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Efficienza energetica: la diffusione degli Energy Performance Contracts (EPC) per favorire gli interventi di riqualificazione energetica. Caso applicativo in Environment Park S.p.A.: il progetto “STEPPING”.

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Anno Accademico 2018

Master Universitario di II livello in: Gestione e Controllo dell’Ambiente: economia circolare e management efficiente delle

risorse (GECA)

Efficienza energetica: la diffusione degli Energy Performance

Contract (EPC) per favorire gli interventi di riqualificazione

energetica. Caso applicativo in Environment Park S.p.A.: il

progetto “STEPPING”.

Autore

Dott. EDOARDO AGOSTINI

Tutor Scientifico

Prof. FRANCESCO RIZZI

Tutor Aziendale – ENVIRONMENT PARK S.p.A. Dott.ssa GIULIA RAZETTI

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INDICE

INTRODUZIONE………...3

CAPITOLO  1  -­‐  Efficienza  Energetica  e  inquadramento  normativo  

1. Introduzione all’Efficienza Energetica……….4

1.1 Energia e Riscaldamento Globale………...5

2. Quadro normativo Europeo……….10

2.1 Il Patto dei Sindaci………13

2.2 La Strategia Energetica Nazionale………14

3. I sistemi di finanziamento e incentivazione per interventi di efficienza energetica………....16

3.1 I finanziamenti europei per l’efficienza energetica………...16

3.2 I finanziamenti italiani per l’efficienza energetica………...19

4. L’importanza della riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare……..25

CAPITOLO  2  –  Il  contratto  EPC,  le  ESCO  e  gli  strumenti  di  

finanziamento  

1. Gli Energy Performance Contract (EPC)………27

2. Le ESCO……….29

2.1 La normativa UNI CEI 11352………...32

2.2 Panoramica italiana sulle ESCO………...34

3. Finanziamento di una ESCO ………..38

4. Le principali tipologie dei contratti EPC………40

5. EPC e Pubblica Amministrazione………...44

6. Barriere alla diffusione dei contratti EPC………...………47

CAPITOLO  3  –  Applicazione  del  contratto  EPC  in  ambito  progettuale  

all’interno  di  Environment  Park  S.p.A.:  il  progetto  STEPPING  

1. Environment Park S.p.A. ………...49

2. Il programma europeo Interreg ……….52

3. Il progetto STEPPING………54

3.1 Focus sull’implementazione delle attività pilota in Italia………...60

3.2 Considerazioni sul progetto STEPPING………...65

CONCLUSIONI………...69

ALLEGATO….………71

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(4)

INTRODUZIONE

Il contesto Europeo è caratterizzato da una sempre maggiore attenzione alla riduzione del consumo di energia e alla prevenzione degli sprechi. Obiettivo primario della comunità è quello di favorire la competitività e la sicurezza negli approvvigionamenti per contrastare la sempre crescente domanda di energia nel mondo e l’incertezza delle fonti disponibili nel futuro, oltre che una chiara attenzione alla salvaguardia ambientale.

Queste misure sono sintetizzate negli obiettivi che l’Unione Europea si è data all’interno del “Pacchetto Clima ed Energia” (Strategia 20-20-20) con obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, di produzione energetica da fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Quest’ultima è un tassello fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi. Infatti, l’UE dichiara di mettere l’efficienza energetica al primo posto all’interno delle priorità dell’Unione (“putting energy efficiency first”).

In questo Project Work si è voluto dare risalto al tema dell’efficienza energetica, tramite l’utilizzo della tipologia contrattuale EPC (Energy Performance Contract), che per le sue caratteristiche intrinseche dovrebbe favorire la diffusione di interventi di efficienza energetica, specialmente tramite le società ESCO (Energy Service Company). Si analizza nello specifico un’applicazione in ambito progettuale dei contratti EPC all’interno della Pubblica Amministrazione.

Quindi, passando in rassegna gli argomenti trattati all’interno del presente Project Work, nel primo capitolo si fornisce un inquadramento generale sull’efficienza energetica, sul quadro normativo di riferimento e sui sistemi di finanziamento e incentivazione sia a livello comunitario che nazionale.

Nel secondo capitolo si fa un focus specifico sui contratti di rendimento energetico (EPC) come volano di sviluppo e diffusione dell’efficienza energetica. Si approfondiscono inoltre gli attori coinvolti nella filiera, nello specifico le società che offrono servizi energetici, le ESCO, e un focus sulla tecnica finanziaria del Finanziamento Tramite Terzi (FTT). All’interno del capitolo si analizzano anche le barriere che impediscono la piena diffusione dei contratti EPC. Nel terzo ed ultimo capitolo, si introduce la società Environment Park S.p.A., che attraverso la sua attività favorisce la diffusione dei contratti EPC come strumento utile per la riqualificazione energetica degli edifici pubblici. Nello specifico si porta come caso applicativo il progetto STEPPING - Supporting The EPC Public Procurement IN Going-beyond -, finanziato dall’UE nell’ambito del programma europeo Interreg Mediterranean, che ha come obiettivo la diffusione della tipologia di contratti EPC da inserire all’interno di bandi pubblici per la riqualificazione energetica delle pubbliche amministrazioni. Il progetto

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STEPPING mira infatti a colmare le lacune e a superare le barriere esistenti per l’applicazione dei contratti EPC per le amministrazioni pubbliche per interventi di efficientamento energetico.

CAPITOLO  1  -­‐  Efficienza  Energetica  e  inquadramento  normativo  

   

1. Introduzione all’Efficienza Energetica

L’efficienza energetica è stata definita come “un frutto a portata di mano dall’albero dell’energia in grado di affrontare una serie di sfide allo stesso tempo e con costi negativi: la sicurezza dell’approvvigionamento, gli impatti ambientali, la competitività del mercato, la bilancia commerciale, gli investimenti richiesti, le implicazioni sociali e altro”1.

A livello concettuale, il termine efficienza indica la capacità di fare di più utilizzando meno risorse. Nel caso ci si riferisca all’efficienza energetica, essa si esprime come un rapporto tra l’energia prodotta e l’energia approvvigionata (η=P out/P in), ciò vale a dire che un sistema energeticamente efficiente consente di produrre la stessa quantità di energia (P out) con una quantità inferiore di energia approvvigionata (P in). L’efficienza energetica è quindi una grandezza relativa, che pone in relazione più sistemi tra loro. Più in generale dunque, per efficienza energetica si intende, in modo intuitivo, la capacità di utilizzare l'energia nel modo migliore.

E’ importante sottolineare come questa si differenzi dal risparmio energetico, tramite il quale si vuole unicamente indicare un minor consumo, anche se questo dovesse comportare delle rinunce sulle finalità per le quali si sta utilizzando l’energia. C’è da considerare però, che le due grandezze siano strettamente collegate, poiché all’aumento dell’efficienza energetica ne consegue un risparmio di energia che, nel caso di un’impresa, consente di abbattere i costi fissi e variabili della propria attività e ottenere allo stesso tempo benefici ambientali.

In definitiva, possiamo quindi dire che un sistema può essere definito energeticamente più efficiente di un altro solo se, a parità di prestazioni richieste, riesce ad ottenere lo stesso risultato con l’utilizzo di minor energia.

Con l’efficienza energetica ci si può riferire a sistemi molto diversi: dalle prestazioni di un motore, a quelle di un comparto industriale, fino a quelle di un intero paese.

                                                                                                               

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Secondo l’ultimo Rapporto dell’International Energy Agency (IEA)2, l’efficienza energetica è da considerarsi al pari delle fonti energetiche pulite, tanto che questa è considerata come il primo combustibile. Infatti, secondo il rapporto, l'uso razionale dell'energia consentirebbe al mondo di ricavare dal settore energetico il doppio del valore economico attuale. Ciò si tradurrebbe, a livello globale, in una riduzione delle bollette dei consumatori di oltre 500 miliardi di dollari l’anno, una riduzione delle importazioni di energia e una diminuzione del tasso di inquinamento, soprattutto nelle città3.

