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ACCOPPIAMENTO VENTRICOLO - ARTERIOSO IN PAZIENTI AD ALTO RISCHIO CARDIOVASCOLARE

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UNIVERSITÀ DI PISA

FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN MEDICINA E CHIRURGIA

Accoppiamento ventricolo – arterioso in pazienti ad alto rischio

cardiovascolare

RELATORE

Chiarissimo Prof. Stefano Taddei

CANDIDATO

Maria Tarasenko

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INDICE

Riassunto………...pag. 4 1 – Fattori di rischio cardiovascolare e modificazioni strutturali e funzionali a livello cardiaco e vascolare……….……….pag. 6

1.1 - Stiffness vascolare e ruolo dei fattori di rischio cardiovascolare………pag. 6

1.2 – Stiffness ventricolare e ruolo dei fattori di rischio cardiovascolare………pag. 15

2 – Elastanza ventricolare sinistra………..pag. 21 3 – Elastanza arteriosa……….pag. 25 4 – Accoppiamento ventricolo – arterioso……….pag. 26 Scopo……….pag. 30 Metodi e materiale………..pag. 30 Studio ecografico……….pag. 31 La valutazione integrata della funzione arteriosa………..pag. 33 La valutazione dell’accoppiamento ventricolo – arterioso………pag. 35

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3 Risultati………..pag. 36 Discussione………..pag. 42 Conclusioni……….pag. 46 Limiti………..pag. 47 Tabelle………...pag 48 Bibliografia………pag. 53

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Riassunto

Il cuore è anatomicamente e funzionalmente collegato all’albero arterioso e la loro interazione generalmente definita come accoppiamento ventricolo – arterioso (AV), è un fattore determinante della performance cardiovascolare in grado di influenzare l’efficienza del sistema e l’entità di energia trasmessa dal cuore alla circolazione periferica. L’accoppiamento ventricolo - arterioso può essere espresso come rapporto tra elastanza arteriosa o Ea ed elastanza ventricolare sinistra o Elv, dove Ea è un indice multifattoriale del post carico ventricolare sinistro ed Elv è un indicatore della performance sisto-diastolica del miocardio; l'energia meccanica trasmessa dal cuore ai vasi è massima quando le due elastanze sono approssimativamente uguali [1]. Negli individui affetti da ipertensione arteriosa è stato riportato un aumento della stiffness arteriosa in parallelo con un’aumentata stiffness ventricolare, e nonostante un ottimale accoppiamento AV, queste alterazioni possono determinare nel lungo periodo alcune conseguenze emodinamiche, poiché un sistema “cuore – arterie” più rigido sembra in grado di concorrere ad un aumentata labilità della pressione sanguigna e una ridotta tolleranza allo sforzo. Tuttavia, poco è stato chiarito circa gli effetti della stiffness arteriosa sull’accoppiamento AV ed in particolare, l'influenza

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delle proprietà vascolari su Elv che può essere considerato una indice di stiffness ventricolare e della contrattilità miocardica parzialmente indipendente dalle condizioni di carico [2].

Il presente studio è stato designato con lo scopo di definire i rapporti tra elastanza ventricolare sinistra, elastanza arteriosa e il loro accoppiamento in una popolazione ad alto rischio cardiovascolare. Il risultato delle analisi multivariate ha dimostrato che nella popolazione in esame i principali determinanti dell’elastanza ventricolare sinistra sono rappresentati dal genere e dall’elastanza arteriosa, mentre i principali indici di stiffness vascolare non risultano significativamente correlati.

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1 Fattori di rischio cardiovascolare e modificazioni strutturali e funzionali a livello cardiaco e vascolare

1.1 Stiffness vascolare e ruolo dei fattori di rischio cardiovascolare

La stiffening arteriosa è una modificazione della parete vascolare interpretabile come il risultato di un invecchiamento progressivo, accelerato da varie malattie come l'aterosclerosi, il diabete e l’ipertensione arteriosa [3] [4]. Allo stesso tempo, la stiffness aortica, fortemente associata all'età, sembra essere il determinante chiave dell’ipertensione sistolica isolata, la principale forma di ipertensione nella popolazione anziana [5].

La stiffness arteriosa è determinata principalmente da proprietà strutturali della parete vascolare: in generale, si può affermare che i vasi piccoli sono relativamente più rigidi dei vasi più grandi, a causa del loro raggio minore. Allo stesso tempo, le variabili emodinamiche giocano un ruolo cardine nel determinare la rigidità del distretto vascolare in

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esame: una pressione maggiore di distensione provoca un aumento del reclutamento di fibre di collagene del vaso e quindi una riduzione della sua elasticità [6].

Inoltre, la composizione della parete vascolare varia in diversi distretti dell’albero arterioso: grandi vasi centrali sono composti principalmente da elastina, mentre il condotto delle arterie periferiche contiene relativamente più collagene. Per di più le cellule muscolari lisce della parete arteriosa, nonché dell'endotelio, sono in grado di influenzare la stiffness arteriosa modulando il tono muscolare [7].

La stiffness arteriosa può essere valutata a livello locale, regionale, e sistemico e diversi indici di stiffness vascolare possono essere valutati in vivo attraverso la misurazione della pressione, del volume (o diametro), e dello spessore della parete. La limitazione di tali tecniche è la necessità di una misurazione della pressione arteriosa locale, che è ottenibile (in maniera non invasiva) soltanto per le arterie periferiche mediante tonometria planare grazie a tecniche oscillometriche. Altri metodi attualmente validati e non invasivi per valutare la stiffness arteriosa sono l’ecografia aortica (utilizzando l'ecocardiografia trans-esofagea), l’ecografia carotidea o la risonanza magnetica nucleare. La velocità dell'onda di polso o Pulse Wave velocity (PWV) è l'indice più studiato per la valutazione non invasiva della stiffness arteriosa, derivato direttamente dalla curva pressione – volume del vaso, viene

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attualmente considerato come il "gold standard" per la misurazione della stiffness vascolare in vivo [7]. Quando un singolo impulso generato dall’eiezione ventricolare si propaga attraverso l'albero arterioso, la sua velocità è determinata dalle proprietà geometriche ed elastiche della parete vascolare. Difatti, la PWV aumenta gradualmente nelle arterie periferiche, ed è stimata essere 4 m/s in aorta ascendente, 5 m/s in aorta addominale, 7 m/s in arteria brachiale, e 8 m/s in arteria iliaca [8]. La PWV può essere calcolata come il rapporto tra la distanza di due siti del letto vascolare, tra i quali viene rilevata un’onda di impulso, e il tempo che tale onda impiega a coprire tale distanza. Anche se in teoria la PWV può essere misurata in qualsiasi distretto vascolare, PWV aortica è, oggi, considerata il ‘’gold standard’’ della metodica grazie al suo significato patofisiologico la rilevante mole di dati da essa derivati [9].

Nei soggetti normali, l’eiezione del ventricolo sinistro provoca un’onda pressoria con una PWV relativamente lenta a 5 - 7 m/s. Questa onda pressoria durante la diastole si riflette in diversi punti del letto vascolare localizzati principalmente nelle arterie distali all'origine della ramificazione delle arteriole e, di conseguenza, la forma finale e la forma d'onda della pressione aortica è determinata dalla somma di queste due onde di pressione [10].

