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HBV: GLI "END-POINTS" DELLA TERAPIA CON I NUCS + UPDATE 2016 SU NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE DELL'INFEZIONE CRONICA HBV

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TITOLO:

HBV: Gli “end-points” della terapia con i NUCs + update 2016 su nuove

strategie terapeutiche dell’infezione cronica HBV

AUTORI: G.P. Caviglia, M.L. Abate, A. Olivero, A. Smedile.

Dipartimento di Scienze Mediche, Università degli Studi di Torino.

Dipartimento di Gastroenterologia ed Epatologia, Laboratorio di Gastroenterologia ed Epatologica Molecolare, Città della Salute e della Scienza di Torino.

TESTO: HBV: Old “End-points” della terapia con NUCs

L’infezione da virus dell’epatite B ( HBV) rappresenta ancora oggi nel mondo un serio problema di sanità pubblica, nonostante la disponibilità di un vaccino efficace contro il virus. Tuttavia, la vaccinazione contro il virus HBV è ancora insufficiente in molte aree ad alta endemia e il WHO stima circa 250 milioni di portatori cronici di HBV a rischio elevato di sviluppare un epatocarcinoma (HCC) come esito di un’epatite cronica e cirrosi epatica–HBV correlata. L’HCC nel mondo rappresenta la terza causa di mortalità per cancro e pertanto una emergenza sanitaria in crescita in Europa e USA (1). La terapia dell’epatite cronica/cirrosi HBV (CHB) si avvale degli analoghi nucleosid(t)dici (NUCs) di ultima generazione come Entecavir (ETV) o Tenofovir (TDF). Questi farmaci sopprimono con alti tassi di risposta la replicazione virale (>95% HBV-DNA negativo), inducono la normalizzazione delle ALT, favoriscono la sieroconversione ad anti-HBe+ (50-60%) e sono caratterizzati da una elevata barriera genetica per l’insorgenza di resistenze virali (2). L’efficacia e la sicurezza della terapia a lungo termine con NUCs è stata dimostrata da studi registrativi (8 anni ETV e 7 anni TDF) e da numerosi studi spontanei di coorti di pazienti con ECA/Cirrosi in terapia antivirale condotti in Italia, Europa ed USA (3-5). La durata degli studi (>5 anni) ha permesso di dimostrare un miglioramento istologico rispetto alla biopsia basale con riduzione del grado di fibrosi nell’ECA e , in alcuni casi, la sorprendente regressione della cirrosi . Questo risultato inaspettato suggerisce pertanto di anticipare l’inizio della terapia nei pazienti HBV con ECA prima della comparsa di una fibrosi significativa (6,7). La terapia con NUCs ha rapidamente cambiato negli ultimi 10-15 anni la storia naturale dell’infezione HBV riducendo drasticamente il tasso di sviluppo della cirrosi e, nei pazienti cirrotici, gli episodi di scompenso con la riduzione dello sviluppo di ipertensione portale e dell’HCC o l’indicazione al trapianto di fegato (8).

HBV: New “End-points” della terapia con NUCs

Nonostante i brillanti risultati raggiunti con i NUCs, esiste ancora un margine di ottimizzazione della terapia contro il virus HBV, che riguarda il rischio di recidiva alla sospensione, la sicurezza dei farmaci a lungo termine (>15-20 anni) ed il continuo costo sanitario non sostenibile in molti paesi per la crisi economica. Pertanto, oggi gli

obiettivi della cura per il virus HBV sono in fase di riesame e le aspettative sono molto più ambiziose. Queste includono il passaggio da una cura funzionale (old end-point: HBsAg negativo con o senza sieroconversione ad anti-HBs+, HBV-DNA negativo, persitenza di cccDNA) ad una cura completa, simile alla cura funzionale ma con l’eliminazione del cccDNA, che è causa della riattivazione virale alla sospensione dei NUCs. Tuttavia, la complessità biologica del virus HBV con l’integrazione di sequenze virali nel genoma dell’ospite non abolisce del tutto il rischio residuo di HCC. E’ necessario inoltre, avvalersi di nuovi marcatori sierologici (HBsAg quantitativo e HBcrAg ) come markers surrogati del cccDNA epatico per monitorizzare la clearance virale in pazienti soppressi con NUCs da lungo tempo (9,10), e nuovi markers immunologici per valutare la risposta immunologica innata ed acquisita.

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HBV: Update 2016 sulle nuove strategie di terapia

Allo scopo di curare l’infezione da HBV, pur con le riserve biologiche espresse, sulla scia dell’entusiasmo per il successo della terapia con DAAs nell’epatite C, la ricerca biologica per la scoperta di nuovi targets diretti contro il complesso meccanismo di replicazione virale del virus HBV (entry, replicazione, trascrizione, proteine virali, ecc) si è

ulteriormente accelerata (11).

Terapia HBV: Approccio antivirale diretto

La ricerca di nuove strategie terapeutiche ha portato a una fase di sviluppo più o meno avanzato nuove classi di farmaci (antivirali diretti, DAA; host-targeting agents, HTA). 1- Antivirali diretti (DAAs): inibiscono la DNA polimerasi (HBV-pol) come il pro-farmaco del Tenofovir (TDF difosfonato, TAF) stabile, biodisponibile, attivo sugli epatociti e linfociti con un dosaggio più basso e quindi migliore sicurezza. Altre molecole della stessa classe in fase di studio includono AGX-1009, CMX-157 e Besifovir.

2- Modulatori del Core allosterico (CpAM): le proteine del core sono implicate nel processo di incapsidazione, si legano al cccDNA, interagiscono con geni dell’ospite fra cui quelli dell’immunità innata. Alcune molecole di questa classe sono in fase di studio (NVR 3-778, AT-130, BAY 41-4109, GLS4).