Questo è possibile attraverso l'utilizzo delle migliori tecniche e tecnologie disponibili sul mercato e mediante l'adozione di un comportamento responsabile verso gli usi energetici. Essere efficienti energeticamente vuol dire sfruttare l’energia in modo razionale, eliminare sprechi e perdite dovuti al funzionamento e alla gestione non ottimale di diversi sistemi, siano essi semplici o complessi.

1.1 Energia e Riscaldamento Globale

Dai dati emersi dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration)4, agenzia scientifica statunitense di controllo e monitoraggio climatico, il 2016 è risultato essere il più caldo degli ultimi anni, registrando un’anomalia di 0,67°C in aumento rispetto al trentennio 1981-2010. Se invece il confronto viene effettuato con i valori di temperatura del periodo preindustriale, l’aumento della temperatura media globale di quest’ultimo anno è di circa 1,3°C.

Questi dati sono a conferma del fatto che è in corso un processo di riscaldamento globale, causato in buona parte da emissioni di origine umana, in particolare dalla generazione di energia e dalla deforestazione.

Infatti, l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha affermato che è assolutamente verosimile che l’uso dei combustibili fossili sia la causa principale del riscaldamento globale degli ultimi cinquant’anni.

Oltre a ciò, Bloomberg evidenzia in un rapporto5 in cui incrocia i dati della NASA (National Aeronautics and Space Administration), da cui risalta in maniera molto evidente il parallelismo tra il consumo di combustibili fossili, ad uso principalmente energetico, le                                                                                                                

2  “Energy Efficiency 2018: Analysis and outlooks to 2040” – International Energy Agency (IEA)

3  Ibid.  

4 Global Climate Report - June 2018 – NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) 5 https://www.bloomberg.com/graphics/2015-whats-warming-the-world/

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emissioni di gas serra e l’impennata delle temperature globali in una serie storica che va dal 1880 al 2014.

Nonostante ciò, è allo stesso modo evidente come i consumi energetici siano sempre stati strettamente collegati al benessere e allo sviluppo della società. L’energia ha svolto un ruolo chiave nell’avanzata della civiltà ed è facile quindi identificare i consumi energetici con il progresso e con la civilizzazione, Questo è possibile notarlo dal grafico seguente, dato che il passaggio da una civiltà rurale alla civiltà tecnologica ha comportto un notevole incremento del consumo energetico pro-capite.

Figura 1:Evoluzione della civiltà e consumo energetico pro-capite Fonte: Stefano Malloggi – Enel Green Power

Questo concetto è evidenziato anche dal grafico successivo, che mostra la stretta correlazione esistente tra l’andamento del benessere mondiale misurato in termini economici (PIL) con i consumi energetici.

Figura 2: Confronto tra andamento PIL, consumi di petrolio, consumo energetico Fonte: BP’s 2012 Statistical Review of World Energy data.

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Inoltre, esiste una stretta correlazione tra i consumi energetici e il PIL pro-capite a livello nazionale, come è possibile notare nel seguente grafico. Infatti, nella parte in alto a destra del grafico ci sono gli Stati che hanno il PIL pro-capite più alto, combinato ad un consumo energetico più alto, mentre in basso a sinistra ci sono i paesi che hanno PIL e consumi energetici pro-capite più bassi. Se questi paesi, come ad esempio la Cina e l’India, dovessero aumentare il proprio benessere, si sposterebbero verso destra, ma inevitabilmente anche verso l’alto perché come abbiamo visto in precedenza, il benessere economico è strettamente collegato al consumo energetico. Questo, alle condizioni attuali, comporterebbe da un lato un aumento del benessere economico e conseguentemente, dall’altro un aumento in proporzione ai consumi di energia.

Figura 3: Correlazione tra consumi energetici e PIL pro-capite Fonte: European Environmental Agency

Un altro fattore non trascurabile che inciderà notevolmente sulla produzione e consumi di energia nel prossimo futuro è l’andamento demografico della popolazione mondiale.

Figura 4: Previsione crescita della popolazione mondiale al 2050 Fonte: Us census Bureau, international database.

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Infatti, si prevede che nel 2050 la popolazione mondiale sarà di circa 9 miliardi di persone, mentre oggi è di circa 7 miliardi e mezzo di persone. Questo è un dato da non sottovalutare, specie considerando il fabbisogno energetico, che è dato dalla proporzione della popolazione per il consumo pro-capite di energia. Infatti, si stima un consumo energetico crescente negli anni.

Figura 5: Previsione dei consumi energetici al 2052

Fonte: 2052: A Global Forecast for the Next Forty Years by Jorgen Randers

Evidenziati questi fatti, il problema è come viene prodotta questa energia. Questa è possibile produrla da diverse fonti energetiche, che hanno impatti ambientali molto diversi tra loro. Le fonti possono catalogarsi in rinnovabili e non rinnovabili. E’ possibile inoltre suddividere ulteriormente le risorse energetiche in primarie e secondarie. Le prime sono utilizzabili direttamente, così come si trovano in natura (carbone, petrolio, gas naturale, biomasse, combustibili nucleari, sole, vento, acqua, maree, calore della Terra), mentre le secondarie, o vettori energetici, sono quelli che derivano dalla trasformazione delle fonti primarie di energia (es. benzina, coke, energia elettrica, idrogeno, LNG, syn/bio-gas).

Detto ciò, è possibile vedere quali siano i consumi di energia secondo la fonte energetica (vedi figura 6):

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Figura 6: Consumo energetico mondiale per combustibile (Mtep) Fonte: BP Statistical Review of World Energy, 2016

Si può notare come ad oggi ci sia una netta preferenza per l’utilizzo di fonti energetiche fossili. Queste, nell’atto di produrre energia, emettono anche notevoli emissioni di CO2 che contribuiscono in maniera significativa al surriscaldamento globale e ai cambiamenti climatici. Nel grafico seguente si evidenzia la stretta correlazione tra la quantità di CO2 atmosferica e la temperatura della superficie terrestre:

Figura 7: Concentrazione di CO2 in atmosfera e temperatura globale Fonte: MetOffice 2006

Esiste quindi un forte accoppiamento tra il ciclo energetico e il clima, che collega la concentrazione di CO2 in atmosfera con l’aumento delle temperature come è possibile notare anche dal grafico seguente.

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Figura 8: Correlazione emissioni di CO2 e temperatura globale Fonte: IPCC

A livello globale, l’uso di energia rappresenta in assoluto la principale fonte di emissioni di gas a effetto serra dovuti all’attività umana. Circa due terzi delle emissioni di gas a effetto serra a livello globale sono connessi all’uso di combustibili fossili a scopo energetico per il riscaldamento, la produzione di energia elettrica, il trasporto e l’industria. Anche in Europa, i processi energetici causano la maggior parte di gas a effetto serra, causando il 78 % delle emissioni totali dell’UE nel 20156.

Gli sforzi compiuti finora a livello globale per mitigare i cambiamenti climatici sono culminati con la conferenza sul clima (COP21) del dicembre 2015 tenutasi a Parigi, dove 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale, il cosiddetto “accordo di Parigi”.

L’accordo definisce un piano d’azione globale, inteso a contrastare i cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC (si parla infatti di limitare il riscaldamento globale ad 1,5°C) rispetto ai livelli pre-industriali. L’obiettivo dell’accordo è ambizioso e non può essere raggiunto senza operare una grande revisione della produzione e del consumo energetico a livello mondiale.

2. Quadro

Normativo Europeo

L’Europa ha adottato strategie di adattamento ai cambiamenti climatici che sono culminate con l’adozione da parte della Commissione Europea della Strategia Europea di Adattamento ai Cambiamenti Climatici nel 2013.

