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CAPITOLO TERZO 1976-1978: NUOVA CONSIDERAZIONE DELL'IDENTITA' CULTURALE DEI MIGRANTI E DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI CULTURA

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CAPITOLO TERZO

1976-1978: NUOVA CONSIDERAZIONE DELL'IDENTITA' CULTURALE DEI MIGRANTI E

DEFINIZIONE

DEL CONCETTO DI CULTURA

3.1 DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI CULTURA

Fu soprattutto alla fine degli anni '70 che il concetto di cultura rappresentò uno spunto di riflessione particolarmente importante.

Esso, considerato e dibattuto già da tempo, non poteva non essere approfondito in un'epoca in cui ci si prefiggeva di garantire a tutti gli allievi l'apprendimento della lingua e della cultura d'origine e a tutti gli insegnanti la preparazione adeguata alle molteplici esigenze manifestate in classi tanto eterogenee.

Sarebbe però assurdo racchiudere un concetto tanto complesso come è quello di cultura in una sola, semplice formula, in poche parole, anche perché è possibile considerare lo stesso termine secondo punti di vista diversi, ricavandone interpretazioni totalmente differenti, se non addirittura in contrasto tra loro (1).

1) Cfr. C. CLANET, L'interculturel, op. cit., pp. 14-25.

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Secondo l'interpretazione tradizionale, corrente (detta anche

"concezione

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restrittiva"), si intende per cultura l'insieme dei saperi acquisiti dalla famiglia, dalla scuola, dal gruppo di amici, ossia le conoscenze derivate dall'interazione sociale.

Secondo un'interpretazione antropologica del termine, esso assume tutto un altro significato.

In quel caso l'essere umano è il solo costruttore della cultura poiché essa viene colta proprio in contrapposizione "al già esistente" cioè all'ambiente.

Essa potrebbe essere giustamente definita: "la parte dell'ambiente fabbricato dall'uomo" (2).

Anche l'interpretazione psicologica del termine in questione dà la priorità all'attività dell'essere umano e la identifica con l'insieme delle convenzioni sociali accettate e poi trasformate in norme e valori originali, particolari rispetto a quelle condivise da altri gruppi.

In poche parole, ciò che deriva dall'acquisizione di determinate norme, usi, costumi, proposti dalla propria comunità di appartenenza, è un'identità culturale specifica che è il frutto di un processo di adesione, di identificazione alle maniere di essere, di fare, di pensare del proprio gruppo.

L'acquisizione di una determinata identità culturale non può essere considerato un fatto casuale e definitivo, ma deve essere

2) Ibidem, p. 14.

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pensato come

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un processo dinamico, poiché la sopravvivenza della stessa, sembra dipendere dalla sua capacità di mettersi in discussione, di rinnovarsi, di arricchirsi e ciò può avvenire solo rapportandosi, confrontandosi a culture diverse (3).

3.2 LA CULTURA DEI MIGRANTI: "LA LORO CULTURA?"

Partendo dal presupposto che ogni cultura è temporalmente e spazialmente determinata e come si diceva, ognuna deve necessariamente interagire con le altre, è logico che l'epiteto di

"loro cultura", genericamente usato, per designare tutte quelle dei migranti, apparve, alla fine degli anni '70 decisamente restrittivo.

Dietro alla definizione di "loro cultura" si nascondeva una concezione statica della stessa, che si basava sulla considerazione delle sole differenze e non delle similitudini con quella autoctona, per cui, si può dire che l'impiego di tale terminologia risultò allora, decisamente troppo semplicistico.

3) Cfr. H. HANNOUN, Les ghettos de l'école, op. cit., pp. 96-98.

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