Università degli Studi di Macerata TFA
Didattica della Geografia
Prof. Enrico Nicosia
Fornire strumenti interpretativi di una realtà complessa.
Chiave sistemica, geografia come scienza di relazioni. I singoli elementi sono strumentali.
Sviluppare la consapevolezza critica, evitare il
catastrofismo, superare stereotipi e luoghi comuni, favorire comportamenti locali consapevoli. Pensare globalmente, agire localmente.
Osservare e riflettere sulle trasformazioni del paesaggio e sul ruolo dei singoli elementi più che apprendere i dati
Linguaggio geografico
Scala geografica (grafica)
Concezione del tempo (uomo / natura) Dati numerici, carte
Spunti storico-geografici Scienze naturali ed umane
Confronti Italia – resto del mondo
Confronti tra regioni, province, comuni
Europa: stati-chiave, Mediterraneo
Mondo: problemi globali, tematiche ambientali dal punto di vista umano (sottosviluppo,
cooperazione internazionale, demografia,
migrazioni, fenomeno urbano). Esempi regionali.
Stati-chiave (Russia, Arabia, Cina, India, Giappone, Nigeria, Congo, Sudafrica, USA,
Messico, Canada, Brasile, Argentina, Australia)
ma anche studi regionali (Africa: problemi
Strumenti
Fotografie terrestri e aeree, foto d’epoca, immagini satellitari (ambienti naturali e antropizzati)
Carte per localizzare fatti e fenomeni (di base e tematiche). TCI Ricerche di autoaggiornamento
Apertura culturale, lettura critica delle immagini, operatività (osservazione, carte, fotografie, statistiche, diagrammi)
Manualità (poster, disegni, mappe, fotografie, plastici), letture (diari di viaggiatori), metodi di indagine (ricerche, interviste, questionari),
gemellaggi, sussidi (documentari, diapositive, lucidi), attività esterne (lezioni all’aperto, escursioni, visite), lavoro di gruppo
Collegamento scienze umane – scienze naturali, interdisciplinarietà Verifiche: no al nozionismo, si ai confronti ed alle riflessioni critiche
Obiettivi
La geografia ha il compito di indagare fenomeni e sistemi antropofisici in una visione dinamica di
tutti gli elementi variabili, naturali ed umani, che concorrono a configurare l’aspetto del territorio.
Visione integrata della reciprocità uomo-ambiente.
L’aspetto descrittivo deve portare
all’interpretazione dei fatti evitando l’accettazione acritica.
Tenere conto delle concrete possibilità ed
occasioni di osservazione e riflessione offerte dal
Il fiume
L’ambiente fluviale tra naturalità e antropizzazione Prerequisiti:
termini legati all’ecosistema fluviale, attività legate al fiume, uso dell’acqua, capacità di osservazione degli elementi naturali e antropici, comparazione
Strumenti:
Introduzione critico-problematica, carte storiche e attuali, opuscoli, filmati, fotografie, osservazione, disegni, visite guidate, confronto intergenerazionale
Obiettivi:
acquisire la terminologia
Conoscere l’ecosistema e la sua complessità
riflettere sulle trasformazioni del paesaggio e sulle diverse attività umane riflettere sulle conseguenze delle trasformazioni
riflettere sull’uso delle risorse
La scoperta di un parco naturale
Non più uno spazio chiuso e vincolato. Parchi diversi con finalità diverse. Paesaggio naturale e antropizzato
Prerequisiti:
capacità di osservazione diretta, descrizione, comparazione ed elaborazione di testi scritti Strumenti:
introduzione critico-problematica
apprendimento attivo (visite e lezioni) carte topografiche
materiale fornito dall’ente parco fotografie e mezzi multimediali interviste
Obiettivi:
sviluppare le capacità di osservazione dell’ambiente naturale e antropico
acquisire la capacità di utilizzare strumenti scientifici (es. carta, bussola, altimetro) classificazione e confronto di dati
I paesaggi italiani
Ampiamente manomessi, ma ancora estremamente interessanti Prerequisiti:
conoscenza di base delle caratteristiche fisiche ed umane dell’Italia, capacità di correlare le azioni umane agli ambienti naturali e ai territori antropizzati. Capacità di lettura delle carte.
Strumenti:
descrizione del rapporto ambiente-sviluppo, carta fisico-politica, carta dell’uso del suolo, fotografie di paesaggi rurali e urbani.
Obiettivi:
conoscere la situazione attuale del paesaggio italiano analizzare le differenze tra diverse aree
correlare i fenomeni storico-geografici
interpretare e argomentare le tendenze attuali e future
Il Mediterraneo come laboratorio di cambiamento globale
Sostenibilità turistica (la massima regione turistica della Terra, beni culturali di alta qualità, confine tra regione tropicale e regione temperata, varietà fisica ed umana, urbanizzazione e degrado, Nord-Sud
Prerequisiti:
conoscenza elementare delle caratteristiche fisiche e umane, capacità di cogliere analogie e differenze climatiche, insediative e paesistiche tra aree diverse.
