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L'Associazione Vignaioli San Miniato e il contratto di rete come evoluzione futura nella definizione delle strategie competitive

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Academic year: 2021

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in collaborazione con

L’Associazione Vignaioli San Miniato

e il contratto di rete come evoluzione futura

nella definizione delle strategie competitive

Master Universitario di I livello Vini Italiani e Mercati Mondiali IV Edizione

Anno Accademico

2018/19

Autore

Maria Grazia Migliaccio

Tutor Scientifico

Prof.ssa Eloisa Cristiani

[Tutor Aziendale –

Associazione Vignaioli San Miniato

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Sommario... 2

Introduzione... 3

CAPITOLO I L’ASSOCIAZIONE VIGNAIOLI SAN MINIATO ...4

CAPITOLO II OBIETTIVI E ATTIVITA’ DEL TIROCINIO………...6

2.1 Gli obiettivi………...6

2.2 Le attività………7

2.3 Analisi SWOT………...12

2.4 Gli obiettivi strategici………...13

2.5 Analisi sulla Rete di Impresa………15

2.6 Disposizioni specifiche sulle Reti Agricole………...20

CAPITOLO III LA RETE DI IMPRESA COME SCENARIO FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE VIGNAIOLI SAN MINIATO……….22

Conclusioni………24

Bibliografia e Sitografia………...25

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Introduzione

San Miniato. Uno dei borghi più noti della campagna toscana, di sorprendente bellezza, ricco di cultura e tradizione, situato in una posizione strategica, a breve distanza dal fiume Arno e a metà strada tra Firenze e Pisa, che, non a caso, per secoli se lo sono conteso. Vanta la segnalazione da parte dell’arcivescovo Sigerico come tappa nel suo viaggio da Roma a Canterbury, divenendo così una delle storiche stazioni della Via Francigena1.

Il centro storico ha origini antichissime che risalgono all’epoca etrusco - romana. Il nucleo originario della città risale all’VII secolo quando un gruppo di longobardi scelse il colle, dove ora sorge la città, e vi edificò una chiesa dedicata al martire Miniato. Il castello risale al 962 costruito per volontà dell’imperatore Ottone I°. A completamento della struttura difensiva, il principe Federico II di Svevia tra il 1217 e il 1221 fece costruire la torre di San Miniato, divenuta il simbolo del paese.

La rocca offre la possibilità di ammirare un magnifico panorama sulla cittadina e sulla campagna circostante. Sì, perché San Miniato è un territorio che racchiude gelosamente il bello della campagna toscana, con le sue dolci colline attraversate da vigne e olivi e con il suo pregiato tesoro nascosto: il tartufo bianco. Prodotti della tradizione enogastronomica del nostro Paese che si esprimono meravigliosamente nel piccolo, ma incantevole borgo.

In tale sistema naturale, storico e culturale, si inserisce l’Associazione Vignaioli San Miniato, oggetto del presente studio. Sarà analizzata questa realtà nata con l’obiettivo di far conoscere e promuovere il territorio d’origine attraverso il prodotto vino.

Si ripercorreranno le attività svolte durante il periodo di tirocinio esponendo i risultati raccolti e le conseguenti riflessioni. Saranno descritte, quindi, le aziende attualmente associate, per avere una visione d’insieme dell’ambiente in cui si è operato, grazie ai risultati raccolti con la somministrazione di un questionario. Con la SWOT analisi si definiranno, poi, gli elementi chiave per la definizione degli obiettivi strategici, concentrandoci in particolar modo su quello afferente alla realizzazione di una Rete di Impresa, come evoluzione futura dell’attuale sistema associativo, considerato punto focale del lavoro di tirocinio.

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CAPITOLO I

L’ASSOCIAZIONE VIGNAIOLI SAN MINIATO

L’Associazione, nata nel 2007, riunisce aziende dedite alla coltivazione, produzione e commercializzazione del vino, anche se non tutte coprono l’intera filiera all’interno della propria realtà e anche se per alcune di esse la viticoltura non rappresenta la sola e principale attività.

Ad oggi le aziende appartenenti all’Associazione sono otto (in ordine alfabetico):

Tenuta di Poggio - Cosimo Maria Masini– situata sulle colline di San Miniato. Dal 2000 la tenuta è di proprietà della famiglia Masini. La villa è appartenuta alla famiglia Buonaparte poi a Cosimo Ridolfi, fondatore della facoltà di agraria, che costruì qui la cantina in uso. La viticoltura qui ha origine antiche, 2000 anni di storia. Situata a 100 m slm ha 13 ettari di vigneti. Varietà di uve coltivate sono Sangiovese, Canaiolo, Trebbiano, Malvasia Bianca e Nera, Buonamico, San Colombano e l’autoctono quasi scomparso Sanforte. Vitigni internazionali: Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. L’azienda è interamente biodinamica.

Cupelli Spumanti - situata a San Miniato, a metà strada tra Pisa e Firenze, l’azienda Cupelli inizia a coltivare la vite dal 1952 e a produrre, secondo le tradizioni, vini IGT di grande qualità e Vin Santo Toscano da vitigni autoctoni di Trebbiano toscano, Malvasia Bianca, Colombana, Canaiolo, Sangiovese, Ciliegiolo. I vini che produceva la vecchia cantina, condotta da Amelio Cupelli, presentavano già allora qualità notevoli in termini di acidità e freschezza e proprio dall’osservazione di queste prime condizioni e dalle ferma convinzione di un grande potenziale in territorio e vitigni, ha preso forma il progetto di spumantizzazione.

Fattoria di Sassolo - storica azienda agricola di San Miniato che ha mantenuto nel tempo una filosofia produttiva legata alla tradizione, come la vinificazione del Chianti secondo l’antica pratica del “governo all’uso del Chianti”, una lenta rifermentazione del vino appena svinato con l’aggiunta di uve selezionate fatte leggermente appassire su appositi graticci.

Pietro Beconcini Agricola – nata dalla passione e dal lavoro del nonno dell’attuale proprietario che da mezzandro divenne produttore. Azienda familiare alla 4° generazione. Una piccola cantina che ha fatto della ricerca il suo modo di lavorare. A partire dagli anni ’90 ebbe inizio lo studio territoriale. Si produsse Sangiovese in purezza nel 1995. Azienda nota per il Tempranillo, famoso vitigno spagnolo, essendo l’unico luogo in cui c’è una presenza storica di questo vitigno.

Podere Pellicciano Agrisole - nasce nel 2003 come Agrisole. Fin da subito il lavoro ha legato i proprietari in maniera indelebile al territorio, sviluppando un progetto ambizioso improntato

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sull’utilizzo e la valorizzazione dei vitigni autoctoni toscani. Per unire ancora di più la passione con il territorio, la scelta di riutilizzare lo storico nome “Podere Pellicciano” già presente nel catasto Leopoldino del 1830. I vini che producono sono espressioni di una zona dedita alla viticoltura da secoli molto probabilmente. Monovarietali: Colorino, Malvasia Nera, Trebbiano, Sangiovese.

Tenuta Chiudendone – collocato vicino a ulivi e colline si trova a 4 km dal centro di Palaia. Splendido casolare, finemente ristrutturato, dove il core business è sicuramente l’accoglienza. Con circa 2 ettari di vigneto è una delle più piccole produttrici dell’Associazione.

Tenuta di Cusigliano - l’azienda fa ancora parte ufficialmente della Associazione, ma il proprietario ha dato in affitto le vigne, quindi non è stata considerata nell’analisi.

Tenuta di Montalto - l’attività principale è quella ricettiva. All’interno troviamo una struttura del XVIII secolo, che domina la Valle del Valdarno, adibita ad agriturismo, ristorante e cantina. La produzione agricola della tenuta è principalmente olivicola, ma sono presenti dei vigneti in cui vengono allevati Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah.

Oltre alle otto ufficiali presenti nello statuto, gravita intorno all’Associazione anche Podere il Giardino, il cui proprietario è lo stesso dell’Osteria del Tartufo nei cui locali è stata creata l’Enoteca Vignaioli San Miniato. Podere il Giardino è una azienda agricola le cui strutture sono completamente ristrutturate. Una proprietà di 12 ettari immersa tra viti e olivi che si affaccia sul colle di fianco al centro storico del paese, con una magnifica vista sulla Rocca di Federico II. Si producono vino, olio e il Vin Santo.

