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Neandertal. Se sei sapiens non invitarlo a pranzo

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«La Stampa» Tutto scienze 5 marzo 2018

Neandertal. Se sei sapiens non invitarlo a pranzo

Piero Bianucci

Non invitate a pranzo un uomo di Neandertal. La sua dieta richiede 6600 calorie, il consumo energetico di uno spaccalegna o di un ciclista al Giro d’Italia. Un po’ meno la signora Neander- tal: 4500 calorie. Noi sapiens ci accontentiamo di 2000. Salato il conto del macellaio: Neander- tal è essenzialmente carnivoro, una bistecca vale 200 calorie, servirebbero 22 bistecche, più un dessert di datteri, frutti calorici molto apprezzati dai neandertaliani.

Si potrebbe pensare che sia impossibile scambiare un Neandertal con un sapiens, ma non è co- sì. Se gli mettessimo addosso camicia, giacca e cravatta potreste trovarlo in banca mentre fa un prelievo al bancomat o al cinema seduto nella poltrona accanto. Solo osservandolo bene no- tereste che ha una testa un po’ ovale che ricorda vagamente un pallone da rugby, arcate so- praccigliari marcate, naso largo, mani robuste, corporatura tracagnotta.

Questa somiglianza con noi sapiens – negata fino a pochi decenni fa, quando ancora si dipin- geva Neandertal come un bruto scimmiesco – è ora documentata non solo da migliaia di ossa, strumenti in pietra e in legno, resti di fuochi, prede di caccia e altri reperti studiati e datati con le tecniche più raffinate ma anche e soprattutto con analisi genetiche. L’esito finale di queste ricerche è che Neandertal non si è estinto completamente, vive in noi con un 2-3 per cento del suo patrimonio genetico. La competizione tra Neandertal e Homo sapiens non ha impedito alla scintilla dell’amore di metterli in contatto.

Sparso nei sapiens, si trova complessivamente il 20 per cento del genoma neandertaliano. I lo- ro geni esclusivi però sono solo un centinaio, implicati nel sistema immunitario, nel metaboli- smo, la pelle, lo scheletro e lo sviluppo cognitivo. Le due stirpi erano parzialmente interfecon- de. Con più esattezza, mentre la donna sapiens difficilmente rimaneva incinta ad opera di un Neandertal perché il sistema immunitario induceva un aborto spontaneo, al contrario una neandertaliana poteva diventare madre in un rapporto con un sapiens.

Così il grande enigma dell’estinzione dei neandertaliani si dirada. I neandertaliani, più che scomparire, si sono dissolti nella massa molto più numerosa dei sapiens. Loro, uomini nordici con pelle chiara e muscoli possenti protetti da un pannicolo adiposo, hanno ceduto demografi- camente il campo ai bruni più longilinei che venivano da sud-est fino ad arroccarsi in un fram- mento del loro genoma. Quel pezzetto di DNA è il testamento biologico di Neandertal.

Riscrive le nostre origini un libro accattivante, Mio caro Neandertal. Trecentomila anni di storia dei nostro fratelli (Bollati Boringhieri, traduzione di Susanna Burlot, 212 pagine). Lo hanno scritto una paleoantropologa che lavora in Francia come direttrice di ricerca al CNRS presso l’Università di Aix-Marseille, Silvana Condemi, e un fisico francese, François Savatier, giornali- sta scientifico che si occupa di antropologia e archeologia sulla rivista «Pour la Science». Silva- na Condemi parlerà delle sue ricerche venerdì 9 marzo, ore 18, al Circolo dei Lettori di Torino (via Bogino 9).

Mio caro Neandertal è un testo anche tecnicamente interessante. Ogni capitolo inizia con un brano narrativo che disegna una scena di vita quotidiana databile da 100 mila a 30 mila anni fa. Incontriamo subito una coppia, la “fidanzata rossa” e il “fidanzato del nord”. Poi la “donna della medicina” che macina fegato essiccato e mirtilli, una “ragazza silenziosa” che le sta ac- canto, uno “Zio forte” che sa cacciare orsi delle caverne, mammut, uri, bisonti. I Neandertal avevano lance, spiedi e astuzia: gli orsi li attaccavano solo nel periodo del letargo. Ma i sapiens

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avevano fatto qualcosa di speciale: addomesticando il lupo, nelle battute di caccia potevano farsi aiutare dai cani, e questo fu un vantaggio forse decisivo. Certo, la carne fresca di grossi animali è un piatto ghiotto. In mancanza di meglio ci si accontentava. Non dobbiamo scanda- lizzarci, all’occorrenza i Neandertal erano anche necrofagi e cannibali.

Da quando nel 1856 furono trovati i primi resti di neandertaliani e furono scambiati per quelli di un orso, la paleoantropologia ha fatto un lungo percorso. Ora sappiamo molto di questa po- polazione e delle sue abitudini, altro impareremo studiandone il microbioma (il loro patrimonio di batteri intestinali) e le feci fossilizzate. Le scoperte più interessanti però sono probabilmente quelle sociali. C’era un minimo di democrazia nella spartizione delle prede, una organizzazione per ruoli della comunità. Questo è anche un libro “politico” che possiamo leggere in chiave con- temporanea: insegna che siamo tutti migranti, che le migrazioni sono anche ibridazioni di pa- trimoni genetici e culture. Sono la storia della specie Homo. Specie, perché le razze scientifi- camente non esistono. Sopravvivono soltanto nel linguaggio di certi arruffapopoli.

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