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L'annata agricola 1999 nel Veneto : prime valutazioni

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Academic year: 2021

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ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA

OSSERVATORIO DI ECONOMIA AGRARIA PER IL VENETO

DAVIDE BORTOLOZZO STEFANO SCHIAVON

L’ANNATA AGRICOLA 1999 NEL VENETO Prime valutazioni

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PRESENTAZIONE

All'inizio del nuovo anno l’Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto, seguendo una consuetudine assai apprezzata dal mondo rurale, pubblica in ante-prima i risultati, sia pure non definitivi, dell’annata testé decorsa.

Nel 1999 ai risultati sostanzialmente positivi delle rese sia delle colture erbacee che di quelle arboree si è contrapposto un andamento cedente e, per mol-ti comparmol-ti, fortemente depresso dei prezzi alla produzione. Per il settore zoo-tecnico si è registrata una lieve ripresa delle carni bovine, mentre gli alleva-menti suinicoli e avicoli hanno registrato notevoli difficoltà.

L'agricoltura della Regione Veneto, ad eccezione di particolari comparti di nicchia, appalesa una crescente difficoltà a sostenere la concorrenza interna-zionale e degli altri partner europei, anche perché con l'entrata in vigore del-le misure previste da Agenda 2000, i contributi comunitari al reddito dei pro-duttori agricoli non compenseranno gli effetti dell'ulteriore prevedibile ridu-zione dei prezzi. D'altra parte i maggiori stanziamenti sui fondi strutturali, concentrati in aree particolari e rivolti particolarmente allo sviluppo rurale, non appaiono in grado di fornire un supporto consistente alle necessità dell'a-gricoltura.

Questo stato di disagio e di incertezza del mondo agricolo accomuna ormai va-ste aree e molti paesi nel mondo, come si è potuto riscontrare nella battuta d'arresto del processo di globalizzazione del commercio internazionale avvenuta recentemente a Seattle. È troppo facile attribuirne ora la colpa ai cinquantami-la contestatori raccolti in quelcinquantami-la località a battersi per scopi tra loro diver-si e spesso contrastanti. Ma quello che è forse emerso nell'ambito dei rappre-sentanti dei 135 Paesi ivi raccolti è stato il constatare la necessità di un momento di riflessione. Del resto se dopo oltre 40 anni di mercato comune l'U-nione Europea non è riuscita ad ottenere quella specializzazione produttiva del-le diverse zone che la compongono, come è possibidel-le pensare che in breve termine si possa, attraverso la semplice liberalizzazione degli scambi internazionali, ottenere un armonico ed equilibrato sviluppo del mondo intero e quindi tra agri-colture assai diversificate, sia nelle strutture che nel livello tecnologico?

Ringrazio i dottori agronomi Davide Bortolozzo e Stefano Schiavon cui è stata affidata la stesura della presente pubblicazione ed il ricercatore dott. Andrea Povellato che ha coordinato l'indagine. Si coglie l'occasione per ringraziare quanti con le loro informazioni hanno contribuito ad ampliare e verificare le nostre rilevazioni. In particolare si ringrazia l'Ufficio Statistica della Re-gione Veneto, la Direzione per i Servizi di sviluppo agricolo, la Direzione per le Politiche agricole, strutturali e di mercato, l'Ufficio Agrometeorologia, l'Osservatorio Regionale per le malattie delle piante e l'Ufficio INEA di Conta-bilità Agraria per il Veneto nella persona del p.a. Otello Mezzalira.

Per aumentare la diffusione delle informazioni, contenute nel presente opu-scolo e che interessano quanti operano a diretto contatto con il mondo rurale, il resoconto dell’annata agraria, come già altre pubblicazioni edite da questo

Osservatorio, sono disponibili su INTERNET

(http://www.inea.it/oea/oea_veneto/oea_ve.html).

Le più vive espressioni della nostra riconoscenza vanno alla Banca Antoniana Popolare Veneta, che, come negli anni precedenti, si è assunta l’onere della stampa e della diffusione della presente pubblicazione.

Prof. Ottone Ferro

Direttore dell'Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto

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INDICE

PRESENTAZIONE

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INTRODUZIONE

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ANDAMENTO CLIMATICO

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CEREALI

6

COLTURE INDUSTRIALI

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PATATA E COLTURE ORTICOLE

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COLTURE FRUTTICOLE

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VITE

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LATTE

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INTRODUZIONE

Il 1999 verrà ricordato come un’annata difficile per l’agricoltura veneta a causa del generalizzato andamento negativo dei mercati agricoli, soltanto in parte compensato dal sostanziale aumento delle rese di molte coltivazioni. La Produzione Lorda1, il fatturato del settore, ha pertanto evidenziato una diminu-zione, in lire correnti, di circa il 2% rispetto al 1998 raggiungendo un valore complessivo pari a 8.100 miliardi di lire. Il dato appare preoccupante in quanto si va ad aggiungere alla flessione registrata nelle due annate precedenti. In termini reali si è osservato un incremento dell'1% della quantità prodotta. Variazioni percentuali delle produzioni agricole del Veneto nel 1999 rispetto al 1998 in lire correnti in lire costanti Coltivazioni erbacee -2% -3% Coltivazioni legnose +3% +13%

Prodotti degli allevamenti -4% +1%

Produzione Lorda -1,8% +1,1%

Fonte: stime INEA.

Il moderato aumento dei prezzi dei principali mezzi tecnici - che in alcuni casi sono risultati anche declinanti - probabilmente determinerà una sostanziale stabilità del valore aggiunto agricolo che si attesta attualmente intorno ai 5.300 miliardi. Un risultato tutto sommato confortante, se comparato con la leg-gera diminuzione del reddito agricolo dell'Italia (-1%) e soprattutto dell'inte-ra Unione Europea (-4%), come evidenziato nelle recentissime stime dell'Euro-stat.

Il buon andamento climatico ha favorito lo sviluppo di molte colture sia er-bacee che arboree, soprattutto per l’assenza di eventi come gelate e stress i-drici che in altre annate avevano penalizzato pesantemente le produzioni regio-nali. Purtroppo è stata la fase della commercializzazione che ha presentato i problemi maggiori ed ha in molti casi compromesso la redditività del settore.

Il comparto delle colture erbacee ha evidenziato per il secondo anno consecu-tivo una diminuzione della produzione lorda scesa di circa il 2% rispetto all’anno precedente. A determinare questo andamento negativo ha contribuito l’aumento della superficie da destinare a set aside obbligatorio, passata dal 5 al 10%, e la contrazione dei ricavi per le colture oleaginose. Infatti le forti riduzioni delle compensazioni comunitarie, seguite ai ripetuti splafonamenti della superficie massima garantita (smg), hanno indotto gli agricoltori a ridur-re le superfici a soia e a daridur-re un maggioridur-re peso alle altridur-re colturidur-re erbacee ed in particolare al mais. Fortunatamente in questa campagna i produttori di soia non si vedranno ulteriormente tagliare i premi grazie al rispetto della smg a livello comunitario. I cereali autunno-vernini continuano a perdere interesse agli occhi dei produttori, fatta eccezione per il frumento duro, la cui espan-sione è legata alla concesespan-sione dell’aiuto supplementare anche alle regioni

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I dati resi noti recentemente dall'ISTAT, per gli anni precedenti al 1999, sono sensibilmente diversi da quelli pubblicati in passato a seguito di una profonda revisione dei conti economici, ora armonizzati secondo il nuovo Sistema Europeo dei Conti Nazionali (SEC95). L’adozione del criterio di ‘Unità di attività eco-nomica locale’ ha essenzialmente introdotto due modifiche: vengono contabilizza-ti nella Produzione Lorda anche i reimpieghi e gli scambi tra aziende agricole e i prezzi sono al lordo dei contributi diretti alla produzione. Ciò ha comportato un sensibile aumento del valore della Produzione Lorda rispetto alla tradiziona-le Produzione Lorda Vendibitradiziona-le. Peraltro, essendo i reimpieghi contabilizzati anche nei consumi intermedi, il valore aggiunto non ha subìto variazioni rile-vanti. Questa variazione adottata dall’ISTAT ha reso molto più complesso il la-voro di stima, in modo particolare per la determinazione degli importi compensa-tivi erogati dall’Unione Europea, la cui entità, per molte colture, è stabilita a campagna conclusa in funzione del rispetto della superficie massima garantita a livello nazionale e comunitario.

