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Ostacoli della comunicazione interculturale

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Academic year: 2022

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Ostacoli della comunicazione interculturale

LARAY BARNA

Non bastano le buone intenzioni, un approccio amichevole, la possibilità di benefici reciproci

1. ASSUNTO DI SIMILARITÀ 2. DIFFERENZE LUNGISTICHE

3. FRAINTENDIMENTI NON VERBALI 4. PREGIUDIZI E STEREOTIPI

5. TENDENZA A GIUDICARE

6. FORTE ANSIA

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ASSUNTO DI SIMILARITÀ: « esistono sufficienti similarità tra gli esseri umani da rendere facile la comunicazione»

1. Le persone hanno bisogni comuni: di cibo, riparo, sicurezza

→ ma le forme di adattamento a questi bisogni (piscologici e sociali) nonché i valori, le credenze e gli atteggiamenti che li sottendono VARIANO da cultura a cultura.

2. Anche se i linguaggi variano, le persone provano le stesse emozioni e le esprimono allo stesso modo

→ ma l’educazione culturale di una persona determina se l’emozione verrà mostrata o meno, in quali occasioni e fino a che punto + le situazioni che causano emozioni variano tra le culture.

3. Credere che siamo tutti «esseri umani», quindi simili, riduce il disagio di non sapere

→ pensare che siamo tutti uguali è facile e rassicurante: facile perché ci permette di giudicare chi si comporta in modo strano e rassicurante perché ci evita di dover accettare l’incertezza

→ ma atteggiamento etnocentrico, fraintendimenti di segni e simboli, comportamento inadatto 4. Molti stranieri parlano le nostre lingue, si vestono come noi, adottano i nostri stili di vita

→ ma la maggiore facilità di appropriazione di elementi oggettivi della cultura non = stessi schemi di valore, di significato e di comportamento spesso manifestati non verbalmente (il sorriso)

Ostacoli della comunicazione interculturale

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DIFFERENZE LINGUISTICHE: spesso non prese in considerazione tendenza ad agiarsi a un solo significato di 1 parola/frase

- Spesso le persone si attaccano a un solo significato di una parola o frase della nuova lingua

→ ma il significato dipende dal contesto, dalla specifica connotazione che spesso è culturale, nonché da variazioni di volume/tono (segnali para verbali culturali) e che vengono accantonati

→Kruscev: «Vi seppelliremo» - un «no» può significare «sì» (cortesia )- stile diretto vs stile indiretto

FRAINTENDIMENTI NON VERBALI: «entrare in una cultura = riuscire a sentire il suo speciale rumore di fondo», Frankel

- Le persone percepiscono ciò che per loro ha senso/importanza e lo interpretano secondo proprio quadro

→ ma l’errata interpretazione non verbale produce malintesi culturali e ostacola comunicaz. Intercult.

→segnali non verbali osservabili (gesti, posture) e non osservabili (tempo, educazione) più complessi

Ostacoli della comunicazione interculturale

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STEREOTIPI/PREGIUDIZI: «necessari per ridurre la minaccia/ansia di ciò che è sconosciuto, rendendo il mondo prevedibile», Becker

- Rispondono a funzione base della cultura: dare ordine al caos, permettere di orientarsi (agire) nel mondo Stereotipo: attribuisce una caratteristica ai membri di un gruppo per essere associati a quel gruppo

→ credenze eccessivamente generalizzate, grossolane (2° mano); ma forniscono basi concettuali da cui traiamo senso e con cui ci spieghiamo ciò che ci succede intorno, ricavandone «sicurezza» vs «incertezza» -> impotenti ) Pregiudizio: espressione di un giudizio (legittimato dallo stereotipo) ai membri di un gruppo per …

→nell’attribuire una caratteristica (tendenzialmente negativa) lo stereotipo razionalizza il pregiudizio (altrettanto negativo) che ci suggerisce il valore da attribuire e il comportamento da assumere, dandoci sicurezza …

Stereotipi/pregiudizi dicono molto più della nostra cultura (in cui si originano) che di quella a cui li rivolgiamo

→ in quanto radicati, come evidenti miti di verità, nella nostra cultura: sono DIFFICILISSIMI DA SRADICARE

→ come l’assunto di similarità: interferiscono attivamente con la percezione degli stimoli e segnali comunicativi, portandoci a selezionare e percepire solo quelle informazioni che corrispondono all’immagine che essi veicolano

Lo stereotipo si cristallizza e diventa realtà!

