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Parte Seconda:Valutazione della progettazione esistente.

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Academic year: 2021

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PARTE SECONDA: VALUTAZIONE DELLA PROGETTAZIONE ESISTENTE.

2.1 Dalla stesura del Bando di Gara al progetto vincitore.

2.1.1 Motivazione alla progettazione.

Le motivazioni che hanno indotto la Provincia di Pisa a promuovere la progettazione della propria nuova sede, sono ben espresse nel bando di concorso redatto dalla Provincia stessa in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Pisa. In esso si legge:

“[…] L'Amministrazione Provinciale di Pisa ha più volte manifestato la volontà di realizzare una nuova Sede in grado di accogliere la continua espansione delle proprie attività derivante dai nuovi compiti attribuiti per legge all’Ente territoriale nell’ambito del decentramento amministrativo: in questo contesto è maturata una prima applicazione della convenzione di collaborazione tra Amministrazione provinciale e Dipartimento di Ingegneria Civile finalizzata a definire il quadro conoscitivo di base per la stesura del Documento preliminare all’avvio della progettazione della futura Sede.”

“[…] Nel generale riassetto istituzionale che caratterizza la presente stagione della vita nazionale, il ruolo dell’Ente “Provincia” sembra finalmente trovare una sua definizione come presenza sovra-comunale di gestione del territorio; un soggetto cioè a livello territoriale sufficientemente prossimo alle istanze dei cittadini, ma dimensionalmente adeguato ad assolvere con la necessaria terzietà alle attribuzioni rappresentative ed amministrative, in grado di raccogliere e soddisfare crescenti esigenze di partecipazione e di aggregazione che la società civile esprime. Tali esigenze non possono, per la loro natura spontanea o per necessità di immediatezza temporale, trovare risposta e soddisfacimento negli usuali canali della rappresentanza politica, maggiormente votata alla elaborazione di proposte compiute ed articolate. La società civile, il mondo del lavoro, le imprese, esprimono bisogni crescenti in termini di servizi avanzati: dalla formazione e specializzazione professionale ai collegamenti per canali virtuali, alla disponibilità di luoghi per incontri,

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Richieste, in una parola, di servizi complessi, non riconducibili ad attività tradizionali e solo di sportello.”

“[…] Tra i bisogni da soddisfare, richiamati nelle classi di esigenze, oltre all’efficienza dell’opera per garantire l’efficacia del servizio da rendere, c’è infatti anche quello che l’opera sia esteticamente valida oltre che godibile in condizioni di benessere e sicurezza.” “[…] Dal punto di vista architettonico con la nuova Sede si è inteso mettere in evidenza la volontà di caratterizzare l'organismo edilizio con una forte identità, con un aspetto riconoscibile, solido e durevole, in linea con le caratteristiche di una Istituzione che vuole porsi con rinnovate energie a supporto del territorio. Nell'architettura si dovrà cercare di sintetizzare gli aspetti tecnici, funzionali ed estetici, con la massima attenzione alla sostenibilità ambientale pur non disgiunta da una salutare economicità nel tempo.

Il cambiamento di sede costituirà un momento cruciale per la vita dell'intera Istituzione: ciascun componente dovrà entrare nei nuovi uffici con ben delineati ruoli e responsabilità; lo studio preliminare al progetto ha fatto emergere una Provincia già incamminata con decisione sulla strada della razionalizzazione dell'organizzazione interna, dotata di controlli e strutture idonee ad assicurare un elevato standard qualitativo per i servizi offerti.”

Oltre alla finalità di sanare una oggettiva carenza di spazi, l’Amministrazione Provinciale cerca, quindi, una nuova sede per far fronte alla necessità di rapportarsi in modo diverso con il cittadino e il territorio, e di meglio identificarsi nel tessuto urbano.

Come è gia stato specificato nel capitolo precedente per l’ubicazione della nuova sede, in accordo con il Comune di Pisa è stata scelta una vasta area nella zona di Cisanello definita “Centro Direzionale” per attività amministrative pubbliche.

È da sottolineare come tra le varie tracce e finalità progettuali siano del tutto assenti indicazioni relative all’elevata sismicità della zona e quindi alla necessità di tener conto degli adeguati principi di progettazione antisismica nella definizione del progetto.

Il Bando indica anche la volontà del recupero dell’area:

“[…] Il progetto del "Parco Centrale" di Cisanello a Pisa intende rispondere a un’esigenza più volte manifestata nel recente passato, quella di dare qualità all’espansione della città storica e avviare un discorso complessivo che consenta di raccordare gli aspetti della progettazione a scala urbana con il governo del territorio in una dimensione che travalica i confini della città.

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Nell’ambito del "Parco Centrale" è prevista la realizzazione della nuova Sede della Provincia di Pisa, centro di una serie di episodi urbani e di un contesto ambientale che dovrebbero evolvere secondo linee di indirizzo tese a recuperare un ideale rapporto con i Monti Pisani e con il fiume Arno. La città di Pisa, nobilissimo esempio di architettura medievale evoluta in forme rinascimentali e settecentesche, fu vittima a partire dal secolo XIX di una urbanistica sempre meno consapevole della fragilità e della delicatezza del contesto, pervasa di un funzionalismo povero ed approssimativo. Questo stesso atteggiamento ispirò la ricostruzione post-bellica ed in continuità la “programmazione" dei decenni successivi, con la creazione del vasto ed informe agglomerato edilizio di “Cisanello”, verso il quale furono decentrate gran parte delle nuove volumetrie destinate a residenza e servizi. L’esigenza della Provincia di realizzare una "Sede" e quella della Città di creare un nuovo polo di aggregazione urbana rappresentano dunque un importante occasione di riqualificazione urbana e ambientale. […]L'area interessata dalla trasformazione in oggetto è compresa tra via I. Bargagna, Via di Padule, Via Cisanello e via Monsignor A. Manghi; sul lato ovest sono situati gli edifici della Pubblica Assistenza, mentre il resto dell'area è adibito ad uso agricolo o è in stato di abbandono. La superficie complessiva oggetto di trasformazione è di 118.800 mq. Gli obiettivi generali della trasformazione alla scala urbana consistono nella realizzazione di un centro di servizi pubblici e privati, organizzato intorno ad una viabilità pedonale, in grado di configurare quest'area come centro della periferia est di Pisa. L'area del "parco centrale" avrà le caratteristiche di un parco urbano, dotato di spazi pedonali e di aree verdi attrezzate. Gli interventi previsti consistono nella realizzazione del nuovo Palazzo di Giustizia, di una sede di uffici Comunali e della nuova sede della Provincia: a questi servizi pubblici si affiancheranno attività commerciali private. Gli elementi richiesti nella nuova trasformazione consistono pertanto nel:

• dotare l'area di una zona centrale pedonale collegata agli ambiti di relazione in

direzione nord-sud;

• collegare l'area a nord, sud e est, realizzando soluzioni di continuità che consentano il

superamento della viabilità esistente;

• localizzare un parcheggio di servizio per gli utenti del parco;

• localizzare i tre edifici del Palazzo di Giustizia, Comune e Provincia, in modo da

connotare architettonicamente i luoghi e rispettare i legami funzionali previsti, prevedendo una attuazione del piano in tre fasi distinte, di cui la prima comprenderà la realizzazione di parte delle opere di urbanizzazione e della sede della Provincia;

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rapporto con gli elementi locali quali l'acqua, il paesaggio agrario delle golene, ecc.;

• progettare un sistema di soluzioni atte a mitigare l'impatto inquinante

(acustico,atmosferico) dell'attuale viabilità al fine di assicurare condizioni di benessere per i fruitori del nuovo complesso.”

È su queste necessità e intenzioni che è scaturito l’accordo tra la Provincia e il Dipartimento di Ingegneria Civile per la stesura delle linee guida alla progettazione, sviluppato in base alla legislazione vigente in tema di lavori pubblici.

2.1.2 Stesura del Bando di Concorso Pubblico.

I soggetti chiamati a definire il bando di concorso internazionale della progettazione della nuova sede provinciale per la stesura del medesimo hanno fatto largo riferimento al nuovo ordinamento in materia di lavori pubblici divenuto operativo nel luglio 2000 con l'entrata in vigore del regolamento di attuazione – DPR 554/99 – della Legge 109/94.

