquettes», Essa

appartiene ad un momento già avanzato nel' 300, come tutti q~~ei casi di dittici, polittici, plaqt~ettes che - a differenza dalle opeTe del

tCl?'do '200 o del p?'i?no '300 (entro il pri?no te?'zo del secolo), in cu'i le figure, sia quando molto pausate, sia quando piu

in-fittite, hanno quasi l'aspetto di

statuette inse1'ite o almeno di

Francia, secondo terzo sec. XIV. Valva di dit-tico: Adorazione dei Magi.

(Foco Arch. Museo Civico, Torino).

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CROttACHE ECONOMICHE

elementi ad alto ?'ilievo, allusivo

ad uno spazio avvolgente -

p?'e-sentano invece, e sempre piu

mCl?'cata avanzando nel tempo, l'intenzione di r'isolvere le figuTe

in un bassoTilievo. Ciò anche se

at~menti l'uso di sistemCl?'le su

piu piani, intenzione - in sé -spazic~le ma Tealizzata non

spa-zialmente bensi pittoricamente,

gUCl?'dando (e spesso male o con-tmddittoriamente) l'aggetto dei piani ma raTamente secondo una

logica diminuzione con valori di «( stiacciato ».

La valva potTebbe generica-mente rientmre nel tipo dal Koechlin definito « ad arcatur'e», paTtizione labile peT il suo pr'e -sentarsi in modi molto differenti

e il suo frequente scivolaTe verso

altr'e par'tizioni pr'oposte dal me

-desimo studioso.

Assai stTetto è il nesso col

dittico « à plaqt6Cttes» con l'I n-coronazione e la « D01'1nitio » del 1V[ useo C Cl?'olino-A ugusteum di Salisbt~rgo; anzi, la ( Dormitio » è concepita esattamente nella

stessa iconogr'afia, la stessa com-lJosizione, la stessa distribuzione delle figure, mutando solo i par-ticolaTi di bt~sti e teste nel gr'uppo

a sinistTa dell' osser'vatore, mentTe, r'imangono pressoché identiche la

scalatum delle file di per'sone e l'ubicazione di queste

singolCl?'-mente, Per la Ver'gine e il letto c'è quasi identità di dettagli nello sviluppo del panneggiato, con lievi vCl?'ianti dovute ad ttna r'i-pTesa del tema non mate Tialisti-camente pedissequa, Il pezzo di Salisburgo si dimostra piu mf-finato ed elabomto, quello di Torino appoggia maggio?'mente

su effetti di lisciate super'fici; e se si potr'ebbe pensare ad una

( deTivazione», si può anche

Ti-tener'e semplicemente che i due pezzi, usciti dal medesimo atelieT,

indichino una produzione ripe-tuta di opere in piu esemplaTi

in cui l'intagliator'e si concesse

vCl?'ianti. Vor'1'emmo notCl?'e, an-che, C01ne l'aTchitettur'a dei tim-pani aTchiacuti abbia un lineaTi-smo par'ticolarmente legato e

Tisol-ventesi in decorative nervature, che paTe insapol'arsi d'una (

So/!-deTgotik» in termini (

parleria-ni »,

Nel dittico con otto scene della

vita di CTisto (Fmncia o Ger-mcmia, 20 metà del sec, XI F) le due valve pr'esentano ognttna due Q1'dini figmati, divisi

cia-SC~tnO da dt~e colonnine sottilis-sime spCl?'tenti, ognuna, una ser'ie di sei timpani acuti per' ogni Q1'dine; i timpani sono interna-mente intagliat'i a tr'ifogli, le guglie sono fior'onate sui corsi

esterni e altTi intagli a trifoglio

stanno negli intervalli, Le

gu-glie a timpano, dall'intaglio

for'-temente scavato, sottendono

ar-catelle ogivali a lOTO volta

inclu-denti ttna sottile tr-ilobatum e desinenti tutte, anche q~telle alle estr'emità esterne, in capitellini pensili. Il cono delle stoTie è da sinistr'a (dell'osservatore) a

destm, iniziando dal basso:

l'An-nunciazione, dagli accent~wti

rit-mi; la Natività (prossima per cer'ti dati iconogmfici e d'esecu

-zione ad alt1'C~ nostra ((plaq~~ette»); l'Adomzione dei Magi; la PTe-sentazione di Gesu al tempio; poi, riprendendo sulla fila supe-TiQ1'e nello stesso ordine: la Fla-gellazione; il Crocifisso tm M Cl?'ia e Giovanni; la Deposizione dalla

Cr'oce; la Deposizione nel

Sepol-CTO, L'intaglio è molto asciutto e ac~do, condotto per' piani la -minCl?'i, con r'obusti sottosquadri; l'effetto d'insieme, per l'ammasso dei panneggi, la minuzia della r'esa, la pCl?'te decoTativa è 1'icco e ornativo, qua e appaiono ancor'a tmccie di doratum che doveva esser estesa a tutta la

superficie,

N ella congeTie di dittici Cl

stQ1'ie sacre o di valve r'imaste isolate o di placchette combinate a dittico, è tale la var-ietà di

caratteri da pezzo a pezzo che, si dovTà conveniTe, le pitt, volte pToposte par'entele

fm

pezzi di

musei e collezioni diverse,

r'i-mangano del tutto gratuite; esse

sono spesso solo iconogr-afiche e

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n-Francia, circa se·condo terzo sec. XIV. Dittico: La Vergine gloriosa incoronata da Angelo; la Crocifissione.