Come si evince, le aziende che ad oggi appartengono all’Associazione hanno storie diverse: ci sono sia aziende di vignaioli da generazioni che aziende giovani, ma comunque già ben strutturate. Sono tutte realtà familiari, con le implicazioni positive e negative che questa connotazione comporta, ma dove il motore di tutto è la passione e l’amore per il proprio lavoro e il proprio territorio. Ciò che sicuramente accomuna tutti i soci, spingendoli ad aggregarsi, è la volontà di far conoscere a più persone il rigoglioso territorio di cui fanno parte, promuovendolo attraverso il vino, uno dei prodotti più importanti della terra che circonda San Miniato e, forse, quello che più di tutti riesce a raccontare senza parole la storia e la cultura di un posto.

Dalla costituzione ad oggi, l’Associazione è cresciuta e si è costruita una propria identità: sono stati creati un logo, un sito web e le pagine social Facebook e Instagram. L’Associazione registra tutt’ora la propria presenza all’importante Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco, con uno stand moderno che racchiude tutte le associate in una sola postazione che ogni anno attira numerosi visitatori italiani e stranieri. Nel 2018 i Vignaioli San Miniato hanno portato i vini fino a Verona

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partecipando a Vinitaly. Inoltre è viva la collaborazione con associazioni di categoria per degustazioni ed eventi enogastronomici. A Maggio 2019 è stata inaugurata l’Enoteca dei Vignaioli San Miniato nel centro storico della città, come anticipato, nei locali adiacenti all’ Osteria del Tartufo. L’Enoteca è un luogo dove poter degustare e/o acquistare i vini delle cantine associate abbinando, se si vuole, piatti a base di tartufo.

Una precedente rilevazione dati2 ha evidenziato come, per le aziende che la costituiscono, l’Associazione possa rappresentare uno strumento capace di dare un’unica identità a tutte le aderenti che si identificano nel territorio di San Miniato. Approcciandosi oggi a questa realtà si percepisce che, nell’ultimo periodo, è diffusa al suo interno l’esigenza di dare una spinta nuova e significante al gruppo. Gli associati esprimono il bisogno di sentirsi maggiormente rappresentati da questa unione, e di rinnovare l’entusiasmo nel creare e condividere un progetto concreto che li coinvolga. Dall’altre parte emerge anche la necessità di stabilire nuove regole entro le quali muoversi per raggiungere l’obiettivo. Sull’analisi e la risoluzione di tali problematiche è costruito il lavoro sviluppato nei prossimi capitoli

CAPITOLO II

OBIETTIVI E ATTIVITA’ DEL TIROCINIO

2.1 Gli obiettivi

Alla luce di quanto espresso, fin dall’inizio l’obiettivo è stato quello di studiare il caso per capire se la creazione di una nuova forma di aggregazione, individuata nella Rete di Impresa, possa aiutare i vignaioli di San Miniato ad uscire dall’impasse e a guardare al futuro. Si avrà modo di approfondire più avanti le caratteristiche del contratto di rete, ma al momento è sufficiente sapere che è la forma ideale attraverso cui micro, piccole e medie imprese possono “accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato“3 Il contratto

di rete, basandosi sulla condivisione e il networking, è un’importante possibilità per condividere costi e rischi, per tenersi al passo con i continui aggiornamenti e per affrontare con più sicurezza i mercati nazionali e internazionali.

2Lanciano F. “Studio di fattibilità per il coordinamento produttivo e di mercato tra le aziende appartenenti all’Associazione Vignaioli di San Miniato” Master Universitario di I livello Vini Italiani e Mercati Mondiali A.A. 2016/2017

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7 2.2 Le attività

Per il raggiungimento dell’obiettivo finale, è stato fondamentale conoscere le singole aziende da vicino, capire le loro dinamiche interne di gestione e, soprattutto, il loro punto di vista sull’Associazione in rapporto con l’azienda, il territorio e con altre realtà associative vicine, sia nel presente che nel futuro, immaginando un’evoluzione in Rete di Impresa.

Per raccogliere i dati necessari è stato elaborato un questionario da compilare tramite Moduli di Google, quindi trasmesso come link tramite mail. Il questionario (APPENDICE A) si articola in tre macro sezioni:

- La prima riguarda l’azienda (dimensioni, attività, produzione, vendita e comunicazione) - La seconda indaga sul rapporto tra l’azienda e il suo territorio di appartenenza

- La terza chiarisce il rapporto tra l’azienda e l’Associazione

Sono stati raccolti e analizzati i dati di 6 aziende associate tra le sette effettivamente attive.

Cercheremo di esporre sinteticamente gli esiti che ai fini del lavoro sono risultati maggiormente interessanti. Per prima cosa la dimensione aziendale: in tutti i casi parliamo di microimprese, ovvero di aziende con meno di 10 dipendenti, a conduzione familiare. Circa il 60% si avvale di consulenti esterni che aiutano soprattutto negli aspetti legati all’agricoltura. Per quanto riguarda l’estensione, si passa da un minimo di 7 ettari complessivi tutti vitati ad un massimo di 40 ettari complessivi di cui 14 dedicati alla coltivazione della vite. Come anticipato nell’introduzione, non per tutte la produzione di vino è la principale attività. Due tra le aziende interpellate, Tenuta Chiudendone e Tenuta Montalto, riconoscono l’attività agrituristica come principale e ciò comporta che non tutto il processo produttivo del vino si svolge all’interno delle aziende, le quali, infatti, affidano ad un’altra realtà, sempre all’interno dell’Associazione, alcune fasi. Tutte prevedono uno sviluppo delle loro attività principali in termini di aumento della produzione vinicola e quindi del numero di bottiglie prodotte (Cupelli e Cosimo Maria Masini, Podere Pellicciano) con diversificazione e allargamento dei mercati (Cosimo Maria Masini). Tenuta Chiudendone prevede invece lo sviluppo nella produzione di vino che al momento ricopre il 30% del totale con quella dell’olio. Tra le attività collaterali tutte organizzano durante l’anno degustazioni e wine tour e soltanto Tenuta Chiudendone ha anche camere e appartamenti. Per quanto riguarda la produzione, solo biologica per due aziende e anche biodinamica per una, il vitigno più coltivato è il Sangiovese, mentre le risposte sono più varie parlando del vitigno principale che per Cosimo Maria Masini, Tenuta di Montalto, Podere Pellicciano e Pietro Beconcini Agricola è ancora il Sangiovese, per Cupelli Spumanti è il Trebbiano toscano, per Tenuta Chiudendone è il Syrah. La Pietro Beconcini Agricola, poi, ha trovato il suo punto di forza nella

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coltivazione del Tempranillo, un vitigno di origine spagnola, probabilmente portato a San Miniato dai pellegrini che durante il medioevo percorrevano la via Francigena, sicuramente raro in Italia soprattutto se vinificato in purezza. La Cosimo Maria Masini è l’unica sul territorio a coltivare il Sanforte. Cupelli Spumante ha sperimentato la spumantizzazione del Trebbiano, creando un prodotto particolare e distintivo. La Tenuta di Montalto è l’unica a realizzare un Merlot in purezza e a vinificare in bianco il Sangiovese realizzando un prodotto unico che incontra il gusto dei consumatori. Podere Pellicciano trova la sua specificità nella vinificazione in purezza dei vitigni autoctoni del territorio, come il Colorino, il Trebbiano toscano e la Malvasia Nera, ed è stata la prima azienda a sperimentare la macerazione del Trebbiano. Una vasta gamma di etichette, quindi, dai bianchi, ai rossi, ai passiti, utilizzando vitigni autoctoni e internazionali, distinguendosi per la vinificazione in purezza di vitigni minori storicamente presenti sul territorio. Sono 4 le etichette per Cupelli e Tenuta di Montalto, 9 per Cosimo Maria Masini, 1 per Tenuta Chiudendone, 11 per Podere Pellicciano. In termini quantitativi si parla di una produzione che corrisponde ad un numero di bottiglie che parte delle 1500 di Tenuta Chiudendone, passando dalle 8000 di Tenuta di Montalto, le circa 40000 di Podere Pellicciano, le 60000 di Cosimo Maria Masini e le 100000 di Pietro Beconcini Agricola. Tutta la produzione, per il totale delle aziende, è destinata all’imbottigliamento con prezzi che vanno da una fascia tra i 5 e i 10 euro anche se la maggior parte è tra i 10 e i 20 euro con prodotti di nicchia che superano anche tale prezzo.