Strumenti:
descrizione dei problemi carta fisico-politica
carta e dati demografici (es. cartogramma a punti e sfere)
brochures turistiche di luoghi famosi e non, carte locali (es. parchi) Obiettivi:
conoscere il Mediterraneo sotto vari punti di vista
L’Amazzonia
Una risorsa importante, ma non l’unica (altre foreste, mari e oceani). Incendi, dighe, miniere, colonizzazione, parchi, nativi)
Prerequisiti:
Conoscenza dei climi terrestri e nozioni storico-geografiche di base sull’America del Sud. Rapporto uomo-ambiente a diverse scale.
Strumenti:
descrizione dei processi in atto carta fisico-politica
carta dei climi e dei biomi
carte e fotografie (es. National Geographic) Obiettivi:
conoscere la regione e comprendere l’importanza locale e globale delle foreste pluviali
analizzare e confrontare aree simili (Congo, Borneo) dal punto di vista fisico e umano
correlare i fenomeni demografici ed economici con l’uso delle risorse naturali
Elementi dell’Unità didattica Presentazione
Paradigmi di riferimento
Obiettivi generali e specifici Prerequisiti
Contenuti
Attività (a scuola e sul campo) Strumenti e metodi
Tempi e fasi
Interdisciplinarietà Verifica
Recupero
Letture:
P. PERSI, Spazi della Geografia. Geografia degli spazi. Tra teoria e didattica , Trieste, Edizioni Goliardiche, 2003.
L. CALANDRA, Progetto Geografia.
Percorsi di didattica e riflessione. Vol. 1:
Territorio, Centro Studi Erickson, 2007.
DEFINIZIONI NEL TEMPO
•massimo ammontare che una comunità può consumare in un certo periodo e rimanere, tuttavia, lontana dall'esaurimento delle risorse come all'inizio(J.R. Hichs, 1972)
•mantenimento dei processi ecologici essenziali per la produzione di alimenti, salvaguardia della diversità genetica nel mondo animale e vegetale, sviluppo degli ecosistemi" (World Conservation
Definizione di sviluppo sostenibile
“development which meets the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs”
(World Commission on Environment and Development)
Definizione di sviluppo sostenibile
“sviluppo che risponda alle necessità del
presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le
proprie esigenze”
(World Commission on Environment and Development)
Definizione di sviluppo sostenibile
“sviluppo che offra servizi ambientali, sociali ed
economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l'operabilità dei sistemi naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi”
(International Council for Local Environmental Initiatives )
SISTEMA MONDIALE ATTUALE
AREA DELLO
SVILUPPO AREA DEL
SOTTOSVILUPPO
CENTRO (USA, UE, JPN)
C.D. “TRIADE”:
POTERE ECONOMICO
POTERE MILITARE
POSSIBILITA’ DI
SEMIPERIFERIA
PAESI IN VIA DI SVILUPPO CHE RAPPRESENTANO MODELLI DA SEGUIRE
PERIFERIA
C.D. “4° MONDO”
SEMIPERIFERIA
PAESI IN VIA DI SVILUPPO CHE
RAPPRESENTANO MODELLI DA SEGUIRE
POTENZE DI 2° LIVELLO
India, Brasile, Sudafrica N.I.C.
PAESI
PRODUTTORI DI
PETROLIO
LE VIE DI USCITA DAL SOTTOSVILUPPO
SVILUPPO ESTROVERTITO
SVILUPPO AUTOCENTRATO
MIGLIORAMENTO GENERALE DEL LIVELLO DI VITA MONDIALE
MIGLIORAMENTO GENERALE DEL LIVELLO DI VITA MONDIALE
INCREMENTO ATTIVITA’
PRODUTTIVE
CONCENTRAZ.
URBANA
CRESCITA DEMOGRAFICA
INCREMENTO BENESSERE
DISEQUILIBRI TERRITORIALI
IMPOVERIMEN TO
RISORSE
INQUINAME NTO INCREMENTO
DEMOGRAFICO
INCREMENTO CONSUMI
TENTATIVO DI CONIUGARE LA CRESCITA MONDIALE CON IL MANTENIMENTO DELL’EQUILIBRIO DEGLI ECOSISTEMI
SVILUPPO SOSTENIBILE
IL CAMMINO VERSO IL SUMMIT DI
LE VIE DI USCITA DAL SOTTOSVILUPPO
SVILUPPO ESTROVERTITO
SVILUPPO AUTOCENTRATO
MIGLIORAMENTO GENERALE DEL LIVELLO DI VITA MONDIALE
Lo Sviluppo Sostenibile
L’intensità delle trasformazioni imposte all’ecosistema più grande e complesso, che è lo stesso pianeta Terra, e la riduzione degli spazi di ulteriore espansione hanno posto in evidenza i limiti dell’umanizzazione dello spazio terrestre. L’umanità ha sfruttato e organizzato gli ambienti naturali sui quali si è insediata, cercando di migliorare le proprie possibilità di sopravvivenza e di sviluppo. Per secoli si sono innescati inconsapevolmente processi che hanno portato effetti secondari indesiderati, e che possono produrne altri a lungo termine.