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Nei giovani le grandi arterie sono elastiche cosìcchè l'onda riflessa viene a sommarsi all’onda anterograda durante la diastole e di conseguenza la pressione periferica tende ad essere più elevata rispetto alle grandi arterie centrali. Questo fenomeno è noto come amplificazione dell’onda pressoria.

Il processo d’invecchiamento è caratterizzato, da un aumento di PWV e la conseguenza di questo fenomeno è che le onde riflesse si sommano all’onda anterograda durante la fase della sistole, incrementando la pressione sanguigna sistolica. Questo aumento della pressione arteriosa sistolica, a causa dell’onda riflessa, quando divisa dalla’onda pressoria, è chiamata augmentation index (AIx). AIx è una misura composita complessa influenzata da PWV, dai punti di riflessione, e dalle caratteristiche cardiache, come la frequenza cardiaca e la contrattilità ventricolare. E’ stato dimostrato che AIx è anche influenzata dalla pressione arteriosa, età, sesso e altezza. Dati approfonditi hanno dimostrato che AIx è un predittore indipendente di mortalità nella malattia renale allo stato terminale [11] in pazienti sottoposti ad intervento coronarico percutaneo [12] e nella popolazione ipertesa.

Le alterazioni morfo - strutturali che determinano un aumento della stiffness arteriosa possono essere rilevate in una fase precoce della vita umana; si possono riscontrare nei

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soggetti giovani adulti o addirittura durante l'infanzia e appaiono accelerati in caso di patologie come l’ipertensione arteriosa e il diabete di tipo 2.

Molti studi sono giunti alla conclusione che l'ipertensione arteriosa non è solo una causa di aumento della stiffness aortica ma è anche una sua conseguenza: questo circolo vizioso comporta sostanziali modifiche delle funzioni del sistema cardiovascolare. Infatti, si ritiene che la stiffness arteriosa non è solo una risposta dell'albero vascolare alla esposizione ad elevati valori di pressione sanguigna, ma può essere anche uno dei principali fattori che è in grado di influenzare la regolazione della pressione sanguigna.

Ad esempio, il "Baltimore Longitudinal Study of Aging" ha sottolineato il valore predittivo della PWV nello sviluppo dell'ipertensione arteriosa. Nello studio sono stati seguiti 306 pazienti con valori pressori nel range di normalità per un periodo di follow up di circa 3 - 4 anni. In questa popolazione è stato mostrato che i valori più elevati di PWV alla prima visita sono positivamente associati con una maggiore probabilità di sviluppare ipertensione arteriosa in futuro. Il rischio è stato stimato del 10% per ogni unità incrementale di PWV [13]. Inoltre, vi è una forte evidenza del legame diretto tra PWV ed età e ipertensione, indipendentemente da altri fattori di rischio CV [14].

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svolgere un ruolo chiave nell’aumento della stiffness vascolare, in una fase precoce, l’aterosclerosi sembra essere meno significativa come fattore causale. In questa situazione la stiffness vascolare sembra principalmente legata all’ipertensione arteriosa. Il processo di stiffness non è semplicemente correlato ai cambiamenti della parete dell'arteria, ma è anche influenzato dai valori della pressione sanguigna; aumenta man mano che salgono. Da un punto di vista fisiologico tale relazione può essere spiegata con la forma della curva che rappresenta la compliance vascolare: la curva del rapporto stress - strain non è lineare perché le fibre elastiche presentano un limite intrinseco di una deformazione eccessiva. Di conseguenza, qualsiasi aumento di stress di parete (causata da alta pressione sanguigna) porta al reclutamento delle fibre di collagene, che sono meno elastiche. Allo stesso tempo, la riduzione della pressione arteriosa in pazienti ipertesi porta ad una riduzione dei valori PWV, ma non è in grado di normalizzarli.

I cambiamenti vascolari connessi all’ipertensione imitano quelli indotti dall’invecchiamento, tuttavia alcune differenze possono essere evidenziate. L’ipertrofia delle grandi arterie e rimodellamento sono un fenomeno adattativo sviluppato come strumento per mantenere un normale stress di parete in risposta alle forze generate dalla legge di Laplace, ma nelle arterie muscolari ed elastiche dei pazienti ipertesi tali modificazioni assumono un significato

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patologico. In modelli animali di ipertensione arteriosa [15], l’elastina espressa nella parete arteriosa non è diminuita come nel processo di invecchiamento, tuttavia il rapporto elastina – collagene [16] è sbilanciato verso un aumento della quantità di collagene o, anche in presenza di un rapporto equilibrato, le molecole di elastina non sono assemblate correttamente. Inoltre, in un modello animale di ipertensione arteriosa (ratto), l'aumento della stiffness vascolare sembra essere principalmente correlata ai cambiamenti nelle proprietà meccaniche e adesive delle cellule muscolari lisce vascolari [15]. Infatti l'attività delle cellule muscolari lisce è strettamente correlata alla funzione endoteliale. In questo l’ossido nitrico (NO) prodotto dall'endotelio è in grado di influenzare l'attività dell'enzima transglutaminasi2 che è un substrato delle proteine citoscheletriche delle cellule muscolari lisce [17] e, al tempo stesso, è in grado di inibire l'espressione della metalloproteinasi delle cellule muscolari lisce [18]. Inoltre il sistema renina – angiotensina - aldosterone e il sistema nervoso simpatico sono coinvolti in questo processo di rimodellamento e sono in grado di influenzare la funzione endoteliale e la vasocostrizione delle arteriole.

Invecchiamento ed ipertensione non sono gli unici fattori di rischio CV in grado di influenzare la struttura dei vasi sanguigni e di conseguenza alterarne la stiffness. Nella microangiopatia diabetica, ad esempio i capillari, le arteriole e le venule di molti organi

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mostrano un aumento di materiale PAS - positivo, che si presenta come un ispessimento della membrana basale ridondante. Chimicamente, questo materiale è costituito da proteine, lipidi e carboidrati, come la membrana basale normale, ma contiene anche maggiori quantità di idrossilisina e di disaccaride glucoso - galattoso. Queste manifestazioni sono state attribuite all’ipossia, all’aumento del flusso ematico e della viscosità ematica [19]. L’interessamento dei grossi vasi presente nel diabete assume invece l’aspetto dell’aterosclerosi che è istologicamente simile a quella osservata nei non diabetici, caratterizzata da ispessimento fibroso dell’intima, deposizione di lipidi e calcificazione [20]. Tipicamente la dislipidemia è caratterizzata da un aumento dei livelli di colesterolo ed è generalmente accettato che, alla luce della loro dimensione ridotta, le LDL piccole attraversino più facilmente l’endotelio vasale raggiungendo in gran numero l’intima arteriosa. Le LDL piccole hanno un’aumentata affinità per i proteoglicani dell’intima vasale ai quali si legano più avidamente, riducendo quindi la possibilità di ricircolo nel torrente sanguigno. Inoltre, il legame indiretto di tali lipoproteine con molecole come la lipoproteinlipasi può ulteriormente aumentare il tempo di ritenzione all’interno della parete arteriosa. Tale dato è molto rilevante in quanto le LDL piccole e dense, una volta “intrappolate” a livello intimale, sono soggette a modificazioni enzimatiche in condizioni di

