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Testamento: quando non è necessario

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Testamento: quando non è necessario

written by Redazione | 03/04/2018

Si può anche non scrivere testamento o, se già scritto, evitare di pubblicarlo quando ripete la ripartizione secondo le quote stabilite dalla legge.

Fare un testamento ha i suoi costi e può comportare svariate problematiche. Il rischio, per chi non viene guidato da un legale o un notaio, è quello di fare sperequazioni e violare le quote di «legittima», ossia quelle che, per legge, devono necessariamente andare ai parenti più stretti (coniuge e figli o, in assenza di questi, genitori). Peraltro l’eventualità che insorgano cause tra gli eredi anche in presenza di un testamento è tutt’altro che remota. Anzi, a volte è proprio l’interpretazione delle ultime volontà o il fatto che le stesse non dispongano in modo equo la ripartizione dei beni che fa sorgere le contestazioni. Quando il testamento manca, perché non è scritto dal testatore, non si pongono problemi: è la legge che interviene a regolare la divisione dei beni tra gli eredi. In altri casi, invece, il testamento c’è ma non è necessario pubblicarlo, potendosi così risparmiare sui costi notarili. Ecco perché in questo articolo vogliamo spiegare

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quando fare il testamento non è necessario: si tratta di ipotesi in cui ben si possono lasciare “le cose per come sono” visto che, con o senza testamento, poco cambierebbe. Ma procediamo con ordine.

Si crede spesso che chi non lascia testamento è perché ha avuto una morte brusca o improvvisa oppure perché non aveva nulla da lasciare, avendo già ripartito in vita tutto il proprio patrimonio. Ma non è detto che ciò esaurisca il ventaglio delle possibilità. Difatti esistono dei casi in cui fare il testamento non è necessario e altri casi in cui anche se il testamento c’è non è necessario pubblicarlo. Ciò succede ad esempio quando gli eredi sono pochi e la divisione che il testatore intende eseguire è la stessa che, comunque, spetterebbe per legge. Immaginiamo infatti che una persona, ormai rimasta vedova, abbia solo due figli e che voglia lasciare a ciascuno di loro la metà della propria casa e del proprio conto corrente.

Ebbene, in una siffatta ipotesi il testamento non è affatto necessario visto che tale divisione scaturisce già dall’applicazione delle norme del codice civile. Alla luce di ciò possiamo andare a scovare quando il testamento non è necessario.

Non ha sempre senso fare un testamento. L’idea che ci portiamo dietro di un testamento come necessario atto per ripartire il proprio patrimonio è spesso il frutto di pregiudizi. Il testamento fatto da un notaio ha un costo, non necessariamente proibitivo, ma ha comunque un prezzo costituito dalle tasse e dall’onorario del professionista. Invece il testamento olografo, quello cioè scritto a mano e lasciato in casa, il costo del notaio c’è solo se gli eredi provvedono alla sua pubblicazione. Sarebbe un passaggio obbligatorio ma spesso gli eredi non hanno ragione di farlo.

Il testamento ha senso quando il testatore ha interesse a lasciare alcuni beni a determinati soggetti ed altri ad ulteriori soggetti. Chiariamoci meglio. Il testatore può fare testamento in due modi:

limitarsi a stabilire le quote riservate agli eredi. Ad esempio: «A mio figlio Mario lascio un terzo della mia eredità; a mio figlio Antonio lascio un altro terzo dell’eredità; alla mia compagna Lucia lascio l’ultimo terzo dell’eredità»;

indicare gli specifici beni da attribuire ai singoli eredi [1]. Ad esempio «A mio figlio Mario lascio la casa in campagna del valore di 100mila euro; a mio figlio Antonio lascio il conto corrente con dentro 100mila euro; alla mia compagna Lucia lascio i titoli di Stato del valore di 40 mila euro».

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Infatti, sebbene l’erede, per sua natura, è colui che riceve una quota dell’eredità, ciò non esclude che il testatore possa specificare i singoli beni da dividere, pur nel rispetto delle quote di legittima, quelle cioè che non possono mai essere lese.

Sul punto ti invito a leggere l’importante guida: Come si calcolano le quote dell’eredità.

Ma ci sono dei casi in cui il testamento non è necessario: nel senso che non è indispensabile che sia redatto o che, pur se redatto, non è necessario che venga pubblicato dal notaio. Ciò ad esempio succede quando non c’è un patrimonio da dividere o quando, in presenza di un patrimonio, gli eredi sono sempre il coniuge (o il partner riconosciuto tramite unione civile) e/o i figli. In tali casi – fermo restando che è sempre opportuna una valutazione caso per caso – se il testatore non ha alcuna intenzione di destinarli in modo diverso da come avverrebbe con la successione legittima, a che scopo fare testamento? Se è per lasciare mille euro alla parrocchia o alla Croce Rossa con un legato, tanto vale fare una donazione tra vivi.

Stesso discorso se il testatore ha deciso di dividere i propri beni con testamento secondo le stesse quote della legge, ossia ribadendo le medesime disposizioni del codice civile. Facciamo un esempio: Mario lascia solo una moglie, dalla quale non ha avuto figli; prima di morire fa testamento in cui nomina come sua erede universale appunto la moglie. Ebbene un testamento del genere è completamente inutile perché comunque, anche in sua assenza, la moglie avrebbe comunque avuto tutto. È altrettanto inutile un testamento che disponga, in presenza del coniuge e di un solo figlio, il 50% del patrimonio al primo (con il diritto di abitazione della casa) e il residuo 50% all’altro; anche in tale ipotesi, non si è fatto altro che applicare le norme del codice civile e il testamento è del tutto inutile.

