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Didattica della geografia — Portale Docenti - Università  degli studi di Macerata

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(1)

Università degli Studi di Macerata TFA

Didattica della Geografia

Prof. Enrico Nicosia

(2)

Fornire strumenti interpretativi di una realtà complessa.

Chiave sistemica, geografia come scienza di relazioni. I singoli elementi sono strumentali.

Sviluppare la consapevolezza critica, evitare il

catastrofismo, superare stereotipi e luoghi comuni, favorire comportamenti locali consapevoli. Pensare globalmente, agire localmente.

Osservare e riflettere sulle trasformazioni del paesaggio e sul ruolo dei singoli elementi più che apprendere i dati

(3)

Linguaggio geografico

Scala geografica (grafica)

Concezione del tempo (uomo / natura) Dati numerici, carte

Spunti storico-geografici Scienze naturali ed umane

Confronti Italia – resto del mondo

Confronti tra regioni, province, comuni

(4)

Europa: stati-chiave, Mediterraneo

Mondo: problemi globali, tematiche ambientali dal punto di vista umano (sottosviluppo,

cooperazione internazionale, demografia,

migrazioni, fenomeno urbano). Esempi regionali.

Stati-chiave (Russia, Arabia, Cina, India, Giappone, Nigeria, Congo, Sudafrica, USA,

Messico, Canada, Brasile, Argentina, Australia)

ma anche studi regionali (Africa: problemi

(5)

Strumenti

Fotografie terrestri e aeree, foto d’epoca, immagini satellitari (ambienti naturali e antropizzati)

Carte per localizzare fatti e fenomeni (di base e tematiche). TCI Ricerche di autoaggiornamento

Apertura culturale, lettura critica delle immagini, operatività (osservazione, carte, fotografie, statistiche, diagrammi)

Manualità (poster, disegni, mappe, fotografie, plastici), letture (diari di viaggiatori), metodi di indagine (ricerche, interviste, questionari),

gemellaggi, sussidi (documentari, diapositive, lucidi), attività esterne (lezioni all’aperto, escursioni, visite), lavoro di gruppo

Collegamento scienze umane – scienze naturali, interdisciplinarietà Verifiche: no al nozionismo, si ai confronti ed alle riflessioni critiche

(6)

Obiettivi

La geografia ha il compito di indagare fenomeni e sistemi antropofisici in una visione dinamica di

tutti gli elementi variabili, naturali ed umani, che concorrono a configurare l’aspetto del territorio.

Visione integrata della reciprocità uomo-ambiente.

L’aspetto descrittivo deve portare

all’interpretazione dei fatti evitando l’accettazione acritica.

Tenere conto delle concrete possibilità ed

occasioni di osservazione e riflessione offerte dal

(7)

Il fiume

L’ambiente fluviale tra naturalità e antropizzazione Prerequisiti:

termini legati all’ecosistema fluviale, attività legate al fiume, uso dell’acqua, capacità di osservazione degli elementi naturali e antropici, comparazione

Strumenti:

Introduzione critico-problematica, carte storiche e attuali, opuscoli, filmati, fotografie, osservazione, disegni, visite guidate, confronto intergenerazionale

Obiettivi:

acquisire la terminologia

Conoscere l’ecosistema e la sua complessità

riflettere sulle trasformazioni del paesaggio e sulle diverse attività umane riflettere sulle conseguenze delle trasformazioni

riflettere sull’uso delle risorse

(8)

La scoperta di un parco naturale

Non più uno spazio chiuso e vincolato. Parchi diversi con finalità diverse. Paesaggio naturale e antropizzato

Prerequisiti:

capacità di osservazione diretta, descrizione, comparazione ed elaborazione di testi scritti Strumenti:

introduzione critico-problematica

apprendimento attivo (visite e lezioni) carte topografiche

materiale fornito dall’ente parco fotografie e mezzi multimediali interviste

Obiettivi:

sviluppare le capacità di osservazione dell’ambiente naturale e antropico

acquisire la capacità di utilizzare strumenti scientifici (es. carta, bussola, altimetro) classificazione e confronto di dati

(9)

I paesaggi italiani

Ampiamente manomessi, ma ancora estremamente interessanti Prerequisiti:

conoscenza di base delle caratteristiche fisiche ed umane dell’Italia, capacità di correlare le azioni umane agli ambienti naturali e ai territori antropizzati. Capacità di lettura delle carte.

Strumenti:

descrizione del rapporto ambiente-sviluppo, carta fisico-politica, carta dell’uso del suolo, fotografie di paesaggi rurali e urbani.

Obiettivi:

conoscere la situazione attuale del paesaggio italiano analizzare le differenze tra diverse aree

correlare i fenomeni storico-geografici

interpretare e argomentare le tendenze attuali e future

(10)

Il Mediterraneo come laboratorio di cambiamento globale

Sostenibilità turistica (la massima regione turistica della Terra, beni culturali di alta qualità, confine tra regione tropicale e regione temperata, varietà fisica ed umana, urbanizzazione e degrado, Nord-Sud

Prerequisiti:

conoscenza elementare delle caratteristiche fisiche e umane, capacità di cogliere analogie e differenze climatiche, insediative e paesistiche tra aree diverse.