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stress ossidativo. Una delle ragioni dell’aumentata aterogenicità di tali lipoproteine risiede nella loro elevata suscettibilità all’ossidazione. La presenza di LDL ossidate scatena una cascata di eventi che porta alla formazione di cellule schiumose a livello intimale e alla formazione ed evoluzione della placca ateromasica. In particolare, le LDL ossidate stimolano la produzione, da parte dei macrofagi presenti a livello intimale, di citochine proinfiammatorie che aumentano la produzione da parte delle cellule endoteliali di molecole di adesione per i monociti circolanti (molecole di adesione vascolare ed intercellulare e selectina - E): l’effetto finale è un aumento della migrazione dal lume vasale all’interno della parete arteriosa, di monociti/macrofagi con un progressivo arricchimento di cellule infiammatorie della placca ateromasica. La ricchezza in cellule infiammatorie nella placca ateromasica a scapito delle cellule muscolari lisce, provenienti dalla media arteriosa, è caratteristica tipica della placca ateromasica instabile [21].

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1.2 Stiffness ventricolare e ruolo dei fattori di rischio cardiovascolari

La stiffness miocardica è un indice integrato che comprende diverse proprietà muscolari del ventricolo sinistro ed è determinata principalmente da fattori estrinseci ed intrinseci. I fattori estrinseci sono rappresentati dall’interazione cuore – polmone, dall’azione contenitiva pericardica e dalla interazione fra ventricolo destro e ventricolo sinistro; i fattori intrinseci comprendono la stiffness del miocardio, la geometria della camera e lo spessore della parete [22].

Per comprendere il concetto di stiffness ventricolare, è essenziale considerare la curva pressione – volume VS, un tracciato VS della pressione istantanea della cavità e del volume VS durante il ciclo cardiaco (figura 1).

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16 LV Volume LV P re ss ur e ESV EDV Iso vo lu m ic co nt ra ct io n Diastolic filling Iso vo lum ic rela xat ion Ejection ESP

Figura 1. Il ciclo pressione volume: ESP: pressione telesistolica, LV: ventricolo sinistro,

ESV: volume telesistolico, EDV: volume telediastolico.

L’angolo in basso a destra di questa rappresentazione grafica è rappresentato dalla telediastole. La contrazione isovolumetrica VS provoca un aumento della pressione VS senza un aumento di volume VS. Dopo l'apertura della valvola aortica, il volume VS diminuisce e vi è uno spostamento verso sinistra dei punti pressione - volume istantanei. Alla fine dell’eiezione, la chiusura della valvola aortica è seguita da un calo della pressione

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VS prima dell'apertura della valvola mitrale (rilassamento isovolumetrico), risultante in una linea verticale nel ciclo pressione volume. Come conseguenza dell’apertura della valvola mitrale, la suzione diastolica continua fino alla fine del rilassamento, che è seguita dal riempimento passivo della cavità con la crescente pressione fino alla telediastole. Dopo il riempimento diastolico passivo segue un andamento non lineare nel piano pressione - volume. La stiffness ventricolare sinistra può essere definita come un cambiamento nella pressione VS per una data variazione di volume (dP / dV) e può essere rappresentata graficamente come la pendenza della curva tra pressione telediastolica del ventricolo sinistro (LVEDP) e il volume telediastolico del ventricolo sinistro (LVEDV). Questa definizione implica che la sua misurazione richiede tecniche altamente invasive e specializzate di cateterizzazione. Tuttavia, la pendenza della curva può essere stimata in modo non invasivo con la tecnica ecografica cardiaca. La stiffness telediasolica del ventricolo sinistro (Eed) può essere valutata in vivo dal rapporto LVEDP / LVEDV, dove il primo è derivato da una formula convalidata (=11.96 + 0,596 x E / e ') come variabile contenente il rapporto delle velocità distoliche precoci di eco - Doppler e di Doppler tissutale (E / e '), mentre LVEDV può essere misurato direttamente [23]. La stiffness telesistolica del ventricolo sinistro o elastanza Elv una misura della contrattilità che viene meno influenzata dalle condizioni di

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carico e dipende dalla contrazione attiva così come dai fattori strutturali passivi. Può essere derivata dalla formula: Elv = Pd - (End (est) x Ps x 0,9) / End (est) x SV in cui Ps e Pd rappresentano pressione sistolica e diastolica brachiale, End (est) è l’elastanza ventricolare normalizzata stimata nella telediastole arteriosa (o al momento della comparsa di eiezione) e SV è la gittata sistolica nell’eco – Doppler [24].

L’ipertrofia ventricolare sinistra rappresenta uno dei principali meccanismi compensatori dell’ipertensione arteriosa ed è un fattore di rischio cardiovascolare indipendente dai valori di pressione arteriosa. Le principali caratteristiche istologiche del rimodellamento cardiaco in corso di ipertensione arteriosa sono l’ipertrofia dei miociti e la fibrosi miocardica reattiva che si estende dallo spazio perivascolare fino all’interstizio intramuscolare. Queste alterazioni istologiche che contribuiscono al rimodellamento ventricolare sinistro possono precedere alterazioni funzionali del ventricolo sinistro sia di tipo sistolico che diastolico. Nei pazienti ipertesi è stato dimostrato che lo spessore della parete ventricolare aumenta progressivamente in entrambi i sessi per compensare il postcarico dovuto all'aumento della pressione sistolica centrale e della pressione differenziale. Queste modifiche consentono la normalizzazione dello stress sistolico della parete e conducono alla preservazione della funzione sistolica ventricolare sinistra. Tuttavia, l'aumento del postcarico è una causa del

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crescente consumo di ossigeno del miocardio, e contribuisce ad uno squilibrio tra domanda ed offerta nel miocardio, e, quindi, è un fattore di rischio per l'ischemia. Inoltre, l’ipertrofia ventricolare sinistra ha delle conseguenze negative a lungo termine poiché predispone per sé ad un aumento della richiesta di ossigeno da parte del miocardio, di ischemia sub - endocardica e di disfunzione diastolica. La stiffness arteriosa può favorire la disfunzione diastolica con ulteriori meccanismi come i cambiamenti fibrotici strutturali e l'attivazione contrattile prolungata della sistole precedente, causando una riduzione del riempimento diastolico precoce [25].

L’elevata morbilità e mortalità per cause cardiovascolari ed il più severo decorso clinico della cardiopatia ischemica nella popolazione diabetica trovano conferma nella gravità delle alterazioni coronariche. Il quadro coronarografico caratteristico dei pazienti diabetici evidenzia un interessamento ateromasico multiplo, esteso spesso sino alla periferia del vaso ed un restringimento progressivo del lume vascolare con povertà dei rami collaterali. Nella popolazione diabetica si rileva non soltanto l’alta incidenza di cardiopatia ischemica ma è evidente, altresì, l’elevata incidenza di insufficienza cardiaca congestizia.

