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Edmondo De Amicis

La religione Decalogo socialista Al manicomio i guerraioli

A cura di Walter Ghibaudo

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© 2010 Ghibaudo Walter, Savona

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Edmondo De Amicis sul «Sorgete!»

di Walter Ghibaudo

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1. Questo «quaderno».

Questo «quaderno» è il risultato di un veloce spoglio, effettuato nel marzo 2010, dei numeri del giornale socialista «Sorgete!» che fi- gurano nel patrimonio della Emeroteca Digitale della Biblioteca Na- zionale Braidense (http://emeroteca.braidense.it). Lo scopo era quel- lo di individuare cosa il giornale avesse eventualmente pubblicato di Edmondo De Amicis.

La necessità di una ricerca bio-bibliografica su Edmondo De A- micis socialista era stata segnalata da Sebastiano Timpanaro negli anni ’80 e da Franco Contorbia negli anni ’90.1 Secondo quest’ul- timo restavano «da investigare nelle loro concrete articolazioni i giorni e le opere della sua [di De Amicis] militanza politica, ciò che rimane[va] della sua corrispondenza, i libri della sua biblioteca, le sue “fonti” italiane e straniere, la trama delle sue collaborazioni a ri- viste, giornali, opuscoli, almanacchi socialisti e latamente sovversivi fino alle fasi estreme dell’esistenza.»2 Questo «quaderno» deve esse- re visto come un piccolo contributo, al quale spero farne seguire altri, nel senso della soddisfazione di questa esigenza.

Il mio lavoro di ricerca su Edmondo De Amicis socialista è però appena agli inizi e non so fino a dove potrà spingersi. Per questa ra- gione, il rischio che non giunga mai ad una forma definitiva e ad una pubblicazione «ufficiale», cerco di dare ad esso fin da subito una qualche forma provvisoria e pubblicazione «ufficiosa» cosicché il lavoro comunque fatto anche se restato incompiuto possa non risulta- re del tutto vano. Ma di esiti parziali e provvisori pur sempre si tratta:

la mia conoscenza della letteratura su Edmondo De Amicis è ancora assai limitata (al punto che l’esigenza segnalata da Timpanaro e Con- torbia potrebbe avere già trovato piena soddisfazione ed io ignorar- lo); la letteratura sul «Sorgete!» mi è assolutamente sconosciuta; la collezione del giornale che ho consultato lacunosa.

1 Cfr.: SEBASTIANO TIMPANARO, Il socialismo di Edmondo De Amicis. Lettura del «Primo Maggio», Bertani, Verona 1983; FRANCO CONTORBIA, De Amicis, «Pri- mo Maggio», il socialismo, Mucchi, Modena 1995.

2 Cfr. ivi, p. 29.

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2. Edmondo De Amicis sul «Sorgete!».

Fatta questa avvertenza, sul «Sorgete!» comparvero diversi scritti di De Amicis, la gran parte dei quali (forse tutti) già allora, oppure in seguito, pubblicati nella nota raccolta dei suoi scritti politici socialisti intitolata Lotte civili (della quale, com’è altrettanto noto, esistono di- verse edizioni, nelle quali variava sia la scelta sia l’ordinamento del materiale) e/o in altre sedi.

Da segnalare innanzitutto la pubblicazione sul giornale, nella quarta ed ultima pagina, come Appendice, con il titolo di Una tempe- sta in famiglia, nei numeri del 25 giugno, 2 luglio, 9 luglio, 16 luglio, 23 luglio, 30 luglio, 20 agosto, 27 agosto e 9 settembre 1899, di un Frammento del romanzo Primo Maggio (precisamente il Capitolo IX della Parte prima).3

Nel prospetto che segue fornisco gli estremi dei numeri del «Sor- gete!» (che aveva diverse edizioni locali, stampate a loro volta in di- verse edizioni successive, nello stesso giorno o in giorni successivi, e che usciva la domenica, poi, dal numero del 9 settembre 1899, il sa- bato) nel posseduto della Emeroteca Braidense dai quali ho potuto ricavare le date appena riportate.

Una tempesta in famiglia (Frammento)

1

«Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno I, n. 1, Terza E- dizione, Lodi, domenica 25 giugno 1899, p. [4].

