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Azienda Zero, consulente da 10mila euro al mese

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Academic year: 2022

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16/11/2017 Il Gazzettino pagina 11

Azienda Zero, consulente da 10mila euro al mese

L' Azienda Zero si affida a un consulente esterno per organizzarsi. Per una spesa di 38mila euro, oltre a Iva e oneri, il commissario dell' Azienda Zero Mauro Bonin ha assegnato all' avvocato Luisa Miazzi del foro di Padova un incarico della durata di quattro mesi per costruire l' organizzazione operativa del nuovo ente che dal 1°

gennaio 2018 opererà a pieno regime. «Non possiamo giudicare come un vero e proprio sperpero di risorse pubbliche - ha tuonato Daniele Giordano, segretario generale Fp Cgil Veneto (nella foto) - la scelta di destinare più di 40.000 euro, per solo 4 mesi di lavoro, per una consulenza all' avvocato Miazzi che si sostituisce, nei fatti, ai dirigenti dell' Azienda Zero e della Regione. La consulenza è servita sino ad oggi a dare avvio alla costituzione dell' Azienda Zero che, con delibera della giunta, è gestita da un commissario che dovrebbe proprio servire a determinare la fase di avvio». Durissimo il giudizio del sindacato: «Se i dirigenti della Regione e dell' Azienda Zero - ha detto Giordano - hanno bisogno di consulenti dorati per razionalizzare la spesa, il presidente Zaia farebbe bene a licenziarli in tronco o qualcuno potrebbe pensare che tutta l' operazione Azienda Zero si traduca in un nuovo carrozzone che spende e spande sulle spalle dei veneti. Quelle utilizzate sono risorse che dovrebbero essere usate per la salute dei cittadini e per questo invieremo tutte le carte alla magistratura contabile e all' autorità Anticorruzione.

Auspichiamo - ha concluso il segretario della Cgil - che il presidente Zaia assuma provvedimenti immediati». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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16/11/2017 Corriere del Veneto (ed. Padova) pagina 9

Pressioni sul commissario Penta Bitonci: «Intervenga la procura»

L' ex sindaco: «Io sfiduciato per la revoca dell' accordo di Zanonato»

PADOVA «Ormai da più di un anno vado ripetendo che il principale motivo per cui sono stato sfiduciato è indissolubilmente legato al tema del nuovo ospedale. La mia decisione di revocare l' accordo su Padova Ovest, siglato nel 2010 da Flavio Zanonato e Giancarlo Galan, ha infatti dato fastidio a molte persone. E quanto sta emergendo in questi giorni non fa altro che rafforzare la mia convinzione». L' ex sindaco Massimo Bitonci (in foto) non si stupisce di fronte alla notizia delle pressioni ricevute dall' allora commissario prefettizio Michele Penta, pare direttamente dall' allora ministro dell' Interno Angelino Alfano, per far sì che non si sedesse al tavolo con il presidente della Regione Luca Zaia e con il rettore dell' Università Rosario Rizzuto per discutere dell' intesa di realizzare il nuovo polo medico sanitario a Padova Est. «So che girano queste voci - ha tagliato corto l' altro giorno il prefetto di origini napoletane - Ma, in proposito, non posso e non voglio dire nulla. Se non altro per rispetto di chi è venuto dopo di me (il commissario straordinario Paolo De Biagi, ndr) e di chi oggi è a capo del Comune». Parole che Bitonci interpreta così:

«Capisco l' imbarazzo di Penta, ma forse sarebbe il caso che venisse ascoltato dalla procura per provare a far luce, una volta per tutte, su quanto successo prima e dopo la mia caduta anticipata». Secondo l' ex sindaco, infatti, le cose sono andate in questa maniera: «Penta era chiaramente pronto a incontrare Zaia e Rizzuto per sottoscrivere l' accordo su Padova Est. All' improvviso però, guarda caso, prima si è accorto che non poteva firmare perché non gli era ancora stato dato l' incarico di commissario straordinario e poi, prima che gli venissero dati i poteri straordinari, si è dimesso all' improvviso. Dai - sbotta Bitonci - questa cosa puzza e sarebbe ora che qualcuno indagasse per andare fino in fondo». A distanza di un anno dalla caduta dell' allora sindaco leghista però l' area di San Lazzaro sembra ancora in pole position. «È la migliore - osserva l' ex parlamentare del Carroccio - Ma le pressioni per tornare a Padova Ovest non credo siano ancora finite».

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16/11/2017 Corriere del Veneto (ed. Padova) pagina 8

Medico di base risponde a Coletto su Youtube: «I ladri non siamo noi»

VENEZIA «Indignati, arrabbiati, offesi, umiliati» i medici di base rispondono per le rime alle accuse dell' assessore alla Sanità, Luca Coletto, di guadagnare 136mila euro l' anno per lavorare 15 ore alla settimana. Replica con un video postato su Youtube la dottoressa Oriana Maschio di Castelfranco: «Sono un medico di base, ho 56 anni e da 27 faccio questo lavoro, che amo molto. Mi sono sentita ferita dalle sue dichiarazioni, assessore, sono tra quelli che hanno fatto lo sciopero e non era per motivi economici, lei lo sa molto bene. Voi, Regione, avete colpito al cuore i pazienti con i tanti tagli dei letti ospedalieri, perchè le conseguenti dimissioni precoci pesano molto sulle famiglie e anche su di noi, non tanto per il tempo, quanto per la difficoltà di dare risposte adeguate. Noi siamo i medici della trincea, non è vero che facciamo 15 ore alla settimana, quello è l' orario minimo che molti anni fa venne chiesto per contratto come orario di apertura degli ambulatori. Il nostro lavoro copre le 12 ore. I guadagni? - incalza la dottoressa - sono il lordo che lei dice. Sul quale paghiamo un affitto di circa 400 euro al mese, un' infermiera che ne costa 500, e la segretaria, usando un contributo che non basta. Da quei soldi vanno poi sottratte le spese per le pulizie, il riscaldamento e l' aria condizionata, il toner, la carta, i guanti. Tutto quello che utilizziamo, lo paghiamo. E infine abbiamo un 20% di trattenute in busta paga, mentre un altro 30% va in tasse. I 4mila euro al mese che voi ci attribuite - chiude Maschio - forse ce li meritiamo. Ma se lei vuole possiamo diventare buoni dipendenti (esattamente ciò che chiede la Cgil, ndr ), basta che ci offra ambulatori attrezzati come i nostri, a sue spese. Quando si fa un lavoro con passione è brutto sentirsi trattati da ladri, quando in questo Stato di ladri ce ne sono già molti e forse non fanno i medici». Ha invece scritto una lettera a «Quotidiano Sanità» il collega Luca Barbacane di Martellago, che si dice «profondamente offeso dalla diffamante arroganza dell' assessore Coletto». «Smettiamola di dire menzogne - si legge - non tollero che il mio lavoro e la mia categoria vengano diffamati dai politici che non hanno neppure lontanamente idea di cosa significhi fare il medico di famiglia e sostenere il peso dell' assistenza a 1500 persone. Esigo rispetto, pronto a dare riscontro del mio operato a chiunque di quei signori volesse mettersi al mio fianco non dico per una settimana ma almeno per due giorni, per vedere con i propri occhi una realtà che, mi ripeto, neppure lontanamente potrebbe immaginare».

MICHELA NICOLUSSI MORO

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16/11/2017 Corriere del Veneto (ed. Padova) pagina 9

I tecnici promuovono Padova Est ma è scontro sul prezzo delle aree

Zaia: «Se San Lazzaro non sarà ceduta gratuitamente, torneremo a Padova Ovest» Giordani e Lorenzoni: «Non regaleremo alla Regione un patrimonio dei padovani»

PADOVA Il D-Day si avvicina. Tra dieci giorni, il 27 novembre, il tavolo istituzionale guidato dal presidente della Regione Luca Zaia prenderà una decisione definitiva sul nuovo ospedale di Padova. Una decisione che, dando retta a quanto filtra dalla commissione tecnica capeggiata dal direttore generale dell' Azienda Ospedaliera Luciano Flor, pare già essere stata sostanzialmente raggiunta. Tutti gli attori coinvolti, ovvero le già citate Regione e Azienda Ospedaliera e poi il Comune, l' Università, lo Iov e la Provincia, sono d' accordo sul fatto che in via Giustiniani debba comunque rimanere un nosocomio cittadino, come peraltro da tempo stabilito.

