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Non amiamo a parole ma con i

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Academic year: 2022

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“Non amiamo a parole ma con i fatti” – Iniziative in Sicilia

I° giornata mondiale dei poveri 2017 SCICLI (RG)

Continua la mensa per una settantina di persone, una volta al mese, “Una tavola, una famiglia”, portata avanti dall’intera comunità sciclitana dei Focolari e sostenuta economicamente anche dall’associazione Azione Famiglie Nuove Sicilia Onlus ( v . a l l ’ i n t e r n o d e l l a p a g i n a http://www.afnsicilia.it/solidarieta.html)

MESSINA

Impegno quindicinale, con le Piccole Sorelle dei Poveri e la loro casa di riposo per anziani poveri.

In programma per i giovani, l’avvio di un impegno presso la mensa e la Casa di accoglienza per migranti, gestita dall’Istituto Don Orione.

SIRACUSA

Lancio dell’idea di contribuire alle raccolte di alimenti costantemente organizzate dalla Caritas della Parrocchia del Sacro Cuore o dal Santuario della Madonna delle Lacrime.

PATERNO’ (CT)

Continuano i turni di volontariato di due volte al mese, a fianco di altri gruppi e associazioni, presso la mensa sociale

“La bisaccia del Pellegrino”, nata a fine 2015 grazie ad una sinergia tra enti pubblici (Comune e IPAB), Caritas Vicariale e varie Associazioni di volontariato, che garantisce ogni

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g i o r n o c i r c a s e s s a n t a p a s t i https://www.95047.it/inaugurata-la-mensa-sociale-la-bisaccia-d el-pellegrino/

Continua anche l’impegno di alcuni volontari per la raccolta, presso supermercati, tre volte alla settimana, di cibo prossimo alla scadenza, da consegnare in parrocchia per la distribuzione ai bisognosi. Partecipazione pure nel contesto del Banco Alimentare.

Rassegna stampa – Summer Campus 2017

La rassegna stampa, contiene gli articoli che sono usciti su vari organi di Stampa prima e dopo il Campus.

Rassegna stampa Campus 2017 SIRACUSA Rassegna stampa agg. Agosto 2017

Si è concluso il “Siracusa Summer Campus”: un breve resoconto

Comunicato stampa n. 4 – 11 agosto 2017

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Giovani e periferie: l’impegno dei Giovani per un Mondo Unito e della Gi.Fra. a Siracusa

Si è concluso il “Siracusa Summer Campus”: nei quartieri Tiche, Akradina, Grottasanta e Mazzarrona, per una settimana, i Giovani per un Mondo Unito (Movimento dei Focolari) e della Gi.Fra. (Gioventù Francescana) hanno organizzato attività, workshop, laboratori per i bambini dei quartieri. Cuore nevralgico del “Campus” sono state le due parrocchie, San Metodio e San Corrado dove i sessanta giovani, provenienti da varie regioni italiane, hanno vissuto un’esperienza full immersion e toccato con mano criticità e problemi dei quartieri.

Momenti salienti sono stati l a t a v o l a r o t o n d a “ L e periferie, risorsa per la c i t t à ” , c h e h a v i s t o protagonisti il parroco di San Corrado, padre Antonio Panzica, l’assessore alle P o l i t i c h e s o c i a l i d i S i r a c u s a , G i o v a n n i Sallicano, la presidente della circoscrizione Grottasanta, Pamela La Mesa, la preside dell’Istituto comprensivo “Chindemi”, Pinella Giuffrida, Franco Sciuto, del Movimento politico per l’unità. “Abbiamo conosciuto e toccato con mano – spiega Nicolò Daniele, di Torino – le difficoltà dei quartieri, abbiamo ascoltato chi li rappresenta da un punto di vista amministrativo. Il nostro auspicio è che si avvii un percorso condiviso per dare ai quartieri, ai suoi residenti e soprattutto ai bambini ciò che più serve, perché siano sempre meno periferia e sempre più parte viva della città”. Uno spaccato di Siracusa e delle difficoltà delle sue periferie è stato offerto con il d o c u m e n t a r i o “ S i r a c u s a , t e r r a d i b e l l e z z a e d i contraddizioni”, della regista Clara Anicito. Il documentario

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è visibile sul sito del movimento dei Focolari in Italia.

Tra le azioni attuate la pulizia straordinaria del parco pubblico di via Italia 103 (nei pressi della chiesa di San Metodio). “Il parco è privo di manutenzione – spiega il presidente del quartiere Akradina, Paolo Bruno – i giovani lo hanno ripulito. Noi li ringraziamo per il loro impegno e per ciò che hanno fatto per i bambini. In tanti hanno partecipato alle attività che sono state organizzate ed erano contenti”.

Altri momenti salienti, i laboratori “accompagnati” da Ezio Aceti, esperto in psicologia evolutiva e scolastica. Aceti ha definito il campus “un’esperienza straordinaria di socialità.

Questi giovani sono aperti all’altro, aperti ai bambini, che hanno storie particolari. C’è una gratuità che incontra la fragilità: quest’incontro crea una società che può riscattarsi. Questi ragazzi entrano nelle periferie e cercano di curarne le ferite”.

Il “campus” ha ospitato le testimonianze di chi è impegnato in prima linea e si spende concretamente, ciascuno nel proprio posto di lavoro o nell’impegno sociale e politico. Il sindaco di Ferla, Michele Giansiracusa, ha raccontato come la sua città vive, in maniera virtuosa, la raccolta differenziata;

Sergio Mazzara, siracusano, giovane imprenditore agricolo, ha raccontato la sua “scelta” di approdare in azienda, dopo il percorso universitario e l’impegno per cercare di innescare circuiti virtuosi di un’economia più sana.

Padre Antonio Panzica, parroco di San Corrado ha tracciato le conclusioni: “E’ stata un’esperienza bella costruttiva e positiva. Il campus era ben organizzato: sono contento di averlo ospitato. I giovani che lo hanno realizzato sono stati un grande esempio di solidarietà e di comunione”.

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Il “campus” di Siracusa ha raccolto il testimone da Roma, dove 60 Giovani per un Mondo Unito, provenienti da Italia, Siria, Giordania e Costa Rica, hanno operato nella zona del “Serpentone”

di Corviale (un chilometro di cemento armato che ad oggi accoglie circa 8500 persone), hanno incontrato il procuratore Michele Prestipino, poi detenuti di Rebibbia ed i giovani della Città dei Ragazzi. Un collegamento hangout tra Siracusa e Roma, ha permesso di unire idealmente e concretamente due esperienze di donazione e di servizio in due grandi e diverse città italiane.

Due feste serali con i bambini e le famiglie, a San Metodio e San Corrado, hanno concluso il “Siracusa Summer Campus”.

Siracusa Campus Siracusa 11 agosto

Ufficio stampa e comunicazione – Roberta Formisano 3209484000 Per ulteriori informazioni

Siracusa

Melina Morana 3331047718 Giuseppe Arcuri 3881085738 Roma

Sabrina Alesiani 3297114858 Giuseppe D’Avella 3490050973

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Documentario: “Siracusa terra di bellezze e contraddizioni”

“Siracusa: terra di bellezze e contraddizioni”, documentario di 28 minuti, regia di Clara Anicito, nasce dalla voglia di far raccontare alle immagini l’esperienza del Siracusa Summer Campus alla sua terza edizione.

Clara ci racconta: “Una notte nasce però un’intuizione:

raccontare, oltre all’esperienza estiva, la Sicilia, la mia terra splendida e maledetta, e ancor di più la città che ci ha ospitato, assolutamente emblematica per esprimere la ferita che molti luoghi vivono: una città spaccata in due, da una parte il centro storico pieno di turisti, e dall’altra una periferia dimenticata.

Realizzato in soli cinque giorni, il documentario non vuole essere una visione esatta della realtà, in quanto difficile da raccontare in così poco tempo, ma narrare quello che ragazzi da tutta Italia hanno visto e vissuto, e che soprattutto cercano di combattere.

Vorrei esprimere con quelle immagini la speranza che solo insieme si possono cambiare le cose, ma anche lasciare quasi un amaro in bocca, per invogliare chiunque nella propria città a lottare per le sue ferite, le sue periferie, facendo scelte non assistenzialiste, ma radicali, politiche e profonde.

Una frase cardine con cui mi piace riassumere tutto questo, è quella di una canzone usata come colonna sonora: “Tu ti lamenti, cchi tti lamenti, pigghia lu vastuni e tira fora li denti.” (Tu ti lamenti, ma di cosa ti lamenti? Prendi il bastone e tira fuori i denti.)”