Strumenti:

descrizione dei problemi carta fisico-politica

carta e dati demografici (es. cartogramma a punti e sfere)

brochures turistiche di luoghi famosi e non, carte locali (es. parchi) Obiettivi:

conoscere il Mediterraneo sotto vari punti di vista

(11)

L’Amazzonia

Una risorsa importante, ma non l’unica (altre foreste, mari e oceani). Incendi, dighe, miniere, colonizzazione, parchi, nativi)

Prerequisiti:

Conoscenza dei climi terrestri e nozioni storico-geografiche di base sull’America del Sud. Rapporto uomo-ambiente a diverse scale.

Strumenti:

descrizione dei processi in atto carta fisico-politica

carta dei climi e dei biomi

carte e fotografie (es. National Geographic) Obiettivi:

conoscere la regione e comprendere l’importanza locale e globale delle foreste pluviali

analizzare e confrontare aree simili (Congo, Borneo) dal punto di vista fisico e umano

correlare i fenomeni demografici ed economici con l’uso delle risorse naturali

(12)

Elementi dell’Unità didattica Presentazione

Paradigmi di riferimento

Obiettivi generali e specifici Prerequisiti

Contenuti

Attività (a scuola e sul campo) Strumenti e metodi

Tempi e fasi

Interdisciplinarietà Verifica

Recupero

(13)

Letture:

P. PERSI, Spazi della Geografia. Geografia degli spazi. Tra teoria e didattica , Trieste, Edizioni Goliardiche, 2003.

L. CALANDRA, Progetto Geografia.

Percorsi di didattica e riflessione. Vol. 1:

Territorio, Centro Studi Erickson, 2007.

(14)

DEFINIZIONI NEL TEMPO

•massimo ammontare che una comunità può consumare in un certo periodo e rimanere, tuttavia, lontana dall'esaurimento delle risorse come all'inizio(J.R. Hichs, 1972)

•mantenimento dei processi ecologici essenziali per la produzione di alimenti, salvaguardia della diversità genetica nel mondo animale e vegetale, sviluppo degli ecosistemi" (World Conservation

(15)

Definizione di sviluppo sostenibile

“development which meets the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs”

(World Commission on Environment and Development)

(16)

Definizione di sviluppo sostenibile

“sviluppo che risponda alle necessità del

presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le

proprie esigenze”

(World Commission on Environment and Development)

(17)

Definizione di sviluppo sostenibile

“sviluppo che offra servizi ambientali, sociali ed

economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l'operabilità dei sistemi naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi”

(International Council for Local Environmental Initiatives )

(18)

SISTEMA MONDIALE ATTUALE

AREA DELLO

SVILUPPO AREA DEL

SOTTOSVILUPPO

CENTRO (USA, UE, JPN)

C.D. “TRIADE”:

POTERE ECONOMICO

POTERE MILITARE

POSSIBILITA’ DI

SEMIPERIFERIA

PAESI IN VIA DI SVILUPPO CHE RAPPRESENTANO MODELLI DA SEGUIRE

PERIFERIA

C.D. “4° MONDO”

(19)

SEMIPERIFERIA

PAESI IN VIA DI SVILUPPO CHE

RAPPRESENTANO MODELLI DA SEGUIRE

POTENZE DI 2° LIVELLO

India, Brasile, Sudafrica N.I.C.

PAESI

PRODUTTORI DI

PETROLIO

(20)

LE VIE DI USCITA DAL SOTTOSVILUPPO

SVILUPPO ESTROVERTITO

SVILUPPO AUTOCENTRATO

MIGLIORAMENTO GENERALE DEL LIVELLO DI VITA MONDIALE

(21)

MIGLIORAMENTO GENERALE DEL LIVELLO DI VITA MONDIALE

INCREMENTO ATTIVITA’

PRODUTTIVE

CONCENTRAZ.

URBANA

CRESCITA DEMOGRAFICA

INCREMENTO BENESSERE

DISEQUILIBRI TERRITORIALI

IMPOVERIMEN TO

RISORSE

INQUINAME NTO INCREMENTO

DEMOGRAFICO

INCREMENTO CONSUMI

(22)

TENTATIVO DI CONIUGARE LA CRESCITA MONDIALE CON IL MANTENIMENTO DELL’EQUILIBRIO DEGLI ECOSISTEMI

SVILUPPO SOSTENIBILE

IL CAMMINO VERSO IL SUMMIT DI

(23)

LE VIE DI USCITA DAL SOTTOSVILUPPO

SVILUPPO ESTROVERTITO

SVILUPPO AUTOCENTRATO

MIGLIORAMENTO GENERALE DEL LIVELLO DI VITA MONDIALE

(24)

Lo Sviluppo Sostenibile

L’intensità delle trasformazioni imposte all’ecosistema più grande e complesso, che è lo stesso pianeta Terra, e la riduzione degli spazi di ulteriore espansione hanno posto in evidenza i limiti dell’umanizzazione dello spazio terrestre. L’umanità ha sfruttato e organizzato gli ambienti naturali sui quali si è insediata, cercando di migliorare le proprie possibilità di sopravvivenza e di sviluppo. Per secoli si sono innescati inconsapevolmente processi che hanno portato effetti secondari indesiderati, e che possono produrne altri a lungo termine.

(25)

Lo Sviluppo Sostenibile

L’organizzazione umana degli spazi terrestri, giunta

alla globalizzazione, deve stabilizzarsi perché le risorse naturali sono limitate, soprattutto rispetto alla crescita della popolazione mondiale.

