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Langhe Doc. Storie di eretici nell Italia dei capannoni. (settembre 2010) see below for english abstract. un documentario di Paolo Casalis

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“Nel breve spazio della mia lunga vita l’Italia è cambiata in una maniera spaventosa.

É tutta una lotta contro il tempo, bisogna riuscire a diventare civili prima che il disastro sia completo.

Bisogna vedere se arriviamo ancora in tempo a salvare questo paesaggio.

Per me in gran parte l’abbiamo già distrutto.”

Giorgio Bocca in “Langhe Doc”

durata prevista 52’

formato HD

Sinossi.

Maria Teresa, che pensava che nella vita avrebbe fatto tutt’altro, ha rilevato l’azienda vitivinicola del padre e oggi produce eccellenti vini Barolo e Nebbiolo con lo stesso testardo rispetto per la tradizione; Silvio era piastrellista, ha mollato un lavoro redditizio per andare a fare formaggi tradizionali in un paesino sperduto, con la sua famiglia e cinquanta pecore; Mauro era magazziniere in un grande supermercato, è stato licen- ziato, ha deciso di mettersi in proprio e di produrre e vendere pasta artigianale fatta a mano.

Tre personaggi, tre storie in bilico tra “normale” ed “estremo” per raccontare un unico territorio, le Langhe, universalmente riconosciute come uno dei luoghi più belli d’Italia.

Qui la coesistenza tra uomo e ambiente ha raggiunto i suoi massimi livelli: da una terra apparentemente aspra, arcigna, l’uomo ha saputo ricavare eccellenze enogastronomiche; le colline appaiono come disegna- te nella perfezione geometrica delle vigne, il paesaggio modellato attrae frotte di turisti e di recente è stato candidato a diventare “Patrimonio dell’Umanità Unesco”.

Ciononostante, le Langhe non sono rimaste immuni dai processi di trasformazione economica e paesaggistica.

L’urbanizzazione, la cementificazione, il progressivo abbandono delle aree e dei mestieri meno redditizi rischiano di trasformare gran parte del loro territorio nell’ennesimo tassello di quella che in ”Langhe Doc“

Giorgio Bocca definisce “l’Italia dei capannoni”.

Quelle di Maria Teresa, Silvio e Mauro sono storie di chi ha intravisto un futuro che non gli piaceva e lo ha rifiutato. Piccole sfide in cui tuttavia è possibile intravedere una dimensione ben più ampia; sfide ancora aperte, non ancora del tutto vinte e che forse non lo saranno mai: loro si muovono in una direzione, il mondo in un’altra, del tutto opposta.

Langhe Doc

(settembre 2010) see below for english abstract

Storie di eretici nell’Italia dei capannoni

un documentario di Paolo Casalis

(2)

Motivazioni

Raccontare il proprio territorio, quello che si è sempre vissuto e amato, non è semplice.

Identificare con chiarezza che cosa raccontare, e in che modo farlo, ha richiesto lunghi tempi di maturazi- one, e così la scelta finale dei personaggi, le cui storie sono solo alcune tra le tante possibili.

Le Langhe sono una terra affascinante, ammirate dai turisti come da chi le abita per la loro bellezza, per come hanno saputo “conservare” intatti il proprio paesaggio, le proprie tipicità, la propria cultura.

E tuttavia proprio chi questo territorio lo ha vissuto giornalmente ha la possibilità, in questo bel quadro, di notare delle piccole sbavature, delle imperfezioni che rischiano di rovinarne l’immagine generale.

In meno di venti anni, dall’adolescenza ad oggi, ho visto ogni paese e paesino di Langa dotarsi di un’area industriale e commerciale, quasi sempre posizionata nella parte geograficamente più bassa (ma non per questo meno visibile, anzi), quasi sempre sovradimensionata. Da studente di Architettura, leggevo termini come “urbanizzazione” o “diffusione urbana” e pensavo non al bacino della Ruhr o a New York, ma più semplicemente al “mio” territorio e a quanto stava diventando difficile separare le aree di città da quelle di campagna, distinguere un paese dall’altro.

Un’interminabile fila di case, villette, capannoni, edifici commerciali, ha reso quasi impossibile tutto ciò, per cui i confini tra i diversi centri urbani, un tempo segnati da cartelli posizionati in aperta campagna, si trovano oggi incastonati tra un capannone e l’altro.

