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CONCISIONE E SOBRIETA’ NELLO IUSDICERE

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Academic year: 2022

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SOTTO LALTO PATRONATO DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

Con il patrocinio di:

Comune di Roma Regione Lazio

Associazione Italiana dei Civilisti

Nell’ambito dei convegni di “Giustizia civile”

Incontro di studi

CONCISIONE E SOBRIETA’ NELLO IUSDICERE

Ore 9,30

Saluti: Andrea ORLANDO - Ministro della Giustizia

Giovanni LEGNINI - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura

Indirizzo di saluto: Paolo GROSSI -Presidente della Corte costituzionale - Emerito dell’Università di Firenze - Accademico dei Lincei

Presentazione: Giuseppe CONTE e Fabrizio DI MARZIO -Direttori delle riviste “Giustizia civile” e “Giustiziacivile.com”

Ore 10,00 I SESSIONE

La semplificazione delle motivazioni delle sentenze Presiede: Giovanni CANZIO - Primo Presidente della Corte di Cassazione Relazioni: Claudio CONSOLO - Università di Roma “La Sapienza”

La motivazione della sentenza tra rationes decidendi e obiter dicta Rosanna DE NICTOLIS - Presidente di Sezione del Consiglio di Stato Le sentenze del giudice amministrativo in forma semplificata

Alberto GIUSTI - Consigliere della Corte di Cassazione Argomentazione giuridica e funzione di nomofilachia

Giampaolo PARODI -Vice-Capo dell’Ufficio legislativo del Ministero di Giustizia Sinteticità degli atti giudiziari nella prospettiva costituzionale

Luciano CALAMARO - Presidente della II Sezione Giurisdizionale Centrale di Appello della Corte dei Conti Sulla sobrietà argomentativa del giudice contabile

Luigi FERRAJOLI -Emerito dell’Università di Roma Tre

Motivazione della sentenza e garanzie formali e sostanziali del corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali

Ore 13,00 Pausa

Ore 14.30 II SESSIONE

La chiarezza e la sinteticità degli atti difensivi

Presiede: Natalino IRTI - Emerito dell’Università di Roma “La Sapienza” - Accademico dei Lincei Relazioni: Francesco MACARIO - Università di Roma Tre

L’utilizzo del precedente negli atti difensivi

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Vincenzo CERULLI IRELLI -Università di Roma “La Sapienza”

Il principio di chiarezza e sinteticità degli atti nel processo amministrativo Aurelio GENTILI -Università di Roma Tre

Argomentazione giuridica e chiarezza espositiva Andrea PANZAROLA -Università “Lum” Jean Monnet

Continenza espositiva degli scritti difensivi e principio del contraddittorio Massimo PALAZZO -Presidente della Fondazione Italiana del Notariato

Il ruolo dell’argomentazione negli atti notarili

Ore 16.30 TAVOLA ROTONDA

Presiede: Carmine PUNZI - Emerito dell’Università di Roma “La Sapienza” - Accademico dei Lincei Partecipano: Guido ALPA -già Presidente del Consiglio Nazionale Forense - Università di Roma “La Sapienza”

Arturo MARTUCCI DI SCARFIZZI - Presidente della Corte dei Conti Massimo MASSELLA DUCCI TERI - Avvocato Generale dello Stato Alessandro PAJNO - Presidente del Consiglio di Stato Renato RORDORF -Presidente Aggiunto della Corte di Cassazione

Segreteria organizzativa:

Redazione delle riviste “Giustizia civile” e “Giustiziacivile.com”

Casa editrice “Giuffrè”

Tel.

Fax.

Email:

Con il contributo di:

Società Cosmec +

Venerdì, 5 maggio 2017 Grand Hotel Plaza Via del Corso 126 - Roma

Negli ultimi lustri si sono moltiplicate le iniziative, anche sul piano legislativo, che vincolano gli atti giudiziari alla massima concisione.

Viene raccomandata l’adozione di sentenze con motivazioni semplificate. Vengono introdotti limiti al numero di pagine degli scritti difensivi. Nei diversi ruoli, tutte le attività che integrano, nel loro complesso, il corretto esercizio della funzione giurisdizionale vengono sollecitate ad adattarsi a uno stile linguistico più asciutto, nel segno di una maggiore sobrietà linguistica.

La “brevitas” è sicuramente un valore, ove si accompagni alla chiarezza espositiva e alla semplificazione intesa come essenzialità argomentativa.

Questa tendenza a imporre la concisione degli atti giudiziari suggerisce, tuttavia, anche una più ampia riflessione, estesa alle fonti di legittimazione e alle condizioni di legittimità dell’esercizio delle funzioni giurisdizionali.

Trattandosi di attività che si collocano nel complesso e delicato contesto della funzione giurisdizionale, che è un servizio reso ai cittadini, occorre che siano rispettate tutte le garanzie sostanziali e procedurali affinché il dictum del giudice sia reso nella piena “consapevolezza del carattere relativo e incerto della verità processuale e perciò di un margine irriducibile di illegittimità dell’esercizio della giurisdizione” (Ferrajoli).

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Parte di queste garanzie sono affidate alla mediazione degli avvocati, che sono partecipi della dialettica processuale e che con il loro apporto realizzano la fondamentale premessa perché si possa affermare la verità processuale.

Affinché questa premessa si realizzi appieno occorre che vi sia pieno riconoscimento del ruolo dell’avvocato da parte del giudice, ma occorre anche che l’avvocato eserciti il suo ministero in modo professionalmente avveduto e moralmente coscienzioso.

Sotto questo rispetto, come rimarcava Calamandrei nel suo celebre “Elogio dei giudici scritto da un avvocato”, le virtù e i difetti dei giudici sono la riproduzione su di un piano diverso delle corrispondenti virtù e manchevolezze degli avvocati.

Quanto alla semplificazione del percorso motivazionale dei provvedimenti giurisdizionali, occorre tenere a mente che l’auctoritas del giudice, in un contesto ordinamentale in cui sono preclusi accessi alla magistratura basati su meccanismi elettivi, non può poggiare solo su elementi estrinseci (superamento di un concorso, soggezione alla legge), ma deve anche alimentarsi attraverso la produzione di provvedimenti giurisdizionali che siano in grado di offrire percorsi di razionalità giuridica, offerti non solo alle parti processuali ma anche alla discussione della intera comunità dei giuristi.

La sobrietà motivazionale, in definitiva, se pure torna utile a scacciare via inutili orpelli argomentativi e vacui espedienti retorici, deve essere declinata in modo da evitare il rischio di ridurre il giudice a mero “ventriloquo” o, peggio, a mero strumento di esercizio di un potere percepito come “arbitrario”.

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