Mentre il luogo più adatto in cui collocare il nuovo policlinico, secondo l' analisi degli architetti e dei professionisti sanitari che fanno parte del gruppo di lavoro presieduto da Flor, è quello di Padova Est. L' area di San Lazzaro, alle spalle del Net Center e della Kioene Arena, è infatti risultata la migliore in base a tutti i criteri presi in considerazione, vincendo quindi la concorrenza di Padova Ovest (scelta dalle giunte di Flavio Zanonato e Ivo Rossi), dell' ex polo psichiatrico di via dei Colli (rilanciato dal presidente della Provincia Enoch Soranzo) e del nuovo su vecchio (proposto dal sindaco Sergio Giordani e dal suo vice Arturo Lorenzoni). Ma se dal punto di vista tecnico la questione può dirsi praticamente conclusa, restano invece parecchi altri nodi da sciogliere. Nodi di carattere politico, giuridico e soprattutto economico. Come si ricorderà, dopo aver posizionato il nuovo ospedale a Padova Est, l' ex primo cittadino Massimo Bitonci aveva promesso di cedere gratuitamente alla Regione i terreni di San Lazzaro, sia quelli di proprietà diretta del Comune che quelli messi a disposizione dai privati del Consorzio Urbanizzazione Quadrante Nordest e gestiti dal commissario liquidatore Simone Salata per conto di Banca Monte dei Paschi di Siena e Unicredit (a cui nel frattempo è subentrato il fondo italo-olandese Yanez Spv Srl). Giordani e Lorenzoni, però, la pensano in maniera completamente diversa:

«Quell' area appartiene a tutti i padovani - continuano a ripetere sindaco e vice - E dunque, se Zaia la vuole, deve pagarla». E a nulla sembra servito il parere preventivo di Paolo Evangelista, presidente della Corte dei Conti di Venezia, che ha di recente escluso l' ipotesi di danno erariale, invitando la politica ad agire «senza timori per il bene della collettività». Ma quanto valgono i circa 500mila metri quadri di Padova Est? Secondo il Municipio, più di 50 milioni di euro. Secondo la Regione, invece, meno della metà. La distanza, insomma, è tanta. E proprio oggi i legali di Palazzo Moroni e quelli di Palazzo Balbi s' incontreranno per provare a trovare una difficile mediazione. A complicare il quadro le parole che ha ripetuto Zaia («Se l' area di San Lazzaro non è più gratis, non possiamo far altro che tornare a Padova Ovest») durante la trasmissione tivù Ring su Antenna Tre andata in onda martedì sera e che Giordani e Lorenzoni hanno letto come una minaccia. «Non abbiamo alcuna intenzione di elargire gratuitamente beni patrimoniali che sono di tutti i padovani - ribadiscono i due amministratori di Padova - La nostra è una posizione di buonsenso che peraltro si rifà a molti casi analoghi capitati in passato in Veneto».

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Infine, per la cronaca, va ricordato che quanto sostenuto da Zaia in televisione («Abbiamo deciso di abbandonare l' opzione di Padova Ovest perché i terreni di Padova Est ci venivano ceduti gratis») non corrisponde esattamente al vero. Come si legge nella delibera regionale numero 1907 del 14 ottobre 2014, l' accordo su Padova Ovest firmato il 2 luglio 2013 dallo stesso Zaia (insieme con Rossi e con l' allora rettore dell' Università Giuseppe Zaccaria) venne infatti revocato perché Bitonci, diventato sindaco quattro mesi prima, pretendeva che il nuovo ospedale si facesse in via Giustiniani. Per di più, all' epoca, l' alternativa di Padova Est non era ancora stata messa in campo.

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16/11/2017 Il Gazzettino (ed. Padova) pagina 29

I costruttori: «Favorire le imprese padovane»

Il presidente Ometto: «Il 21 consiglio straordinario, per noi meglio piccoli lotti»

Oggi riunione dei consulenti legali per il parere sulla gratuità dell' area est L' INIZIATIVA PADOVA Nella vicenda della collocazione del nuovo ospedale di Padova oggi vanno in scena i consulenti legali. Alle 14 in Azienda ospedaliera, Lorigiola per il Comune, Barel per la Regione, Montobbio e Pivotti per l' Azienda, Zaccaria per la Provincia dovranno esaminare uno dei dossier più delicati. Una parte sarà senza dubbio dedicata, nel caso i tecnici scegliessero Padova est, alla cessione gratuita di una parte dell' area privata confinante come aveva assicurato il sindaco Bitonci. Alcune sentenze della Corte dei Conti ammetterebbero il danno erariale.

Recentemente però il procuratore capo del Veneto Paolo Evangelista ha assicurato che, se la cessione favorisce gli interessi della collettività (e non c' è niente di meglio che un ospedale) non si può ragionevolmente ipotizzare un danno. «L' aspetto che mi pare dirimente, in questa vicenda, è la condotta degli amministratori, cioè la finalità del progetto e la natura degli interessi perseguiti. Se questi ultimi hanno obiettivamente valenza generale e pubblica, e in assenza di dolo o colpa grave, il presupposto di contestazione risarcitoria viene meno» ha dichiarato. Ma qui entra la politica. Giordani non vuole cedere l' area gratis. Il secondo aspetto riguarda la strategia da adottare se il Consiglio di Stato darà ragione a Finanza e Progetti che ha chiesto 133 milioni di danni non essendo stata coinvolta nel cambio di sito dopo aver fatto il progetto per Padova ovest. Il terzo pertiene alla riscrittura dell' Accordo di programma firmato il 25 novembre di un anno fa da Regione e Università sulla base di determinazioni che potrebbero essere superate. E di questo, ovvero di confermare Padova est o virare su un altro sito, tornerà ad occuparsi il tavolo tecnico domani.

Nel frattempo l' Ance padovana, ovvero l' associazione dei Costruttori edili ha deciso di convocarsi per martedì 21 proprio su questo tema. «Faremo un consiglio allargato a tutti gli imprenditori per esprimerci sulla questione» dice il presidente Luigi Ometto.

«Vorremmo che la nostra fosse una opinione corale non tanto sulla scelta del luogo quanto sul fatto di fare ricadere un vantaggio economico nella nostra città». «A noi non compete stabilire la collocazione, questo lo deve fare una commissione di tecnici indipendenti e non ci interessa dove sarà posto - ma è vero invece che noi ci aspettiamo, qualora si faccia l' appalto, una procedura che proceda per lotti funzionali e non ad esempio con un project-finacing». La spiegazione è semplice.

«In questo caso ci sarebbe lavoro anche per le imprese locali e dunque per l' economia della città». É logico però che nel caso di un nuovo ospedale, si tratterebbe di un' opera gigantesca, per la quale non sono tante le imprese padovane attrezzate e se fosse affidato a un colosso del ramo le piccole e medie imprese del territorio non troverebbero alcun giovamento, disputandosi solo le briciole di subappalti strozzati, senza poter approfittare degli investimenti che l' amministrazione pubblica, finalmente, potrebbe far ripartire. Ma il presidente di Costruttori guarda più in alto, auspicando che si trovi al più presto una soluzione.

«La politica deve decidere, qui il ritardo influenza anche la salute delle persone. A questo proposito la scelta dell' area non è solo una questione fisica, ma urbanistica ed economica. Tutta la zona intorno a quella scelta verrà esaltata, dal valore degli appartamenti a quello dei negozi e questo sposterà il baricentro della città». A questo proposito è giusto ricordare che la scelta di Padova ovest nel 2012 fu fatta

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anche per riequilibrare le funzioni fra l' est e l' ovest della città. La parte dove oggi c' è lo stadio era rimasta come desertificata, mentre la parte est era diventata un attrattore naturale verso il nord-est europeo e si era espansa, dalla zip all' Ikea per intenderci. Mauro Giacon.