...La stabilizzazione richiede una maggior consapevolezza dei limiti delle risorse terrestri, e la necessità di azioni e comportamenti adeguati sia a livello locale sia a livello globale. A livello locale significa in una singola comunità umana, ma anche una grande città, oppure una regione o persino un singolo stato; a livello globale significa per tutto il mondo, mediante ampi accordi internazionali.

(26)

Lo Sviluppo Sostenibile

Esistono grandi differenze tra la consapevolezza del cambiamento globale, a scala mondiale, e i vari cambiamenti regionali e locali a scala molto più ridotta, differenze che generano parziali e contraddittorie consapevolezze e azioni slegate.

1.Che cosa sappiamo della dimensione umana del cambiamento globale?

2.Quali sono le cause umane del cambiamento

globale e quali le “contromisure” per quei

cambiamenti?

(27)

Lo Sviluppo Sostenibile

I fattori più evidenti che determinano i cambiamenti ambientali si identificano in:

Popolazione

disponibilità di beni di consumo ricavati dalle risorse terrestri tecnologia

la Politica economica le istituzioni

le strutture politiche e sociali i valori ideali e psicologici

che si attribuiscono al rapporto con l’ambiente circostante e, più complessivamente al mondo in cui viviamo.

(28)

LE RISORSE

 

Le  risorse  del  pianeta  si  dividono  in  rinnovabili  e  non  rinnovabili.

Le risorse rinnovabili si suddividono in: 

1. risorse  rinnovabili  senza  condizioni  (risorse  che  derivano da flussi non biologici, il Sole);

2. rinnovabili  a  condizione  (risorse  biologicamente  semplici:  risorse  cicli  non  biologici;  cicli  biochimici;  risorse  biologiche complesse; ecosistemi e specie in riproduzione).

Le risorse non rinnovabili si dividono in minerali e combustibili  fossili;  le  risorse  cosiddette  non  rinnovabili  possono  anche  essere rinnovabili, ma in lassi di tempo lunghissimi.

(29)

GRUPPI SOCIALI

I gruppi sociali possono essere identificati in due categorie:

MATERIALISTI:  cercano  di  appagare  prevalentemente  i  bisogni primari;

POST-MATERIALISTI:  avendo  già  appagato  i  bisogni  primari,  sono  impegnati  nell’ottenimento  di  beni  e  bisogni  secondari  (economie del benessere).

     Esistono, di conseguenza, problematiche diverse a seconda del  gruppo sociale in cui ci si trova: nel terzo mondo,  ad esempio,  vengono localizzate le industrie a forte impatto ambientale e si  commercializzano  le  sostanze  più  inquinanti,  in  cambio  di  risorse  monetarie  indispensabili  per  il  soddisfacimento  dei  bisogni primari della popolazione.

(30)

POSIZIONE CONVENZIONALE DELLO SVILUPPO

1. Lo  sviluppo  coincide  e  si  esaurisce  nella  crescita  economica,  per cui una società si sviluppa se l’economia cresce;

2. La  crescita  economica  è  espressa  dai  tassi  di  aumento  dell’occupazione, dal PNL o dal PN pro-capite;

3. Il rapporto tra comportamento sociale e ambiente non riguarda  lo  sviluppo,  inteso  nei  termini  appena  definiti,  anzi,  costituisce  una esternabilità rispetto al sistema economico, qualcosa che ne  sta al di fuori e che non deve essere necessariamente preso in  considerazione dalle politiche.

 

(31)

     Nel 1972 con la Conferenza  di  Stoccolma  si  comincia  a  discutere  di  aspetti  ambientali che hanno trovato  poi attuazione con la crisi del 

’73.  C’è  ancora  la  concezione  che  i  valori  ambientali  non  abbiano  un  prezzo di mercato e quindi la  politica  economica  non  considera  le  questioni  ambientali.

      Solo  quando  POLITICA  ECONOMICA  e  POLITICA  AMBIENTALE si integrano si  può  parlare  di  SVILUPPO  SOSTENIBILE.

(32)

Piano d’azione sullo Sviluppo Sostenibile

      Il vertice sudafricano delle nazioni Unite sul 

futuro  della  Terra,  che  si  è  svolto  nell’agosto 

2002  a  Johannesbourg,  a  10  anni  da  quel 

primo  summit  di  Rio  de  Janeiro,  che  aveva 

posto  le  basi  operative  per  una  fattiva 

cooperazione internazionale per la risoluzione 

dei  problemi  ambientali  del  pianeta,  è  stata 

l’occasione  per  riproporre  all’opinione 

(33)
(34)

CONFERENZA DI RIO DE JANEIRO  1992

La  “Dichiarazione  di  Rio”,  risultato  principale  del  summit,  comprendeva  27  principi  per  lo  sviluppo  sostenibile  riassunti  nelle  seguenti  convenzioni  e  dichiarazioni:

1. Dichiarazione su ambiente e sviluppo, che sono  due problemi integrati

2. Convenzione  ONU  sulle  foreste  (Amazzonica,  Boreale…)

3. Convenzione  quadro  delle  Nazioni  Unite  sui 

(35)