Un primo esperimento da parte dei Giovani per un Mondo Unito di realizzare un prodotto non solo amatoriale, il documentario è soprattutto il frutto dell’amore di molti: dei giovani che ci hanno lavorato, di chi ha finanziato il progetto, dei ragazzi che in soli due giorni hanno registrato le colonne sonore, e di tutti quelli che credono che con coraggio e solo

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insieme si può sperare in un futuro migliore.

Summer Campus 2017: l’impegno continua nelle periferie

Comunicato stampa n. 2 Roma, 24 luglio 2017

Legalità, bene comune, disarmo, riqualificazione delle comunità. A Corviale arriva il Summer Campus dei giovani dei Focolari.

Dal 25 luglio al 3 agosto, attività, incontri, progetti e riflessioni in sinergia con cittadinanza, associazioni e realtà sociali.

«Alla città di Roma serve un impegno condiviso, costante e serio per fare uno scatto verso una legalità diffusa e la costruzione della comunità. Saremo a Corviale per lavorare insieme – giovani, cittadinanza, associazioni per ridare linfa alla città ripartendo dalle periferie. Di fronte all’attuale sfacelo capitolino, potrebbe sembrare una goccia nell’oceano.

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E’ per questo che crediamo nelle sinergie!». Dal 25 luglio al 3 agosto i Giovani per un Mondo Unito dei Focolari daranno vita al primo Summer Campus nella Capitale presso il Campo dei Miracoli del Calciosociale nel quartiere Corviale e la Città dei Ragazzi in via della Pisana dal titolo “L’impegno continua nelle periferie”. Il campus passerà, poi, idealmente “il testimone” alle attività di Siracusa che prenderanno il via il 30 luglio per concludersi il 7 agosto.

Il Programma del Campus

Attività sociali con minori, in sostegno alle famiglie dei detenuti indigenti di Rebibbia, azioni di riqualificazione, momenti formativi, forum, dibattiti e workshop si alterneranno (in allegato il programma e gli appuntamenti aperti al pubblico).

“Alla scoperta delle periferie: luogo di esclusione e riscatto sociale” darà il via alle attività martedì 26 luglio.

“Diventare imprenditori di se stessi per realizzare il bene comune” per mostrare una chiave di lettura dell’idea di impresa oggi, e conoscere le testimonianze di giovani imprenditori che hanno compiuto scelte “audaci” in ambito lavorativo e professionale. “Slotmob – una società senza azzardo ha più spazio per le persone” per guardare al fenomeno dell’azzardo come espressione di un’economia di esclusione e riscoprire l’importanza del legame sociale come antidoto al riduzionismo antropologico. “Senza vittime e briganti.

Dall’economia che uccide all’economia disarmata”, un’analisi del ruolo dell’Italia nei conflitti con focus sulla legge 185/1990 sull’export di armi, per approfondire le radici e le tappe del percorso intrapreso come gruppo di azione per l’

“Economia Disarmata” e riflettere sulle possibili strade alternative. “Legalità del noi…la spinta da cui tutto è partito e che ci ha portati fino ad oggi” sarà invece un momento formativo pensato esclusivamente per i partecipanti al campus per ripercorrere le tappe e le scelte che hanno portato alla realizzazione di un campus nella Capitale.

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Su questi temi offriranno i propri contributi relatori e testimonial tra cui Rebeca Gomez, referente del progetto internazionale EoC-IIN dell’Economia di Comunione; Gabriele Mandolesi e Maria Chiara Cefaloni, del Coordinamento Nazionale del Movimento Slotmob; Carlo Cefaloni, Giornalista “Città Nuova” e Raffaele Natalucci, del gruppo di lavoro “Economia Disarmata”; e Gianni Bianco, giornalista RAI.

Non mancheranno momenti di festa e di sport: sabato 29 luglio si terrà un torneo sportivo che coinvolgerà i partecipanti al campus e i ragazzi del centro di Corviale per vivere insieme una giornata con il Calciosociale. L’altoparlante dei summer campus romano e siracusano sarà RadioImpegno, che da un anno, ogni notte, dà voce a chi non ne ha, riaccende la speranza di chi crede che insieme si può costruire un mondo migliore raccontando l’impegno e la continuità di quanti operano per il bene comune.

Ufficio stampa e comunicazione:

Roma – Roberta Formisano 3209484000 Per ulteriori informazioni:

Roma

Sabrina Alesiani 3297114858 Giuseppe D’Avella 3490050973

Comunicato Stampa 1_26062017_Summer_Campus_Roma_Siracusa_2017 Comunicato stampa n. 2 – Summer Campus Roma 2017

Locandina

Comunicato stampa n. 2 – Sicilia

I campus estivi dei Giovani per un Mondo Unito in Sicilia, a

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Siracusa e Scicli

I giovani del Movimento dei Focolari, insieme ad altre associazioni e gruppi, animeranno l’estate dei bambini in due quartieri di Siracusa ed in un Centro Diurno di Scicli.

Previsti: giochi, attività di gruppo, workshop e convegni su:

città e periferie, ecologia, il valore della vita, imprenditoria giovanile

I “Giovani per un mondo unito”, anche quest’ anno, scelgono di dedicare una parte del proprio tempo, durante le vacanze estive, alle periferie. Sono dieci gli eventi in programma in tutta Italia e, tra questi, due sono in Sicilia: a Siracusa e Scicli.

Dal 30 Luglio al 7 agosto si terrà la quarta edizione del

“Siracusa Summer Campus”, dal titolo “L’impegno continua nelle periferie”, organizzato da Giovani per un Mondo Unito e Gi.Fra. (Gioventù Francescana). Il “campus” sarà ospitato nelle parrocchie San Corrado e San Metodio (quartieri Tiche, Akradina e Grottasanta): vi parteciperanno giovani provenienti da tutta Italia. Il campus di Siracusa prenderà il testimone dal campus di Roma (25 luglio – 3 agosto). Previsto un collegamento Hangout tra i due campus l’1 agosto. Le dirette radiofoniche notturne, su RadioImpegno, a Roma, dalle 24 alle 7 del mattino (31 luglio e 2 agosto) saranno l’altoparlante dei giovani di Siracusa e Roma, per raccontare l’impegno per il “bene comune”.

Il programma del campus di Siracusa prevede, al mattino, delle attività ludiche (sport, pittura, riqualificazione, canto e danza) dove i bambini, con l’aiuto degli animatori, scopriranno e metteranno in pratica il proprio. Il pomeriggio, invece, si terranno degli incontri di formazione per gli animatori (a San Corrado). Si approfondiranno diversi temi.

L’1 agosto si terrà la tavola rotonda “Le periferie, risorsa per la città”, organizzata con il Movimento politico per l’Unità. Relatori: Giovanni Sallicano, assessore alle

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Politiche sociali di Siracusa, Pamela La Mesa, presidente consiglio di quartiere Grottasanta, Pinella Giuffrida, dirigente Istituto comprensivo “Chindemi”, padre Antonio Panzica, parroco di San Corrado, don Marco Tarascio, parroco di San Metodio. Moderano: Franco Sciuto (Movimento politico per l’Unità), Vincenzo Perrone (Giovani per un Mondo Unito).

Nel pomeriggio sarà presentato il documentario “Siracusa, terra di bellezza e di contraddizioni”, realizzato dai giovani durante il “campus” del 2016 e firmato dalla giovane regista Clara Anicito.

Il 2 agosto, il pomeriggio è in programma una tavola rotonda sul tema: “Come non far finire il mondo a causa dei disastri ambientali” Sono previsti gli interventi di: Giuseppe Arcuri, laureando in Ingegneria Energetica, sull’impatto dell’utilizzo delle varie fonti energetiche sul riscaldamento globale, Michelangelo Giansiracusa, sindaco di Ferla (SR), sull’esperienza dell’amministrazione comunale nell’ambito della gestione dei rifiuti, e di Daniele Spadaro, astrofisico, sulla recente enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”.

Il 4 agosto sarà al Campus lo psicoterapeuta Ezio Aceti, esperto in psicologia evolutiva e scolastica: al mattino, coordinerà le attività per i bambini, nel pomeriggio tratterà il tema “Relazioni e resilienza”.

A Scicli, il progetto “Vacanze in donazione” vedrà protagonisti gruppi di giovani da tutta Italia, impegnati come volontari alle iniziative del Centro diurno per minori S.

Rosario, gestite dall’associazione “Nessuno Escluso”, in collaborazione con la comunità locale del Movimento dei Focolari. I Giovani per un mondo unito si alterneranno a gruppi, durante l’estate. Al mattino, accompagneranno i ragazzi al mare o in varie gite; nel pomeriggio si svolgeranno delle attività di animazione. Dal 23 luglio, saranno presenti dei giovani di Sassari. «Abbiamo scelto di dedicare una parte dell’estate – dice Adriano Falla, dei Giovani per un Mondo Unito di Scicli – nel servizio concreto a bambini che non

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avrebbero la possibilità di fare una vacanza. Per noi è un’esperienza importante di donazione che ci permette di metterci in gioco per chi ha più bisogno».