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16/11/2017 Il Gazzettino (ed. Padova) pagina 29

Giordani stoppa Zaia su Padova ovest «É la Regione che l' ha abbandonata»

«Resto convinto dell' idea del nuovo sul sito attuale»

LA REPLICA PADOVA Sergio Giordani stoppa l' ipotesi Padova ovest: «Non sono stato io ad escludere quell' area, ma una delibera regionale del 2014». E' di ieri l' uscita a sorpresa di Luca Zaia. «Se dobbiamo pagare le aree di San Lazzaro, tanto vale tornare a Padova ovest» ha spiegato in un' intervista il governatore. Un' uscita, quella di Zaia, che potrebbe far tornare indietro le lancette di oltre 4 anni, ovvero all' accordo di programma sottoscritto nel luglio del 2013dal governatore con Comune, Università e Azienda ospedaliera. Accordo che, appunto, indicava come area dove realizzare il nuovo ospedale padovano, proprio quella a ridosso dello Stadio Euganeo. Nel frattempo, però, a vincere le elezioni era stato Massimo Bitonci che, inizialmente, sosteneva l' opzione nuovo su vecchio in via Giustiniani. Una circostanza che aveva indotto la Regione a fare un passo indietro rispetto a Padova ovest con tanto di delibera di giunta il cui si rinunciava a realizzare la struttura in quell' area. «Confermo la massima volontà a un atteggiamento disponibile e aperto al confronto con tutti su un tema così rilevante per la nostra città come il Nuovo polo ospedaliero» premette il sindaco che poi aggiunge: «Allo stesso tempo, confermo che la mia amministrazione ritiene irrinunciabile, nell' interesse della città, la massima chiarezza e concretezza su una reale, radicale e duratura valorizzazione della vocazione ospedaliera dell' attuale sito Giustinianeo. Prospettiva che dovrà comprendere una nuova progettualità strutturale, risorse e tempi certi, nonché una programmazione sanitaria che ne conservi le elevate funzioni mediche». «Con i nostri tecnici stiamo ancora difendendo, e dal nostro punto di vista dimostrando, che la proposta del nuovo polo della salute sul sito attuale è fattibile e concreta, ripeto che, in ogni eventualità, non ho intenzione di elargire gratuitamente beni patrimoniali dei padovani e del Comune di Padova. E' un' opzione di buon senso che si rifà a tutti i casi analoghi che ritroviamo nel territorio regionale dice ancora Giordani - A Padova, da giugno, c' è una nuova amministrazione; quella della cessione gratuita è una scelta che non condivido e alla quale non abbiamo nessuna intenzione di allinearci, vista anche la chiara espressione degli elettori». «Infine mi permetto di far presente, come chiaramente esprime la deliberazione della giunta regionale n.1907 del 14 ottobre 2014, che tutti gli atti intercorsi dall' avvento dalla passata amministrazione ad oggi hanno origine da scelte politiche della stessa conclude il sindaco - Confermo quindi massima fiducia e disponibilità al dialogo, tuttavia, nelle valutazioni in corso durante queste settimane, non si devono scambiare elementi oggettivi di tipo tecnico con le esigenze, pure comprensibili, di fare i conti con atti di indirizzo politico di un ex Giunta non riconfermata dagli elettori». In attesa del responso della commissione tecnica che arriverà il 27 novembre, la giunta Giordani starebbe lavorando, possibilmente in accordo con la Regione, a una soluzione di compromesso. Una soluzione che prevede la realizzazione di una parte del progetto dell' architetto Maurizio Striolo in via Giustiniani e poi la costruzione di un ospedale di eccellenza a San Lazzaro. Il tutto, però, partendo da una precondizione: il Comune non è disponibile a regalare i terreni di Padova est. Una circostanza che, stando alle parole di Zaia, renderebbe questo compromesso tutt' altro che scontato. Alberto Rodighiero.

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SERGIO GIORDANI

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16/11/2017 Il Gazzettino (ed. Padova) pagina 31

In sei mesi 128 grazie all' Ulss 6

Nel primo semestre di vita, l' azienda unica padovana ha erogato quasi 4,5 milioni di prestazioni specialistiche I pazienti esprimono gratitudine per la professionalità di medici e infermieri, per la bravura e per l' empatia

SANITÁ PADOVA La parola più utilizzata? «Grazie». Sono 128 i ringraziamenti e gli elogi scritti giunti nel primo semestre dell' anno all' indirizzo dell' Ufficio relazioni con il pubblico dell' Ulss 6 Euganea, nata il primo gennaio scorso dall' unificazione dell' Ulss 15 Cittadella Camposampiero, l' Ulss 16 Padova e l' Ulss 17 Este Monselice. La riconoscenza, espressa per iscritto dai pazienti, riguarda essenzialmente la relazione con il professionista, ossia l' operatore che effettua una prestazione, sia esso medico, infermiere o personale di sportello. Particolarmente lodata la professionalità intesa sia come capacità di cura, e più in generale abilità nel rispondere a un determinato problema, sia come capacità di entrare in relazione in maniera empatica e attenta con il cittadino. La maggior parte delle lettere di ringraziamento fanno riferimento alla cortesia, alla disponibilità e all' attenzione. Le strutture interessate sono soprattutto quelle di ricovero, luoghi nei quali la relazione è continuativa e il cittadino vive un momento di maggior bisogno, e verosimilmente di fragilità. Nei primi sei mesi del 2017 sono state 4.426.470 le prestazioni specialistiche ambulatoriali erogate dalle strutture dell' Ulss 6, esclusi i convenzionati, 96.897 gli accessi al Pronto soccorso, 30.867 i pazienti curati e dimessi. A fronte di questi numeri, che attestano un' enorme attività resa a un bacino di competenza di quasi 1 milione di abitanti, sono stati appena 175 i reclami scritti fondati, che non riguardano cioè lamentele, come per esempio il pagamento del ticket, riconducibili alla normativa nazionale, relativi ad aspetti organizzativi o tecnico-professionali, a tempi d' attesa o aspetti relazionali. «La nostra è un' Azienda sanitaria che rappresenta un nuovo soggetto giuridico nato dall' integrazione tra le tre vecchie ex Ulss. Pur raggruppando strutture precedentemente esistenti - commenta il direttore generale, Domenico Scibetta - l' ente da undici mesi a questa parte è chiamato a effettuare scelte importanti per ridefinire una nuova identità, un nuovo volto istituzionale e garantire un' offerta omogenea. Non possiamo negare che ci fa molto piacere ricevere attestati di riconoscenza da parte dei nostri assistiti, cosa che ci sprona a lavorare con sempre maggiore energia ed entusiasmo. Parimenti siamo grati a chi ci invia segnalazioni e reclami che, pur essendo numericamente esigui rispetto all' ingente mole di attività svolta, ci indicano dove si può far meglio». Sempre tra gennaio e giugno scorso l' Urp euganeo è stato contattato 17.750 volte dall' utenza per informazioni: di queste, 12.200 sono state chieste per telefono, 3.400 via email mentre 2.150 risultano i contatti allo sportello. Oggi l' Ulss 6 , attraverso i suoi 7 presidi ospedalieri, nonchè le 5 case di cura convenzionate accreditate, mette a disposizione 2.112 posti letto riservati all' assistenza ospedaliera, 1.941 ordinari e 171 in day hospital. Altro grande capitolo sono i servizi rivolti agli assistiti più fragili come anziani, disabili, malati cronici, pazienti con problemi di dipendenza o di salute mentale: in questo ambito si contano 172 strutture residenziali con oltre 6.500 posti, e 321 semi-residenziali con altri 7.000 posti.