Per quanto riguarda la distribuzione, data la piccola dimensione delle aziende, il carattere familiare e la struttura poco complessa a livello di organizzazione aziendale, la vendita sul mercato estero per alcune tra le realtà interrogate è complessa e di difficile gestione. Avviene in occasione di partecipazione a fiere di settore e grazie a contatti curati di persona con enoteche e wine bar del Paese di destinazione oppure tramite contatti diretti con l’importatore. Tenuta Chiudendone esporta per il 90% principalmente Syrah. Cosimo Maria Masini esporta per il 70 %, soprattutto Sangiovese, in Europa e nel mondo (U.S.A, Giappone, Cina). Beconcini circa l’80%, maggiormente verso Giappone e Nord Europa. Cupelli esporta il 40 % in Europa, Cina e U.S.A. Pellicciano esporta circa il 30% in U.S.A. e Nord Europa.

In Italia le percentuali di vendita sono a completamento delle precedenti e i canali di vendita sono sempre quelli diretti, Ho.Re.Ca e tramite contatati personali con enoteche e wine bar.

La cosa interessante sono le denominazioni perché attribuiscono riconoscibilità al vino aiutando, così, nella scelta, anche il consumatore meno esperto. Per l’azienda è importante anche da un punto di vista di strategia di marketing e comunicazione rivendicare o meno una produzione di uve ad una determinata denominazione. Questo è chiaro per i vignaioli di San Miniato i cui vitigni rientrano sia

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nell’area di produzione della DOCG Chianti che nella DOC Terre di Pisa, la cui nascita è parte di un progetto di riqualificazione più ampio del territorio pisano, che coinvolge anche gastronomia e turismo. E’ stato riscontrato che sul mercato il nome “Chianti” richiama nella mente del consumatore a qualcosa di più conosciuto, familiare, affidabile rispetto ad una meno nota e blasonata DOC. Ritornando a parlare nello specifico delle aziende, Tenuta di Montalto, Cosimo Maria Masini, Podere Pellicciano e Pietro Beconcini producono Chianti DOCG, oltre che altri vini IGT e DOC. Tenuta Chiudendone produce solo IGT e Cupelli Spumante Vin Santo DOC.

A livello di comunicazione e marketing le aziende si affidano al proprio sito web e ai principali social network (Facebook e Instagram) senza avvalersi di agenzie di comunicazioni esterne. Partecipare come singole aziende a fiere ed eventi è ritenuto in generale importante per mantenere vivi i contatti con i clienti, crearne di nuovi e per rafforzare la presenza sul territorio e su nuovi mercati. Si ha in genere un buon ritorno economico, nonostante l’investimento per la partecipazione sia elevato (in media sui 1500 euro). Eventi come “Cantine Aperte”, “Calici sotto le Stelle”, sono valutati positivamente, ma l’adesione negli ultimi anni è calata tra gli associati. L’adesione alle Strade del Vino e dell’Olio non è considerata significativa dalla maggior parte degli associati, non svolgendo questo ente attività promozionali adeguate. Per quanto riguarda il già citato brand Terre di Pisa, è ritenuto interessante, ma al tempo stesso ancora non ben impostato, tale da non determinare per le aziende di San Miniato un impatto sostanziale in termini di immagine e/o promozione. Tutte invece ritengono proficua la collaborazione con AIS e FISAR come strumento di promozione dei prodotti. Per quanto riguarda il connubio tra vino e tartufo, per molti è difficile immaginare il modo attraverso cui offrire ai consumatori un’esperienza che veda entrambi i prodotti protagonisti. Anche nei giorni della Mostra Internazionale del Tartufo Bianco di San Miniato non si creano occasioni concrete per far incontrare tartufo e vino. Da quest’anno un tentativo in questo senso si è avuto con la decisione di far nascere l’Enoteca dei Vignaioli San Miniato nei locali adiacenti all’Osteria del Tartufo.

Passando alla seconda sezione del questionario si va ad approfondire il rapporto che intercorre tra l’Associazione e il territorio, elemento, quest’ultimo, centrale ai fini della presente analisi, attraverso la quale si cercherà di comprendere se la Rete di Impresa possa essere una possibile soluzione nell’ottica di evoluzione dell’Associazione Vignaioli San Miniato. Studi che indagano il rapporto tra impresa e territorio4 fanno emergere l’esistenza di sinergie in cui imprese e territori co-evolvono

4 Tra gli altri si vedano gli studi di Pironti M., Pisano P., Natoli C., Il legame impresa-territorio come leva competitiva attraverso la valorizzazione del patrimonio industriale, analisi svolta in collaborazione con Docbi – Centro Studi Biellesi; Maizza A., “Impresa, territorio, competitività: riflessioni e prospettive di ricerca”, Sinergie, n. 90, pp. XI-XXI, 2013

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essendo gli uni risorse per la competitività degli altri, in maniera reciproca5. Il territorio funge da “moltiplicatore cognitivo” e non fa altro che custodire il sapere generato dall’apprendimento collettivo favorendo lo scambio informale e formale di conoscenze, sia codificate sia tacite.6 La Rete di Impresa, quindi lo scambio reciproco e la condivisione di elementi materiali e immateriali tra imprese di uno stesso territorio, porterebbe, alla luce delle precedenti affermazioni, a uno sviluppo e ad una crescita sostanziale delle aziende sia singolarmente che come gruppo, rete appunto. Studi confermano come il radicamento territoriale favorisca l’associazione tra un brand e una determinata location oppure la creazione di reti di fornitori di prodotti o servizi di primissima qualità, che a seguito della particolare localizzazione non sono facilmente riproducibili dai concorrenti.7 Inoltre le interazioni e i rapporti tra imprese familiari e caratteristiche del territorio possono rivelarsi fondamentali e cruciali per la competizione a livello internazionale.

Il tutto porterebbe a valutare positivamente la strategia di realizzazione della Rete di Impresa tra i vignaioli di San Miniato.

Anche i risultati raccolti confermano la teoria. Per tutte le aziende il territorio è fondamentale. Il consumatore è sempre più consapevole e alla ricerca di prodotti artigianali. Non si nascondono, però, alcune difficoltà legate a ritardi da parte delle istituzioni territoriali e al fatto che non sia ben consolidata la rete tra produttori. Purtroppo la città di San Miniato non aiuta le aziende a promuovere i prodotti e le attività proposte a causa della mancanza di una vera e propria strategia di marketing territoriale, pur avendo un patrimonio artistico, culturale e naturale di inestimabile bellezza e prestigio che, se valorizzato, attirerebbe molti più turisti data anche la favorevole posizione geografica. L’ultima sezione del questionario si riferisce al rapporto tra le singole aziende e l’Associazione, indagando sul passato, sul presente e sul futuro. I risultati ottenuti in questa sezione sono rilevanti perché permetteranno di valutare concretamente la possibile creazione di una Rete di Impresa tra i vignaioli ora associati, valutazione che passa dalla propensione da parte di questi ultimi a sostenere e a supportare questo cambiamento. La decisione di associarsi nasce comprendendo la maggior risonanza che un gruppo di aziende può avere agendo su un territorio, promuovendolo con azioni di marketing territoriale mirate, condividendo obiettivi, idee ed esperienze. L’aspettativa iniziale era quella di aderire ad una realtà che conducesse singole aziende di un territorio verso obiettivi commerciali, tecnici, di marketing e comunicazione comuni e che le rappresentasse a livello

5 Valdani E., Ancarani F., (a cura di), Strategie di marketing del territorio. Generare valore per le imprese e i territori nell’economia della conoscenza, Egea, Milano, 2000.

