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Istologia 25 – Cartilagine

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Academic year: 2021

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Istologia 25 – Cartilagine 1

Istologia 25 – Cartilagine

Il tessuto cartilagineo (o cartilagine) è un connettivo specializzato con funzione di sostegno.

Rappresenta il primo scheletro che si forma durante la vita intrauterina. Scompare con la crescita e viene rimpiazzato dal tessuto osseo.

Nell’adulto rimane solo in alcune zone, come la piramide nasale, i padiglioni auricolari e le vie respiratorie.

Il tessuto cartilagineo è privo di vasi sanguigni e nervi; riceve, quindi, le sostanze nutritive e gli impulsi nervosi dagli altri tessuti con cui è a contatto.

Esistono 3 tipi di cartilagine:

 Ialina

 Elastica

 Fibrosa

Cartilagine ialina

È il tipo di cartilagine più diffuso. La ritroviamo a livello della cartilagine di coniugazione, delle epifisi delle ossa lunghe, delle cartilagini costali, della trachea, della laringe, …

Il suo nome deriva dal greco “ialos” che significa “vetro”; infatti, è caratterizzata dall’avere una sostanza intercellulare con un aspetto simile a quello di un vetro smerigliato. È la cartilagine da cui, mediante il processo di ossificazione, prende origine il tessuto osseo.

È costituita da una componente cellulare e dalla sostanza intercellulare.

La componente cellulare della cartilagine ialina è rappresentata da:

 Condroblasti. Sono cellule rotondeggianti, voluminose, con nucleo e RER ben sviluppato. Danno origine alle fibre e alla sostanza fondamentale amorfa della cartilagine.

Derivano dalle cellule mesenchimali. Queste, dopo essersi disposte in piccoli gruppi, iniziano a subire delle modifiche (perdono i prolungamenti citoplasmatici e si trasformano in cellule tondeggianti). Ogni gruppo così differenziato prende il nome di blastema protocondrale (o centro di condroficazione). Quando gli elementi del blastema protocondrale iniziano a secernere il collagene e gli elementi della sostanza fondamentale amorfa, allora si parla si condroblasti. I condroblasti manterrano la loro attività produttiva anche nella cartilagine adulta. Possono, però, rallentare la loro sintesi proteica e trasformarsi in condrociti (la versione “quiescente” dei condroblasti).

 Condrociti. Sono lo stadio “quiescente” dei condroblasti. Sono dislocati nella sostanza intercellulare in spazi che prendono il nome di lacune cartilaginee. Mantengono la capacità di replicarsi e, quando lo fanno, nascono cellule figlie che, data l’elevata densità del liquido intercellulare, non riescono ad allontanarsi tra di loro e rimangono unite l’una all’altra nelle lacune dando luogo ai gruppi isogeni (iso-geni = dalla stessa origine). Le cellule di un gruppo isogeno derivano tutte dalla stessa cellula madre.

 Condroclasti. Sono elementi cellulari molto grandi, simili agli osteoclasti del tessuto osseo. La loro funzione è quella di degradare la matrice più vecchia, in modo da poterla rimpiazzare con matrice ossea. Sono quindi indispensabile nel processo di ossificazione.

Derivano dai monociti del sangue.

La sostanza intercellulare è costituita dalle fibre connettivali e dalla sostanza fondamentale amorfa.

Le fibre connettivali sono collagene di tipo II. Esse sono più scarse in prossimità delle lacune cartilaginee e sono più abbondanti man mano che ci si allontana.

Di conseguenza, attorno ai gruppi isogeni ci sarà una zona che contiene più sostanza fondamentale amorfa;

questa zona prende il nome di matrice territoriale. All’interno della matrice territoriale, c’è una zona ancora più basofila, a ridosso della lacuna, la capsula dei gruppi isogeni.

Le varie matrici territoriali sono separate tra di loro dalle matrici interterritoriali, leggermente più acidofile.

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Istologia 25 – Cartilagine 2 La sostanza fondamentale amorfa è costituita da:

 Condroitinsolfati A e C ed eparansolfati, 2 GAG solforati, principali responsabili della basofilia della matrice.