trar qualche scena 1'ipetuta esat-tamente o qttasi nell'impianto e nei dettagli descrittivi, ma sono, anche questi, pochi casi di fTonte ad una vaTietà di soluzioni ico-nogmfiche in cui se avviene di t1'ovare « 1'ipl'ese» con le piu diverse altemzioni, interpolazio -ni, sostituzio-ni, non mancano spesso, anche in ope1'e di qualità med'iocre o addil'ittum scadente, innovazioni iconogmfiche inte-1'essantissime, intelligenti, pe' r-sonal'i, che è forse eccessivo met-tere in debito sempre a « mo-dell i» di grande Scttlt~tra, pit-tura, miniapit-tura, o'reficeTia, In tal modo, avvicinamenti tra pezzo e pezzo TÌlnangono quasi sempre parziali, frammentari, indica-tivi di certe affinità subito con-traddette da altri dati indicanti sensibilità opposte,

Il nostro dittico, a ceTnie1'e, ClO che lo -indicherebbe come fm ncese, puo aggiungere a fa-vore d'una tale p1'ovenienza la sottigliezza impuntata dell'orna

-to che lo 1'icop1'e sulle due zone delle a1'Chitetture, come un Tica-ma tTapanato, trovando buona 1'i -spondenza nell' etJetto pitt01'ico accidentato delle scene, assai in-cassate e 'rotte da p1'ofondi sotto-squadri, cosi da assorbiTe nel-l'etJetto chictToscttrale molto mosso le in sé mm'cate cadenze linem'i, All' etJetto accoTdato e fuso del-l'insieme che Tisulta assai legato, non Tisponde poi, ad un esame pm'ticolaTe, la qualità dell'in-taglio che non è di PTim' oTdine, ma media, con qualche parte un po' g1'ossolana e soluzioni d'espe-diente,

OltTe a pTopende1'e pe1' una datazione alla seconda metà del '300, inclino a dubita1'e d'una oTigine francese, del Testo messa in dubbio da alcuni studiosi per alcuni dittici passibili di raf-f1'onto, mentre prop1'io su dati come quelli otJeTti da ~tn dittico vaticano affine, il 111 oTey fondo la sua esclusione di tutto un gTUppO di dittici « alla fmncese »

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

ma di imitazione tedesca, cosi come altTi emno di imitazione italiana, Con opere tedesche, ap-punto, puo accoTdaTsi la soht-zione iconografica, nel dittico t01'i-nese, della scena dei 111 agi e il pa1,ticolare, nella Natività, della VeTgine seduta allattante,

PeT un alt1'o dittico con la Natività e la CTocifissione, della seconda metà del sec, XI V, un' oTigine ge1'manica pot1'ebbe esseI' conf01'tata, oltTe che dal paTticolaTe della VeTgine allat-tante, dal StW tipo massiccio e

laTgo e, nella CTocifissione, dalla Ve1'gine densa di fOTme e Tigida nell' aspetto e nel volto che è peTO intenso pUT nella f1'eddezza, Resta comunque piena la deri-vazione da esemplaTi francesi cui è tolta l'att1'attiva di eleganze aTistocTatiche, slanci lù'ici, ab-bandoni sentimentali, 1'itmi ca-nori e squisitezze - anche se sttpeTficiali - di fOTme caTez-zate, a fav01'e d'un 1'accoglimento d'atJetti piu intimi, d'una 1'ealtà

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Francia o Germania, 2a metà del sec. XIV. Dittico: OttO scene della vita di Cristo. (Foto Arch. Museo Civico. Torino).

pU/ i!nmecliata e pesante, di un' efficacia pù't diretta del segno e del taglio seppt~re a momenti qt~asi TOZZO e cn~do, cio che non

esclude memorie « cortesi» del linguaggio imborghesito dalla franca espressività, forse meglio da cogliere nei mis~~rati gruppi laterali della Crocifissione. Spe

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CRONACHE ECONOMICHE

cie nelle Pie donne emerge una umanità insolita, da ricollegare a una verità di vita quotidiana e, se mai, a esempi della scultura di cattedrali e di cori.

Assai belle infine, due valve di scatolette di specchio. La pri

-ma, con « L'incontro e il

Con-vegno galante» è francese, della

metà cu·ca del '300. Il tondo a bordino liscio è intemamente

1·i-solto a ottalobo nei cui soprarchi si inseriscono teste grottesche Cl orecchioni. Il risultato è molto felice, le lobature sono r-egolari e uguali (in altri casi l' ottalobo alterna lobi, esalobi, quadrilobi,

(11)

di-sposizione), Divide il campo cen-trale in due parti un albero sotto cui stanno due coppie: a sinistra 'Wt giovane incontra una dama; a destra un giovane imberrettato e un abito corto a cintuTa, carezza lo, dama in volto e l'abbraccia, Assai elegante era l'originaria apparenza del nostro tondo con i quattro gTandi elementi fogliacei esterni che mediavano il tTapasso dal cù'colo al quadrato, peT altro solo alludendolo e dando al tondo un aspetto fiorito, senza s trin-gerlo in modo massiccio come è in parecchi casi di chiusur'a an-golare a corpi di draghi, in un pezzo del Fictoria and Albert 111 useum di Londra, o in altri di collezioni private, dei ]III usei di Oxford, di Munster, di Ra-venna, del 1Iluseo del Bm'gello a Firenze, della Galler'ia N a-zionale di Perugia, del Lo'uvre, Il motivo angolare esteTno delle quattro foglie nervate è del Testo raro in confronto a quello dei rnostTi; lo troviamo in pochi esemplm'i, tra cui le valve di

specchio del Louvre e della colle -zione Le Roy (Petit Palais) ove esse sono del medesimo tipo e chiudono superfici internamente impostate a polilobo (un ennea-lobo la prima, un esagono la seconda) ma in entrambe, a paTte il diverso soggetto, è diverso il caratteTe e lo stile dell'intaglio - anche di minor qualità - di fronte al pezzo torinese che, fra le valve di specchio a « Scene galanti », è una delle piti, armo-niose,