Beninteso, le Langhe restano ancora in gran parte “integre”e intatte, caso esemplare di buon governo del territorio per molte altre aree del nostro Paese, e infatti i fenomeni sopra descritti le hanno toccato solo marginalmente. A conferma di tutto ciò di recente è arrivata la domanda di iscrizione nella Lista del “Patri- monio dell’Umanità Unesco”.

E tuttavia tanto mi bastava per voler raccontare i segni di una trasformazione cui io stesso ho assistito.

Un racconto in chiave positiva e propositiva però, e non la semplice denuncia di malcostumi e scelleratezze.

E’ in questa chiave che nasce “Langhe Doc”.

Doc perchè le Langhe sono protagoniste del Documentario attraverso le storie di chi le abita, ma anche perchè quelle raccontate nel film sono le storie di Langaroli D.O.C. (“Denominazione di Origine Control- lata”, marchio di origine per le uve da vino), storie di chi ama e difende le proprie origini, la propria terra, le proprie tradizioni culturali.

Ho scelto di lavorare “per contrasto”, facendo emergere la parte negativa attraverso il racconto di storie positive. Di più: queste storie appaiono quasi “estreme” per la radicalità delle scelte operate, per i giudizi e le convinzioni personali dei personaggi, per la difficoltà pratica di seguirne l’esempio.

Maria Teresa, Mauro e Silvio sono, secondo una definizione del giornalista Federico Ferrero, gli “eretici”, quelli che vanno controcorrente, che pensano e agiscono in modo radicalmente diverso rispetto a tutti.

E tuttavia è proprio in questa radicalità di comportamento ( che, beninteso, fino a pochi decenni fa sarebbe forse apparsa assoluta normalità), che sta il nucleo del documentario: presentare, attraverso le loro storie, un punto di visto di vista diverso e originale, su un territorio, la sua storia, il suo futuro.

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Personaggi SILVIO PISTONE

Pantaloni militari, camicia da montanaro, capelli lunghi, si- garetta arrotolata a mano perennemente accesa.

Silvio si presenta così a clienti e visitatori della Cascina Pisto- ne, a Borgomale, paese di alta Langa a circa 20 km da Alba.

Qui ha costruito una casa, per la moglie e i due figli, e una stalla, per cinquanta pecore di Langa da cui produce formag- gi dal gusto unico che vende a clienti privati e ristoranti.

Passionale, istintivo, testardo, Silvio è orgoglioso delle sue scelte e vuole spingersi ancora un gradino oltre.

Il suo sogno è quello di riuscire a fornire più prodotti, altre agli attuali formaggio e pane, di riuscire a fare vivere di questo lavoro tutta la famiglia, compresa la moglie che oggi lavora in un grande stabilimento di Alba.

La sua ultima sfida è quella di fare il pane “Esattamente come si faceva una volta”, con una varietà di semi tradizionale, senza trattamenti nè pesticidi, addirittura ricorrendo a vecchie macchine agricole degli anni ‘30.

Silvio è un sognatore, ma estremamente concreto, con i piedi ben ancorati per terra.

MARIA TERESA MASCARELLO

(e il padre BARTOLO MASCARELLO, morto nel 2005, attraverso l’impiego di materiale d’archivio)

Figlia unica di Bartolo Mascarello, leggendario patriarca del Barolo, strenuo difensore del vino tradizionale, ottenuto senza l’impiego di tecnologie moderne e senza piegarsi alle mode del momento, Maria Teresa ha studiato a Torino, dove si è laureata in Lingue e Letteratura Straniera.

“Fino a vent’anni non riuscivo nemmeno a farle assaggiare il vino con un dito”, ricorda in un filmato d’archivio Bartolo

Mascarello, che avrebbe voluto che la figlia restasse in Langa e frequentasse la scuola enologica.

Oggi Maria Teresa, tanto esile e minuta quanto determinata e combattiva, conduce da sola l’azienda fami- gliare e continua a produrre vino nella cantina di Barolo,“Come faceva mio padre, e mio nonno prima di lui”.

MAURO MUSSO

La storia personale di Mauro Musso è legata a doppio filo ai temi della produzione e distribuzione alimentare.

