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Academic year: 2021

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Stefano Neri, «Presentazione», Historias Fingidas, 4 (2016), pp. 1-2. DOI: 10.13136/2284-2667/64. ISSN 2284-2667. 1

Presentazione

Stefano Neri

(Università di Verona)

§

Questo numero di «Historias Fingidas» è dedicato alla memoria di Víctor Infantes, membro del Comitato Scientifico Internazionale della rivista, che ci ha lasciato pochi giorni fa.

Le «parole ritrovate», a un secolo di distanza, sono quelle con cui Croce e Farinelli giudicavano il romanzo cavalleresco spagnolo. Nel riproporle ci inter-roghiamo, appoggiandoci alle letture che ne dà la critica italiana contemporanea, sulla loro attuale potenzialità ermeneutica, sul se e sul come esse possano ancora suggerirci qualcosa, al di là del dato erudito.

Nella sezione monografica, innestati sull’asse d’interesse principale della rivista, cioè lo studio della letteratura cavalleresca spagnola d’ancien régime in prospettiva europea, si snodano alcuni temi che percorrono trasversalmente vari lavori. Innanzitutto una riflessione sulle tematiche della ricezione del romanzo cavalleresco: il saggio di Cátedra affronta casi concreti di pratiche di lettura della finzione cavalleresca che vanno al di là del mero fine di intrattenimento facendo leva, in contesti processuali, sulla autorità «legale» dell’opera in quanto libro a stampa, ossia impresso con la licenza di autorità civili e religiose. Di lettura si occupa anche Zoppi, tanto nel suo articolo in cui, in prospettiva intradiegetica, confronta le modalità letterarie delle pratiche di lettura tra i libros de caballerías e il Quijote, quanto nella sua recensione al volume di Antonio Castillo Gómez. Sull’onda del favore riscosso tra il pubblico, come è noto, il romanzo cavalleresco si espande in aggiunte e in cicli: in tal senso, Ramos dà notizia di una nuova, doppia continuazione manoscritta del ciclo del Espejo de príncipes y caballeros, collocandola e studiandola nel proprio contesto come la più tarda tra le testimonianze di romanzo cavalleresco spagnolo originale (le due parti sono databili tra il 1637 e 1640). Alle continuazioni è dedicato anche il lavoro di Gutiérrez Trápaga, che mette in relazione la conformazione intertestuale dei libri del ciclo dell’Amadís de Gaula con il Quijote e sue due seconde parti (apocrifa e d’autore), e infine la recensione di Trujillo al volume di Hinrichs. Rimanendo nell’ambito della ricezione del romanzo cavalleresco spagnolo –ma anche del Quijote– questo numero pubblica tre contributi dedicati al maremagnum delle imitazioni, rielaborazioni, traduzioni e transcodificazioni: l’articolo di Jurado Santos sulle riscritture chisciottesche nella novella e nel melodramma del Settecento italiano, la trascrizione di Bazzaco dei primi cinque capitoli del Lisuarte di Grecia italiano e la recensione di

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Historias Fingidas, 4 (2016) - Editoriale

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Bencivenga al volume di Schaffert sul ciclo amadisiano tedesco. Gesiot, più in generale, ricostruisce un ipotetico tracciato di diffusione della cultura iberica in Italia, iniziato a partire dal prestigioso catalizzatore della corte aragonese di Napoli, e via via ramificatosi attraverso i centri dell’Italia padana a cavallo tra Quattro e Cinquecento. L’aspetto umoristico, sfiorato dal lavoro di Ramos, torna nell’indagine di Sarmati riguardo il motivo di don Chisciotte come cavaliere «cincuentón y sin genealogía» e i suoi modelli letterari e reali nel contesto del problema del lignaggio. Insolita la chiave di lettura di Cara, che propone (sulla scorta di Fusillo, Feticci, 2011) una lettura del

Chisciotte come negazione della realtà e sua sostituzione con un rischioso simulacro di

mondo alternativo, sul quel percorso di autorettificazione manierista che è l’intera opera di Cervantes. A peculiari temi cavallereschi, invece, sono dedicati l’articolo di Duce sulla nascita dell’eroe nel Valerián de Hungría, nonché il suo volume recensito da Neri, e il libro di Orsanic sulla «mujer-serpiente» recensito da Fiorentini. La recensione di Álvarez-Cifuentes riguarda la recente e importante edizione del portoghese Palmeirim de Inglaterra a cura di Lênia Márcia Mongelli, Raúl Cesar Gouveia Fernandes e Fernando Maués.

Nell’ambito delle digital humanities, infine, la scheda di Mancinelli riporta i primi esiti dell’esperienza d’utilizzo di softwares per l’OCR (Optical Character Recognition) applicati alla realizzazione di edizioni digitali del corpus romanzesco di cui si occupa il Progetto Mambrino.

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