«Sorgete! Giornale Socialista di Crema», anno I, n. 1, Seconda Edi- zione, Lodi, domenica 25 giugno 1899, p. [4].

«Sorgete! Giornale Socialista della Capitanata», anno I, n. 1, Prima Edizione, Lodi, domenica 25 giugno 1899, p. [4].

2

«Sorgete!, Giornale Socialista del Lodigiano», anno I, n. 2, Terza Edizione, Lodi, domenica 2 luglio 1899, p. [4].

3 Cfr. EDMONDO DE AMICIS, Primo Maggio, in ID., Opere scelte, a cura di FOLCO

PORTINARI e GIUSI BALDISSONE, Mondadori, Milano 2006, pp. 687-718. Col titolo Una tempesta in famiglia anche in EDMONDO DE AMICIS, Lotte civili, Treves, Milano 1910, pp. 100-139.

(11)

«Sorgete! Giornale Socialista di Crema», anno I, n. 2, Quarta Edi- zione, Lodi, martedì 4 luglio 1899, p. [4].

«Sorgete! Giornale Socialista della Capitanata», anno I, n. 2, Se- conda Edizione, Lodi, domenica 2 luglio 1899, p. [4].

3

«Sorgete! Giornale Socialista di Crema», anno I, n. 3, Seconda Edi- zione, Lodi, domenica 9 luglio 1899, p. [4].

4

«Sorgete! Giornale Socialista di Lodi», anno I, n. 4, Terza Edizione, Lodi, domenica 16 Luglio 1899, p. [4].

«Sorgete! Giornale Socialista di Crema», anno I, n. 4, Seconda Edi- zione, Lodi, domenica 16 luglio 1899, p. [4].

«Sorgete! Giornale Socialista della Capitanata», anno I, n. 4, Prima Edizione, Lodi, domenica 16 luglio 1899, p. [4].

5

«Sorgete! Giornale Socialista della Capitanata», anno I, n. 5, Se- conda Edizione, Lodi, domenica 23 Luglio 1899, pag. [4].

6

«Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno I, n. 6, Terza E- dizione, Lodi, domenica 30 luglio 1899, p. [4].

«Sorgete! Giornale Socialista Cremasco», anno I, n. 6, Prima Edi- zione, Lodi, domenica 30 luglio 1899, p. [4].

«Sorgete! Giornale Socialista della Capitanata», anno I, n. 6, Se- conda Edizione, Lodi, domenica 30 luglio 1899, p. [4].

7

«Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno I, n. 9, Seconda Edizione, Lodi, domenica 20 agosto 1899, p. [4].

«Sorgete! Giornale Socialista della Capitanata», anno I, n. 9, Prima Edizione, Lodi, domenica 20 agosto 1899, p. [4].

8

«Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno I, n. 10, Seconda Edizione, Lodi, domenica 27 agosto 1899, p. [4].

«Sorgete! Giornale Socialista della Capitanata», anno I, n. 10, Prima Edizione, Lodi, domenica 27 agosto 1899, p. [4].

9

«Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno I, n. 12, Prima Edizione, Lodi, sabato 9 settembre 1899, p. [4].

«Sorgete! Giornale Socialista della Capitanata», anno I, n. 12, Se- conda Edizione, Lodi, domenica 10 settembre 1899, p. [4].

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Il numero del 10 marzo 1900 riportava, nell’anniversario della sua morte (6 marzo 1898), un significativo frammento del discorso di De Amicis in memoria di Felice Cavallotti, lo stesso che compariva nella terza edizione Nerbini delle Lotte civili.4

Il numero del 6 gennaio 1900, con il titolo Alle lavoratrici, ripro- duceva un passo del discorso del 1896 Per il Primo maggio.5

Il numero del 20 luglio 1901, con il titolo Alle donne, riproduceva un altro passo di questo stesso discorso.6

Il numero del 3 febbraio 1906, con il titolo Al piccolo borghese, riproduceva un altro passo ancora da questo discorso.7

In tutti e tre i casi la cosa non era dichiarata.

Una frase di De Amicis, della quale non mi è ancora riuscito di individuare la provenienza, veniva citata nel numero del 9 novembre 1901.8

4 Cfr.: EDMONDO DE AMICIS, 6 Marzo. Felice Cavallotti, in «Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno II, n. 34, Lodi, 10 marzo 1900, p. [1] e «Sorgete!