      4.  Convenzione  ONU  sulle  diversità  biologiche,  che  è  essenziale  per  il  mantenimento  dell’ecosistema  (esempio:  la  barriera  corallina  è  l’ecosistema  più  fragile  del  mondo  e  la  mano  dell’uomo  non  ne  deve  accelerare il processo di distruzione; anche se si parla  di  turismo  sostenibile  di  fatto  non  è  possibile  perché  non  si  possono  eliminare  completamente  i  rifiuti  prodotti dai turisti)

5. Agenda  21,  che  rappresenta  una  serie  di  buoni  propositi  per  il  XXI  secolo  (ogni  paese  l’ha  stipulata  con i suoi problemi specifici)

 

(36)

Il Protocollo di Kyoto per la convenzione quadro  delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici 

(1997)

Il  Protocollo  di  Kyoto  è  un  documento  redatto  e  approvato  nel  corso  della  Convenzione  Quadro  sui  Cambiamenti climatici tenutasi in Giappone nel 1997.

Nel Protocollo sono indicati, per i Paesi firmatari, gli 

impegni di riduzione e di limitazione quantificata delle  emissioni di gas serra (anidride carbonica, gas 

metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo,  idrofluorocarburi e perfluorocarburi). 

(37)

Nell’ampio  ventaglio  di  strumenti,  ne  erano  stati  espressamente  indicati  tre,  tutti  appartenenti  alle  cosiddette misure di flessibilità. 

Queste  misure  sono  l’Emissions  trading,  il  Clean  Development e la Joint Implementation.

L’Emission  trading  è  una  misura  che  si  sostanzia  nella  creazione di un mercato dei permessi di emissione. 

La Joint Implementation (implementazione congiunta) è  una  misura  che  prevede  la  collaborazione  tra  Paesi  sviluppati  e  che  consente  a  un  Paese  di  quelli  firmatari  di  ottenere  dei  crediti  di  emissione  grazie  a  dei  progetti  di  riduzione  delle  emissioni,  oppure  di  assorbimento  delle  emissioni  di  gas  a  effetto  serra  sviluppati in un altro Paese.

(38)

Protocollo di Kyoto per la convenzione quadro  delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici  (1997)

        Il  Clean  Development  Mechanism  

(meccanismo  di  sviluppo  pulito)  è  uno 

strumento  analogo  alla  JI  e  si  differenzia  da 

quest’ultima in quanto coinvolge attori diversi, 

ovvero  Paesi  appartenenti  all’area  dei 

firmatari  del  Protocollo  e  ad  altre  aree  del 

mondo.

(39)

PARADIGMA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

L’aggettivo «sostenibile» è ricco di significato: vuol dire  conservare,  mantenere  in  vita,  tenere  duro  senza  fallire  o  cedere.  Al  contrario,  la  crescita  ha  un  obiettivo limitato: aumentare quantitativamente.

Lo  sviluppo  sostenibile  ricorre  anche  quando  una  comunità  non  cresce  economicamente,  ma  migliora  la  qualità  della  vita  e,  soprattutto,  massimizza  l’impiego  delle  risorse  rinnovabili  e  minimizza  quelle  delle risorse non rinnovabili. Concependolo in questo  modo  lo  sviluppo  sostenibile  acquista  la  veste  di  paradigma politico. 

(40)

PARADIGMA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

        Per  sviluppo  sostenibile  possiamo  intendere:  la  soddisfazione  delle  esigenze  d’ordine  economico,  sociale  e  ambientale  della  generazione  attuale  senza  compromettere  la  capacità  delle  generazioni  future  di  soddisfare le loro esigenze”

(41)

PARADIGMA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

(42)

Strumenti utilizzati per conseguire lo sviluppo sostenibile 1. Valore dell’ambiente

2. Estensione dell’orizzonte temporale 3. Equità-solidarietà

 

Problemi

1. Dipendenza del sistema internazionale dai combustibili fossili

2. Crescita demografica che viene individuata soprattutto nei paesi    del terzo mondo

3. Inadeguatezza dei quadri istituzionali, in quanto il discorso dello  sviluppo  sostenibile  richiede  delle  decisioni  che  devono  essere  integrate fra i vari stati.

(43)

EQUITA’ – SOLIDARIETA’

    Deve essere riferita sia riguardo alle condizioni sociali  (libertà),  sia  alla  funzione  delle  risorse  naturali  (ogni  persona  può  utilizzare  le  risorse  presenti  nell’ecosistema e può fruire dei valori estetici presenti  nell’ambiente stesso).

    L’utilizzo dell’ambiente da parte di ogni generazione  deve  essere  tale  da  far  sì  che  le  generazioni  future  possano  usarlo  almeno  come  lo  hanno  usato  quelle  precedenti 

(principio  di  conservazione  delle 

risorse e di eredità generazionale).

(44)
(45)
(46)

CAPACITA’ DI CARICO

Un turismo di qualità non può essere esercitato in uno spazio

sovraccarico di varie funzioni, ivi compresa quella turistica, oltre una

determinata soglia fisicamente

accertabile e percepita da coloro

(47)

CAPACITA’ DI CARICO

ACCEZIONE ECOLOGICA :

Si tratta del numero di persone (turisti) che un ecosistema può

accogliere senza che venga

alterato l’equilibrio quantitativo e qualitativo delle sue componenti.