Meno facile la localizzazione della seconda valva di specchio con « Corte d' amo Te n, Il 1'ilievo è compresso ma assai denso, disteso e stondato, Elegantissimi la composizione e il r'itmo; il pezzo è di qualità assai alta, Fra gli esemplar'i contenenti qttattTo scene galanti, raTa è la disposizione di questo tipo; per' lo piu pTedomina un effetto di carico pittoTicismo tra Tilievi figu'rati, bordura, eventuali 01'-nati di riempimento mentr'e nel pezzo di Torino è Ticer'cata ww

chiara evidenza emergente delle

scene, con un risultato di nitore f01'lnale su cui l'andamento div a-gante e cantante dei Titmi lineari

è fortemente valorizzato. Però la Tesa degli alberi, anzi, delle loro chiome fronzute, è di marcato convenzionalismo e con qualche banalità di sviluppo,

Tut le valve a quattro scene, può esseTe confTontata con la nostTa quella, pitt antica, dalle consonanze molto strette, del Lo

u-V1'e, già coll, Revoil; essa è fm'se un po' asciutta d'intaglio, con r'itmi lineaTisticamente più COm -plessi e scene dagli interni geo -metTismo molto studiati (vere ese r'-citazioni alla VillaTd de li orme -cour't); l'andamento degli albeTi, pi~i, min'uzioso e, all' appar'enza, 1Jiù trito, è in Tealtà piu logico e

vm'io, È invece pùi, stTettamente legata alla nostTa, peT stile, la

valva con scene galanti della collezione Kofler'-TnmigeT di L u-cema (già St'roganof]) ma meno fine. Dato però il caratteTe so -stanziale assai diveTso - nella

Francia o Italia settentrionale (?) a metà sec. XIV. Valva di scatoleCC3 di specchio: Corte d'Amore (quattro scene galanti).

(Foto Arch. Museo Civico, Torino). Francia, circa metà sec. XIV. Valva di scatoletta di specchio: L'incontro ~

Il convegno galante. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(12)

sensibilità del Tilievo al di là delle jorti affinità iconogmfiche, compositive e tematiche - sOTge il dt~bbio che la valva t01'inese (e a ciò spinge anche qttalche paTti-colare tipologico dei volti) olt1'e alla singolaTe inoTganicità del -l'incontro di t1'onchi e jTonde, sia una buona deTivazione it{~­

liana settent'/'ionale da un oTi -ginale jmncese; in tal modo si 1'isolverebbe' anche un divaTio di tempo che, contTa?'iamente alla datazione proposta dal Koech-lin al pezzo di T01'ino, cioè al-l'inizio del' 300, può esse1'e spo -stato intoTno alla metà del secolo, almeno,

'.È piuttosto copiosa la Tap-p1'esentanza della p1'oduzione ita-liana tm l'estTemo '300 e il '400, La lastm con l'Adomzione del vitello d' 01'0, opem dell' Italia

SettentTionale (Venezia f), fine del sec, XIV o inizio XV, è jmmmento, di lato di cassetta; pezzo assai singolaTe - già col-legato ad altTe stoTie con sottin -teso simbolico - con elementi di cultuTa Taffinata, d'intonazione ancora « C01'tese », calata pe1'ò in modi già bOTghesizzanti, ment1'e l'esecuzione unisce a larghezze jm'mali e plastiche e a qualche sottigliezza, anche molte somma-1'ietà convenzionali ed eS1Jedienti, Alcuni volti sono modellati con minuziosa e pTecisa 1'iceTC{~ veTi -stica, efficacia espTessiva, caTat-teTizzazione, alt1'i sono Tisolti in clichés, Mi paTe evidente l 'ap-paTtenenza ad atelie1' veneziano, se non senz' a,lt1'o degli EmbTiachi, di diTezione analoga, con data -zione alla fine del' 300 o già agli inizi del secolo successivo,

1Ila in qt~est'ambito spicca fra tutti i pezzi (per lo più serie di frammenti da cassettine, di molto vaTia qtwlità) , il grande altarolo a sp01'telli con pannelli appli-cati; scene della vita e della Pas-sione di CTisto, d'Italia Setten-trionale (T'eneto f), bottega degli Emb1'iachi, al pr'imo quaTto del sec, Xv.

Ogni scena consta di tTe (nel Calvario cinque) placchette « bom-bées» in osso, Le scene sono: sportello sinistro (dall'alto), An-nunciazione, N atività, Adora-zione dei M agi; centro: (dal basso), Battesimo, Flagellazione, CTisto e Caifa, Salita al Calvario, C1'ocifissione: sportello destTo (dal basso), Getsemani, Cattum di C1'isto, Resu1'1'ezione. N aturcd-mente, pe1' una sequenza corretta di lettum, mentTe lo spm'tello

si-Italia settentrionale, 211. metà sec. XV. Cofanetto in osso con scene di caccia e i dodici Apostoli.

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

(13)

Italia settentrionale 2· metà sec. XV. Cassetta in osso con gli Apostoli sul coperchio (e scene sacre sui lati).