                                                                                                               

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Infatti, a sostegno degli accordi internazionali per il clima (prima Kyoto, poi Parigi), l’UE ha adottato obiettivi climatici ed energetici vincolanti per il 2020 e proposto traguardi per il 2030 nel quadro dei suoi sforzi complessivi per passare ad un’economia a basse emissioni di carbonio e ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’80-95 % entro il 2050.

Infatti, prevenire i cambiamenti climatici è una priorità fondamentale per l’Unione europea. L’Europa è impegnata a ridurre drasticamente le sue emissioni di gas serra, incoraggiando nel contempo le altre nazioni e regioni a fare altrettanto.

Sono stati stabiliti degli obiettivi chiave dell’UE per il 2020 all’interno del “Pacchetto Clima ed Energia 2020”, ossia quelli di:

• Ridurre del 20% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990;

• Portare al 20% la quota delle energie rinnovabili nel consumo totale di energia; • Aumentare almeno del 20% l'efficienza energetica.

Questi obiettivi UE sono stati resi più ambiziosi per il 2030 e nello specifico prevedono di: • Ridurre almeno del 40% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990;

• Portare almeno al 27% la quota delle energie rinnovabili nel consumo totale di energia;

• Aumentare almeno del 27% l'efficienza energetica.

Oltre a ciò, è stata prevista una Roadmap per gli obiettivi dell’UE a lungo termine (al 2050) che prevedono di ridurre le emissioni in misura sostanziale, dell’80-95% rispetto ai livelli del 1990 nell'ambito degli sforzi complessivi richiesti dai paesi sviluppati.

Secondo la stessa UE, trasformare l’Europa in un’economia ad elevata efficienza energetica e a basse emissioni di carbonio stimolerà anche l’economia, creerà posti di lavoro e rafforzerà la competitività dell’Europa.

Gli obiettivi dell’Unione Europea sui cambiamenti climatici del “Pacchetto 20-20-20”, rientrano in un contesto più ampio, nel quale si vuole assicurare a tutti i cittadini europei un accesso all’energia sicuro, competitivo e sostenibile. Per questo motivo, l’UE sta lavorando su più fronti, tutti interconnessi tra loro, per far sì che questo accada.

Infatti, questi rientrano in un’unica Strategia dell’Unione dell’energia e del clima dell’UE che è imperniata su cinque dimensioni strettamente correlate e che si rafforzano reciprocamente ed ha come capisaldi:

1. La sicurezza, la solidarietà e la fiducia, che hanno l’obiettivo di diversificare le fonti energetiche dell’Europa e garantire la sicurezza energetica attraverso la solidarietà e la cooperazione tra gli Stati membri;

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2. Un mercato interno dell'energia pienamente integrato che consenta la libera circolazione dell’energia in tutta l’UE attraverso un’infrastruttura adeguata e senza barriere di tipo tecnico o normativo;

3. Una maggiore efficienza energetica che è in grado di ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e le emissioni inquinanti, e che al contempo crei occupazione e crescita;

4. Un’azione per il clima, che mira a decarbonizzare l’economia. Questa politica per il clima così ambiziosa è parte integrante della creazione dell’Unione dell’Energia e le iniziative comprese nella strategia comprendono il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (EU ETS – Emission Trading System), obiettivi nazionali ambiziosi ma equi di riduzione dei gas a effetto serra per i settori esclusi dal sistema ETS, una tabella di marcia verso una mobilità a basse emissioni di CO2 e una politica energetica che renda l’UE leader mondiale nel settore delle energie rinnovabili. 5. La ricerca, l’innovazione e la competitività che sono in grado di sostenere le

innovazioni in materia di tecnologie energetiche pulite e a basse emissioni di carbonio, dando la priorità alla ricerca e all’innovazione per favorire la transizione del sistema energetico e migliorare la competitività.

L’efficienza energetica è un tassello fondamentale all’interno di queste politiche, poiché riesce ad affrontare diverse problematiche legate ai cambiamenti climatici, la competitività dell’Unione, la sicurezza degli approvvigionamenti. Infatti, l’efficienza energetica comprende in sé più elementi, l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili che fronteggiano il problema delle emissioni climalteranti, la riduzione della domanda e parallelamente un aumento dell’intensità energetica (data dal rapporto tra PIL e consumi energetici), spesso si traduce in risparmi economici per le attività e questa contribuisce ad aumentare la loro produttività sul mercato e risparmi per i cittadini.

Nello specifico, l’Unione Europea ha adottato una serie di misure atte a implementare l’efficienza energetica in Europa, che includono:

• Un risparmio annuo di energia finale pari all'1,5%;

• Un impegno a migliorare l’efficienza energetica negli edifici dell’amministrazione pubblica centrale di almeno il 3% all’anno;

• Certificazioni di efficienza energetica obbligatorie per la vendita e affitto di edifici; • Standard minimi di efficienza energetica ed etichette energetiche per determinate

categorie di prodotti come ad esempio caldaie, elettrodomestici, lampadine e televisioni;

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• La preparazione di Piani d'Azione nazionali per l'Efficienza Energetica (PAEE) ogni tre anni per tutte le nazioni dell’UE;

• La graduale introduzione di circa 200 milioni smart meters per l’elettricità e 45 milioni per il gas per il 2020;

• L’obbligo per le grandi imprese di condurre diagnosi energetiche almeno ogni quattro anni;

• La protezione del diritto dei consumatori di avere un facile e gratuito accesso agli storici dei consumi energetici;

• La pubblicazione da parte della Commissione Europea di linee guida sulle buone pratiche di efficienza energetica.

2.1 Il Patto dei Sindaci

Dopo l’adozione del Pacchetto europeo su clima ed energia nel 2008, la Commissione europea ha lanciato il Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors - CoM) per avallare e sostenere gli sforzi compiuti dagli enti locali nell’attuazione delle politiche nel campo dell’energia sostenibile. I governi locali, infatti, svolgono un ruolo decisivo nella mitigazione degli effetti conseguenti al cambiamento climatico, soprattutto se si considera che l’80% dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 è associato alle attività urbane. Con il Patto dei Sindaci, la Commissione Europea mira a coinvolgere le amministrazioni locali, incanalando le azioni locali volte alla mitigazione dei cambiamenti climatici nella stessa direzione e con la stessa intensità di impegno. In pratica, i Comuni firmatari del Patto, attraverso un’adesione volontaria, si impegnano a portare avanti una politica di mitigazione dei cambiamenti climatici finalizzata al conseguimento degli obiettivi del “Pacchetto Clima ed Energia 2020” di riduzione delle emissioni di gas climalteranti del 20% rispetto a quelle del 1990, di aumento della produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili del 20% e di aumento dell’efficienza energetica del 20% al 2020.

La prima tappa di questo percorso è l’adesione formale al Patto da parte delle amministrazioni comunali, avallata da una delibera comunale. Poi, entro l’anno successivo dall’adesione, i comuni firmatari si impegnano a sottoporre alla Commissione Europea un inventario delle emissioni e il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES). Tappe successive saranno il rapporto di monitoraggio sull’implementazione delle misure, da effettuare ogni due anni, e un inventario delle emissioni da ricalcolare almeno ogni quattro anni.

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Il Patto dei Sindaci è considerato dalle istituzioni europee come un eccezionale modello di governance multilivello per via delle sue singolari caratteristiche, essendo l’unico movimento di questo tipo a mobilizzare gli attori locali e regionali ai fini del perseguimento degli obiettivi europei riguardo ai temi energetici e di adattamento ai cambiamenti climatici.

L'assistenza a carattere amministrativo, tecnico e promozionale è fornita ai firmatari del Patto dall'ufficio del Patto dei sindaci (CoMO), gestito da un consorzio di reti di autorità locali e regionali. Questo ufficio viene finanziato dalla Commissione europea ed è responsabile del coordinamento generale dell'iniziativa.