 Glicoproteine, molto abbondanti rispetto agli altri tessuti connettivi. In particolare è presente la condronectina, che media l’adesione tra condrociti e collagene.

 Granuli della matrice. Si tratta di aggregati proteoglicanici formati da una molecola centrale di acido ialuronico su cui sono montate circa 100 molecole di aggrecano. Ogni aggregato costituisce un granulo.

La sostanza intercellulare nel complesso ha un aspetto omogeneo perché le fibre connettivali in essa contenute non sono apprezzabili al microscopio ottico, per due ragioni:

 La basofilia del condroitinsolfato A e C è così marcata da coprire le fibre connettivali (che invece sono debolmente acidofile)

 Le fibre collagene (di tipo II) sono sottili (calibro massimo: 0,1 m).

Nel complesso, la cartilagine ialina si organizza in 4 strati, concentrici tra di loro:

 Pericondrio, lo strato che delimita la cartilagine dall’ambiente circostante. Contiene condroblasti.

 Zona tangenziale, in cui i condrociti hanno una forma appiattita e le microfibrille di collagene sono più sottili.

 Zona intermedia, in cui i condrociti sono tondeggianti, ma non si raggruppano in gruppi isogeni

 Zona radiata, formata da gruppi isogeni e abbondante matrice extracellulare. In questa zona le microfibrille sono più spesse.

La cartilagine ialina appena formata va incontro ad un processo di accrescimento. Questo può essere:

 Interstiziale. I condrociti già differenziati si dividono (formando i gruppi isogeni) e determinano, in questo modo, un accrescimento della cartilagine.

 Per apposizione. I condroblasti del pericondrio depongono nuova cartilagine, determinandone un accrescimento.

Cartilagine elastica

Si ritrova in particolari distretti dove è richiesta sia una funzione di sostegno che una funzione elastica (padiglione auricolare, epiglottide).

È strutturalmente molto simile alla cartilagine ialina, ma ci sono alcune differenze:

 La sostanza intercellulare contiene fibre elastiche, e non collagene. Questo conferisce alla cartilagine elastica un aspetto diverso da quella ialina.

Queste fibre sono, infatti, ben visibili e colorabili con le tecniche specifiche per le fibre elastiche; un esempio è l’orceina, che conferisce loro un tipico aspetto rosso mattone.

 Le fibre elastiche tendono a diventare più lasse man mano che si va verso la periferia.

 I gruppi isogeni e le lacune sono più piccoli.

 La cartilagine elastica va molto raramente incontro a calcificazione.

Cartilagine fibrosa

Si trova nei punti in cui un legamento o un tendine si inseriscono su un segmento osseo. Inoltre forma anche i dischi intervertebrali1 e i menischi.

1 Il disco intervetebrale è composto da due porzioni: una esterna, l’anulus fibroso, in cui i fasci di fibre collagene sono disposti in maniera circolare, e una interna, il nucleo polposo. Le cellule dei dischi intervertebrali sono molto idratate ed è proprio grazie all’elevato contenuto d’acqua che ammortizzano i carichi assiali della colonna vertebrale.

In seguito ad un evento traumatico, può accadere che le forze trasmesse all’anulus fibroso siano maggiori della tenuta delle fibre collagene. Queste si rompono e aprono la strada al nucleo polposo, che fuoriesce dalla sua sede.

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Istologia 25 – Cartilagine 3 È una via di mezzo tra un connettivo fibroso denso e un tessuto

cartilagineo. È priva di pericondrio.

Nella sostanza intercellulare sono presenti fibre collagene di tipo I (il collagene della cartilagine è normalmente di tipo II) che si uniscono a formare grossi fasci (fino a 10-12 μm). I condrociti sono simili a quelli delle altre cartilagini ma, andando ad occupare gli interstizi fra i fasci di fibre collagene, formano gruppi isogeni allungati anziché sferici, dove le cellule si dispongono una di seguito all’altra, con asse maggiore parallelo alle fibre stesse.

In questo modo, si sviluppa una patologia nota come ernia al disco.

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