6 Pironti M., Pisano P., Natoli C., Il legame impresa-territorio, cit.

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nazionale ed internazionale come veicolo per migliorare la visibilità sui mercati. L’Associazione è identificata da un logo che, però, non è ben veicolato in quanto non tutte lo utilizzano regolarmente nella promozione dei loro prodotti, non è presente sulle brochure e sui siti privati degli associati. Anche il sito dell’Associazione non è movimentato così come le pagine social Facebook e Instagram, aggiornate ultimamente con la notizia dell’apertura dell’Enoteca dei Vignaioli, ma senza una programmazione e un piano editoriale. Anche a livello di eventi/fiere l’Associazione non è compatta in quanto l’unica sola fiera partecipata da tutti è la Mostra del Tartufo Bianco di San Miniato che richiede un sostenuto investimento in termini di tempo (tre weekend consecutivi nel mese di Novembre) ed economici. Altre fiere sono il Pisa Food &Wine Festival e sporadicamente Vinitaly. In queste occasioni l’aspetto positivo è che il consumatore scopre un territorio e può vedere da vicino i produttori in persona e questo è il vero valore aggiunto nel processo di vendita. Dovrebbe essere però migliorata l’organizzazione tra le singole aziende. Alcune, infatti, per lo scarso ritorno economico immediato penserebbero di concentrare le proprie forze su altre attività magari interne, proprio perché non riescono a percepire il senso del gruppo nella promozione del territorio e dei suoi prodotti.

Per quanto riguarda il futuro, gli associati auspicano una crescita dell'Associazione a livello di complessità per affrontare nuove sfide e nuovi mercati. È viva da sempre l'idea di produrre un vino comune ma ci sono tutt'oggi pareri discordanti su come realizzarlo. Tenuta di Montalto punterebbe su un vino base, un etichetta entry level da rivendicare come DOC Terre di Pisa, magari sottozona San Miniato, che traini le diverse etichette dei vari produttori. Podere Pellicciano vorrebbe un vino semplice, leggero purché realizzato con la vinificazione di un vitigno autoctono. Il lancio di un vino comune frutto della cooperazione delle aziende di vignaioli di San Miniato potrebbe essere un buon progetto da cui partire. Un progetto nel cassetto della Associazione da molto tempo in realtà, ma che ha bisogno di slancio propositivo da parte dei suoi fautori per poter concretizzarsi. Altro tipo di proposta è la istituzione di una nuova DOC San Miniato come sottozona della DOC Terre di Pisa. Ultima domanda del questionario, la più importante per la definizione degli equilibri futuri,

riguardava l’approccio degli associati alla possibile nuova forma di contratto di rete in cui potrebbe mutarsi questa aggregazione tra aziende. Le risposte sono state tutte favorevoli e positive: la rete potrebbe contribuire a creare un senso di appartenenza e legare maggiormente gli associati che arriverebbero insieme dove singolarmente non riuscirebbero, anche a livello di finanziamenti e di altre risorse reperibili attraverso la partecipazione a bandi nazionali, europei ed internazionali. Alcuni evidenziano la necessità di un consulente esterno, super partes, che si occupi di gestire le pratiche amministrative, legali e gli aspetti economici nonché dell’organizzazione della rete stessa,

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essendo le singole aziende già molto impegnate nella gestione quotidiana delle urgenze e delle varie attività.

La raccolta dei dati permette di avere una visone generale del contesto in cui si opera. La

compilazione del questionario è stata integrata con la visita presso le aziende per vedere da vicino le location, i vari ambienti e conoscere i protagonisti nella loro quotidianità comprendendo meglio le difficoltà, le problematiche, ma anche i loro punti di forza e l’ambiente in cui accolgono i propri ospiti. Inoltre c’è stata la partecipazione come tirocinante presso lo stand dell’Associazione alla fiera Food & Wine a Pisa alla Stazione Leopolda e alla Mostra Internazionale del Tartufo Bianco nel centro storico di San Miniato, dove si è potuto avere un rapporto diretto con i clienti e capire la percezione che questi hanno dei vini di San Miniato oltre al livello di conoscenza dell’Associazione sul territorio, nella provincia e anche all’estero. L’evento di Pisa aveva uno stand preallestito. Sono stati presentati i vini di tutte le aziende dell’Associazione, ma soltanto due aziende hanno

partecipato attivamente presiedendo lo stand. Per la Mostra del Tartufo Bianco, invece, i vignaioli hanno investito nella costruzione di un bellissimo ed originale stand a ferro di cavallo, interamente in legno, che occupa uno spazio quadrato molto ampio di più di 20 mq. In questa occasione il visitatore può conoscere da vicino i produttori dei vini presenti perché ognuno partecipa personalmente raccontando la sua storia e quella del territorio.

2.3 Analisi SWOT

A questo punto è necessario soffermarsi sui punti di forza, debolezza, opportunità e minaccia che ci chiariscono gli obiettivi strategici da delineare in un secondo momento.

PUNTI DI FORZA:

- Posizione strategica della città di San Miniato vicino alle principali città toscane di interesse artistico, storico e culturale

- Riscoperta e rivalorizzazione di vitigni storici come il Tempranillo e il Sanforte - Territorio di due denominazioni Terre di Pisa e DOCG Chianti

- Tappa della Via Francigena

PUNTI DI DEBOLEZZA

- Aziende all’interno dell’Associazione non omogenee ovvero alcuni sono produttori, per altri invece l’attività vitivinicola è un’attività secondaria

- Strutture delle singole aziende non adeguate a sostenere maggiori produzioni e strutture organizzative non pronte per l’internazionalizzazione

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- Mancanza di una strategia di comunicazione e quindi di un piano editoriale, di aggiornamenti sul sito. Mancanza anche di una precisa comunicazione on line sistematica e presente in tutte le aziende.

- Mancanza nell’ultimo periodo di una visione di insieme all’interno dell’Associazione che comporta una non sempre compatta partecipazione ad eventi.

OPPORTUNITA’

- Finanziamenti europei, regionali e nazionali che possano essere reperiti e utilizzati per aiutare economicamente le aziende nei loro investimenti

- Altre aziende interessate ad entrate a far parte dell’Associazione

- Associazioni di categoria che collaborano per degustazioni e presentazioni dei prodotti - Sempre più persone interessate al mondo del vino

- Presenza di un prodotto pregiato come il tartufo che calamita a sé molti turisti

MINACCE

- Presenza di prodotti limitrofi maggiormente riconosciuti a livello di produzione vitivinicola - Presenza di consorzi e cantine sociali nella zona che offrono prodotti a più basso costo - Scarsa attività promozionale del territorio e delle aziende da parte delle istituzioni attraverso

i diversi canali

2.4 Gli obiettivi strategici

Analizzato il contesto, rispondendo alle domande chi siamo e dove siamo, ci si chiede quali potrebbero essere gli obiettivi strategici per l’Associazione Vignaioli San Miniato, quali strade percorrere nel lungo periodo per superare le debolezze, affrontare le minacce e cogliere a pieno le opportunità facendo leva sui punti di forza.

Un primo e ben individuabile obiettivo è sicuramente legato alla comunicazione e al marketing. L’Associazione ha bisogno di implementare una vera e propria strategia di comunicazione che non consista solo nella mera pubblicazione di qualche post in più programmato sui principali social, ma vuol dire anche ripensare, secondo quanto analizzato, ad una rivisitazione degli strumenti comunicativi fino ad ora utilizzati per capire se e come migliorarli oppure cambiarli dove necessario. La cosa più difficile, ma fondamentale, per una azienda, e a maggior ragione per una associazione di aziende, è saper lanciare un messaggio chiaro al proprio pubblico il quale dovrà essere in grado sempre di riconoscere la realtà che si promuove. Il messaggio deve essere univoco, deve avere sempre

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la stessa forma quando viene espresso. Il tono di voce del testo deve essere appropriato a seconda dei contesti che siano il sito, una pagina social oppure materiale cartaceo. Tutto ciò prevede uno studio approfondito dell’ambiente e del target di riferimento. Da ora in avanti, inoltre, nella comunicazione non serviranno più post esteticamente belli, ma si dovrà puntare molto sui contenuti e sulla divulgazione di questi. La comunicazione dovrà essere fonte di inspirazione per il cliente che vorrà ascoltare sempre più da vicino il produttore. Ecco che l’Associazione dovrebbe aprire un proprio canale YouTube perché pian piano i video soppianteranno le foto, perché capaci di far avvicinare sempre più i protagonisti al cliente e infondendo così più fiducia, fornendo maggiore completezza nelle informazioni. Mancherebbe, inoltre, un video che riprenda momenti di condivisione vissuti tra gli associati ovvero una sorta di video trailer promozionale oltre che un video più istituzionale.