Sulla scia del successo ottenuto con il Patto dei Sindaci, nel 2014 è stata lanciata l’iniziativa

Mayors Adapt, che si basa sullo stesso modello di governance, promuovendo gli impegni

politici e l’adozione di azioni di prevenzione volte a preparare le città agli inevitabili effetti dei cambiamenti climatici.

Alla fine del 2015, le iniziative si sono fuse nel nuovo Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia, che ha adottato gli obiettivi EU 2030 e un approccio integrato alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici.

Le città firmatarie s'impegnano a sostenere l'attuazione dell'obiettivo comunitario di riduzione del 40% dei gas a effetto serra entro il 2030, e l'adozione di un approccio comune per affrontare la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici.

Al fine di tradurre il loro impegno politico in misure e progetti pratici, i firmatari del patto s'impegnano a presentare, entro due anni dalla data della decisione del consiglio locale un Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) che indichi le azioni chiave che intendono intraprendere. Inoltre, i firmatari condividono una visione per il 2050: accelerare la decarbonizzazione dei loro territori, rafforzando la loro capacità di adattarsi agli inevitabili impatti del cambiamento climatico e consentendo ai loro cittadini di accedere a un'energia sicura, sostenibile e accessibile.

In aggiunta, dal 2017 il Patto dei Sindaci è divenuto un movimento a livello globale, poiché sono stati istituiti uffici regionali del patto in Nord America, America Latina e Caraibi, Cina e Asia sud-orientale, India e Giappone ad integrazione di quelli esistenti.

2

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2 La Strategia Energetica Nazionale (SEN)

La Strategia Energetica Nazionale (SEN) è un documento di policy concernete le tematiche energetiche e definisce la politica energetica italiana per il prossimo futuro. La SEN del

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20177, l’ultima pubblicata, prevede la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2025, il 28% dei consumi energetici coperti da fonti rinnovabili, di cui il 55% riguarda l’elettricità. In termini di efficienza energetica, la policy prevede una riduzione del 30% dei consumi entro il 2030. Tra gli obiettivi è presente anche il rafforzamento della sicurezza di approvvigionamento, la riduzione dei gap di prezzo dell’energia e la promozione della mobilità pubblica e dei carburanti sostenibili. E’ una strategia di lungo periodo che entro il 2050 prevede, in linea con la strategia europea, la riduzione di almeno l’80% delle emissioni rispetto al 1990, per contrastare i cambiamenti climatici.

Nello specifico, gli obiettivi che vengono posti dalla SEN in ambito di efficienza energetica prevedono la riduzione dei consumi finali di energia da 118 a 108 Mtep con un risparmio di circa 10 Mtep al 2030. Inoltre, il documento fissa la quota obiettivo del 28% di rinnovabili sui consumi complessivi al 2030 rispetto al 17,5% del 2015. Nel dettaglio, si dovrà arrivare al 2030 con il 55% dei consumi elettrici di energia prodotta da rinnovabili e del 30% per i consumi termici.

Nei trasporti, invece, l’obiettivo è del 21%, una quota ambiziosa, specie se rapportata al 6,4% del 2015, con il conseguente aumento dei biocarburanti e della mobilità elettrica (con circa 5 milioni di auto elettriche) e condivisa.

Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi si renderanno necessari anche nuovi investimenti sulle reti, per creare maggior flessibilità, adeguatezza e integrazione con la rete europea e consentire la diversificazione delle fonti.

In tema di decarbonizzazione, gli obiettivi sono di una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050 rispetto ai valori di riferimento del 1990 e per far ciò l’Italia punta all’uso del gas come vettore energetico di transizione. Ma, per farlo rimanendo competitivi, è necessario abbattere il differenziale di prezzo del gas in Italia rispetto all’Europa settentrionale (pari a circa il 30 %).

Gli obiettivi individuati dalla SEN 2017 affrontano quindi i temi della competitività energetica, con l’intento di ridurre il gap di prezzo dell'energia allineandosi a prezzi UE, tematiche ambientali, con obiettivi ambiziosi che sono allineati agli quelli Europei per il 2030 e in linea con quelli della COP21 e della Roadmap 2050 dell’UE, ed anche in tema di sicurezza degli approvvigionamenti energetici, in grado di migliorare la sicurezza e la flessibilità delle sistema.

Le risorse finanziarie messe a disposizione per la strategia sono molto importanti e prevedono lo stanziamento di 175 miliardi in 15 anni fra risorse pubbliche e private, di cui 30 per reti ed infrastrutture, 35 per fonti rinnovabili e 110 per l’efficienza energetica.

                                                                                                               

7  https://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/194-­‐comunicati-­‐stampa/2037349-­‐ecco-­‐la-­‐

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Con l’aumento delle rinnovabili e dell’efficienza energetica si stima che si avrà, per contro, una riduzione della dipendenza energetica dall’estero, che passerà dal 76% del 2015 al 64% del 2030 e un conseguente risparmio di circa 9 miliardi di euro sulla bolletta energetica nazionale.

3. I sistemi di finanziamento e incentivazione per interventi di

efficienza energetica

All’interno del Dlgs 102/2014, che recepisce la Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, si afferma l’impegno dell’Italia a voler ridurre, entro l’anno 2020, di 20 milioni di Tep di consumi di energia primaria, pari cioè a 15,5 Mtep di energia finale, conteggiata a partire dal 2010.

Il Decreto fissa degli importanti obblighi per i diversi protagonisti dello scenario energetico nazionale come ad esempio l’obbligo di diagnosi energetica per le grandi imprese e per quelle energivore, la necessità di installare sistemi di contabilizzazione e ripartizione delle spese nei condomini ed edifici polifunzionali, l’abbandono della progressività delle tariffe elettriche che dovrebbero portare ad una maggiore propensione agli investimenti in tecnologie efficienti e all’elettrificazione dei consumi.

Oltre agli obblighi stabiliti dalla legge, esistono varie tipologie di finanziamenti e incentivi per favorire la diffusione di interventi di efficientamento energetico. Di seguito si presenta una lista di opportunità per ottenere finanziamenti a livello europeo e nazionale in ambito di efficienza energetica.

3.1 I finanziamenti europei per l’efficienza energetica

Sono numerose le opportunità di finanziamento messe a disposizione dall’Unione Europea per l’efficientamento energetico che si dividono in due grandi famiglie, da un lato i finanziamenti europei all’efficienza energetica, e dall’altro i fondi europei per la ricerca e la sostenibilità, gestiti direttamente dalla Commissione Europea mediante specifici bandi.

I finanziamenti europei all’efficienza energetica vengono gestiti in larga parte dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI). La BEI è uno dei soggetti più attivi tra gli istituti di credito europei per quanto riguarda il finanziamento dell’efficienza energetica e sono numerosi i canali di finanziamento disponibili. La Banca Europea non finanzia direttamente i progetti ma fornisce crediti agli istituti di credito nazionali che li mettono a disposizione a

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tassi di mercato. La BEI inoltre finanzia esclusivamente progetti di grande dimensione (le soglie minime si aggirano solitamente tra i 5 e i 25 milioni di euro) e non copre interamente tutti i costi che vengono sostenuti.

Di seguito si riportano una serie di strumenti e fondi europei per finanziare l’efficienza energetica:

• ELENA (European Local Energy Assistance) è lo strumento gestito dalla BEI (in collaborazione con la Commissione Europea) pensato per fornire sovvenzioni economiche ad attività di assistenza tecnica ad autorità regionali e locali. Questo strumento copre fino al 90% dei costi sostenuti per la realizzazione di una o più delle seguenti attività preparatorie, che includono:

o Studi di fattibilità e analisi di mercato;

o Strutturazione di politiche e programmi energetici; o Elaborazione di piani finanziari;

o Realizzazione di audit energetici;

o Predisposizione delle procedure di gara per gli appalti pubblici.