(Es. le barriere coralline polinesiane)

(48)

CAPACITA’ DI CARICO

ACCEZIONE PSICOLOGICA:

L’esercizio della ricreazione deve soddisfare contemporaneamente

gli individui che lo praticano, ma anche quelli la cui attività

permette queste pratiche

(49)

L’Impatto Umano sull’Ambiente

La formula I =PAT

I= PAT è una semplice ma efficace formula per valutare l’impatto umano sull’ambiente.

In essa I, iniziale della parola inglese Impact, impatto, modificazione è uguale al rapporto fra tre fattori, cioè P, Popolazione, A, dall’inglese Affluence ricchezza e T, che sta per Tecnologia: I =PAT , o ancor meglio

I=PxAxT.

(50)

L’Impatto Umano sull’Ambiente

Popolazione

= significa il numero delle persone che Vivono in un determinato luogo;

affluence ricchezza

= significa la quantità di risorse e quindi di beni disponi bili per persona, vale a dire il consumo pro capite;

tecnologia

= significa in questo caso , crescita o diminuzione dell’impatto a seconda dell’uso più o meno efficiente delle risorse a disposizione.

(51)

Nascita e sviluppo della questione ambientale  

    Il sistema mondo deve essere analizzato prendendo  in  considerazione  5  elementi  fondamentali  che  esprimono  la  pressione  del  genere  umano  sull’ecosistema:

1. popolazione

2. produzione di alimenti 3. industrializzazione

4. inquinamento

5. uso delle risorse naturali.

(52)

Popolazione

Certamente la crescita attuale della Popolazione mondiale non ha avuto eguali nella storia, con una pressione sulla biosfera terrestre mai conosciuta: il fattore P, Popolazione, è di per se è importante Ma è chiaro a tutti che non si può attribuire a ogni nuovo membro della specie umana lo stesso livello di consumo, perché l’uso pro capite delle risorse, e la conseguente immissione nell’ambiente di rifiuti, variano notevolmente nelle diverse regioni del pianeta P. R. Ehrlich spiegava così la differenza di consumi e quindi di impatto:

(53)

Popolazione

Quindi l’aumento di popolazione è un fattore decisivo, che non si può ignorare, ma i consumi inarrestabili del mondo sviluppato lo sono altrettanto.

Se un paese ha una popolazione in veloce crescita e risorse materiali che non aumentano o diventano sempre più scarse (cioè P in aumento e A stazionaria o in diminuzione, come per esempio Haiti, tra i paesi più poveri) difficilmente potrà dedicare risorse ingenti alla salvaguardia ambientale: così avviene infatti per molti paesi del terzo mondo; quel paese potrà farlo soltanto con l’aiuto del mondo industrializzato e sviluppato il quale, a sua volta, dovrebbe ridurre i consumi.

(54)

LA TECNOLOGIA

Il terzo fattore considerato, la tecnologia, T, in teoria fa diminuire l’impatto quando rende possibile produrre e consumare gli stessi beni o servizi con un minor uso di risorse e una minore produzione di rifiuti.

In pratica, ogni cambiamento rilevante di

tecnologia può avere conseguenze benefiche

oppure pericolose, perché ogni tecnologia può

risolvere ma anche creare problemi ambientali.

(55)

L’inquinamento

L’inquinamento non nasce con la moderna società industrializzata. Infatti l’attività mineraria e quella manifatturiera hanno sempre determinato forme di inquinamento; anche le città, come concentrazioni di esseri umani, hanno sempre prodotto rifiuti, immessi nell’ambiente circostante in quantità concentrate. Ma la scala del fenomeno sta cambiando notevolmente con il passare del tempo.

Le società umane industrializzate moderne hanno

incrementato enormemente te produzioni e i

commerci rispetto al passato, e di conseguenza le

forme di inquinamento e la sua intensità.

(56)

L’inquinamento

Potremmo definire l’inquinamento con le parole di uno studioso britannico di politiche ambientali, A. Weale:

“L inquinamento è l’immissione nell’ambiente di sostanze o emissioni che danneggiano o rischiano di compromettere sia la salute o il benessere umani, sia l’ambiente naturale e quello costruito dall’uomo. Le sostanze considerate in questa definizione non necessariamente provengono dall’uomo. Ma c’è inquinamento quando le emissioni o le sostanze sono introdotte nell’ambiente in quantità o concentrazioni tali da contrastare o diminuire la capacità di

(57)

L’inquinamento

Alcune forme di inquinamento sono globali per loro natura, come i gas che aumentano l’effetto-serra e quindi il riscaldamento dell’atmosfera terrestre, o quelli responsabili dell’assottigliamento dello strato di ozono;

altre forme di inquinamento, inizialmente locali, come l’emissione di rifiuti tossici da parte di uno stabilimento industriale, diventano globali perché i commerci mondiali e l’espandersi dell’industrializzazione creano migliaia e migliaia di casi locali, che sommati diventano un problema globale.

(58)

Chernobyl

(59)

Inquinamento dell’aria

L’inquinamento dell’aria è forse il più insidioso perché le sostanze nocive vengono respirate.

Da anni ormai in molte città italiane, soprattutto le più grandi, le autorità pubbliche vietano o limitano il traffico in alcune ore o per alcuni giorni quando gli strumenti di misurazione segnalano che la concentrazione delle sostanze tossiche (come l’anidride solforosa, S02 e gli ossidi di azoto NOX e altri gas o i. polveri sottili) supera alcuni limiti prefissati;

misure simili si attuano in numerose città europee, e l’Unione Europea impone standard di migliore qualità nelle città.

