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I LICHENI EPIFITI NELBIOMONITORAGGIO:QUALE FUTURO?

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Academic year: 2021

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Biol. Amb., 14 (n. 2, 2000) Biomonitoraggio 91

I LICHENI EPIFITI NEL BIOMONITORAGGIO:

QUALE FUTURO?

dico, sia per la mancanza di una adeguata progettualità complessi- va (es. uso esclusivo di centraline), che per carenza di operatori abili- tati al biomonitoraggio.

L’organizzazione di corsi re- gionali è stata un elemento propul- sivo d’importanza cruciale, ma cer- tamente non sarebbe stato possibi- le oggi avviare un biomonitoraggio su scala nazionale senza la prezio- sa guida scientifica e collaborazio- ne da parte delle Università. Tutta- via, proprio in fuzione di questo imminente e ambizioso progetto, emerge la necessità di un coordina- mento nazionale che potrebbe tro- vare nell’ANPA, all’interno del CTN-ACE, il referente in grado di elaborare un’ipotesi organizzativa dei corsi per individuare, assieme a tutti gli enti interessati, il migliore percorso didattico.

In pratica potrebbero essere effettuati corsi di introduzione alla lichenologia, corsi più strettamente mirati alla bioindicazione, corsi per l’aggiornamento e la calibrazione degli operatori già accreditati (da SLI e Università, con la collabora- zione delle varie ARPA).

È stato illustrato anche il pro- cesso di standardizzazione della metodologia che, dall’Italia, si sta estendendo ad altri paesi della Unione Europea. Ciò non compor- terà l’utilizzo di un solo metodo (ad es. in Germania viene utilizzato un reticolo di rilevamento con qua- drati di 10x10 cm, piuttosto che rettangoli di 15x10 cm), ma dovrà mirare soprattutto all’intercalibra- zione, in modo da garantire la con-

frontabilità dei dati rilevati.

Dai risultati dei precedenti esercizi di intercalibrazione (es. Iso- la D’Elba, Rapallo, Peveragno, San- to Stefano D’Aveto e Montecatini) è emersa anche l’esigenza di una

“abilitazione” al controllo della qualità dell’aria con i licheni.

L’ipotesi del rilascio di un “patenti- no” potrebbe rappresentare un pas- so indispensabile per la validazio- ne dei dati ottenuti nel rilevamento lichenologico.

Qualcosa dunque si sta muo- vendo nel panorama lichenologico nazionale; soprattutto l’idea di un coordinamento nazionale sembra essere l’elemento portante della for- mazione di una “nuova scuola”

che, partendo dalle varie esperien- ze regionali, veda la sua finalizza- zione nel corso di biomonitoraggio.

Il biomonitoraggio mediante licheni si riconferma dunque stru- mento innovativo di notevole con- tenuto scientifico ed elevata predit- tività, da affiancare ai tradizionali metodi di indagine (centraline) per garantire quei requisiti di comple- tezza indispensabili per qualsiasi tipo di indagine ambientale.

Le iniziative intraprese dalle Università citate, dalla SLI, dal- l’ANPA e dalle varie ARPA regiona- li hanno coinvolto in un comune progetto formativo enti con compiti istituzionali e operativi spesso as- sai diversi tra loro, ponendo le pre- messe per un deciso miglioramento delle conoscenze su una matrice ambientale importante come l’aria.

Bruno Borghini Si è conclusa a Montecatini la

sessione autunnale (25-29 settem- bre) del 3° Corso Nazionale “I Li- cheni Epifiti quali Bioindicatori della Qualità dell’Aria” organizza- to dall’ARPAT con il contributo scientifico dell’Università di Siena e il patrocinio del CISBA.

Alla tavola rotonda conclusi- va, sul tema del possibile futuro dell’impiego dei licheni in Italia;

erano presenti esperti del mondo universitario (Università di Trieste, Torino, Siena, Genova), membri della Società Lichenologica Italia- na (SLI) e del Sistema agenziale (ANPA, ARPA) oltre ai corsisti e a numerosi operatori del settore.

Ne è emerso un quadro piut- tosto diversificato: in alcune regio- ni la SLI organizza regolarmente da anni corsi di introduzione alla lichenologia e corsi di specializza- zione (Friuli, passo Pura-Udine; Pie- monte, Chiusa Pesio- Cuneo; Sici- lia, Palermo). In altre, le Università –autonomamente (es. Trieste) o as- sieme alle ARPA regionali (es. Pie- monte, Liguria)– realizzano corsi finalizzati sia al riconoscimento dei licheni che al biomonitoraggio del- la qualità dell’aria. In Toscana, no- nostante non sia stato ancora for- malizzato un rapporto di collabo- razione, l’università di Siena ga- rantisce da anni il proprio suppor- to scientifico all’ARPAT, nella rea- lizzazione del corso nazionale sui licheni epifiti come bioindicatori.

In diverse regioni, invece,

come emerso dal censimento svolto

dal CTN-ACE nel 1999, il biomoni-

toraggio lichenico è ancora spora-

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