Questa ha imposto un ripensamento sulle modalità destinate a tradurre con efficacia nel progetto gli obiettivi individuati dal committente pubblico in fase di programmazione, al fine di corrispondere in termini prestazionali a tutte le esigenze riscontrate. Per precisare tutti i dati di ingresso alla progettazione, il regolamento sopracitato prevede che il responsabile del procedimento (project manager) rediga e/o faccia redigere il “Documento Preliminare della Progettazione” – DPP – comprendente, oltre agli obiettivi e alle prestazioni attese, l’elenco dei vincoli, delle norme e delle procedure tecniche da rispettare, le classi di esigenze da soddisfare, i requisiti tecnici, nonché i tetti economici per la produzione e per la gestione dell’opera che dovrà rendere con efficacia tutti i servizi programmati, per tutto il ciclo di vita ipotizzato. Un simile approccio porta quindi a predisporre un DPP che, oltre a rappresentare una linea guida per la progettazione fino alla scala di dettaglio della scelta dei materiali e dei componenti, è al contempo una lista di controllo per le verifiche della completezza del progetto e della rispondenza funzionale degli elementi in esso riportati, verifiche da compiersi in fase progettuale internamente al gruppo di progettazione – design review – e al termine, nella validazione degli elaborati esecutivi da parte del responsabile del procedimento.

È sulla base di questo modello operativo che è stato sviluppato il Bando di Concorso Pubblico per la progettazione dell’intervento nel Parco Centrale di Cisanello.

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Nella ricerca svolta per la stesura del DPP sono stati adottati i metodi e gli strumenti suggeriti nel progetto delle opere pubbliche, attraverso tecniche si supporto alle decisioni, il ricorso all'analisi funzionale e il metodo dell'analisi del valore così come suggerisce il citato DPR 554/99 all'art. 15 comma 11. Le varie fasi operative per la stesura del bando possono essere sintetizzate come segue:

1. Fase informativa: vengono ripresi e analizzati gli obiettivi del progetto, le condizioni al contorno, le esigenze del committente/utilizzatore e le funzioni che il soddisfacimento di esse comporta.

2. Fase creativa: mediante l’analisi funzionale si evidenziano le funzioni necessarie per raggiungere gli obiettivi del progetto, nonché quelle complementari da valutare nella loro utilità.

3. Fase analitico – selettiva: le proposte vengono vagliate sulla base della loro relativa rispondenza ai requisiti previsti per l’opera.

4. Fase di sviluppo: la soluzione progettuale che si è rivelata migliore viene sviluppata nel dettaglio e della validità della stessa se ne danno motivazioni in una relazione dettagliata.

5. Fase di presentazione: al termine delle eventuali reiterazioni ed approfondimenti delle fasi precedenti, si passa alla presentazione dei risultati, la cui sintesi sarà contenuta nel bando di concorso per la progettazione.

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Nella figura seguente è possibile osservare lo schema operativo della ricerca.

Immagine 2.02: schema operativo della ricerca.

Il risultato del lavoro svolto durante le cinque fasi operative ha comportato la stesura del bando vero e proprio, le cui richieste di progettazione possono essere sintetizzate ed elencate nel modo seguente:

• Il luogo dell’ubicazione della nuova sede nel suo contesto urbano, le specifiche di accesso e le caratteristiche di impatto urbanistico della trasformazione;

• L’evoluzione storica dell’area di intervento;

• Le caratteristiche climatologiche e geomorfologiche; • I vincoli normativi e urbanistici;

• Le attività svolte all’interno del Palazzo della Provincia e il ruolo del personale; • Un’ampia specifica dello spazio necessario alle varie aree funzionali dell’istituzione; • Note sulla funzionalità, sul risparmio energetico, sull’aspetto architettonico e sulle

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• Allegati tecnici.

Nello specifico di ogni singola voce entreremo in seguito nella parte della stesura progettuale.

2.1.3 I risultati del concorso.

Al concorso hanno partecipato 74 progetti, e altrettanti progettisti, dei quali 72 ammessi alla valutazione. La prima fase prevedeva per ogni progetto la stesura di tre tavole così suddivise:

• due sezioni trasversali, una pianta della sistemazione generale proposta per l'area di intervento, schemi dei sistemi della viabilità – circolazioni pedonali e spazi pubblici – verde, viste e dettagli esemplificativi degli interventi proposti;

• planimetria generale dell'unità di intervento riguardante la sede della Provincia, piante di tutti i piani, due prospetti e due sezioni trasversali significative;

• una assonometria isometrica della nuova sede della Provincia nonché viste di dettaglio, sezioni, schizzi e viste prospettiche, finalizzati a mostrare l'assetto complessivo dell’area di intervento.

Inoltre era richiesta per ogni progetto la stesura di una relazione tecnica che illustrasse le strategie di trasformazione alla scala urbana, le modalità di attuazione per fasi dei tre progetti previsti nell'area, le soluzioni ipotizzate per soddisfare gli obiettivi del progetto a livello di area di intervento e della nuova Sede.

La prima fase eliminatoria ha ridotto il numero dei progetti in gara da 72 a 7. I parametri di giudizio ed il loro peso, espresso in percentuale, sono stati i seguenti:

• inserimento dell’intervento nel contesto ambientale ( 35% ); • aspetto architettonico, funzionale e tecnico ( 45%);

• fattibilità economica ed operativa dell’intervento ( 20% ).

Ai sette progetti ammessi alla fase finale è stato richiesto, per definire meglio le caratteristiche progettuali, ulteriori elaborati grafici, tra i quali planimetria generale, sezioni e prospetti dell'edificio con l'inserimento del lotto di progetto nell'ambito dell'area di intervento, schema di accesso all'area di progetto, percorsi pedonali e carrabili, sistemazione a verde, pianta architettonica dei singoli piani con indicazioni dell'assetto distributivo e degli arredi, elaborati grafici descrittivi delle soluzioni tecniche ed architettoniche proposte, schemi e soluzioni impiantistiche, elementi di finitura interna e layout degli spazi di ufficio, prospettive, assonometrie ed ogni altra rappresentazione idonea a illustrare le scelte progettuali.

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parametri di giudizio ed il loro peso:

• architettura dell’organismo edilizio e delle sue parti costruttive ( 25% ); • fruibilità dell’edificio, accessibilità e sicurezza ( 10% );

• benessere ambientale per gli occupanti ( 20% );

• risparmio energetico e limitazione del costo globale dell’edificio ( 15% ); • flessibilità d’uso, manutenzione e durabilità nel tempo ( 15% );

• stima prevista del costo di realizzazione ( 15% );

Al termine della fase di giudizio è stato annunciato il progetto vincitore e sono stati esposti i progetti finalisti nel Centro Espositivo Provinciale “La Limonaia” dal 3 al 15 febbraio 2004.

2.2 I progetti finalisti.

Vengono adesso presentati i sette progetti finalisti del concorso, dando particolare attenzione al progetto vincitore:

1. “ETEROTOPICO”, capogruppo Arch. Antonio Draghi (Padova) - VINCITORE;

2. “ISOLA FELICE”, capogruppo Arch. Augusto Mazzini (Siena) – secondo classificato;

3. “MAJO”, capogruppo Arch. Patrizia Virginia Belli (Bologna);

4. “TECLA ARCHITETTURA”, capogruppo Arch. Giovanni Rastrelli (Napoli); 5. “VENEZIA”, capogruppo Arch. Franco Mancuso (Venezia);

6. “MICHAEL HOPKINS AND PARTNERS – CARLO OSTORERO”, capogruppo Arch. Simon Fraser (Londra);

7. “CARLOS FERRATES”, capogruppo Arch. Carlos Ferrates (Barcellona).

2.2.1 Il progetto vincitore.

È risultato vincitore il progetto denominato “ETEROTOPICO” dell’Arch. Antonio Draghi di Padova, e dei suoi collaboratori. Nelle immagini che seguono è possibile avere una visione del progetto nelle sue caratteristiche principali.

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Immagine 2.03:planimetria generale del lotto.

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Immagine 2.05: pianta piano terra della sede della Provincia.

Il progetto prevede per i tre edifici progettati (Palazzo della Provincia, Palazzo di Giustizia e Uffici Comunali) un unico grande corpo di fabbrica, tutti e tre caratterizzati da una chiusura verticale lucida del tipo facciata continua in vetro. Il palazzo Provinciale è quello al centro tra i tre individuabili nella planimetria generale della figura 2.03. Oltre alla totalità o quasi del tamponamento in vetro si caratterizza per spazi pedonali lastricati molto ampi e su più livelli. Il progetto è stato valutato come quello che più di ogni altro è riuscito a mediare le varie finalità della progettazione, come è facilmente riscontrabile nella relazione finale della giuria:

“[…]Il progetto costituisce una felice sintesi delle possibili soluzioni ai problemi urbanistici, architettonici, tecnologici ed ambientali posti dal tema trattato.

L’attento rapporto fra funzionalità e risultato formale è stato ottenuto attraverso una evidente approfondita ricerca di ottimizzazione delle varie componenti puntualmente sottolineate dal bando, quali: risultato architettonico, fruibilità, accessibilità, sicurezza, benessere ambientale, risparmio energetico, flessibilità, costi.