(60)

Inquinamento dell’aria

Le maggiori fonti di inquinamento dell’aria sono:

le emissioni dei veicoli con motore a combustione di idrocarburi liquidi (minori emissioni si hanno con i motori a gas), quelle delle centrali energetiche a carbone o a nafta, degli impianti di riscaldamento urbano (se a carbone o a idrocarburi liquidi), quelle degli inceneritori di rifiuti, quelle di alcune industrie.

(61)

Inquinamento dell’aria

L’inquinamento dell’aria dei grandi distretti industriali è un fenomeno ben noto sin dall’Ottocento, per esempio in Gran Bretagna.

negli Stati Uniti di nord-est, nella Ruhr tedesca;

le alte ciminiere, simbolo visivo della grande industria del passato, incluse le centrali elettriche, servivano a disperdere gas e scorie nell’aria a una certa distanza dal luogo di emissione, diluendole in modo da

attenuarne la nocività: era un problema locale.

.

(62)

L’EFFETTO SERRA

Effetto serra: problema dell’aumento della temperatura della terra, a  causa  della  presenza  crescente  di  CO2,  provocata  sia  delle  emissioni  delle  industrie,  sia  dalla  presenza  di  centri  urbani  sempre  più  grandi  e  a  maggiore  circolazione  veicolare  che  utilizza combustibili fossili.

In relazione a questo problema vi sono delle incertezze per quanto  riguarda il futuro:

1- incertezza relativa alla emissione di gas di scarico 2- incertezza relativa alla reazione del clima

3- incertezza relativa all’impatto regionale 4- incertezza relativa all’effetto soglia

(63)

Soluzioni…

In parecchi paesi del mondo sviluppato si sostituiscono le centrali elettriche a carbone o a nafta con quelle a gas naturale, meno inquinante, ma questa fonte energetica non è disponibile dappertutto e comunque paesi ricchi di carbon fossile, il combustibile più economico, come la Cina e l’India, ne incrementano invece il consumo. Negli Stati Uniti, grandi produttori di carbon fossile, dopo il rallentamento del programma di installazione di centrali nucleari, all’inizio degli anni Novanta, il consumo di carbone nelle centrali elettriche è aumentato, sia pure utilizzando particolari accorgimenti per limitare le emissioni

(64)

Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua

Agricoltura, industria e città sono i tre più grandi consumatori d’acqua.

La domanda di acqua negli ultimi

cinquant’anni è cresciuta notevolmente.

(65)

Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua

Il maggior consumo di acqua avviene in

agricoltura: si stima che quest’attività assorba

oltre il 65% dell’acqua globalmente usata,

ricavata dai fiumi, dai laghi e dalle falde

sotterranee; tuttavia, gran parte dell’acqua usata

in agricoltura è soggetta a evaporazione (per

esempio, dai bacini in cui viene immagazzinata, o

dai canali d’irrigazione scoperti) o a perdite degli

impianti, non sempre efficienti.

(66)

Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua

L’industria è il secondo grande consumatore

d’acqua poiché essa impiega circa quarto del

consumo globale. E’ sorprendente considerare

quanta acqua occorre in a per alcune

produzioni (considerando l’intero ciclo

produttivo): ad esempio, la fabbricazione di

una tonnellata di cemento richiede circa

35.000 litri d’acqua; una di acciaio da 80.000

(67)

Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua

Le città e le attività di tipo urbano richiedono, sempre secondo stime, circa il

10% del consumo d’acqua; ma l’acqua

necessaria per abitazioni, uffici, scuole,

ospedali, deve essere potabile, quindi

igienicamente sicura, per cui è

sottoposta a costosi trattamenti.

(68)

Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua

Nelle città del sud del mondo, la

distribuzione idrica non avviene di

frequente con acquedotti che servono

tutta l’area urbana o almeno gran parte

di essa. Soprattutto in Africa, la

distribuzione dell’acqua è carente.

(69)

Agricoltura, industria e usi urbani dell’acqua

L’ONU e l’Organizzazione Mondiale della

Sanità ritengono che garantire una

maggior disponibilità di acqua pulita alle

popolazioni in via sviluppo sia un

obiettivo prioritario per lo sviluppo

sostenibile.

(70)

Guerre di bacino

Il ciclo dell’acqua è un fenomeno

sistemico e globale, ma i problemi

vanno risolti spesso localmente, oppure

con accordi fra due o più stati che

usufruiscono di uno stesso bacino

fluviale, oppure ancora con grandi

trattati fra numerosi stati.

(71)

Guerre di bacino

Il bacino idrografico è quella parte di

territorio dove le acque confluiscono

nello stesso corso d’acqua e nei suoi

affluenti. Una sorgente, un piccolo

corso d’acqua, alcuni pozzi in regioni

desertiche, potevano in passato, e

talvolta possono tuttora, venir contesi

fra proprietari diversi di terre adiacenti.

(72)

Guerre di bacino

L’esempio più classico è quello del Nilo, il

fiume più lungo del mondo, che da più di 5.000

anni consente la vita umana in Egitto regione

altrimenti desertica perché situata nel Sahara

orientale. L’Egitto sa che il controllo del corso

del Nilo e dei suoi affluenti a sud dei suoi

confini è fondamentale, e tradizionalmente ha

cercato un accordo con il Sudan, il paese

(73)

Guerre di bacino

L’uso dell’acqua è anche uno dei motivi meno pubblicizzati ma più delle controversie fra Israele, Siria e Giordania.