Il 3 agosto, i giovani del “Campus” di Siracusa si sposteranno a Scicli: i due gruppi si incontreranno presso la “Casa delle Culture”, iniziativa della Chiesa Valdese (nell’ambito del progetto “Mediterraneo Hope”) per l’accoglienza dei giovani migranti, soprattutto minori. Poi, un breve percorso turistico nella città barocca “patrimonio Unesco” e la cena con la comunità locale.

Per informazioni:

Siracusa

Melina Morana: 3331047718 Giuseppe Arcuri: 3881085738 Scicli

Adriano Falla: 3291311323

Ufficio stampa e comunicazione Roma / Siracusa Roberta Formisano: 3209484000

Per le testate giornalistiche: sono previsti, momenti di incontro con i relatori ed i giovani del campus di Siracusa, nei pomeriggi dell’1, 2 e 4 agosto, presso la parrocchia San Corrado, alle 19. A Scicli, il 3 agosto, si potrà partecipare all’incontro presso la “Casa delle Culture” (ore 17,30)

RASSEGNA STAMPA

http://www.siracusanews.it/siracusa-si-terra-grottasanta-campu s-2017-dei-giovani-focolari-dal-titolo-limpegno-continua- nelle-periferie/

http://www.webmarte.tv/2017/06/26/siracusa-corviale-e-grottasa

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nta-riparte-dalle-periferie-di-roma-e-siracusa-limpegno-dei- giovani-dei-focolari/

http://www.siracusaoggi.it/a-siracusa-uno-dei-campus-estivi-de i - g i o v a n i - d e i - f o c o l a r i - a l l a - c h i e s a - d i - s a n - c o r r a d o - confalonieri-attivita-per-i-bimbi-della-mazzarrona/

http://it.radiovaticana.va/news/2017/06/24/summer_camp_lavorar e_insieme_nelle_periferie_di_roma/1321178

Mariapoli 2017 a Siracusa

Dal 2 al 4 giugno la manifestazione organizzata dal Movimento dei Focolari si svolgerà a Siracusa, prima città siciliana che, nel lontano 1951, vide nascere un primo nucleo di quella spiritualità, allora agli albori che, in breve tempo, ancor prima del Concilio Vaticano II, avrebbe rappresentato quella

“primavera della Chiesa”, che ancora oggi si esplica attraverso i tanti movimenti ecclesiali. Fu Graziella De Luca, una delle prime compagne della fondatrice, Chiara Lubich, ad arrivare per prima a Siracusa, dove era stata invitata da un sacerdote. E’ a quei giorni del 1951 che si deve l’incontro con alcuni giovani, divenuti poi i primi focolarini di Siracusa: Giuseppe (Peppuccio) Zanghì, Nuzzo Maria Grimaldi, Angelino Rodante.

La Mariapoli, laboratorio di fraternità e dialogo, si svolgerà a Villa Mater Dei (Belvedere di Siracusa, contrada Sinerchia).

Il titolo della Mariapoli 2017 sarà “Finestra di Dio, finestra dell’umanità”. Parteciperanno alcuni focolarini che, fin dagli anni 50 e 60, aderirono per primi all’ideale dell’unità e collaborarono alla fondazione del Movimento dei Focolari:

Cettina Bonfante, Pippo Poidimani ed Enzio Tancini, lombardo di origine, che fu tra i primi responsabili del focolare di

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Siracusa, alla metà degli anni 60.

Invito e programma Mariapoli Siracusa

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Una carezza rifiutata

Ero in attesa del mio secondo figlio, mancavano ormai poche settimane al parto e mi trovai in un Fast Food a Ragusa. Si avvicinò una barbona con il sorriso sulle labbra perché intenerita dal mio stato interessante e si propose di poter accarezzare il mio pancione, io in quell’istante rimasi ferma e incapace di rifiutare tale proposta ,la guardai con attenzione e notai che aveva problemi di vista, vedeva soltanto da un occhio, ed era mal odorante. Si avvicinò quasi per toccarmi, ma scorgendo la sua mano sudicia, ebbi una forma di ribrezzo, feci un passo indietro per farle capire che non volevo essere sfiorata e scoppiai in lacrime.

Il titolare del locale alla visione di tale episodio andò su tutte le furie, rimproverò in maniera accesa la barbona e la cacciò via. In quella situazione si sa che gli stati emotivi sono modificati, ed io non finivo di piangere e sentirmi sdegnata dalla visione di quelle mani. Mi sentii anche mortificata nei confronti di quella poverina che non avendo fatto nulla di male era stata aggredita verbalmente.

Poi conobbi il meraviglioso ideale di Chiara Lubich. Cominciai a capire che nell’altro e nel prossimo, proprio in quello che mi passa accanto, c’è un Gesù da amare.

L’anno scorso il giorno dell’Immacolata Concezione mi trovavo a Roma con la mia famiglia e precisamente in piazza San Pietro, li’ per caso abbiamo incontrato un gruppo di frati Camilliani e con loro c’era anche un frate , un cugino di mio marito. Loro erano abbastanza numerosi, c’erano seminaristi, suore, la fotografa del gruppo, e come ultima in ordine di arrivo e in “in tutti i sensi“ c ‘era Angela. Lei è una signora romana, la osservai per un po’: abbigliamento cencioso, odore poco gradevole, si…presumo sia un‘ultima.

Questa volta mi sono avvicinata io a lei, ci siamo messe a parlare e a camminare insieme per San Pietro, la madre della

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chiesa universale. Mi sembrava di abbracciare il mondo. Stavo parlando con Gesù, nella persona di Angela, lei era dolcissima e molto contenta perché si sentiva amata dal gruppo e pensata, quando i frati vanno a Roma passano spesso a trovarla. Angela mi parlava dell’importanza della famiglia e diceva che lei era sola. Sembrava zoppicasse un po’ e nel salire i gradini le chiedevo se avesse bisogno di una mano, ma diceva di farcela. Ho visto in lei un Gesù solo e non amato da tutti. In questo incontro ho messo in atto l’arte di amare di Chiara …e pensare che anni fa avevo rifiutato una carezza da parte di Gesù…

Condivido questa mia esperienza perché vivo con la certezza che il nostro cuore può cambiare!

Sonia

Run4unity: la staffetta mondiale per la pace a Giarratana

Si è svolta il 7 maggio a Giarratana (RG) la manifestazione

“Run4unity”, una “staffetta mondiale” per la pace organizzata dai “Ragazzi per l’unità” del Movimento dei Focolari. Nella cittadina ragusana, piccolo centro pedemontano nella zona dei Monti Iblei, di origini antichissime, si sono dati appuntamento 450 ragazzi, dai 10 ai 18 anni, provenienti da

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Palermo, Catania, San Giovanni La Punta, Niscemi, Rosolini, Scicli, Ispica, Vittoria e dalla stessa Giarratana.

Run4unity è un evento che coinvolge ragazzi in varie città del mondo. Da più parti, si sono organizzati degli eventi sportivi ed una marcia, una „staffetta” che, a seconda dei fusi orari, nelle diverse latitudini, fa passare idealmente il testimone da un gruppo all’altro. Tutti insieme “marciano” per la pace.

Run4unity (run = corsa) copre così l’intero arco delle 24 ore.

Lo strumento per promuovere la pace è la “regola d’oro”: la regola dell’amore al fratello presente in tutte le religioni.

“Fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi” è un principi accomuna tutte le culture e religioni. I ragazzi per l’unità cercano di metterla in pratica ogni giorno, per costruire la pace attorno a loro. La “marcia ha offerto uno splendido colpo d’occhio, con centinaia di ragazzi che sfilano tra le vie del centro storico ed i palazzi barocchi, fino alle caratteristiche viuzze del quartieri “U Cuozzu” dove si trovano anche i ruderi del castello dei Settimo.

Oltre alla marcia ed agli eventi sportivi, ci sono a n c h e a z i o n i d i c i t t a d i n a n z a t t i v a . A Giarratana, i ragazzi hanno lanciato delle azioni di sostegno a due progetti per la raccolta fondi per una scuola in Congo e in Siria. A sostenere tutte le attività anche il comune, la parrocchia Santissima Annunziata, la

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scuola “Luigi Capuana”, la Protezione civile.

Momento clou della giornata il “time out”: una preghiera per la pace (o un momento di silenzio), a mezzogiorno in punto. A seguire, il collegamento via streaming proprio con il Congo.

“Il time-out alle 12 – spiega Chiara Scarsi, una degli organizzatori – è stato un momento di silenzio e di preghiera per la pace, cui hanno partecipato tutti i ragazzi presenti:

cristiani cattolici in maggioranza, ma con rappresentanti evangelici, musulmani. Tra questi, c’erano anche i ragazzi del centro di seconda accoglienza di Vittoria. Il collegamento telefonico con Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) ha segnato il “passaggio del testimone” e ha dato il via alla loro staffetta per la pace”.