I suoi genitori avevano un allevamento intensivo di polli, spazzato via dall’alluvione in Piemonte nel ‘94; da allora, Mauro ha lavorato in un ipermercato della grande distribu- zione, fino a quando per lui non è sopraggiunto un inaspet- tato licenziamento.

Dapprima per scherzo e per pochi amici, poi sempre più se- riamente, Mauro ha incominciato a fare in casa i tajarin, la

pasta tradizionale delle Langhe. Oggi la sua “Casa del Tajarin”, di cui è proprietario nonchè unico dipen- dente, produce svariati tipi di pasta, a partire da ingredienti selezionati di altissima qualità.

Mauro viveva in quello che oggi è diventato il suo laboratorio e negozio, ed è tornato a vivere con i genitori e l’anziana nonna. Odia i supermercati, e sta cercando con tutte le forze la propria rivalsa personale.

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GIORGIO BOCCA

Giorgio Bocca è uno dei più importanti giornalisti e scrittori italiani. Originario della campagna cuneese, è stato a lun- go partigiano in Langa, dove vive sua figlia e dove si reca ogniqualvolta gli è possibile. Stimatore e conoscitore del- le Langhe, amico personale di Bartolo Mascarello e di altri

“grandi di Langa”; da sempre voce critica degli eccessi del progresso e dello sviluppo del nostro Paese, al punto che la sua storica rubrica sull’Espresso si intitola “L’Antitaliano”.

A lui, memoria storica di una Langa che non esiste più e attento osservatore dei giorni attuali, il compito di dipanare

il contesto in cui si muovono Silvio, Maria Teresa e Mauro. A lui il compito di delineare gli scenari futuri delle Langhe, tra atteggiamenti passatistici e sviluppo sfrenato, candidature all’Unesco e denunce di scempi edilizi e ambientali.

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Contesto

Le Langhe sono un’area del Piemonte situata a cavallo tra le province di Cuneo e di Asti, un insieme di colline talvolta affilate e boscose, talvolta dolci e intensamente coltivate.

Storicamente territorio agricolo e boschivo, a livello geografico si distinguono in Alta e Bassa Langa, ma sono anche individuate per i pregiati prodotti che le caratterizzano: Langa del Barolo, del Barbaresco, del- l’Asti, della nocciola.

Il paesaggio dell’Alta Langa, che si raggiunge salendo dalla “capitale” Alba per Montelupo, Serravalle, Bossolasco, Murazzano, Sale Langhe, è caratterizzato da pascoli, boschi e noccioleti. E’ la Langa storica- mente più povera, una terra aspra, isolata e difficile da coltivare, quella raccontata da Beppe Fenoglio in

“La Malora” e in altri racconti. Qui, a Borgomale, si trova la cascina di Silvio Pistone, che alleva una varietà autoctona di pecore, la “pecora di Langa”, un tempo fonte di sostentamento di ogni famiglia e oggi sull’orlo dell’estinzione. Lo stesso lavoro di Silvio, l’allevatore, un tempo quasi l’unico mestiere praticabile in Alta Langa, è stato del tutto abbandonato, come spesso sono in stato di abbandono case, cascine, intere aree un tempo coltivate o destinate all’allevamento.

Le storie di Mauro e Maria Teresa trovano invece ambientazione nella Bassa Langa, quella storicamente più ricca e che negli ultimi decenni ha saputo moltiplicare esponenzialmente le proprie fortune attorno al vino e alle eccellenze enogastronomiche.

E’ qui, attorno ad Alba e nei fondovalle di ogni paese e paesello, che sono più evidenti i segni lasciati dallo sviluppo economico: insediamenti residenziali e produttivi inizialmente posizionati a fondovalle ed oggi sempre più protesi verso il territorio collinare; strade, autostrade, capannoni, villette che ora occupano la sommità delle colline. E’ il cosiddetto “sprawl”, la dispersione urbana, per cui gli elementi tipicamente distintivi della città si espandono ben al di là dei confini urbani, andando ad assottigliare sempre più la differenza tra città e campagna.

Alta o Bassa Langa: in entrambi i casi, un modello socio-economico millenario, fatto di piccoli insediamenti produttivi strettamente connessi alla terra, è stato o rischia di essere spazzato via in un tempo brevissimo.