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(14)

Italia settentrionale, c. 1470. Pace: Vergine in trono col figlio (<< Vierge glorieuse »).

nistro rimane compi'uto ~n sé, le ulteriori scene vanno segttite (dal basso in alto proségttendo da sinistm a destm) considemndo legati il C01'pO centrale e lo Sp01' -tello destro, cosi da giungere senza scara alla Rist~rrezione, mentre alla Crocifissione spetta la zona più in vista non perché scena fi-nale ma « momento» moralmente 1'iassuntivo, l n relazio ne ai

pan-nelli, di proporzioni assai slan-ciate, snelle so no anche le figure; fine l'intaglio sottile e asciutto, a

12

I

CRONACHE ECONOMICHE

(Foto Arch. Museo Civico5.Torino).

momenti secco e pungente, Ele-ganti i moduli figurali, La te l'1ni-nazione della cuspide è inclusa in fascia continua di lastrine d'osso ad angeli p1'otesi,

È un esemplare di assai buona qualità fra i prezzi di carattere monumentale degli Embriachi, da confrontare con altri cono-sciuti, Ttdtavia nella produzione en01'1ne della bottega, nonostante distinzioni, dispersioni, sopmt-tutto scomposizioni di complessi, restandone migliaia di piastrine

isolate, pcr cos~ dire vaganti, non si è ancora, al di là dd/a definizione di tip i d' oggett i, di mggruppamenti per c([.1'atler,i e -ster ni, di individuazione CCI'to utilissima dei numerosi soggetti 1'eligiosi e p1'ofani, 1'aggiunta li na conoscenza precisa di quella che 1'esta una vasta messe di lavori dalla gene1'ica analogia, entro la quale è certo difficile ma non dovrebbe esser- impossibile, 1'iu-nire gruppi stilisticamellte più omogenei; e questo sia detto rendendosi conto della

sfuggi-bilità di tanti p'l'odotti ad una connessione, per l'aspetto cosi ditJuso assunto dal « genere» di alta1'Oli, trittichetti, cofanetti, E in primo luogo non si dimenti-cherà che, al di f~w1'i di ateliers affini o di p1'oduzioni corrent'i assimilate, l'atelier stesso degli Embriachi in VenezicL e le StW filiazioni in altre sedi dell' Italia

• settentr-ionale, non vanno visti quasi mai come segnati dall'im -pronta strettamente pe1'sonale di un maest1'o ma attivi sul piano d'un lavoro di comunità,

seb-bene qualche opem migliore, ed anche di gmndi dimensioni, pcr-metta di individuare ttna mano 1'esponsabile (di Baldassare ad esempio), con accenti personali ben definiti che non si 1'itro-vano, ad esempio, in tante scene e last1'ine che ne sono p1'essoché la ripetizione, compù~ta mecca-nicamente, Dato il modo di lavoro a lastrine staccate, spesso l)J'e-fabbricate pe1' se1'vir'e all'occa-sione, con molti elementi desc rit-tivi divenuti di 1'epe1'torio e tra-scorrenti fino alla noia da un tritt'ico all' altro, da un cofanetto all' altro, ci si puo pure chiedere se non avvenisse una certa divi-sione scalata dei compiti, per clli, in last1'ine in serie, anche delle migliori, certe parti secondarie di sfondi (monotoni clichés presta-biliti di torrette o d'alberi) fossero senz' altro lasciate solitamente al compimento di minori aiuti,

(15)

SemlJer e, nel 1899, dallo Schlos-ser con aggi'unte, nel 1929, della Longhul'sl; ma gli aspetti, os-servati nell'intaglio delle singole laslrine, divergono spesso enor-memente, Assai diveno è infatti il nwdido delle figure e l'anda-mento dell'intaglio tra il dossale della Ce1'tosa di Pavia, acce1'tato a Baldassa1'e - 1402-1409

-e il dossale del Fictoria and Albert Museum A 11-1928 con storie del Nuovo Testamento e dei Fa ngeli apocrifi, là asc1'itto alla prima metà del '400, ter-mine lato ma prudente, crediamo, per via di manierismi ed espe-dienti che non ci sembTCtnO piu del primo periodo, Cosi dive1'ge il trittico del Museo Civico di Torino da entmmbi e da un trittico del Victoria and Albert J1Iusewn, 1606-1861, con tre Storie di C1'isto e Santi, pero n'tenuto, mi par giustamente, dell'iniziale '400 (al quale sono stilisticamente p1'ossimi t'l'ittici dei lIIusei di BeTlino, del Bar-gello, del LOt~v1'e), mentre un lasso entro il primo qum-to ci pare giustificabile pe1' il trittico torinese, in questo conf01'tati an-che dalla data intorno al 1420 proposta dal Philippovich pe1'

m/, trittichetto del Tiroler Lan -deslnuseum d'Innsbntch, affine al nostro pe1' stile anche se meno 1'icercato nei moduli, oltre ad essere piu semplice nella parti-tura ad 1m solo m'dine di lastrine molto alte, con figw'ine 1'elativa-mente grandi, Come impianto generale, comunque, è ntile il confronto col grande trittico cu-spidato con Storie dell' Infamia e Passione di C1'isto al Jl'1useo di Clnny, PaTigi, che ha pure tln' assai complessa serie di bOT-dure e fasce decoTOtive d'inc01'-niciatura, mentre il timpano cusp'idato si pTesenta, caso non frequente, percorso da una fila d,i

« (leurons »; non possiamo non notare, in questo celebmtissimo pezzo, come i « fleurons » di clzitlsnra siano tutt'altro che fini né lo sono le figu1'etie delle slorie,

Arte aostana U) ultimo quarto sec. XV. Pace:: Adorazione dei pastori.