E aggiunge: “Una giornata singolare, non solo per l’entusiasmo dei ragazzi, ma per la consapevolezza di tutti che una marcia per la pace e per l’unità esprime il nostro desiderio di vedere un mondo in pace, un mondo più unito, un mondo che diventi una sola famiglia. Sì, famiglia. E’ la parola azzeccata per esprimere ciò che si avvertiva fra tutti: una gioia che stava sotto ogni parola, ogni attività sportiva, ogni sorriso donato a chi camminava accanto a te e che faceva culminare tutto al momento del time-out, dando quel senso profondo e sacro, di quando la famiglia prega insieme”.

Nel pomeriggio si sono svolti tornei di varie discipline sportive, laboratori artistici, giochi: anche questi s o n o s t a t i p e r i ragazzi l’occasione p e r v i v e r e c o n c r e t a m e n t e “ l a regola d’oro”: dimostrazione che con voglia e determinazione si possono fare grandi cose. In chiusura, alcuni ragazzi del

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liceo scientifico “Galileo Galilei” di Catania hanno raccontato la loro esperienza: una telefonata skype, per un’ora e mezza, con i ragazzi loro coetanei della città siriana di Aleppo. “Un incontro emozionante – racconta la docente Enza Maria Ignaccolo – colpiva la serenità dei ragazzi siriani, il loro modo di adattarsi alla vita quotidiana nonostante le bombe che cadono sulla loro testa. Vedevamo la loro fede ancorata in Dio: credono nella pace ancora possibile. In più, questi ragazzi si adoperano per aiutare ragazzi più disagiati di loro: alcuni sono orfani e cercano di fare delle feste per donare loro un sorriso. Dopo la telefonata, gli studenti del nostro liceo hanno organizzato una “fiera del dolce”: i dolci sono stati venduti durante la ricreazione ai compagni ed il ricavato è stato inviato ad Aleppo”. “Questa testimonianza è stata profonda e toccante – conclude Chiara Scarsi – e ci ha permesso di innestarci nella realtà più difficile di un paese da vari anni in guerra. Noi vogliamo essere con loro a testimoniare che la pace non è un’utopia”.

Infine, il saluto dei ragazzi per l’unità dell’Algeria (musulmani) inviato in audio-video, con la traduzione di Gino Mineo, focolarino italiano che vive in Algeria. “I Ragazzi per l’Unità dell’Algeria – racconta Eliseo Perticarini – ci hanno mandato un messaggio e raccontato le loro esperienze.

Abbiamo concluso la giornata, invitando i ragazzi dai 14 ai 17 anni al prossimo cantiere estivo (Stop’n Go – Start Now) che si terrà dal 19 al 23 luglio a Formia, in provincia di Latina, insieme ai Ragazzi per l’Unità del Lazio Sud. Parteciperà anche il complesso internazionale Gen Verde”.

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Sicilia – Mariapoli 2017

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Ci è capitato quello che solitamente capita sempre agli altri!

Sono sposato con questa minuta e allo stesso tempo immensa donna, a cui devo tutto da ventotto anni, ma praticamente ci frequentiamo da sempre, siamo cresciuti insieme e ancora oggi non abbiamo smesso di farlo. Abbiamo tre figli.

Proprio quando la nostra vita andava a gonfie vele, nella direzione che volevamo, ci è capitato quello che solitamente capita sempre agli altri. Dieci anni fa ci siamo ammalati di SLA, in effetti questa malattia ha colpito solamente la mia persona, ma di riflesso, gli effetti condizionano pesantemente la vita di chiunque decida di starmi accanto e sostenermi.

Dovete sapere che, ad o g g i , l ’ e n o r m e p e s o d e l l a d i s a b i l i t à i n I t a l i a , è s o s t e n u t a d a l l e f a m i g l i e c h e o p e r a n o c o n i m m e n s o sacrificio in totale a n o n i m a t o , c o n l e istituzioni molto spesso l a t i t a n t i c h e c i s o s t e n g o n o s o l o a p a r o l e , s e n z a f a t t i concreti.

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Nella mia vita dipendo totalmente dagli altri, solamente la mia mente è rimasta integra , ma impotente a interloquire con il resto del corpo. La vitalità del mio corpo non è più

“strumento” al servizio della vitalità dei miei pensieri.

Questa tremenda condizione inizialmente mi portò a sentirmi un peso, una zavorra che rallentava la corsa di tutti gli altri.

Un giorno mia moglie, alla presenza dei miei figli mi disse:

“Devo pensare che se al tuo posto ci fosse qualcuno di noi, sarebbe un peso per te”, risposi assolutamente di NO! Allora, continuarono in tutti in coro: “Noi saremo sempre felici di essere le tue braccia e le tue gambe, abbiamo bisogno di te!”.

Furono queste parole che mi portarono alla conclusione che non si vive solo per sé stessi, ma per le persone che ami e per quelle che ti amano.

Nelle loro azioni quotidiane, vedo l’amore con cui mi permettono di vivere una vita quanto più possibile normale, a volte penso di essere come un’ape regina, circondato da tante laboriose e infaticabili api operaie, ognuna con il suo compito, ma tutti con un obiettivo comune.

Tutto è tornato a splendere di nuova luce, la nostra vita scorre intensamente e in modo sereno, il legame tra di noi è divenuto fortissimo, mai avrei pensato di riuscire a vivere dei rapporti così veri, così puri e sinceri. Tutto, intorno a noi, sembra avvolto da un’atmosfera magica, giorno dopo giorno viviamo godendo di quello che di buono la vita ci offre ancora.

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Ho sempre pensato di d o v e r e s s e r e i o a prendermi cura della mia famiglia, invece mi ritrovo a vivere una situazione diversa, dove sono padre dei m i e i f i g l i e n e l l o stesso tempo figlio dei miei figli.

Grazie alle loro cure posso affermare che vivo felicemente la mia condizione, la mia vita non la scambierei con quella di nessun altro e infine dico che godere della bellezza del Creato, dell’affetto dei propri cari, val bene un po’ di sofferenza!

Ciò che mi addolora è il pensiero di chi non è fortunato come me, di chi non ha la famiglia a fianco, di chi vive la solitudine e l’umiliazione dell’abbandono: è su queste persone invisibili che dobbiamo concentrare le forze sane della cosiddetta società civile, in un’Italia in cui si salvano banche e banchieri di dubbie qualità morali e non si trovano i fondi per sostenere adeguata assistenza socio-sanitaria ai malati, sgravando così le famiglie da questo immane peso.

La famiglia, una delle poche cellule ancora sane della nostra società, è sotto attacco da molteplici fronti. E’ prioritaria oggi la difesa e il sostegno di questa sacra, inscindibile e naturale istituzione, attraverso la creazione di politiche attive che vadano in questa direzione.

Rivolgo il mio pensiero a tutti coloro che soffrono e a tutti coloro che silenziosamente e con il sorriso tra le labbra alleviano la loro sofferenza.

Michele La Pusata

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Conducevo una vita borghese, da ministro burocrate ma poi . . .

Anch’io vissi sulla mia pelle tutta la problematica dei primi anni ’70: ricerca di identità, crisi di solitudine, disunità tra clero e vescovo, mal posta apertura al sociale, fino al punto da perdere di vista la mia scelta originaria: Dio.

Conducevo una vita borghese, da ministro burocrate.

Mi dedicai a degli hobby che non avevano nulla a che spartire con i miei compiti di prete. Spesso trascorrevo qualche ora andando a caccia con degli amici; mi piaceva pure la pesca fino al punto da procurarmi una grossa imbarcazione da diporto, completa, s’intende, di reti e di ogni marchingegno da pescatore professionista. Ma soprattutto mi affascinava la radiofrequenza, tanto da potermi collegare con radioamatori non solo dell’Europa ma perfino di oltre-oceano.

Con una vita così, il mio rapporto con Dio si era di molto affievolito e l’attività pastorale languiva. Fu a questo punto che un sacerdote mi rivolse un invito inaspettato: “Perché non vieni con me domani sera a Roma ad un convegno di sacerdoti?

Vedrai che non avrai a pentirtene”. Capirai, pensai tra me, trovarmi solo tra preti… deve essere una barba tale… no, non ne parliamo neppure. Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Rividi tutta la mia vita passata e mi sentii un fallito, ma davanti al volto sereno di chi mi aveva invitato, decisi di partire.

Fu per me una folgorazione! 720 tra sacerdoti e religiosi (durante un incontro internazionale del Movimento dei

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Focolari) di tutte le nazionalità, congregazioni, razze, culture in un clima di armonia e di sincera fraternità.