• Il Fondo Europeo per l’Efficienza Energetica (European Energy Efficiency Fund - EEEF) è un fondo da 800 milioni di Euro lanciato nel 2011 e gestito da una partnership pubblico-privata (Banca Europea per gli Investimenti, Cassa Depositi e Prestiti, Deutsche Bank AG e Commissione Europea) che finanzia, a tassi di mercato, un’ampia categoria di azioni che abbiano come obiettivo l’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Gli investimenti ammessi devono avere una dimensione compresa tra i 5 e i 25 milioni di Euro. I beneficiari finali dell'EEEF sono gli enti pubblici a livello locale e regionale, oltre alle aziende pubbliche e private che operano al servizio degli enti locali. I principali interventi finanziabili sono:

o interventi di efficientamento su edifici pubblici e privati, che riservino una particolare attenzione all’utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione;

o investimenti nella produzione combinata e ad alta efficienza energetica di elettricità e calore (CHP), compresa la micro-cogenerazione e le reti di riscaldamento e raffreddamento;

o infrastrutture locali (illuminazione pubblica, stoccaggi di energia, smart metering e smart grid);

o impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili;

o interventi per la riduzione delle emissioni del trasporto pubblico locale.

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congiuntamente dalla Commissione Europea e dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) per agevolare l’accesso al credito per interventi di efficientamento energetico. Tale strumento si rivolge, oltre che alle piccole e medie imprese, ai soggetti privati e alle amministrazioni pubbliche, alle piccole municipalità comunali. I prestiti erogati potranno variare a seconda della tipologia di progetto che si intende realizzare da 40.000 a 5 milioni di Euro. Tali prestiti verranno erogati direttamente dalle banche che si accrediteranno per gestire questi fondi.

Le risorse economiche complessive messe a disposizione dalla Commissione Europea tramite questo nuovo strumento finanziario del programma LIFE, sono di 80 milioni di Euro nel periodo 2014-2017. Si prevede tuttavia che l’effetto leva garantito dalla BEI porterà nel lungo termine questo fondo raggiungere complessivamente i 480 milioni di Euro.

Oltre ai tre strumenti ELENA, EEEF e PF4EE esplicitamente rivolti al sostegno degli interventi di efficientamento energetico, esistono altri strumenti che seppur non direttamente dedicati ad interventi di efficientamento energetico o ad Enti Pubblici possono essere utilizzati. In breve questi fondi sono:

• Fondo JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas). È un’iniziativa della Commissione Europea in collaborazione con la BEI e la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB) finalizzata al sostegno degli investimenti per la sostenibilità nelle aree urbane. Tale fondo permette di utilizzare i fondi strutturali europei come un fondo rotativo per finanziare la costruzione di infrastrutture urbane. Tra i vari campi di intervento previsti dal fondo rientra anche l’efficienza energetica; • Project Bonds. I Project Bonds sono strumenti finanziari pensati per facilitare

l’accesso delle Pubbliche Amministrazioni europee a finanziamenti di lungo termine per la realizzazione di nuove infrastrutture. Tra le aree prioritarie d’intervento rientra anche l’efficienza energetica.

Un’altra strada per accedere ai finanziamenti per interventi di efficienza energetica, è rappresentata dai bandi europei per la ricerca e la sostenibilità. Questi bandi europei sono periodicamente attivati mediante specifici bandi a cui gruppi misti di soggetti (pubblico e privato) partecipano con una propria idea progettuale.

Il principale bando europeo, dopo la fine nel 2013 del programma “Intelligent Energy Europe” (IEE), è rappresentato da Horizon2020. Questo è un programma da 80 miliardi di euro ed è lo strumento principale mediante il quale l’Unione Europea finanzia la ricerca in Europa nel periodo 2014-2020.

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prevedono la possibilità per molti progetti di ricerca di ottenere un contributo fino al 100% dei costi diretti sostenuti.

Oltre al progetto Horizon2020, esistono altri bandi che possono offrire opportunità di finanziamento per progetti inerenti l’efficienza energetica. In sintesi, questi possono essere schematizzati come segue:

• I fondi strutturali, come il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo (FSE). Questi fondi sono gli strumenti di intervento creati e gestiti dall'Unione Europea per finanziare vari progetti di sviluppo in Europa. Tali fondi vengono gestiti dalle Regioni tramite Piani Operativi Regionali (POR) o a livello nazionale tramite i Piani Operativi Nazionali (PON);

• I Fondi di Coesione, che hanno lo scopo di assistere gli stati membri con un reddito nazionale lordo pro capite inferiore al 90% della media dell’UE. I suoi obiettivi sono la riduzione delle disparità economiche e sociali e la promozione dello sviluppo sostenibile;

• Il Programma LIFE (2014-2020): programma di azione della Commissione Europea in materia di ambiente e di clima da 3,2 miliardi di Euro. Per l’Italia il quadro delle azioni è stato definito dal Ministero dell’Ambiente nel documento “Programma per l’ambiente e l’azione per il clima (LIFE 2014- 2020)”.

3.2 I finanziamenti italiani per l’efficienza energetica

Il quadro italiano degli strumenti di supporto finanziario all’efficienza energetica è molto variegato, e i principali sono i seguenti:

• Detrazioni fiscali; • Conto Termico 2.0;

• Titoli di Efficienza Energetica (TEE);

• Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica; • Fondo Kyoto per le scuole.

Le amministrazioni pubbliche possono accedere direttamente agli incentivi del Conto Termico, del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica e al Fondo Kyoto. Non possono accedere direttamente invece alle detrazioni fiscali e ai Titoli di Efficienza Energetica se non con un intermediario.

Come si è visto, gli obiettivi nazionali di efficienza energetica al 2020 prevedono un programma di miglioramento dell’efficienza energetica che si propone di risparmiare 20 Mtep

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di energia primaria, pari a 15,5 Mtep di energia finale.

Nella tabella che segue, sono indicati i risparmi attesi al 2020 in energia finale e primaria suddivisi per settore e misure di intervento.

Figura 9: Obiettivi di efficienza energetica al 2020 in energia finale e primaria (Mtep/anno) Fonte: PAEE 2017

Inoltre, a questi obiettivi si aggiungono quelli vincolanti di cui all’articolo 7 della Direttiva 2012/27/UE che prevede, per il periodo 2014-2020, una riduzione cumulata dei consumi di energia pari a 25,8 Mtep con misure attive per l’efficienza energetica. E’ da sottolineare il fatto che la normativa comunitaria prevede che per il raggiungimento di quest’obiettivo si punti molto sui Titoli di Efficienza Energetica, che si devono assicurare il 60% del risparmio, mentre il restante 40% sarà ottenuto con misure alternative che rispettano i criteri della medesima direttiva. Sul piano quantitativo, attraverso il meccanismo dei Certificati Bianchi si attende un risparmio di circa 5,5 Mtep in termini di energia finale (di cui 4,3 a partire dal 2014). Oltre ai Certificati Bianchi ci sono le misure alternative delle detrazioni fiscali (1,38 Mtep, di cui 0,98 a partire dal 2014) e del Conto Termico (1,47 Mtep a partire dal 2014)8.

Di seguito si riportano i risparmi attesi relativi ai meccanismi incentivanti per il periodo 2014-2020.

Figura 10: Risparmi attesi negli anni 2014-2020 (Mtep/anno di energia finale) Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico

                                                                                                               

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Di seguito si riporta una breve descrizione dei principali meccanismi di incentivazione. Le Detrazioni fiscali

L’incentivo si basa sulla detrazione dall’Irpef o dall’Ires ed è concessa quando si eseguono interventi di risparmio energetico che aumentino il livello di efficienza energetica degli edifici iscritti al catasto, e che presentino un impianto di riscaldamento antecedente l’intervento. La quota viene erogata in rate annuali distribuite in 10 anni. Gli interventi incentivabili riguardano il miglioramento dell’involucro edilizio, la riqualificazione energetica dell’edificio, l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria, l’installazione di schermature solari e di dispositivi multimediali per il controllo da remoto degli impianti, gli interventi di sostituzione totale o parziale degli impianti di climatizzazione invernale. Per poter accedere all’incentivo è necessario acquisire i necessari documenti che descrivano gli interventi, ne attestino la qualità e certifichino le prestazioni energetiche dell’unità immobiliare prima e dopo i lavori. Se l’intervento viene affidato ad una ESCo mediante la stipula di un contratto di prestazione energetica, la procedura burocratica per l’ottenimento dell’incentivo è presa in carico da essa, evitando al cliente le problematiche burocratiche che possono verificarsi in sede di dichiarazione.

