La sepsi è una condizione in cui, di frequente, si sviluppano anomalie del sistema della coagulazione, che possono manifestarsi a livello clinico in vari modi. La valutazione di queste alterazioni nel paziente settico tramite la Tromboelastografia (TEG), un test point-of-care eseguito al letto del paziente che fornisce informazioni dinamiche sui vari aspetti della coagulazione, è un ambito che negli ultimi anni ha destato interesse nelle Terapie Intensive. In particolare uno degli aspetti più interessanti sembra essere la possibilità di identificare delle alterazioni che possano predire precocemente l’outcome del paziente.
Lo scopo di questa tesi è analizzare i profili tromboelastografici di pazienti ammessi in Terapia Intensiva con diagnosi di sepsi o shock settico e verificare se le alterazioni riscontrate abbiano una correlazione con l’outcome del paziente.
Sono stati arruolati pazienti consecutivi ammessi presso il reparto di Anestesia e Rianimazione IV dell’AOUP tra Gennaio ed Agosto 2017 con diagnosi di sepsi o shock settico. In tutti i pazienti all’ammissione, oltre all’acquisizione dei dati clinici e strumentali relativi alla gravità della condizione clinica, è stata eseguita la TEG con il sistema analizzatore dell’emostasi TEG 5000 Thromboelastograph (Hemonetics Corporation, IL). I parametri del tromboelastogramma presi in considerazione per la valutazione sono stati R (reaction time), K (kinetics time), angolo α, MA (maximum amplitude), Ly30 e CI (clotting index).
I pazienti arruolati in totale sono stati 10, di cui 3 sono deceduti durante la degenza.
Dall’analisi dei dati nei due gruppi di pazienti, deceduti e sopravvissuti, è stato evidenziato che il parametro tromboelastografico che mostra una differenza statisticamente significativa è MA (maximum amplitude).
Dal momento che il campione preso in esame è di piccole dimensioni, abbiamo anche valutato la distribuzione dei dati tromboleastografici ottenuti utilizzando la mediana come cut-off; il risultato ha mostrato che nei pazienti deceduti i valori di MA, Ly30 e CI indicavano una maggiore tendenza all’ipocoagulabilità, indipendentemente dal loro valore assoluto.
Dei 4 pazienti in cui abbiamo ottenuto misurazioni consecutive, l’outcome avverso si è verificato nel paziente che ha mostrato una tendenza più spiccata allo sviluppo di ipocoagulabilità, in particolare in relazione al parametro CI.
I risultati ottenuti nel nostro studio indicano che bassi valori di MA all’ammissione, che è il parametro che rappresenta la massima ampiezza del coagulo, e tendenza all’ipocoagulabilità sono
associati ad un outcome clinico avverso. Questi risultati sono in linea con le principali osservazioni presenti in letteratura sull’argomento. È necessario acquisire una casistica molto più vasta al fine di confermare le osservazioni iniziali e poter introdurre il test nella pratica clinica della valutazione del paziente settico.