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Principali modificazioni: l’ispessimento della parete dei microvasi, fenomeni di slaminamento o duplicazione della membrana basale, presenza di aneurismi sacculari o fusiformi a livello del circolo intramiocardico, proliferazione connettivale nell’interstizio. Studi sull’alterazione funzionale della performance cardiaca nei soggetti con diabete mellito caratterizzata da un più lungo tempo di eiezione ventricolare più breve e, quindi, da un rapporto preeiezione/eiezione più elevato. Principali rilievi ecocardiografici sulla funzione del ventricolo sinistro: riduzione della “fractional shortening” sistolica, che è l’espressione ecografica della frazione di eiezione; alterato rilasciamento isovolumetrico con ritardo del tempo di apertura della valvola mitrale rispetto al tempo di minima dimensione ventricolare; riduzione della velocità di dilatazione ventricolare e, a volte, incremento dello spessore della parete posteriore del VS e del setto; aumento del diametro interno sistolico del VS e della pressione telediastolica ventricolare. Inoltre, alterazione emodinamica appare caratterizzata in particolare da un’incostante riduzione dell’indice cardiaco e della frazione di eiezione, da un’elevazione della pressione finale diastolica, con alterazione della pendenza della curva pressione/volume ventricolare e da un incremento del coefficiente della stiffness diastolico [26].

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2 - Elastanza ventricolare sinistra

La contrattilità cardiaca è una proprietà intrinseca del muscolo cardiaco legata alla quantità e alla velocità di attivazione dei legami fra le molecole di actina e miosina al momento della sistole cardiaca. In condizioni sperimentali, utilizzando una fibra muscolare isolata, può essere concepita come la velocità massima di contrazione della fibra stessa in situazione di assenza di carico. Tale approccio, sebbene concettualmente valido, non è applicabile a modelli cardiaci in vivo dove sono sempre presenti variabili intrinsiche cardiache (come ad esempio proprietà ultrastrutturali del miocardio, grado di fibrosi, geometria della camera ventricolare) oltreché variabili emodinamiche di precarico, postcarico. Pertanto lo studio della contrattilità cardiaca sebbene semplice da un punto di vista teorico appare, in realtà, molto complesso in vivo poiché i parametri tradizionalmente utilizzati per la sua quantizzazione (come ad esempio la frazione di eiezione del ventricolo sinistro) sono

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dipendenti da variabili emodinamiche ed anatomo - funzionali dell'apparato cardocircolatorio.

E' risultato pertanto necessario individuare nuovi parametri che permettessero la quantizzazione della contrattilità cardiaca sia in condizioni sperimentali che in vivo. Tra i numerosi parametri proposti grande rilievo è stato attribuito all’elastanza ventricolare, una grandezza tempo - dipendente impiegata per definire lo stato inotropo del ventricolo sinistro indipendentemente dalle condizioni precarico e dal postcarico. Tale parametro può essere ricavato direttamente dalla rappresentazione grafica dei valori istantanei di pressione e volume del ventricolo sinistro (ovvero dalla curva - volume la cui area corrisponde al lavoro cardiaco) come pendenza della retta fra l'asse delle ascisse (P = 0 mmHg) e il massimo valore telesistolico della curva stessa. Le variazioni dell’inotropismo (con le conseguenti modificazioni della contrattilità cardiaca) sono causa di modificazioni nell’inclinazione della retta; in altre parole le modifiche dell'elastanza ventricolare rappresentano le consensuali modifiche della contrattilità del ventricolo. Suga [27] [28] osservò infatti, utilizzando un preparato cardiaco isolato di cane, che durante la contrazione ventricolare il rapporto istantaneo tra pressione e volume è indipendente dal volume telediastolico e dalla pressione arteriosa mentre si modifica con le variazioni inotrope [29].

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Figura 2.Rapporto pressione - volume del ventricolo di un cane isolato. 1A. La pressione arteriosa è stata fissata a tre livelli differenti durante il controllo (linea continua) e durante l'aumento della contrattilità ventricolare utilizzando l'epinefrina (linee tratteggiate) che è più in alto mentre la gittata cardiaca è costante 1B. La pressione arteriosa è fissata in un punto mentre la gittata cardiaca è variabile. Tratta da” Load Independence of the Instantaneous Pressure - Volume Ratio of the Canine Left Ventricle and Effects of Epinephrine and Heart Rate on the Ratio”. H. Suga, K. Sagawa and Artin A. Shoukas.

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Sulla base di questi presupposti teorici sono state ricercate metodologie che, in vivo ed in maniera non invasiva, potrebbero condurre allo studio della contrattilità cardiaca. L’ecocardiografia Doppler consente di acquisire misure lineari, volumetriche e misure di velocità dalle quali è possibile

ricavare gli elementi per il calcolo delle grandezze fisiche necessarie ad una compiuta descrizione della dinamica del cuore e del flusso ematico nella circolazione. Grazie a questo approccio

l'elastanza telesistolica può essere approssimata grazie all’uso dell’ecocardiografia bidimensionale (per la determinazione del volume telesistolico) integrata con il carotidogramma calibrato con la pressione omerale (per la misura della pressione telesistolica).

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3 – Elastanza arteriosa

L'elastanza arteriosa (Ea) rappresenta una misura del “carico arterioso” che deve affrontare il ventricolo sinistro [30]. L'elastanza arteriosa non è concepita come misura che quantifica una proprietà specifica del sistema circolatorio; ma è piuttosto un indice integrato dei principali elementi che compongono il lavoro che si oppone al ventricolo sinistro (come la resistenza vascolare periferica, la compliance arteriosa totale, l'impedenza aortica) [31]. L'elastanza arteriosa può essere misurata in modo invasivo tramite procedure di cateterizzazione arteriosa [32] [33] o in modo non invasivo tramite l'utilizzo di metodiche Doppler a livello vascolare periferico e cardiaco.

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4 – L’accoppiamento ventricolo – arterioso

Per comprendere il concetto di accoppiamento tra il cuore e i vasi, il primo passo è considerare nuovamente il sopracitato loop pressione - volume VS (Figura 1). In questo grafico, l'angolo superiore del loop rappresenta il rapporto telesistolico pressione / volume e la pendenza della linea da quel punto all'asse x ascissa è l’elastanza telesistolica del ventricolo sinistro (Elv), che è un indice della contrattilità e stiffness sistolica del ventricolo sinistro che è legato allo stato inotropo del muscolo cardiaco e alle proprietà biofisiche del miocardio (come per esempio alla fibrosi). Nello stesso grafico con il presupposto che la frequenza cardiaca, la durata diastolica e sistolica rimangono costanti, la pressione arteriosa telesistolica cambia a seconda della gittata sistolica in modo lineare (maggiore è la gittata sistolica espulsa nel sistema arterioso, maggiore sarà la pressione telesistolica generata). La pendenza di questa relazione è legata alle proprietà arteriose ed è stato proposto come un parametro dell’impedenza dell'albero arterioso ed è chiamata elastanza arteriosa effettiva (Ea). Ea non è una misura di una specifica proprietà arteriosa; piuttosto, è un indice integrativo degli elementi principali di carico arterioso, includendo resistenze vascolari

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periferiche, compliance arteriosa totale, tipica impedenza e, quindi, può essere considerata una misura del carico arterioso che si impone al lavoro del ventricolo sinistro. Con questa rappresentazione è possibile simboleggiare nello stesso grafico sia il cuore che il sistema arterioso e utilizzare la stessa unità (elastanza) e descrivere i loro cambiamenti reciproci. In condizioni di accoppiamento ottimali, il lavoro cardiaco massimale, la forza e l’efficienza della camera vengono raggiunti, mantenendo la pressione sanguigna e l’output cardiaco in un range fisiologico. Al contrario, in condizioni patologiche come la disfunzione sistolica VS, l’accoppiamento ventricolo - arterioso è subottimale, poiché l’elastanza ventricolare è diminuita (funzione sistolica ridotta), mentre l’elastanza arteriosa è generalmente aumentata (maggiore impedenza e diminuita compliance).