Giornale Socialista – Edizione del Circondario di Gallarate», anno II, n. 34, Lodi, 10 marzo 1900, p. [1]; ID., Lotte civili. Ristampa anastatica del volume edito da G.

Nerbini. Firenze, 1900, Introduzione di ALDO ANIASI, Edizioni del Circolo di Via De Amicis, Milano 1987, pp. 158-159 (Felice Cavallotti). Presumibilmente anche la prima delle due edizioni Nerbini del 1899 delle Lotte Civili riproduceva questo stes- so estratto, o forse il discorso nella sua interezza, che era stato pronunciato sette giorni dopo la morte di Cavallotti (cfr. Bibliografia, a cura di GIUSI BALDISSONE, in E.DE AMICIS, Opere scelte, cit., p. 1241). La conferenza per intero comunque in:

EDMONDO DE AMICIS, Speranze e glorie. Discorsi, Giannotta, Catania 1900, pp.

195-236 (Per Felice Cavallotti).

5 Cfr.: [EDMONDO] DE AMICIS, Alle lavoratrici, in «Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno II, n. 25, Lodi, 6 gennaio 1900, p. [1]; EDMONDO DE AMICIS, Primo Maggio, in ID., Lotte civili, cit. (rist. anast. ed. Nerbini del 1900), pp. 103-139 (pp.131-132); ID., Per il 1° Maggio, in ID., Speranze e glorie, cit., pp. 85-124 (pp.

113-114).

6 Cfr.: E.[DMONDO] DE AMICIS, Alle donne, in «Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno V, n. 29, Lodi, 20 luglio 1901, p. [1]; E.DE AMICIS, Primo Mag- gio, in ID., Lotte civili, cit. (rist. anast. ed. Nerbini del 1900), pp. 127-128; ID., Per il 1° Maggio, in ID., Speranze e glorie, cit., pp. 108-111.

7 Cfr.: EDMONDO DE AMICIS, Al piccolo borghese, in «Sorgete! Giornale Sociali- sta del Lodigiano», anno X, n. 5, Lodi, 3 Febbraio 1906, p. [2]; E.DE AMICIS, Primo Maggio, in ID., Lotte civili, cit. (rist. anast. ed. Nerbini del 1900), p. 133; ID., Per il 1° Maggio, in ID., Speranze e glorie, cit., pp. 115-116.

8 «Il socialismo è verità e scienza: è logica e buon senso.

«E.DEAMICIS.[sic]» («Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno V, n.

45, Lodi, 9 novembre 1901, p. [3]).

(13)

Un’altra più lunga citazione, anche in questo caso da un qualche scritto di De Amicis che non mi è riuscito di identificare, compariva nel numero del 17 dicembre 1904.9

Un’altra citazione ancora figurava nel numero del 28 marzo 1908, sempre senza che ne venisse indicata la fonte.10

Dalla raccolta delle sue Poesie, invece, il «Sorgete!», anche qui senza specificarlo, traeva la poesia Miseria, pubblicata nel numero del 6 dicembre 1902.11

Restano da segnalare ancora i tre scritti dei quali qui si riproduce il testo.

Il primo, intitolato La religione, pubblicato nel numero del 3 set- tembre 1899, verrà poi ripubblicato dal giornale dopo la morte di De

9 «Guai se non esistesse il socialismo! Il giorno che non ci fosse più il sociali- smo l’Italia ricomincerebbe a dormire. Come poi le masse lavoratrici potrebbero fare a meno del socialismo? Chi le guiderebbe alla conquista dei loro diritti? Quale altro più bello ideale di redenzione potrebbe sorgere per esse?... Certo che le finali- tà del socialismo sono ancora lontane; ma molti benefizi potranno le masse lavora- trici ottenere, e in epoca non lontana, [d]al socialismo, il quale non è altro che una nuova religione di pietà, di amore, di giustizia, [alla quale] tutti gli umili, tutti i bi- sognosi, tutti gli oppressi dovranno tender le mani ed i cuori...

«E.DE AMICIS.» («Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno VIII, n. 12, Lodi, 17 dicembre 1904, p. [1]).