Riteniamo pe1'tanto il nostro esemplaTe, anche se ft~ oggetto di 1'esta1~TO - pe1'altro senza a1'bitri - nella architett1~1'a incor-niciante, comp1'ùnendo al limite superiore alcune piastTine, un caso dei migliori e più tipici d'1m gusto t'eneto in tennini padovano-veronesi dalle ascen-denze fiorentine evidenti, Da no-tare come i dettagli ambientali di edifici, torrette, capanne, rocce, boschetti, sebbene ad evidenza già ?'isolti in tipi fissi (che ogni

(Foto Arch. Museo Civjco, Torino).

collabomtore o aiutante lJotesse 1'ilJ?'endeTe facilitamdo i lavori se1'iali) sono ben lontani dagli insulsi e meschini moduli ste-1'otipi incontrabili ad ogni passo in tanti cofanetti anca?' com-pleti o in tante placchette scom-poste,

A d altro orientamento conduce la cassetta con gli Apostoli, l'An-mmciazione, Adm'azione dei

l\IIa-gi e altre scene sacre, dell'Italia Settentrionale, seconda metà del sec, X V. Questa cassetta

(16)

tra in un gl'UppO di opere la cui attl'ibuzione fu assai discussa

tra la Fiandra, il Tù'olo, il

Piemonte, l'I nghiltel'Ta,

pl'open-dendo alcuni auto1'i anche per la

Francia di N m'd-Est,

]IIla è da accoglie1'e - e la seguiamo anche se negli ultimi anni si riaffel'ma una tendenza a rinvel'diTe l'inflazionismo fran-cese del Koechlin - la pùi,

ra-gionata e precisa disamina del MOl'ey che, studiando tutto un

complesso d'opel'e « à fonds

guil-lochés » sia tabernacoli che

cofa-netti, coperture di specchio, pet-tini, paci, ha stabilito pel' pezzi sul tipo della nostra cassetta in qttestione (senza con cio preten-dere a una definizione genel'ale dell'insieme di qtwlle 01Jere,

al-c'une delle quali costituiscono casi a sé), la localizzazione all'Italia settentrionale, in termini che al-ludono ad un clima padano tra

Veneto e Lombardia, Egli ha cosi citato il cofanetto di Torino

in pl'ossimità di alcuni

tabenw-coletti (del M ttseo Al'cheologico

di Milano del Museo Civico di

CTemona; del Duomo di

Mon-za; del Museo di Karlsl'uhe) e di alcttni pettini (Louvre, Pa -rigi, Deutsches Museum, Ber-lino),

Vogliamo indical'e, come pun-to di l'iferÌ1nento molto stl'in-gente per l'impianto, la

distl'i-buzione di scene, la loro

l'iqua-dratura (in cornici e modanatttre esattamente uguali), la bordum,

il tmtto dell'intaglio, il

cofa-netto con « scene di gioco e caccia »

del Louvl'e (già coll, Revoil)

at-tribuito in passato anche al

Pie-monte; un secondo con analoghi soggetti già nella collezione in-glese Douce; un tel'ZO al Museo

di Cluny, pUl'e con scene di gioco e caccia; un qual'to, a soggetto

galante e una « giostra», al Vic -tOl'ia and Albel't .111usettm, cui

si lega un quinto, con soggetti

galanti e di caccia, di nuovo al

Louvre, nonché un coperchio al

Museo di CluUons sur Mame, Il cofanetto di TOl'ino è cel'to

l'unico a sostituire ai pannellini

14

1

CRONACHE ECONOMICHE

con giullm'i e « folli» del cope1'-chio, le figure degli apostoli ma

cio non va al di là del divm"io

iconografico,

Interessa, poi, come

l'esectt-t01'e abbia desunto i temi da fonti

che, se si manifestano spicca-tamente popolm'esche (gli apo-stoli potrebbero derivare da tipi

stereotipi d'illustrazioni xilografi-che divttlgative), non mancano

di 1'accoglie1'e, nelle scenette

late-mli, che hanno PU1' particola1'i perfino grotteschi, 1'ic01'di d'ttna

1Jiu vecchia e raffinata cultura

« internazionale» che qua e

1'ipunge, ment1'e d'altro lato ce1'te soluzioni, che 1'ovesciano anche

l'iconogmfia, appaiono dettate

da adattabilità descTittiva senza p1'eoccupazioni, ingenua ma pUT

sapida, come la greppia (tm

l'alt1'o indicando una insolita

condensazione della scena « P1'e -sepio» col tema «]III agi ») so-spesa in mia e lavorata nel suo int1'eccio vimineo in modo da

pal'el'e, piuttosto, una ghit'landa.

La Pace con la Vel'gine in

tTono col figlio (( Vierge

glo-rieuse») con custodia in ctwio,

d'Italia Settent?'ionale, c, 1470,

dal tm'do '800 ha 1'isvegliato

l'in-te1'esse degli specialisti, assieme

ad ttn g1'UppO d'altre paci « à fond

guilloche » una delle quali, anzi,

già della collezione E, Baboin

di Lione (om alla collezione

Kofler-T1'unige1' di Lucema),

1'i-prodotta dal Koechlin, si

po-t1'ebbe diTe propl'io il punto di

partenza della nostm, poiché se

la Ve1'gine vi è sotto un

baldac-chino tanto piu sontuoso, a tenda

conica e il t1'ono ha un poster-I gale merlato e pannellato a guisa di « creneaux», pel' di piu con

la presenza di due angeli

1'eggi-baldacchino, la figum della

Ve1'-gine col figlio è, nel tipo, gesto,

panneggio, p1'essochè uguale alla

nostm, cio che potTebbe indu1'1'e anche a Supp01'1'e che a base delle due mffigumzioni vi sia stata

una xilogl'afia, cosa che meglio spiegherebbe anche certa dignità

di tipo e complessità di pa1,titi di

pieghe - che la xilogmfia puo

aver tmtto da un dipinto -

mel/-tre la qualità dell'intaglio è molto

mediocre, forse appena

lieve-mente pi'u curata nell'esemplare

Kofler-Truniger, il cui effetto è

piu vivace nella dimensione 1/in po' più slanciata della pace, nella distTibuzione del rilievo oc-cupante quasi l'intel'o camlJo, nella maggior leggeTezza dell' m'-catura che è 1Jentalobata, Se in