Come dimostrato negli studi sperimentali, l'energia meccanica trasferita dal cuore all'arteria è massima quando le pendenze di Elv e Ea sono approssimativamente uguali fra di loro, per cui il loro rapporto tende ad essere approssimativamente circa di 1. Il valore di circa 1 per Ea/Elv, è stato infatti trovato in uomini e donne sani in cateterizzazione cardiaca e con tecniche di ecografia cardiaca, che successivamente sono state comparate a quelle invasive. Analogamente a Elv, Ea può essere stimata in modo non invasivo come il rapporto Pes / SV dove Pes è la pressione telesistolica (che può misurata direttamente da tonometria ad

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applanazione o stimata in modo non invasivo come pressione sistolica × 0.9) e SV è la gittata sistolica derivata dall’ecografia cardiaca transtoracica. La stiffness sistolica e diastolica VS aumenta in tandem con la stiffness arteriosa in varie condizioni al fine di preservare la massima efficienza del sistema.

L'ipertensione arteriosa come sopra descritto è associata al rimodellamento vascolare e cardiaco: i pazienti ipertesi presentano un maggiore spessore della parete carotidea, una stiffness della parete centrale arteriosa, onde riflesse, ipertrofia VS e fibrosi rispetto ai soggetti normotesi. Pochi studi hanno esaminato l'impatto dell'ipertensione sul rapporto Ea/Elv e dei suoi componenti, per esempio Cohen-Solal e altri hanno verificato in una piccola popolazione di pazienti ipertesi un valore più alto di Ea e Elv rispetto ai controlli. Tuttavia, il rapporto tra l’elastanza arteriosa e l’elastanza ventricolare negli uomini non differisce tra i pazienti ipertesi e normotesi, suggerendo che il loro aumento preserva l'accoppiamento del sistema. È interessante notare che le donne mostrano l'evidenza di un maggiore irrigidimento ventricolo – arterioso rispetto agli uomini. In generale, anche se l'accoppiamento ventricolo – arterioso è abbinato, con la progressione della malattia ipertensiva, il processo di rimodellamento è associato a perdita della contattilità VS e alla riserva diastolica, con un conseguente rischio elevato di sviluppo di scompenso cardiaco con

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preservata frazione di eiezione soprattutto nelle donne. Pochi studi sono stati effettuati per esaminare gli effetti della terapia farmacologica in accoppiamento ventricolo - arterioso. Lam CS. e altri hanno studiato l'effetto della terapia antipertensiva in un gruppo di 527 pazienti con ipertensione arteriosa. In questa popolazione la riduzione della pressione sanguigna è stato associata ad una diminuzione della stiffness ventricolare e arteriosa; inoltre le variazioni del rapporto Ea/Elv erano direttamente correlate alle variazioni della funzione diastolica.

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Scopo

Sulla base di questi concetti il presente studio è stato progettato per fare delle indagini sul rapporto tra elastanza ventricolare sinistra, elastanza arteriosa, e i parametri di stiffness vascolare in una popolazione di individui ipertesi ad alto rischio CV.

Metodi e materiale

Lo studio includeva 102 pazienti, arruolati presso la clinica ipertensiva del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell'Università degli Studi di Pisa; l’ipertensione arteriosa è stata diagnosticata basandosi su una storia di questa condizione e/o su elevati valori di pressione arteriosa secondo le Linee Guida 2013 ESH/ESC per il controllo dell'ipertensione arteriosa [34]. L’esame obiettivo, le misurazioni della pressione sanguigna (BP) e i parametri laboratoristici sono stati effettuati in concomitanza con la valutazione delle

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proprietà arteriose e ventricolari: tutti i pazienti erano soggetti ipertesi ad alto rischio cardiovascolare secondo la linea guida 2013 ACC/AHA sulla valutazione di rischio cardiovascolare [35] e in ritmo sinusale. I criteri di esclusione dello studio sono stati: malattia valvolare emodinamicamente significativa, insufficienza cardiaca, grave malattia renale cronica (eGFR <30 ml / min / 1,73 mq).

Studio Ecografico

L’ecografia trans – toracica cardiaca è stata eseguita in tutti i pazienti con un sistema ad ultrasuoni GE Vivid 7. Il volume dell'atrio sinistro è stato calcolato con il metodo ellissoide secondo la formula [36]: volume LA = Π / 6 (D1 x D2 x D3), dove D1 è la misura della dimensione LA in M-mode parasternale asse lungo, D2 è la misura della dimensione LA asse corto nell’apical four - chamber view e D3 è la misurazione di asse lungo dimensione lA nell’apical four – chamber view. Successivamente il volume LA fu normalizzato con la superficie corporea (BSA) per ottenere l’indice di volume dell'atrio sinistro (LAVI). La

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massa ventricolare sinistra (LVM) è stata calcolata in base alle raccomandazioni della Società Americana di Ecocardiografia e l'Associazione europea di Imaging Cardiovascolare [37], utilizzando la formula proposta dalla massa Devereux e altri VS = 0.8⋅1.04⋅ (IVS + LVID + PWT) 3 LVID3] + 0.6g dove LVID è il diametro interno di VS in diastole, PWTd è lo spessore della parete posteriore in diastole, il SWTd è lo spessore della parete del setto in diastole. LVM è stato indicizzato sia per BSA, per ottenere l'indice di massa ventricolare sinistra (LVMI), e sia per l’altezza di 2.7, per ottenere LVMI/altezza per evitare un errore di classificazione sistemica del rischio cardiovascolare nei pazienti in sovrappeso e obesi. Lo spessore della parete relativa (RWT) è stato calcolato come ((2 × PWT) / LVIDd) e l’ipertrofia ventricolare sinistra (IVS) è stata diagnosticata in base alle raccomandazioni della Società Americana di Ecocardiografia e l'Associazione europea di Cardiovascular Imaging quando LVMI supera 95 e 115 g / m2 rispettivamente per gli uomini e le donne. I volumi del ventricolo sinistro sistolici e diastolici sono stati misurati con il metodo di Simpson e i loro valori sono stati utilizzati per la valutazione della frazione di eiezione (EF). La gittata sistolica (SV) è stata calcolata utilizzando il diametro del tratto di efflusso del ventricolo sinistro (LVOT) e l’integrale tempo – velocità del segnale Pulse Doppler a livello del LVOT in 5 chamber view. La funzione diastolica del ventricolo sinistro è stata stimata

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da un aiuto del Doppler convenzionale dell’afflusso mitralico e del Doppler tissutale dell’anello mitrale, in linea con le raccomandazioni pubblicate [38] e il rapporto E/e' stato utilizzato per la valutazione della pressione di riempimento VS.