10 «No, amici lavoratori, voi non siete illusi, perché la verità non può essere dal- la parte dell’ambizione, del mercimonio e dell’egoismo; la verità è nella vostra co- scienza libera e serena, è nella santità del vostro ideale, è in questo affratellamento generoso che condanna e corregge le ingiustizie della fortuna, è in questa fede invit- ta che dà ai giovani una maturità precoce, e ringiovanisce i maturi, e consola i vec- chi, e nobilita tutti. E ogni propaganda di ogni grande idea, predestinata a mutare il mondo, è cominciata, in luoghi oscuri, fra pareti nude, in mezzo a gente sprovveduta di tutto, e odiata, e calunniata, e derisa, mentre i difensori del passato, armati e ric- chi di ogni cosa, si festeggiavano a vicenda in splendide sale e risonanti del plauso dei parassiti, sicuri del presente e dell’avvenire.

«Edmondo De Amicis.» («Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno XII, n. 13, Lodi, 28 marzo 1908, p. [1]). Si tratta comunque di una citazione tratta da: EDMONDO DE AMICIS, Un Comitato elettorale socialista, in ID., Lotte civili, cit.

(rist. anast. ed. Nerbini del 1900), pp. 162-165 (pp. 164-165); con il titolo Un Comi- tato elettorale anche in ID., Lotte civili, cit. (ed. Treves 1910), pp. 235-239 (p. 238).

11 Cfr.: A.[sic; EDMONDO] DE AMICIS, Miseria, in «Sorgete! Voce dei Socialisti Lodigiani», anno VII, n. 49, Lodi, 6 dicembre 1902, p. [1]; EDMONDO DE AMICIS, Miseria (a un amico), in Poesie, Quarta Edizione, Treves, Milano 1882, pp. 243-244 (di questa poesia il «Sorgete!» riproduceva, non senza errori, solo la seconda parte).

(14)

Amicis: senza titolo nel numero del 21 marzo 1908; con il titolo Se Gesù Cristo risorgesse... nel numero del 25 aprile 1908.12

Nel prospetto che segue schematizzo le modificazioni più signifi- cative alle quali il testo è andato incontro nella ripubblicazione.

3 settembre 1899 => 21 marzo 1908 (1)

suddivisione in un solo paragrafo

=>

suddivisione in quattro paragrafi (2)

«i nemici furibondi del socialismo»

=>

«i furibondi nemici del socialismo»

(3)

«fra le imprecazioni e gli scherni della borghesia religiosa»

=>

«fra le imprecazioni e gli scherni di tutta la borghesia religiosa»

(4)

«arricchito col lavoro degli affannati»

=>

«arricchito col lavoro degli affamati»

(5)

«s’inginocchi ogni mattina e dica soavemente»

=>

«s’inginocchia ogni mattina a mani giunte e dica soavemente»

21 marzo 1908 => 25 aprile 1908 (1)

«branchi di utopisti e di canaglia»

=>

«branchi di utopisti e di canaglie»

12 Cfr.: [EDMONDO] DE AMICIS, La religione, in «Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno I, n. 11, Prima Edizione, Lodi, 3 settembre 1899, p. [2] e

«Sorgete! Giornale Socialista della Capitanata», anno I, n. 11, Seconda Edizione, Lodi, 3 settembre 1899, p. [2]; EDMONDO DE AMICIS, [Non ci mettano innanzi la religione i furibondi nemici del socialismo], in «Sorgete! Giornale Socialista del Lo- digiano», anno XII, n. 12, Lodi, 21 marzo 1908, p. [2]; EDMONDO DE AMICIS, Se Ge- sù Cristo risorgesse..., in «Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno XII, n.

17, Lodi, 25 aprile 1908, p. [1].

(15)

(2)

soppressione dell’ultimo paragrafo

Di questo scritto non mi risultano ulteriori ripubblicazioni o pre- cedenti pubblicazioni in altre sedi, che, comunque, non mi sento di escludere (anche se il fatto della sua riproposta dopo la morte di De Amicis potrebbe far pensare a questo come all’unico dei suoi scritti apparsi sul «Sorgete!» al «Sorgete!» originariamente destinato e mai pubblicato altrove).