Altra riflessione riguarda il sito internet - www.vignaiolisanminiato.it - che dovrebbe essere aggiornato nella grafica e nei contenuti. Potrebbe essere anche realizzata una landing page per promuovere la partecipazione dell’Associazione nei diversi eventi. Ancora, il logo. Non è utilizzato, come già anticipato, dagli associati. Non è presente su biglietti da visita, siti e brochure delle aziende, ma solo nelle brochure realizzate per promuovere l’Associazione e che dovrebbero essere rivisitate anch’esse.

In merito alla questione del vino comune, dovrebbe essere trovato un punto di incontro tra gli associati perché questo progetto di creare un vino che rappresenti tutti loro potrebbe avere un forte impatto a livello di vendita e promozione oltre che di contatti per le singole aziende. Dovrebbe essere un vino trainante, venduto ad un prezzo inferiore ai 10€, ma che racconti un territorio ed i suoi vignaioli. In occasione del lancio del vino potrebbe essere organizzato un evento nel centro storico di San Miniato che coinvolga anche i ristoratori ed altre associazioni come AIS, FISAR e Slow Food. Inoltre l’Associazione potrebbe puntare molto più sullo story telling di un intero territorio. Così aumenterebbe il valore di ogni singolo marchio perché a colpo d’occhio il prodotto sarebbe associato a qualcosa di esclusivo per il quale il consumatore potrebbe essere disposto a pagare un premium price.

Prima però di un piano di comunicazione, è stato rilevato dall’analisi dei risultai e dalle visite in azienda che l’Associazione dovrebbe ritrovare l’entusiasmo al suo interno per porre in essere i miglioramenti proposti ed oggettivi, necessari per poter competere sul mercato e con altre realtà simili più o meno vicine. E’ stato quindi ipotizzato il passaggio dall’attuale forma associativa a quella di Rete di Impresa come vestito ideale per la realtà in esame. Per valutare la fattibilità di tale ipotetico passaggio è stata richiesta anche una consulenza allo studio di professionisti che collaborano con la CIA di Ospedaletto – Pisa. Questi ultimi hanno prospettato le possibili ipotesi e hanno confermato

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che la forma associativa sarà sempre meno adatta per partecipare con risultati positivi ai bandi regionali, comunitari che stanziano finanziamenti per determinati progetti/attività svolte da singoli oppure da aggregazioni di soggetti.

2.5 Analisi sulla Rete di Impresa

La creazione della Rete di Impresa guida questo cambiamento e il motivo deriva dalla ricerca di una maggiore semplicità e flessibilità nella gestione economica ed amministrativa dell’Associazione, ma anche dalla constatazione di come il mercato e le sue leggi stiano cambiando, e che per le micro, piccole e medie imprese una forma di aggregazione come quella della rete rappresenta una strategia necessaria ed efficace per la sopravvivenza e lo sviluppo nonché uno strumento competitivo che consente di andare oltre al limite dimensionale e scongiurare il frastagliamento della filiera produttiva. Il network tra imprese si inserisce nell’ottica del cambiamento di concezione dello sviluppo rurale degli scorsi decenni che trova attuazione nelle politiche agricole e negli strumenti di promozione territoriale odierni. Si sta affermando uno sviluppo rurale dipendente sempre più da fattori quali l'organizzazione e la conoscenza piuttosto che i tradizionali capitale, lavoro e terra. 8

La rete ha il merito di riuscire a dare più rilevanza alle prospettive individuali, ai valori e alle attitudini degli attori e a cambiare, quindi, le interazioni all’interno delle aree rurali dove si vedono aggregarsi molte piccole aziende diversificate e specializzate a scapito delle multinazionali.

Le Reti di Impresa nascono, infatti, dall’accordo fra due o più imprenditori, per la realizzazione di un programma comune per collaborare secondo i rispettivi ambiti e attività; scambiarsi informazioni, know how o prestazioni di natura produttiva, commerciale, tecnica o tecnologica oppure esercitare in comune una o più attività che rientrano nell’oggetto della propria impresa 9

Tale accordo è regolamentato dal D.L. 10 febbraio 2009, n. 5 e s.m.i. convertito in Legge n. 33/2009 che introduce l’istituto normativo del contratto di rete, documento che deve essere redatto per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, ovvero firmato digitalmente.

“Con il contratto di rete più imprenditori perseguono lo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato e a tal fine si obbligano, sulla base di un programma comune di rete, a collaborare in forme e in ambiti predeterminati attinenti all'esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni o

8 Esparcia, J., “Innovation and networks in rural areas. An analysis from european innovative projects”. Journal of Rural Studies 24, 2014

9 Paloscia, R. “Agriculture and diffused manufacturing in the Terza Italia: a tuscan case-study. In: Marsden T., Rural enterprise, Fulton, London, 1991

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prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica ovvero ancora ad esercitare in comune una o più attività rientranti nell'oggetto della propria impresa.” (art. 3 comma 4-ter L. 33/09).

Con il contratto di rete le piccole aziende possono competere su qualità e innovazione utilizzando tecnologie orizzontali e la condivisione di conoscenze e risorse. Le imprese in rete riescono a creare sinergie favorevoli con altre aziende per rafforzare il proprio business oppure per svilupparne uno nuovo. Anche i momenti di crisi possono essere gestiti più facilmente con l’esperienza diffusa dalle altre imprese partecipanti all’aggregazione.

Il contratto di rete permette, soprattutto alle pmi, di rafforzare la propria presenza sul mercato, senza perdere la propria individualità e senza essere controllate da un unico soggetto. Anzi, permette di instaurare una preziosa collaborazione tra imprenditori che consente di consolidare il proprio ruolo nella filiera senza dover sostenere ingenti costi per l’acquisizione di competenze mancanti e quindi di formazione, in quanto ogni azienda consegue economie di scala e di specializzazione.

La Legge n. 33/2009 afferma che possono stipulare un contratto di rete o aderire ad un contratto già esistente, gli “imprenditori” senza limitazioni, apparentemente, per quanto riguarda la forma giuridica, le dimensioni, la localizzazione e il settore produttivo delle imprese aderenti. La rete potrebbe essere costituita da organizzazioni con forma giuridica diversa tra loro (c.d. reti miste) dove possiamo trovare società di capitali, società di persone, imprese individuali, cooperative, consorzi, ecc. che siano di grandi, medie o piccole dimensioni. Non c’è un numero minimo di sottoscrittori, ovviamente almeno due imprese affinché possa essere chiamato accordo tra le parti. Possono, inoltre, essere parte di un contratto di rete, anche società tra loro collegate e controllate (art. 2359 c.c). In termini territoriali, la legge non impone vincoli territoriali di appartenenza geografica tra gli imprenditori aderenti alla rete anzi, come precisato dalla circolare dell’Agenzia delle entrate 15/E del 14 aprile 2011, possono costituire una rete anche le filiali di società estere, con stabile organizzazione in Italia. Una stessa organizzazione può, infine, partecipare a più reti con obiettivi diversi basta che tutti siano connessi o inerenti all’attività svolta dall’organizzazione stessa, a meno che non sia espressamente vietato nel singolo contratto di rete.

Il contratto di rete deve prevedere:

- l’indicazione dei partecipanti originari ed i successivi aderenti;

- l'indicazione degli obiettivi strategici di innovazione e di innalzamento della capacità competitiva dei partecipanti e le modalità per misurare l'avanzamento verso tali obiettivi;

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- la definizione del programma di rete con l’indicazione dei diritti e degli obblighi dei partecipanti e di come sia realizzato lo scopo comune;

- la durata del contratto, le modalità di adesione di altri imprenditori, le cause e modalità di recesso anticipato;

- le regole per l'assunzione delle decisioni dei partecipanti e le modalità di modifica del programma.

“Il contratto può anche prevedere l'istituzione di un fondo patrimoniale comune e la nomina di un organo comune incaricato di gestire, in nome e per conto dei partecipanti, l'esecuzione del contratto o di singole parti o fasi dello stesso.” (art. 3 comma 4-ter L.33/09).

Il contratto di rete deve essere iscritto nel Registro delle Imprese nella sezione in cui è iscritto ciascun partecipante e la sua efficacia decorre dall'ultima delle iscrizioni prescritte.

Inoltre, ogni successivo aderente dovrà iscrivere il contratto nella sezione del Registro dove è iscritto. Il contratto sarà efficace per lui solo da quella data.