La valutazione integrata della funzione arteriosa

L’ultrasonografia vascolare dell’arteria carotidea di destra e di sinistra è stata eseguita con attrezzatura automatica con un'ecografia integrata e automatizzata, Doppler ad alta risoluzione con sistema echo - tracking. Lo spessore intimale (IMT) è stato determinato in base alle norme stabilite [39] e il valore medio tra l’arteria destra e la sinistra è stato utilizzato per l'analisi statistica. Dopo una chiara visualizzazione dell’IMT sia la parete arteriosa anteriore che posteriore nel suo asse longitudinale con diametro interno massimo, l’echo - tracking di monitoraggio è stato utilizzato per la rilevazione in continuo delle variazioni del diametro carotideo. Grazie a questa tecnica il coefficiente della distensibilità carotidea (DC), si ha la modifica del diametro carotide per un cambiamento nella pressione arteriosa rispetto al suo diametro sistolico: come 2Δd / ds / Ap - e carotidea trasversale rispetto sezione (CC) - distensibilità moltiplicata per la zona di croce - sezionale delle pressioni arteriose: sono stati determinati come / ds / 2Δp / πds2 dove Δd è la variazione di

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diametro, ds, è il diametro sistolico Ap è la differenza tra la pressione sistolica media e la pressione diastolica media Δd [40]. La tonometria ad applanazione è stata utilizzata per la valutazione della forma d'onda aortica che è stata ricostruita utilizzando la pressione dell'arteria radiale quella ottenuta in posizione supina e calibrata con l’utilizzo della pressione sanguigna sistolica e diastolica brachiale. Utilizzando una funzione di trasferimento generalizzata convalidata (software SphygmoCor) della pressione arteriosa centrale, sono stati stimati l’indice di aumento (AIx), e la pressione telesistolica. Un rating di ≥80% nel dispositivo di qualità è stato richiesto per tutte le registrazioni utilizzati nell'analisi [41]. La velocità dell'onda di polso (PWV) è stata misurata utilizzando le tecniche descritte in precedenza [42]. Le distanze dall’incisione soprasternale all'arteria femorale e dalla carotide all’incisione soprasternale sono state misurate come linee rette con un metro a nastro e registrati al millimetro; le forme dell’onda di pressione sono stati presi dalla carotide di destra e poi dall'arteria femorale di destra per la valutazione della PWV della carotide - femorale.

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La valutazione dell’accoppiamento ventricolo arterioso

La valutazione non invasiva della Elv è basata sull'equazione: Elv = ESP / ESV-V0 (pressione telesistolica / volume telesistolico - V0 :) e si presuppone che V0 (il volume teorico a pressione 0) è trascurabile rispetto al volume telesistolico.

L’elastanza arteriosa è stato calcolata utilizzando l'equazione Ea = ESP / SV [43]. ESP è stata derivata dalla forma d'onda arteriosa mediante tonometria ad applanazione poiché questo metodo è più affidabile rispetto alla stima della pressione arteriosa sistolica brachiale [44]. Sia Ea e Elv sono stati poi indicizzate alle dimensioni del corpo - dividendo per BSA - per effetto documentato di questo parametro antropometrico su queste variabili [45]: successivamente il loro rapporto di Ea / Elv è stato calcolato in ogni paziente ed è stato usato come indice di accoppiamento AV.

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RISULTATI

I pazienti dello studio avevano un età media di 61.04±11.02 anni, tra cui gli uomini avevano un età media di 59.98±11.78 anni, donne di 63.27±9.18 anni; di questi il 27% è risultato fumatore, 17% tra gli uomini e 10% tra le donne. I valori di pressione arteriosa sistolica e diastolica di tutti i pazienti aveva una media rispettivamente di 141.61±17.33 e 79.07±10.96; i valori della pressione arteriosa negli uomini era 141.35±15.18 della pressione sistolica e 79.30±11.34 della pressione diastolica; nelle donne 142.15±21.40 della pressione sistolica e 78.58±10.08 della pressione diastolica (Tabella 1). Inoltre tra i suddetti pazienti, i valori medi BMI (Kg/mq) erano 28.52±4.51, con 28.58±4.26 negli uomini e 28.40±5.05 nelle donne; il 34% risultava essere obeso, tra cui il 23% negli uomini e l’11% nelle donne; il 33% era affetto da diabete con valori del 23% negli uomini e del 10% nelle donne; il 9% aveva avuto precedenti eventi cardiovascolari, tra cui 6% negli uomini e 3% nelle donne. Per quanto riguarda i parametri laboratoristici, i valori medi della glicemia a digiuno (FPG) (mg/dl) erano 108.52±25.52, con 108.78±29.11 e 107.90±27.83 negli uomini e nelle donne rispettivamente; del colesterolo totale (mg/dl) 207.30±44.86, con valori di 204.70±47.50

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negli uomini e 213.40±38.37 nelle donne; del colesterolo LDL (mg/dl) 128.09±41.07, negli uomini e nelle donne rispettivamente 127.27±43.85 e 127.70±35.22; del colesterolo HDL (mg/dl) 51.83±15.84, con i valori 46.40±12.84 e 62.82±17.07; dei trigliceridi (mg/dl) 149.20±84.96, 159.15±93.65 negli uomini e 126.30±55.92 nelle donne.

La popolazione studiata presenta un’elevata massa ventricolare sinistra (LVMI) (gm/m2) con un valore medio di 124.81±16.68 negli uomini e 108.88±16.93 nelle donne; il valore medio del RWT era di 0,39±0,04, riguardo il rapporto E\e’ il valore medio era rispettivamente di 8.99±2,65 cm/s, 8,90±2,55 cm/s negli uomini, 9,16±2,87 cm/s nelle donne.

Per quanto riguarda la funzionalità sistolica abbiamo valutato la frazione di eiezione (FE) di questi pazienti ed avevano un valore medio di 56.29±3.12, che ci indica l’assenza di una disfunzione sistolica. Inoltre, sono stati studiati i parametri di accoppiamento ventricolo – arterioso, il suo valore medio era 0.78±0.10, con i valori rispettivamente 0.78±0.10 negli uomini, 0.77±0.09 nelle donne; valori medi di ELVI erano 1.45±0.42; 1.31±0.34 negli uomini, 1.73±0.43 nelle donne; i valori medi di Ea erano 1.13±0.38, 1.02±0.29 negli uomini, 1.36±0.42 nelle donne.

