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Academic year: 2021

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IL GRAFFITO DALLA PREISTORIA AD OGGI

Il graffito, come tecnica e forma d’espressione artistica, ha assunto nel tempo diverse forme e caratteristiche, dai graffiti rupestri di età preistorica fino all’odierna street art.

Il termine “graffito” deriva dal verbo graffiare, ma ha anche una stretta relazione con la pratica dell’incisione.

In generale si tratta, infatti, di un disegno o iscrizione inciso su una superficie (di pietra, metallo, ceramica, intonaco, ecc.) per mezzo di una punta acuminata o di altri strumenti.

Da incisione rupestre a tecnica rinascimentale

La tecnica dell'incisione a graffito è già testimoniata dalle incisioni rupestri preistoriche del Paleolitico superiore e del Neolitico, che rappresentano la prima forma d’arte della storia

dell’umanità, sin dall’epoca dell’homo sapiens. I disegni graffiti a volte venivano riempiti di colore. In Italia troviamo importanti e numerose testimonianze di petroglifi (altro termine usato per definire i graffiti su pietra) nella Valcamonica, un’estesa valle nelle Alpi centrali, in provincia di Brescia.

Sono stati realizzati in un arco di tempo di circa 12.000 anni e raffigurano scene di caccia o lotta, riti religiosi e, quindi, figure di animali, cacciatori, guerrieri, ma anche di contadini, con i primi carri e aratri, e capanne (tra cui le prime palafitte).

Queste immagini incise nella pietra non rappresentano l’oggetto reale, ma la sua “idea”.

L’incisione a graffito fu poi largamente impiegata dai Greci e dagli Etruschi per decorare oggetti, in particolare i vasi.

Presso i Greci tale tecnica corrisponde al cosiddetto “stile a figure nere su fondo rosso” (VII-VI sec. a.C., periodo arcaico) della pittura vascolare.

E’ la tecnica ceramografica (cioè di decorazione su ceramica) consistente nel dipingere delle figure sul vaso di argilla con una vernice a base di ossidi di ferro, che in cottura diventava di colore nero lucido, incidendone poi i particolari (capelli, vesti ricamate, armature, ecc.) con uno strumento appuntito, in modo tale da far affiorare il colore di fondo – rossiccio – dell’argilla cotta.

La tecnica del graffito continuò a essere usata anche in epoca romana e medievale, ma è durante il Rinascimento (1400-1500) che il graffito - detto anche “sgraffio” o “sgraffito” – viene ampiamente usato per decorare facciate di edifici secondo un procedimento simile a quello utilizzato per la ceramica.

La tecnica dello “sgraffito” rinascimentale consisteva nello stendere su un muro coperto di uno strato di intonaco scuro (di solito nero o rosso) un secondo strato di intonaco bianco (a base di calce) e nel graffiare quest'ultimo secondo un dato disegno in modo da esporre il sottostante strato bruno.

Nel Rinascimento il graffito è stato usato in alternanza con la tecnica pittorica dell’affresco (in Italia centrale e settentrionale, Austria, Boemia).

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In seguito, nel 1600, si usò sovrapporre vari strati d'intonaco di diverso colore ottenendo, secondo la profondità dell'incisione, il segno del colore desiderato e gradevoli effetti di chiaroscuro.

Tradizionalmente questa tecnica si realizza sull’intonaco fresco e non consente ritocchi, per questo necessita di un’ottima padronanza del disegno, ecco perché nel tempo la sua pratica è divenuta sempre più rara.

ESEMPI:

- Palazzo di Bianca Cappello, Firenze: fu costruito nella seconda metà del Cinquecento su richiesta di Francesco I de' Medici per la sua amante Bianca Cappello, su un vecchio edificio dei primi del Quattrocento.

Le celebri decorazioni a graffito sulla facciata raffigurano delle grottesche e risalgono al 1579-1580. Oggi il palazzo, che si trova a poca distanza da Palazzo Pitti, appartiene al Comune di Firenze.

- Casa al Minuto, Praga: questo edificio è un tipico esempio di architettura borghese rinascimentale boema. La facciata, decorata con graffiti, raffigura scene tratte da eventi biblici e mitologici e temi delle leggende rinascimentali contemporanee.

Espressionismo e xilografia

Un’altra tecnica artistica paragonabile sotto certi aspetti al graffito, in particolare per l’effetto finale ottenuto, è la xilografia (= incisione su legno).  (v. pag. 151-152 del libro di testo) La xilografia è una tecnica di stampa* tra le più semplici e antiche realizzata con matrici (=stampi) di legno incise a rilievo.

Sulla matrice è eseguito l’intaglio tramite coltellini e sgorbie (particolari tipi di scalpelli con lame di varie forme), risparmiando il disegno da riprodurre che, quindi, risulta a rilievo; dopo aver

inchiostrato la matrice si procede alla stampa manualmente, facendole aderire un foglio di carta o mediante una pressa.