Ostacoli della comunicazione interculturale

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TENDENZA A GIUDICARE: ad approvare o disapprovare le affermazioni e le azoni di una persona appartenente a un altro gruppo

- Tendenza a ritenere la nostra cultura (in quanto validata quotidianamente) come la più naturale

→ MA impedisce di esaminare atteggiamenti e comportamenti dell’altro a partire da suoi punto di vista

L’adesione di una persona ai propri valori e modi di pensare è essenziale per propria autoimmagine (identità) per cui tendenza a giudicare (etnocentricamente) immediatamente è normale, ma inefficace

TUTTAVIA, RESISTERE A TALE TENTAZIONE NON = RINUNCIARE AL PROPRIO SENSO DI GIUSTO O SBAGLIATO Obiettivo: equa e totale comprensione dell’ALTRO, che sarebbe ostacolare dal filtro dei NOSTRI giudizi di valore

una volta raggiunta tale comprensione, è possibile determinare se esista o meno uno scontro di valori ed eventualmente mettere in atto una forma di aggiustamento (del comportamento scelto) che lo risolva

Ostacoli della comunicazione interculturale

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FORTE ANSIA: Stress (ansia mentale e tensione fisica) tipico delle interazioni interculturali dovuto al numero di incertezze presenti

Eccesso di ansia e tensione che richiede sfogo: forme di difesa, distorsione delle percezioni, chiusura e ostilità

OSTACOLO PRINCIPALE, ALLA BASE DEGLI ALTRI CINQUE OSTACOLI

1. Assunto di similarità: protezione dallo stresso di dover riconoscere e adattarsi alle differenze 2. Lingue diverse e 3. diversi schemi non verbali subiscono profonde di distorsioni interpretative 4. Pregiudizi/stereotipi: meccanismi di difesa per alleviare lo stresso di ciò che non si conosce 5. La tendenza a giudicare è una forma di chiusura rispetto alla reale comprensione dell’altro

L’ansia interculturale riguarda entrambe le parti dell’incontro interculturale: entrambi provano disagio nel doversi muovere in un flusso comunicativo non abituale e si sentono minacciati dal giudizio e potenziale rifiuto dell’altro:

RITIRO NEL PROPRIO GRUPPO DI RIFERIMENTO, AGGRESSIVITÀ, OSTILITÀ

Ostacoli della comunicazione interculturale

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FORTE ANSIA: Stress (ansia mentale e tensione fisica) tipico delle interazioni interculturali dovuto al numero di incertezze presenti

Shock culturale: Malessere, affaticamento dovuto allo stresso di stare sempre all’erta per evitare "stupidi

sbagli", alla continua esposizione – senza i propri riferimenti culturali – a stimoli sconosciuti, e quindi a continua imprevedibilità, senso di impotenza, minaccia per la propria autostima

un po’ come «camminare sul ghiaccio»

se prolungato: ESAURIMENTO, DISPERAZIONE, DEPRESSIONE

Maggiore propensione a usare difese psicologiche Dolori fisici, insonnia, incapacità di concentramento, crisi pianto Inevitabile: il nostro sistema biologico lancia allarmi quando qualcosa è recepito come non normale (istinto di sopravvivenza)

→ effettivamente efficace per sopravvivere quando la minaccia è concreta e reale

→ eccessivo se è in gioco il sé sociale come nell’incontro interculturale: sforzo sì, ma di empatia, comprensione, adattamento

La risposta corporea a cambiamenti di ambienti e a stimoli sconosciuti è comunque una RISPOSTA (che possiamo controllare) Se percepiamo ciò che è ignoto come stimolante (challenging) e non come minaccioso (threatening) → STRESS «BUONO»

Ostacoli della comunicazione interculturale

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ROGER HARRISON

Chi comunica non può fermarsi al sapere che le persone (appartenenti ad altre culture) hanno abitudini e schemi di pensiero diversi dai suoi.

Deve essere in grado di intuire la sua strada verso una contatto intimo con questi valori, atteggiamenti e sentimenti altri… senza perdere i suoi valori nel confronto né proteggersi dietro un muro di distacco intellettuale.

Ostacoli della comunicazione interculturale

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- Comunemente la gente tende a credere che pensare e parlare siano sotto il loro totale controllo e processi separati:

- Parlare: comunicare → esprimere (attraverso specifiche grammatiche e vocabolari) ciò che è formulato già nella mente attraverso il pensiero, slegato dalle lingue - Pensare: formulare pensieri → processo che non dipende dalla grammatica e dal vocabolario di una lingua, ma dalle leggi «universali» della logica e della ragione

MA

- Studiando lingue profondamente diverse, i linguisti si sono resi conto che tali processi: né universali né consapevoli:

- Parlare: il sistema linguistico ha un carattere fortemente di sfondo → non solo dà voce al pensiero, ma lo modella, programmando e guidando l’attività mentale - Pensare: la formulazione del pensiero non indipendente e razionale → un processo strettamente connesso a una particolare grammatica e varia da lingua a lingua

Facciamo distinzioni nella realtà naturale e sociale attraverso direttrici imposte dalle nostre lingue (determinismo)

Distinguiamo figure (elementi naturali, fatti sociali, ecc.) da sfondo attraverso categorie che non esistono in sé ma predisposte dalle nostre lingue

Per interpretare la realtà, la organizziamo in concetti e le ascriviamo significati perché condividiamo un accordo convenzionato negli schemi del nostro linguaggio