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16/11/2017 Il Gazzettino (ed. Treviso) pagina 26

Nessun sintomo: così colpiscono i tumori più pericolosi

In novembre due persone stroncate in una manciata di giorni «Purtroppo in certi casi le diagnosi precoci sono impossibili»

IL PERICOLO TREVISO I tumori asintomatici sono i più subdoli di tutti. Le cellule ribelli si moltiplicano sottotraccia. Senza dare segnali o dando disturbi talmente lievi da essere confusi con altri problemi di salute meno gravi. E quando il problema emerge è spesso tardi per intervenire. In una sola settimana neoplasie del genere hanno spezzato la vita di due persone che abitavano nella Marca. Prima Michele Maccatrozzo, 50enne di Mogliano che era stato trasferito d' urgenza in ospedale per un forte mal di stomaco. E poi Paolo Bessegato, 59enne di Biadene di Montebelluna, morto nel giro di quindici giorni dopo aver sentito una fitta sempre allo stomaco. L' ESPERTO «Purtroppo la medicina non riesce ancora a diagnosticare in modo precoce il singolo tumore asintomatico, in particolare quando colpisce persone giovani allarga le braccia Luigi Salvagno, direttore dell' unità di Oncologia dell' ospedale di Vittorio Veneto, senza ovviamente entrare nei casi specifici le armi che abbiamo a disposizione per provare a individuare i tumori nel momento in cui iniziano a svilupparsi sono essenzialmente due: gli screening disponibili e i controlli su base volontaria. Servono tanta attenzione e uno stile di vita sano. Quando ci sono disturbi persistenti, poi, è bene rivolgersi subito al medico di famiglia». I PIÙ SUBDOLI I tumori che tendono a nascondersi sono in particolare quelli che colpiscono i polmoni in modo periferico, senza causare sanguinamenti. Stesso discorso per alcune forme di tumore cerebrale. E poi quelli che colpiscono il pancreas. «Questi ultimi emergono spesso in fase avanzata perché si sviluppano in un organo profondo, difficile da monitorare» sottolinea il primario. Anche le neoplasie al seno sono molto difficili da diagnosticare in modo precoce. LE CIFRE Nel complesso i tumori sono in leggero ma costante aumento. La causa sta nell' allungamento della vita: più si invecchia e più aumenta il rischio di essere colpiti.

Nella Marca oggi vengono diagnosticati circa 5.400 nuovi casi all' anno (circa 3.100 nei maschi e circa 2.300 nelle femmine). E uno studio del dipartimento di Prevenzione dell' ex Usl di Treviso dice che aumenteranno del 20 per cento in una decina d' anni. Di contro aumentano le possibilità di guarigione. «Negli ultimi quindici anni la sopravvivenza in Veneto è aumentata dell' 8 per cento evidenzia Salvagno attualmente a livello medio la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si attesta al 60 per cento per i maschi e al 65 per cento per le femmine. Questo grazie a un' azione corale: c' è più attenzione, si sta sviluppando la cultura della prevenzione, gli strumenti diagnostici sono sempre più precisi e ci sono terapie sempre più efficaci».

OTTIMISTA La percentuale di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è molto elevata in particolare per quanto riguarda i tumori alla prostata, al testicolo, al seno, i linfomi e melanomi. Per le persone che si ritrovano dalla parte sbagliata, però, le percentuali restano freddi numeri. Mauro Favaro.

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16/11/2017 Il Gazzettino (ed. Treviso) pagina 39

Ore di attesa al pronto soccorso. Ma Benazzi: «Il servizio è efficiente»

MONTEBELLUNA Otto ore in Pronto soccorso. L' urgenza, probabilmente, non c' era, dato che il bimbo, di otto anni, aveva rotto un ditino del piede e non era certo in pericolo di vita. Indubbio, però, il disagio cui è andato incontro un papà che, con il suo piccolo ha atteso, perché fosse visitato, ben otto ore. Dalle otto di sera alle quattro del mattino dopo, fra donne delle pulizie che li costringevano a spostarsi e il sonno che si faceva strada in mezzo al dolore. E' questo solo uno dei tanti casi di attese al Pronto soccorso di Montebelluna, di fronte ai quali viene, ancora una volta, sollevato il problema della carenza di personale. «Rilanciamo l' interrogazione che verrà discussa in consiglio comunale il 22 novembre e facciamo un' altra proposta - dice Davide Quaggiotto, capogruppo Pd- Anche noi siamo convinti che vi sia una situazione di grave carenza di organico che abbiamo evidenziato più volte, che va poi ad inficiare la qualità del servizio erogato. Crediamo che si debba intervenire perché il personale dell' ospedale non è composto da macchine ma da persone umane che devono poter svolgere le loro funzioni rendendo al meglio. Proponiamo quindi all' amministrazione di indire un tavolo con le rappresentanze del personale per ascoltare le loro esigenze e comporre un quando preciso della situazione».

Intanto, però, in attesa della discussione in consiglio comunale, il direttore generale Francesco Benazzi difende la qualità del servizio ed evidenzia ancora una volta le differenti priorità negli accessi. «L' attività di Pronto Soccorso -dice- non è completamente prevedibile e programmabile, ma può presentare dei picchi improvvisi». E in particolare in caso di codici bianchi è legittimo attendere. Infatti, a fronte di dati di attesa medi, può capitare che l' affollarsi di emergenze faccia slittare i tempi. I dati dal primo gennaio a oggi parlano di un tempo medio di attesa di un' ora per i codici bianchi, di 43 minuti per i verdi, di 16 per i gialli. Ovviamente, però, la media è una cosa, i singoli casi un' altra. E prosegue: «I servizi di Pronto Soccorso di tutti gli Ospedali dell' azienda Usl 2 Marca Trevigiana stanno raggiungendo elevati livelli di efficienza ed efficacia. Inoltre, la Regione Veneto ha dimostrato già la disponibilità ad autorizzare immediatamente la copertura di eventuali posti vacanti, ma la difficoltà nasce nel reperire sul mercato le professionalità dei medici destinati al pronto soccorso». L.Bon.

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16/11/2017 Il Mattino di Padova pagina 43

Interrogazione al ministro sul futuro dell' ospedale

PIOVE DI SACCO La questione "Immacolata Concezione" arriva all' attenzione del ministero della Salute. «Insieme ai colleghi padovani deputati del Pd» spiega l' onorevole Margherita Miotto «ieri ho presentato una interrogazione al ministro Beatrice Lorenzin per sollevare la necessaria attenzione sul grave rischio di indebolimento che sta subendo l' ospedale. L' intenzione è sapere se a livello ministeriale siano a conoscenza di quanto sta accadendo e se ritengano di intervenire affinché, nel rispetto delle competenze regionali, i cittadini della Saccisica non siano privati di un essenziale presidio che nella operazione di ridimensionamento non sarà in condizione di garantire efficaci e tempestive cure ospedaliere a circa 70 mila abitanti». A essere messe in discussione è la prevista revisione delle schede ospedaliere. Con le nuove indicazioni - osservano i deputati del Pd - Pediatria non potrebbe più contare di una responsabilità dipartimentale, ma anche Anatomia Patologica, il laboratorio e il centro trasfusionale perderebbero ogni residua autonomia. Verrebbero poi meno gli standard per assicurare alle attività chirurgiche il necessario supporto dei servizi in loco. «A luglio» continua la Motto «la Giunta Regionale ha approvato una modifica della programmazione tesa a sostituire l' integrazione prevista tra ospedale di Piove di Sacco e Azienda Ospedaliera di Padova con una integrazione tra Piove di Sacco e Schiavonia che dista dalla città oltre una trentina di chilometri, il doppio della distanza fra Piove di Sacco e Padova.

L' Immacolata Concezione finirebbe per ricoprire un ruolo ancillare di Schiavonia.

Ora si impone una assunzione di responsabilità affinché la promessa sul mantenimento dell' ospedale per acuti per la Saccisica venga verificata nei fatti».