Il testamento può essere necessario invece quando in vita si sono fatte donazioni ad alcuni eredi di cui magari gli altri nulla sanno, in tal modo ripristinando la corretta divisione dei propri beni. Ad esempio, un padre che, in vita, abbia regolato dei soldi alla propria figlia, senza dire nulla al figlio, può sempre, in sede di testamento, riconoscere di più a quest’ultimo menzionando appunto i regali già elargiti alla sorella. Ricordiamo infatti che, ai fini del rispetto delle quote di legittima, si considerano anche le donazioni eseguite in vita.

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Ci sono persone che abusano del testamento, nel senso che cambiano spesso idea, che ne fanno uno al mese così generando per lo più confusione o magari spendendo molti soldi in notai. È anche il caso, ad esempio, di chi descrive in modo dettagliato la divisione minuziosa di beni privi di valore economico ma solo affettivo. Tali persone dimenticano che, se il problema è lasciare le foto di famiglia, il tappeto del salotto o il quadro del soggiorno a un figlio piuttosto che a un altro, o il servizio di caffè e la collezione di libri a un nipote, il testamento non è lo strumento più idoneo. Basta incaricare un erede legittimo di cui si ha fiducia, figlio o nipote, di trasmettere il bene al destinatario dopo la morte o, più semplicemente, fare un regalo prima di morire. C’è anche il vantaggio di essere ringraziati in vita…

[2].

Successione per legge in assenza di testamento

In caso di Eredi Quota spettante

Coniuge (o convivente

gay)

(in assenza di figli, e in assenza di fratelli e ascendenti del defunto): solo

il Coniuge

Intera eredità

Coniuge+

Figlio unico (anche se viventi fratelli e ascendenti del defunto)

1/2 eredità + diritto abitazione1/2 eredità

Coniuge+

2 o più figli (anche se viventi fratelli e ascendenti del defunto)

1/3 eredità + dir.

abitazione2/3 in parti uguali

Coniuge+

Ascendente/i del defunto (in assenza di figli e fratelli del defunto)

2/3 eredità + dir.

abitazione1/3 eredità in parti uguali

Coniuge+

1 o più fratelli del defunto (in assenza di figli e ascendenti del defunto)

2/3 eredità + dir.

abitazione1/3 eredità in parti uguali

Coniuge+

Ascendente/i + 1 o più fratelli del defunto (in assenza di figli)

2/3 eredità + dir.

abitazione1/3 eredità (suddivisa in parti uguali)

(5)

Senza coniuge (o convivente

gay)

1 o più figli (anche se viventi fratelli e ascendenti del defunto)

Intera eredità in parti uguali

(in assenza di figli e fratelli del defunto): Ascendente/i del defunto

Intera eredità

(in assenza di figli e ascendenti del defunto): 1 o più fratelli del defunto

Intera eredità in parti uguali

(in assenza di figli): Ascendente/i+

1 o più fratelli del defunto

1/2 eredità1/2 eredità in parti uguali

In assenza di figli, genitori, fratelli/sorelle o loro discendenti:

ascendenti paterni e ascendenti materni

1/2 + 1/2

Parenti purché entro il 6º grado (in assenza di figli, ascendenti e fratelli

del defunto)

Intera eredità in parti uguali ai parenti di grado

più prossimo

Nella scheda che segue indichiamo quali sono le quote di legittima che spettano ai legittimari.

Se c’è: Legittimari Quota riservata

dalla legge ai legittimari

Residua quota del testamento

liberamente disponibile

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Coniuge (o compagno

gay da unione civile)

Se non ci sono figli ½ di eredità + il diritto di abitazione sulla casa coniugale

½ di eredità

Se oltre al coniuge c’è un figlio unico (anche se i genitori del defunto sono

ancora in vita)

– al coniuge va 1/3 dell’eredità + il diritto

di abitazione sulla casa

– al figlio unico va 1/3 dell’eredità

1/3 dell’eredità

Se oltre al coniuge ci sono 2 o più figli (anche se i genitori del defunto

sono ancora in vita)

– al coniuge va ¼ dell’eredità + il diritto

di abitazione sulla casa

– ½ dell’eredità va diviso tra i figli in parti

uguali

¼ dell’eredità

Se, oltre al coniuge, c’è uno o entrambi i genitori o, in loro mancanza, altri

ascendenti (mancano però i figli)

– al coniuge va ½ dell’eredità + il diritto

di abitazione sulla casa

– ai genitori o altri ascendenti va ¼

dell’eredità

¼ dell’eredità

(7)

Se manca il Coniuge

(o compagno

gay da unione civile)

Se c’è un solo figlio unico (anche se vivono i genitori del defunto)

Al figlio unico va ½ dell’eredità

½ dell’eredità

Se ci sono 2 o più figli (anche se vivono ancora i

genitori del defunto)

Ai figli vanno i 2/3 dell’eredità divisi per

parti uguali

1/3 dell’eredità

Se ci sono solo i genitori (o, in loro mancanza, altri

ascendenti) del defunto, ma non ci sono figli

Ai genitori (o altri ascendenti) va 1/3

dell’eredità

2/3 dell’eredità

Se non ci sono né figli, né genitori o altri ascendenti

Si può liberamente disporre dell’intera

eredità

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