Feminismo
L'uguaglianza dei diritti
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Fino a questo secolo i diritti civili e politici delle donne erano
ristretti. Questo era giustificato con l'argomento della natura: le
donne sono naturalmente inadeguati per le attività politiche ed
economiche al di fuori della casa.
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I teorici contemporanei vedono le donne come "esseri liberi e
uguali" e democrazie liberali hanno progressivamente adottato
leggi anti-discriminazione che garantiscono la parità di diritti nella
sfera politica e la parità di opportunità nella sfera economica. Le
donne hanno pari accesso all'istruzione, all'occupazione, carica
politica, ecc ..
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Si suppone che l'estensione dei diritti e una società neutrale
rispetto alle questione di sesso e di genere risolve i problemi che
devono affrontare le donne.
L'approcio di dominanzione
• Tuttavia, l'uguaglianza dei diritti è problematica. La legge di pari opportunità è stata del
tutto inefficace, secondo McKinnon, di dare alle donne quello che le serve: una possibilità di vita produttiva di sicurezza fisica ragionevole, l'espressione di sé e una base minima di rispetto e dignità. L'uguaglianza tra i sessi non impedisce donne il 'secondo turno' o il 'doppio giorno'. Donne sono rappresentate in modo sproporzionato in lavori a bassa retribuzione e tempo parziale, che le rende economicamente dipendente.
• Il problema non è più lo sciovinismo. Il problema è che i lavori sono stati progettati per
persone che non sono custodi primari dei bambini e possono permettersi 10h di lavoro al giorno. Le donne non devono essere discriminati. Il fatto che essi devono e forse anche vogliono prendersi cura dei bambini, auto-esclude le donne delle posizioni più attraenti e ben pagate.
• Il problema è che la società è sessista nei suoi fondamenti. McKinnon propone l'approccio
di dominazione all'uguaglianza sessuale che mira a garantire non solo l'assenza di
L'approccio di dominazione
e le teorie della giustizia
• Molte femministe sostengono che le teorie della giustizia interpretano l'uguaglianza in modo che
non sono in grado di riconoscere la subordinazione delle donne. Quindi dovremmo rinunciare a interpretare la giustizia in termini di uguaglianza. Tuttavia, anche l'approccio di dominazione è un'interpretazione di uguaglianza, sebbene più complessa della uguaglianza formale.
• È l'approccio di dominazione coerente con le teorie tradizionali della giustizia? Comunitarismo e
libertarismo potrebbero rifiutare le sue premesse. Il primo sostiene che i ruoli sociali sono date, il secondo insiste sulla libertà dei datori di lavoro di progettare i lavori come meglio credono.
• Possono teorie liberali adottare l'approccio di dominazione? MacKinnon sostiene che l'approccio
di dominazione va oltre al liberalismo, ma Kymlicka ritiene che il liberalismo può ospitare molto, se non tutte le preoccupazioni femministe. L'uguaglianza formale non è sufficiente e le diverse, per lo più nascosti modi in quali le donne sono discriminate in politica, nella società e nel
mercato possono essere contrastati, se, come sostiene Moller Okin, "nel contratto di Rawls si insisterebbe su un attacco più completo al sistema della differenziazione di genere, eliminando sia la divisione disuguale del lavoro e l'oggettivazione sessuale".
• Eppure, l'approccio di dominazione potrebbe richiedere ai liberali di rivedere la distinzione
Liberalismo e la distinzione
tra pubblico e privato
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Relazioni familiari sono private e si trovano al di fuori delle
competenze dello Stato. Perciò teorie della giustizia
continuano ad ignorare le relazioni all'interno della
famiglia.
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Eppure, come scrive Carole Pateman, la "dicotomia tra il
pubblico e il privato è, in ultima analisi, ciò di cui tratta il
femminismo".
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Ci sono due concezioni della distinzione tra pubblico e
privato nel liberalismo: (1) la distinzione tra la politica e il
sociale e (2) la distinzione tra il sociale e il personale.
Lo Stato e la società civile
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Ci sono motivi femministi per respingere la distinzione liberale tra Stato e
società? Ci sono alcuni punti di controversia:
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Le femministe potrebbero sostenere politiche di intervento più incisive
nella società civile al fine di favorire il mantenimento di certi legami sociali,
compresi quelli familiari.
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Le femministe potrebbero non condividere la fede liberale, che la libertà di
parola e di stampa è sufficiente a contrastare i pregiudizi e gli stereotipi e
perciò sostenere delle politiche di governo più forti nella lotta contro le
immagini degradanti culturali delle donne.
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Le femministe credono che le politiche statali attive sono necessari per
sfidare il problema delle "preferenze adattive" (la casalinga contenta),
mentre i liberali tendono a pensare che i diritti individuali e giustizia
distributiva risolvono il problema.
IL diritto alla privacy come
problema
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Il liberalismo separa il personale dal pubblico, mentre il
'pubblico' comprende sia stato e la società civile.
L'individualità può essere minacciata non solo dalla
coercizione, ma anche dalla pressione delle aspettative
sociali e dal conformismo. Questa separazione tra
personale e pubblico è giustificata dal 'diritto alla
privacy'.
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Tuttavia, il diritto alla privacy è interpretato dalla Corte
Suprema degli Stati Uniti in termini di privacy della
famiglia. Di conseguenza, la famiglia è immunizzata da
riforme volte a tutelare gli interessi delle donne.
Il diritto alla privacy come
soluzione
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Per tutelare gli interessi delle donne, il diritto della
privacy deve essere estesa agli individui e non alle
famiglie. Questo diventa possibile attraverso il distacco
della privacy da idee patriarcali di autonomia della
famiglia.
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Di conseguenza, "l'azione dello Stato può essere
necessaria all'interno della sfera domestica per
proteggere la privacy e prevenire gli abusi" e "per
garantire alle donne (o bambini) una sfera di rifugio
personale dalla presenza di altri, o dalla pressione a
conformarsi alle aspettative degli altri".
L'etica della cura
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Le donne sono da sempre supposte di avere diversi modi di pensare e delle
disposizioni più intuitive, emotive e particolaristiche. E infatti, la natura
diversa presunta delle donne è uno dei motivi per la loro discriminazione.
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C'è un filo nel femminismo contemporaneo, tuttavia, che sostiene che
dovremmo prendere sul serio la morale diversa delle donne. Si tratta di una
modalità di ragionamento morale e di una fonte di intuizione morale che è
razionale e di portata pubblica.
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Queste teorie femministe risalgono a Carol Gilligan ("Con una voce diversa",
1982) che scopre che le donne ragionano in termini di relazioni interpersonali
e del contesto, mentre gli uomini tendono a ragionare in modo impersonale,
astratto e universale e in termini di principi. Gilligan etichetta la moralità delle
donne come 'etica della cura' e la moralità degli uomini come 'etica della
giustizia'.
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