La legge 27 dicembre 2017 n. 205 (Legge di Bilancio 2018) ha confermato il meccanismo delle detrazioni fiscali per l’incentivazione degli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, introducendo alcune novità che riguardano, a seconda dei casi, nuovi interventi, nuove aliquote di detrazione e nuove condizioni tecniche-prestazionali. Altre novità importanti riguardano la previsione dei controlli a campione su tutti gli interventi e significative modifiche sulla cessione del credito.

All’interno della legge di Bilancio 2018 sono stati introdotti nuovi tipi di interventi, che sono: • Micro-cogeneratori in sostituzione di impianti esistenti a condizione che l’intervento

conduca a un risparmio di energia primaria (Primary Energy Saving PES) pari almeno al 20%;

• Interventi di riduzione del rischio sismico di una classe (detrazione dell’80%) o di più classi (detrazione dell’85%) eseguiti contestualmente agli interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali, che interessino l’involucro per più del 25% della superficie disperdente. Per questi interventi, il limite per l’agevolazione non viene posto sulla detrazione fiscale ma sulla spesa massima consentita, che è pari a € 136.000,00 moltiplicato per il numero delle unità immobiliari costituenti l’edificio.

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Il Conto Termico 2.0

Il Conto Termico 2.0 è operativo da maggio 2016 ed è andato ad aggiornare e ampliare il precedente Conto Termico, introdotto ad inizio 2013. Numerose le novità contenute nel nuovo Conto Termico 2.0 sia dal punto di vista finanziario che tecnico.

Nel Conto Termico 2.0 possono accedere agli incentivi i privati e le Pubbliche Amministrazioni. L’accesso ai meccanismi di incentivazione può essere richiesto direttamente dai soggetti ammessi o per il tramite di una ESCO. A disposizione ci sono 900 milioni di euro annui, 700 per i privati e le imprese e 200 per le amministrazioni pubbliche. L'incentivo è spalmato in un periodo compreso tra i 2 e i 5 anni a seconda della tipologia di intervento. I tetti massimi agli incentivi, indicati nel decreto, sono differenziati in base al tipo di intervento, alla potenza dell'impianto e alla zona climatica in cui il lavoro è realizzato. Quando l’incentivo non supera i 5.000 euro, viene corrisposto in un’unica rata sia ai privati sia alle Pubbliche Amministrazioni. Privati e Pubbliche Amministrazioni possono richiedere gli incentivi per i seguenti interventi:

• sostituzione di impianti di climatizzazione invernale;

• installazione di impianti solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria e/o ad integrazione dell’impianto di climatizzazione invernale;

• sostituzione di scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore.

Solo le Pubbliche Amministrazioni possono richiedere gli incentivi per i seguenti interventi: • isolamento termico di superfici opache delimitanti il volume climatizzato;

• sostituzione di chiusure trasparenti comprensive di infissi delimitanti il volume climatizzato;

• sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti utilizzanti generatori di calore a condensazione;

• installazione di sistemi di schermatura e/o ombreggiamento di chiusure trasparenti con esposizione da Est-sud-est a Ovest, fissi o mobili non trasportabili;

• trasformazione in “edifici a energia quasi zero” (nZEB);

• sostituzione dei sistemi per l’illuminazione con dispositivi efficienti;

• installazione di tecnologie di gestione e controllo automatico degli impianti termici ed elettrici degli edifici (building automation), di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore.

L’incentivo è pari al 40% dell’investimento ma sale per alcune tipologie di intervento. In particolare l’incentivo sale al 65% dell’investimento per la trasformazione in “edificio a energia quasi zero” e sostituzione dei sistemi di illuminazione con dispositivi efficienti e al

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50% per gli interventi di isolamento termico delle superfici opache realizzati nelle zone climatiche E e F (nelle altre zone è pari al 40%). Se all’isolamento termico delle superfici opache si abbina la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale, sarà riconosciuto un incentivo pari al 55% a entrambi gli interventi. Inoltre le spese per le diagnosi energetiche e la redazione dell’Attestato di prestazione energetica (APE) delle Pubbliche Amministrazioni sono incentivate al 100%.

Un’ulteriore agevolazione per le pubbliche amministrazioni è legata alla possibilità di prenotare l’incentivo del Conto Termico e in questo modo richiedere l’erogazione di una rata d’acconto (pari al 40% dell’incentivo se la durata di quest’ultimo è di cinque anni; pari al 50% nel caso in cui la durata dell’incentivo sia di due anni) al momento della comunicazione dell’avvio ai lavori e di una rata di saldo dopo la conclusione dei lavori. Questa importante novità introdotta dal Nuovo Conto Termico può aiutare in maniera rilevante nel superare la barriere dal costo iniziale d’investimento.

I Titoli di Efficienza Energetica

I Titoli di Efficienza Energetica (TEE), detti anche Certificati Bianchi, sono una forma d’incentivo prettamente italiana che segue la cosiddetta logica cap and trade, attraverso la quale si pone un obbligo di certificazione per dei soggetti e si crea di conseguenza un mercato, favorendo lo scambio di questi certificati. L’importanza data da questo meccanismo la si riscontra anche nel Decreto legislativo 102/2014, nel quale si specifica che il 60% del risparmio energetico al 31 dicembre 2020 dovrà essere ottenuto grazie all’utilizzo di questa forma incentivante.

Questi titoli negoziabili certificano i risparmi energetici conseguiti negli usi finali di energia, realizzati attraverso interventi di incremento dell'efficienza energetica. Il sistema dei certificati bianchi è un meccanismo di incentivazione che si basa su un regime obbligatorio di risparmio di energia primaria per i distributori di energia elettrica e gas naturale con più di 50.000 clienti finali. Per ogni anno d'obbligo, dal 2017 al 2020, sono stati fissati gli obiettivi di risparmio che i distributori devono raggiungere attraverso la realizzazione di interventi di efficienza energetica.

I progetti di efficienza energetica possono essere eseguiti:

1. con azioni dirette dei soggetti obbligati (o delle società da loro controllate o controllanti) e da imprese di distribuzione dell’energia elettrica e del gas naturale non soggette all’obbligo;

2. da soggetti sia pubblici che privati che, per tutta la durata della vita utile dell’intervento, sono certificati secondo la norma UNI CEI 11352, o hanno nominato

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un esperto in gestione dell’ energia certificato secondo la norma UNI CEI 11339, o sono in possesso di un sistema di gestione dell’ energia certificato in conformità alla norma ISO 50001.

I progetti sono premiati con i titoli di efficienza energetica qualora generino risparmi energetici addizionali (ossia i risparmi di energia primaria calcolati come differenza fra il consumo di baseline, che identificano i consumi energetici pre-intervento, e il consumo energetico post operam, con riferimento allo stesso servizio e assicurando una normalizzazione delle condizioni che influiscono sul consumo energetico), qualora siano realizzati con l’inizio dei lavori successivo all’invio della richiesta al GSE e se rispondono alle tipologie di interventi previste dalla Decreto Ministeriale dell’11 gennaio 2017

sull’adozione dei criteri ambientali minimi per gli arredi per interni, per l'edilizia e per i prodotti tessili.