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tentrionali. Le performance produttive dei cereali sono state inoltre in parte influenzate dalle non ottimali condizioni meteorologiche avutesi nel periodo di raccolta.

La bietola è la coltura erbacea che ha dato le maggiori soddisfazioni agli agricoltori nel 1999. Le ottime produzioni, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, hanno compensato la leggera diminuzione dei prezzi di base, garantendo un’elevata redditività alle aziende agricole. Risultati deludenti sono stati rilevati invece per il comparto orticolo (-2,9%) ad eccezione della patata la cui Produzione Lorda è aumentata di circa il 15%.

Continua l’andamento moderatamente positivo del settore frutticolo che tutta-via presenta al suo interno profonde differenze tra le diverse colture. Dal pun-to di vista produttivo sono stati raggiunti buoni risultati con rese crescenti per tutte le colture ed in particolare per pesche e nettarine, ritornate su ele-vate produzioni unitarie dopo la pessima campagna 1998. Purtroppo per questo tipo di frutta gli alti livelli raggiunti dall’offerta locale si sono sommati a quelli provenienti da altre regioni italiane ed europee trascinando i prezzi al ribasso. Molto gravi sono risultate le perdite subite dai peschicoltori, già penalizzati anche nelle passate annate. Non del tutto positiva la campagna per le mele, mentre per le pere il mercato ha riservato maggiori soddisfazioni in termini di prezzo. La vite ha ottenuto ottime rese produttive in quasi tutte le aree della regione tanto che la produzione di uva è risultata tra le più elevate del decennio e caratterizzata da una buona qualità. Sul mercato il vino ha tut-tavia dovuto scontare la produzione abbondante accumulatasi negli ultimi due anni e la nuova campagna di commercializzazione si è aperta con quotazioni infe-riori rispetto a quelle dello stesso periodo dell’anno precedente.

Il comparto zootecnico viene ormai periodicamente colpito da crisi di mercato indipendenti dalle strategie adottate dagli allevatori veneti e legate spesso ad errori commessi da un ridotto numero di operatori. Lo scandalo del ‘pollo alla diossina’ scoppiato in Belgio ha generato una diffusa riduzione dei consumi del-le carni avicodel-le, nonostante del-le garanzie offerte dal prodotto veneto ed italiano in generale. La situazione creatasi ha pesantemente compromesso la redditività degli allevatori avicoli ed ha contribuito alla generale flessione della Produ-zione Lorda registrata dal settore zootecnico. Il comparto della carne bovina sta recuperando le posizioni perse dopo il fenomeno Bse e ha beneficiato di un incremento dei consumi. Ancora negativa invece la situazione per la suinicoltu-ra, con una crisi iniziata già l’anno scorso e per la quale si sono visti i pri-mi segnali di ripresa solo alla fine dell’anno.

Il 1999 ha segnato la nascita della nuova moneta unica europea che entrerà in pieno vigore nel 2002. Il tasso di cambio definitivo è stato fissato a 1.936,27 lire per euro e coincide al valore dell’ecu al 31 dicembre del 1998. Le conse-guenze principali sul settore agricolo riguardano tutti i prezzi di intervento e gli aiuti erogati nell’ambito delle varie OCM, che scenderanno da un minimo dell’1,9% ad un massimo del 4,6%. Il calo sarà tuttavia attenuato dall’erogazione di aiuti transitori che ridurranno l’impatto del nuovo cambio.

Con la campagna di semina 1999/2000 inizieranno ad entrare in vigore le di-sposizioni varate con Agenda 2000. Tra le novità più importanti scompare la dif-ferenziazione tra regime generale e semplificato e i pagamenti compensativi sa-ranno estesi a tutti i produttori in funzione delle colture praticate. Rispetto alla precedente normativa sono aumentati i premi per mais, altri cereali, piante proteiche e set aside, mentre per i semi oleosi sono previste diminuzioni. Il nuovo sistema presenterà vantaggi soprattutto per i piccoli produttori sinora beneficiati da un aiuto unico per tutte le colture. L’aumento dei premi ad etta-ro sarà tuttavia compensato da una diminuzione dei prezzi garantiti dall’intervento. Le prime indicazioni rivelano una contrazione delle superfici a cereali autunno-vernini a favore soprattutto del mais. Diviene tuttavia impor-tante programmare con attenzione i futuri investimenti colturali sia dal punto di vista agronomico che economico, per garantire una maggiore stabilità del red-dito aziendale nel tempo.

L’anno si è concluso con la presentazione del Piano di sviluppo rurale che cerca di far propri gli orientamenti in materia di politica rurale contenuti in Agenda 2000. Con questo importante documento vengono effettuate scelte che ri-guardano direttamente gli agricoltori ed interesseranno nel prossimo futuro le politiche dei mercati agricoli e gli interventi strutturali. Il Piano di svilup-po rurale disciplinerà gli aiuti concessi agli imprenditori agricoli nel periodo 2000–2006, che sulla base della ripartizione nazionale dei fondi comunitari, ammonteranno a quasi 1.350 miliardi. I tre obiettivi del piano prevedono lo

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stanziamento di 556 miliardi di lire per il miglioramento della competitività del sistema agricolo e forestale, di 266 miliardi per lo sviluppo locale inte-grato del territorio e delle comunità locali e infine di 513 miliardi per la multifunzionalità dell'agricoltura e la salvaguardia dell'ambiente e del paesag-gio rurale. Per il prossimo anno è prevista una spesa pubblica pari a 125 mi-liardi di lire, concentrata sugli aiuti per l'agroambiente e le zone svantaggia-te.

ANDAMENTO CLIMATICO

Rispetto all’annata precedente gli eventi climatici hanno inciso in misura inferiore sulla produzione agricola, soprattutto per la minore entità dei feno-meni associati alle gelate primaverili ed allo stress idrico estivo che avevano seriamente colpito le colture nel 1998.

I mesi invernali sono stati caratterizzati da temperature massime superiori alla norma. In particolare, in molte aree della pianura veneta, l’andamento mag-giormente anomalo è stato osservato in gennaio con temperature massime superiori di 4-10 °C rispetto a quelle registrate nel passato. In febbraio si sono presen-tati ancora valori termici elevati, soprattutto nella prima e nell’ultima setti-mana del mese. Le precipitazioni si sono mantenute su valori molto vicini a quelli medi stagionali, ma la loro distribuzione nell’arco del trimestre è ri-sultata alquanto disomogenea. Nel complesso l’inverno è risultato secco, con eventi meteorici sporadici e concentrati tra la prima e la seconda decade del mese di gennaio, e caratterizzato da un elevato numero di giornate soleggiate e temperature minime quasi sempre di qualche grado inferiori alla norma.

Con l’inizio della stagione primaverile si è osservata una piovosità superio-re alla norma con psuperio-recipitazioni ben distribuite, tanto che gli unici periodi secchi hanno interessato la metà del mese di marzo e l’ultima decade di maggio. Per alcuni brevi periodi sono state inoltre rilevate temperature massime al di sopra della norma. In particolare gli episodi più rilevanti sono stati segnalati nella seconda decade del mese di marzo, tra la fine marzo e l’inizio aprile ed alla fine di aprile, quando in molte aree della regione i valori rilevati delle temperature massime sono risultati di 4-7 °C superiori a quelli medi. Il periodo più caldo è risultato comunque quello compreso tra la fine di maggio ed i primi di giugno con temperature superiori anche ai 30 gradi nelle aree di pianura. L’andamento meteorologico primaverile ha favorito un regolare decorso delle se-mine precoci delle colture a ciclo primaverile-estivo che sono iniziate quest’anno già dalla seconda decade di febbraio. Le stesse operazioni di diser-bo, sia in pre-emergenza che in post-emergenza, non hanno subìto ritardi dovuti alle precipitazioni ed hanno conseguito in generale una buona efficacia. Le pro-duzioni non sono inoltre state colpite da eventi climatici avversi, come repen-tini abbassamenti termici o gelate primaverili tardive, di entità tale da dan-neggiare o compromettere le colture nelle prime fasi dello sviluppo vegetativo. Il clima caldo e piovoso ha tuttavia favorito la manifestazione, in molte aree regionali, di attacchi virulenti di alcuni patogeni soprattutto sulla vite.