Alessandro Cesarato.

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16/11/2017 Il Gazzettino (ed. Treviso) pagina 26

Una raccolta fondi per i caschetti salvacapelli

Parrucchieri e acconciatori in prima linea per aiutare le donne colpite da tumore che vedono i propri capelli cadere durante i cicli di chemioterapia. Sono già 35 i negozi pronti a rinunciare a metà dei loro incassi nella giornata dell' 8 marzo per donare all' Oncologia dell' ospedale di Treviso un primo caschetto refrigerante in grado di preservare le chiome delle pazienti sottoposte a trattamenti farmacologici contro le neoplasie. La maggior parte sono della Marca. Poi Mestre e la provincia di Padova.

A cui vanno sommati sponsor che si sono detti disponibili a mettere un proprio contributo. E altri se ne aggiungeranno nei prossimi quattro mesi. Questa è la speranza di Stefania Tosatto, titolare del salone 3Esse di via Ronzinella a Mogliano, che con la sua collaboratrice Claudia Mattiazzo ha lanciato l' idea adottando un progetto già realizzato nel padovano. Ieri sera l' iniziativa ribattezzata Beneficiamo Bellezza 2.0 è stata presentata ufficialmente nel centro sociale di Mogliano. L' obiettivo è raccogliere 60mila euro, tanto costa un caschetto salva capelli. «Mi è capitato di dover rasare diverse clienti che avevano iniziato la chemioterapia e che dovevano ricorrere alla parrucca racconta Stefania a livello psicologico è una mazzata tremenda. La decisione di fare qualcosa è partita da lì». La raccolta di fondi è stata tenuta a battesimo dal sindaco Carola Arena, Francesco Benazzi, direttore generale dell' Usl della Marca, e Angelo Giacomazzi, riferimento dell' associazione Fiori di Cactus e senologo all' ospedale di Camposampiero. M. F.

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16/11/2017 Il Gazzettino pagina 33

L' Ulss vende la sua immobiliare

La società fu creata dall' ex dg Padoan ma è stata ritenuta non strategica dall' attuale direzione Maxi-bando da quasi 19 milioni di euro per cedere tutte le azioni di Venezia Sanità

SANITÁ MESTRE L' Ulss 3 dà l' addio alla sua società immobiliare. E lo dà con un' asta pubblica per cedere l' intero pacchetto azionario di Venezia sanità, la Srl creata nel 2003 dall' allora direttore generale Antonio Padoan, al prezzo di 18 milioni e 659mila euro. Una società al cui interno è rimasto - come pezzo forte - solo la Casa di riposo Carlo Steeb, al Lido, che Venezia Sanità in questi anni ha dato, a sua volta, in gestione alla cooperativa Codess, con la formula dell' affitto di ramo d' azienda.

TERRAGLIO UNO ALL' ULSS Venezia Sanità doveva gestire il patrimonio dell' azienda sanitaria, nonché organizzare la formazione. In linea con quanto disposto dalla legge sulle partecipate da enti regionali, ancora nel 2015 all' Ulss 12 (ora Ulss 3) venne chiesto di mantenere solo le società strategiche, e la Srl non venne ritenuta tale. Così, nel settembre scorso, l' azienda sanitaria Serenissima ha deciso di acquisire in proprietà l' immobile Terraglio Uno di via Don Tosatto, dove ha sede la direzione, lasciando in Venezia Sanità la Casa di riposo degli Alberoni. Venezia Sanità, capitale sociale di 2,4 milioni di euro, ha una dozzina di dipendenti e - recita il bando - l' eventuale acquirente dovrà impegnarsi a mantenere il personale in organico. É chiaro però che l' interesse per gli eventuali compratori è tutto sul Carlo Steeb: chi acquisirà il pacchetto di azioni dovrà garantire l' affidamento del servizio a Codess fino alla scadenza del contratto, dopodiché potrà decidere se gestire in proprio la casa di riposo da 190 posti, oppure appaltarne ancora la gestione.

OPERAZIONE MILIONARIA Dopo un paio d' anni dalla decisione iniziale, l' Ulss 3 avvia dunque un' operazione milionaria nella speranza che qualcuno si faccia avanti con i 18,6 milioni di euro in mano (e non saranno ammesse offerte al ribasso) entro il 5 febbraio 2018, giorno in cui è fissata la scadenza del bando. L' istituto Carlo Steeb degli Alberoni venne acquistato nel dicembre 2008 da Venezia Sanità per una decina di milioni di euro, acquisendone successivamente, nel marzo 2010, la gestione completa. «Questa società diventò addirittura soggetto formatore, dopo aver inglobato i dipendenti di Eidon Centro di Formazione e studi, conferendole il compito di elaborazione di documenti e statistiche a supporto delle decisioni strategiche - denunciarono nel 2015 i consiglieri regionali 5stelle Bartelle, Berti, Baldin, Brusco e Scarabel in una interrogazione -. Questo ampliamento di competenze ebbe un costo totale per un triennio superiore a 1,2 milioni di euro».

Insomma, una macchina mangiasoldi di cui all' Ulss sperano ora di disfarsi. Intanto, ma in merito al maxi-accorpamento nell' Ulss 3 delle tre ex Ulss 12, 13 e 14 (Venezia, Chioggia e Mirano-Dolo), il direttore generale Giuseppe Dal Ben verrà sentito a fine mese dalla terza commissione consiliare di Ca' Farsetti: la convocazione è per mercoledì 29 novembre alle 9.30. Fulvio Fenzo © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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16/11/2017 La Tribuna di Treviso pagina 37

Pronto soccorso, tempi medi L' Usl 2 respinge le accuse

MONTEBELLUNADati alla mano, l' Usl 2 contesta che i tempi di attesa nei pronto soccorso a Montebelluna e a Castelfranco siano eccessivi. E produce i dati da gennaio al 14 novembre 2017: 1.492 codici rossi con zero tempi di attesa, 15.551 codici gialli con 16 minuti e 44 secondi di attesa, 13.736 verdi con 43 minuti e 25 secondi di attesa media, 33.511 codici bianchi con tempi medi di attesa di un' ora, 8 minuti e 19 secondi.«L' attività di pronto soccorso non è completamente prevedibile e programmabile, ma può presentare dei picchi improvvisi - spiega il direttore generale Francesco Benazzi - Nel pomeriggio oggetto della segnalazione c' è stato un continuo afflusso di "codici bianchi" e sono state rispettate le priorità». Benazzi contesta anche le affermazioni del coordinatore della Uil-FP Medici Veneto: «Non manca personale rispetto alle dotazioni di unità mediche e infermieristiche previste/autorizzate dalla Regione. I servizi stanno raggiungendo elevati livelli di efficienza senza "carichi di lavoro insostenibili" e "dotazioni sottodimensionate".

Inoltre, la Regione ha dimostrato già la disponibilità ad autorizzare immediatamente la copertura di eventuali posti vacanti». (e.f.)