E così oggi le Langhe presentano un doppio volto: ci sono le Langhe “del Passato”, quelle fatte di vigne e piccoli produttori, di tipicità e cultura locale, quelle più pubblicizzato e apprezzato, che fanno reclamare a gran voce il patrocinio Unesco (ma solo per alcune aree, ben circoscritte); e poi ci sono le Langhe “di oggi”, quello un pò meno presentabili, fatte anche di cantine che hanno la forma di capannoni, di insedia- menti produttivi a ridosso delle colline, di villette, di cemento e asfalto.

Tra questi due “estremi” si muovono i protagonisti di “Langhe Doc”: la loro ricerca di un “modello di vita”

che permetta loro di vivere degnamente “sul” proprio territorio e “del” proprio territorio, è inconsapevol- mente la ricerca di tutte le Langhe verso un modello sviluppo che sappia coniugare “l’oggi” e il “passato”.

Un’esigenza che, dopo decenni di sviluppo economico e industriale, accomuna oggi tutti i paesi occidentali, ma che può avere nelle Langhe un capofila d’eccezione.

Per il valore storico e culturale ma anche strettamente economico, per l’interesse e la conoscenza del terri- torio e dei suoi prodotti a livello mondiale, le Langhe ben si prestano infatti a essere paradigma delle con- traddizioni in atto tra sviluppo e ambiente, tra progresso e tradizione, nonchè delle risposte fornite a queste contraddizioni.

In questo senso, un contesto chiaramente localistico contiene in sè tutti i personaggi, le storie, gli elementi per introdurre e discutere tematiche di carattere ed interesse globale.

Quelle di Maria Teresa, Mauro, Silvio sono una prima risposta, individuale, estrema oppure naturale, da copiare oppure inapplicabile, giusta o sbagliata, in ogni caso tanto particolare e “eretica” da non potere passare inosservata.

(6)

Biografia Paolo Casalis

Nato a Bra (Cn) nel 1976. Si laurea nel 2001 in Architettura al Politecnico di Torino con una tesi sull’architettura sostenibile e sul rapporto tra produzione edilizia ed ecosostenibilità.

Autore e regista insieme a Stefano Scarafia del lungometraggio “Il Corridore”(2010), menzione speciale al Marcarolo Film Festival, film documentario in concorso al BCNSFF2010 (Barcelona International Ficts Festival).Nel 2009 realizza, insieme a Stefano Scarafia, il film documentario “Gente di Terra Madre”, pre- sentato ai festival Cinemambiente di Torino e Slow Food on Film di Bologna, distribuito in allegato al libro di Carlo Petrini “Terra madre, come non farci mangiare dal cibo”.

Dal 2009 collabora con l’associazione Bracinetica, per la quale, nell’ambito del progetto “Giovani Sguardi sul Territorio” ha diretto i cortometraggi “La casa del Santo” (2009), “Supereroi” (2010), “T540 (da cortile a cortile)” (2010). i cortometraggi, girati con gli studenti delle scuole superiori del territorio braidese, sono stati proiettati durante il Festival Corto in Bra.

Filmografia:

Supereroi (2010) - una produzione Associazione Bracinetica;

Festival: Sottodiciotto 2010

T540 (da cortile a cortile)” (2010)- una produzione Associazione Bracinetica;

Il Corridore (2010) - una produzione Bodà;

Festival: BCNSFF2010 (Barcelona International Ficts Festival); Piemonte Movie 2010; Cherasco Movie 2010; Marcarolo Film Festival)

Gente di Terra Madre (2009) - una produzione Bodà e Slow Food;

Festival: Cinemambiente 2009 Torino; Slow Food on Film 2009, Bologna; Piemonte Movie 2010 La casa del Santo” (2009) - una produzione Associazione Bracinetica;

Memorie di Verduno (2008)

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“In the short space of my long life, Italy has changed in a terrifying way.

It’s all a race against time, we have to become civilized before the disaster is complete.

We must see if we’ll arrive in time to save this landscape, I think we’ve already largely destroyed it.”

Giorgio Bocca in “Langhe Doc”

expected running time: 52’

format: HD Synopsis

Maria Teresa, who thought in life he would do anything but that, has taken over his father’s winery and now produces excellent Barolo and Nebbiolo wines, with the same stubborn respect for tradition; Silvio was a tiler, has left a lucrative job and now makes traditional cheeses in a remote village, with his family and fifty sheep; Mauro was employed as a storekeeper in a supermarket, he has been fired and has decided to start self-producing and selling handmade, artisanal pasta.