L’andamento climatico del periodo estivo non si è differenziato rispetto alla norma sia per quanto riguarda i valori termici che per il numero di giornate afose. Non sono state raggiunte inoltre le elevate temperature massime che ave-vano caratterizzato l’estate della precedente annata. Il mese di giugno è risul-tato il più piovoso con precipitazioni distribuite con sufficiente omogeneità, mentre in luglio ed agosto gli eventi meteorici sono risultati più localizzati nel tempo e nello spazio. Dal punto di vista idrico il periodo è stato nel com-plesso favorevole sia per la quantità che per la distribuzione delle precipita-zioni cadute. Non sono stati pertanto segnalati fenomeni di stress idrico di particolare entità. Le piogge di giugno e luglio, associate all’elevata umidità dell’aria e alle alte temperature di agosto, hanno tuttavia favorito lo sviluppo di alcune malattie fungine, rendendo necessaria un’attenta e tempestiva difesa fitosanitaria. In pianura, soprattutto nel mese di giugno, si sono verificati diversi fenomeni temporaleschi con piogge talvolta intense e spesso associate a grandinate. Tuttavia, rispetto agli anni scorsi, non si sono registrati danni di particolare entità a colture e produzioni. Solo in alcune zone collinari del trevigiano i vigneti hanno subìto danni superiori al 50%.

Il mese di settembre è stato caratterizzato da temperature elevate (4-7 °C sopra la media), le precipitazioni si sono concentrate alla fine del mese e han-no favorito la ripresa vegetativa della vite che ha in parte migliorato il grado

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zuccherino delle uve. Negli altri mesi autunnali le precipitazioni sono risulta-te superiori alla media del periodo soprattutto nella seconda metà di ottobre e nelle prime due decadi di novembre. In questi due mesi si sono verificate ondate anomale di freddo. In particolare, poco dopo la metà di ottobre, le temperature massime sono scese di 4-8 °C rispetto alla media. In novembre, inoltre, le mini-me sono scese sotto i valori mini-medi del periodo raggiungendo i livelli più bassi verso la fine del mese e sono state segnalate gelate precoci in molte zone di pianura.

CEREALI

I risultati produttivi ed economici conseguiti dal comparto cerealicolo nel corso del 1999 sono stati influenzati dalle non favorevoli condizioni meteorolo-giche verificatesi nel periodo di raccolta.

Per il frumento tenero si è osservata una diminuzione delle superfici inve-stite (–3%), attestatesi ad un livello di poco inferiore a 41.000 ettari. I principali fattori che hanno indirizzato gli agricoltori verso altre colture, come quelle a semina primaverile o estiva, possono essere ricercati sia nell’eccesso di precipitazioni avutosi nel periodo autunnale, che ha ostacolato le semine, sia nella sostanziale diminuzione dei prezzi e quindi del reddito registratasi nelle due annate precedenti. Nel complesso le maggiori riduzioni in termini di superficie si sono avute nelle province di Treviso e Venezia (-10/-20%). La piovosità primaverile ha favorito un intenso sviluppo vegetativo e la presenza di colture fitte e ben sviluppate. Tuttavia il perdurare di queste con-dizioni, anche durante il mese di maggio, ha determinato la presenza di fenomeni di allettamento. In alcune aree sono stati inoltre segnalati attacchi di patoge-ni fungipatoge-ni come l’oidio e la fusariosi. La campagna di raccolta si è aperta con qualche difficoltà in quanto le operazioni di mietitrebbiatura hanno subìto, all’inizio del mese di luglio, un rallentamento a causa delle precipitazioni che hanno interessato alcune zone di coltivazione della regione. Nel complesso la resa media regionale si è attestata ad un livello di 56 q.li/ettaro con una di-minuzione di circa il 3% rispetto al 1998. La contemporanea contrazione delle superfici investite e delle rese ha determinato un decremento di quasi il 6% della produzione raccolta che complessivamente non ha superato i 2,3 milioni di quintali. Le caratteristiche qualitative del prodotto sono risultate in generale buone, in particolare per il contenuto proteico, con la sola eccezione della granella danneggiata dalle piogge cadute nel periodo di raccolta.

Dopo un inizio anno con quotazioni stazionarie, la richiesta di prodotto di elevata qualità e le previsioni di una riduzione dei nuovi raccolti hanno con-tribuito a mantenere elevate le quotazioni, anche se ad un livello inferiore rispetto a quello dell’anno precedente. La nuova campagna di commercializzazione si è aperta con un lieve incremento dei prezzi (+3%) rispetto al 1998 che, sti-molati dall’aumento della domanda esercitata dall’industria molitoria e dalla bassa disponibilità di prodotto comunitario, si sono attestati tra 24.000 e 28.000 lire/q.le in funzione della qualità del prodotto. Gli andamenti produtti-vo e commerciale registrati durante l’anno hanno tuttavia determinato una fles-sione della produzione lorda di circa il 5% rispetto al 1998. Per il prossimo anno si prevede una riduzione delle superfici investite a frumento tenero sia per la minore redditività della coltura sia per le piogge che hanno ostacolato le operazioni di semina durante l’autunno.

Il frumento duro pur rivestendo nel Veneto un ruolo marginale ha visto aumen-tare considerevolmente, durante il 1999, la superficie coltivata che si estende su 803 ettari (+32%) e si trova concentrata nella provincia di Rovigo (53% del totale). La motivazione principale che ha favorito un maggiore investimento du-rante le semine autunnali può essere individuata nell’estensione, da parte dell’UE, dell’aiuto supplementare ad alcune aree di coltivazione delle regioni settentrionali. Hanno infatti potuto beneficiare di questo finanziamento comuni-tario tutte le provincie venete tranne Belluno. L’aumento delle superfici ha caratterizzato anche altre regioni settentrionali comportando un notevole supe-ramento della superficie massima garantita (smg) assegnata alle zone non tradi-zionali, che dovrebbe riflettersi in una sostanziosa riduzione dell’aiuto sup-plementare. Tra la fine di maggio e i primi di giugno le elevate temperature, spesso superiori ai 30 °C, hanno localmente provocato il fenomeno della stretta che si è riflesso sia sulla quantità che sulla qualità del prodotto. La

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flessio-ne produttiva registrata in molte aree di coltivazioflessio-ne italiaflessio-ne ed europee, ha interessato in misura minore il Veneto: le rese sono infatti leggermente dimi-nuite (-3%) attestandosi a circa 52 q.li/ettaro. La nuova campagna di commercia-lizzazione si è aperta con un mercato sostenuto dalla domanda e dalla debolezza dell’euro che non favorisce le importazioni di prodotto da paesi extracomunita-ri. Tuttavia i prezzi, di poco inferiori alle 30.000 lire/q.le, sono risultati inferiori (-7%) rispetto a quelli del 1998.

Continuano a diminuire le superfici coltivate ad orzo che si sono attestate a circa 15.000 ettari (-12%), uno dei valori più bassi raggiunti negli ultimi quindici anni. La progressiva riduzione degli investimenti subìta dall’orzo nel corso degli ultimi anni è dovuta alla minore importanza economica che esso assu-me nell’ambito della rotazione. Tale coltura trovava infatti valide motivazioni nella necessità di attuare una coltura di secondo raccolto; tuttavia, con la riforma della Politica Agricola Comunitaria del 1992 e la conseguente mancanza dei contributi comunitari per la soia di secondo raccolto, questo cereale è ri-sultato sempre più legato alle aziende che lo reimpiegano negli allevamenti zoo-tecnici. Il mercato per la nuova produzione si è mostrato complessivamente più attivo rispetto agli altri cereali autunno-vernini, con prezzi superiori a quel-li ottenuti nello stesso periodo dell’annata precedente (+3/+10%) e compresi tra 24.000 e 27.000 lire/q.le.

Dopo la contrazione degli investimenti osservata nel 1998 il mais ha fatto registrare un aumento del 4% della superficie coltivata raggiungendo i 274.000 ettari. Tale specie continua ad essere preferita rispetto ad altre nelle scelte di investimento degli agricoltori veneti e trova un’elevata diffusione soprat-tutto nelle province di Padova e Treviso, dove si concentra il 45% della super-ficie regionale. In forte crescita sono segnalate le semine di cultivar a ciclo breve che hanno garantito il superamento del periodo estivo senza subire gli effetti degli stress idrici. La coltura ha in genere trovato delle buone condi-zioni agrometeorologiche per il suo sviluppo, con temperature nella norma e pio-vosità ben distribuita nei mesi estivi. Non sono inoltre state segnalate avver-sità di natura fitopatologica e gli stessi attacchi di piralide, pur presenti, hanno determinato danni contenuti. Le rese finali sono state tuttavia influenza-te dalle avverse condizioni meinfluenza-teorologiche nel periodo di raccolta, che hanno determinato una riduzione delle produzioni unitarie del 6% circa rispetto all’anno scorso. La media regionale si è attestata a circa 101 q.li/ettaro con punte massime nella provincia di Treviso dove le rese hanno raggiunto, in media, i 134 q.li/ettaro. Nel complesso la produzione di granella è risultata di poco inferiore ai 28 milioni di q.li.