base all'intaglio si pot1'ebbe qttasi

parlare d'ttl1ico autore per i due pezzi, il dubb'io puo sorgere lJer

la completamente differente

co/!-cezione dell'impianto che è a nordico agglomerato deco1'ativo nel pezzo ora a Lucerna e

em-1Jiricamente, ma

dichia1'Cllamen-te spaziale, nel lJezzo di Torino,

con tutt' altTa estensione e senso

di lJattse e quindi anche altro

valore della g1'affittura «

guil-lochée »,

Un' alt1'a pace con

l'Adora-zione dei past01'i, d'arte aosta-na (?), ttltimo quarto del sec, X V,

ha caratteri aspri e paesani;

l'accento n01'd co non implica

senz' altro origi ne straniera

sviz-zeTo-tedesca o francese; non è da esclttde1'e una pToduzione lo-cale, Il pezzo segna l'unico caso, in una pace, di Tapp1'esentazione della « Adomzione dei Pasto1'i»

secondo un'iconogmfia di st1'etta

de1'ivazione dalla pittu1'a, come

sottolineo il Koechlin; ma ci chiediamo anche qui se l'indi-scutibile 1'ifeTimento non sia

me-diato e p1'ecisamente da una

xilogmfia, con la quale - co me

non con ttn dipinto - la pace avrebbe cosi in comune le

mal-destTe ma efficaci ingenuità, le

1'ossezze del segno faticato e

popo-lare, il mcconto affettnoso, gli

sbilanciamenti fm'mali, l'te horror

vaCU2 »,

La qualità d'intaglio è

senz'al-tTO popolaTe ma l' opem ha una stta vitalità e attTattiva e la con-vinzione d'una « immagine », an-che per via dei tmtti dipinti,

La cttltura da cui discende la figumzione è fmnco-fiamminga;

(17)

Italia settentrionale, metà sec. xv. Cassetta in legno intarsiato e intagli in osso: Scene di caccia e araldiche.

~n relazione alla p?'ovenienza, un'origine aostana o, almeno,

dalla zona alpina adiacente, Non vedo la necessità d'una data-zione all'inizio del ' 500, anche il

riferi?nento del Koechlin a

ico-nografia di pittum « rinascime n-tale » è fu O?' di luogo; l'impianto, entTo una cultum pittorica fmn-co-fiamminga sta per'fettamente

entro la metà o (per' via dei fondi)

poco oltre, del '400, si che pur

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

considemndo una tar'diva

deri-vazione paesana dell' avo?'io, si puo mantenere un ultimo quarto del ' 400 (si vedano anche le volutine ancora « internazionali» del manto della VeTgine),

(18)

Oro, dollari e speculazione

1. Dopo i preoccupanti sussulti del 1968,

e la corsa all'oro delle prime settimane del 1969,

il sistema monetario internazionale sembra es

-sere entrato di nuovo in una fase di relativa calma. Anche il trapasso di poteri da J ohnson a Nixon è avvenuto senza alcun scossone: gli

cc gnomi di Zurigo » stanno a guardare. Il clima

di ansia timorosa che ha accompagnato, nel

corso dell'anno appena finito, le riunioni dei

Governatori delle banche centrali dei principali

Paesi non si è rinnovato in occasione delle

recenti riunioni di Basilea e di Garmish.

Quali fatti nuovi sono intervenuti a rass

i-curare l'opinione pubblica? V'è ragione per rite

-nere che il sistema monetario internazionale

poggi oggi su basi piu solide, rispetto a ieri?

La risposta è senza dubbio negativa. Il live

llo-record raggiunto dal prezzo dell'oro alcune settimane or sono (45 dollari l'oncia sul mercato

libero di Parigi, 42,50 sui mercati di Londra e

Zurigo) dimostra che gli speculatori si sono

soltanto concessi una pausa, in attesa forse che

la nuova amministrazione repubblicana degli

USA chiarisca meglio le sue intenzioni. La speculazione, da un momento all'altro, potrebbe

ricominciare. Sembra dunque opportuno fare il

punto, ancora una volta, sul sistema monetario

internazionale, alla luce degli ultimi

avveni-menti e dei piu recenti provvedimenti proposti

per fronteggiare la speculazione.

2. Per quale motivo l'aumento del prezzo

dell'oro - a differenza di quello degli altri

metalli, anche pregiati - desta viva preoccu

-pazione, in una parola cc fa notizia»? Una

ri-sposta, anche se approssimativa, è che il mondo

occidentale ha escogitato un sistema di regola -mento degli scambi internazionali (per molti

versi assurdo) che lega le condizioni di vita di

ciascun paese alle sorti del metallo giallo. In

ques.to sistema monetario, le riserve valutarie (vale a dire, il cc potere d'acquisto inte

rnazio-naIe» che ogni paese deve tenere per poter coprire eventuali disavanzi nella bilancia dei pagamenti) sono costituite in massima parte

da oro e da monete di ?'iserva, cioè monete di

alcuni paesi economicamente forti, quali gli

Stati Uniti. Sin dal 1934<, gli USA si

impegna-16

/

CRONACHE ECONOMICHE

Gianni Zandano

vano a convertire in oro, al prezzo di 35 dollari

per oncia, qualsiasi quantità di dollari venisse

loro offerta dalle banche centrali straniere. Le

enormi riserve d'oro di Fort Knox erano di

po-nibili per fronteggiare le richieste di conversione.