Il secondo scritto che qui si riproduce, intitolato Decalogo socia- lista e pubblicato nel supplemento, intitolato «Cittadini, leggete!» e datato 20 giugno 1902, al n. 24 del «Sorgete!» datato 14 giugno 1902, era già apparso, forse per la prima volta, nel numero straordi- nario della «Lotta di Classe» uscito per il Primo Maggio del 1897.13

Anche il terzo scritto, intitolato Al manicomio i guerraioli, e pub- blicato nel numero del 17 marzo 1906, non doveva esser stato origi- nariamente destinato al «Sorgete!», se si interpreta «l’anno in corso»

nel testo come il 1905 e non il 1906 (anche se nell’edizione postuma delle Lotte civili una parentesi rotonda interpretava «l’anno in corso»

nel testo proprio come il 1906).14

13 Cfr.: E.[DMONDO] DE AMICIS, Decalogo socialista, in «Cittadini, leggete!

Supplemento al n. 24 del “Sorgete!”», anno VII, Lodi, 20 giugno 1902, p. [2]. E- stremi del n. 24: «Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno VII, n. 24, Lo- di, 14 giugno 1902; E.[DMONDO] DE AMICIS, Decalogo socialista (a un deputato), in

«Lotta di Classe. Organo Centrale del Partito Socialista Italiano», anno VI, n. 18, Milano, 1° maggio 1897, p. [1]. Le due edizioni Nerbini del 1899 delle Lotte Civili comprendevano questo testo (cfr. Bibliografia, a cura di G.BALDISSONE, in E.DE

AMICIS, Opere scelte, cit., p. 1241) che non figura invece né nell’edizione Nerbini del 1900 né in quella Treves del 1910.

14 Cfr.: EDMONDO DE AMICIS, Al manicomio i guerraioli, in «Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno X, n. 11, Lodi, 17 marzo 1906, p. [1]; ID., Lotte civi- li, cit. (ed. Treves 1910), pp. 302-303 (Parte Terza, Per la pace, Otto frammenti. VI.

- Per i pazzi).

(16)

3. Il «Sorgete!» su Edmondo De Amicis.

Mi sembra opportuno concludere questa rassegna segnalando an- che quegli scritti apparsi sul «Sorgete!» non di De Amicis ma su De Amicis o con riferimenti a De Amicis.

La notizia della morte di De Amicis («poeta del cuore e della bon- tà») veniva data già nel numero del 14 marzo 1908.15 Il necrologio, a firma G. Z. (quasi certamente Giovanni Zibordi), veniva pubblicato nel numero successivo.16 In esso si accreditava l’immagine di un De Amicis Maestro di Bontà e Umanità, e perciò da sempre, prima in- consapevolmente poi consapevolmente, socialista.

«Quanta bontà in tutto quanto Egli scrisse, e qual soave effluvio di sentimento umano in tutto quanto Egli narrò! Oh, egli fu socialista prima ancora di conoscere l’Ideale nostro, lo fu anche quando scri- veva i Bozzetti Militari; soltanto, non s’accorse, né certo immaginò di esserlo.»17

«Come avrebbe potuto, del resto, non esserlo e scrivere “Cuo- re”?»18

«E come in “Cuore” così in tutti gli altri suoi libri, predomina questa acuta percezione del Buono, che si vela in “Lotte Civili” di una soave nube di tristezza, non già per la sfiducia che in lui fosse subentrata, ma per i tempi tristissimi da cui appena s’usciva, ché l’odiosa eco delle sentenze dei Tribunali di guerra del ’98 era da po- co sopita. Libro d’oro, ciò nonostante, che io vorrei fosse letto fra noi invece di qualunque altro discorso commemorativo; per esso, chi ha fede si rinfranca, e chi dispera si ravvede e spera ancora, convinto e rassicurato dal fatto che aspirare al Giusto, al Vero, al Buono non po- trà essere per sempre vana utopia....»19

15 Cfr. È morto E. De Amicis, in «Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno XII, n. 11, Lodi, 14 marzo 1908, p. [1].

16 Cfr. G.[IOVANNI] Z.[IBORDI], Edmondo De Amicis, in «Sorgete! Giornale So- cialista del Lodigiano», anno XII, n. 12, Lodi, 21 marzo 1908, p. [1].