Dopo l’individuazione, nel corso del 1998, del pericoloso fitofago del mais Western corn rootworm, l’amministrazione regionale ha emesso un’ordinanza che circoscrive un’area di circa 1.000 ettari identificata come focolaio. Per favo-rire il contenimento e l’eradicazione dell’insetto, all’interno di tale zona sono stati imposti alcuni vincoli (divieto di ristoppio, divieto di esportazione di insilati o foraggi freschi, esecuzione obbligatoria di alcuni trattamenti) e stanziati dei finanziamenti per compensare gli agricoltori dei danni economici subìti. Sulla base dei primi risultati provenienti dal monitoraggio effettuato durante il 1999, sembra che questi interventi abbiano avuto successo tanto che se ne prevede la riproposizione anche per la prossima annata.

La prima metà dell’anno è stata caratterizzata da un buon andamento commer-ciale, favorito dallo squilibrio tra domanda e offerta, che ha determinato un aumento dei prezzi del +10/+20% rispetto al 1998 con quotazioni superiori alle 30.000 lire/q.le. Tale situazione è proseguita anche nel mese di luglio stimola-ta dall’aumento della domanda da parte dei mangimifici e dal basso livello delle scorte di granella. Solo con l’avvicinarsi della nuova produzione le quotazioni sono scese attestandosi ad un livello di circa 23-25.000 lire/q.le con una va-riazione del -1/-5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa diminuzione dei prezzi si è mantenuta anche negli ultimi mesi dell’anno nono-stante qualche timido segnale di ripresa delle quotazioni. La riduzione dei prezzi e della produzione non ha tuttavia provocato una flessione della produ-zione lorda (+4%), in virtù dell’incremento registrato nei pagamenti compensati-vi erogati dall’Unione Europea.

La produzione di riso sembra aver soddisfatto gli operatori sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, nonostante la piovosità del mese di settem-bre abbia rallentato le operazioni di raccolta. In particolare le partite di merce hanno manifestato una buona od ottima resa alla lavorazione industriale e

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basse percentuali di difetti del granello. Tuttavia il settore risicolo ha dovu-to affrontare, per il terzo anno consecutivo, un’ormai profonda crisi commercia-le. La gravità della situazione può essere evidenziata dal fatto che dalla cam-pagna 1995/96 sino al settembre del 1999 le quotazioni si sono ridotte in media di oltre il 30%. La nuova campagna di commercializzazione si è aperta con un’ulteriore flessione delle quotazioni (-1/-5%), tanto che per alcune varietà il prezzo è risultato inferiore a quello di intervento. A tale situazione si sono sottratte solo le varietà destinate al consumo interno come l’Arborio e il Vialone Nano, quotate rispettivamente 70-75.000 lire/q.le e 68-73.000 lire/q.le. Per il prossimo futuro lo scenario appare ancora incerto sia per l’ulteriore riduzione del 5% del prezzo di intervento prevista all’interno dell’OCM sia per la concorrenza esercitata dal prodotto extracomunitario. Assumono pertanto par-ticolare rilevanza tutte le azioni di valorizzazione della produzione tra le quali deve essere ricordato il marchio Igp per il Vialone Nano ottenuto, per la prima volta in Europa, dagli risicoltori veronesi nel 1996.

COLTURE INDUSTRIALI

Per la barbabietola da zucchero il 1999 sarà ricordato come un anno eccezio-nale in virtù dei risultati raggiunti sia in termini di produzione unitaria me-dia in radici che di rese in saccarosio.

La superficie si è mantenuta sostanzialmente invariata rispetto al 1998 inte-ressando circa 43.000 ettari. Il principale fattore che ha contribuito al buon andamento della coltura è rappresentato dal clima particolarmente favorevole in tutte le fasi del ciclo colturale, dalla preparazione del letto di semina fino alla raccolta. Nonostante le semine siano state anticipate il più possibile, in linea con le indicazioni fornite dagli zuccherifici, non si sono avuti problemi legati alle gelate primaverili e le piogge sono risultate ben distribuite duran-te l'induran-tero periodo di crescita. La cercospora si è inizialmenduran-te diffusa ad un livello tale da far pensare che si sarebbero avuti numerosi problemi. Successi-vamente, invece, le infezioni si sono attenuate. Ciò potrebbe essere la conse-guenza, da un lato dell'instaurarsi di condizioni climatiche sfavorevoli allo sviluppo del patogeno, dall'altro dei cambiamenti osservati nella metodologia di controllo di questa patologia. Infatti, sono stati eseguiti in media 2-3 tratta-menti anticercospora, anche se in talune province (ad esempio Treviso) sono sta-ti effettuasta-ti fino a 4-5 intervensta-ti. L'incremento del numero medio di trattamen-ti rispetto all'anno precedente e il maggior ricorso all'uso di prodottrattamen-ti siste-mici pare essere la strategia giusta per risolvere uno dei maggiori problemi della coltivazione di questa specie.

In conseguenza dell'andamento climatico favorevole, la campagna si è conclusa tra la prima e la seconda decade di ottobre. La produzione di radici è cresciuta sostanzialmente in quest'ultimo anno, con un incremento dell'ordine del 15%. A parità di superficie anche la resa è quindi aumentata in maniera analoga, ponen-do l'annata 1999 fra le prime tre dell'ultimo decennio. In media le produzioni unitarie hanno toccato i 575 q.li/ettaro con valori massimi in alcuni comprenso-ri della bassa pianura padovana, dove sono stati raggiunti i 640 q.li/ettaro. Il grado di polarizzazione varia da 14,4 a 15,3° in funzione della zona, mentre la quantità di saccarosio ottenuta dalla lavorazione è stata in media superiore a 89 q.li/ettaro, con punte di 96 q.li/ettaro nel veneziano.

Dal lato della commercializzazione, il prezzo per l'attuale campagna è stato fissato ad un livello leggermente inferiore a quello dell'anno precedente, pari a 9.050 lire/q.le per una polarizzazione di 16°. Tale diminuzione è stata, però, più che compensata dall'aumento del quantitativo totale di radici prodotte, per cui la redditività di questa coltura si è mantenuta comunque molto elevata. Nel complesso la produzione lorda è infatti aumentata di oltre il 10% rispetto al 1998. Ne è prova il fatto che, almeno in questa prima fase di stipulazione dei contratti per la prossima campagna di commercializzazione si è assistito ad un incremento delle domande di coltivazione (+10%). Tuttavia, essendo stati semina-ti in Italia quest'anno circa 260 mila ettari di bietola, potrebbe verificarsi uno ‘sforamento’ della produzione realizzata rispetto al quantitativo di sacca-rosio assegnato dall'Unione Europea al nostro Paese. Pertanto le indicazioni positive fornite su rese quantitative e qualitative ottenute dai produttori si tradurranno, prevedibilmente, in una diminuzione della superficie coltivabile disponibile. Per l'Italia si parla, infatti, di un taglio di 500.000 q.li che

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dovrebbe tradursi in una riduzione di circa 30 mila ettari (-12% rispetto al 1998) della superficie a bietola nei vari bacini di produzione nazionali.