Lo Sviluppo Sostenibile
L’organizzazione umana degli spazi terrestri, giunta
alla globalizzazione, deve stabilizzarsi perché le risorse naturali sono limitate, soprattutto rispetto alla crescita della popolazione mondiale.
...La stabilizzazione richiede una maggior consapevolezza dei limiti delle risorse terrestri, e la necessità di azioni e comportamenti adeguati sia a livello locale sia a livello globale. A livello locale significa in una singola comunità umana, ma anche una grande città, oppure una regione o persino un singolo stato; a livello globale significa per tutto il mondo, mediante ampi accordi internazionali.
Lo Sviluppo Sostenibile
Esistono grandi differenze tra la consapevolezza del cambiamento globale, a scala mondiale, e i vari cambiamenti regionali e locali a scala molto più ridotta, differenze che generano parziali e contraddittorie consapevolezze e azioni slegate.
1.Che cosa sappiamo della dimensione umana del cambiamento globale?
2.Quali sono le cause umane del cambiamento
globale e quali le “contromisure” per quei
cambiamenti?
Lo Sviluppo Sostenibile
I fattori più evidenti che determinano i cambiamenti ambientali si identificano in:
Popolazione
disponibilità di beni di consumo ricavati dalle risorse terrestri tecnologia
la Politica economica le istituzioni
le strutture politiche e sociali i valori ideali e psicologici
che si attribuiscono al rapporto con l’ambiente circostante e, più complessivamente al mondo in cui viviamo.
LE RISORSE
Le risorse del pianeta si dividono in rinnovabili e non rinnovabili.
Le risorse rinnovabili si suddividono in:
1. risorse rinnovabili senza condizioni (risorse che derivano da flussi non biologici, il Sole);
2. rinnovabili a condizione (risorse biologicamente semplici: risorse cicli non biologici; cicli biochimici; risorse biologiche complesse; ecosistemi e specie in riproduzione).
Le risorse non rinnovabili si dividono in minerali e combustibili fossili; le risorse cosiddette non rinnovabili possono anche essere rinnovabili, ma in lassi di tempo lunghissimi.
GRUPPI SOCIALI
I gruppi sociali possono essere identificati in due categorie:
MATERIALISTI: cercano di appagare prevalentemente i bisogni primari;
POST-MATERIALISTI: avendo già appagato i bisogni primari, sono impegnati nell’ottenimento di beni e bisogni secondari (economie del benessere).
Esistono, di conseguenza, problematiche diverse a seconda del gruppo sociale in cui ci si trova: nel terzo mondo, ad esempio, vengono localizzate le industrie a forte impatto ambientale e si commercializzano le sostanze più inquinanti, in cambio di risorse monetarie indispensabili per il soddisfacimento dei bisogni primari della popolazione.
POSIZIONE CONVENZIONALE DELLO SVILUPPO
1. Lo sviluppo coincide e si esaurisce nella crescita economica, per cui una società si sviluppa se l’economia cresce;
2. La crescita economica è espressa dai tassi di aumento dell’occupazione, dal PNL o dal PN pro-capite;
3. Il rapporto tra comportamento sociale e ambiente non riguarda lo sviluppo, inteso nei termini appena definiti, anzi, costituisce una esternabilità rispetto al sistema economico, qualcosa che ne sta al di fuori e che non deve essere necessariamente preso in considerazione dalle politiche.
Nel 1972 con la Conferenza di Stoccolma si comincia a discutere di aspetti ambientali che hanno trovato poi attuazione con la crisi del
’73. C’è ancora la concezione che i valori ambientali non abbiano un prezzo di mercato e quindi la politica economica non considera le questioni ambientali.
Solo quando POLITICA ECONOMICA e POLITICA AMBIENTALE si integrano si può parlare di SVILUPPO SOSTENIBILE.
Piano d’azione sullo Sviluppo Sostenibile
Il vertice sudafricano delle nazioni Unite sul
futuro della Terra, che si è svolto nell’agosto
2002 a Johannesbourg, a 10 anni da quel
primo summit di Rio de Janeiro, che aveva
posto le basi operative per una fattiva
cooperazione internazionale per la risoluzione
dei problemi ambientali del pianeta, è stata
l’occasione per riproporre all’opinione
CONFERENZA DI RIO DE JANEIRO 1992
La “Dichiarazione di Rio”, risultato principale del summit, comprendeva 27 principi per lo sviluppo sostenibile riassunti nelle seguenti convenzioni e dichiarazioni:
1. Dichiarazione su ambiente e sviluppo, che sono due problemi integrati
2. Convenzione ONU sulle foreste (Amazzonica, Boreale…)
3. Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
4. Convenzione ONU sulle diversità biologiche, che è essenziale per il mantenimento dell’ecosistema (esempio: la barriera corallina è l’ecosistema più fragile del mondo e la mano dell’uomo non ne deve accelerare il processo di distruzione; anche se si parla di turismo sostenibile di fatto non è possibile perché non si possono eliminare completamente i rifiuti prodotti dai turisti)
5. Agenda 21, che rappresenta una serie di buoni propositi per il XXI secolo (ogni paese l’ha stipulata con i suoi problemi specifici)
Il Protocollo di Kyoto per la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
(1997)
Il Protocollo di Kyoto è un documento redatto e approvato nel corso della Convenzione Quadro sui Cambiamenti climatici tenutasi in Giappone nel 1997.