Nei territori occupati da Israele nel 1967

si trovano infatti fondamentali fonti

idriche, che alimentano il fiume Giordano

e vengono utilizzate da Israele per scopi

agricoli, industriali e urbani.

(74)

Inquinamento dell’acqua

La contaminazione dell’acqua è almeno altrettanto grave.

I fiumi, e spesso anche i laghi, vengono inquinati in tre modi principali:

con gli scarichi urbani con l’agricoltura

l’allevamento del bestiame;

con gli scarichi industriali.

(75)

Inquinamento dell’acqua

La crescita urbana nel mondo ha ingigantito il primo problema ma, mentre molte città del mondo sviluppato dispongono di impianti di depurazione, nei paesi meno sviluppati questi servizi sono carenti, e l’inquinamento viale in essi tende ad aumentare fortemente, anche perché le industrie si localizzano spesso nelle aree urbane lungo i corsi d’acqua.

(76)

Inquinamento dell’acqua

La navigazione fluviale intensa esempio lungo il Reno e il Danubio può contribuire all’inquinamento.

L’uso dei detersivi sintetici, a partire dagli anni cinquanta del Novecento, ha avaro la situazione, con l’immissione nei corsi d’acqua, attraverso le fognature, grandi quantità di fosforo e altre sostanze che riducono l’ossigeno nell’acqua.

(77)

Inquinamento del suolo

1. La contaminazione del suolo è spesso elevata nei siti delle industrie chimiche. Altri processi di inquinamento si rilevano nei siti delle acciaierie e in quelli che sono stato occupati da stabilimenti industriali complessi, che richiedevano vari tipi di processi tecnici.

2. l’estrazione mineraria con i processi iniziali del ciclo di lavorazione per ricavare i minerali, per esempio metalli, dalla materia grezza, risultano talora inquinanti;

3. l’estrazione del petrolio.

(78)

Inquinamento del suolo

Nel mondo sviluppato, molte vecchie industrie inquinanti, soprattutto se localizzate nelle aree urbane, sono da tempo chiuse, e il suolo, bonificato, viene destinato ad altri usi. In nume rose aree industriali abbandonate si pone il problema del disinquinamento e del recupero. Per esempio, uno dei maggiori problemi per il riuso della vasta area già occupata dagli stabilimenti Italsider-Ilva a Bagnoli, alla periferia occidentale di Napoli, è quello del disinquinamento dei suoli. Questi ultimi si inquinano anche per le discariche di rifiuti, sia speciali e tossici

(79)

Inquinamento del suolo

Le discariche costituiscono un problema sempre più grande in tutto il mondo, ma in particolare nei paesi più ricchi con grandi accumuli di:

rifiuti derivanti per esempio dagli imballaggi dei negozi e dei supermercati,

grande uso dei contenitori di plastica, vetro e metallo.

Negli ultimi anni si vanno diffondendo nelle città del mondo sviluppato le raccolte differenziate (per esempio di vetro, carta, plastica; negli Stati Uniti, dove il consumo di lattine di alluminio per bevande è enorme, anche per questi oggetti); una serie di norme recenti prevedono standard sempre più rigidi per queste forme di inquinamento, ma si tratta di problemi di difficile soluzione se non si arresta o almeno non si riduce l’aumento della quantità di rifiuti pro pria del consumismo.

(80)

Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche

Un’altra forma di inquinamento particolare riguarda i prodotti alimentari.

L’inquinamento dell’aria, del suolo e

dell’acqua può influire sulle piante e

sugli animali che servono per

(81)

Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche

Per esempio, il nord del mondo importa

grandi quantità di prodotti agricoli dal sud

del mondo, dove sono più carenti i controlli

sull’uso di sostanze chimiche nelle

coltivazioni, sostanze che vengono

esportate in gran parte dallo stesso nord del

mondo: si tratta di un effetto-boomerang,

perché le responsabilità dei paesi più

industrializzati si ritorcono su essi stessi.

(82)

Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche

Un altro fenomeno che ha destato molta

preoccupazione ha riguardato una malattia dei

bovini, rilevata in Gran Bretagna nel 1985, la

cosiddetta sindrome della mucca pazza, o

encefalopatia bovina spongiforme. Si ritiene che

essa derivi da una malattia delle pecore, nota da

più di duecento anni. Ma il punto rilevante

riguarda la trasmissione ai bovini, i quali

notoriamente sono erbivori, che è avvenuta

attraverso un mangime altamente proteico

(83)

Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche

Infine, si può accennare al cosiddetto

«inquinamento genetico», oggetto di molte polemiche e di varie interpretazioni.

L’introduzione di specie animali e vegetali

selezionate, allevate artificialmente, che finiscono

per modificare e sopprimere il patrimonio

genetico naturale, è nota sin dall’antichità. Ma il

moltiplicarsi delle specie allevate rispetto a quelle

selvatiche riduce progressivamente la

biodiversità e minimizza l’intervento della

selezione naturale.

(84)

Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche

Ad esempio, il salmone d’allevamento

non subisce alcuna selezione naturale

che ne fortifichi la capacità di

sopravvivenza, perché è stato studiato

per aumentare di peso rapidamente e

tollerare l’affollamento nel ridotto spazio

delle vasche.