La tabacchicoltura veneta ha risentito dell’insoddisfacente andamento commer-ciale. Già agli inizi dell’anno si erano manifestate delle difficoltà nella ven-dita della produzione del 1998, caratterizzata da una qualità non sempre adegua-ta. La flessione dei prezzi rilevata in questo periodo (-10/-20%) ha influenzato le scelte colturali degli agricoltori che si sono riflesse in una riduzione del-le superfici destinate al tabacco ed in particolare al Virginia Bright. La nuova campagna di commercializzazione è stata caratterizzata da una riduzione dei prezzi nonostante la diminuzione della produzione (-5/–10% rispetto al 1998) e la buona qualità della stessa. L’accordo interprofessionale tra i produttori e la parte industriale, sottoscritto anche dalle maggiori organizzazioni profes-sionali, costituisce una rilevante novità. Era dai primi anni novanta che non veniva raggiunto un accordo quadro a livello nazionale per il tabacco greggio e tale intesa, la cui validità si estende per il triennio 1999-2001, rappresenta un importante strumento per migliorare il mercato e garantire maggiore stabilità al settore. In particolare vengono definiti i parametri per la determinazione del prezzo di acquisto netto del prodotto e i criteri di classificazione quali-tativa per la definizione dei prezzi stessi. L’accordo interprofessionale si affianca pertanto alla riforma dell’OCM attuata nel 1998 e prevede la correspon-sione di un premio costituito da due parti, una fissa ed una variabile in fun-zione del livello qualitativo del tabacco.

Un netto ridimensionamento della superficie investita a semi oleosi ha carat-terizzato l’annata appena conclusasi. Le semine della soia hanno infatti inte-ressato una superficie di poco inferiore agli 86.000 ettari, con una diminuzione di circa il 27% rispetto al 1998. Le maggiori riduzioni sono state registrate soprattutto nelle province di Verona, che ha perso quasi 10.000 ettari, Venezia (-30%) e Padova (-38%). A determinare questa profonda variazione nelle scelte di investimento hanno sicuramente avuto un peso elevato le continue penalizzazioni comunitarie subite dagli agricoltori, che hanno reso meno conveniente la colti-vazione di questa leguminosa rispetto al mais, e l’aumento della superficie da destinare a set aside. Le favorevoli condizioni climatiche e la modesta presenza di patogeni hanno determinato un aumento delle rese (+3%) rispetto all’annata precedente, con valori medi intorno ai 40 q.li/ettaro e punte per alcune varietà di 55 q.li/ettaro. Deve essere comunque ricordato che il 1998 era stato un anno avaro di soddisfazioni per la soia dal punto di vista produttivo. L’aumento del-le rese non è stato comunque sufficiente a rendere meno pesante la fdel-lessione della produzione complessiva (-25%) che non ha superato i 3,5 milioni di q.li.

Anche l’andamento commerciale registrato nei primi sei mesi dell’anno non ha sicuramente favorito gli agricoltori. Le quotazioni raggiunte sono risultate in media inferiori del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La nuova campagna si è aperta con ribassi più contenuti (-2/-5%) e prezzi che si sono collocati tra 33.000 e 35.000 lire/q.le. Le quotazioni hanno infatti risen-tito dell’andamento complessivo del mercato mondiale che alla borsa di Chicago quotava le farine di soia a 30.000 lire/q.le ed i semi a 33.000 lire/q.le. Un tale andamento commerciale ha determinato una pesante flessione della produzione lorda che è diminuita di quasi il 30% rispetto al 1998. Le prospettive non sem-brano incoraggianti, considerando che i contratti futures per agosto 2000 sono quotati a circa 32.000 lire /q.le.

Continuano a diminuire in misura considerevole le superfici coltivate a gira-sole con un andamento negativo che prosegue ormai dal 1994. Nel corso del 1999 la superficie investita è scesa sotto i 2.400 ettari con una flessione di circa il 10% rispetto all’annata precedente. Nel Veneto la coltura è concentrata so-prattutto nel veronese: 900 ettari pari al 36% della superficie globale. Nono-stante le rese si siano mantenute sugli stessi livelli del 1998 (31 q.li/ettaro) la diminuzione degli investimenti ha provocato una pesante flessione della pro-duzione (-9%). Un’analoga situazione è stata riscontrata anche per il colza che ha ristretto la propria area di coltivazione ad appena 720 ettari, localizzati quasi esclusivamente nelle province di Verona e Treviso. Per entrambe le colture la diminuzione della redditività, generata da prezzi decisamente minori rispetto a quelli dell’anno precedente, sembra essere la causa principale della perdita di importanza nell’ambito delle aziende venete.

La progressiva contrazione del peso delle colture oleaginose nelle rotazioni trova come principale motivazione la forte penalità pagata dai produttori in seguito allo splafonamento della superficie massima garantita avvenuto nel 1998.

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Nei primi mesi del 1999 gli agricoltori si sono, infatti, visti tagliare gli aiuti compensativi di circa il 34%, come conseguenza sia dello splafonamento nelle campagne 1997/98 e 1998/99 che per il superamento del prezzo di riferimen-to rilevariferimen-to sui mercati rappresentativi dell’Unione Europea. Questa situazione è diretta conseguenza della mancanza di una programmazione delle semine e della presenza di investimenti speculativi effettuati in zone scarsamente vocate e legati più alla riscossione delle compensazioni che non all’effettiva produzio-ne. Nonostante queste pessime premesse le superfici investite a semi oleosi, pur attestandosi a livelli decisamente inferiori rispetto al 1998, hanno superato anche in questa annata la superficie massima garantita (smg) nazionale, con un esubero di circa 40.000 ettari. Gli agricoltori non subiranno, tuttavia, nessuna penalizzazione in quanto le prime stime indicano che la smg comunitaria non è stata superata. Per il futuro è necessario proseguire sulla strada dei controlli per favorire gli imprenditori agricoli maggiormente professionali. Vi è comunque il rischio che la mancata penalizzazione per la campagna 1999/2000 ed il recupe-ro di redditività delle oleaginose, legato al pagamento del premio comunitario, spingano molti agricoltori ad investire in queste colture nelle prossime semine. Un grosso peso avranno sicuramente le ripercussioni di Agenda 2000 che prevede per questo settore un ridimensionamento della compensazione del 13% nel primo anno, ma estende la stessa anche ai piccoli produttori senza l’obbligo di desti-nare parte della superficie a set aside. Le colture oleaginose potrebbero per-tanto diventare convenienti anche per i piccoli produttori e costituire un’alternativa ai cereali.

Per il fagiolo ed il pisello da granella la diminuzione delle superfici col-tivate (-8%) è stata accompagnata da un incremento delle rese (+5%) che hanno raggiunto in media i 37 q.li/ettaro.

PATATA E COLTURE ORTICOLE

Nel 1999 la patata è stata coltivata su una superficie di 4.100 ettari, leg-germente superiore a quella dell'anno precedente. Le rese si sono attestate a circa 360 q.li/ettaro (+3% rispetto al 1998) con una produzione complessiva di poco inferiore a 1,5 milioni di q.li. Questi risultati differiscono in maniera sostanziale da quelli ottenuti a livello nazionale, in calo sia sul fronte delle rese, per l'eccessivo caldo e la prolungata assenza di piogge nei mesi estivi, che delle superfici investite a causa dei continui rincari del seme prevalente-mente importato dai Paesi Bassi. Nella nostra regione la qualità dei tuberi rac-colti può essere considerata buona, grazie al favorevole andamento climatico; gli scarti, dovuti a colpi di caldo ed alla conseguente difficoltà di maturazio-ne, sono stati abbastanza limitati.

Per quanto concerne la commercializzazione, nell'annata appena conclusasi la patata ha conseguito risultati senz'altro migliori di quelli ottenuti nel 1998, poiché le maggiori quantità immesse sul mercato sono state accompagnate da un aumento del prezzo medio. Molto competitivo è risultato il prodotto proveniente dalla Germania e dalla Francia (varietà Monalisa), commercializzato all'ingrosso a prezzi inferiori rispetto al prodotto locale. Solo le ottime caratteristiche qualitative garantiscono al prodotto nazionale di superare la concorrenza estera che altrimenti potrebbe, col tempo, porre numerose aziende produttrici di patate ai margini del mercato. La strada per garantire competitività al settore è quel-la che porta al raggiungimento del massimo valore aggiunto dei tuberi, attraver-so lavorazioni accurate, precise selezioni e confezioni sempre più attraver-sofisticate e presentabili. Per i produttori, ai quali è stato riconosciuto nel 1999 un prezzo compreso fra le 200 e le 250 lire/kg, molto proficuo risulterebbe associarsi e stipulare accordi interprofessionali, per mantenere un minimo di potere contrat-tuale nei confronti degli operatori a valle della filiera.

Il 1999 è stato un anno difficile per le colture orticole, soprattutto dal lato della commercializzazione. La produzione lorda regionale ha infatti regi-strato una flessione di quasi il 3%.