3- Polimeri degli acidi nucleici (REP-2139): agiscono riducendo la produzione in eccesso di particelle di HBsAg. Gli studi di fase 2 in pazienti con infezione HBV e delta sono molto promettenti.

4- Silencing-RNAs: molecole che inibiscono la sintesi delle proteine virali tramite il silenziamento (blocco) della trascrizione. Sono in corso studi di fase 2 (ARC-520/ARC-521).

5- Eliminazione del cccDNA: le conoscenze biologiche del mini cromosoma e delle sue funzioni sono oggetto di ricerca avanzata per l’obiettivo della cura completa. Nel modello cellulare è stata dimostrata la capacità di agonisti dell’IFN alpha e della linfotossina-B, tramite i propri recettori regolati dai geni APOBEC3A o APOBC3B che vengono deaminati, di indurre una degradazione non epatotossica del cccDNA (12). 6- Inibitori dell’entry virale: la scoperta del recettore sodium taurocholate

contransporting polypetide (NTCP), ha permesso di identificare un sottodominio miristoilato della regione PreS1 virale capace di interagire con NTCP ed inibire

l’ingresso del virus HBV/HDV nell’epatocita offrendo così un nuovo target terapeutico (inibitori dell’entry). Il farmaco sviluppato, Mircludex-B, è stato testato in pazienti con epatite cronica B ed epatite cronica delta in studi di fase 2/a con risultati incoraggianti (13-15) .

Terapia HBV: Approccio immunologico

Una diversa strategia terapeutica è quella di tipo immunologico che ha l’obiettivo di riportare il sistema immunitario “esausto” dall’infezione virale cronica alla sua

condizione originale con conseguente “restoration” della risposta innata ed acquisita. Il fenotipo specifico delle cellule T nell’CHB è anergico/esaurito in seguito alla lunga stimolazione degli antigeni virali, l’attivazione della risposta innata è assente, vi è l’espressione di un microambiente con cellule inibitorie (T-reg, “M2-like” PD-L1) e citochine tollerogeniche (IL-10, TGF-β, adenosina, ecc). Oltre alla scarsa risposta citotossica delle cellule T e delle relative citochine effettrici, è stata anche dimostrata una alterazione delle cellule NK e NKT dendritiche coinvolte nella risposta immunitaria contro il virus nella condizione di cronicità. Recenti studi del Prof. Ferrari vedono nella risposta innata NK una valutazione immunologica indispensabile prima di decidere la sospensione della terapia (16). La terapia con Peg-IFN o NUCs ha dimostrato una parziale ripresa del sistema NK/NKT in pazienti con CHB suggerendo la possibilità di combinare diversi farmaci in un sottogruppo di pazienti se valutati con biomarkers

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immunologici di “immune restoration”. Allo scopo di facilitare(boosting) la ripresa della risposta immunitaria innata sono stati indagati dei PRR agonisti: tra questi è stato indagato l’agonista del Toll-like receptor 7 (TLR7) per via orale (GS-9620) nello scimpanzé con risultati promettenti in termini di riduzione dei livelli di HBV-DNA e HBsAg (17). E’ invece ancora in corso uno studio di fase 2 di combinazione con NUC (GS-9620+TDF) vs TDF in pazienti con CHB (NCT02166047, Gilead Sciences).

Un’altra strategia prevede l’utilizzo di molecole capaci di agire come attivatori dello Jak/Stat pathway intracellulare. La ricerca immunologia basata sull’immunità

adattativa avrebbe lo scopo di contrastare quegli antigeni (CTLA4 e PD-1) causa di una riposta linfocitaria CD4/CD8 virus-specifica che determina una paralisi del sistema immunitario (exhaustion response) presente nei pazienti con epatite cronica B. Lo scopo di questi farmaci sarebbe quello di ripristinare una condizione di risposta linfocitaria T e B funzionale capace di tenere sotto controllo immunologico la

replicazione virale come avviene normalmente nel soggetto con epatite acuta tipo B. Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto con terapie che aumentino la produzione di citochine antivirali nel fegato o con molecole tipo anticorpi monoclonali dirette contro il recettore inibitore della apoptosi PD1-/L-D1. Studi di fase 1 e 2 sono in corso con il Nivolumab (Anti-PD1 mAb) per HCC (18).

Un altro approccio è stato quello della vaccinazione terapeutica con epitopi virus specifici in pazienti soppressi dai NUCs. Vaccini potenziati il cui obiettivo è quello di aiutare l’ospite ad eliminare definitivamente il virus non solo dal sangue (obiettivo già raggiunto con NUCs) ma anche dal fegato, organo target della replicazione e del rischio persistente di sviluppare HCC. Vaccini terapeutici per il virus HBV sono in fase di sperimentazione tra questi il Transgene (studio nel modello animale - topo), il GS4774, e il Dynavax. Lo studio con il vaccino terapeutico GS4774 effettuato su 178 pazienti è stato pubblicato di recente, con buoni risultati sulla sicurezza e tollerabilità ma deludenti effetti sulla riduzione dei livelli di HBsAg (19).

Nonostante le buone premesse teoriche di questi approcci immunologici la traslazione nella pratica clinica richiederà ancora del tempo. I protocolli di studio basati su queste nuove strategie richiederanno specifici criteri di inclusione basati sulla analisi

immunologica (markers di risposta innata ed acquisita) e sierologica (non più includente l’HBV-DNA in quanto soppresso dai NUCs) come l’HBsAg quantitativo, l’HBcrAg, i micro RNA HBV-correlati con l’obiettivo di raggiungere una cura completa e l’abolizione totale del rischio residuo di HCC.

Bibliografia:

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