Nel Protocollo sono indicati, per i Paesi firmatari, gli
impegni di riduzione e di limitazione quantificata delle emissioni di gas serra (anidride carbonica, gas
metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo, idrofluorocarburi e perfluorocarburi).
Nell’ampio ventaglio di strumenti, ne erano stati espressamente indicati tre, tutti appartenenti alle cosiddette misure di flessibilità.
Queste misure sono l’Emissions trading, il Clean Development e la Joint Implementation.
L’Emission trading è una misura che si sostanzia nella creazione di un mercato dei permessi di emissione.
La Joint Implementation (implementazione congiunta) è una misura che prevede la collaborazione tra Paesi sviluppati e che consente a un Paese di quelli firmatari di ottenere dei crediti di emissione grazie a dei progetti di riduzione delle emissioni, oppure di assorbimento delle emissioni di gas a effetto serra sviluppati in un altro Paese.
Protocollo di Kyoto per la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (1997)
Il Clean Development Mechanism
(meccanismo di sviluppo pulito) è uno
strumento analogo alla JI e si differenzia da
quest’ultima in quanto coinvolge attori diversi,
ovvero Paesi appartenenti all’area dei
firmatari del Protocollo e ad altre aree del
mondo.
PARADIGMA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE
L’aggettivo «sostenibile» è ricco di significato: vuol dire conservare, mantenere in vita, tenere duro senza fallire o cedere. Al contrario, la crescita ha un obiettivo limitato: aumentare quantitativamente.
Lo sviluppo sostenibile ricorre anche quando una comunità non cresce economicamente, ma migliora la qualità della vita e, soprattutto, massimizza l’impiego delle risorse rinnovabili e minimizza quelle delle risorse non rinnovabili. Concependolo in questo modo lo sviluppo sostenibile acquista la veste di paradigma politico.
PARADIGMA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE
Per sviluppo sostenibile possiamo intendere: la soddisfazione delle esigenze d’ordine economico, sociale e ambientale della generazione attuale senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le loro esigenze”
PARADIGMA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE
Strumenti utilizzati per conseguire lo sviluppo sostenibile: 1. Valore dell’ambiente
2. Estensione dell’orizzonte temporale 3. Equità-solidarietà
Problemi
1. Dipendenza del sistema internazionale dai combustibili fossili
2. Crescita demografica che viene individuata soprattutto nei paesi del terzo mondo
3. Inadeguatezza dei quadri istituzionali, in quanto il discorso dello sviluppo sostenibile richiede delle decisioni che devono essere integrate fra i vari stati.
EQUITA’ – SOLIDARIETA’
Deve essere riferita sia riguardo alle condizioni sociali (libertà), sia alla funzione delle risorse naturali (ogni persona può utilizzare le risorse presenti nell’ecosistema e può fruire dei valori estetici presenti nell’ambiente stesso).
L’utilizzo dell’ambiente da parte di ogni generazione deve essere tale da far sì che le generazioni future possano usarlo almeno come lo hanno usato quelle precedenti
(principio di conservazione delle
risorse e di eredità generazionale).
CAPACITA’ DI CARICO
Un turismo di qualità non può essere esercitato in uno spazio
sovraccarico di varie funzioni, ivi compresa quella turistica, oltre una
determinata soglia fisicamente
accertabile e percepita da coloro
CAPACITA’ DI CARICO
ACCEZIONE ECOLOGICA :
Si tratta del numero di persone (turisti) che un ecosistema può
accogliere senza che venga
alterato l’equilibrio quantitativo e qualitativo delle sue componenti.
(Es. le barriere coralline polinesiane)
CAPACITA’ DI CARICO
ACCEZIONE PSICOLOGICA:
L’esercizio della ricreazione deve soddisfare contemporaneamente
gli individui che lo praticano, ma anche quelli la cui attività
permette queste pratiche
L’Impatto Umano sull’Ambiente
La formula I =PAT
I= PAT è una semplice ma efficace formula per valutare l’impatto umano sull’ambiente.
In essa I, iniziale della parola inglese Impact, impatto, modificazione è uguale al rapporto fra tre fattori, cioè P, Popolazione, A, dall’inglese Affluence ricchezza e T, che sta per Tecnologia: I =PAT , o ancor meglio
I=PxAxT.