Per la fragola l’annata si chiude con un bilancio non del tutto positivo so-prattutto per quanto riguarda gli aspetti produttivi. Nella provincia di Verona, una tra le più importanti d’Italia per questa coltura, l’area coltivata è dimi-nuita del 30% ed hanno assunto un maggiore peso le colture fuori suolo rispetto alla tradizionale coltivazione di pieno campo. La campagna 1999 è iniziata alla metà di aprile, con una decina di giorni di ritardo a causa del clima poco

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favo-revole alla coltura. Successivamente si è verificata una regolare maturazione dei frutti, che ha permesso di evitare l’accumulo dell’offerta favorendo una graduale immissione del prodotto sul mercato. La varietà Marmolada, tra le più diffuse nelle aree coltivate, ha inizialmente presentato un elevato carico di frutti, mentre in seguito le pezzature sono state inferiori alla media. Le quo-tazioni all’ingrosso sono risultate comprese tra 3.500 e 4.500 lire/kg ed in genere superiori a quelle dell’anno precedente e la campagna di commercializza-zione si è chiusa in modo sostanzialmente positivo. Le aziende del settore re-stano comunque gravate dal ricorrente problema del recupero di manodopera nei periodi di raccolta, sia per la necessità di trovare personale specializzato sia per gli impedimenti burocratico-amministrativi legati all’assunzione di manodo-pera extracomunitaria. Le aziende più penalizzate da questa situazione sono quelle di più elevata dimensione, mentre quelle a conduzione familiare riescono a gestire con maggiore elasticità i fabbisogni di lavoro.

Nei primi sei mesi dell'anno i radicchi hanno realizzato prezzi superiori a quelli realizzati nel 1998; successivamente si osservata una inversione di ten-denza, almeno fino a novembre, quando le quotazioni sono nuovamente salite, so-prattutto per i radicchi tipici di Treviso. In particolare i tardivi hanno in-fatti superato sul mercato all’ingrosso le 10.000 lire/kg, i precoci e il Rosso di Verona hanno spuntato prezzi prossimi alle 2.500 lire/kg, mentre quello di Chioggia è stato venduto a 1.600-1.700 lire/kg. Nel corso dell'anno è stato pre-sentato il disciplinare di produzione del radicchio rosso di Chioggia necessario per inoltrare alla Commissione Europea la richiesta documentata per l'ottenimen-to dell'Indicazione Geografica Protetta IGP. L'istanza era stata avviata più di tre anni fa e si prevede che l'IGP potrà arrivare verso la fine del 2000. Il radicchio, noto anche come "Rosa di Chioggia", viene coltivato da circa 4.000 orticoltori in un'ampia zona (circa 3.500 ettari) che ricade nelle provincie di Venezia, Padova e Rovigo. La produzione annua varia dai 400 ai 500 mila quintali di prodotto, dei quali 1/4 sono del tipo precoce in coltura protetta.

Per il secondo anno consecutivo è stato raggiunto l’accordo interprofessiona-le per il pomodoro da industria tra interprofessiona-le organizzazioni dei produttori e quelinterprofessiona-le dell’industria. I contenuti non variano sostanzialmente da quelli previsti nell’accordo stipulato nel 1998 e puntano ad un rafforzamento dei rapporti di filiera e ad una semplificazione del sistema, sia per i tempi di pagamento che per le norme di qualità. Per le regioni settentrionali è prevista inoltre l’introduzione di un premio di 10 lire/q.le per il prodotto integrato, come par-ziale sostegno per l’applicazione di disciplinari di produzione predisposti per il miglioramento qualitativo della produzione e la salvaguardia dell’ambiente. Nel corso della campagna sono stati evidenziati problemi sia per il manifestarsi del fenomeno della prefioritura dopo il trapianto che per il lento ritiro del prodotto da parte delle industrie di trasformazione nel periodo di raccolta. Vengono inoltre segnalati, in alcune aree, forti e precoci attacchi di perono-spora con danni sia alla parte aree della pianta che alle bacche.

Annata non positiva per l’aglio sia dal punto di vista produttivo che commercia-le. Le superfici coltivate sono scese a 700 ettari con una diminuzione dell’8% ri-spetto alla precedente annata ed un corrispondente decremento delle produzioni. Per la nuova produzione le quotazioni all’ingrosso si sono attestate intorno a 3.500 lire/kg, tuttavia nei mesi seguenti si sono verificati diffusi ribassi. Per le ci-polle il 1999 è stato contraddistinto da una grave crisi commerciale che ha colpito soprattutto le varietà dorate o gialle, con quotazioni scese anche sotto le 100 lire/kg per il prodotto in bins. In forte riduzione sono segnalate le superfici coltivate ad asparago (-20% rispetto al 1998) soprattutto nella provincia di Vero-na, tanto che la produzione complessiva non ha superato quest’anno i 64.000 q.li. Un aumento degli investimenti ha invece caratterizzato il cocomero, coltivato su oltre 700 ettari, concentrati per il 60% nella provincia di Rovigo. La campagna è stata favorevole anche per le produzioni, caratterizzate da ottimi parametri quali-tativi, mentre le quotazioni all’ingrosso sono scese dalle 600 lire/kg per il pro-dotto più precoce alle 300 lire/kg nel mese di agosto. Più altalenante è stato in-vece il mercato per il melone, soprattutto nel mese di luglio, quando i prezzi sono oscillati tra 600 e 1.500 lire/kg, mentre in agosto l’intervallo di variazione è risultato compreso tra 1.300 e 1.500 lire/kg. Per questa frutta il consumatore ha iniziato ad apprezzare la presenza sul mercato, soprattutto nei mesi di maggio e settembre, di prodotto confezionato e contraddistinto da un marchio che ne indichi la provenienza.

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COLTURE FRUTTICOLE

Dopo gli ottimi risultati conseguiti l’anno scorso la produzione complessiva di mele è ulteriormente cresciuta anche nel corso del 1999, risultando tra le più elevate degli ultimi quindici anni.

La superficie interessata alla coltivazione del melo si è leggermente ridotta rispetto al 1998 (-1%) scendendo a 8.800 ettari. Nel Veneto le province maggior-mente interessate da questa coltura sono Verona (6.270 ettari) e Padova (1.140 ettari) dove si concentra quasi l’85% della superficie regionale. Il buon anda-mento meteorologico ha favorito un regolare accrescianda-mento dei frutti che non hanno subìto danni consistenti per le grandinate. Per la prima volta, la resa ha superato la soglia dei 360 q.li/ettaro come media regionale, con punte massime di oltre 390 q.li/ettaro nelle province di Padova e Verona. Alla base di questo ragguardevole risultato vi sono i continui progressi sia nel campo del migliora-mento genetico sia nella tecnica colturale. Buoni sono risultati anche i parame-tri qualitativi della frutta sia per le pezzature che per le caratteristiche organolettiche. Nel complesso la produzione ha raggiunto i 3,2 milioni di q.li con un incremento di circa il 2% rispetto alla precedente annata. La produzione interessa soprattutto le varietà appartenenti al gruppo delle Golden Delicious ed in misura minore al gruppo delle Imperatore.

Per quanto riguarda l’andamento fitopatologico gli attacchi di ticchiolatura sono stati favoriti dalla primavera piovosa e le infezioni sono risultate tra le più virulente degli ultimi anni. Il particolare sviluppo della malattia ha impe-gnato gli agricoltori nella difesa della coltura e notevoli danni si sono veri-ficati dove la protezione non è stata accurata. Infezioni di nectria nel periodo della fioritura hanno inoltre favorito la presenza di marciume calicino, soprat-tutto su Golden Delicious e Gala. Tra i fitofagi i danni maggiori sono stati provocati sia dal litocollete del melo, il cui contenimento è difficile per la limitata efficacia degli insetticidi disponibili, che dalla cydia. La carpocapsa ha causato danni inferiori rispetto al passato, interessando in modo particolare le coltivazioni biologiche, mentre in aumento vengono segnalate le infestazioni dell’afide lanigero il cui sviluppo non è sufficientemente controllato dai nemi-ci naturali.