Sul piano urbanistico, la soluzione proposta presenta un volume di non invasivo inserimento nel contesto ambientale, introducendo un elemento di ordine, di possibile utile riferimento per gli eventuali ulteriori inserimenti previsti.

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Particolarmente qualificanti infine le soluzioni tecnologiche proposte, che informano l’intero organismo progettato, in funzione della gestione e delle future evoluzioni.”

2.2.1 Gli altri progetti finalisti.

Secondo classificato è il progetto denominato “ISOLA FELICE” dell’Arch. Augusto Mazzini di Siena. Si caratterizza, come si può vedere dalle foto che seguono, per la forma in pianta e in altezza meno regolare e, come il precedente, da un’abbondante uso di superfici vetrate continue.

Immagine 2.06: planimetria del progetto Isole Felice.

La giuria ha apprezzato la composizione urbanistica e architettonica del nuovo insediamento giudicata intelligente e garbata. Qualche perplessità è stata espressa sull’organizzazione dei movimenti ed in particolare della circolazione delle automobili e dei parcheggi. Tuttavia la composizione è stata apprezzata perché valutata flessibile ed adattabile.

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Immagine 2.07: pianta piano tipo e prospetto del progetto Isola Felice.

Il progetto “MAJO” (terzo classificato) dell’Arch. Patrizia Virginia Belli di Bologna si caratterizza perché non conformista in termini morfologici, distributivi e strutturali, ma dalla giuria non è stato considerato corrispondente alle esigenze della sua destinazione e del luogo dove dovrà inserirsi, pur considerando interessante la soluzione strutturale.

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Immagine 2.08: progetto Majo, pianta piano tipo e prospettiva generale.

Quarto classificato il progetto dell’Architetto Napoletano Giovanni Rastrelli, “TECLA ARCHITETTURA” (immagine 2.09), caratterizzato da grandi ed eterogenei corpi di fabbrica collegati tra loro e dall’uso di vari materiali come la pietra. La giuria ha però valutato che la complessità architettonica non è stata adeguatamente gestita e non è sembrato risolvere adeguatamente i problemi funzionali e di fattibilità.

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Immagine 2.09: vista d’insieme del progetto Tecla Architettura.

A seguire il quinto classificato, progetto VENEZIA dell’Arch. Franco Mancuso, veneziano, che prevede un edificio molto voluminoso progettato fin nei minimi particolari anche strutturali; dubbi sono stati espressi da parte della Giuria circa alcuni aspetti dell’organizzazione spaziale ed inoltre l’espressione formale dell’insieme è stata giudicata aliena al contesto circostante e comunque non tale da influire positivamente sul suo sviluppo. Sono stranieri il sesto e settimo classificati. Il progetto dell’Architetto Londinese Simon Fraser, denominato “MICHAEL HOPKINS AND PARTNERS – CARLO OSTORERO”, è un progetto semplice ma ben definito, che si inserisce bene nel contesto ambientale. Secondo la giuria propone elementi di possibile rigidità compositiva di non facile gestione, comunque è stata valutata interessante la ricerca di soluzioni tecnologiche finalizzate al conseguimento di un livello di buona qualità ambientale interna contestualmente ad una attenzione alla gestione energetica del complesso progettato.

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Immagine 2.11: progetto M. H. – Carlo Ostorero, vista assonometria d’insieme.

Infine si illustra il progetto “CARLOS FERRATES”, dell’omonimo Architetto catalano, che presenta un edificio costituito da vari corpi di fabbrica distinti e diversi tra loro per dimensioni in pianta e altezza. Per la giuria tale scelta lo fa risultare piuttosto rigido tuttavia la composizione è attenta e suggestiva anche se genera un organismo architettonico che difficilmente si connette al contesto circostante. La Giuria ha inoltre giudicato interessante l’operazione di separazione per funzioni dell’organismo edilizio, sebbene ne derivi un eccessivo spreco di spazi.

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Immagine 2.12: progetto Carlos Ferrater, planivolumetrico e vista d’insieme.

Ora che sono stati illustrati progetti finalisti passiamo ad una breve analisi critica dei progetti, in particolare del progetto vincitore. Lo scopo è quello di fare una valutazione oggettiva degli edifici proposti, utilizzando anche metri di giudizio diversi da quelli usati dalla Giuria del Concorso, partendo da una rivalutazione dell’inserimento urbanistico, soffermandoci poi sugli aspetti architettonici, energetici, strutturali e di sismo-resistenza.

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storico.

La realizzazione della nuova sede della Provincia si inserisce in un complesso più ampio di trasformazioni che coinvolgono una vasta area urbana di Pisa. Gli interventi non sono tesi solo alla nuova edificazione, bensì ad un più globale processo che comprende la riqualificazione ambientale ed urbana.

La decisione del Comune e della Provincia di Pisa di spostare le loro sedi e quella del Palazzo di Giustizia nella zona di Cisanello è inserita in un’ottica di trasferimenti di enti pubblici dal centro storico all’area di Cisanello, primo fra tutti il complesso ospedaliero universitario. L’operazione interviene quindi in due zone della città: il centro storico e Cisanello. Per la prima le motivazioni principali che inducono a tale scelta sono due: la difficoltà di mobilità che attanaglia il centro e la necessità di reperire spazi più ampi per le modificate e accresciute competenze. Per la seconda l’obbiettivo di questi interventi è la trasformazione di tale area da quartiere satellite finalizzato principalmente alla residenza a zona di naturale estensione del centro storico. Per sottolineare questo intento, il bando di concorso indica:

“[…] l’esigenza della Provincia di realizzare una "Sede" e quella della Città di creare un nuovo polo di aggregazione urbana rappresentano dunque un importante occasione di riqualificazione urbana e ambientale.”

La principale normativa di riferimento in tema urbanistico è la Legge Regionale n°5 del 16/01/1995 che indica le competenze dei vari enti locali. Tale legge dispone, al capo terzo dell’articolo 23, che il Piano Regolatore Generale, “[…] costituito dal complesso degli atti di

pianificazione territoriale con i quali il Comune disciplina l’utilizzazione e la trasformazione del territorio comunale e delle relative risorse…”, è suddiviso in due parti: il Piano

Strutturale e il Regolamento Urbanistico. Il primo, sempre in base alla LR 5/1995, “[…]

definisce le indicazioni strategiche per il governo del territorio comunale, quali discendono dal PTC provinciale – Piano Territoriale di Coordinamento, lo strumento urbanistico delle

Province – ,integrati con gli indirizzi di sviluppo espressi dalla comunità locale…” individuando “[…] gli obiettivi da perseguire nel governo del territorio comunale e i […]

sistemi ambientali, insediativi, infrastrutturali, di servizio e funzionali da realizzare per conseguire i suddetti obiettivi”. Il secondo “[…] disciplina gli insediamenti esistenti

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sull’intero territorio comunale…” e specifica i piani attuativi di intervento per le singole aree

del Comune.

Sulla base di tale assetto normativo il Comune di Pisa nel 2001 si è dotato di un Piano Strutturale e di un Regolamento Urbanistico per la pianificazione dello sviluppo della città. I principali interventi sul territorio prevedono il completamento dell’assetto urbano dell’area centrale di Cisanello a nord della viabilità centrale, con creazione di un polo di servizi urbani integrati in un vasto parco connesso con l’intero quartiere mediante interventi mirati al miglioramento delle relazioni pedonali oltre che dell’accessibilità veicolare, presenza di uffici pubblici quali gli uffici giudiziari gli uffici provinciali ed uffici comunali oltre a servizi privati complementari, il completamento del polo di servizi pubblici nella zona di S.Cataldo con trasferimento degli Uffici Finanziari dello Stato ed altre sedi pubbliche nell’area antistante il polo di ricerca CNR, il definitivo trasferimento dell’intera sanità pubblica nell’area ospedaliera di Cisanello, la stabilizzazione ed implementazione del piano delle sedi universitarie nei poli individuati, il trasferimento ad Ospedaletto delle funzioni di servizio con caratteristiche non urbane, dello Stadio, delle sedi delle Forze armate, lo sviluppo di un’area attrezzata per fiere e manifestazioni varie.