Per ogni tonnellata equivalente di petrolio di risparmio conseguito grazie alla realizzazione dell'intervento di efficienza energetica, viene riconosciuto un certificato per tutta la sua vita utile stabilita dalla normativa per ogni tipologia di progetto (da 3 a 10 anni). I soggetti volontari e i soggetti obbligati scambiano i titoli così conseguiti all’interno di una vera e propria borsa dei Titoli di Efficienza Energetica gestita dal Gestore del Mercato Elettrico (GME) in cui si organizzano sessioni di compravendita a cadenza settimanale oppure attraverso contratti bilaterali, ovvero contratti privati. Il GME pubblica il prezzo minimo, il prezzo massimo e il prezzo medio ponderato affinché ci sia trasparenza sull’andamento del mercato dei certificati bianchi.

La normativa definisce i progetti ammessi al meccanismo dei Certificati Bianchi, divisi per tipologia in base al settore di riferimento. Il proponente inoltre, qualora il suo progetto non sia tra quelli previsti dalla normativa, può chiedere di valutarne l'ammissibilità.

Ogni intervento, a seconda del tipo di risparmio conseguito, può ottenere una tipologia differente di TEE:

• Titoli di Tipo I - Riduzione dei consumi di energia elettrica; • Titoli di Tipo II - Riduzione dei consumi di gas naturale;

• Titoli di Tipo III - Riduzione dei consumi di altre forme di energia non realizzati nel settore dei trasporti;

• Titoli di Tipo IV - Riduzione dei consumi di altre forme di energia realizzati nel settore dei trasporti.

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Con il Decreto Legislativo 102/2014, è stato attivato il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, con una dotazione iniziale di 30 milioni di euro per il biennio 2014/2015 (ripartiti in 5 milioni di euro per il 2014 e 25 milioni di euro per il 2015). Nel periodo 2014-2020 la dotazione finanziaria complessiva prevista è di 800 milioni di euro, di cui 355 milioni di euro riservati alle Pubbliche Amministrazioni.

Il Fondo, che sarà gestito da Invitalia, ha natura rotativa e favorisce gli interventi necessari per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica, promuovendo il coinvolgimento di istituti finanziari, nazionali e comunitari, e investitori privati sulla base di un’adeguata condivisione dei rischi.

Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione, gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici riguardano:

• la realizzazione di reti per il teleriscaldamento e per il teleraffrescamento;

• l’efficientamento energetico dei servizi e delle infrastrutture pubbliche, compresa l’illuminazione pubblica;

• l’efficientamento energetico di interi edifici destinati ad uso residenziale, compresa l’edilizia popolare;

• l’efficientamento energetico e la riduzione dei consumi di energia nei settori dell’industria e dei servizi.

Fondo Kyoto per le scuole

Il fondo rotativo Kyoto, istituito con la Legge Finanziaria 2007, fu istituito al fine di finanziare misure di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra legate al Protocollo di Kyoto. Il fondo era nato per supportare interventi di efficienza energetica in tutti gli edifici delle Pubbliche Amministrazioni, mentre oggi si limita a supportare solo interventi nelle scuole, con la messa a disposizione di circa 250 milioni di euro per interventi di efficienza energetica nelle scuole, comprese università ed asili nido.

4. L’importanza della riqualificazione energetica del patrimonio

immobiliare

I dati sui consumi finali nazionali di energia mostrano chiaramente la rilevanza degli edifici residenziali e terziari in termini di consumi energetici. Nella maggior parte dei Paesi europei gli edifici sono il settore più rilevante per gli usi finali: nel 2015, su 28 Paesi EU, 17 sono i

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Paesi nei quali i consumi energetici degli edifici residenziali e terziari superano la percentuale del 35% dei consumi totali, mentre 10 Paesi superano addirittura il 40%9.

Figura 11: Consumi degi edifici residenziali e terziari per Paese (% dei consumi totali – 2015) Fonte: ODYSSEE

La crescita limitata dei consumi energetici (2,1%) degli edifici nei Paesi europei, (dal 2000 al 2015), è dovuta al miglioramento dell'efficienza energetica, che ha controbilanciato l'aumento del consumo di energia causato dall’incremento del numero delle abitazioni e degli elettrodomestici e dall'aumento dell'attività dei servizi. Il risparmio energetico per le famiglie ha raggiunto circa 100 Mtep dal 2000, che rappresenta il 34% del consumo energetico dell'UE nel 200010.

Quanto detto sopra mostra chiaramente il ruolo chiave che gli edifici rivestono all’interno delle strategie nazionali energetiche e di decarbonizzazione e delle corrispondenti misure d’incentivazione.

I riferimenti normativi principali sono contenuti nella direttiva europea sull’efficienza energetica (Direttiva 2012/27/UE) e soprattutto all’interno della Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica degli edifici.

                                                                                                               

9  “Rapporto Annuale 2018: Detrazioni fiscali del 65% per la riqaulificazione energetica del patrimonio edilizio

esistente” - Agenzia Nazionale Efficienza Energetica (ENEA)  

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CAPITOLO 2 – Il contratto EPC, le ESCO e gli strumenti di finanziamento

1.Gli Energy Performance Contracts (EPC)

Negli ultimi anni si è ampiamente diffuso in Europa l’Energy Performance Contract (EPC) come contratto che consente di investire nella riduzione dei consumi e degli sprechi energetici di impianti ed edifici. Introdotto in Italia con l’art. 2 del D.Lgs 115/2008 e conosciuto come “contratto di rendimento energetico”, questo individua, progetta e realizza il livello di efficienza energetica di un determinate impianto o edificio (così come definito dalla norma UNI/TS 11300 – 1, ossia l’insieme di fabbricato e impianti), al fine di ottenere un risparmio energetico calcolato in kWh con un conseguente risparmio di spesa sulla bolletta energetica del cliente11.

Il contratto EPC veniva inizialmente definito come un “accordo contrattuale tra il beneficiario e il fornitore riguardante una misura di miglioramento dell’efficienza energetica, in cui i pagamenti a fronte degli investimenti in siffatta misura sono effettuati in funzione del livello di miglioramento dell’efficienza energetica stabilito contrattualmente”. Questa prima definizione individuava dunque l’elemento caratterizzante del contratto nel rapporto vincolato fra la remunerazione dell’investimento e il miglioramento dell’efficienza energetica.

In seguito alla pubblicazione della direttiva europea sull’efficienza energetica (2012/27/UE), che è stata recepita in Italia con il D.Lgs 102/2014 (aggiornato poi con il Dlgs 141/2016), la definizione di EPC è stata modificata dall’art. 2 lett. n) nel modo seguente:

“accordo contrattuale tra il beneficiario o chi per esso esercita il potere negoziale e il fornitore di una misura di miglioramento dell'efficienza energetica, verificata e monitorata durante l'intera durata del contratto, dove gli investimenti (lavori, forniture o servizi) realizzati sono pagati in funzione del livello di miglioramento dell'efficienza energetica stabilito contrattualmente o di altri criteri di prestazione energetica concordati, quali i risparmi finanziari”.

Come è evidente, rispetto alla prima definizione presente all’interno del Dlgs 115/2008, si introduce il concetto di prestazione energetica nonché l’obbligo del beneficiario di monitorare e verificare, durante l’intera durata del contratto, il valore di risparmio prodotto dal miglioramento dell’efficienza energetica. Malgrado la traduzione letterale di “Energy Performance Contract” sia “contratto di prestazione energetica”, esso è stato introdotto nel nostro ordinamento con “contratto di rendimento energetico” e, nonostante ciò, il legislatore                                                                                                                

11  http://www.treccani.it/diritto/approfondimenti/diritto_amministrativo/1_Piselli_rendimento_energetico.html -

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utilizza indistintamente i due termini (prestazione e rendimento) il che comporta delle difficoltà nell’individuazione corretta della fattispecie contrattuale12.