L’Impatto Umano sull’Ambiente
Popolazione
= significa il numero delle persone che Vivono in un determinato luogo;affluence ricchezza
= significa la quantità di risorse e quindi di beni disponi bili per persona, vale a dire il consumo pro capite;tecnologia
= significa in questo caso , crescita o diminuzione dell’impatto a seconda dell’uso più o meno efficiente delle risorse a disposizione.Nascita e sviluppo della questione ambientale
Il sistema mondo deve essere analizzato prendendo in considerazione 5 elementi fondamentali che esprimono la pressione del genere umano sull’ecosistema:
1. popolazione
2. produzione di alimenti 3. industrializzazione
4. inquinamento
5. uso delle risorse naturali.
Popolazione
Certamente la crescita attuale della Popolazione mondiale non ha avuto eguali nella storia, con una pressione sulla biosfera terrestre mai conosciuta: il fattore P, Popolazione, è di per se è importante Ma è chiaro a tutti che non si può attribuire a ogni nuovo membro della specie umana lo stesso livello di consumo, perché l’uso pro capite delle risorse, e la conseguente immissione nell’ambiente di rifiuti, variano notevolmente nelle diverse regioni del pianeta P. R. Ehrlich spiegava così la differenza di consumi e quindi di impatto:
Popolazione
Quindi l’aumento di popolazione è un fattore decisivo, che non si può ignorare, ma i consumi inarrestabili del mondo sviluppato lo sono altrettanto.
Se un paese ha una popolazione in veloce crescita e risorse materiali che non aumentano o diventano sempre più scarse (cioè P in aumento e A stazionaria o in diminuzione, come per esempio Haiti, tra i paesi più poveri) difficilmente potrà dedicare risorse ingenti alla salvaguardia ambientale: così avviene infatti per molti paesi del terzo mondo; quel paese potrà farlo soltanto con l’aiuto del mondo industrializzato e sviluppato il quale, a sua volta, dovrebbe ridurre i consumi.
LA TECNOLOGIA
Il terzo fattore considerato, la tecnologia, T, in teoria fa diminuire l’impatto quando rende possibile produrre e consumare gli stessi beni o servizi con un minor uso di risorse e una minore produzione di rifiuti.
In pratica, ogni cambiamento rilevante di
tecnologia può avere conseguenze benefiche
oppure pericolose, perché ogni tecnologia può
risolvere ma anche creare problemi ambientali.
L’inquinamento
L’inquinamento non nasce con la moderna società industrializzata. Infatti l’attività mineraria e quella manifatturiera hanno sempre determinato forme di inquinamento; anche le città, come concentrazioni di esseri umani, hanno sempre prodotto rifiuti, immessi nell’ambiente circostante in quantità concentrate. Ma la scala del fenomeno sta cambiando notevolmente con il passare del tempo.
Le società umane industrializzate moderne hanno
incrementato enormemente te produzioni e i
commerci rispetto al passato, e di conseguenza le
forme di inquinamento e la sua intensità.
L’inquinamento
Potremmo definire l’inquinamento con le parole di uno studioso britannico di politiche ambientali, A. Weale:“L inquinamento è l’immissione nell’ambiente di sostanze o emissioni che danneggiano o rischiano di compromettere sia la salute o il benessere umani, sia l’ambiente naturale e quello costruito dall’uomo. Le sostanze considerate in questa definizione non necessariamente provengono dall’uomo. Ma c’è inquinamento quando le emissioni o le sostanze sono introdotte nell’ambiente in quantità o concentrazioni tali da contrastare o diminuire la capacità di
L’inquinamento
Alcune forme di inquinamento sono globali per loro natura, come i gas che aumentano l’effetto-serra e quindi il riscaldamento dell’atmosfera terrestre, o quelli responsabili dell’assottigliamento dello strato di ozono;
altre forme di inquinamento, inizialmente locali, come l’emissione di rifiuti tossici da parte di uno stabilimento industriale, diventano globali perché i commerci mondiali e l’espandersi dell’industrializzazione creano migliaia e migliaia di casi locali, che sommati diventano un problema globale.
Chernobyl
Inquinamento dell’aria
L’inquinamento dell’aria è forse il più insidioso perché le sostanze nocive vengono respirate.
Da anni ormai in molte città italiane, soprattutto le più grandi, le autorità pubbliche vietano o limitano il traffico in alcune ore o per alcuni giorni quando gli strumenti di misurazione segnalano che la concentrazione delle sostanze tossiche (come l’anidride solforosa, S02 e gli ossidi di azoto NOX e altri gas o i. polveri sottili) supera alcuni limiti prefissati;
misure simili si attuano in numerose città europee, e l’Unione Europea impone standard di migliore qualità nelle città.