Gli interventi per il centro storico si basano sulla dismissione di servizi pubblici, difesa delle condizioni di permanenza della residenza ordinaria, sviluppo dell’offerta turistica sia in termini di attrezzature che di beni artistici e museali, riqualificazione dello spazio urbano. Oltre a questo, il Piano Strutturale e il Regolamento Urbanistico incentivano la realizzazione di strutture ricettive ordinarie, alberghi, e specialistiche per studenti e per anziani in maniera diffusa piuttosto che concentrata, la diffusione nei quartieri delle attrezzature sportive e di luoghi di socializzazione, le piazze, lo sviluppo della Cantieristica e delle attrezzature complementari, la riconversione delle strutture industriali esistenti nel comparto compreso tra la SS. Aurelia ed il canale dei Navicelli, la realizzazione di parchi urbani nelle diverse realtà periferiche, la messa in sicurezza idraulica dell’insediamento urbano.

Questi in breve sintesi gli intenti del Piano Regolatore Generale di Pisa. Vediamo adesso qual’è il quadro di sviluppo della parte est della città e specificatamente dell’area di Cisanello, sempre in base alle indicazioni del Piano Strutturale e del Regolamento Urbanistico.

La periferia orientale della città si compone sostanzialmente di due grandi ambiti: il primo ambito, più in prossimità del centro storico e sviluppatasi principalmente nel dopoguerra prima dell’adozione del Piano Regolatore Dodi-Piccinato, presenta una struttura urbana ormai compiuta, con qualche eccezione locale, e quindi modesti margini di modificabilità; il

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previsioni di trasformazione.

Il secondo ambito è il risultato della gestione di basso profilo operata del piano Dodi-Piccinato, di cui costituiva la principale scelta urbanistica. In particolare, la gestione degli anni ‘70-’80 ha prodotto grappoli di insediameti residenziali ad alta densità e bassa qualità non solo insediativi – scarsità di attrezzature, di parcheggi, di verde significativo – ma anche edilizia collocati liberamente su un territorio che della matrice rurale storica portava segni importanti. Solo in tempi più recenti all’edilizia abitativa si sono aggiunti servizi scolastici o di altra natura, anche di interesse urbano – grande distribuzione, sedi Aci, Pubblica Assistenza, uffici – che si sono in particolare concentrati nell’insediamento direzionale- commerciale lungo via Cisanello. La forma d’insieme appare dunque in larga parte compromessa, così come la funzionalità della porzione urbana, che soffre soprattutto la lacerazione inflitta da una viabilità con caratteristiche extraurbane, gravata da volumi intensi di traffico, che l’attraversa centralmente.

L’ambito di Cisanello è interessato da due importanti previsioni di trasformazione a livello urbano: quella relativa al completamento della realizzazione del nuovo ospedale policlinico, ad ovest della viabilità che accede dal ponte alle Bocchette, e quella relativa alla creazione, nelle aree centrali, di una concentrazione di servizi urbani e di un parco centrale.

La prima trasformazione è collegata alla dismissione dalla funzione sanitaria del complesso di Santa Chiara, adiacente la piazza del Duomo, di cui costituisce la necessaria premessa. La seconda area di trasformazione, centrale, comprende il comparto a nord della via di Cisanello, fino alla chiesa della Sacra Famiglia.

L’obbiettivo del Piano Strutturale e del Regolamento Urbanistico è quello pianificare una trasformazione finalizzata alla realizzazione di un cuore di servizi pubblici e privati, con ampia dotazione di parcheggi e spazi verdi che possa assurgere, per qualità delle funzioni e degli spazi, a secondo centro urbano capace di vivificare l’intera periferia orientale.

Per raggiungere tali risultati lo schema progettuale pensato nel Piano Regolatore parte dalla riconsiderazione dei rapporti della viabilità principale con il quartiere, assumendo un primo principale obbiettivo nella riduzione del suo effetto di barriera e divisione del quartiere in comparti non comunicanti se non in termini veicolari, viste sia le caratteristiche fisiche, dimensionali e di finitura dell’infrastruttura, che il suo ruolo funzionale e quindi i forti volumi di traffico supportati.

Per ottenere il ripristino delle connessioni a livello terreno è prevista la creazione di una tratta interrata della strada centrale – via Cisanello – e la realizzazione di una copertura artificiale

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per la connessione principalmente pedonale con il nuovo Parco Centrale previsto nell’area agricola interclusa sul lato settentrionale della via medesima. Nell’area viene prevista anche la localizzazione di una struttura di servizio pubblico, in prima istanza il Palazzo di Giustizia. Nella parte nord del quartiere, che vede una minore densità edilizia, è previsto il posizionamento del complesso dei servizi pubblici e privati che connoterà il centro urbano, comprensivo di funzioni quali gli Uffici Giudiziari, la sede della Provincia, uffici comunali. Sull’asse del percorso pedonale, che superando la via di Cisanello metterà in relazione i servizi già presenti sul suo lato meridionale, centro commerciale e sede provinciale ACI, con la zona della chiesa della Sacra Famiglia, si viene a disporre anche la previsione di strada pedonale con servizi commerciali e pubblici di via Frascani, che rappresenta la parte di livello ed interesse locale, interno al quartiere, della trasformazione. La conclusione a nord dell’asse pedonale è costituita dall’area a verde sportivo confinante con il comune di San Giuliano Terme.

Ulteriori più modeste aree di trasformazione interessano il comparto posto a sud della viabilità centrale, che presenta un tessuto ormai più fittamente edificato ed assestato, fatto oggetto di recenti varianti urbanistiche e quindi minori margini di libertà di intervento.

A sud del quartiere si prevede la realizzazione della parte settentrionale del parco fluviale, la cui concreta definizione e realizzazione è subordinata al chiarimento del ruolo che possono avere la attuali aree golenali ai fini della regimazione idraulica del fiume Arno.

Nella porzione est del quartiere è prevista un’area di trasformazione, destinata ad attenuare il carattere troppo omogeneamente residenziale della zona e ad offrire servizi privati, in particolare ricettivi, di supporto allo sviluppo dell’adiacente polo ospedaliero. Importante è la conservazione delle strutture insediative preurbane che in questa zona avevano caratteristiche di ville suburbane e ville-fattorie, garantendone anche, per quanto ancora possibile, un rapporto corretto con il contesto.

La pianificazione specifica dell’area di interesse viene fatta nella Scheda Norma n.7.5 del regolamento urbanistico denominata Parco Centrale di Cisanello. La zona ha una superficie molto grande, 118800 mq, per la quale sono specificate le percentuali da destinare ai vari usi, che sono riassunte nella tabella che segue.

È da sottolineare come il primo obbiettivo del Regolamento, come intuibile dal nome stesso della scheda, sia quello di dotare l’area di un’ampia zona verde tanto da destinargli la metà della superficie e di prevedere l’interramento di parte di via Cisanello per meglio connetterla con il quartiere. Ben evidente la volontà di dotare la zona di un gran numero di parcheggi

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le deficienze di sosta gia oggi presenti.

Per le superfici destinate ai servizi la scheda norma prevede la realizzazione del solo Palazzo di Giustizia più due edifici più piccoli a carattere commerciale-terziario.

La scelta di spostare nell’area di intervento, oltre al Palazzo di Giustizia anche il Palazzo della Provincia e gli uffici comunali, inevitabilmente comporta un aumento della superficie del lotto destinata alla nuovi edifici, riducendo inevitabilmente quella destinata a parco pubblico, pensata contrariamente come la prima finalità per l’area. La conferma di questa valutazione viene proprio dal bando di concorso dove, in merito all’analisi dei vincoli e delle indicazioni del Regolamento Urbanistico, si legge:

“La scheda 7.5 dedicata dal R.U. al “Parco Centrale” introduce una previsione dimensionale ed architettonica che non tiene conto delle esatte esigenze della Provincia; tale assetto verrà opportunamente modificato sulla base dei risultati del presente concorso.”

Dal punto di vista Urbanistico, all’eccesso di densità edilizia nel quartiere, si aggiunge un’altra conseguenza che coinvolge tutto il territorio comunale: l’allontanamento di importanti nuclei vitali dal centro storico. Allo spostamento degli edifici sopraccitati seguirà in primo luogo la chiusura dell’ospedale S. Chiara, che verrà inglobato nelle nuove strutture ospedaliere di Cisanello. Oltre ad esso gli uffici centrali del C.N.R. si sposteranno nella zona di San Cataldo ad est della città ampliando la già esistente cittadella del C.N.R., e nella stessa zona, nonostante l’area sia urbanisticamente satura ed affetta da problemi di natura circolatoria, si sposteranno gli uffici locali del ministero dell’Economia, la sede amministrativa dell’Azienda Regionale, nonché la sede della Guardia di Finanza e relativa Caserma.