La nuova campagna di commercializzazione è iniziata con prezzi in ribasso e si preannuncia molto difficile per l’eccesso di offerta generato dall’incremento produttivo registrato nei maggiori bacini di produzione nazionali ed europei. La situazione è resa ancora più critica dalla costante diminuzione dei consumi di questo frutto e dalla minore recettività dei mercati esteri. Ad inizio campagna i prezzi alla produzione delle Golden Delicious oscillavano tra 280 e 450 li-re/kg, quelli delle Imperatore tra 250 e 300 lili-re/kg, le Gala intorno alle 500 lire/kg e le Stark Delicious tra 400 e 600 lire/kg. Le pressanti problematiche che investono il settore - come l’organizzazione della produzione e del sistema di distribuzione, gli elevati costi di produzione, il miglioramento della quali-tà - impongono l’attuazione di una serie di azioni che aumentino l’efficienza e la competitività delle aziende. D’altra parte nei prossimi anni la progressiva riduzione degli spazi di mercato potrebbe costringere molte aziende a investire su altre colture.

Continua ormai da tre anni la progressiva riduzione della superficie a pero che nel corso del 1999 è scesa a 5.070 ettari (-2% rispetto all’anno preceden-te). La coltura trova una maggiore diffusione nelle province di Rovigo, Treviso e Verona, dove si concentra quasi il 90% della superficie regionale. L’annata si è presentata positiva sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Le rese sono infatti aumentate del 4%, raggiungendo valori medi regionali di 220 q.li/ettaro e punte massime di 290 q.li/ettaro nel vicentino. L’aumento delle produzioni unitarie ha pertanto compensato la riduzione delle superfici tanto che il quantitativo prodotto complessivamente ha raggiunto 1,1 milioni di q.li (+2% rispetto al 1998). Le piogge hanno creato qualche problema nella fase dell’allegagione, ma in seguito l’andamento climatico sino all’inizio dell’estate è risultato ottimale per la formazione di frutti con buone caratte-ristiche organolettiche e di pezzatura. Le temperature non troppo alte e l’elevata umidità notturna hanno infatti contribuito a favorire l’accumulo di zuccheri e una buona consistenza della polpa. Per alcune varietà si è inoltre verificato un aumento dei pesi medi della frutta rispetto a quanto inizialmente previsto.

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Anche per questa pomacea la primavera piovosa ha favorito gli attacchi della ticchiolatura. Tale andamento meteorologico ha inoltre causato infezioni fiorali di Pseudomonas syringae, che hanno influenzato la produttività della coltura in molte aree della regione soprattutto per la varietà Kaiser. L’Erwinia amylovora, agente che provoca il colpo di fuoco batterico delle pomacee, è rimasta circo-scritta alle aree interessate nella passata annata, soprattutto per la scarsa incidenza della grandine. Il capillare monitoraggio della malattia, effettuato dal Servizio fitosanitario regionale, ha permesso un maggiore controllo della stessa ed una diminuzione dei frutteti gravemente infestati.

La minor disponibilità di prodotto a livello nazionale ha avuto riflessi po-sitivi sulla campagna di commercializzazione che si è aperta con prezzi in gene-re superiori a quelli dello stesso periodo dell’anno pgene-recedente. Le produzioni della cultivar William sono state pagate alla produzione a circa 900 lire/kg, la Abate Fetel tra 1.100 e 1.200 lire/kg (+10/+20% rispetto al 1998), la Kaiser tra 850 e 900 lire/kg (+10/+20%), la Decana del Comizio circa 900 lire/kg mentre la Conference ha mostrato una leggera flessione (-5%).

Il comparto delle pesche e delle nettarine sta attraversando una difficile crisi che ha decisamente compromesso la redditività degli agricoltori nell’annata appena conclusa e offre prospettive molto incerte per il futuro.

Per il terzo anno consecutivo è stata osservata una flessione nella superfi-cie peschicola veneta (-4%), scesa nel 1999 a 6.850 ettari. Tale diminuzione è solo in parte dovuta all’estirpazione dei frutteti incentivata dal reg. 2467/97 mentre sembra essere stata condizionata dalla perdurante situazione di crisi del comparto che potrebbe aver spinto molti frutticoltori verso altre produzioni. Nel complesso la peschicoltura veneta si trova concentrata quasi esclusivamente nella provincia di Verona dove sono coltivati 6.000 ettari, pari all’88% della superficie complessiva.

Il buon andamento climatico, caratterizzato dall’assenza dei ritorni di fred-do e da un’ottima allegagione dei fiori, ha determinato per queste colture il raggiungimento di livelli produttivi elevati, dopo il calo verificatosi nelle precedenti due annate. La produzione complessiva è aumentata di oltre il 60% rispetto al 1998, raggiungendo circa 1,5 milioni di quintali e risultando infe-riore solo rispetto ai raccolti delle campagne 1994 e 1996. Ottime sono state anche le rese in tutte le aree maggiormente vocate della regione con medie di 218 q.li/ettaro per le pesche e 215 q.li/ettaro per le nettarine. Il raccolto si è presentato complessivamente di buona qualità sia per la colorazione dei frutti che per le loro caratteristiche organolettiche, tuttavia le pezzature non sempre sono risultate elevate soprattutto per le varietà medio-precoci a causa di un diradamento dei frutti spesso non adeguato alle necessità.

Dal punto di vista fitopatologico è stata segnalata una notevole presenza di bolla del pesco, il cui sviluppo è stato favorito dalle abbondanti piogge cadute prima e dopo la fioritura. La mancata adozione di sistemi di difesa tempestivi ha causato danni a foglie e frutti. Tra gli insetti si sono osservati attacchi da parte della cocciniglia di S. Josè soprattutto sulle varietà medio-tardive di pesche e nettarine. Sono proseguiti i controlli della vaiolatura delle drupacee (Sharka) effettuati dal Servizio Fitosanitario Regionale su 1.700 ettari, che hanno portato all’estirpazione di circa 24.000 piante distribuite su oltre 100 ettari. Il monitoraggio della malattia ha messo in evidenza come la presenza del virus sia uniforme e grave nelle aree dove era già stata riscontrata in passato, mentre in altri territori i controlli eseguiti durante il 1999 hanno rilevato una minor diffusione della virosi. Qualche preoccupazione è stata espressa, da tecnici e agricoltori, per la moria di piante di pesco dovuta a cause non colle-gabili con parassiti vegetali o animali. Dalle prime indagini è stata rilevata la presenza di fitoplasmi. Per il prossimo anno si prevede infine un forte svi-luppo di monilia nei frutteti dove parte della produzione non è stata raccolta.

Come spesso accade in agricoltura i raccolti abbondanti non premiano i pro-duttori. Le quotazioni di pesche e nettarine sono state molto deludenti determi-nando un ridimensionamento del fatturato di molti agricoltori. L’andamento del mercato è risultato pesante per la contemporanea presenza di prodotto provenien-te dal meridione, dalla Romagna e dalla Spagna e per la riduzione della domanda interna ed estera dovuta all’andamento climatico poco favorevole al consumo del-la frutta estiva. Per il prodotto confezionato in bins le quotazioni sono oscil-late, in funzione della varietà, da 200 a 800 lire/kg, con riduzioni del prezzo alla produzione che hanno raggiunto anche il 50% rispetto al 1998. Solo le par-tite di pezzatura elevata sono state vendute a 1.300-1.500 lire/kg. Ancora più grave la situazione del prodotto destinato all’industria quotato inizialmente

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70-100 lire/kg e svenduto a fine campagna a 20 lire/kg. Il quadro risulta per-tanto critico e in queste condizioni gli agricoltori spesso non riescono a co-prire nemmeno i costi di raccolta.

La crisi del mercato di pesche e nettarine ha coinvolto anche altri tipi di frutta come le albicocche. Per le ciliegie la stagione di commercializzazione si è aperta positivamente per le varietà precoci mentre per le più tardive i prezzi hanno segnato frequenti ribassi. La provincia di Verona costituisce un importan-te aree di coltivazione del ciliegio: 2.300 ettari pari a oltre il 70% della superficie regionale. Il Servizio Fitosanitario Regionale ha rilevato la presen-za su questa coltura di alcuni virus che sembra siano responsabili di alterazio-ni riscontrate sui frutti.