Nella stampa così ottenuta le parti incavate della matrice corrispondono al bianco o al colore della carta.

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Dalla fine del 1800, al pari di altre tecniche incisorie/di stampa, la xilografia, prima utilizzata per la riproduzione, ad esempio, di immagini sacre e illustrazioni di libri, divenne un mezzo espressivo autonomo, ovvero una forma d’arte a sé stante.

L’autonomia espressiva ed artistica della xilografia raggiunse risultati particolarmente significativi nell’ambito dell’Espressionismo, una delle prime avanguardie storiche del Novecento.

 (v. pag. 213-214-215 del libro)

La xilografia e la stampa erano viste dagli artisti espressionisti come un mezzo economico e rapido per produrre pezzi artistici in gran quantità e a prezzi accessibili a tutti.

Kirchner e Heckel, fondatori del gruppo Die Brucke (Il Ponte), appartenente al movimento espressionista, entrambi pittori e incisori tedeschi, usarono frequentemente questa tecnica che ben si adeguava al loro stile, caratterizzato dall’uso di un segno aggressivo, di linee spezzate e di colori innaturali e dalla deformazione della figura umana.

Il gruppo Die Brucke si ispirava principalmente alla pittura di Munch (v. il famoso dipinto intitolato “L’urlo”), di alcuni post-impressionisti, come Van Gogh e Gauguin, e anche all’arte primitiva africana, che li spinse, appunto, a praticare l’intaglio del legno.

*Stampa: procedimento che permette di ottenere più copie di uno stesso disegno o testo; si ottiene incidendo il testo o disegno che si vuole riprodurre su una matrice (lastra di metallo, tavoletta di legno o altro materiale), che viene poi inchiostrata e utilizzata come stampo, su carta o altra superficie.

Street art e graffitismo

Negli anni ’70 e ‘80 del XX° sec. (1900) il graffito si rinnova, sul piano formale, tecnico e

contenutistico, nell’ambito di quella tendenza artistica sviluppatasi negli Stati Uniti nota come graffitismo.

IL GRAFFITISMO

E’ un fenomeno statunitense, noto anche come Graffiti Art, sviluppatosi negli anni tra il 1975 e il 1980 e caratterizzato da scritte e figurazioni eseguite in prevalenza con vernice a spruzzo

(bombolette spray), inizialmente sulle pareti e sui convogli della metropolitana newyorkese, poi su muri e pannelli.

E’ una forma d’arte spontanea e fuori dagli schemi, di rottura rispetto al passato, nata come fenomeno di rivolta da parte dei giovani delle grandi metropoli Statunitensi, in particolare New York.

I cosiddetti “graffitari” o writers, appartenenti inizialmente a minoranze etniche e sociali (come gli afro-americani) e riuniti in bande, sporcavano la città per protestare contro la società che li

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Nati, quindi, da movimenti di protesta, come libere espressioni creative contro il potere, i graffiti nel tempo sono stati riconosciuti come una vera e propria corrente artistica innovativa, tanto da venir accolta nel corso degli anni ’80 da gallerie d'avanguardia (alcuni galleristi fecero riprodurre i graffiti su tela) ed entrare così a far parte del mercato dell’arte internazionale.

Il moderno graffitismo, come a suo tempo l’Espressionismo e altre tendenze dell'arte del sec. XX, trova delle corrispondenze con i graffiti preistorici, l'arte “primitiva” (ad es. africana) e il disegno infantile, espressioni queste accumunate dall’assenza/rifiuto della prospettiva e della profondità, dall’estrema semplificazione delle forme e dall’immediatezza comunicativa. Due sono sostanzialmente i gruppi che hanno dato vita al graffitismo.

Il primo è costituito da rappresentanti anonimi, che non hanno potuto o voluto ambire a riconoscimenti pubblici; il secondo è costituito da artisti “colti”, che sono riusciti a definire un proprio stile personale e riconoscibile; tra questi ultimi spiccano Keith Haring (1958-1990) e Jean-Michel Basquiat.

KEITH HARING

Keith Haring (1958-1990), pittore e writer statunitense, dopo una solida formazione artistica aderì al graffitismo, inizialmente dipingendo gli spazi pubblicitari vuoti delle stazioni delle

metropolitane.

I suoi lavori hanno rappresentato la cultura di strada della New York degli anni Ottanta.

I graffiti di Haring, molto semplici ad una prima occhiata, denunciano il disagio sociale patito dalle classi più deboli nelle grandi città.

Haring inoltre fu molto polemico nei confronti della tecnologia, perciò dipinse spesso i televisori ed i computer come mostri assetati di potere che minacciano l’umanità.