La gestione e la realizzazione del programma di rete possono essere affidate ai partecipanti in modo collegiale oppure a un partecipante o un esterno alla rete attraverso un mandato generale o per uno specifico affare, oppure a un organo comune che agisce in rappresentanza della rete.

Il contratto di rete può prevedere, per la realizzazione del programma comune, un fondo patrimoniale comune. Si devono indicare in questo caso la misura e i criteri di valutazione dei conferimenti dei partecipanti al fondo e le regole di gestione del fondo.

Per tutta la durata del contratto di rete, è vietata la divisione del fondo fra i partecipanti.

Riguardo alle obbligazioni, aspetto interessante, i creditori particolari dei partecipanti alla rete non possono rivalersi sul fondo; per le obbligazioni assunte in nome della rete, i creditori si possono rivalere solo sul fondo e non anche sul patrimonio dei partecipanti; per le obbligazioni assunte in nome e per conto dei singoli partecipanti rispondono questi ultimi in solido con il fondo comune.

Per quanto riguarda i modelli, vengono individuate due tipologie di reti d’impresa: - Le reti contratto;

- Le reti soggetto

Nelle reti contratto i partecipanti si limitano a stipulare il contratto di rete e la rete non acquisisce una sua personalità giudica distinta dai singoli partecipanti.

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18 Per le reti contratto:

- non muta la soggettività tributaria delle partecipanti;

- gli atti posti in essere dal rappresentante comune della rete producono i loro effetti (civili e tributari) direttamente sulle partecipanti pro quota;

- le operazioni attive e passive sono fatturate direttamente dalle (o direttamente alle) imprese partecipanti pro quota;

- i costi e ricavi concorrono alla formazione del risultato economico delle partecipanti pro quota;

- è facoltativa la previsione di un fondo patrimoniale comune;

- nel caso si preveda un fondo patrimoniale comune, gli apporti delle partecipanti sono considerati atti di destinazione di una parte del proprio patrimonio ad una finalità specifica (la realizzazione del programma di rete) senza tuttavia che si verifichi alcun effetto traslativo; - sul contratto di rete si applica l'imposta di registro in misura fissa, prevista per gli atti pubblici

o le scritture private autenticate non aventi per oggetto atti a contenuto patrimoniale; - viene attribuito un codice fiscale alla rete (ma non una partita iva);

- la rete può essere titolare di un conto corrente.

Le reti soggetto assumono una propria personalità giuridica e fiscale e giuridicamente sono equiparabili ad una distinta società di capitali, pur mantenendo una forma flessibile ed assai meno onerosa sotto il profilo dei costi di gestione.

Per ottenere una propria personalità giuridica è necessario che la rete preveda: - la costituzione di un fondo comune;

- l’iscrizione nella sezione ordinaria del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sua sede.

In particolare, le reti soggetto:

- sono dotate di una partita Iva autonoma rispetto a quella delle partecipanti;

- sono soggette ad autonomi adempimenti contabili e dichiarativi (fra le quali, la redazione, entro due mesi dalla chiusura dell'esercizio annuale, del bilancio di esercizio);

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- sono assoggettate all’Ires, all'Irap ed all'Iva ed i conferimenti dei partecipanti alla rete fiscalmente sono considerati conferimenti in società e sono soggetti all’imposta di registro (in misura fissa sui conferimenti in denaro o beni mobili e proporzionale sui beni immobili).

La partecipazione alla rete legittima il distacco dei lavoratori tra le aziende partecipanti, in quanto la normativa prevede che l'interesse della parte distaccante sorge automaticamente in forza della rete. Inoltre, per le imprese partecipanti alla rete è ammessa la possibilità di assumere i dipendenti in regime di codatorialità. In questo caso, le modalità concrete di svolgimento del rapporto di lavoro, dovranno essere stabilite nel contratto di rete.

In relazione al personale assunto in regime di codatorialità, il potere direttivo potrà essere esercitato da ciascun imprenditore che partecipa al contratto di rete, ma per eventuali responsabilità penali, civili e amministrative occorrerà fare riferimento ai contenuti del contratto di rete, in quanto per tali illeciti non si configura automaticamente una solidarietà tra tutti i partecipanti al contratto.

Rispetto ad altre forme di aggregazione (Ati, Consorzi ecc.), il contratto di rete presenta le seguenti differenze:

- il programma comune non è limitato al singolo affare specifico;

- permette un accrescimento collettivo ed individuale attraverso l’incremento di innovazione e competitività dei soggetti aderenti alla rete;

- la struttura è meno rigida e complessa;

- consente l’esercizio in comune di attività non solo strumentali, ma anche strategiche per lo sviluppo delle imprese partecipanti;

- consente lo svolgimento di un’attività economica comune, anche nuova, diversa ed autonoma rispetto alle singole fasi della stessa (non solo di una o più fasi).

“A differenza del consorzio, dove lo scopo della partecipazione è mutualistico, e della società lucrativa, nella quale lo scopo, almeno lo scopo-fine, è la divisione degli utili, nelle reti lo scopo è l’aumento dell’innovazione e della competitività dei partecipanti, mentre nulla è detto circa la divisione degli utili o la natura mutualistica dell’aggregazione” ed è quindi demandato all'interprete

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ricorrere opportunamente alle norme sulle società di persone e capitali, se lo scopo è più lucrativo, o alle norme sui consorzi e a quelle sulle cooperative, se lo scopo è più mutualistico10.

2.6 Disposizioni specifiche sulle Reti Agricole

Le Reti Agricole, a cui si applica la disciplina generale delle Reti d’Impresa fino ad ora indicata, sono destinatarie anche di alcune disposizioni specifiche definite con la Legge 91 del 2014 meglio nota come decreto competitività. L’associazionismo è parte integrante dell’agricoltura, ma al tempo stesso, per le pmi agricole non è così semplice e naturale creare insieme e condividere obiettivi.

Uno dei nodi che l’agricoltura deve affrontare è il trade off costi e prezzi, i primi troppo alti e i secondi sempre troppo bassi per garantire stabilità economica. La creazione di Reti di Impresa permetterebbe l’utilizzo dei macchinari migliori e dipendenti molto qualificati, cosa che da sola una singola impresa non potrebbe permettersi, ma che, se economicamente sostenuti tra le imprese, diventano accessibili. Secondo Confagricoltura per migliorare le performance le imprese devono far leva su: incremento delle vendite e del fatturato, riduzione tempi di approvvigionamento, avere priorità nell’accesso ai fondi dei PSR (Piano di Sviluppo Rurale), partecipazione a gare di appalto, facilitazione dell’accesso al mercato dei capitali, incremento dell’innovazione, sviluppo delle risorse umane e spinta all’internazionalizzazione. Senza sottovalutare la ricaduta fiscale.

Il contratto di rete nel settore agricolo, può anche essere sottoscritto con scrittura privata non autenticata purché vi sia l’assistenza di una o più organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale, le quali abbiano partecipato alla redazione finale dell’accordo. Il contratto di rete nel settore agricolo può prevedere la costituzione di un fondo di mutualità tra i contraenti, a cui si applicano le stesse regole dettate per il fondo patrimoniale comune.

Il fondo mutualistico partecipa al Fondo mutualistico nazionale per la stabilizzazione dei redditi delle imprese istituito presso l’Ismea, che si alimenta, oltre che con il contributo volontario degli agricoltori, anche con contributi pubblici.

È previsto che per i contratti di rete agrari non si applicano le disposizioni sui contratti agrari (legge 3 maggio 1982, n. 203), al fine di evitare eventuali profili di incompatibilità tra il contratto di rete e la disciplina sui contratti agrari che vieta i contratti associativi.

Infatti, nei contratti di rete agricoli è possibile stipulare, in attuazione del programma di rete, la stipula di contratti agrari associativi in forza dei quali le parti degli stessi concorrono alla gestione di un’attività imprenditoriale agricola (ad es., associazione per sviluppare nuove varietà vegetali).

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Inoltre, per i contratti di rete costituiti da piccole e medie imprese agricole la produzione agricola derivante dall’esercizio in comune delle attività, secondo il programma di rete, può essere divisa fra i contraenti in natura con l’attribuzione a ciascuno della quota di prodotto convenuta nel contratto di rete.