Questa garanzia di convertibilità del dollaro-carta in lingotti d'oro rendeva il dollaro (c altre monete nazionali, come la sterlina, ad

$ per oncia 4 3 4 2 4 1 O 3 9 3a 7 36 35

PREZZO DELL'ORO

SUL MERCATO LIBERO DI LONDRA

($ USA per oncia di fino)

""

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Il

le--/

34 1 965 1966 196fl G F M A M G L A 5 O N D G 196a 1969

esso collegate da rapporti fissi di cambio)

cc buono come l'oro», almeno da un punto di

vista teorico, come strumento di riserva valu

-taria, çd anzi preferibile all'oro dal momento

che i dollari possono essere investiti in buoni

del tesoro USA e procurare quindi un reddito

al paese che li possiede (mentre i lingotti d'oro

sepolti nei sotterranei delle banche centrali non

producono alcun reddito ed anzi comportano

delle spese). Il sistema ha funzionato abbastanza

bene negli anni dell'immediato dopo guerra

ed in gran parte degli anni cinquanta. I guai

cominciano con l'inizio degli anni sessanta. L)enorme espansione - storicamente senza

pre-cedenti - del commercio internazionale richiede continui e rilevanti aumenti della cc liquidità

internazionale» (intesa come l'insieme delle

riserve valutarie nette dei vari paesi), proprio

(19)

Trw.l STIME DELLE FONTI E DEGLI USI DELL'ORO, 1958-1967

-I

1958

I

1959

I

1960 I FON"rr E USI I

I

Prorlilzionc di oro 1.050 1.125 1.175 "enditr dell'UHSS . - - - -220 250 200

\'ariazioni nelle riserve auree ufficiali dei

Paesi ciel mondo occidentale

+

680

+

695

+

335 Altri llSi (oro "scomparso ») 590 680 1.040

richiede un maggior capitale liquido e plU

ampie scorte monetarie. Queste aggiunte ai

mczzi di pagamento esistenti non sono potute

avvcnire se non in parte modesta sotto forma di

nuovo oro.

Come si può osservare dalla tav. l, nel

pcriodo 1958-1967, la produzione di oro è aumen-tata da un anno all'altro ad un ritmo moderato: in media l'aumento annuale è stato all'incirca

di 1,2 miliardi di dollari. D'altra parte le ven-dite di oro sovietico - determinate da

circo-stanze eccezionali, quali cattivi raccolti di ce -reali, ecc. - sono state inferiori, in tutto il periodo, ai 2,7 miliardi di dollari. L'afflusso

totale di oro sul mercato, nel periodo sotto rassegna, è stato quindi dell'ordine di 15 mi-liardi di dollari. Chi ha assorbito quest'oro? Quali canali ha preso? Dalla tav. l si può leggere la quota di oro che è andata ad integrare

le riserve auree ufficiali dei Paesi del mondo

occidentale: questi paesi, in dieci anni, hanno

assorbito meno di 3 miliardi di dollari di nuovo

oro. E i 12 miliardi residui, quali strade hanno preso? In parte indubbiamente hanno preso

strade rispettabili: l'oro è un metallo utile, con

molteplici usi data la sua malleabilità, dutti-lità ed inalterabilità e molte industrie ne fanno uso (in particolare quella elettronica, quella della gioielleria, ecc.). Ma gli usi industriali hanno assorbito una quota relativamente mo-desta dell'oro prodotto: la maggior parte della domanda è venuta invece dai tesoreggiatori, dagli speculatori. Sono costoro che hanno assor-bito, al mcrcato libero di Londra prima, e poi

al mercato libero di Parigi enormi quantitativi d'oro, sottraendolo alle riserve auree delle

banchc centrali. L'oro - utile nell'attuale

si-stema come mezzo per il regolamento dei rap-porti commerciali internazionali - è diventato

co i una « merce scarsa Il.

3. Come ha reagito il sistema a questa Il car ità » di riserve auree? Utilizzando sempre

più il dollaro. Il canale piu importante di

ali-mentazione della liquidità internazionale è

co-I

1961 1962

I

1963

I

196""

I

1965

I

1966 1967 (IN MII,JONI DI DOLL.\RT USA)

1.215 1.295 1.355 1.405 1.4-.0 1.440 1.410

260 200 550 450 550 -

-- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- --

-+

630

+

330

+

840

+

750

+

215 - 50 - 1.600 845 1.165 1.065 1.105 1.775 1.490 3.010

sti tui to dai deficit anmwli della bilancia dei

pagamenti degli Stati Uniti. Sono questi deficit (dovuti alle spese militari all'estero, agli inves ti-menti esteri ed agli altri trasferimenti unilate -rali) a rendere disponibili al resto del mondo i dollari necessari per adeguare l'insieme delle riserve valutarie alle esigenze di un commercio mondiale in espansione. Il risultato di questo meccanismo è che, nel corso di pochi anni, le

banche centrali dei paesi occidentali hanno accumulato riserve in dollari assai superiori

al valore dell'oro depositato a Fort Knox a garanzia della convertibilità del dollaro. le

dollaro non è piu dunque cosi « buono come

l'oro ». La nuova situazione è dominata dalla consapevolezza che se le banche centrali pr

e-sentassero i loro dollari per la conversione in oro (complessivamente si tratta di oltre 26 miliardi di dollari), gli Stati Uniti non

sareb-bero in grado di aderire alla richiesta (nei

sotter-ranei di Fort Knox vi sono oggi poco piu di lO miliardi di dollari in oro), e sarebbero quindi costretti ad accettare un aumento del prezzo

dell'm·o. La « corsa all'oro Il cui si è assistito nel 1968 si spiega in buona parte con questa aspettativa, che non ha mancato di invogliare a

manovre speculative i privati operatori ed anche

qualche banca centrale: l'oro Il scomparso» (ed

in gran parte teosoreggia to) nel solo triennio 1965-67 ammonta ad oltre 6,2 miliardi di dollari (tav. l)! E ciò nonostante che i prin-cipali paesi occidentali abbiano combattuto una

dura battaglia contro la speculazione al rialzo. Proprio per evitare che un aumento del prezzo

dell'oro al di sopra della parità ufficiale provo -casse sfiducia verso il dollaro e le altre monete ad esso collegate da rapporti fissi di cambio, nel 1961 si costituiva il cosiddetto « pool de l-l'oro »: USA, Gran Bretagna, Francia, Germania