Tra le altre colture frutticole si segnala l’elevata espansione produttiva dell’actinidia dopo la riduzione avutasi nel 1998 a causa delle gelate primave-rili. Secondo le prime stime la produzione raccolta dovrebbe aumentare di oltre il 40% con una buona qualità dei frutti sia in termini organolettici (grado Brix) sia di pezzatura. I prezzi rilevati sui mercati negli ultimi mesi dell’anno oscillano tra 1.500-1.800 lire/kg, con una riduzione di circa il 10% rispetto al 1998. Da segnalare infine l’accordo di autoregolamentazione raggiun-to a livello nazionale tra una parte dei produtraggiun-tori e i commercianti privati. Secondo tale intesa il prodotto destinato al mercato europeo non potrà essere commercializzato prima del 15 novembre e dovrà possedere un grado zuccherino minimo pari a 9,5 °Brix.

Per l’olio di oliva emergono dati positivi per quanto riguarda la produzione che, a seconda delle zone, è aumentata del 10-20%. Qualche preoccupazione desta invece la situazione di mercato: se per la produzione 1998/99 vi erano stati incrementi dei prezzi in genere superiori al 15%, la nuova campagna di commercializzazione si è aperta con un ribasso delle quotazioni (-7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Nel corso del 1999 è stata segnala una eccezionale presenza di mosca (Bactrocera oleae) soprattutto nelle zone olivicole del Garda.

VITE

Per la seconda annata consecutiva la viticoltura veneta ha conseguito risultati produttivi superiori all’anno precedente, tuttavia questi sono stati accompagnati da una difficile situazione di mercato.

La superficie interessata dalla vite si sviluppa su circa 73.400 ettari ed è ri-masta stabile rispetto al 1998. Le province maggiormente interessate da questa col-tura sono Treviso e Verona dov’è concentrata il 64% della superficie regionale, anche se zone vocate alla coltivazione della vite si trovano in tutte le altre pro-vince.

Le alte temperature e la buona disponibilità idrica hanno anticipato in molte a-ree il germogliamento e tale situazione ha influenzato positivamente anche le suc-cessive fasi fenologiche di fioritura, allegagione ed ingrossamento degli acini. Solo in limitate aree l’eccezionale germogliamento ha determinato la presenza di fenomeni di mignolatura. Le precipitazioni cadute durante il mese di aprile hanno favorito una precoce e virulenta comparsa della peronospora che ha causato danni significativi soprattutto nelle zone orientali della regione e in quelle collinari. In particolare, dove la malattia è stata sottovalutata si sono verificati attacchi ai grappoli con successive ingenti perdite di produzione. Tra le altre patologie vanno segnalati gli attacchi di marciume acido e di botrite, favoriti dalle piogge abbondanti che, soprattutto sulle varietà precoci, hanno reso gli acini più vulne-rabili. Grazie alla tempestiva azione di sensibilizzazione degli agricoltori hanno avuto successo i trattamenti contro l’escoriosi, così come tignole e cicaline sono state facilmente controllate da chi ha eseguito gli interventi fitosanitari in modo appropriato. Preoccupazione suscita il diffondersi della flavescenza dorata soprat-tutto su Chardonnay, Prosecco, Merlot e Cabernet.

Il clima caldo e soleggiato di settembre ha inizialmente favorito le operazioni di raccolta che sono state però in seguito rallentate dalle piogge cadute nell’ultima parte del mese. Le prime uve raccolte hanno pertanto evidenziato grada-zioni zuccherine inferiori alla media mentre per quelle successive all’aumento del contenuto in zuccheri si è contrapposta una diminuzione dell’acidità. L’andamento stagionale ha determinato anche la produzione di uve con buccia spessa ed un rap-porto sbilanciato tra tannini ed antociani nei vitigni rossi. In alcune aree il periodo caldo di settembre ha determinato evidenti fenomeni di blocco vegetativo

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con un rallentamento della fase di maturazione. Ottime sono state le rese medie che sono arrivate a 170 q.li/ettaro, il livello più elevato raggiunto negli ultimi quindici anni. La produzione di uva ha raggiunto in questa campagna i 12,5 milioni di q.li con un incremento medio del 15% rispetto al 1998. I maggiori incrementi produttivi (+20%) sono segnalati nel vicentino e nel veronese mentre nel trevigiano la produzione complessiva è stata influenzata dalle grandinate e dalle trombe d’aria che hanno colpito diversi comuni della provincia, soprattutto nelle zone collinari comprese tra Fregona e Follina. La quantità di vino prodotta raggiungerà quest’anno i 9,5 milioni di ettolitri con un aumento di circa il 15% rispetto al 1998 e la qualità dei vini risulta medio-buona a seconda della zona.

Le ottime performance produttive non si sono purtroppo tradotte in un’adeguata valorizzazione del prodotto sul mercato, che ha evidenziato un lento ma progressivo ribasso dei listini dei vini da tavola. Nei primi dieci mesi dell’anno le quotazio-ni dei viquotazio-ni avevano già perso circa il 10% rispetto allo stesso periodo del 1998. La nuova campagna di commercializzazione è iniziata con scambi ridotti e quotazioni in forte ribasso (-10/-20%) rispetto all’anno precedente. Le elevate quantità pro-dotte, la presenza di scorte della campagna 1998 e la diminuzione della domanda interna ed estera hanno reso difficile il collocamento del prodotto sul mercato. Inoltre l’industria ha acquistato uva proveniente da altre regioni a prezzo ridotto orientando al ribasso anche i mercati locali. Il comparto dei vini rossi ha mostra-to una maggiore dinamicità con prezzi stabili o leggermente inferiori rispetmostra-to a quelli dell’anno precedente, mentre per i vini bianchi la situazione appare più difficile. L’apprezzamento del mercato per i rossi è in parte legato anche alla recente pubblicizzazione delle loro proprietà salutistiche. Buona, inoltre, la va-lorizzazione dei vini DOC e DOCG sia sul mercato interno che su quello estero. Il Veneto rappresenta la regione leader nella produzione di vino novello: rispetto al 1998 sono state prodotte 5,3 milioni di bottiglie, con un incremento di circa il 10%. Il prezzo medio a bottiglia è di circa 6.700 lire per un fatturato complessivo del settore di 38 miliardi di lire. La produzione lorda del comparto viticolo è aumentata rispetto al 1998 di circa il 6%, in virtù soprattutto delle elevate quan-tità prodotte.

LATTE

Anche il 1999 è iniziato all'insegna dell'incertezza per il comparto lattiero-caseario veneto che ha dovuto affrontare la tristemente nota questione delle quote latte, la progressiva riduzione del prezzo del latte e il difficile rispetto dei parametri igienico-sanitari, l'aumento delle vendite senza fatturazione e l'altale-nante situazione di mercato.

Nel corso dell'anno è stata resa nota la ripartizione delle multe per le campagne 1995/96 e 1996/97. La produzione nazionale di latte ha infatti superato, in queste due annate, il limite stabilito dall’Unione Europea; i produttori eccedentari do-vranno pertanto pagare il prelievo supplementare, che a livello regionale ammonta a 38,6 miliardi di lire, per la prima campagna, e 61,2 per la seconda. Relativamente a questi primi due periodi di commercializzazione, le comunicazioni dell'Aima reca-pitate ai destinatari si sono dimostrate, in numerosi casi, non corrette, per erra-to trasferimenerra-to dei dati dal supporerra-to cartaceo a quello informatico e per l'impie-go di metodi puramente statistici nel calcolo dei dati produttivi. Prima che gli allevatori ricevano la comunicazione definitiva e corretta che darà avvio al paga-mento, occorrerà pertanto attendere la rettifica dei superprelievi e la revisione dei ricorsi; inoltre il Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi in merito alla legit-timità degli interessi sulle multe e tenere in considerazione le centinaia di ri-corsi per la sospensione dei pagamenti accolte dai tribunali regionali. Notevole importanza riveste l’attribuzione delle quote che si renderanno disponibili in se-guito agli impegni previsti da Agenda 2000, con un aumento del quantitativo globale garantito per l'Italia di 6 milioni di q.li, e per effetto delle deroghe per manca-ta produzione in seguito agli accermanca-tamenti effettuati nel corso del 1998. Nel com-plesso il quantitativo disponibile a livello nazionale dovrebbe ammontare a circa 8 milioni di q.li, che potrebbero risolvere, almeno parzialmente, alcuni problemi che da tempo affliggono il settore.

Il processo di definizione del prezzo del latte per la campagna 1999/2000 è stato caratterizzato da numerosi rinvii poiché Assolatte, che riunisce le imprese di tra-sformazione, si è mostrata, sin dalle prime trattative con l'Unalat, intransigente nell'offrire ai produttori un prezzo talmente basso da risultare inferiore a quello

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