Servizi

pubblici % Servizi privati % Viabilità % Parcheggi pubblici % Pubblico Verde % mq. 25200 86 mq. 4000 14 mq. 8000 9 mq. 36500 41 mq. 45100 50

Totale Area a servizi:

mq. 29200 25 Totale aree pubbliche: mq. 89600 75

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Diviene quindi obbligatorio, prima di passare ad una analisi specifica dell’inserimento urbanistico dei nuovi nuclei nell’area di interesse, osservare anche lo scenario di sviluppo del centro storico della città.

2.3.1 Analisi delle prospettive di sviluppo della città e del centro storico di Pisa e proposte alternative alla dislocazione degli Enti Pubblici.

La conservazione e la riqualificazione del centro storico di Pisa sono obbiettivi prioritari dell’azione del tecnico urbanista come del politico amministratore, in quanto esso è il luogo in cui si concentra in larga misura il patrimonio dei valori storico, architettonico e culturale che determinano l’identità cittadina ed il conseguente senso di appartenenza alla comunità sociale. Esso si è storicamente connotato come luogo dell’abitare e luogo dei servizi di eccellenza ed oggi inoltre costituisce un’importante risorsa economica riferita al turismo d’arte.

Per garantire la sopravvivenza del centro è importante adottare una politica di pianificazione urbana intenta a mantenere nel centro stesso tutte quelle funzioni che ne costituiscono la linfa vitale, e contemporaneamente permettere a tale area storica di adeguarsi alle mutate esigenze della cittadinanza.

Tra tutte le funzioni del centro storico la prima, da considerare essenziale e da salvaguardare, è la residenza ed in particolare la residenza stabile ordinaria, delle famiglie. Essa garantisce infatti lo sviluppo ed il mantenimento nel tempo di un rapporto di appartenenza affettiva che costituisce la premessa necessaria di un rapporto di cura e rispetto dei luoghi da parte dei cittadini che tendono così a divenirne i custodi. Lo scendere della quota dei residenti stabili al di sotto di una certa soglia critica va considerato come un vero pericolo perché viene meno la naturale azione di presidio da essi svolta, il che consente lo sviluppo di modalità di utilizzo del centro storico o meramente mercantili o sregolate, che a loro volta in un circolo vizioso creano condizioni di difficoltà alla vita dei residenti superstiti, inducendoli all’abbandono del centro. L’abbandono del centro verso la periferia o, come accaduto negli anni recenti, verso i comuni limitrofi a sua volta è alla base del forte incremento del pendolarismo che mette in crisi il sistema viario urbano e di relazione col territorio.

In particolare è necessario contrastare la tendenza a ridurre il centro storico ad una città diurna dei servizi pubblici occupata da moltitudini di city-users e stagionalmente di turisti (oltretutto fortemente concentrati nello spazio) e ad una città notturna dei divertimenti.

Il Piano Strutturale e il Regolamento Urbanistico del Comune di Pisa condividono l’impostazione per la quale è necessario tornare ad aumentare il numero di residenti in centro

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riconversione, e al conseguente aumento di capacità ricettiva residenziale generata dalla riconversione stessa. Nel Regolamento Urbanistico si legge:

“[…] A livello di pianificazione generale, appare urgente recuperare nuovi spazi per la residenza, come indicato dal Piano strutturale, mediante il trasferimento di funzioni di servizio individuate come incompatibili, come le presenze militari, gli uffici giudiziari e finanziari, in attesa di poter finalmente contare sulla grande area di Santa Chiara liberata dalle funzioni sanitarie. Lo stesso comune, che attualmente presenta una distribuzione non certo razionale di uffici in un certo numero di edifici di varia epoca e tipologia originaria, intende contribuire a ridimensionare il ruolo di centro dei servizi pubblici mediante la realizzazione di una nuova sede in Cisanello, […] lasciando nei palazzi storici Gambacorti e Pretorio le sedi istituzionali tradizionali.”

Tale tipo di impostazione è difficilmente condivisibile in quanto i dipendenti di tali attività pubbliche non saranno stimolati a risiedere in centro perché lontani dal posto di lavoro, e il resto della cittadinanza non percepirà più la possibilità di stabilirsi nell’area storica come un vantaggio per accedere più velocemente ai servizi pubblici.

Al trasferimento di molti uffici pubblici nelle periferie e in particolare nel quartiere di Cisanello è inoltre lecito ritenere che faccia naturalmente seguito il trasferimento di una quota importante del sistema degli studi professionali, attività artigianali e commerciali private di supporto, il che, se da un lato può aumentare il numero e la dimensione degli spazi che si renderanno liberi, dall’altro darà luogo alla mancanza di quei servizi privati essenziali per la residenza stessa. La scomparsa dei piccoli negozi di quartiere farà mancare quel minimo di servizi essenziali per la vita di un quartiere in particolare per un’area centrale per sua natura isolata dal contesto urbano, con conseguente istintivo allontanamento di residenti.

La crisi delle attività commerciali tradizionali nel centro è oggettiva e fortemente legata alla ristrutturazione in atto nel settore, in particolare per lo sviluppo di centri commerciali nelle aree periferiche della città.

Il settore per sopravvivere ha necessità di specializzarsi a livello di qualità del prodotto offerto e contemporaneamente deve diventate servizio essenziale per le attività che si svolgono nel centro storico ed integrarsi nell’economia turistica ed universitaria. Sulla base di queste considerazioni è da stigmatizzare l’intento del Regolamento Urbanistico di allontanare il mercato bisettimanale dalla sua sede attuale all’interno della cerchia muraria, perché, si legge:

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“[…]sia per motivi di incompatibilità con le sedi universitarie (sicurezza) che a causa dei danni che infligge ai lastricati storici e che quindi si provvede […] alla sua rilocalizzazione.”

In base all’attuale pianificazione urbanistica l’attività principale del centro storico pisano diverrà quella universitaria con conseguente crescita della popolazione studentesca. La condizione abitativa degli studenti è normalmente dequalificata: essi sono spesso utenti di alloggi degradati i cui prezzi sono tenuti alti dal forte livello di domanda. In quest’ottica l’immissione di nuova offerta competitiva può apparire come uno strumento per la ristrutturazione dei vecchi alloggi stimolando un recupero diffuso, per una ovvia legge di mercato.

La tipologia delle abitazioni in centro varia da unità di modestissima dimensione, con problemi igienico-sanitari, ad unità vastissime che non si riesce più ad utilizzare, le cosiddette

Dimore Gentilizie, passando per una gamma intermedia, fortunatamente estesa, di abitazioni

che non solo conservano in pieno la loro attualità , per dimensioni e taglio interno, ma ad essa associano pregi architettonici e decorativi impensabili nelle case di recente costruzione. Nel caso delle grandi dimore gentilizie emerge una contraddizione, da valutare e risolvere caso per caso, tra esigenza della conservazione fisica del bene storico-architettonico e mantenimento della funzione abitativa.

Mantenere la funzione abitativa dei palazzi nobiliari significa oggi infatti consentirne il frazionamento e la riduzione in appartamenti di taglio commerciabile, con conseguenti trasformazioni del sistema distributivo, inserimento di nuovi gruppi cucina e bagno, di impianti tecnologici. Significa inoltre reperimento di spazi per la sosta delle auto, il che è possibile solo in parte con il riuso di locali esistenti al piano terra e che rischia di coinvolgere e sconvolgere i cortili ed i giardini connessi ai palazzi stessi.

Indubbiamente più leggero e naturale sarebbe l’adattamento di questi edifici a sedi di uffici di rappresentanza pubblici o privati, a bassa intensità d’utilizzazione, in contrasto con il principio di dismissione e dislocazione dei servizi e in accoglimento della richiesta di maggiori spazi da parte di enti e Amministrazioni pubbliche .

Un argomento affrontato dal Regolamento Urbanistico per il quale si può condividere l’impostazione è quello del recupero delle “corti” interne degli isolati edificati a perimetro per la mitigazione dell’inquinamento acustico e atmosferico e per il miglioramento della qualità della vita negli alloggi.

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particolare di quelle sonore. A parità di intensità della sorgente la morfologia stradale murata, per lo più a sezione ristretta, determina effetti di amplificazione rispetto a quanto accade nei contesti urbani recenti caratterizzati da una edificazione discontinua con spazi aperti o addirittura dotati di alberature di alto fusto a chioma folta. Analogamente l’inquinamento atmosferico prodotto dalle auto e motoveicoli può produrre condizioni di invivibilità nelle strade a sezione ristretta e difficile ricambio d’aria. La risposta a questa maggiore vulnerabilità del centro storico agli inquinamenti acustico ed atmosferico non può allora che essere quella di un maggiore contenimento degli stessi. L’inquinamento acustico è principalmente generato dai motori a scoppio di autoveicoli, moto e ciclomotori e dalle lavorazioni artigianali. Nelle zone pedonalizzate possono inoltre assumere rilevanza le emissioni sonore umane, in particolare le produzioni musicali amplificate.