Credetti di essere sbarcato su un altro pianeta. Si parlava della nuova spiritualità dell’Unità, dell’amore scambievole fino a dare la vita. Mi pareva un’utopia una vita così. Io mi conoscevo bene. Sarebbe venuto fuori qualcosa di buono da me?

Durante l’incontro però vedevo che si viveva nei miei confronti quello che si diceva: letto rifatto, servizio a tavola . . . sembrava che gli altri vivessero soltanto per servirmi. “Eh no, qui son tutti matti, pensai, sarà tutta una montatura!”. Man mano, però, incominciavo a sentirmi sciogliere dentro: come mai mi sentivo accettato per quello che ero?

Le parole: Dio al primo posto, perdere tutto, inabissarmi nel presente per amare il fratello, capovolsero la mia vita.

Perdere tutto, lasciare tutto! Queste parole mi risuonavano potenti nell’anima; da dove cominciare? Rientrato in paese trovai la forza di sbarazzarmi del fucile, dell’imbarcazione con tutta l’attrezzatura; mi sembrò un po’ duro staccarmi dalla radio frequenza, ma vinsi anche questa, smantellai tutto e non se ne parlò più.

Chiesi al mio vescovo di lasciare la parrocchia e fui

“promosso” da parroco a viceparroco in una parrocchia con un confratello che condivideva lo stesso ideale. Trascorsi appena due mesi, il mio vescovo mi fece la proposta di celebrare la messa nel carcere. Le gambe mi tremavano. Ho pensato a Gesù abbandonato, tagliato fuori da tutti…. L’amore verso ogni carcerato per me doveva essere una scelta rinnovata a Lui. Mi buttai e dissi di sì.

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All’ora stabilita fece il suo ingresso nella disadorna cappella u n g r u p p o d i d e t e n u t i ; m i scrutavano studiandomi, mentre accendevo le candele e preparavo le ampolline.

“Il Signore sia con voi… e con il tuo spirito” dovetti aggiungere da m e . . . n e s s u n o , i n f a t t i , conosceva la risposta. Ma l’esame più difficile fu il commento al Vangelo che parlava di Zaccheo.

Non riuscii a dire niente di quanto con cura mi ero appuntato ma sentii che potevo amare concretamente. Dicevo a ciascuno di loro: “Non mi interessa che cosa hai fatto o che cosa farai, voglio solo sapere se vuoi essere aiutato e se ti posso aiutare”. Così mi trovai a fare con gioia il fattorino per sbrigare una pratica di pensione, il detective per rintracciare una moglie che da sei anni non dava più notizie, l’intermediario per ottenere la disponibilità di bravi avvocati a difendere gratuitamente qualche detenuto in difficoltà economiche.

Fu così che la mia vita cambio!

Don Pietro

Ispica, una città fraterna.

La marcia per la pace unisce

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la città

L’8 gennaio scorso si è svolta un’iniziativa organizzata dalle associazioni e dai movimenti ecclesiali, riuniti nella Commissione delle aggregazioni laicali. Vi hanno partecipato anche i membri della comunità islamica Assalem, i giovani migranti ospiti del centro Sprar (centro di accoglienza per richiedenti asilo) e l’amministrazione comunale. E’ un momento pubblico, di testimonianza nella città, ma è anche, e soprattutto, occasione per costruire dialogo autentico e rapporti nuovi tra tutti gli organizzatori, tra i vari gruppi cattolici ed i musulmani.

La sera dell’8 gennaio, un grande striscione con la scritta “pace”, i n d i v e r s e l i n g u e , p r e c e d e i l c o r t e o . Rosacarmen Lorefice, coordinatrice della C o m m i s s i o n e , h a introdotto il tema: “Ci ritroviamo per manifestare “il nostro desiderio e il nostro impegno di una convivenza pacifica tra gli uomini. La pace sembra una utopia, una illusione: tanti popoli e tanti cittadini nel mondo ancora non godono della pace, della giustizia, di una terra sicura in cui abitare e di un adeguato sviluppo sostenibile.

Desideriamo unire le nostre forze per reinventare la pace che, nello spirito della Carta delle Nazioni Unite. Desideriamo concorrere alla missione di supportare i popoli “nel comprendersi vicendevolmente”.

Tutto questo ha un risvolto concreto, anche nella cittadina:

“Desideriamo promuovere la vita della città come spazio di valori di una umanità nuova, nella quale la persona umana è

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chiamata oggi a essere “uomo/donna-mondo”, “persona- planetaria”.

Anche i musulmani hanno offerto la loro riflessione: Lo ha fatto la giovane Amal, dell’associazione Assalem, collegata alla comunità islamica:

“In nome di Allah il compassionevole ed il misericordioso.

La pace è la cosa più importante del mondo. Spesso provo a capire come mai ancora ai nostri giorni ci sono certe guerre, ma non sempre ci riesco perché alcune guerre hanno motivazioni che per me sono incomprensibili e soprattutto durano così a lungo che forse i veri motivi sono stati dimenticati.

Credo che noi siamo un Paese che vive in pace e d o v r e m m o a i u t a r e tutti quelli che hanno il diritto di vivere lontano dalle guerre.

Le differenze reali oggi non sono tra le razze o religioni, ma tra coloro che abbracciano la pace e coloro che vogliono distruggerla, tra chi guarda al futuro e chi si aggrappa ancora al passato, tra coloro che usano le armi e le persone che sono determinate a ripudiarle ….

La pace è la cosa fondamentale in assoluto e dobbiamo preservarla e mantenerla non solo per noi stessi ma anche per le future generazioni, per un mondo migliore.”

La marcia ha attraversato la città e si è conclusa davanti al municipio, Palazzo Bruno di Belmonte Lì, il sindaco, Pierenzo Muraglie, ha rivolto a tutti alcuni pensieri sulla pace: “Non esiste una guerra santa … Solo la pace è giusta e santa …. e

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la sua costruzione passa attraverso di noi, attori protagonisti nel dialogo tra popoli e culture diverse”. In piazza, il sacerdote, don Salvo Bella, assistente delle aggregazioni laicali, ha elevato una preghiera. Ed ha concluso: “Apri il cuore degli uomini al dialogo e sostieni l’impegno degli operatori di pace, perché sul ricorso alle armi prevalga il negoziato;effondi sui governanti di tutte le nazioni lo Spirito dell’unità e della concordia, dell’amore e della pace, perché risuonino in tutta la terra canti di fraternità e di pace”.

Anche i bambini hanno detto il loro desiderio di pace, lasciando l’impronta della mano su dei pannelli situati nella piazza.

Poi i presenti hanno ribadito il loro impegno a vivere per la pace, attraverso “l’arte del vivere insieme”: dieci punti che testimoniano pubblicamente il loro impegno nella città. Eccone alcuni:

Vogliamo impegnarci a dialogare con tutti, di qualsiasi nazionalità, etnia o religione, senza paura e senza diffidenza.

Fare il primo passo verso l’altro in modo disinteressato senza aspettarci nulla.

Formarci e formare le giovani generazioni all’arte del vivere insieme nelle scuole, nelle parrocchie e nelle comunità, e in tutti i luoghi di aggregazione civile, sociale e culturale.

Favorire occasioni di incontro e di conoscenza reciproca tra persone di origini e culture diverse.

Lavorare insieme affinché le città, con la partecipazione di tutti, divengano luoghi di solidarietà e di accoglienza per tutti, soprattutto per chi sta vivendo un disagio o è solo

L’ultimo atto è affidato ai ragazzi ospiti dello Sprar: i giovani migranti, arrivati in Italia spesso per sfuggire dalle guerre, alzano solennemente una grande bandiera della Pace.

Sul suolo della piazza viene realizzata una grande colomba artisticamente scolpita.

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Alla fine, un tunisino è andato al microfono, ringraziando Ispica per la sua accoglienza, che lui ha sperimentato in tutti questi anni in cui è vissuto nella città.

Anche questo, un segno di pace: una pace costruita ogni giorno, attraverso i comportamenti quotidiani. Nasce una città accogliente e solidale. Una città fraterna”.

Liberi per amare: a Siracusa i giovani incontrano Ezio Aceti

“Quello che conta non è quello che vi dico, ma quello che costruiamo insieme”: le parole di Ezio Aceti risuonano nel salone della parrocchia Sacro Cuore di Siracusa, dove, il 5 Marzo scorso, si sono ritrovati circa 100 giovani provenienti da diverse città della Sicilia Sud Orientale.

”Liberi per amare” è il titolo dato a quest’incontro che ha avuto come argomento principale l’affettività. ”L’obiettivo da raggiungere è che ciascuno a fine giornata sia contento”.