(85)

Inquinamento degli alimenti e manipolazioni genetiche

L’ultima fase di questo processo sono gli organismi prodotti dall’ingegneria genetica, vegetali e animali, già presenti negli Stati Uniti e in via di diffusione in altre parti del mondo.

Piante, virus, batteri e animali modificati

geneticamente vengono prodotti in laboratorio,

ma non si conoscono gli effetti complessi e

interagenti che essi, una volta immessi in

grande quantità sui mercati, possono produrre.

(86)

Inquinamento degli alimenti

Un’altra forma di inquinamento particolare riguarda i prodotti alimentari.

L’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua può influire sulle piante e sugli animali che servono per l’alimentazione umana.

ESEMPIO: in Gran Bretagna nel 1985, la

cosiddetta “sindrome della mucca pazza o

(87)

Manipolazioni genetiche

Le specie animali e vegetali selezionate, allevate artificialmente, finiscono per modificare e sopprimere il patrimonio genetico naturale.

Il moltiplicarsi delle specie allevate rispetto a

quelle selvatiche riduce progressivamente la

biodiversità e minimizza l’intervento della

selezione naturale.

(88)

Manipolazioni genetiche

La fase ultima di questo processo sono gli organismi prodotti dall’ingegneria genetica, vegetali e animali.

Piante, virus, batteri e animali modificati

geneticamente vengono prodotti in

laboratorio, ma non si conoscono gli effetti

complessi e interagenti che essi, una volta

(89)

L’ECOSISTEMA URBANO

URBAN ECOLOGICAL FOOTPRINT (Ambiente)

AMBIENTE AMBIENTE

PRODUZIONE

MINIERA DISCARICA

BENI

CITTA’

(90)

L’ECOSISTEMA URBANO

     Lo schema evidenzia il funzionamento di un ecosistema urbano: 

esso  preleva  materia  ed  energia  dall’ambiente,  la  utilizza  (trasforma) per compiere un «lavoro utile» e riversa nuovamente  nell’ambiente il carico inquinante prodotto dalla trasformazione.

      La  città,  per  il  suo  funzionamento,  ha  dunque  bisogno  di  un  territorio  di  supporto  ecologico  (urban  ecological  footprint)  sufficientemente  vasto  da  cui  prelevare  risorse  e  nel  quale  immettere i residui della sua trasformazione energetica (calore)  e della sua produzione (rifiuti). Senza questo ambiente esterno,  non  necessariamente  contiguo,  la  città  non  potrebbe 

(91)

QUALITA’ URBANA

      La  produzione  urbana  (il  lavoro  utile  prodotto  dall’ecosistema  urbano  attraverso  la  trasformazione  della  materia  e  dell’energia  prelevate  dall’ambiente)  può  essere  scomposta  in  tre  aspetti  fondamentali.

     Un primo aspetto riguarda la produzione materiale di beni, oggetti  di  consumo,  materiali  di  vario  tipo,  componenti,  manufatti  ecc. 

Questo  aspetto  è  fortemente  interrelato  con  il  secondo  costituito  dalla  crescita  urbana  (consumo  di  suolo,  di  specie  animale  e  vegetale, di paesaggi ecc.), poiché ne fornisce i materiali di base.

     Un terzo aspetto riguarda, invece, la produzione smaterializzata  della  città,  ovvero  la  produzione  di  informazione,  ricerca,  assistenza sociale e sanitaria, servizi in genere. In linea generale  possiamo  dire  che  la  prevalenza  del  primo  e  del  secondo  tipo  di  produzione è quella che caratterizza la città della crescita, mentre  la prevalenza del terzo tipo caratterizza la città dello sviluppo.

(92)

A M B I E N T E

Rifiuti Inquinamento

Dissipazione Suolo Specie

Tecnologie Informazioni

Paesaggi Produzione

di beni materiali

Accrescimento urbano

Produzione immateriale

(93)

La politica ambientale dell’UE per lo sviluppo sostenibile

L’Unione Europea è composta da stati diversi per caratteristiche ambientali, demografiche, sociali ed economiche, ma i problemi ambientali hanno ormai una tale complessità e varietà che, per essere efficacemente affrontati, richiedono strumenti e modalità d’intervento secondo principi comuni che tuttavia devono adattarsi localmente alle varie esigenze.

Il trattato di Maastricht del 1992 non contiene soltanto regole finanziarie ed economiche (quasi le sole a cui i mezzi di comunicazione hanno dato risalto) ma anche importanti principi ambientali. L’obiettivo del trattato era quello del rafforzamento dell’UE attraverso l’unione economica e monetaria ma anche quello del potenziamento delle politiche comuni in campi, fra cui l’ambiente.

(94)

La politica ambientale dell’UE per lo sviluppo sostenibile

Il trattato di Maastricht, inoltre, sottolinea 1’importanza dell’azione ambientale dell’UE a livello globale e regionale, insomma delinea una specie di “politica estera ambientale” delI’UE.

I quattro obiettivi assegnati al settore ambientale da Maastricht sono:

1) salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente;

2) protezione della salute umana;

3) utilizzazione attenta e razionale delle risorse naturali;

4) promozione sul piano internazionale di misure per risolvere i

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