17 Ibid.

18 Ibid.

19 Ibid.

(17)

Nel numero ancora successivo veniva pubblicata la risposta data da Filippo Turati «ad alcuni compagni i quali gli» avevano proposto

«di innalzare un monumento a De Amicis con denaro proletario».20

«Or questo sarebbe il degno, il solo monumento, che i socialisti d’Italia, che tutti i proletari organizzati, potrebbero e dovrebbero e- levare al compagno che fu. Pongano essi, non soltanto sulla carta dei loro programmi, ma in cima al loro pensiero e alla cotidiana opera loro, il culto, l’ardore della diffusione della scuola. Esigano, in ogni borgo d’Italia, che le leggi sull’istruzione siano osservate, che la casa della scuola sia la nuova Chiesa e più vera, che il maestro ne divenga il sacerdote più alto, più efficace, più rispettato; vogliano, pretenda- no, sappiano ottenere dovunque che il capitolo dell’istruzione sia il più pingue del bilancio comunale, del bilancio provinciale; persua- dano i lavoratori più incolti che la scuola — popolare, serale, festiva

— dev’essere l’orgoglio d’ogni umano aggregato civile, che la leva scolastica, di cui troppi sono i riformati, è più sacra di quella milita- re, e che il pane dell’intelligenza, se spesso ci procura meno avaro quello dello stomaco, sempre vale anche più di questo.

«Poi riflettano che la scuola è essa stessa un inganno, che essa è un tradimento, se, rigettando, dopo tre, quattro anni, i fanciulli con- tadini e operai sulla via polverosa ed arsa della vita proletaria, ve li abbandona di un tratto e lascia che la piccola aiuola fiorita delle pri- me nozioni, penetrate nei teneri cervelli, venga adusta dal solleone, invasa e devastata dalle ortiche e dagli sterpi. Ogni lotta economica, ogni sudata conquista sulle avare mercedi, sui prolissi orari di lavoro

— questa stessa legge recente, che impone una sosta settimanale alla fatica salariata — tutto volgano a un elevamento intellettuale di se stessi, delle loro famiglie, dei loro compagni: li contendano, nell’ozio guadagnato a prezzo di sudore e che dovrebbe essere vita, all’infigar- daggine vuota, all’abitudine sciocca della chiesa, del sagrato, della taverna. Creino dovunque è possibile (e lo è quasi dappertutto, con umilissimi mezzi) un ritrovo per sé, pei compagni, per le famiglie, dove ogni svago si associ a una propaganda di elementare coltura.

Sull’esempio di quanto si è fatto — con successo meraviglioso — nella nostra Milano, in città ed in provincia, fondino ovunque [...]

20 Cfr. F.[ILIPPO] TURATI, Il monumento a De Amicis, in «Sorgete! Giornale So- cialista del Lodigiano», anno XII, n. 13, Lodi, 28 marzo 1908, p. [1].

(18)

una Biblioteca popolare circolante, che invogli e educhi alla lettura costante all’esercizio fecondo del pensiero, prima i più alacri e svegli poi via via, per contagio, per emulazione necessaria, la popolazione tutta quanta. E allineino nel primo scaffale i libri del compagno per- duto, e inscrivano sulla porta di quelle case del libro il nome augura- le e caro di Edmondo De Amicis!

«Sorgerà, da quegli sparsi focolai della prima coltura popolare — dove la parola scritta dell’autore e quella parlata del maestro, del conferenziere, centuplicheranno di valore nell’intreccio reciproco;

dove si faranno gli italiani, si faranno gli uomini — sorgerà per forza di cose la Federazione italiana della coltura popolare; e terrà i propri Congressi, e stimolerà o sostituirà, se occorre, l’azione monca dello Stato e degli enti locali; ed effettuerà nelle cose, sul terreno saldo, quel “patto di luce”, che altri divinò e vagheggiò nell’empireo dell’astrazione.