GLI ESSERI UMANI NON VENGONO CONDOTTI DALLA STESSA EVIDENZA FISICA ALLA STESSA IMMAGINE DI UNIVERSO (KELLY), A MENO CHE I LORO SFONDI «LINGUISTICI» NON SIANO SIMILI O POSSANO ESSERE IN QUALCHE MODO SINTONIZZATI

- Il fatto che scienziati cinesi o turchi descrivano il mondo negli stessi termini degli scienziati occidentali significa che hanno abbracciato il sistema di razionalizzazione occidentale, ma non che lo abbiano generato dal loro punto di vista culturale o che questi sia universale

- Noi non siamo apice dell’evoluzione della mente umana, ma «una costellazione tra le tante»

Scienza e linguistica - Whorf

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GLI ESSERI UMANI NON VENGONO CONDOTTI DALLA STESSA EVIDENZA FISICA ALLA STESSA IMMAGINE DI UNIVERSO (KELLY), A MENO CHE I LORO SFONDI «PERCETTIVI» NON SIANO SIMILI O POSSANO ESSERE IN QUALCHE MODO SINTONIZZATI

Il linguaggio è una manifestazione delle percezioni del gruppo e, una volta stabilito, «costringe» ulteriormente gli individui a percepire in certi modi, rafforzando la similarità di percezione (ma è solo uno dei modi)

MODELLO PERCETTIVO:

Differenze biologiche ed ambientali fanno si che due individui non percepiscano il mondo esterno (quindi non si comportano) allo stesso identico modo

Tuttavia, i gruppi cui siamo prevalentemente associati determinano cosa e come percepiamo, per cui i membri di un gruppo percepiscono in modi simili

Un gruppo i cui membri percepiscono in modi simili = gruppo percettivo → quando i membri riconoscono la similarità di percezione = gruppo di identità

Gli schemi di percezione condivisi e i relativi valori, atteggiamenti e comportamenti = cultura → quindi ogni gruppo di identità ha la sua cultura

Ogni individuo appartiene a + gruppi (professione, religione, etnia, classe sociale, etc.) che mette in ordine di importanza (delle identità di gruppo)

Maggiore è il numero di gruppi condivisi, maggiore è la similarità di percezione e il senso di identità di gruppo e la facilità di comunicazione tra individui

Continuum: le comunicazione interne alla stessa società possono essere + interculturali di quelle internazionali (vedi programmi sviluppo Mezzogiorno)

Ma comunicazione interculturale internazionale + difficile → tendiamo a condividere + gruppi percettivi e di identità prioritari all’interno nostra società

Fattori biologici e ambientali in continuo cambiamento, per cui le percezioni – e con esse valori, atteggiamenti, comportamenti – variano costantemente

Cultura: un approccio percettivo - Singer

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Gli individui sono guidati nelle loro azioni da due tipologie di informazione:

- Cultura di tipo A: cultura manifesta (esplicita, visibile) → inventata e appresa (quindi consapevole) attraverso le parole

- Cultura di tipo B: cultura tacitamente acquisita (implicita, inconscia) → acquisita (in modo non consapevole) e non verbale: schemi, frame of ref.,

«regole per vivere»

Data per scontata, come fatto naturale, non riconosciuta come cultura (al massimo come tratto aggravante della personalità), se non agli occhi di chi è cresciuto in culture diverse, a cui appare come vividamente reale (sguardo dello straniero→ Simmel)

Gli esseri umani tendono a esaltare la dimensione appresa della propria cultura, che è largamente inventata ma trattata come se fosse vera

MA È QUELLA DI TIPO B CHE RAPPRESENTA LA VERA IDENTITÀ DELLA CULTURA

La cultura, infatti, nasconde (implicita) molto più di ciò che rivela, e quel che nasconde, lo nasconde soprattutto ai suoi stessi membri

La cultura è essenzialmente comunicazione, solo che noi percepiamo come comunicazione (e quindi come cultura) solo quella che veicoliamo con la parola, e ci sfugge che comunicazione (e quindi cultura) è anche e soprattutto quella non verbale, che opera "secondo regole che non sono consapevoli e non vengono apprese nel senso comune del termine", ma che sono "modi più pervasivi in cui l'informazione viene elaborata, immagazzinata e richiamata"

Il potere delle differenza nascoste – Hall

dispensa: https://www.lumsa.it/sites/default/files/UTENTI/u1130/COMUNICAZIONE%20INTERCULTURALE%204%20-%20Cultura%20acquisita%20in%20Hall%20e%20Interazione%20con%20i%20migranti.pdf

Senza questa consapevolezza: continueremo a leggere azioni significative e con un senso come proiezioni della propria cultura piuttosto che come espressione di un’altra cultura

Con questa consapevolezza: Potremo riconoscere gli altri come semplicemente diversi ma non inferiori, liquidando quella parte

«speciale» di noi che dà il permesso di sminuire gli altri

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