Il suo stile è molto immediato, fumettistico, ispirato dal disegno infantile e primitivo.

Le sue figure sintetiche e dinamiche sono definite da una linea di contorno nera e spessa, riempite di colori puri e saturi stesi in modo piatto e accompagnate da brevi segni neri che suggeriscono l’idea del movimento o dell’emissione della voce (sono famose, per es., le sue figure stilizzate di cani che abbaiano).

Una delle opere più rinomate e significative di Haring è anche l’ultima da lui realizzata e una delle poche ad avere un titolo, si tratta del murale “Tuttomondo” e si trova in Italia, a Pisa.

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“TUTTOMONDO”: IL MURALE DI PISA DI KEITH HARING

Tuttomondo è un grande murale realizzato da Keith Haring nel 1989 sulla parete esterna della canonica della Chiesa di Sant'Antonio Abate a Pisa.

La superficie della parete misura circa 180 metri quadri (10 metri di altezza per 18 metri di larghezza),si tratta del più grande murale mai realizzato in Europa, l'ultima opera pubblica dell'artista statunitense, nonché l'unica pensata per essere permanente.

L’opera fu realizzata grazie all'accordo raggiunto tra l'artista, il Comune e il parroco del convento. L'artista dipinse il grande murale nel giugno del 1989, in soli quattro giorni.

Dopo aver imbiancato l'intera parete e aver disegnato in nero i contorni delle figure, Haring completò il murale colorandolo con l'aiuto di alcuni studenti e alcuni artigiani dell'azienda di vernici locale, che aveva donato i colori necessari alla realizzazione dell'opera.

Raramente Haring attribuiva un titolo alle sue opere, per lo più graffiti metropolitani destinati a scomparire col tempo. Il titolo proposto in questo caso dall'autore, direttamente in italiano, esprime il significato simbolico del murale: un futuro in cui gli ideali dominanti siano unità e pace. Il dipinto ritrae 30 figure dinamiche e di grande vitalità, concatenate e incastrate tra loro a

simboleggiare la pace e l'armonia del mondo.

Al centro del murale si trova il simbolo di Pisa, la "croce pisana", rappresentata con quattro figure umane unite all'altezza della vita.

Alcune figure rappresentano il legame dell'uomo con la natura, che nella visione dell’artista è indispensabile per l'armonia del mondo.

La figura con un televisore al posto della testa, molto frequente nei murales di Haring, rappresenta la tecnologia che tende a disumanizzare l’uomo.

Le vernici utilizzate e i recenti restauri (risalenti al 2011) hanno permesso all'opera di rimanere intatta nel suo splendore.

Autore Keith Haring

Data 1989

Tecnica Murale Dimensioni 10x18 m

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BASQUIAT

Basquiat (1960-1988), l’altro maggiore rappresentante del graffitismo anni ’80, ha realizzato immagini con uno stile completamente diverso da quello di Haring, ossia caratterizzato da un segno primitivo e infantile molto aggressivo e da un’esecuzione immediata, molto rapida; queste immagini graffite, sono spesso violente e accompagnate da frasi e parole a volte scurrili.

Negli anni ’90 il graffitismo arriva in Europa, per poi dilagare velocemente negli altri continenti, rivelandosi come fenomeno sociale e culturale di massa; si impone nella pubblicità e diventa di moda.

LA STREET ART CONTEMPORANEA E LA GUERRILLA ART DI BANKSY

Street art (arte di strada) è il nome più recente dato a tutte quelle forme di espressione artistica che si manifestano in luoghi pubblici, spesso illegalmente, utilizzando le tecniche più disparate: bombolette spray (vernici acriliche), stencil, sculture ecc.; comprende, quindi, anche il graffitismo. Ogni artista che pratica l'arte di strada ha le proprie motivazioni personali; alcuni la praticano come forma di critica contro la proprietà privata, allo scopo di annullarla, rivendicando le strade e le piazze; altri come forma di contestazione di carattere politico-sociale; altri ancora, più

semplicemente, vedono lo spazio urbano come un luogo dove poter esporre le proprie opere, arrivando così ad un pubblico molto più vasto di quello che frequenta le gallerie d'arte tradizionali. Uno dei maggiori esponenti della street art contemporanea è Banksy, pseudonimo di un artista inglese che ha deciso di rimanere anonimo.

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BANKSY

Banksy è nato a Bristol nel 1974 ed iniziò la sua carriera di artista alla fine degli anni Ottanta. Il vero nome dell'artista non è noto, in quanto egli ha scelto di mantenere l’anonimato, condizione imprescindibile per praticare la cosiddetta guerrilla art (arte d’assalto), considerata un

sottogenere della street art.