«Questo sarà il monumento che Edmondo nostro ha meritato — quello che la sua memoria attende e sospira.»21

Da segnalare, a proposito del «Sorgete!» su De Amicis, anche l’articolo, a firma Ettore, intitolato Sobillatori, apparso nel numero del 23 febbraio 1901.22 In questo articolo l’autore replicava all’accusa rivolta dagli «avversari» del socialismo ai socialisti di es- sere dei «sobillatori» allo scopo di «salire agli onori delle pubbliche cariche» facendo l’esempio del De Amicis che, «quando fu onorevo- le, rifiutò di esserlo», senza tuttavia cessare «di divulgare quel verbo che già — a tutto suo svantaggio — gli aveva fatto perdere l’ospitalità, gli onori, gli omaggi materiali e morali della grassa bor- ghesia e della nobiltà... anche la più alta, che tenevano all’amicizia dell’illustre scrittore, come a uno dei tanti mezzi per soddisfare le molteplici raffinate ambizioni.»23

«Egli diventò socialista, allorché, salpando per l’America, dove si recava per un viaggio di piacere, s’accorse, con una stretta al cuore, della grande quantità dei poveri emigranti, che diceva addio alla di-

21 Ibid.

22 Cfr. ETTORE [?], Sobillatori, in «Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno V, n. 8, Lodi, 23 febbraio 1901, pp. [1-2].

23 Cfr. ivi, p. [1].

(19)

letta patria, la quale negava il lavoro, per andare in cerca del pane in- certo, al di là del mare.

«Fu allora che il grande scrittore, ragionando, si convinse della verità delle teorie marxiste.

«La libera concorrenza fra i capitalisti si esercita sopratutto a danno del povero lavoratore. A chi per meno offriva la propria opera solo era possibile lavorare. Il perfezionamento e il moltipicarsi delle macchine, anziché diminuire le fatiche e aumentare i salari, anziché giovare alla collettività come qualsivoglia portato del progresso, cac- ciarono invece gli operai dalle officine, i contadini dai campi, gli scrivanelli dall’ufficio. E tutto ciò soltanto per impinguare pochi grassi borghesi.

«Non era più progresso, ma il maggior dei regressi quello che in- viava la fame a passeggiare per il mondo, mentre i magazzini si riempiono di ogni ben di Dio!

«Quale rimedio restava? Eccolo nella formula marxista: “Lavora- tori di tutto il mondo unitevi!”

«E il De Amicis predicò, come tanti altri, l’organizzazione. E ap- pena essa cominciò a verificarsi nei grandi centri, la concorrenza sul- la mano d’opera cominciò ad avere argini, benché ancora molto de- boli.»24

L’articolo si concludeva esortando i lavoratori a prepararsi, orga- nizzandosi, ad «imporre», nella «catastrofe», la «società collettivi- sta».25

Da segnalare, infine, ancora, il numero del 1° giugno 1901, nel quale si annunciava l’inizio delle pubblicazioni, il 9 giugno, a Mila- no, di un nuovo periodico quindicinale dal titolo «Per l’Idea»

(«[p]eriodico di Letteratura Sociale non dibatterà sterili questioni Artistiche, ma interprete dei bisogni del popolo cercherà far nascere nel cuore dei lettori la simpatia per l’uomo che lavora e soffre ed il desiderio d’aiutarlo»; «[r]edatto con criteri moderni, palestra aperta a tutti i volonterosi, non segnacolo di chiesuola o conventicola, bensì libero propugnatore del vero e del buono, incarnazione del concetto essere l’Arte Missione Educatrice»; «[l]e sue colonne bandiranno la prosa e poesia clorotica o sentimentale per accogliere la lirica civile e

24 Ibid.

25 Cfr. ivi, pp. [1-2].

(20)

gli scritti dei moderni pensatori che i nuovi problemi sociali sanno analizzare»), fra i collaboratori del quale il primo nome ad essere ci- tato era quello di Edmondo De Amicis, il secondo quello di Filippo Turati.26

26 Cfr. «Sorgete! Giornale Socialista del Lodigiano», anno V, n. 22, Lodi, 1 giu- gno 1901, p. [2].

(21)