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16/11/2017 Il Gazzettino pagina 5

Le Asl invieranno la lista degli alunni non vaccinati

La semplificazione per le scuole con un emendamento alla manovra Riforma in vigore dal prossimo anno Lorenzin: c' è l' ok Garante sulla privacy

LA SVOLTA ROMA Una semplificazione, dopo mesi di polemiche sull' obbligo dei vaccini a scuola, era necessaria. Ed è arrivata, ieri, con un emendamento (al decreto fiscale collegato alla manovra) approvato in commissione Bilancio al Senato per limitare i disagi delle famiglie alle prese quest' anno, per la prima volta, con i vaccini obbligatori per i ragazzi in età da obbligo scolastico: dal prossimo anno scolastico, infatti, sarà l' anagrafe vaccinale a ridurre tempi e disagi per le famiglie e a comunicare direttamente con le scuole. Gli istituti forniranno alle Asl gli elenchi degli iscritti e, successivamente le Asl comunicheranno alle scuole l' elenco degli alunni inadempienti. LE DIFFICOLTÀ La legge sui vaccini, approvata lo scorso 31 luglio, prevede come obbligatorie, per la frequenza in classe degli studenti fino a 16 anni, le dieci vaccinazioni previste. Senza vaccini quindi, per legge, non si possono frequentare le lezioni: i bambini di nidi e materne vengono espulsi, i ragazzi della scuola dell' obbligo dalle elementari alle superiori rischiano invece una multa da 100 a 500 euro. Il problema di questo primo anno di avvio della norma è tutto nella procedura che, in alcuni casi, ha creato non pochi problemi alle famiglie alle prese con il reperimento dei certificati vaccinali preso le Asl o con la compilazione delle autocertificazioni, da presentare alla scuola all' inizio dell' anno, in cui si assicura ala scuola di provvedere al vaccino dimostrando di aver già preso l' appuntamento con gli ambulatori della Asl. Una giungla di date e appuntamenti da prendere, scadenze e liste d' attesa che non ha mancato di creare confusione tra le famiglie. Un avvio in salita che, comunque, era stato previsto tanto che, secondo i piani del decreto approvato a giugno, la semplificazione sarebbe dovuta arrivare nell' arco dei prossimi due anni. Arriverà prima: grazie all' emendamento, sottoposto anche alla valutazione del garante della privacy, sarà effettiva già dal prossimo anno scolastico.

Sarà possibile nelle regioni e province autonome già dotate di anagrafi vaccinali o che siano comunque in grado di effettuare la trasmissione dei dati sensibili nel rispetto della normativa sulla privacy. A partire dall' anno scolastico 2018-2019, per il quale le iscrizioni partono dal 16 gennaio prossimo, le singole scuole potranno quindi dialogare con le Asl di competenza. LE REGIONI PRONTE Tra le regioni ritenute pronte, ad oggi, ci sono ad esempio la Lombardia e la Liguria, l' Emilia Romagna, la Toscana e il Lazio che si sta adoperando con le singole Asl. Secondo la nuova procedura quindi le scuole inviano gli elenchi degli iscritti alle Asl che verificano poi quali sono i ragazzi sotto i 16 anni in regola con i vaccini e quali invece sono gli inadempienti. Saranno infine le scuole ad avvisare le famiglie per mettersi in regola.

«Con l' emendamento abbiamo messo a sistema una norma che, ora, può solo migliorare - spiega la deputata Simona Malpezzi, responsabile scuola per il Pd - ciascuno deve fare il proprio lavoro: la scuola stila gli elenchi e parla con le famiglie mentre la Asl verifica. Con la legge sull' obbligo, per cui siamo stati tanto criticati, abbiamo invece ottenuto un buon risultato per l' aumento dei vaccini e dell' informazione alle famiglie». Lorena Loiacono © RIPRODUZIONE RISERVATA.

LORENA LOIACONO

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16/11/2017 Il Giornale Di Vicenza pagina 32

Nasce il nido di famiglia per i bambini ricoverati

Il Rotaract ha contribuito alla creazione di una stanza al San Bortolo in cui i piccoli pazienti affetti da tumore o da malattie infettive possono stare con i loro genitori

Un luogo caldo, accogliente, sicuro e familiare. Un "nido", per bambini e genitori, un po' di colore e serenità tra i corridoi e le stanze dell' ospedale dove, per periodi a volte molto lunghi, i piccoli pazienti sono costretti a vivere, in una sorta di bolla. A un anno dalla presentazione e dall' avvio del progetto del Rotaract Club di Sandrigo, finanziato dal Distretto Rotaract 2060 dell' area triveneta, diventa realtà il "Nido del Papero" all' ospedale San Bortolo. È stata infatti consegnata ufficialmente, nel reparto di pediatria, la stanza per la degenza dedicata ai piccoli pazienti immunodepressi, in terapia per malattia oncologica o infettiva. Si tratta di una camera con due posti letto, attrezzata per poter ospitare anche mamme e papà durante l' esecuzione dei controlli e delle operazioni che, nei piccoli affetti da gravi patologie, sono frequenti e invasivi e costringono ad un' attesa continua, quasi uno stallo, tra le pareti dell' ospedale. Proprio per dare sollievo a queste situazioni già difficili, nell' annata 2015- 2016 il Rotaract sandricense, allora presieduto da Marta Cunico, aveva portato all' attenzione del Distretto 2060, rappresentato sempre allora da Irene Margherita Cesca, l' innovativo service da portare avanti assieme a "Team For Children". Per rendere la struttura ospedaliera sempre più un luogo a misura di bambino, l' associazione dei club Rotaract del Triveneto (che raggruppa i giovani tra i 18 e i 30 anni) aveva dunque dato il benestare all' iniziativa preferendola ad altre tre e finanziandola con 12 mila euro. Con il contributo si è cominciato a costruire uno spazio ad hoc per le famiglie che, proprio lo scorso fine settimana, è stato ultimato nella sua parte più complessa e delicata, la predisposizione di un sistema di filtrazione dell' aria, una barriera-scudo per difendere i piccoli già fortemente debilitati da cure e trattamenti ma anche, come sottolineato dai medici, dall' abbassamento della copertura vaccinale. Completato il primo step, fondamentale, per arrivare alla piena fruizione del locale bisognerà attendere ancora qualche mese: con il 2018 la stanza sarà arredata con letti, comodini e tavolini, comodi e colorati, e con i "Paperi"

(il popolare gadget di "Team For Children" è dedicato ad un bimbo scomparso) e così i pazienti potranno avere a disposizione un nido tutto per loro. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

GIULIA ARMENI

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16/11/2017 Il Mattino di Padova pagina 15

«Medici, la Regione riprenda la trattativa»

L' appello degli Ordini del Veneto a riavviare il dialogo. Cgil con Zaia: sì all' assunzione dei dottori

di Sabrina TomèwPADOVAUn appello congiunto dei presidenti degli Ordini dei Medici del Veneto affinché Regione e medici di famiglia tornino a sedersi al tavolo delle trattative. «Non c' è alternativa al dialogo, non si può trasformare una trattativa in una guerra mondiale», la dichiarazione di Giovanni Leoni, responsabile dei camici bianchi veneziani che ha sottoscritto l' appello insieme a Roberto Mora dell' Ordine di Verona, Michele Valente di Vicenza, Umberto Rossa di Belluno, Francesco Noce di Rovigo. «Se qualcuno a livello regionale volesse prendersi l' onere e il disturbo di riavviare il dialogo con i sindacati di categoria, per dar fine a uno scontro che non dovrebbe nemmeno esistere se le promesse contenute nel Piano Sanitario Regionale fossero realmente rispettate...bene», scrivono i presidenti in una inviata nelle scorse ore al sito di Quotidiano Sanità. Nel documento viene contestata l' ipotesi ventilata dall' assessore regionale alla Sanità Luca Coletto - e prima di lui dal presidente della V Commissione Fabrizio Boron - di coprire le zone rimaste sguarnite a causa dello sciopero con medici dipendenti (che sono quelli delle Usl). «La soluzione proposta rischierebbe di peggiorare ancor di più quella cronica carenza (negli ospedali, ndr) producendo un ulteriore allungamento delle liste di attesa e, per fare un esempio, inducendo le sale operatorie a chiudere per carenza di chirurgi ed anestesisti perché impegnati a sostituire i medici di famiglia», sostengono gli Ordini,

«Spostare le cure dall' Ospedale al Territorio era la risposta prevista dal Piano Sanitario Regionale alla emergente criticità costituita dall' invecchiamento della popolazione e dall' avanzamento della cronicità». Intanto, sulla proposta avanzata dal governatore Luca Zaia, di assumere i medici di base direttamente dal servizio pubblico, arriva il sostegno della Cgil. «La nostra storica proposta è di far confluire la medicina generale nell' ambito della dipendenza pubblica togliendo il rapporti di convenzione», spiegano Daniele Giordano segretarioFunzione Pubblica Cgil Veneto e Pierangelo Rovere segretario Fp Medici Veneto, «In questo modo vi potranno essere diritti e doveri chiari e soprattutto sarà chiarito il rapporto, in termini di retribuzione a fronte di risultati) tra la medicina generale e il Servizio sanitario nazionale». Cgil dà ragione all' assessore Coletto sulle Medicine di gruppo integrate che non possono essere messe nei Comuni a bassa densità abitativa, mentre contesta la mancata attivazione di strutture intermedie dopo il taglio di letti dagli ospedali. Infine: «Come Cgil chiediamo un tavolo regionale tra medici dell' ospedale e di base per costruire un approccio integrato alla salute dei cittadini».