Three characters, three stories poised between “normal” and “extreme” to describe Langhe, a unique terri- tory, universally recognized as one of the most beautiful places in Italy.

Here the coexistence between man and environment has reached its highest levels: man has been capable to make gastronomic excellences out of a seemingly harsh land man,; in the geometric perfection of the vineyards, the hills appear as designed, the shaped landscape attract droves of tourists and is a fresh candi- date for Unesco World Heritage.

Nevertheless, Langhe have not remained immune from the processes of economic growth and landscape transformation. Urbanization, overbuilding, abandonment of the less profitable areas and trades: these ele- ments risk to transform Langhe in just another piece of what in “Langhe Doc” Giorgio Bocca calls “Italy of warehouses”

Those of Maria Theresa, Silvio and Mauro are stories of people who have seen a future they did not like and have refused it. Their challenges are still open, they’re not yet fully met and perhaps they never will: they move in one direction, the world moves in another one, quite the opposite.

Langhe Doc

(2010,September)

Stories of heretics in the Italy of warehouses

an upcoming documentary by Paolo Casalis

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Characters SILVIO PISTONE

Army pants, mountain shirt, long hair, his hand-rolled ciga- rette constantly burning.

Silvio appear in this way to customers and visitors of

“Cascina Pistone”, in Borgomale, a small village of Upper Langa, about 20 kms far from Alba.

Here he has built a house for his wife and two children, and a stable for fifty “langa sheeps” that produce cheeses with a unique flavor, sold to private clients and restaurants.

Passionate, instinctive, stubborn, Silvio is proud of his choices and wants to go even one step further.

His dream is to be able to provide more products than the current cheese and bread, he wants his whole family to live on this type of job, while his wife actually works in a factory in Alba.

His latest challenge is to make bread “Just like they did once”, with a variety of traditional seeds, without treatments or pesticides, even using obsolete farm machinery from the ‘30s.

Silvio is a dreamer, but he’s also extremely practical, one with feet firmly anchored to the ground.

MARIA TERESA MASCARELLO (and her father

BARTOLO MASCARELLO, died in 2005, through the use of archival material)

Maria Teresa is the only daughter of Bartolo Mascarello, the legendary patriarch of Barolo wine, a proud defender of tra- ditional wine, the one produced without yielding to modern technologies or fashions.

Maria Teresa studied in Turin, where she graduated in For- eign Languages and Literature.

“Up to her twenty years, I didn’t even succeed in making

her taste a drop of wine with her finger,” Bartolo Mascarello recalls in an archival video. He wanted her daughter to stay in Langa and attend a wine making school.

Today Maria Teresa, so slim and petite as determined and combative, leads the family company and con- tinue to produce wine in the Cellar of Barolo, “As my father did, and my grandfather”

MAURO MUSSO

The personal story of Mauro Musso is strictly linked to the themes of food production and distribution.

His parents had an intensive rearing of chickens, swept away by the flood of ‘94 in Piedmont; since then, Mauro has worked in a big supermarket, until he was overtaken by an unexpected dismissal.

First as a joke and for a few friends, then always more seri- ously, Mauro has begun to make homemade “tajarin”, the traditional pasta of Langhe. Today his “House of Tajarin”

of which he is the owner and sole employee, produces several types of pasta, containing ingredients of the highest possible quality.Mauro lived in what has become his actual workshop and store, and has returned to live with his parents and his old grandmother.

He hates supermarkets and he is trying with all his forces to take his personnel revenge on them.

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GIORGIO BOCCA

Giorgio Bocca is one of the most important Italian writers and journalists. He was born in the countryside of Piemd- mont, and for long during the WWII has been partisan in Langa, where his daughter lives and where he stills goes whenever he can. He loves Langhe, he was a personal friend of Bartolo Mascarello and other “great men” of this region.

His voice has always been critical towards the excesses of progress and development in our Country, so critical that his famous column on “L’Espresso” is titled with irony

“The anti-Italian“.

He represents the historical memory of a Langa that no longer exists and a careful observer of the current days. In the movie, he has the task of unraveling the context in which Silvio, Maria Teresa and Mauro live and act. He has the task of outlining future scenarios for Langhe, between past attitudes and present prac- tices, applications to Unesco and denunciation of environmental abuses and havocs.

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