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Recensione a M. Mordini, Le forme del potere in Grosseto nei secoli XII-XIV. Dimensione archivistica e storia degli ordinamenti giuridici, Firenze, All’Insegna del Giglio, 2007

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ostale - D.L. 353/2003 (con v . in L. 27/02/2004 n° 46) ar t. 1, comma 1, DCB (Pado va) ISSN 1970-4070 ISBN 978-88-6129-231-4 € 30,00

ARCHIVI

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Recensioni e segnalazioni bibliografiche

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più come oggetto di conquista che soggetto in grado di interagire coi poteri che si succedettero nel controllo dell’area. L’elemento che ha tuttavia concorso in modo decisivo, secondo l’autrice, a giustificare l’oblìo storiografico nei confronti dell’importante centro maremma-no, sede peraltro di episcopato fin dal 1138, è la sua «dimensione ar-chivistica»; è da registrare, infatti, la dispersione quasi totale della do-cumentazione direttamente riconducibile all’originario nucleo dell’ar-chivio comunitativo o a quelli di altre istituzioni urbane, sia per strut-turali carenze conservative sia, soprattutto, per eventi occorsi in epo-che molto posteriori alla fase di produzione delle carte del comune. Soccorre l’autrice in questa convinzione il caso di Massa Marittima le cui vicende, studiate da Gioacchino Volpe ad inizio Novecento, sono divenute un caso paradigmatico per l’intera Toscana meridionale ri-spetto a Grosseto. Tali studi poterono beneficiare infatti della ric-chezza della documentazione comunale massetana e dell’importanza del materiale archivistico duecentesco conservato in fondi dell’Archi-vio di Stato di Siena direttamente riferibili all’antico archidell’Archi-vio comuni-tativo. A fronte della diversa notorietà storiografica dei due centri, l’autrice sottolinea invece un’assoluta analogia nelle linee di sviluppo della loro storia politico-istituzionale, scandita nel corso della seconda metà del XII secolo dalla nascita degli organismi comunali in seno al-le istituzioni signorili, dal formaal-le riconoscimento delal-le prerogative comunali tramite la concessione di carte libertatis entro la terza decade del Duecento, dall’inserimento, in parte bilanciato dall’influenza di al-tri comuni (Pisa, Firenze) e di famiglie aristocratiche rurali ostili alle istituzioni comunali (Aldobrandeschi e Pannocchieschi), nell’orbita senese durante la seconda metà del XIII secolo. In entrambi i casi si pervenne al completo assoggettamento politico e istituzionale al co-mune di Siena entro la quarta decade del Trecento.

Il saggio risulta ripartito in tre capitoli: nel primo (§ 1. La

dimen-sione archivistica della ricerca, p. 15-53) l’autrice passa in rassegna le fonti

archivistiche utilizzate dando dettagliato conto dei loro “vuoti”, reali o presunti; notevole, in particolare, la ricostruzione delle vicende del-la «documentazione individuabile con immediatezza in archivi diret-tamente riconducibili al comune» (§ 1.2. L’archivio storico del comune di

Grosseto, p. 16-23), che smentisce nei fatti le presunte dispersioni

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dell’im-Recensioni e segnalazioni bibliografiche

115 mancabile incendio che spesso giustifica un po’ ovunque la lacunosità degli archivi, trova a Grosseto una sua variante esotica nell’attri-buzione del rogo dell’archivio comunale al pirata barbaresco Ariade-no Barbarossa a metà Cinquecento; l’autrice destituisce tale ipotesi di fondamento, adducendo quale causa delle ingenti perdite una docu-mentata ricostruzione sia delle carenze conservative delle istituzioni comunali grossetane fino al XVI secolo, sia dei tortuosi percorsi ar-chivistici che a metà Ottocento interessarono l’ormai esigua porzione superstite dei documenti più antichi, conservati ora in diversi fondi presso l’Archivio di Stato di Firenze. Smentita dunque la presunta ricchezza dell’archivio comunale grossetano di documentazione me-dievale fino al pieno Settecento, l’autrice ha rivolto la propria atten-zione ai fondi in massima parte conservati presso l’Archivio di Stato di Siena, fondi che si sono rivelati ricchissimi di documentazione «su» Grosseto, anche se non direttamente attribuibile alle istituzioni co-munali locali: spiccano, fra questi, quelli riconducibili all’antico archi-vio del Comune di Siena (§ 1.3, p. 27-32), quelli di altri Comuni to-scani (§ 1.4, p. 32-34) o di antichi enti ecclesiastici e assistenziali ope-ranti nel medesimo ambito territoriale, quali l’Ospedale di Santa Ma-ria della Scala di Siena, il monastero di San Salvatore al Monte Amiata ecc. (§§ 1.5-1.9, p. 35-53). Tale approfondita ricognizione ha consen-tito all’autrice di reperire una mole imponente di documentazione (oltre 600 unità archivistiche, in larga parte pergamene sciolte, il cui elenco è riportato a p. 131-139), utilizzata soprattutto nel secondo capitolo del saggio dedicato all’Evoluzione e consolidamento delle forme

isti-tuzionali cittadine (§ 2.1-2.5, p. 55-117). In questo capitolo viene

rico-struita l’evoluzione istituzionale del comune maremmano, con parti-colare attenzione ai rapporti fra le «forme di potere» che si succedet-tero sulle rive dell’Ombrone fra XII e XIV secolo, dall’instaurarsi del dominio signorile aldobrandesco fino al rapporto di soggezione con Siena, sancito in via definitiva entro la prima metà del XIV secolo, senza tralasciare il ruolo giocato dal potere imperiale e da quello pon-tificio, spesso sullo sfondo, ma destinati ad incidere pesantemente nel definitivo salto di qualità delle istituzioni comunali grossetane nei de-cenni centrali del Duecento. Nel definire questo complesso percorso, tutt’altro che lineare, l’autrice pone particolare attenzione nel valutare i titoli giuridici che consentirono ai diversi soggetti di esercitare

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