Inquinamento dell’aria
Le maggiori fonti di inquinamento dell’aria sono:
le emissioni dei veicoli con motore a combustione di idrocarburi liquidi (minori emissioni si hanno con i motori a gas), quelle delle centrali energetiche a carbone o a nafta, degli impianti di riscaldamento urbano (se a carbone o a idrocarburi liquidi), quelle degli inceneritori di rifiuti, quelle di alcune industrie.
Inquinamento dell’aria
L’inquinamento dell’aria dei grandi distretti industriali è un fenomeno ben noto sin dall’Ottocento, per esempio in Gran Bretagna.
negli Stati Uniti di nord-est, nella Ruhr tedesca;
le alte ciminiere, simbolo visivo della grande industria del passato, incluse le centrali elettriche, servivano a disperdere gas e scorie nell’aria a una certa distanza dal luogo di emissione, diluendole in modo da
attenuarne la nocività: era un problema locale.
.
L’EFFETTO SERRA
Effetto serra: problema dell’aumento della temperatura della terra, a causa della presenza crescente di CO2, provocata sia delle emissioni delle industrie, sia dalla presenza di centri urbani sempre più grandi e a maggiore circolazione veicolare che utilizza combustibili fossili.
In relazione a questo problema vi sono delle incertezze per quanto riguarda il futuro:
1- incertezza relativa alla emissione di gas di scarico 2- incertezza relativa alla reazione del clima
3- incertezza relativa all’impatto regionale 4- incertezza relativa all’effetto soglia
Soluzioni…
In parecchi paesi del mondo sviluppato si sostituiscono le centrali elettriche a carbone o a nafta con quelle a gas naturale, meno inquinante, ma questa fonte energetica non è disponibile dappertutto e comunque paesi ricchi di carbon fossile, il combustibile più economico, come la Cina e l’India, ne incrementano invece il consumo. Negli Stati Uniti, grandi produttori di carbon fossile, dopo il rallentamento del programma di installazione di centrali nucleari, all’inizio degli anni Novanta, il consumo di carbone nelle centrali elettriche è aumentato, sia pure utilizzando particolari accorgimenti per limitare le emissioni
Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua
Agricoltura, industria e città sono i tre più grandi consumatori d’acqua.
La domanda di acqua negli ultimi
cinquant’anni è cresciuta notevolmente.
Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua
Il maggior consumo di acqua avviene in
agricoltura: si stima che quest’attività assorba
oltre il 65% dell’acqua globalmente usata,
ricavata dai fiumi, dai laghi e dalle falde
sotterranee; tuttavia, gran parte dell’acqua usata
in agricoltura è soggetta a evaporazione (per
esempio, dai bacini in cui viene immagazzinata, o
dai canali d’irrigazione scoperti) o a perdite degli
impianti, non sempre efficienti.
Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua
L’industria è il secondo grande consumatore
d’acqua poiché essa impiega circa quarto del
consumo globale. E’ sorprendente considerare
quanta acqua occorre in a per alcune
produzioni (considerando l’intero ciclo
produttivo): ad esempio, la fabbricazione di
una tonnellata di cemento richiede circa
35.000 litri d’acqua; una di acciaio da 80.000
Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua
Le città e le attività di tipo urbano richiedono, sempre secondo stime, circa il
10% del consumo d’acqua; ma l’acqua
necessaria per abitazioni, uffici, scuole,
ospedali, deve essere potabile, quindi
igienicamente sicura, per cui è
sottoposta a costosi trattamenti.
Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua
Nelle città del sud del mondo, la
distribuzione idrica non avviene di
frequente con acquedotti che servono
tutta l’area urbana o almeno gran parte
di essa. Soprattutto in Africa, la
distribuzione dell’acqua è carente.
Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua
L’ONU e l’Organizzazione Mondiale della
Sanità ritengono che garantire una
maggior disponibilità di acqua pulita alle
popolazioni in via sviluppo sia un
obiettivo prioritario per lo sviluppo
sostenibile.
Guerre di bacino
Il ciclo dell’acqua è un fenomeno
sistemico e globale, ma i problemi
vanno risolti spesso localmente, oppure
con accordi fra due o più stati che
usufruiscono di uno stesso bacino
fluviale, oppure ancora con grandi
trattati fra numerosi stati.
Guerre di bacino
Il bacino idrografico è quella parte di
territorio dove le acque confluiscono
nello stesso corso d’acqua e nei suoi
affluenti. Una sorgente, un piccolo
corso d’acqua, alcuni pozzi in regioni
desertiche, potevano in passato, e
talvolta possono tuttora, venir contesi
fra proprietari diversi di terre adiacenti.
Guerre di bacino
L’esempio più classico è quello del Nilo, il
fiume più lungo del mondo, che da più di 5.000
anni consente la vita umana in Egitto regione
altrimenti desertica perché situata nel Sahara
orientale. L’Egitto sa che il controllo del corso
del Nilo e dei suoi affluenti a sud dei suoi
confini è fondamentale, e tradizionalmente ha
cercato un accordo con il Sudan, il paese
Guerre di bacino
L’uso dell’acqua è anche uno dei motivi meno pubblicizzati ma più delle controversie fra Israele, Siria e Giordania.