Nella popolazione totale l’elastanza ventricolare correlava direttamente in maniera significativa con l’elastanza arteriosa (r=0.887, p<0.0001). (Figura 3)

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Figura 3. Rappresentazione grafica del rapporto fra elastanza arteriosa ed elastanza ventricolare nella popolazione dei pazienti ipertesi oggetto dello studio.

Riguardo ai parametri clinici, è stata evidenziata un’associazione statisticamente significativa fra ELVI ed età (r = 0.334, p < 0.001), sesso (r = 0.494, p < 0.001) e BMI (r = 0.313, p < 0.001).

Analizzando i parametri di stiffness vascolare, Elv correlava direttamente con Aix (r = 0.479, p < 0.001) (figura 4) ed inversamente in maniera significativa con il coefficiente di distensibilita’ carotidea (r = 0.250, p = 0.012) (figura 5) ma nessuna associazione statisticamente significativa poteva essere evidenziata con la PWV (r = 0.140, p = 0,166)

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(figura 6).

Figura 4. Rappresentazione grafica del rapporto fra l’indice di elastanza ventricolare sinistra (ELVI) e l’indice di aumento (AIx) nella popolazione dei pazienti ipertesi oggetto dello studio.

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Figura 5. Rappresentazione grafica del rapporto fra l’indice di elastanza

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Figura 6. Rappresentazione grafica del rapporto fra l’indice di elastanza ventricolare sinistra (ELVI) e la velocità dell’onda di polso (PWV) nella popolazione dei pazienti ipertesi oggetto dello studio.

Successivamente per valutare se tali associazioni erano legate a fattori di confondimento abbiamo eseguito un modello di regressione multipla comprendente età, BMI e alla media della pressione arteriosa. Tali analisi hanno dimostrato che solo Ea (r = 0.413, p < 0.001) e il genere (r = -0.024, p = 0.011) sono stati associati indipendentemente con Elv (tabella 3).

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DISCUSSIONE

Come noto, le alterazioni strutturali e funzionali a livello arterioso legate ai fattori di rischio tradizionali sono rappresentate da ispessimento medio - intimale, da modificazioni della stiffness parietale, da disfunzione endoteliale; questi contribuiscono ad un progressivo aumento dell‟elastanza arteriosa a riposo.

In corrispondenza, a livello cardiaco le alterazioni legate al rimodellamento ventricolare (processi di ipertrofia dei miociti e aumentato turnover del collageno a livello della matrice extracellulare) provocano una progressiva disfunzione sisto - diastolica del ventricolo sinistro (che può arrivare fino alla fase dello scompenso cardiaco conclamato) e ad un conseguente incremento dell’elastanza cardiaca.

Le alterazioni cardiovascolari sia strutturali che funzionali legate all’età risultano essere accelerate in presenza dei diversi fattori di rischio, ad esempio di ipertensione arteriosa, il diabete di tipo 2, la dislipidemia.

L’accoppiamento ventricolo - arterioso a riposo è quindi mantenuto a livello ottimale non solo in presenza degli adattamenti strutturali e funzionali legati all’età, ma anche in condizioni in cui si associano fattori di rischio cardiovascolare come l’ipertensione arteriosa.

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La principale conclusione di questo studio è che in una popolazione di soggetti ipertesi ad alto rischio cardiovascolare, i principali determinanti della Elv sono solo genere ed Ea, mentre gli indici della stiffness vascolare non sono più significativi nei modelli multivariati adattati ai fattori confondenti.

L'influenza reciproca dell’elastanza arteriosa e ventricolare può essere spiegata dal punto di vista anatomo funzionale dalla connessione del cuore con l’albero vascolare; infatti è stato già dimostrato che la stiffness sistolica e diastolica del ventricolo sinistro aumenta in tandem con la stiffness arteriosa in varie condizioni, come l'età e l'ipertensione [46] [47] al fine di preservare la massima efficienza del sistema CV.

L’ipertensione arteriosa è responsabile del rimodellamento vascolare e cardiaco caratterizzata da un aumento dello spessore della parete carotidea, dall’aumento della stiffness della parete arteriosa centrale, dalle onde riflesse precoci, dall’ipertrofia ventricolare sinistra e dalla fibrosi miocardica che mostra diverse interconnessioni.

In situazioni in cui l’elastanza arteriosa aumenta, il ventricolo sinistro deve aumentare la sua elastanza sistolica al fine di corrispondere i cambiamenti di elastanza arteriosa e mantenere la distribuzione ottimale del flusso sanguigno.

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Questo può essere realizzato attraverso l’aumento della contrattilità, lo sviluppo di rimodellamento concentrico e l’aumento della stiffness miocardica passiva [48].

Nei pazienti ipertesi lo spessore della parete VS aumenta progressivamente al fine di compensare l’accrescimento del postcarico a causa dell'aumento della pressione centrale sistolica e della pressione pulsatoria e ciò permette la normalizzazione dello stress sistolico della parete e il mantenimento della funzione sistolica VS [49].

In particolare, pochi studi hanno esaminato l'impatto dell'ipertensione sul rapporto Ea / Elv e le sue componenti: Ea e Elv sono segnalati essere aumentati tra i 15 - 60 e 16 - 95%, rispettivamente, nei pazienti ipertesi rispetto al gruppo di controllo normotesi [50, 51, 52], mentre il rapporto di accoppiamento rimane abbinato tra il gruppo di controllo e gli ipertesi. Tuttavia, anche l'accoppiamento ventricolo - arterioso corrisponde; con la progressione della malattia ipertensiva il processo di rimodellamento è associato a perdita della riserva diastolica e contrattile del ventricolo sinistro, con un conseguente elevato rischio di sviluppo di scompenso cardiaco con frazione di eiezione preservata, soprattutto nelle donne [53]. Infatti, sono state segnalate differenze di genere nel comportamento legate all'età dell’elastanza arteriosa e ventricolare: le donne hanno un valore Ea superiore a riposo, e anche un Elv a riposo superiore agli uomini, ma un rapporto inferiore a riposo, indicando

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un’alterazione predominante nelle proprietà meccaniche ventricolari legata all’età che è associata all’aumento dell’elastanza arteriosa e ventricolare [49].

Ciò potrebbe avere importanti implicazioni fisiopatologiche perché un sistema rigido cuore – arteria genera una maggiore variazione della pressione sistolica per una data variazione della gittata cardiaca, con conseguente maggiore labilità della pressione sanguigna e impone una limitazione delle loro ulteriori interazioni. Nel caso di "condizioni di stress" del sistema, ad esempio durante l'esercizio fisico, la grandezza dell’aumento della contrattilità VS si riduce e ogni ulteriore aumento della stiffness arteriosa o ventricolare provoca un aumento eccessivo della pressione sanguigna. Inoltre, un accoppiamento alterato influenza perfusione miocardica elevando la percentuale di flusso coronarico durante la sistole (fino al 50%), peggiorando così l'impatto di ischemia coronarica regionale [54]. L’aumentata labilità pressoria spiega la maggiore frequenza di episodi ipotensivi nella popolazione anziana dove Ea e Elv sono aumentate rispetto a individui più giovani e l’aumento di questo fenomeno è maggiore nel sesso femminile.