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16/11/2017 Il Mattino di Padova pagina 22

Giordani contro Zaia: mai i terreni gratis

Il sindaco ribadisce il "no" alla donazione dell' area est: «Una promessa di Bitonci sconfessata dalla volontà degli elettori»POLO DELLA SALUTE » TENSIONE TRA COMUNE E REGIONE

di Filippo TosattoIl profilo del nuovo policlinico universitario è un cubo di Rubik maneggiato da giocatori discordi e in qualche caso inesperti. Inseguirne le esternazioni verbali, oltre che una sfida alla pazienza dei lettori, rappresenta un esercizio di modesto interesse pratico. Meglio, allora, ricapitolare le parziali certezze acquisite, riassumibili in un paio di evidenze. La rotta bifronte intrapresa dalla sanità del Veneto colloca un polo della salute altamente specializzato e di respiro regionale in un sito diverso da via Giustiniani, riservando a quest' ultima un presidio ospedaliero rimodellato sulle esigenze urbane, con una ripartizione sostanzialmente paritaria dei 1600 posti letto totali previsti a regime; tale soluzione coinciderà - almeno, si spera - con l' indifferibile riordino dell' offerta medicale padovana (attualmente frammentata, onerosa e non priva di inefficienze) con il progressivo esodo degli ambulatori e delle degenze di Sant' Antonio e Iov negli spazi sgomberati dalle cliniche ad alta intensità di cure. Il piano, se e quando decollerà, avrà una tempistica decennale, procederà per step successivi e infine - tra costruzioni, demolizioni, traslochi, infrastrutture accessorie e dotazioni aggiuntive con l' ovvia esigenza di garantire la continuità delle cure e la manutenzione degli edifici che ospitano pazienti - comporterà un impegno di spesa vicino al miliardo; è questa la stima degli esperti di Palazzo Balbi, condivisa dal direttore della sanità Domenico Mantoan, incaricato dal governatore Zaia di coordinare la programmazione di medio periodo d' intesa con lAzienda ospedaliera e Ateneo. Restano i nodi irrisolti, a cominciare dalla fatidica scelta del sito, affidata al tavolo tecnico presieduto da Luciano Flor e attesa per il 27 novembre. Nel ribadire, una volta ancora, che a far pendere l' ago della bilancia verso Padova est fu la donazione dei terreni promessa da Massimo Bitonci, Luca Zaia ha ventilato l' ipotesi di tornare all' opzione precedente, ovvero l' ovest-Euganeo, qualora Sergio Giordani insista nel niet alla cessione gratuita dell' area comunale di San Lazzaro. Circostanza puntualmente confermata dal sindaco "civico" nonostante la Corte dei Conti, per voce del procuratore generale Evangelista, abbia escluso il rischio del danno erariale più volte sbandierato da Palazzo Moroni. «Ripeto che, in ogni eventualità, non ho intenzione di elargire gratuitamente beni patrimoniali dei padovani e del Comune di Padova», è la nota diffusa da Giordani «è un' opzione di buon senso che si rifà a tutti i casi analoghi che ritroviamo nel territorio regionale. A Padova, da giugno, c' è una nuova amministrazione; quella della cessione gratuita è una scelta che non condivido e alla quale non abbiamo nessuna intenzione di allinearci, vista anche la chiara espressione degli elettori».Tant' è. Agli occhi del sindaco la priorità «irrinunciabile» è rappresentata «dalla reale, radicale e duratura valorizzazione della vocazione ospedaliera dell' attuale sito giustinianeo. Prospettiva che dovrà comprendere una nuova progettualità strutturale, risorse e tempi certi, nonché una programmazione sanitaria che ne conservi le elevate funzioni mediche»; quanto al luogo destinato al nuovo polo, il capo dell' amministrazione manifesta una sostanziale neutralità («Confermo la massima volontà ad un atteggiamento disponibile e aperto al confronto con tutti... ») e, pur non ammainando il vessillo del "nuovo su attuale"

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(peraltro già bocciato dal tavolo tecnico nella sua formulazione più ampia) riconosce de facto l' ultima parola alla Regione, finanziatrice dell' operazione, limitandosi a rammentare che a porre un "veto politico" sull' ubicazione ovest fu una Giunta, quella bitonciana, «non riconfermata dagli elettori». Conclusione provvisoria: al di là delle schermaglie verbali è improbabile che l' entità della somma richiesta dal sindaco a Zaia (20-30 milioni) provochi l' inversione di marcia di un piano così ambizioso.

Qualche scossone, semmai, potrebbe riservarlo l' imminente sentenza del Consiglio di Stato sull' azione risarcitoria della società Finanza e Progetti che a quell' ipotesi ha (invano) lavorato. Lo sapremo presto, assai presto.

FILIPPO TOSATTO

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16/11/2017 La Nuova di Venezia e Mestre pagina 37

«Stampini restituisca un milione e mezzo»

Dolo. La richiesta della Procura della Corte dei Conti contro il falso ginecologo, la sentenza attesa fra un mese

di Roberta De RossiwDOLO«I carabinieri dei Nas hanno accertato come Andrea Stampini si sia iscritto nel 1970 al corso di Medicina dell' Università di Ferrara, sostenendo 7 esami, per poi passare all' Università di Bologna, dove non ne ha sostenuto alcuno, tanto che nel 1984 l' Università l' ha dichiarato decaduto da studente. Lui dice di essersi laureato in Medicina nel luglio 1977, ma i Nas non hanno rinvenuto il suo nome nei registri di laurea e neppure nell' elenco dei medici abilitati alla professione con l' esame di Stato».Lo ha ricordato ieri in aula la sostituto procuratore Chiara Imposimato, chiedendo ai giudici della Corte dei Conti del Veneto di condannare Andrea Stampini a restituire un milione e 581 mila euro, ovvero quanto guadagnato dal 1997 al 2014 come ginecologo ostetrico, con funzioni anche di primario, in diverse Usl del nordest. Forte di un atto notarile che attestava l' avvenuta laurea, Stampini ha infatti operato dal 1978 al 2015, come ginecologo ostetrico (con funzioni anche di primario) a Ferrara, Portomaggiore, Riva del Garda, Bassano del Grappa e - dopo la pensione - come medico dello studio Efds, convenzionato con l' Usl di Dolo. Proprio per questa sua ultima attività, è sotto processo davanti al Tribunale di Venezia per le gravissime lesioni neurologiche subite da un neonato di Camponogara, nato durante un parto seguito da Stampini quale consulente dell' ospedale di Dolo. Domani, infatti, riprenderà il processo penale che vede il geometra - questo risulta ai Nas il titolo di studio in possesso di Stampini - imputato non solo per il reato di esercizio abusivo della professione medica, ma anche di «grave negligenza, grave imprudenza e grave imperizia» per aver guidato il parto senza averne le competenze, nel «far praticare all' ostetrica manovre dannose, inidonee o comunque errate per far fronte a una complicanza insorta, aggravata dalla sconsiderata applicazione della ventosa ostetrica», causando al piccolo danni neuropsichici permanenti e invalidanti.Nella sua requisitoria, la pm contable Imposimato ha infine ricordato come l' imputato sia sotto processo anche a Vicenza.Da parte sua, l' avvocato difensore Maurizio Servido - che rappresenta Stampini insieme al collega Giuliano Onorati - ha invece sostenuto nella sua arringa come «non vi sia prova della mancata laurea di Stampini», contestando la giurisdizione della Corte dei Conti del Veneto e chiedendo, in subordine, la sospensione dei procedimenti in attesa che abbiano termine i processi penali. Punto sul quale la pm Imposimato ha, al contrario, ribadito l' autonomia di giudizio della magistratura contabile, tanto che la Corte dei Conti di Trento ha già condannato Stampini a restituire 484 mila euro di onorari, poi «purtroppo ridotti in Appello a 20 mila». Da ieri, la Corte dei Conti - presieduta da Guido Carlino - è in camera di consiglio per decidere: sentenza attesa entro un mese.©RIPRODUZIONE RISERVATA.