Nonostante la presenza della normativa che ne prevede l’utilizzo, non è presente una standardizzazione del contratto EPC ed è considerato come un contratto atipico di natura mista, avendo in sé contenuti giuridici (garanzie, foro competente, norme di sicurezza ecc.), contenuti economici (modalità di finanziamento, calcolo delle prestazioni, ecc.) e contenuti prettamente tecnici (diagnosi energetica, interventi di riqualificazione edilizia ed impiantistica) che convivono insieme all’interno del contratto.

Le caratteristiche peculiari del contratto di prestazione energetica possono essere così schematizzate:

• Garantiscono la remunerazione del fornitore sulla base delle performance di efficienza energetica;

• E’ una tipologia contrattuale flessibile, in grado di adattarsi alle diverse esigenze delle parti;

• Garantiscono al beneficiario dell’intervento un tetto massimo di spesa durante tutto il periodo contrattuale;

• Stabiliscono i livelli di prestazione garantita per l’intera durata del rapporto contrattuale.

Ad ogni modo con l’allegato 8 del già citato D.Lgs 102/2014 si individuano nei seguenti elementi i requisiti minimi che caratterizzano il contratto EPC:

a) Un elenco chiaro e trasparente delle misure di efficienza da applicare o dei risultati da conseguire in termini di efficienza;

b) I risparmi garantiti da conseguire applicando le misure previste dal contratto; c) La durata e gli aspetti fondamentali del contratto, le modalità e i termini previsti; d) Un elenco chiaro e trasparente degli obblighi che incombono su ciascuna parte

contrattuale;

e) Data o date di riferimento per la determinazione dei risparmi realizzati;

f) Un elenco chiaro e trasparente delle fasi di attuazione di una misura o di un pacchetto di misure e, ove pertinente, dei relativi costi;

g) L’obbligo di dare piena attuazione alle misure previste dal contratto e la documentazione di tutti i cambiamenti effettuati nel corso del progetto;

h) Disposizioni che disciplinino l’inclusione di requisiti equivalenti in eventuali                                                                                                                

12  “I contratti di Prestazione Energetica (EPC): Aspetti giuridici e ipotesi per il superamento dell’incertezza

normativa sulla regolazione degli elementi essenziali del contratto” - M.G. Landi, M. Matera, P. Telesca, E. Valeriani, C. Benanti (2017)

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concessioni in appalto a terze parti;

i) Un’indicazione chiara e trasparente delle implicazioni finanziarie del progetto e la quota di partecipazione delle due parti ai risparmi pecuniari realizzati (ad esempio, remunerazione dei prestatori di servizi);

j) Disposizioni chiare e trasparenti per la quantificazione e la verifica dei risparmi garantiti conseguiti, controlli della qualità e garanzie;

k) Disposizioni che chiariscono la procedura per gestire modifiche delle condizioni quadro che incidono sul contenuto e i risultati del contratto (a titolo esemplificativo: modifica dei prezzi dell’energia, intensità d’uso di un impianto)

l) Informazioni dettagliate sugli obblighi di ciascuna delle parti contraenti e sulle sanzioni in caso di inadempienza.

La presenza dei requisiti minimi fa sì che la mancanza di alcuni di essi può condurre alla nullità del contratto per indeterminabilità dell’oggetto. Questa avviene quando mancano elementi essenziali quali: l’indicazione della quota di partecipazione delle due parti ai risparmi pecuniari realizzati, la durata del contratto, l’elenco chiaro e trasparente delle misure di efficienza da applicare o dei risultati da conseguire in termini di efficienza. In altri casi, invece, il contratto resta valido, ma non lo si potrà qualificare come EPC. È quel che accade se non sono inserite le date di riferimento per la determinazione dei risparmi realizzati o se non si elenchino le fasi di attuazione di una misura o di un pacchetto di misure e, ove pertinente, dei rispettivi costi o, ancora, se non siano indicate le disposizioni per la quantificazione e la verifica dei risparmi garantiti conseguiti.

2. Le ESCO

Le Energy Service Company (ESCO) nascono negli Stati Uniti negli anni ’70 come imprese specializzate nella produzione e fornitura di energia con funzioni di consulenza destinata all’implementazione di soluzioni tecnologiche. Si evolvono e poi si diffondono nel mondo come società che hanno l’obiettivo specifico di realizzare l’efficienza energetica attraverso la disponibilità di competenze, tecnologie e capitale e a tal fine realizzano interventi per ridurre i consumi energetici per conto di aziende, enti pubblici e privati e solitamente gestiscono gli impianti realizzati. Ciò che caratterizza le ESCO è il rischio che esse si assumono quando realizzano gli interventi. Infatti, queste società guadagnano tanto più quanto i loro servizi funzionano. Questa caratteristica distintiva è caratterizzata dall’utilizzo di contratti di

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prestazione energetica o Energy Performance Contract, il cui canone è collegato ai risparmi energetici effettivamente conseguiti.

Le ESCO vengono introdotte a livello europeo inizialmente dalla Direttiva UE 2006/32/CE (ora abrogata dalla nuova Direttiva UE 2012/27/UE) e poi recepite nell’ordinamento italiano con il Dlgs 115/2008 che le definisce come:

“Persona fisica o giuridica che fornisce servizi energetici ovvero altre misure di miglioramento dell’efficienza energetica nelle installazioni o nei locali dell’utente e, ciò facendo, accetta un certo margine di rischio finanziario. Il pagamento dei servizi forniti si basa, totalmente o parzialmente, sul miglioramento dell’efficienza energetica conseguito e sul raggiungimento degli altri criteri di rendimento stabiliti”.

Infatti, le ESCO si caratterizzano quali operatori del mercato dei servizi energetici in grado di avere una visione d’insieme della problematica energetica del cliente, gestendo e coordinando le diverse fasi volte all’individuazione, progettazione e realizzazione dell’intervento che meglio garantisce il raggiungimento dell’efficienza energetica di strutture e impianti e il contratto EPC è senza dubbio lo strumento che sintetizza l’operatività di questi soggetti. La definizione del contratto, di conseguenza, può dirsi coincidente con la definizione della stessa attività caratteristica delle ESCO”13.

Generalmente per le ESCO non esiste vincolo di forma giuridico: chi voglia costituire una ESCO è tenuto all’osservanza delle disposizioni del codice civile in materia di società. Ciò che le caratterizza è soltanto l’oggetto sociale (fornire servizi energetici ovvero altre misure di miglioramento dell’efficienza energetica). Solitamente esse si costituiscono come imprese in forma associata assimilabili alle società di capitali con scopo di lucro.

Una ESCO è dunque un’impresa in grado di fornire tutti i servizi tecnici, commerciali e finanziari necessari per realizzare un intervento di efficienza energetica, assumendosi l’onere dell’investimento e il rischio di un mancato risparmio, a fronte della stipula di un contratto in cui siano stabiliti i propri utili. Non si limita quindi a fornire semplicemente le risorse finanziarie con le quali l’imprenditore realizzerà autonomamente l’investimento perché deve infatti possedere, in proprio o tramite gruppi collegati, le adeguate competenze tecniche e le disponibilità economiche necessarie per realizzare quanto le è stato commissionato, offrendo anche flessibilità in base alle esigenze di chi ha richiesto i relativi servizi. Il fondamento economico su cui si basano queste aziende è che l’energia risparmiata presenti un valore sufficiente a rimborsare il costo sostenuto per l’investimento in tempi ragionevoli.

                                                                                                               

13  http://www.treccani.it/diritto/approfondimenti/diritto_amministrativo/1_Piselli_rendimento_energetico.html -

Figura

Figura 2: Confronto tra andamento PIL, consumi di petrolio, consumo energetico  Fonte: BP’s 2012 Statistical Review of World Energy data
Figura 4: Previsione crescita della popolazione mondiale al 2050   Fonte: Us census Bureau, international database.
Figura 5: Previsione dei consumi energetici al 2052
Figura 6: Consumo energetico mondiale per combustibile (Mtep)  Fonte: BP Statistical Review of World Energy, 2016
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