Cosa significa amare, le dipendenze, intelligenza e volontà sono alcuni dei punti trattati da Aceti. L’amore ha bisogno di persone libere. Secondo Aceti, ciascuno, sin dalla nascita ha una “traccia”dentro sé: l’intelligenza e la volontà gestiti dalla padronanza di sé sono due degli elementi che ci aiutano a realizzare questa traccia.

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L’ascolto ha un ruolo fondamentale, sia per l a s c o p e r t a d e l l a t r a c c i a c h e p e r costruire con l’altro un dialogo autentico, basato sul rispetto e sulla libertà. Ciascuno è i m p o r t a n t e : n e l grande mosaico dell’ umanità è come una pietruzza che determina il risultato dell’opera. I giovani, a fine giornata, erano entusiasti perchè trasportati da Aceti all’interno della propria interiorità, alla scoperta di verità interiori più o meno emerse.

L’argomento dell’affettività è stato trattato grazie ad alcune teorie della psicologia che sono state messe in rapporto alla teologia. L’incontro, accompagnato da esperienze nel quotidiano, ha creato un clima empatico tra l’interlocutore e gli ascoltatori. Nel pomeriggio, i giovani hanno esposto domande e riflessioni ad Ezio Aceti.

La giornata si è conclusa con delle esperienze dei “Giovani per un mondo unito” che hanno partecipato ai “Campus” che si sono svolti negli anni 2014, 2015, 2016 nei quartieri Tike, Akradina e Grottasanta, nelle periferie di Siracusa, realizzando laboratori e attività per i ragazzi delle scuole Martoglio e Chindemi. Poi è stata presentata la “Scuola di Partecipazione Politica” che verrà realizzata a Siracusa dal Movimento politico per l’unità.

“Facciamo in modo che le nostre patologie salvino il mondo “:

cosi Ezio Aceti, con una provocazione invita i presenti ad essere autentici in ogni momento della propria vita, valorizzando la parte positiva di sè e di tutto ciò che ci circonda. “Rialzati, ricomincia, non importa: tutto può essere salvato solo dall’irrazionalità creativa”.

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Melina Morana

Ezio Aceti: Laureato in psicologia, consigliere dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, esperto in psicologia evolutiva e scolastica, ha pubblicato per Città Nuova: I linguaggi del corpo (2007); Comunicare fuori e dentro la famiglia (nuova ed. 2012), Crescer(ci) (2010); Mio figlio disabile (2011); con Giuseppe Milan, L’epoca delle speranze possibili. Adolescenti oggi (2010), Educare al sacro (2011).

Famiglia risorsa creativa per la fraternità

Cristiani, musulmani, buddisti, baha’i, indù ricordano Chiara Lubich a Catania

Sabato 18 marzo pomeriggio i locali del Polo Didattico della Facoltà di Scienze Politiche si aprono per accogliere un originale incontro-festa in ricordo di Chiara Lubich, f o n d a t r i c e d e l M o v i m e n t o d e i F o c o l a r i , n e l s u o I X anniversario, “Famiglia risorsa creativa per la fraternità”, costruito da una varietà di comunità e gruppi: cristiani di varie denominazioni, buddhisti, musulmani, baha’i, indù.

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Condividono tutti la p r o p o s t a d i C h i a r a Lubich, lanciata nel suo messaggio “Semi di comunione per l’umanità del terzo millennio”[1]

d i a p p l i c a r e concretamente i valori tipici della famiglia ai vari ambiti della società per costruire insieme l’unica famiglia umana.

Nel corso di tutto il pomeriggio la sala ad anfiteatro sembra letteralmente “abbracciare” con un profondissimo ascolto,

“colorato” di meraviglia, i vari contributi dei rappresentanti delle diverse comunità, ma soprattutto l’esperienza globale, vissuta da tutti, di un percorso ormai in atto nella città di C a t a n i a , f a t t o d i c o n o s c e n z a r e c i p r o c a , d i a l o g o , collaborazione concreta e di grande amicizia fraterna.

“Mossi dall’interpellanza della storia” – afferma Riccardo Rodano, Coordinamento delle Religioni in Dialogo –, “vogliamo cogliere i segni dei tempi… Dialogo è anzitutto stile di vita, atteggiamento del cuore… la prima dimensione è l’ascolto delle esperienze di tutti noi… diversi percorsi spirituali sono chiamati ad unirsi, sulla base della comune radice umana, per mettersi al servizio di chi ha bisogno e costruire insieme la pace”.

Gli fanno eco Maria Grazia Vitale, Movimento Rinascita Cristiana: “Il dialogo è il punto di partenza per l’incontro con l’altro” e l’imam Kheit Abdhelafid, Comunità Islamica di Sicilia: “…Un dialogo aperto a tutti senza esclusioni… che genera comunione e diventa un’occasione per un arricchimento reciproco…capace di superare i muri che la storia ha costruito tra una religione e l’altra”.

E anche Walter Cerreti, Comunità di S.Egidio: “In un mondo

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come il nostro, in profonda crisi perché conflittuale… uniti con altre comunità religiose preghiamo, lavoriamo, e ci mettiamo anche in discussione per far prevalere quella pace universale di cui tutti abbiamo bisogno, particolarmente i più poveri”.

Diverse le iniziative portate avanti nella collaborazione reciproca. Lo stesso Cerreti accenna all’esperienza di accoglienza nei riguardi dei migranti – tra i partecipanti, in sala alcuni giovani del CARA di Mineo – e ai corridoi umanitari realizzati per far uscire gruppi di persone dalla Siria.

Monica Moser, Chiesa Evangelica Luterana, condivide la storia di

“Granello di Senape”, una casa che accoglie otto giovani africani c o n p e r m e s s o d i soggiorno al fine di f a r l i s t u d i a r e , l a v o r a r e , r e n d e r l i autonomi. E Rajehs, l’esperienza di integrazione autentica vissuta a Catania dalla Comunità Indù.

Attraverso alcune slide con stralci di Chiara Lubich, vengono in luce i valori della famiglia, sottolineati in vari modi negli interventi secondo la specificità di ognuno. Maty Venuti, buddhista, afferma: “Pensare alla famiglia come un luogo in cui ogni suo membro può crescere e creare valore. Non una famiglia chiusa come un castello, ma una famiglia aperta che segue l’ideale di contribuire all’umanità e alla società.

Non una rocca fortificata, semmai un aeroplano che vola alto nel cielo.

“La famiglia, che tanto sognavamo fin dai tempi del

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fidanzamento, da sposati ha poi assunto una forma inaspettata rispetto ai nostri progetti, molto più varia e diversificata”, così Maria Carmen Privitera e Marcello Sambataro, Movimento dei Focolari, che toccano il cuore dei presenti con la loro esperienza di famiglia affidataria, sostanziata di accoglienza, impegno, sacrificio, in grado di risanare ferite esistenziali e di rimettere tutto in movimento. “Abbiamo 3 figli a cui vogliamo immensamente bene, che ci vogliono bene e si vogliono bene come se fossero veramente fratelli…”

Nel corso dell’incontro contribuisce a creare un’atmosfera serena e gioiosa il vivacissimo c o r o d e l l ’ I s t i t u t o Buddhista Italiano Soka G a k k a i , m e n t r e u n m o m e n t o i n t e n s o e profondo è quello della preghiera, seguita da un canto, degli induisti nei loro coloratissimi costumi tradizionali. Anche Francesco Reitano, baha’i propone una significativa preghiera sulla fraternità universale che calamita l’attenzione di tutti.

Molto coinvolgente il momento conclusivo con l’impegno di tutte le comunità a continuare il percorso di amicizia e di dialogo con più forza, più decisione, più coraggio, con attività concrete nel territorio.

Canta il coro buddhista: “… ancora di più unità, pace, armonia, non smettiamo mai!”

Come segno tangibile del comune impegno ad essere tutti protagonisti di un unico disegno, viene consegnato a ciascuna comunità un pezzo del mosaico che è stato esposto in sala nel pomeriggio. Sarà ricomposto il prossimo anno, nella speranza che si ingrandisca sempre di più.

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Il momento conviviale è un’occasione aggiunta per approfondire l’esperienza vissuta: spontaneità, immediatezza di relazione, gioia e, espressione ricorrente, armonia.

“Un pomeriggio di infinito amore per un’unica grande Famiglia: l’Umanità”, così si esprime uno dei 350 partecipanti. E un altro afferma:

“Assistere al dialogo tra culture religiose, a Catania, per me è stata una sorprendente occasione di formazione e informazione… Ho appreso l’estensione del significato

‘famiglia’ come abbraccio universale tra persone, in nome di una cittadinanza ed esperienza comuni nel mondo”.