Oltre al distacco dei lavoratori ed alla codatorialità visti in precedenza, quando almeno il 40% dei partecipanti alla rete sono imprese agricole, è possibile procedere all’assunzione congiunta di lavoratori dipendenti per lo svolgimento di prestazioni lavorative presso le relative aziende.

In questo caso i datori di lavoro rispondono in solido delle obbligazioni contrattuali, previdenziali e di legge che scaturiscono dal rapporto di lavoro.

Per lo svolgimento degli adempimenti amministrativi legati all’assunzione congiunta, il contratto di rete deve individuare l’imprenditore o l’impresa che fungerà da “referente unico”, soprattutto per le incombenze verso l’Inps.

In particolare, il referente unico sarà tenuto alla presentazione all’Inps:

- della Denuncia Aziendale finalizzata a fornire le informazioni relative ai co-datori di lavoro (Cod. fiscale, P. Iva, matricola inps, ecc.);

- della denuncia trimestrale di manodopera (DMAG), in cui dovranno essere riportate, per ogni lavoratore, il numero di giornate lavorate nei periodo, ripartite su ogni impresa coassuntrice che abbia utilizzato.

Vantaggi rilevanti in materia fiscale.

La rete soggetto soggiace all’imposta sul reddito delle società, all’Irap e all’IVA, ed è altresì obbligata alla tenuta delle scritture contabili. Alla rete contratto, pur non avendo soggettività tributaria, può essere attribuito il codice fiscale.

“L’inquadramento fiscale del contratto di rete in agricoltura passa attraverso la qualificazione del prodotto ottenuto a titolo originario attraverso l’esercizio in comune dell’attività agricola definita nel programma di rete”. Perciò “le prestazioni di ciascuno dei partecipanti, essendo dirette al conseguimento dello scopo comune, non realizzano una funzione di scambio tipica dei contratti con prestazioni corrispettive e come tale quindi mancano del presupposto oggettivo per l’applicazione dell’Iva in virtù di quanto disposto dagli articolo 2 e 3, D.P.R. 633/1972”11

Per quanto riguarda il calcolo delle imposte dirette il “contratto di rete “agricolo” si ritiene possa invece collocarsi nell’ambito della conduzione associata, ex articolo 33, comma 2, Tuir, a norma del

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quale il reddito agrario derivante dallo svolgimento delle attività agricole concorre a formare il reddito di ciascun associato, per la quota di sua spettanza, stabilita nel contratto stesso” 12

Inoltre “dopo che la L. 122/2010, aveva previsto un’agevolazione fiscale per gli utili destinati al fondo patrimoniale comune o al patrimonio destinato all’affare per realizzare entro l’esercizio successivo gli investimenti previsti dal programma comune di rete, la L. 180/2011 ha incluso le reti d’impresa tra i soggetti meritevoli di promozione e anzi le ha individuate come la forma di aggregazione preferita e preferibile per le pmi” 13

CAPITOLO III

LA RETE DI IMPRESA COME SCENARIO FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE VIGNAIOLI SAN MINIATO

La nuova agricoltura 4.0 sembrerebbe proprio partire dalle Reti di Impresa e per l’Associazione Vignaioli San Miniato sarebbe un’opportunità affrontare il cambiamento proprio in questo momento della sua esistenza, in cui si cercano più risposte e concreti progetti da attuare per svilupparsi. Viste le disposizioni e le caratteristiche principali del contratto di rete si è avuta la conferma che, innanzitutto, è possibile creare a San Miniato una Rete di Impresa tra le piccole realtà vitivinicole. Resta da decidere quale modello seguire. Per orientarci sono prese come spunto le esperienze già vissute da colleghi vicini, qualche esempio: la Rete Qualità Toscana che raccoglie i produttori di carne di razza chianina Vitellone Bianco dell’Appennino centrale Igp, olio extravergine d’oliva Toscano Dop, vino Toscano Igp e aziende biologiche e di agricoltura integrata che portano il marchio Agriqualità14. Grazie a questa rete i suoi affiliati possono partecipare ad iniziative di commercializzazione online dei prodotti, di promozione, in particolare vino, e di sviluppo di un progetto integrato di filiera (PIF). Ancora in Toscana, in provincia di Lucca, nel 2016 è stato firmato il contratto di rete che ha sancito la nascita anche formale di Lucca Biodinamica, Rete di Impresa di cui fanno parte attualmente 16 aziende agricole biodinamiche. La Rete di Impresa tra i vignaioli lucchesi è espressione della volontà di percorrere una strada diretta alla qualificazione e alla diversificazione dei prodotti, con l’obiettivo di rafforzare una strategia condivisa di sviluppo territoriale impostata sulla gestione sostenibile delle risorse locali che si riscontra sia nei modelli di

12 Bagnoli, M, cit.

13 Nitti, D, cit

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produzione – con l’agricoltura biodinamica – sia nei modelli di consumo - filiera corta, gruppi acquisto. Dal tentativo di riappropriazione e recupero delle varietà tradizionali e locali, restaurando una antica simbiosi tra le famiglie proprietarie di abbandonati filari, la comunità in senso lato ed il territorio, nasce a Lucca la Rete di Impresa. Il modello scelto da Lucca Biodinamica è quello di una rete contratto, la più semplice a livello di adempimenti burocratici e fiscali.

Considerando i punti in comune tra i vignaioli di San Miniato e quelli lucchesi e visto che attualmente le difficoltà si riscontrano anche nella gestione economica e amministrativa, l’abito più adatto per far collaborare gli artigiani del vino oggetto di questo lavoro sembrerebbe proprio la rete contratto che sarebbe valutata positivamente perché non implica la creazione di un nuovo soggetto giuridico e l’iscrizione nel Registro delle Imprese. Molte aziende, inoltre, riterrebbero opportuna la presenza di una figura esterna super partes che gestisca le pratiche, le riunioni e aggiorni gli aderenti sulle novità.

Con la costituzione di una rete le aziende vedranno aumentate le possibilità di ottenere finanziamenti regionali o comunitari legati a progetti di formazione, internazionalizzazione, ottenendo maggior punteggio. E’ ancora da chiarire se questo può valere anche nel caso degli OCM e in tal caso sarebbe un ulteriore vantaggio.

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Conclusioni

Il periodo di tirocinio si è concluso con molte riflessioni ancora aperte e interessanti studi da approfondire circa possibili evoluzioni dell’Associazione Vignaioli San Miniato.

Otto aziende di un territorio, ognuna con la propria tipicità, le loro forze e le loro debolezze, hanno deciso di aggregarsi e di promuovere insieme i propri prodotti raccontando la bellezza attorno. La convivenza non è sempre semplice e ci sono situazioni o questioni che creano tensioni oppure, semplicemente, non tutti viaggiano alla stessa velocità, nello stesso momento e quindi non sempre le esigenze di uno sono le stesse degli altri. Inoltre, i passaggi generazionali, i cambiamenti a livello istituzionale, il mondo dei social che ha cambiato il modo di fare marketing e di raccontare chi siamo e che cosa facciamo, ha reso quest’ultimo periodo più difficile per gli associati. Nonostante la volontà e la passione per il proprio lavoro, i vignaioli come associazione hanno attraversato un momento di stasi organizzativa.

Analizzando la situazione e andando di persona a visitare e parlare con gli artigiani del vino di San Miniato, raccogliendo le loro testimonianze e vedendoli sul luogo di lavoro, si è cercato di capire le ragioni di ognuno su alcune questioni importanti, per riuscire a trovare un punto di incontro e una soluzione per poter proseguire insieme. Ecco l’idea della Rete di Impresa, alla stregua del caso Lucca Biodinamica, la realtà vicina più simile. Un’idea nata dopo un’analisi attenta del contesto aziendale e dei suoi punti di forza e debolezza oltre che delle opportunità e delle minacce. Un’idea che è piaciuta a tutti gli associati che hanno intenzione di impegnarsi affinché possa essere raggiunto concretamente l’obiettivo. Obiettivo, quest’ultimo, non ancora realizzato effettivamente per ovvie ragioni di tempo, ma che si ritiene comunque centrato. Sicuramente l’Associazione ha da migliorare molto in termini di comunicazione e marketing sia online che offline per rafforzare la sua immagine, essere riconoscibile, elementi fondamentali da cui partire per confrontarsi con un mercato sempre più agguerrito, ma con la comprensione, la passione e la volontà di crescere da parte di tutti, non sarà una sfida impossibile.