ROBERTA DE ROSSI

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16/11/2017 La Tribuna di Treviso pagina 24

Gli Angeli del Ca' Foncello custodi di tutti i reparti

L' Usl 2 apre la totalità dell' ospedale ai volontari della Fondazione Bellotti Stefani Assistono di notte i degenti senza familiari e risorse. Un attestato del ComuneSOLIDARIETÀ

di Andrea PasseriniAdesso gli Angeli possono volare, sempre silenziosamente come nel loro stile, in tutti i reparti dell' ospedale Ca' Foncello, con tanto di riconoscimento dell' Usl 2 dopo i primi anni di qualificato, discreto, appassionato o servizio.E volare forti dell' attestato che il comune di Treviso ha consegnato loro recentemente al teatro Eden, nell' annuale concerto che unisce solidarietà a musica, poesia, arte, e borse di studio ai migliori studenti. Sono gli Angeli della Notte, i volontari creati da Giuseppe Stefani, 72 anni, presidente della Fondazione Bellotti Stefani, creata dopo la scomparsa dell' adorata moglie Maria Rosa, nel 2009 per aiutare chi soffre e non ha né sostegno morale né materiale, le realtà più attive del volontariato, i migliori studenti usciti dalla terza media del comune di Monastier.Gli Angeli sono volontari che assistono la notte degenti senza familiari, e che non possono permettersi alcuna forma di assistenza a pagamento. Lo stesso Stefani, nei giorni scorsi, ha assistito lo smemorato francese rimasto per un mese senza un' identità in una stanza dell' ospedale cittadino.«Siamo 70, adesso, e il numero delle notti che offriamo è aumentato nel giro di pochi anni» spiega Stefani, originario di Monastier, già top gun del 51° stormo, poi pilota civile, «l' idea mi è venuta a Novara, mi sono ispirato a un' iniziativa dell' allora vescovo mons. Dal Monte, cappellano militare in Russia nella seconda guerra mondiale, per creare un servizio analogo qui, destinato alle persone più bisognose e sole, che non sono poche e che la nostra società tende a dimenticare. Ci fa enormemente piacere che il nostro servizio venga apprezzato e sia stato riconosciuto, ma continueremo a lavorare in sordina, umilmente, com' è nel nostro stile sin dalle prime notti offerte nel 2013».È stato lo stesso direttore generale dell' Usl, Francesco Benazzi, ad annunciare dal palco dell' Eden l' estensione dei reparti dove potranno operare gli Angeli a tutto il Ca' Foncello, mentre il vicesindaco e assessore al Welfare Roberto Grigoletto consegnava l' attestato al presidente Stefani in segno di «riconoscenza dell' amministrazione comunale per l' attività svolta dagli Angeli».A sua volta, la fondazione ha premiato - come fa ogni anno - altre associazioni impegnate sulla frontiera della solidarietà e dell' assistenza, radicate nel territorio: a beneficiarne l' Unione Italiana Ciechi di Treviso, guidata da Massimo Vettoretti, e l' Avas di Pove del Grappa, attiva sul fronte della sala e dell' Alzheimer e delle patologie invalidanti. Non ultime le tre borse di studio ai tre migliori studenti delle medie di Monastier, e il sostegno alla banca cittadina «Visentin»

diretta dal maestro Antonio Chiarparin, che per il concerto ha eseguito un originalissimo programma incentrato sui 7 vizi capitali, spaziando dagli Abba a Brahms, da Fossati a Mozart, dai Queen a Chiarparin, in una scaletta che comprendeva anche Verdi, Schönberg, Orff.

ANDREA PASSERINI

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16/11/2017 L'Arena pagina 33

«Coletto rispetti il patto sull' ospedale Orlandi»

Un territorio lontano da punti di Pronto soccorso e meta di turismo Due incontri per difendere la Sanità. «O ce ne andremo in Trentino»

Preoccupazione a Dolcè per la sorte dell' ospedale «Orlandi» di Bussolengo, il più vicino al paese e l' unico rimasto raggiungibile con una certa agevolezza. Il territorio comunale, infatti, stretto e lungo, si sviluppa fino al confine col Trentino come è il caso di molte frazioni, località e case sparse, che rendono difficile raggiungere, ad esempio, l' ospedale di Peschiera in meno di un' ora e traffico permettendo.«Molto più dei 20 minuti consigliati per andare al Pronto soccorso, in casi urgenti», dice un abitante, «si fa in tempo a morire. Io non capisco che logica ci sia a continuare a tagliare sulla Sanità, che è la cosa più importante, e chiudere ospedali. Per non parlare della difficoltà chiamando le ambulanze». A farsi portavoce della preoccupazione del paese è il consigliere comunale di Dolcè Ivan Castelletti, di Centro destra Veneto, ex assessore provinciale. «Esprimo la mia totale contrarietà alla proposta di modifica delle schede ospedaliere degli ospedali di Bussolengo e di Villafranca che è stata avanzata dalla Conferenza dei sindaci del Distretto 4, perché penalizza ulteriormente il territorio del Baldo Garda e ancor di più i comuni periferici come Dolcè». Due sono gli appuntamenti importanti previsti nei prossimi giorni per fare chiarezza sulle decisioni prese e informare la cittadinanza: oggi, alle ore 18.30, a Bussolengo, ci sarà una conferenza pubblica aperta a tutti, con la presenza dell' assessore regionale Luca Coletto, e il 22 novembre l' incontro organizzato dal Comitato per la difesa dell' ospedale «Orlandi» al quale sono invitate le amministrazioni locali dei 37 Comuni interessati.«C' è già una scheda regionale del 2013, approvata e valida, il cosiddetto impianto a due gambe, ovvero il polo ospedaliero Bussolengo-Villafranca. È l' impianto che lo stesso assessore regionale alla Sanità Coletto, correttamente, non mise in discussione. Anche perché per Bussolengo erano previste attivazioni di importanti servizi quali, ad esempio, la Dialisi assistita 24 ore su 24, grazie alla presenza del reparto di Nefrologia. Oggi, invece, restiamo basiti nel leggere questa nuova proposta che porterà Bussolengo a perdere numerosi reparti. Per questo, lancio un appello all' assessore Coletto quale garante dell' accordo del 2013, per chiedergli di respingere questa proposta. E non per una logica campanilistica, ma per buonsenso: rendere Bussolengo uno scatolone vuoto, significa di fatto lasciare scoperta l' assistenza nell' area del nord- ovest veronese, del Baldo e del Garda, già colpite dal fortissimo ridimensionamento delle strutture di Caprino e Malcesine. Con la conseguenza che gli abitanti e i turisti di queste zone si dovranno rivolgere o alle strutture di Peschiera o all' ospedale di Borgo Trento. Ricordiamo che, ancora oggi, il Pronto soccorso di Bussolengo registra annualmente più di 40.000 accessi».Il sindaco di Dolcè, Massimiliano Adamoli, fa un' altra considerazione: «Per noi che siamo lontani, andava bene quando funzionava l' ospedale di Caprino. Dovremo adattarci a fare un accordo con l' ospedale di Rovereto. Del resto, la decisione presa in conferenza dei sindaci, secondo me, è stata una scelta ponderata, meno peggio, per non fare la fine di Caprino».

GIANCARLA GALLO

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