Occidentale, Italia, Olanda, Belgio e Svizzera decidevano di mettere in comune le loro ri-sorse auree per intervenire sul mercato e man -tenere il prezzo dell'oro vicino ai 35 dollari l'oncia. Il sistema ha funzionato nel periodo

(20)

1961-1967, ma il suo costo, già nel '67, era

divenuto intollerabile: si calcola che i paesi membri del « pool)) abbiano venduto agli spe -culatori un quantitativo d'oro pari a 1,6 miliardi di dollari nel 1967, e a 1,5 miliardi nel solo primo trimestre del 1968. In altre parole, il

sistema portava al depauperamento delle riserve

auree a vantaggio della speculazione, che

con-tinuava fiduciosamente ad assorbire oro in

attesa di un aumento del prezzo. Queste,

(insieme all'uscita della Francia dal (( pool ))) in

rapida sintesi, le ragioni che ne hanno

provo-cato lo scioglimento e hanno portato all'

isti-tuzione - negli accordi di W ashington del

marzo 1968 - del doppio me?·cato dell'oro.

Oggi le Banche centrali non intervengono piu

sul mercato libero dell'oro, dove il prezzo è

lasciato al libero gioco della domanda e

del-l'offerta. D'altra parte i trasferimenti ufficiali di oro tra le banche centrali continuano ad avvenire al prezzo di 35 dollari. Questa nuova

impostazione non è priva di grossi pericoli.

V'è anzitutto la possibilità che le banche centrali

meno rispettabili acquistino oro dagli USA

al prezzo ufficiale di 35 dollari, per rivenderlo

al prezzo piu eleva~o del mercato libero. Ma il pericolo piu gl'a ve è un altro: il differenziale

che si è stabilito tra il prezzo dell'oro-moneta ed il prezzo dell'oro-merce si presta ad essere

interpretato come un indice della misura in

cui il dollaro è svalutato rispetto all'oro: un

indice della fiducia da riporre nel dollaro.

Man mano che questo divario aumenta - e

qui sta il vero significato delle preoccupazioni

suscitate dall'aumento del prezzo dell'oro - cre -sce il pericolo di una nuova ondata di

conver-sioni di dollari in oro, che determinerebbe il co

l-lasso dell'intero sistema monetario occidentale. 4. In questo « background)) di speculazione contro il dollaro, si inseriscono tutti i tentativi di speculazione contro le monete dei singoli

Paesi occidentali: monete che costituiscono,

per cosi dire, la « prima linea di difesa» del

dollaro. È proprio per fronteggiare queste

ma-novre speculative che il Governatore Carli ha

da tempo proposto all'attenzione delle banche

181

CRONACHE ECO/'IOMICHE

centrali dei principali Paesi dell'occidente un sistema che, se adottato, potrebbe « tagliare le unghie » alla speculazione. Il « Piano Carli » si

fonda su di un concetto molto semplice. Grossi

pericoli per l'attuale sistema monetario ca

tu-riscono anche dalla possibilità che, a cau a di

un andamento sfavorevole dei conti con l'estero,

la moneta di un determinato Paese dia segni

di debolezza, proprio come è accaduto alla

sterlina prima e al franco francese poi: la pro -spettiva di una svalutazione di questa moneta

induce gli speculatori a trasferire i loro fondi in altri Paesi (nel caso del franco francese, circa due

miliardi di dollari si sono trasferiti in Germa

-nia), allo scopo di realizzare cospicui guadagni.

Ovviamente, la fuga di capitali in queste cir -costanze indebolisce ancora di piu la moneta in

difficoltà, e può addirittura precipitare la crisi.

Il « Piano Carli)) si propone di porre rimedio a

questa situazione, impegnando tutte le banche centrali che lo sottoscrivono ad identificare ed a restituire automaticamente al paese d'origine la « moneta calda » affluita nelle loro casse. Se ciò avvenisse, è chiaro che gli speculatori ne

uscirebbero a mani vuote. Naturalmente il

(( Piano Carli)), anche se si prospetta di una note -vole semplicità nella concezione, è assai difficile

da applicare praticamente: la difficoltà prin-cipale è costituita dal fatto che occorre dis tin-guere i capitali puramente speculativi da quelli

che hanno invece come obiettivo il finanzia

-mento di onesti investimenti. Ma non si tratta

di una difficoltà insuperabile, soprattutto se si considerano i pericoli impliciti nell'attuale si

-tuazione. È indubbiamente difficile prevedere

quali conseguenze potrebbe avere una crisi

monetaria: ma sullo sfondo del vicolo buio che

il mondo occidentale imboccherebbe in simile

evenienza si intravede lo spettro pauroso di

una depressione tipo « anni trenta )), con le

ri-percussioni economiche e politiche che tutti

conosciamo. Un vecchio proverbio dice che chi

non ricorda il passato è destinato a riviverlo.

Non resta che sperare che i responsabili del

nostro sistema monetario internazionale

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