L'elevata elastanza ventricolare e arteriosa può anche contribuire alla maggiore ipertrofia che si vede nelle donne in presenza di ipertensione arteriosa o stenosi aortica [55].

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Conclusioni

Al momento attuale i dati sull’accoppiamento ventricolo – arterioso sono ancora poco numerosi per cui risulta utile eseguire studi più approfonditi al fine di fornire evidenze più precise sull’adattamento che si verifica a livello cardiovascolare in presenza di fattori di rischio non modificabili (sesso, età, storia familiare) e modificabili come l’ipertensione arteriosa, il fumo, le alterazioni glico – metaboliche. Questo lavoro altresì dimostra che in una popolazione di soggetti ipertesi ad alto rischio cardiovascolare, i principali determinanti della ELV sono solo genere ed Ea, mentre gli indici della stiffness vascolare non sono più significativi nei modelli multivariati adattati ai fattori confondenti.

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Limiti

Il limite più importante di questo studio è la dimensione ridotta del campione e la percentuale più bassa di donne rispetto agli uomini che causa squilibrio tra i due sessi nella nostra popolazione. Inoltre, un altro limite rilevante di questo approccio è legato al calcolo dell’elastanza ventricolare sinistra, che considera trascurabile il valore di V0 (il volume teorico ventricolare a pressione zero). Pertanto, sono necessari ulteriori studi per valutare ampiamente la relazione tra i parametri di stiffness vascolare e di elastanza ventricolare e l'influenza del genere.

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TABELLE

Tabella 1: Parametri clinici della popolazione totale e dopo divisione secondo il genere

Parametri Popolazione esaminata (n=102) Uomini (n=70) Donne (n=32) p Età (anni) 61.04±11.02 59.98±11.78 63.27±9.18 0.158 BMI (Kg/mq) 28.52±4.51 28.58±4.26 28.40±5.05 0.855 Obesità n (%) 34 (33.3) 23 (32.8) 11 (34.4) 0.693

Circonferenza della vita (cm) 102.27±13.36 104.96±12.15 96.87±14.21 0.005

N. di fumatori (%) 27 (26.5) 17 (24.3) 10 (31.3) 0.708

Pregressi eventi CV n (%) 9 (8.8) 6 (8.6) 3 (9.3) 0.156

Diabete n (%) 33 (32.4) 23 (32.1) 10 (31.25) 0.135

Dislipidemia n (%) 57 (55.8) 36 (51.4) 21 (65.6) 0.132

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49 Pressione diastolica (mmHg) 79.07±10.96 79.30±11.34 78.58±10.08 0.811 Frequenza cardiaca (bpm) 71.55±11.50 69.96±11.13 74.88±11.70 0.036 Glicemia a digiuno (mg/dL) 108.52±25.52 108.78±29.11 107.90±27.83 0.909 Colesterolo totale (mg/dL) 207.30±44.86 204.70±47.50 213.40±38.37 0.472 LDL colesterolo (mg/dL) 128.09±41.07 127.27±43.85 127.70±35.22 0.959 HDL colesterolo (mg/dL) 51.83±15.84 46.40±12.84 62.82±17.07 <0.005 Trigliceridi (mg/dL) 149.20±84.96 159.15±93.65 126.30±55.92 0.150 Creatinina (mg/dL) 0.92±0.21 0.99±0.19 0.74±0.13 <0.005

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50 Tabella2: Parametri vascolari e cardiaci della popolazione totale e divisione secondo il genere

Popolazione esaminata (n=102) Uomini (n=70 68.6%) Donne (n=32 31,4%) p Proprietà arteriose IMT 0.757± 0.176 0.748± 0.191 0.775± 0.139 0.486 CC 0.977±0.415 1.027± 0.391 0.865 ± 0.448 0.074 DC 23.058± 9.928 23.795± 9.667 21.388±10.469 0.270 aSBP 128.85±17.35 127.16±15.97 132.55±19.84 0.153 aDBP 80.49±10.85 80.41±11.29 80.68±9.96 0.910 AIx 24.87±11.67 21.88±11.36 31.42±9.62 <0.001 PWV 9.16±2.17 8.85±1.92 9.85±2.57 0.028 Parametri Cardiaci LAVI 31.47±11.29 31.74±11.46 30.91±11.08 0.730 LVMI 120.28±18.15 124.81±16.68 108.88±16.93 <0.001 LVMI/h 54.80±9.32 55.87±9.06 52.04±9.59 0.080

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51 RWT 0.39±0.04 0.40±0.04 0.39±0.03 0.288 E/A 0.86±0.23 0.89± 0.25 0.81±0.19 0.135 E/E’ 8.99±2.65 8.90±2.55 9.16±2.87 0.645 S’ 8.23±1.15 8.38±1.25 7.90±0.85 0.051 EF 56.29±3.12 56.20±3.20 56.47±2.30 0.683 SV 62.05±14.62 55.10±10.80 65.37±15.07 <0.001

Accoppiamento ventricolo – arterioso

ELVI 1.45±0.42 1.31±0.34 1.73±0.43 <0.001

Ea 1.13±0.38 1.02±0.29 1.36±0.42 <0.005

ELVI/Ea 0.78±0.10 0.78±0.10 0.77±0.09 0.650

IMT: (intima media thickness) spessore della tonaca - intima media in µm ; CC: compliance trasversale mm2/kPa; DC:

coefficiente di distensibilità 10-2/kPa; aSBP: pressione sistolica arteriosa mmhg; aDBP: pressione diastolica arteriosa

mmhg; AIx: (augmentation index) indice di aumento; PWV: (pulse wave velocity) velocità dell’onda di polso in m/s;

LAVI: (left atrial volum index) indice di volume dell’atrio sinistro in mL/m2; LVMI: (left ventricular mass index) indice di

massa ventricolare sinistra in gm/m2; RWT: (relatif wall thickness) lo spessore della parete relativa; E: componente precoce

del riempimento diastolico; A: componente atriale del riempimento diastolico E’: riempimento precoce ventricolare sinistro; S componente precoce della contrazione sistolica del ventricolo sinistro EF: frazione di eiezione; SV: (stroke volume) gittata sistolica; ELVI:indice della contrattilità e stiffness sistolica del ventricolo sinistro; Ea: elastanza arteriosa.

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Tabella3. Risultato dell’analisi multivariata comprendente età, BMI e MBP

Variabile Coefficiente standardizzato Analisi della Varianza Valori di p Ea 0.860 0.413 <0.001 BMI -0.024 <0.001 0.615 Età -0.04 0.002 0.323 MBP -0.004 <0.001 0.925 Genere -0.024 0.013 0.011

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Ringraziamenti

Ringrazio il mio relatore il Prof.re Stefano Taddei per la sua cortese e gentile disponibilità. Ringrazio la Dott.sa Simona Buralli e il Dott. Luca Faconti per la pazienza e la professionalità con la quale mi hanno seguito durante la realizzazione di questo lavoro. Ringrazio, inoltre, tutte le persone che ho incontrato durante questo mio percorso didattico e che hanno contribuito all’arricchimento del mio bagaglio culturale, professionale e affettivo.

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