Per Maria Grazia Spatola e Pippo Amore, Movimento dei Focolari e membri attivi del Coordinamento delle Religioni in dialogo:

“Si può affermare che c’è stato un consolidamento del cammino intrapreso; si sono cementati i rapporti; c’è una maggiore consapevolezza di fare un percorso comune e una più decisa volontà di andare avanti, di “fare famiglia” e di lavorare insieme per l’accoglienza e per la pace”.

Questa affermazione si lega direttamente al pensiero espresso in apertura dell’incontro dal prof. Giuseppe Vecchio, già preside di Scienze Politiche e attualmente ordinario di Diritto Privato, “Costruire insieme il futuro dell’uomo, ciascuno con la propria identità, è una testimonianza di straordinario valore”.

Maria Santa Giacchi

[1] Roma, Palaeur, 5 giugno ’93 messaggio al Familyfest, convegno mondiale con migliaia di partecipanti dai cinque continenti.

Servizio televisivo apparso su Ultima TV Canale 87

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“Fare sistema oltre l’accoglienza”, il Progetto continua . . .

https://youtu.be/SBVmLYU0Phc

Fonte: www.faresistemaoltrelaccoglienza.it

Le famiglie che accolgono: esperienze che fanno rete

17 famiglie in tutta Italia hanno fatto l’esperienza di accogliere un giovane migrante, per periodi brevi o lunghi, all’interno del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Vi raccontiamo quella di Grazia e della sua famiglia, proposta il 10 marzo a Loppiano (Fi), all’interno del workshop “Reti di famiglie e comunità solidali”.

“Abbiamo accolto per una settimana a casa nostra Rubel del Bangladesh, 18 anni, per permettergli di fare una prova di lavoro in un’azienda della Toscana, e sin da subito ha vissuto nella nostra famiglia con spontaneità e semplicità. A conclusione di questa esperienza possiamo dire che è stato più facile di quanto ci eravamo immaginati. Inizialmente, infatti, siamo stati assaliti da tanti timori e non è stato semplice uscire dall’influenza che i mass media hanno su tutti noi e che ci porta a vedere solo i lati negativi dell’accogliere un estraneo. Allo stesso tempo, erano mesi che, davanti alle immagini dei barconi che arrivavano sulle nostre coste, ci chiedevamo cosa potevamo fare. La decisione di accogliere Rubel è stata presa da tutta la famiglia insieme, eravamo felici di fare qualcosa di concreto.

Siamo stati accompagnati e supportati in vari modi sia prima,

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sia durante la permanenza di Rubel: dal tutore legale di Rubel e dall’educatore della comunità in cui Rubel era accolto, dall’equipe psico-sociale di AFNonlus, dalla comunità del nostro territorio, tra cui c’è anche un’amica musulmana che ci ha dato informazioni sulla religione e anche sui cibi da cucinare.

Con la collaborazione dei miei familiari, ho cercato di dedicarmi a Rubel, affinché si potesse sentire a suo agio nella nostra famiglia, tenendo conto che per lui era la prima esperienza di convivenza in un contesto familiare. I nostri figli lo hanno accolto con grande disinvoltura e lui si è subito ben integrato. Non ci siamo accorti di avere un ospite, ma un altro figlio.

Questi ragazzi hanno bisogno di orientamento e di un punto fermo. L’essere stati in balìa di tutto e di tutti, senza certezze e chissà con quali peripezie per arrivare in un paese e poi ripartire e raggiungerne un altro, li mette in una condizione di continua corsa e incertezza.

Abbiamo quindi cercato di rispettarlo, incoraggiarlo, accompagnarlo nel suo percorso senza imporre le nostre prospettive.

Insomma, è stata un’esperienza impegnativa per certi versi, allo stesso tempo siamo stati molto felici di aver colto questa opportunità di “vivere fuori di noi” e di aver partecipato concretamente al progetto Fare sistema oltre l’accoglienza.

Ci siamo salutati all’aeroporto entrambi commossi e da allora tutti i giorni Rubel mi manda un sms con scritto “Buongiorno zia come stai?” ed invia messaggini anche ai miei figli con foto e saluti. In realtà siamo noi a ringraziare Rubel, perché è entrato nella nostra famiglia con grande rispetto e ci siamo sentiti ben accolti da lui. È stata un’esperienza di accoglienza reciproca, molto importante per la nostra famiglia

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perché ci ha fatto sperimentare che insieme a tutti (la rete è infatti una potenza) il peso si alleggerisce e si acquisisce coraggio e libertà interiore.

Inoltre, di fronte al grosso problema dell’immigrazione, la cui risoluzione appare a tutti noi al di fuori della nostra portata, il progetto Fare sistema oltre l’accoglienza rende possibile la soluzione al problema più sfuggente che riguarda la seconda accoglienza verso chi, come noi, ha diritto di vivere una vita serena. La famiglia è sicuramente l’approdo migliore”.

Quella di Grazia è solo una delle molte esperienze di accoglienza che vedono protagoniste le famiglie e i ragazzi stranieri nell’ambito del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Sono, per i ragazzi, storie di riscatto, ma anche di solidarietà per le famiglie che hanno aperto le porte del cuore.

Studenti dell’Istituto Universitario Sophia a Palermo

Palermo, 4 marzo 2017

Il Sindaco Leoluca Orlando ha ricevuto questa mattina a Palazzo delle Aquile un gruppo di studenti dell’Istituto universitario Sophia, fondato da Chiara Lubich e promosso dall’Opera di Maria – Movimento dei Focolari.

Gli studenti in visita a Palermo provengono da diverse parti del mondo: Colombia, Burundi, Germania, Libano, Messico, Stati

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Uniti, Zaire, Filippine, Cina.

Accompagnati dal prof. Piero Coda, Rettore dell’università Sophia e Don Vito Impellizzeri, Professore della Facoltà teologica di Palermo e dell’università Sophia. Presenti alla visita anche studenti del Liceo Basile di Branca

ccio.

“La presenza a Palermo dell’istituto Sophia – ha dichiarato Orlando – è un ulteriore contributo a vivere Palermo capitale dei giovani 2017 e capitale della cultura 2018 in condivisione di impegno per l’affermazione della dignità e dei diritti di tutti e di ciascuno“.

Giovanni Gaudesi

Ufficio Comunicazione Istituzionale Comune di Palermo

Ispica e il dono per gli ultimi. le iniziative per Amatrice e la festa sociale

Una comunità in fermento. Per vivere una dimensione di “dono”.

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Accade a Ispica, comune dell’estremo sud del Paese, in provincia di Ragusa. Qui comunità civile e comunità ecclesiale si “saldano”. Uniscono le forze per essere dono anche per gli altri.

Dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia, la comunità del Movimento dei Focolari si interroga: cosa si può fare per aiutare quelle popolazioni? La proposta di realizzare una serata per raccogliere dei fondi trova subito l’adesione di altre realtà cittadine. Aderiscono la comunità islamica (ben radicata nella cittadina) con l’associazione Assalem, il Centro anziani, associazioni culturali e sportive, i gruppi di protezione civile, i gruppi ecclesiali, ma anche i negozi, i ristoranti, i bar. Il gruppo degli organizzatori, alla fine, è formato da 29 realtà cittadine, segno di una vitalità e di una f o r t e g e n e r o s i t à d e l l a c o m u n i t à d i I s p i c a . A n c h e l’amministrazione comunale aderisce e dà il patrocinio.

Il programma è presto fatto: si organizzerà una serata con attività gastronomiche, culturali, artistiche, e ludiche. Il pezzo forte sarà la “pasta all’amatriciana” che sarà distribuita ai presenti. La degustazione permetterà di offrire il proprio contributo, che sarà interamente devoluto alle popolazioni di Amatrice e degli altri comuni che sono stati distrutti dal terremoto.

I giovani immigrati ospiti dei progetti Sprar esistenti in città si incaricano di distribuire 5000 volantini nelle case e nei locali pubblici. Lo fanno gratuitamente.

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La sera precedente, nella piazza Dell’unità d’Italia, si montano i gazebo, per la vendita di dolci e salato, le tende della Protezione civile, si sistemano le r e t i p e r i c a m p i d i c a l c e t t o e d i pallavolo. Le gen 3 (ragazze aderenti al Movimento dei Focolari) allestiscono un mercatino delle pulci, la comunità islamica prepara un proprio stand. Qui si vende un ottimo tè arabo alla menta servito in teiere e caraffe tipiche, assieme ad una fetta di torta fatta dalle mogli. La comunità islamica, a conclusione, ha devoluto tutto il guadagno senza trattenere nemmeno le spese!

Nel pomeriggio, la piazza si riempie, arrivano i bambini impegnati nei giochi, in serata gruppi di giovani e meno giovani sciamano verso la piazza. Più di 2.000 persone visitano gli stand, si fermano a consumare un piatto di pasta all’amatriciana o assaggiano le caldarroste.