La religione

di Edmondo De Amicis

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Non ci mettano innanzi la religione i nemici furibondi del socialismo. Se Gesù Cristo risorgesse fra noi in questi giorni nell’aspetto e nei panni d’un figliuolo d’operaio, e, senza rive- lare l’esser suo, ricominciasse a predicare per le città e per le campagne, ancor più dolcemente, ch’ei non abbia fatto la prima volta, le sue massime intorno ai poveri ed ai ricchi, agli oppres- sori ed agli oppressi, alle ingiustizie del mondo ed ai doveri degli uomini, egli sarebbe ammanettato e gettato in un carcere od in un manicomio, fra le imprecazioni e gli scherni della bor- ghesia religiosa, anche di quella piccola parte non finta, che per effetto d’una illusione inesplicabile, crede sempre di pensare e di vivere cristianamente; e le turbe che lo seguissero, sarebbero disperse a colpi di daga e chiamate branchi di utopisti e di ca- naglia. Giorno verrà in cui il «cristianesimo dei fortunati» del tempo nostro sarà giudicato dalla storia come una delle più sfrontate ipocrisie che abbiano mai trionfato sopra la terra. Es- so dà l’immagine d’un grosso industriale, giocatore di borsa ed affarista politico, arricchito col lavoro degli affannati e con le spoglie dei concorrenti ridotti sulla paglia, il quale s’inginocchi ogni mattina e dica soavemente: Padre nostro dateci oggi il no- stro pane quotidiano! ...

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Decalogo socialista

di Edmondo De Amicis

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1. Ama la tua patria, ma rifuggi dall’odio iniquo, dal di- sprezzo stolto e dalla invidia ignobile della patria altrui, perché non capisce un grande amore in un’anima angusta, e tale è l’anima di chi non riconosce fratelli oltre le frontiere della sua terra.

2. E non nominare il nome della patria invano.

3. Ricordati che vivono nel suo seno milioni di creature, le quali hanno diritto di chiamarla una madre ingiusta e crudele.

4. Non ammazzare gli affamati che domandano del lavoro e del pane.

5. Non rubare il frutto del sudore altrui.

6. Non fornicare coi ladri del denaro pubblico.

7. Non dire il falso testimonio davanti al parlamento e al pa- ese.

8. Non desiderare la gloria barbarica che fa alzare il capo al- la nazione e curvar la fronte al diritto.

9. Non desiderare l’ignoranza e l’ignavia del popolo perché durino i privilegi della classe che te regge in alto e a lui preme sul dorso.

10. Rispetta la giustizia, difendi la libertà; solleva la miseria e redimi il lavoro, se vuoi che regni la pace sopra la terra.

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Al manicomio i guerraioli

di Edmondo De Amicis

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Sapere, per l’esempio della Francia nel 1871 e della Russia nell’anno in corso, che cosa segue nelle nazioni vinte in una grande guerra; riconoscere, come ognuno riconosce, che gli e- serciti attuali, formati di milioni d’uomini, non sono più veri eserciti, ma popoli armati il cui spirito è una incognita, e di cui la vittoria soltanto può mantener la coesione; non ignorare le questioni vitali che agitano la società presente e che tengono le moltitudini in uno stato quasi continuo di febbre e di convul- sione; sentire cantare l’inno dei lavoratori dai coscritti, chiede- re il congedo in assembramenti dai richiamati e protestare nei comizi i reduci dalle grandi manovre; sapere, sentire, vedere tali cose, e parlar d’una guerra, e desiderarla, come un modo di soffocare per un periodo di tempo le grandi questioni urgenti che non si sanno risolvere, ossia, proporre d’uscire dalle diffi- coltà presenti tentando la fortuna nazionale in un gioco d’az- zardo che, se fallisse, avrebbe per conseguenza la miseria pub- blica triplicata, l’inasprimento di tutte le ire, la difficoltà ingi- gantita di tutti i problemi, e quasi senza dubbio uno sfacelo spaventevole della compagine dello Stato: questo dovrebbe pa- rere assurdo ad ogni uomo che abbia lume di ragione. Eppure a molti non pare, e lo dicono. A chi lo dice non c’è altro che met- ter le mani sulle spalle, fissarlo negli occhi e gridargli sul viso:

Al manicomio!

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Indice

Edmondo De Amicis sul «Sorgete!»

di Walter Ghibaudo Pag. 7

La religione

di Edmondo De Amicis

» 21 Decalogo socialista

di Edmondo De Amicis

» 25 Al manicomio i guerraioli

di Edmondo De Amicis

» 29

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