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Bibliografia

D.L.10 febbraio 2009, n. 5 e s.m.i. convertito in legge n. 33/2009

Bagnoli, M, Il fisco nella... ‘rete agricola’. Rivista per la consulenza in agricoltura, Euroconference.

2015

Corbetta G., Le aziende familiari. Strategie per il lungo periodo, Egea, 2010

Esparcia, J., “Innovation and networks in rural areas. An analysis from european innovative

projects”. Journal of Rural Studies 24, 2014

Lanciano F. “Studio di fattibilità per il coordinamento produttivo e di mercato tra le aziende

appartenenti all’Associazione Vignaioli di San Miniato” Master Universitario di I livello Vini Italiani e Mercati Mondiali A.A. 2016/2017

Maizza A., “Impresa, territorio, competitività: riflessioni e prospettive di ricerca”, Sinergie, n. 90,

pp. XI-XXI, 2013

Nitti, D., Il contratto di rete. Rivista per la consulenza in agricoltura, Euroconference, 2015

Paloscia, R. “Agriculture and diffused manufacturing in the Terza Italia: a tuscan case-study. In:

Marsden T., Rural enterprise, Fulton, London, 1991

Pironti M., Pisano P., Natoli C., Il legame impresa-territorio come leva competitiva attraverso la

valorizzazione del patrimonio industriale, analisi svolta in collaborazione con Docbi – Centro Studi Biellesi;

Valdani E., Ancarani F., (a cura di), Strategie di marketing del territorio. Generare valore per le

imprese e i territori nell’economia della conoscenza, Egea, Milano, 2000.

Sitografia

www.visittuscany.com/it/localita/san-miniato/ e /www.viefrancigene.org/

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26 APPENDICE A

Questionario Associazione Vignaioli San Miniato 1. NOME DELL’AZIENDA 2. FORMA GIURIDICA 3. INDIRIZZO 4. SITO WEB 5. DIPENDENTI - < di 10 - > di 10 - > di 50 6. CONSULENTI ESTERNI - SI - NO 7. ETTARI COMPLESSIVI 8. ETTARI VITATI LE ATTIVITA’ 9. ATTIVITA’ PRINCIPALE

10. SI PREVEDE UNO SVILUPPO - SI

- NO

11. SE SI’, IN CHE TERMINI 12. ALTRE ATTIVITA’

- Degustazione/wine tour - Camere/appartamenti

13. % SULL’ATTIVITA’ PRINCIPALE 14. SI PREVEDE UNO SVILUPPO

PRODUZIONE

15. CERTIFICAZIONI - SI

- NO

16. SPECIFICARE QUALI E LE DATE DI OTTENIMENTO

PRODUZIONE VITIVINICOLA

17. DENOMINAZIONI - SI

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27 18. SE SI’, QUALI?

19. VITIGNO MAGGIORMENTE COLTIVATO 20. VITIGNO PRINCIPALE

21. ALTRI VITIGNI

22. RESA MEDIA PER ETTARO

23. QUANTITA’ MEDIA DI VINO PRODOTTA 24. NUMERO DI ETICHETTE

25. % DI VINO IMBOTTIGLIATO 26. % VINO SFUSO

VENDITA In Italia

27. CANALI DI VENDITA

28. % VINO VENDUTO IN ITALIA

29. FASCIA DI PREZZO DEI VOSTRI VINI (in €) - < di 5

- 5 - 10 - 10 – 20 - 20 – 40 - > 40

30. VINO MAGGIORMENTE VENDUTO (uvaggio e prezzo)

VENDITA all’estero

31. CANALI DI VENDITA

32. % VINO VENDUTO ALL’ESTERO

33. FASCIA DI PREZZO DEI VOSTRI VINI (in €) - < di 5

- 5 - 10 - 10 – 20 - 20 – 40 - > 40

34. VINO MAGGIORMENTE VENDUTO (uvaggio e prezzo)

COMUNICAZIONE

35. CANALI PRINCIPALI

36. L’AZIENDA SI AVVALE DI UN’AGENZIA DI COMUNICAZIONE ESTERNA - SI

- NO

37. TARGET DEI VOSTRI CLIENTI

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39. PARTECIPAZIONE A FIERE ED EVENTI COME SINGOLA AZIENDA: LA RITENETE IMPORTANTE E PERCHE’?

40. FIERE A CUI PARTECIPATE SINGOLARMENTE 41. FIERE A CUI PARTECIPATE COME ASSOCIAZIONE

42. COSTO MEDIO PARTECIPAZIONE FIERE ED EVENTIPARTECIPAZIONE SINGOLA

43. COSTO MEDIO PARTECIPAZIONE FIERE ED EVENTIPARTECIPAZIONE CON ASSOCIAZIONE 44. AVETE UN RITORNO POSITIVO DAL PUNTO DI VISTA

- Economico - Di contatti

45. ADERITE A CANTINE APERTE? MOTIVATE LA RISPOSTA

46. COSA NE PENSATE DELLE STRADE DEL VINO E DELL’OLIO A LIVELLO DI VISIBILITA’ E PROMOZIONE CHE LE AZIENDE POSSONO TRARNE?

47. COSA NE PENSATE DEL BRAND “TERRE DI PISA” LEGATO AD UN TERRITORIO ALL’INTERNO DEL QUALE RIENTRA ANCHE IL COMUNE DI SAN MINIATO: E’ POSITIVO PER L’IMMAGINE E LA

PROMOZIONE? VI SENTITE RAPPRESENTATI DA QUESTO?

48. COLLABORAZIONE CON ALTRE REALTA’ LOCALI (ALTRE ASSOCIAZIONI, RISTORANTI, NEGOZI)

L’AZIENDA E IL TERRITORIO

49. QUANTO E’ IMPORTANTE IL TERRITORIO E LA SUA PECULIARITA’ PER LA VENDITA DEL VOSTRO VINO?

PROMOZIONE DEL TERRITORIO

50. LA VOSTRA AZIENDA TRAE VANTAGGIO DALLA PROMOZIONE DELLA CITTA’ DI SAN MINIATO? IN CHE MODO?

51. QUALI SONO I PUNTI DI FORZA E DEBOLEZZA DEL VOSTRO TERRITORIO? 52. AVETE UNA RETE DI CONTATTI SUL TERRITORIO?

L’AZIENDA E L’ASSOCIAZIONE

53. ANNO IN CUI AVETE ADERITO

54. PERCHE’ AVETE DECISO DI ADERIRVI?

55. COSA VI ASPETTAVATE DALLA ASSOCIAZIONE? 56. COSA PENSATE POSSA ESSERE MIGLIORATO?

57. A VOSTRO GIUDIZIO, L’ASSOCIAZIONE PUO’ ESSERE UN VEICOLO PER AUMENTARE E MIGLIORARE LA VOSTRA VISIBILITA’ SUL MERCATO E IN CHE MODO?

58. UTILIZZATE IL LOGO DELL’ASSOCIAZIONE E, SE SI’, IN QUALI OCCASIONI?

COMUNICAZIONE

59. PARTECIPAZIONE A FIERE ED EVENTI COME ASSOCIAZIONE, LA RITENETE IMPORTANTE? 60. QUALI SONO VANATGGI E SVANTAGGI IN QUESTE OCCASIONI?

61. IN CHE MODO COMUNICATE TRA ASSOCIATI E LO RITENETE UN SISTEMA EFFUCACE O MIGLIORABILE?

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29

I SOCI

62. COSA PENSATE CHE ACCOMUNI VOI SOCI E COSA VI DISTINGUA? PUO’ ESSERCI UN PUNTO DI INCONTRO NELLE DIVERSITA’?

SVILUPPO FUTURO

63. COSA VEDETE NEL FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE - Vino comune

- DOC San Miniato

- Crescita dell’Associazione a livello di complessità - Altro:

64. SARESTE FAVOREVOLI AD APPROFONDIRE E CAPIRE IL PROGETTO DI CREAZIONE DI RETE DI IMPRESA, COME POSSIBILE ISTITUTO DA APPLICARE ALLA VOSTRA REALTA’ TERRITORIALE PER ACCRESCERE LA COMPETITIVITA’ E L’INNOVAZIONE?

- SI - NO 65. PERCHE’?

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