Gli effetti degli inquinamenti acustico ed atmosferico sulla qualità dell’abitare in centro possono infatti essere fortemente ridotti, a parità di emissione, dalla disponibilità, nell’abitazione, di ambienti affacciati su fronti interni agli isolati, opposti ai fronti-strada. La tipologia dell’isolato edificato a perimetro, infatti, se con la strada-corridoio amplifica gli effetti sui fronti strada, li abbatte fortemente sugli interni degli isolati.

Se tali interni hanno mantenuto la natura originaria di aree verdi private, e gli appartamenti sono “passanti”, cioè sono dotati di vani che affacciano sui due lati, si realizza una buona compensazione nella qualità dei due affacciamenti, ovviamente con tutte le specifiche locali legate all’orientamento, alle condizioni di luce, ecc.

Se, viceversa tali interni sono stati trasformati e ridotti a cortili-parcheggi o sedi di attività economiche rumorose, o addirittura edificati, si determinano due rapporti critici alloggio-ambiente (alloggio-strada e alloggio-interno).

Fondamentale è quindi il ripristino degli assetti verdi interni agli isolati, che può essere gestito con due diverse modalità: la creazione di verde pubblico oppure di verde condominiale, di competenza finanziaria privata, più facilitata per ragioni economiche ma anche per la natura storicamente privata di tali spazi.

La dotazione di un verde anche solo condominiale in adiacenza delle abitazioni può costituire un elemento di forte attrazione che si va a sommare ad una serie di vantaggi di posizione offerti dal centro storico che derivano dalla centralità, ovvero la vicinanza, a distanza pedonale, di tutta la gamma dei servizi possibili: commerciali, amministrativi (non più dislocati), culturali.

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Il rilancio del centro storico di Pisa non può fermarsi ad un’analisi degli interventi prettamente urbanistici senza coinvolgere quello che è il vero tallone d’Achille di tutti i quartieri storici centrali delle città italiane: la mobilità. Il fenomeno, complesso e articolato, può essere scisso in due grandi tronconi: il pendolarismo e la sosta.

I principi di intervento nei centri storici al fine di permettere l’accesso, la sosta e la delimitazione di vere isole pedonali sono stati bene illustrati nella prima parte; inutile quindi ripeterli. Vediamo come possono essere applicati nello specifico della realtà pisana.

L’abitante del centro che abbia anche in tale area la sede di lavoro o di studio ha un bisogno estremamente saltuario di impiego dei mezzi di trasporto privati. L’automobile privata, da usare nei week-end o per ragioni comunque non sistematiche, tende quindi ad essere lasciata parcheggiata lungo le strade e nelle piazze, salvo i pochi casi di soggetti dotati di garage individuale. Viceversa quando l’abitante del centro ha la sede del lavoro esternamente e deve ricorrere al mezzo di trasporto individuale, questo è soggetto a movimentazione quotidiana e quindi al rientro dagli spostamenti assume rilevanza la disponibilità dello spazio per la sosta. Analogamente i residenti delle periferie che si recano abitualmente in centro per lavoro o studio devono avere la possibilità di parcheggiare senza però creare disagi ai residenti o alla mobilità stessa e senza ingombrare strade o piazze.

L’ipotesi di consentire la realizzazione di garages interrati nelle pertinenze private dei condomini appare perseguibile solo se tali pertinenze non siano giardini storici e che sussistano sufficienti garanzie di non impattare in importanti substrati archeologici. In ogni caso nelle pertinenze private ordinarie potranno essere risolti i problemi di sosta solo degli appartamenti del singolo condominio o poco di più; purtroppo però i costi elevati disincentivano tali opere. Occorre dunque ricorrere anche ad altre soluzioni.

In riferimento a i casi descritti appare come obbiettivo da perseguire la realizzazione di grandi parcheggi collettivi per residenti e non, ben collegati con la viabilità esterna, a distanza pedonale dalle abitazioni e dai luoghi di lavoro, che consentirebbero, in prospettiva, di andare ad una progressiva eliminazione dei parcheggi di superficie anche per i residenti e gli autorizzati in genere, rivalutando quindi al massimo le qualità dello spazio pubblico del centro storico e permettendo la nascita di tante isole pedonali definitivamente libere dalle auto ma non prive di possibilità di accesso. Tali parcheggi devono caratterizzarsi da elevata capienza, dell’ordine di migliaia di stalli, per far fronte all’elevata domanda di posti auto e per avere un ritorno economico tale da ammortizzare i costi di costruzione: sarebbe auspicabile individuare in centro storico spazi adeguati che non rappresentino una configurazione storica ma che, al contrario, si prestano ad interventi di trasformazione fisica, utilizzabili per l’erigersi di

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edifici storici. Può essere seguita anche la strada della realizzazione di garages multipiano sotterranei, anche se più problematica per costi, difficoltà tecniche, problemi archeologici. Il recupero delle aree del centro storico e il miglioramento della qualità urbana bene si sposano anche con l’altra risorsa primaria della città, cioè la conservazione, il restauro e la riqualificazione degli edifici e degli spazi storici in termini coordinati e qualificati per lo sviluppo e l’incentivazione del turismo d’arte. La messa a disposizione della visita turistica di un’offerta quantitativamente e qualitativamente più ricca implica adeguati interventi di protezione degli itinerari turistici rispetto a fattori di disturbo come il traffico motorizzato, e ciò concorda con l’individuazione di spazi pubblici da proteggere pedonalmente e da riqualificare.

Naturalmente in questo contesto non possiamo però non valutare che molte sedi di enti o amministrazioni sono inadeguate alle mutate esigenze delle stesse, e che spesso si rivelano difficili da adeguare funzionalmente. Laddove è oggettivamente necessario si può quindi provvedere a individuare delle zone periferiche dove dislocare tali attività, finalizzando tale spostamento anche alla riqualificazione urbana di zone degradate della periferia. Esiste però una alternativa tecnica a tali spostamenti: oggi è possibile scindere le Amministrazioni Pubbliche, o gli Enti, in varie parti, definibili Aree Settoriali, indipendenti o quasi tra loro, legate esclusivamente alla direzione generale o politica dell’Amministrazione stessa; è quindi possibile dividere la sede in più edifici, ognuno di dimensione adeguata all’area settoriale che ospita, e collegare ogni singolo settore mediante una rete informatica adibita alla trasmissione e alla condivisione dei dati e per lo sviluppo delle attività collegiali. Si creerebbe di fatto un sistema funzionale in cui il collegamento tra le varie anime dell’ente non è di tipo fisico ma bensì, per definirlo in termini moderni, virtuale. Tutto questo finalizzato non solo all’interesse degli Enti ma anche al recupero di grandi volumetrie presenti in centro altrimenti difficilmente adattabili alla residenza, per le motivazioni sopra descritte.

Ciò che preme sottolineare è il paradosso per il quale, preso atto in centro storico della difficoltà di mobilità che genera inquinamento acustico e atmosferico peggiorando la qualità della vita e sottraendo spazi di socializzazione (strade e piazze), invece di andare a investire per mettere in opera delle soluzioni strutturali per migliorare la mobilità e la sosta, si preferisce utilizzare ingenti risorse finanziarie (totalmente pubbliche) per spostare in periferia le sedi di Enti e Amministrazioni Pubbliche, impoverendo sempre più il centro storico stesso e lasciandovi elevati volumi difficilmente recuperabili. Lo stesso Regolamento urbanistico dimostra i limiti di una impostazione basata sullo spostamento in periferia di Enti pubblici e

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sul successivo recupero delle sedi; esemplificativo infatti che ancora ad oggi non esista un progetto organico di recupero dell’ospedale Santa Chiara ma viene indicato solo una non ben definita molteplicità generica di attività (ricettiva-turistica, residenziale, commerciale, ecc) senza presentare progetti precisi ne tempistiche certe.

Gli elementi per il recupero del centro storico di Pisa, e quindi per la valutazione dello sviluppo della periferia, infine, possono essere sintetizzati come segue:

• realizzazione di ampi parcheggi (anche multipiano) con capienza di migliaia di autovetture per soddisfare la domanda di sosta di utenti e residenti ben collegati con la viabilità esistente; e conseguente eliminazione degli stalli on-street e nelle piazze e realizzazione di vere isole pedonali;

• rivalutazione delle attività pubbliche e pianificazione delle sedi a loro assegnate, utilizzando quegli edifici e quei volumi del centro storico difficilmente destinabili ad altri fini, sfruttando le potenzialità della comunicazione informatica;

• incentivazione delle attività commerciali e del classico mercato bisettimanale anche mediante sgravi fiscali e potenziamento della mobilità;

• interventi pubblici per la qualificazione di strade e piazze e per il recupero delle aree di socializzazione e degli edifici realizzati nel secondo dopoguerra che non rispettano il contesto architettonico del centro storico;

• pianificazione dettagliata dei progetti di sviluppo dei “microcosmi” presenti in centro (aree militari, ex zone industriali, ecc).