L a g i o i a e l a s o d d i s f a z i o n e è p a l p a b i l e i n t u t t i , amministratori compresi. A fine serata, il ricavato netto è di 2.526 euro. Quel guadagno è stato realizzato con il contributo di tutti, anche di persone appartenenti a schieramenti politici diversi e spesso fortemente ostili. L’iniziativa ha, in qualche modo ricostruito un tessuto di rapporti sociali condizionato, negli ultimi anni, da una politica litigiosa che nel 2013 aveva portato il Comune al dissesto finanziario.

La somma raccolta è stata inviata ad Amatrice. “Quando ci siamo recati in banca per effettuare il bonifico – racconta Angelo Barrotta, del Movimento dei Focolari – avremmo dovuto pagare sette euro. Il cassiere, vedendo il motivo di quel

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bonifico, ci ha detto: “I 7 euro li metto io”.

Quell’iniziativa avrà un seguito. Quei rapporti costruiti con la “malta cementizia” possono continuare. Tutti hanno il desiderio di organizzare altre iniziative. Si decide di guardare ai soli, agli ultimi, anche della propria città.

Nasce così una serata conviviale realizzata subito dopo le festività natalizie. Questa volta, ad organizzare, sono soprattutto i giovani.

Si cercano i locali adatti, si cura l’allestimento e l’arredo, qualcuno si occupa della spesa e organizza il menu, si prepara la cena, si organizzano i gruppi per “servire ai tavoli”.

Gli invitati sono tutti, anche coloro che sono più soli e che rischiano l’emarginazione. La serata scorre via in un clima di festa: una cena, con pietanze prelibate e preparate con cura, poi la tombola per condividere anche un momento di spensieratezza. Non ci sono soldi sul “piatto”, solo tanti giochi e premi in regalo per i vincitori. Giocano tutti, anche chi non ha denaro. E più d’uno torna a casa dopo aver vinto un premio!

Uno degli organizzatori della serata alla fine esclama: “ Io non ho mai fatto niente del genere”!

“Volevamo – conclude Angelo Barrotta – tendere la mano a dei fratelli meno fortunati di noi, regalando loro una serata diversa, e continuare con queste persone un rapporto per loro vitale in quanto fonte di speranza. Per noi è stata una serata di pura donazione verso gli ultimi”.

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Nel quartiere di don Pino Puglisi

a cura di Daniela Baudino

A Palermo il Gen verde col workshop “Start now” coinvolge un intero istituto scolastico. Grande successo non solo di pubblico

Le cose più belle spesso cominciano in modo casuale, e a Palermo tutto è cominciato con un semplice invito. Era il maggio scorso quando Maria Rita, insegnante di storia e filosofia nel Liceo Scientifico Basile di Palermo situato nel quartiere Brancaccio, ha invitato le artiste del Gen Verde nella sua scuola per un momento di incontro con i suoi studenti. Giusto una toccata e fuga di un’ora, che è però bastata ad infiammare i ragazzi, che a fine dell’incontro hanno espresso il desiderio di realizzare il Workshop “Start Now” proprio nella loro scuola.

Gli ingredienti sembravano esserci tutti: i giovani, una scuola situata in una delle periferie della città, intelligenze in grado di organizzare un evento di tale portata, il ricordo di Padre Pino Puglisi, la cui parrocchia si trova a tre minuti dalla scuola. L’entusiasmo è tanto, ma tanto è anche l’impegno economico richiesto per poter realizzare questo desiderio che improvvisamente sembra essere meno raggiungibile.

Ma si sa, i palermitani sono gente tosta e che non si arrende, e decidere di desistere solo per motivi economici non è nel

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loro DNA. Così nasce una rete di solidarietà d e l l e c o m u n i t à d e i Focolari in Italia per garantire la copertura delle spese che non si riusciranno a coprire in loco.

Pronti, partenza, via: l’avventura può cominciare ed ognuno si occupa di qualcosa. È un lavoro di squadra dove partecipano, oltre la comunità dei Focolari, anche i ragazzi stessi, organizzandosi per raccogliere i fondi e diffondendo il progetto nei più vari modi.

Tanti gli imprevisti e c’è spazio anche per alcune delusioni, come un importante sponsor che si ritira a metà del cammino di avvicinamento all’arrivo del Gen Verde. Ma è l’occasione per la comunità dei Focolari di Palermo per fare vera esperienza dell’occhio lungo della Provvidenza che “vede e provvede”, e si esprime anche attraverso la generosità di altre comunità dei Focolari italiane.

Partono le catene infinite su WhatsApp e lo “spam” a go-go su Facebook, aiutatati dall’encomiabile aiuto degli adulti, per riempire il teatro che nel frattempo si era trovato. Così pronti-e-via, sembra di assistere alla corsa ai biglietti per il concerto dei Coldplay, perché la disponibilità dei biglietti dello spettacolo si esaurisce in pochissimo tempo!

Si rende necessario aggiungere una nuova data, e quando le artiste del Gen Verde lo annunciano ai ragazzi il loro entusiasmo è alle stelle. Già dopo il primo giorno di workshop, una ragazza, esprimendo il sentire di tutti, diceva:

“Noi vorremmo far fare a tutti l’esperienza che stiamo facendo con voi. Fuori di qui c’è chi spaccia, chi ammazza , noi

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vorremmo che la nostra scuola diventi un faro di luce per tutto il quartiere”. Nelle mura di quella scuola stava succedendo qualcosa di ancora più grande: questi giovani non erano più l’obiettivo, perché stavano già vivendo per tutto il quartiere, per gli altri giovani. Proprio questo entusiasmo e la loro energia che fa da motore a questa settimana di sé molto intensa e che permette ai giovani che li affiancano di affrontare alzatacce e ore piccole per montare e smontare il palco, tutti insieme.

Per i concerti del Gen Verde con i giovani sono stati al PalaOreto i l s i n d a c o L e o l u c a Orlando e l’Arcivescovo d e l l a c i t t à , d o n Corrado Lorefice, che ha confidato: “Questi ragazzi hanno una forza d e n t r o , e c i v u o l e proprio chi è capace di tirargliela fuori. L’esperienza che hanno fatto non la dimenticheranno mai più”. Insieme a loro diversi pastori delle Chiese presenti a Palermo e non solo: (Anglicana, della Riconciliazione, Valdese e Avventista), l’Eparca di Piana degli Albanesi, oltre che tre Imam. Uno di questi, Mustafà, è colpito dalla presenza attiva dei ragazzi e si commuove quando viene cantata una canzone che racconta del martirio dei monaci d i T i b e r i n e i n A l g e r i a : “ È s t a t o u n o s p e t t a c o l o incredibilmente meraviglioso” ci ha detto, ringraziando la comunità dei Focolari per aver avuto l’occasione di vivere un momento così emozionante. Anche i vari referenti pastorali sono rimasti strabiliati: “Accidenti, questa sì che è nuova evangelizzazione!” ha scritto una di loro.

Ma gli spettacoli non sono stato altro che il punto di arrivo di una settimana che ha visto coinvolti i ragazzi nei workshop

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proposti loro dal Gen Verde e le impressioni raccolte descrivono molto bene il comune denominatore vissuto durante l’esperienza.

Eccone alcune:

“Partecipando a questo progetto, abbiamo scoperto come sia possibile lavorare insieme pur avendo idee diverse.

Abbiamo visto che mettendo da parte i nostri pregiudizi possiamo lavorare e divertirci tutti insieme”.

“Abbiamo scoperto che la diversità non è un ostacolo, ma che proprio nel nostro essere diversi siamo riusciti a comprenderci e ad essere più coesi”

“Abbiamo scoperto come ogni cultura può dare qualcosa di diverso e come ciascuna persona può dare qualcosa di diverso. E quanto ciò che noi diamo può essere ricambiato dalle persone che sono intorno a noi, sia con il bene che con il male. È importante saper affrontare i problemi della vita, saperli superare e saperli superare insieme, soprattutto.”

C’è una consapevolezza molto chiara negli adulti che hanno accompagnato i giovani durante tutta la settimana di Start Now: “I ragazzi sono tutti delle perle preziose da custodire con cura. Sentivo il sorriso di padre Pino Puglisi su questo incontro e non solo. Ora per tutti si volta pagina… E non sarà facile per me in classe, credetemi. Continuiamo a credere nella possibilità dell’impossibile”, racconta Maria Rita, prima ispiratrice di questa avventura vissuta in terra palermitana.

Speranza è anche una delle parole più usate dai ragazzi nel momento del feedback, quando si chiede loro a cosa avrebbe potuto servire quest’esperienza nella vita quotidiana. E le loro risposte sono all’altezza delle sfide che sanno di dover vivere: “Questo progetto ci ha aiutato molto ad esprimere noi stessi a superare le barriere, a scoprire le nostre potenzialità e a metterci in gioco. E naturalmente a seguire i

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