La tecnica che preferisce utilizzare è lo stencil (pittura realizzata tramite l’uso di mascherini) che, proprio con Banksy, è arrivato a riscuotere un successo sempre maggiore presso gli street artist di tutto il mondo.

I suoi stencil hanno cominciato ad apparire a Bristol, poi a Londra e a seguire nelle maggiori capitali europee, non solo sui muri delle strade, ma anche nei posti più impensabili e difficili da raggiungere.

Gli stencil di Banksy rappresentano immagini paradossali, ironiche e satiriche (umoristiche), a volte accompagnate da frasi e slogan, e riguardano argomenti di carattere sociale, politico, culturale, etico.

Il messaggio di solito è pacifista, anti-capitalistico e anti-istituzionale (per questo l’artista si può ritenere a suo modo un anarchico).

Con i suoi stencil raffiguranti soggetti come animali (scimmie e ratti), ma anche poliziotti, soldati e bambini, Banksy si scaglia contro il sistema capitalistico e il degrado sociale provocato dal

consumismo e dalla dipendenza tecnologica.

Attività artistica

Banksy ha sparso sui muri di Bristol e Londra e poi di altre grandi città, come Parigi e New York, degli stencil di topi, i famosi “Rats”, intenti alle più svariate azioni.

Il soggetto dei topi è stato scelto in quanto odiati, cacciati e perseguitati, eppure capaci di mettere in ginocchio intere civiltà.

"Se sei piccolo, insignificante e poco amato allora i topi sono il modello definitivo da seguire" (cit.). Il ratto negli stencil di Banksy diventa dunque simbolo, emblema delle minoranze, degli

emarginati, dei soggetti più deboli della società che si prendono la loro rivalsa sul mondo da cui vengono rifiutati.

A Londra l’artista ha raffigurato molti topi recanti un cartello in mano con i più svariati messaggi, dal simbolo della pace, al simbolo dell'anarchia, al semplice messaggio "I <3 London".

Uno dei suoi più famosi murales, realizzato sempre con la tecnica dello stencil, è quello che raffigura gli attori di “Pulp Fiction”, il celebre film di Quentin Tarantino, che stringono in mano delle banane anziché delle pistole. Questo murale è stato recentemente rimosso: il suo valore stimato si aggirava intorno ai 400 000 euro.

Nell'agosto del 2005 Banksy ha realizzato dei murales sulla barriera di separazione tra Israele e la Palestina, costruita dal governo israeliano, combinando varie tecniche.

Si tratta di illusionistici squarci nel muro dipinti (realizzati con la tecnica del trompe-l'œil) che permettono di "vedere" cosa c'è dall'altra parte (per es. panorami esotici ed idilliaci).

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L'artista ha realizzato a Napoli due stencil, il primo rappresentava una reinterpretazione dell'Estasi

della beata Ludovica Albertoni del Bernini (celebre capolavoro della scultura barocca), raffigurata

con in mano delle patatine e un panino, simbolo del consumismo; l'opera è stata cancellata nel maggio 2010 da un writer napoletano che l'ha coperta con un enorme murales.

L’altro stencil, la cosiddetta Madonna con la pistola, reinterpretazione di un'altra opera di epoca barocca italiana, è invece ancora visibile; è stato coperto da una lastra in vetro, per prevenire il rischio di danneggiamenti.

Una delle azioni di guerrila art che ha reso famoso Banksy è l’incursione nei musei più importanti del mondo, dove è riuscito ad appendere sue opere tra le altre già presenti.

Spesso sono passati giorni prima che qualcuno si accorgesse dell'intrusione.

I suoi temi preferiti in questi casi sono quadri dipinti in perfetto stile settecentesco, con l'aggiunta di alcuni particolari completamente anacronistici (fuori tempo): nobili del Settecento con

bombolette spray, dame di corte con maschere antigas, ecc.

CONFRONTO TRA GRAFFITI PREISTORICI E GRAFFITI MODERNI

Mentre gli uomini preistorici lasciavano i propri segni grafici e pittorici sulle pareti di quelle che erano le proprie abitazioni, ossia le grotte o caverne, i graffitisti odierni lasciano il proprio segno (che sia solo la firma, ossia il tag, o composizioni più complesse e di grandi dimensioni)

prevalentemente sulle pareti degli edifici pubblici e privati delle città in cui vivono.

Anche l’intento comunicativo è assai diverso: i dipinti e graffiti preistorici avevano una funzione narrativa e propiziatoria, raccontavano cioè aspetti della vita quotidiana o venivano realizzati come una sorta di rituale per assicurarsi la buona riuscita della caccia; le opere dei graffitisti – o

street artist – contemporanei veicolano invece contenuti di carattere etico e socio-politico e

rappresentano quindi atti di denuncia e contestazione rispetto alle ingiustizie e contraddizioni del proprio tempo.

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