Una volta definite le priorità per il recupero del centro storico e per restituire ad esso una dimensione a “misura d’uomo e delle sue attività”, si può andare a impostare l’analisi della periferia e a programmare gli interventi urbanistici che la riguardano.

Quando si pianifica lo sviluppo di un quartiere come quello di Cisanello è necessario evitare di ripetere gli errori fatti nel passato; principalmente bisogna evitare di creare luoghi con eccessiva densità di popolazione e contemporaneamente bisogna assicurare che le aree presentino adeguati spazi per la mobilità e principalmente per i parcheggi, sia pubblici che privati. Meglio ancora sarebbe realizzare precedentemente una rete viaria adeguata ai futuri sviluppi urbanistici, e attorno ad essa pianificare la trasformazione edilizia. La tendenza di andare a realizzare quartieri con bassa densità di popolazione, ovvero distribuire la residenza e le attività in modo molto sparso sul territorio può portare però a conseguenze negative. Principalmente, a causa dell’aumento delle distanze si instaura la perdita di legami sociali tra gli abitanti della stessa zona, il venire meno al principio di “quartiere” come nucleo di persone

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appartenenza ad una comunità.

Lo sviluppo delle aree periferiche deve quindi basarsi sul principio di garantire l’instaurarsi delle naturali attività sociali tra gli abitanti, permettendo il giusto equilibrio tra densità di popolazione, servizi pubblici e privati, spazi di mobilità e di socializzazione.

A questo punto è necessario un ripensamento dell’inserimento dei nuovi edifici nell’area di progetto per due fondamentali motivi:

• evitare di togliere al centro storico poli pubblici fortemente attrattivi;

• garantire il giusto proporzionamento nello sviluppo dell’area, lasciando adeguati spazi per la mobilità, i parcheggi, e principalmente per il parco centrale.

Per ottenere ciò è necessario rivalutare, anche in base all’analisi dei progetti partecipanti al concorso, l’impatto urbanistico dei nuovi edifici sul quartiere e eventualmente ammettere la possibilità di limitare il numero dei nuovi edifici.

2.4 Analisi specifica dei progetti.

Si passa adesso ad una valutazione sintetica del progetto vincitore del concorso e degli altri progetti sopra illustrati, prendendo in considerazione i seguenti punti:

• risultato dell’inserimento urbanistico, valutazione della funzionalità degli spazi, analisi delle risposte in termine di mobilità e parcheggi;

• valutazione morfologica e tecnologica, con particolare attenzione alla funzionalità degli spazi e agli aspetti termofisici e di risparmio energetico;

• aspetto strutturale e stima delle potenzialità di sismoresistenza.

In base a questi parametri verranno analizzati quindi le caratteristiche dell’area di interesse, i risultati dei progetti e, eventualmente, verranno proposte delle alternative.

2.4.1 L’inserimento urbanistico e gli aspetti di mobilità.

Con riferimento alla planimetria generale dell’intervento nell’immagine 2.03 possiamo notare che l’intento di realizzare un grande parco centrale quale luogo identificativo del quartiere e di connessione tra le varie anime che lo compongono è venuta meno a causa della presenza

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dei tre edifici che, con la loro elevata superficie in pianta tolgono spazio alle aree verdi; inoltre il loro posizionamento nel lotto impedisce la delimitazione di un’unica area con caratteristiche di parco – dimensione adeguate alle esigenze della zona, eccellente distinguibilità tra i fruitori del quartiere, morfologia di barriera verde tra gli edifici, spazi adeguati per le funzioni ludico-sociali – ma restituisce, invece, un insieme di spazi accessori agli edifici stessi. Dalla visione dell’immagine 2.13 che segue, sulla delimitazione degli spazi verdi, è facile rendersi conto di tali caratteristiche;

Immagine 2.13: distribuzione delle aree verdi nel lotto.

Osservando la figura si può notare infatti che le aree destinate a giardino non sono un unicum tale da formare un parco ma bensì ognuna è un satellite del rispettivo edificio. Inoltre sono considerati spazi verdi anche le zone destinate a parcheggio di superficie, i quali, anche se realizzati con alberature e pavimentazioni drenanti che lasciano filtrare oltre all’acqua anche l’erba, per la loro destinazione d’uso non possono essere considerati come elementi di un parco pubblico.

Analizzando poi lo spazio antistante il Palazzo della Provincia (immagini 2.04 e 2.14) è possibile notare che tale area non è lasciata a verde ma è fortemente lastricata per realizzare i necessari percorsi pedonali, riducendo ulteriormente le aree destinate a giardino; risulta evidente l’impossibilità di utilizzare tali ambiti per la funzione di parco pubblico, ad esempio con spazi per la lettura, lo sport, giochi per bambini, ecc.

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Immagine 2.14: geometria dello spazio antistante la Sede della Provincia.

Per quanto riguarda la connessione tra la zona a nord e quella a sud di via Cisanello è da sottolineare che la scelta di realizzare dei collegamenti puntuali mediante delle passerelle pedonali risulta poco pratica ed inoltre, principalmente, non attenua l’effetto barriera causato dalla strada stessa, anzi forse lo accentua; probabilmente era più auspicabile seguire le indicazioni del Regolamento Urbanistico e mandare in sottopasso un tratto di via Cisanello stesso, prolungare il parco pubblico fin’oltre il confine della strada per creare un collegamento ciclo-pedonale più agevole e contemporaneamente limitare l’invadenza della strada e l’inquinamento acustico, anche in previsione della quiete necessaria alle nuove attività lavorative della zona.

Continuando l’analisi dell’assetto dell’area, soffermiamoci sull’aspetto della mobilità e dei parcheggi. Per ciò che concerne l’accesso all’area non è previsto nessuna modifica rispetto all’esistente, ne in termini di nuove strade ne di nuove intersezioni, se escludiamo naturalmente i punti di accesso-uscita dal lotto. Questo da un certo punto di vista può essere positivo in quanto il quartiere è servito da un numero eccessivo di strade e conseguenti intersezioni, derivate dall’antica rete viaria agricola della zona adeguata in tempi recenti alle

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mutate dimensioni veicolari. La progettazione del nuovo assetto dell’area poteva comunque essere l’occasione per rivedere almeno l’assetto viario delle strade che delimitano il lotto, per dotarle di una geometria più adeguata alla sicurezza pedonale e per limitare l’eccessivo numero delle intersezioni.

Più importante è la valutazione della dotazione di parcheggi; cerchiamo di stimare in modo rapido ma sufficientemente valido quale deve essere la dotazione di posti auto per un edificio come quello della Provincia, basandoci sul numero di dipendenti e sulla potenzialità del trasporto pubblico. Come sarà meglio specificato in seguito, nel nuovo edificio saranno presenti 451 dipendenti, con orario di lavoro compreso all’incirca tra le otto del mattino e le diciassette del pomeriggio e presenze di turnazioni poco significative ai fini della stima del numero dei posti auto necessari. Soffermandoci sulle potenzialità del trasporto pubblico, secondo i dati di un censimento del ’91, per i movimenti interni al comune il 13% dei pendolari utilizza il trasporto pubblico, mentre tra coloro che optano per il trasporto privato è alta, ma solo nelle stagioni più calde e meno piovose, la percentuale di chi usa i mezzi a due ruote, bici e moto (30%). Tra i mezzi pubblici il più utilizzato è il treno che viene utilizzato dal 46% dei pendolari che arrivano dai comuni limitrofi (Lucca, Livorno, San Giuliano, ecc.), ma la maggior parte di essi sono studenti. La percentuale di coloro che utilizzano i mezzi pubblici per movimenti interni al comune aumenta fino al 30% quando ci si muove da e verso il centro storico.

In base a questi dati, che possono essere ritenuti validi ancora oggi per l’assenza di modifiche strutturali al sistema di trasporto pubblico, data l’ubicazione periferica dell’area di intervento e la sua lontananza dalla stazione ferroviaria, si può assumere la percentuale dei dipendenti della provincia che utilizzerà il mezzo pubblico per recarsi a lavoro pari al 10%, ovvero il novanta per cento dei dipendenti tenderà a utilizzare il mezzo privato, che nei periodi invernali coincide con l’automobile. Il numero di posti auto strettamente necessari per i dipendenti diviene:

451 * 0.90 = 406

A questo numero di stalli sarebbe necessario aggiungere quelli relativi all’utenza, che per ora non vengono conteggiati.