Nei territori occupati da Israele nel 1967
si trovano infatti fondamentali fonti
idriche, che alimentano il fiume Giordano
e vengono utilizzate da Israele per scopi
agricoli, industriali e urbani.
Inquinamento dell’acqua
La contaminazione dell’acqua è almeno altrettanto grave.
I fiumi, e spesso anche i laghi, vengono inquinati in tre modi principali:
con gli scarichi urbani con l’agricoltura
l’allevamento del bestiame;
con gli scarichi industriali.
Inquinamento dell’acqua
La crescita urbana nel mondo ha ingigantito il primo problema ma, mentre molte città del mondo sviluppato dispongono di impianti di depurazione, nei paesi meno sviluppati questi servizi sono carenti, e l’inquinamento viale in essi tende ad aumentare fortemente, anche perché le industrie si localizzano spesso nelle aree urbane lungo i corsi d’acqua.
Inquinamento dell’acqua
La navigazione fluviale intensa esempio lungo il Reno e il Danubio può contribuire all’inquinamento.
L’uso dei detersivi sintetici, a partire dagli anni cinquanta del Novecento, ha avaro la situazione, con l’immissione nei corsi d’acqua, attraverso le fognature, grandi quantità di fosforo e altre sostanze che riducono l’ossigeno nell’acqua.
Inquinamento del suolo
1. La contaminazione del suolo è spesso elevata nei siti delle industrie chimiche. Altri processi di inquinamento si rilevano nei siti delle acciaierie e in quelli che sono stato occupati da stabilimenti industriali complessi, che richiedevano vari tipi di processi tecnici.
2. l’estrazione mineraria con i processi iniziali del ciclo di lavorazione per ricavare i minerali, per esempio metalli, dalla materia grezza, risultano talora inquinanti;
3. l’estrazione del petrolio.
Inquinamento del suolo
Nel mondo sviluppato, molte vecchie industrie inquinanti, soprattutto se localizzate nelle aree urbane, sono da tempo chiuse, e il suolo, bonificato, viene destinato ad altri usi. In nume rose aree industriali abbandonate si pone il problema del disinquinamento e del recupero. Per esempio, uno dei maggiori problemi per il riuso della vasta area già occupata dagli stabilimenti Italsider-Ilva a Bagnoli, alla periferia occidentale di Napoli, è quello del disinquinamento dei suoli. Questi ultimi si inquinano anche per le discariche di rifiuti, sia speciali e tossici
Inquinamento del suolo
Le discariche costituiscono un problema sempre più grande in tutto il mondo, ma in particolare nei paesi più ricchi con grandi accumuli di:
rifiuti derivanti per esempio dagli imballaggi dei negozi e dei supermercati,
grande uso dei contenitori di plastica, vetro e metallo.
Negli ultimi anni si vanno diffondendo nelle città del mondo sviluppato le raccolte differenziate (per esempio di vetro, carta, plastica; negli Stati Uniti, dove il consumo di lattine di alluminio per bevande è enorme, anche per questi oggetti); una serie di norme recenti prevedono standard sempre più rigidi per queste forme di inquinamento, ma si tratta di problemi di difficile soluzione se non si arresta o almeno non si riduce l’aumento della quantità di rifiuti pro pria del consumismo.
Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche
Un’altra forma di inquinamento particolare riguarda i prodotti alimentari.
L’inquinamento dell’aria, del suolo e
dell’acqua può influire sulle piante e
sugli animali che servono per
Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche
Per esempio, il nord del mondo importa
grandi quantità di prodotti agricoli dal sud
del mondo, dove sono più carenti i controlli
sull’uso di sostanze chimiche nelle
coltivazioni, sostanze che vengono
esportate in gran parte dallo stesso nord del
mondo: si tratta di un effetto-boomerang,
perché le responsabilità dei paesi più
industrializzati si ritorcono su essi stessi.
Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche
Un altro fenomeno che ha destato molta
preoccupazione ha riguardato una malattia dei
bovini, rilevata in Gran Bretagna nel 1985, la
cosiddetta sindrome della mucca pazza, o
encefalopatia bovina spongiforme. Si ritiene che
essa derivi da una malattia delle pecore, nota da
più di duecento anni. Ma il punto rilevante
riguarda la trasmissione ai bovini, i quali
notoriamente sono erbivori, che è avvenuta
attraverso un mangime altamente proteico
Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche
Infine, si può accennare al cosiddetto
«inquinamento genetico», oggetto di molte polemiche e di varie interpretazioni.
L’introduzione di specie animali e vegetali
selezionate, allevate artificialmente, che finiscono
per modificare e sopprimere il patrimonio
genetico naturale, è nota sin dall’antichità. Ma il
moltiplicarsi delle specie allevate rispetto a quelle
selvatiche riduce progressivamente la
biodiversità e minimizza l’intervento della
selezione naturale.
Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche
Ad esempio, il salmone d’allevamento
non subisce alcuna selezione naturale
che ne fortifichi la capacità di
sopravvivenza, perché è stato studiato
per aumentare di peso rapidamente e
tollerare l’affollamento nel ridotto spazio
delle vasche.
Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche
L’ultima fase di questo processo sono gli organismi prodotti dall’ingegneria genetica, vegetali e animali, già presenti negli Stati Uniti e in via di diffusione in altre parti del mondo.
Piante, virus, batteri e animali modificati
geneticamente vengono prodotti in laboratorio,
ma non si conoscono gli effetti complessi e
interagenti che essi, una volta immessi in
grande quantità sui mercati, possono produrre.
Inquinamento degli alimenti
Un’altra forma di inquinamento particolare riguarda i prodotti alimentari.
L’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua può influire sulle piante e sugli animali che servono per l’alimentazione umana.
ESEMPIO: in Gran Bretagna nel 1985, la
cosiddetta “sindrome della mucca pazza o
Manipolazioni genetiche
Le specie animali e vegetali selezionate, allevate artificialmente, finiscono per modificare e sopprimere il patrimonio genetico naturale.
Il moltiplicarsi delle specie allevate rispetto a
quelle selvatiche riduce progressivamente la
biodiversità e minimizza l’intervento della
selezione naturale.
Manipolazioni genetiche
La fase ultima di questo processo sono gli organismi prodotti dall’ingegneria genetica, vegetali e animali.
Piante, virus, batteri e animali modificati
geneticamente vengono prodotti in
laboratorio, ma non si conoscono gli effetti
complessi e interagenti che essi, una volta
L’ECOSISTEMA URBANO
URBAN ECOLOGICAL FOOTPRINT (Ambiente)
AMBIENTE AMBIENTE
PRODUZIONE
MINIERA DISCARICA
BENI
CITTA’
L’ECOSISTEMA URBANO
Lo schema evidenzia il funzionamento di un ecosistema urbano:
esso preleva materia ed energia dall’ambiente, la utilizza (trasforma) per compiere un «lavoro utile» e riversa nuovamente nell’ambiente il carico inquinante prodotto dalla trasformazione.
La città, per il suo funzionamento, ha dunque bisogno di un territorio di supporto ecologico (urban ecological footprint) sufficientemente vasto da cui prelevare risorse e nel quale immettere i residui della sua trasformazione energetica (calore) e della sua produzione (rifiuti). Senza questo ambiente esterno, non necessariamente contiguo, la città non potrebbe
QUALITA’ URBANA
La produzione urbana (il lavoro utile prodotto dall’ecosistema urbano attraverso la trasformazione della materia e dell’energia prelevate dall’ambiente) può essere scomposta in tre aspetti fondamentali.
Un primo aspetto riguarda la produzione materiale di beni, oggetti di consumo, materiali di vario tipo, componenti, manufatti ecc.
Questo aspetto è fortemente interrelato con il secondo costituito dalla crescita urbana (consumo di suolo, di specie animale e vegetale, di paesaggi ecc.), poiché ne fornisce i materiali di base.
Un terzo aspetto riguarda, invece, la produzione smaterializzata della città, ovvero la produzione di informazione, ricerca, assistenza sociale e sanitaria, servizi in genere. In linea generale possiamo dire che la prevalenza del primo e del secondo tipo di produzione è quella che caratterizza la città della crescita, mentre la prevalenza del terzo tipo caratterizza la città dello sviluppo.
A M B I E N T E
Rifiuti Inquinamento
Dissipazione Suolo Specie
Tecnologie Informazioni
Paesaggi Produzione
di beni materiali
Accrescimento urbano
Produzione immateriale
La politica ambientale dell’UE per lo sviluppo sostenibile
L’Unione Europea è composta da stati diversi per caratteristiche ambientali, demografiche, sociali ed economiche, ma i problemi ambientali hanno ormai una tale complessità e varietà che, per essere efficacemente affrontati, richiedono strumenti e modalità d’intervento secondo principi comuni che tuttavia devono adattarsi localmente alle varie esigenze.
Il trattato di Maastricht del 1992 non contiene soltanto regole finanziarie ed economiche (quasi le sole a cui i mezzi di comunicazione hanno dato risalto) ma anche importanti principi ambientali. L’obiettivo del trattato era quello del rafforzamento dell’UE attraverso l’unione economica e monetaria ma anche quello del potenziamento delle politiche comuni in campi, fra cui l’ambiente.
La politica ambientale dell’UE per lo sviluppo sostenibile
Il trattato di Maastricht, inoltre, sottolinea 1’importanza dell’azione ambientale dell’UE a livello globale e regionale, insomma delinea una specie di “politica estera ambientale” delI’UE.
I quattro obiettivi assegnati al settore ambientale da Maastricht sono:
1) salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente;
2) protezione della salute umana;
3) utilizzazione attenta e razionale delle risorse naturali;
4) promozione sul piano internazionale di misure per risolvere i