Il progetto della nuova sede provinciale prevede un parcheggio interrato ed uno fuori terra; quello interrato ospita 220 posti auto e quello esterno circa 100 posti, per un totale di 320 stalli di sosta disponibili: risulta ovvio che tale dotazione di posti auto non è sufficiente

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gli utenti che lasciano l’auto in sosta per maggior tempo.

Immagine 2.15: parcheggio interrato della sede della Provincia.

Anche gli altri edifici presenti nella zona hanno potenzialità di posti auto paragonabili, sono cioè dotate di un parcheggio interrato e di uno di servizio con circa, in totale, lo stesso numero di stalli, il che fa presupporre anche per essi una offerta di posti inferiore alla domanda. Conseguentemente a ciò nasceranno delle difficoltà di parcheggio che verranno sanate utilizzando gli stalli on-street, in particolare lungo via Bargagna, con conseguente nascita di punti di conflitto con il traffico veicolare e sottrazione di spazi per la mobilità pedonale e ciclabile e per la realizzazione di zone inerbite e alberate a corredo alle sedi stradali.

In base a quanto detto fino ad adesso i difetti principali del progetto, dal punto di vista urbanistico e della mobilità, sono la mancanza della definizione di un’ampia area destinata a parco pubblico che qualifichi il quartiere e l’assenza di un adeguata offerta di sosta.

Anche gli altri progetti finalisti presentano le stesse problematiche; alcuni tra essi cercano di definire meglio lo spazio destinato a parco pubblico, a scapito però dello spazio dedicato ai parcheggi.

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2.16.1: Progetto CARLO OSTORERO 2.16.2: Progetto MAJO.

Immagine 2.16: planimetrie schematiche dei progetti CARLO OSTORERO e MAJO.

I progetti che lasciano maggior spazio al parco pubblico e danno ad esso una forma adeguata a tale tipo di destinazione sono principalmente due: i progetti “Carlo Ostorero” e “Majo”. Il primo, “Michael Hopkins and patners – Carlo Ostorero”, prevede lo sviluppo degli edifici lungo il perimetro del lotto in modo da lasciare all’interno un’ampia striscia destinata a verde pubblico; tale soluzione permette la realizzazione di un ampio parco quale elemento di connessione tra i vari edifici, ma questi, distribuiti a perimetro, rendono difficile la connessione dell’area verde con il contesto urbano; questo progetto prevede 300 posti auto per la sede della provincia ma comunque lascia libera un’ampia “lingua” a nord, isolata dal resto del lotto dal prolungamento di via Bargagna, che è possibile destinare a parcheggio. Il progetto “Majo” è il secondo a destinare molto spazio al verde pubblico, concentrando i nuovi edifici nella parte ovest del lotto; questa scelta permette lo sviluppo di un’ampia zona verde ben distinguibile dalle tre strade principali che convergono nella grande rotatoria di via Cisanello; il progetto cade però in difetto perché prevede un solo parcheggio di appena 200 posti auto a servizio della Provincia.

Da questa analisi dei progetti si perviene alla conclusione che la scelta di inserire nell’area di intervento gli edifici della sede della Provincia, del Palazzo di Giustizia e gli uffici comunali, male si sposa con la necessita di dotare l’area di un ampio parco pubblico e dei necessari spazi per la mobilità e per i parcheggi. Questa valutazione bene si unisce alla critica fatta nei paragrafi precedenti sulla dislocazione di Enti Pubblici dal centro storico.

Sintetizzando, quindi, da un punto di vista urbanistico la scelta di spostare in periferia tutti e tre gli edifici non risulta funzionale allo scopo di rivitalizzare il centro storico ed inoltre l’area scelta per l’ubicazione delle nuove sedi risulta inadeguata sia per la realizzazione del parco

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riassetto della mobilità.

2.4.2 Analisi morfologica, funzionale e tecnologica.

Facciamo adesso alcune valutazioni sugli aspetti architettonici del progetto vincitore; quest’ultimo ha un forma ad “L stirata”, con un angolo maggiore di 90 gradi.

Immagine 2.17: Sede Provinciale, pianta piano terzo.

Si sviluppa su quattro piani più l’interrato. Il piano terra (immagine 2.05) è diverso dai tre sovrastanti (immagine 2.17), estendendosi su una superficie più ampia; al piano terra e al piano primo sono lasciati spazi per l’individuazione delle gallerie d’accesso collegate con i percorsi pedonali esterni.

Dal punto di vista funzionale, tranne adeguamenti legati a particolarità di destinazione, l’edificio si sviluppa con un modulo base che si ripete in linea, come specificato nell’immagine seguente;

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Immagine 2.18: modulo base ambiente dell’edificio.

La scelta di utilizzare il modello “edificio in linea” è sicuramente apprezzabile per un luogo destinato prevalentemente ad uso uffici, per il quale si ha la ripetizione sistematica di ambienti uguali, in pianta e in altezza.

È da evidenziare la presenza di piccoli cortili interni, definiti “serre e/o pulsioni”, con il compito di dare luce agli ambienti più interni. In tali “pulsioni” trova spazio della vegetazione e, nell’intenzione del progettista, anche alberi ad alto fusto.

Facciamo alcune considerazioni su tali cortili; essi presentano una dimensione in pianta abbastanza piccola , in particolare il rapporto tra altezza e larghezza è prossimo a due; questo fa si, anche per la presenza della vegetazione, che risultino spesso in ombra nella parte bassa, in particolare nei mesi invernali quando i raggi solari hanno una minore inclinazione sull’orizzontale. La conseguenza di ciò è un aumento dell’umidità e una diminuzione della luminosità naturale ai piani bassi nelle stanze che si affacciano sui cortili interni. La scelta di realizzare questi spazi è quindi positiva nelle intenzioni ma probabilmente era necessario aumentare le dimensioni dei cortili, almeno da garantire un rapporto altezza – larghezza prossimo a uno.

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mediante un parete in vetro a doppio strato ventilata.

Negli ultimi anni si è largamente affermato, soprattutto per gli edifici destinati ad uffici, l’utilizzo di facciate trasparenti del tipo a doppio involucro.

Costituite da due superfici trasparenti separate da una intercapedine in cui fluisce una portata d’aria naturale o forzata ed in cui di norma è contenuta la schermatura solare, tali facciate raccolgono le preferenze sia degli architetti, perché “smaterializzano” l’edificio e lo rendono visivamente interconnesso con il suo contesto urbano, sia dei committenti, perché evocano immagini “moderne” e “high–tech” e presto diventano un “landmark” del paesaggio urbano. L’impiego di tali facciate viene da più parti consigliato per i vantaggi di cui esse possono essere portatrici: risparmio energetico, elevate prestazioni di protezione acustica nei confronti del rumore urbano, miglioramento del comfort termico, ottimale sfruttamento della luce naturale. Inoltre nelle più recenti realizzazioni esse sono state utilizzate anche per consentire la ventilazione naturale degli ambienti interni in edifici molto alti (infatti la riduzione della pressione del vento provocata dalla configurazione a doppio involucro consente di creare aperture anche ai piani alti).

I suddetti vantaggi, propagandati attraverso libri, riviste e documentazione tecnica di produttori, fanno sì che ad oggi numerosi progettisti impiegano tale tecnologia di involucro considerandola esemplificativa di un approccio “ecologico” e “sostenibile”.

Se è indubbio che la corretta applicazione di tale tecnologia può offrire numerosi vantaggi, è tuttavia importante sottolineare che molti dei vantaggi attesi dipendono strettamente dal contesto climatico ed urbano in cui si costruisce e che spesso si verificano conflittualità tra le differenti intenzioni progettuali che il progettista dichiara di voler contemporaneamente perseguire: la ventilazione naturale degli ambienti interni è in conflitto con l’isolamento acustico della facciata, le esigenze di stretto controllo delle condizioni termoigrometriche sono in conflitto con l’impiego dell’aria esterna non trattata, le esigenze di comfort visivo sono in conflitto con l’impiego della luce naturale ecc. Si possono poi porre dei leciti dubbi sul fatto che le facciate trasparenti a doppio involucro vengano considerate emblemi della sostenibilità, essendo esse costituite da materiali (vetro, acciaio, alluminio ecc.) caratterizzati da un elevato valore di energia incorporata e richiedendo, per le loro caratteristiche costruttive e per la loro complessità tecnologica, interventi periodici di manutenzione ordinaria non certo irrilevanti.

Inoltre vi è da chiedersi se è davvero giustificabile l’impiego di tali complesse soluzioni tecnologiche per ottenere risparmi energetici e livelli di comfort confrontabili con quelli

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